Capitolo 6: Attenzione e Coscienza PDF

Summary

Questo capitolo esplora la coscienza e l'attenzione. Vengono esaminate le diverse teorie e approcci alla comprensione di questi concetti, come l'approccio comportamentale e quello cognitivo.

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CAPITOLO 6: ATTENZIONE E COSCIENZA coscienza → consapevolezza momento per momento di noi stessi e del nostro ambiente. quando avviene una alterazione di coscienza , avviene un alterazione dell’ambiente o di noi stessi , grazie alle competenze linguistiche acquisite esiste la coscienza. ha 4 caratter...

CAPITOLO 6: ATTENZIONE E COSCIENZA coscienza → consapevolezza momento per momento di noi stessi e del nostro ambiente. quando avviene una alterazione di coscienza , avviene un alterazione dell’ambiente o di noi stessi , grazie alle competenze linguistiche acquisite esiste la coscienza. ha 4 caratteristiche: soggettiva e privata: gli altri non possono sapere direttamente cos’è la realtà per noi, e noi non possiamo entrare direttamente nell’esperienza altrui. dinamica: passiamo in continuazione da uno stato mentale all’altro auto riflessiva e centrale per il nostro senso del sé: la mente è consapevole della sua coscienza intimamente connessa con il processo di attenzione selettiva: l’attenzione selettiva è il processo che focalizza la consapevolezza su alcuni stimoli escludendone altri. Misurare gli stati di coscienza Gli scienziati studiano la coscienza devono definire operativamente gli Stati interiori privati in termini di risposte misurabili : le misure di autovalutazione(self report) → chiedono alle persone di descrivere le proprie esperienze interiori, offrono alle indicazioni più dirette sull’esperienze soggettive di una persona ma non sono sempre verificabili. le misure comportamentali → registrano la performance su determinate attività, sono oggettive ma ci richiedono di desumere lo stato mentale della persona esperimento di Gallup Testa l’auto consapevolezza nei bambini molto piccoli e negli animali. Da loro uno specchio: ⁃ le scimmie si guardavano, poi hanno disegnato sulla fronte un bollino rosso e vedendo il pallino lo hanno toccato ,dimostrando una certa autoconsapevolezza ⁃ in un esperimento analogo, bollino rosso veniva appiccicato sulla punta del naso di bambini molto piccoli, i ricercatore hanno scoperto che si cominciano a riconoscersi in uno specchio intorno ai 18 mesi di età. le misure fisiologiche → stabiliscono la corrispondenza tra processi fisici e stati mentali , si verifica attraverso la conduttanza cutanea , con degli elettrodi attaccati alcuni capelluto si misurano le onde cerebrali che riflettono l’attività elettrica di vari gruppi di neuroni. Se si è molto attivi , si verificherà un’alta attività elettrica. Si utilizza per mostrare il costrutto interno dell’attenzione. misura dei tempi di reazione Tempi di risposta molto rapidi, influenzati da qualcosa. il punto di vista freudiano Freud ipotizzò tre livelli di consapevolezza : la mente conscia eventi mentali preconsci eventi mentali inconsci Secondo Freud la maggior parte del comportamento umano avviene inconsciamente , indipendentemente dalla coscienza e consapevolezza. Anche l’inconscio può l’influenzare il comportamento. effetto priming L’esposizione a uno stimolo influenza il modo in cui si reagisce successivamente a quello stimolo o a un altro. “accendo la coscienza” → stimolo subliminale induce a un determinato pensiero. punto di vista cognitivo Gli psicologi cognitivi rifiutano l’idea di una mente inconscia guidata da bisogni istintivi e conflitti repressi , considerano invece la vita mentale conscia e quella inconscia due forme complementari di elaborazione delle informazioni: elaborazione controllata( conscia o esplicita) → uso consapevole delle risorse mentali elaborazione automatica( inconscia o implicita) → si può effettuare senza una consapevolezza conscia o senza l’impegno deliberato, facilita anche l’attenzione divisa, ovvero la capacità di seguire di svolgere più di un’attività contemporaneamente. svantaggio dell’elaborazione automatica, errori di cattura: in soprappensiero lascio che l’ automatismo prenda il sopravvento, facendomi dimenticare quello che magari dovevo fare, quindi l’attenzione serve a buttare luce su ciò che è automatico, mi fa essere + scrupoloso. Ciò si riferisce anche ad azioni + complesse e elaborate che possono andare in automatico. Attività di routine che viene modificata da attenzione, risulta insoddisfacente e “diversa”. agnosia visiva studi effettuati persone che hanno riportato danni al cervello possono fornire ricercatori e indicazioni importanti come funzionalmente. Per esempio una donna che soffriva di agnosia visiva non poteva percepire consapevolmente la forma le dimensioni o l’orientamento spaziale degli oggetti ma non aveva difficoltà a inserire una tessera in una fessura o evitare degli ostacoli quando attraversavano una stanza. Ci sono vari tipi di agnosia visiva , coloro che soffrono di Prosopagnosia possono riconoscere visivamente gli oggetti ma non le facce. La visione cieca → coloro che soffrono di questa patologia sono ciechi verso una parte del campo visivo ma reagiscono agli stimoli proiettati in quel campo pur dichiarando di non riuscire a vederli. È stata ulteriormente differenziata tipo uno e tipo due : tipo uno: nonostante la persona sia in grado di discriminare gli oggetti presentati nell’area cieca non ne ha alcuna consapevolezza per cui riporta di non percepire nulla. tipo due: il paziente ha una qualche idea dei movimenti rapidi e dei cambiamenti di orientamento spaziale degli oggetti che attraversano l’area cieca. Negligenza spaziale unilaterale → Il paziente ha fatto da Neglect finisce per non considerare, ignorare, negligere ogni stimolo proveniente dallo spazio controlesionale, provando invece irresistibile attrazione verso quanto è presente nello spazio ipsi lesionale. Dal punto di vista comportamentale i pazienti affetti da ciò agiscono come se lo spazio contro lesionale non esistesse. Gli stimoli negletti possono influenzare il funzionamento cognitivo dei pazienti seppure a livello pre attentivi inconsapevole. perché abbiamo la coscienza? Secondo Koch l’evoluzione ha dato origine agli organismi che provano sensazioni soggettive, queste sensazioni creano vantaggi significativi per la sopravvivenza, perché la coscienza va a braccetto con la capacità di pianificare e di riflettere su tanti possibili piani d’azione di sceglierne uno. L’autoconsapevolezza ci permette anche di estendere i nostri bisogni agli altri di coordinare delle azioni insieme a loro. Le basi neurali della coscienza I neuroni di sinapsi si formano molto presto e aumentano progressivamente dopo la nascita fino ad arrivare al numero massimo intorno all’età età di sei mesi. Da questo punto avviene la potatura delle sinapsi, in cui le connessioni non utilizzate vengono eliminate e rimangono solo quelle necessarie. Alcuni ricercatori hanno esaminato la funzionalità cerebrale di persone effetti da agnosia visiva e si è arrivati alla conclusione che esistono diverse vie utilizzate dal cervello per elaborare le informazioni visive: una via trasporta informazioni relative al movimento e alla posizione degli stimoli nello spazio la seconda via trasporta informazioni che supportano il riconoscimento consapevole degli oggetti Gli scienziati hanno studiato la base neurale della coscienza secondo altri approcci, uno tra questi la procedura del masking, l’attenzione → processo tramite il quale ci si concentra su alcune caratteristiche dell’ambiente escludendone altre. 3 tipi di attenzione: attenzione focalizzata: la capacità di rispondere a determinati stimoli, focalizza la nostra attenzione in modo pressoché automatico per riuscire ad ascoltare. → fenomeno cocktail party : esplica la capacità di focalizzare la propria attenzione in una situazione particolarmente caotica o rumorosa come un party affollato. Ha un evento affollato e rumoroso siamo capaci di focalizzare la nostra attenzione su una delle tante conversazioni, specialmente se il nostro nome viene citato. attenzione sostenuta: capacità di mantenere l’attenzione su uno stimolo nel tempo fattore importante per distinguere i due tipi: il tempo, attenzione selettiva può essere anche poco tempo in quella sostenuta no. attenzione vigilanza: non tengono sotto controllo uno stimolo ma tiene sotto controllo uno spazio dentro il quale possono avvenire fenomeni, conta sempre il tempo ma è una forma attentiva diversa. stimolo su cui concentro la mia attenzione si chiama target o obiettivo, tutto ciò su cui non pongo attenzione si chiamano distrattori. teoria di Broadbent → che rapporto c’è tra ciò che ascolto e ciò che escludo?, ciò che escludo viene elaborato e poi eliminato quando devo fare una risposta o viene eliminato da subito? D Broadbent ha sviluppato una tecnica denominata “ascolto dicotico”, in cui ai partecipanti vengono presentate simulatamente due diverse forme di informazioni, una per ogni orecchio, il compito dei soggetti era quello di riferire nella maniera più fedele possibile il messaggio veicolato all’orecchio a cui era stato indicato loro di prestare attenzione. teoria del filtro: selezione precoce, il mio sistema attentivo filtra le informazioni da subito, quando pongo attenzione si qualcosa, passa e il resto viene eliminato. attenzione agisce come un filtro precoce, butta via ciò che non mi interessa da subito, prima che questa cosa venga elaborata in maniera semantica. ci sono stati esperimenti che hanno dimostrato il contrario, parlano di selezione tardiva : secondo alcuni l’attenzione agisce quando devo emettere la risposta. il filtro viene attivato in una fase successiva del processo di sviluppo. L’attenzione non è in grado di ignorare i distrattori quando sono nello stesso luogo fisico del target. Due approcci teorici: selezione precoce selezione tardiva modello del filtro attenuatone attenzione funziona come un filtro attentatore, prima prende tutte le informazioni e poi ne inibisce una parte, due momenti diversi. paradigma di posner visual cueing → Il soggeto cioè viene preavvertito della posizione nel campo visivo di uno stimolo target, da uno stimolo segnale (cue) - ad es. una freccia che nel campo visivo indica la posizione in cui forse apparirà lo stimolo target -; il risultato più costante è quello di una riduzione dei tempi di reazione (miglioramento) quando lo stimolo segnale è veritiero e un aumento dei tempi quando lo stimolo cue non è veritiero. distinzione tra orientamento volontario e involontario. attenzione divisa capacità di svolgere pressoché simultaneamente più compiti o azioni. il processo attraverso il quale possiamo fare più di una cosa simultaneamente, a patto che queste richiedano risorse cognitive differenti. Se infatti, due cose richiedono l’utilizzo di una stessa risorsa, non le si può mettere in pratica entrambe. ➔ L’attenzione non può essere distolta dai distrattori quando questi si trovano nello stesso luogo fisico del target. Esempio esperimento Stroop (ROSSO) attenzione sostenuta : mantenere l’attenzione sotto stimolo e per tanto tempo. vigilanza : tiene sotto controllo uno spazio dentro al quale possono avvenire fenomeni. Il tempo è rilevante: - all’aumentare del tempo le informazioni immagazzinate diminuiscono – sia vigilanza che attenzione sostenuta; - all’aumentare del tempo il n. di errori aumenta. ➔ Cecità inattentiva: è un fenomeno che avviene nel momento in cui la nostra attenzione è talmente focalizzata su un oggetto, che inventiamo ‘ciechi’ riguardo al resto. T anto più l’attenzione è focalizzata un punto, maggiore sarà la cecità per il resto, sono variabili direttamente proporzionali. Attraverso l'awareness test, si è dimostrato proprio questo fenomeno. Durante l’esperimento sono stati filmati due gruppi di ragazzi, metà con maglia bianca e metà con maglia nera, che si passavano la palla. Agli spettatori è stato chiesto di contare il numero di passaggi del gruppo con la maglia bianca. Dopo la fine del video, è stato chiesto agli spettatori quanti passaggi avevano fatto i ragazzi, ma se si fossero anche accorti che a metà della scena era passato in mezzo al gruppo un gorilla. Il 50% degli spettatori non si era minimamente accorto del gorilla, era chiaramente un caso di cecità inattentiva. I ritmi circadiani: cicli biologici quotidiani I ritmi circadiani sono momenti ciclici costanti della durata di 24 ore, che si ripetono con regolarità durante la giornata, in cui la nostra temperatura corporea, certe secrezioni ormonali e altre funzioni corporali subiscono un cambiamento ritmico costante che incide sul nostro ritmo di vigilanza e predispone il passaggio dalla veglia al sonno e viceversa. Ritmi circadiani valgono per ogni uomo, ma possono subire variazioni soggettive a causa delle differenze personali. Alcuni cicli sono più lunghi, come il ciclo mestruale di 28 giorni, e altri più brevi, come un ciclo di attività cerebrale di 90 minuti durante il sonno. Alcuni esempi di ritmi circadiani sono le variazioni di melatonina (ormone che ha un effetto rilassante sul corpo) nel sangue, il livello di vigilanza e le variazioni della temperatura corporea. I ritmi circadiani sono regolati da due orologi biologici che ne consentono la costante ritmicità: - i nuclei soprachiasmatici, sono situati nell’ipotalamo e possiedono un ciclo geneticamente programmato di attività e inattività. Sono connessi con l’epifisi, che secerne melatonina e si occupano di sincronizzare il ritmo delle 24 ore in relazione alla luce-buio. Questi neuroni si attivano durante la giornata, riducendo la secrezione di melatonina da parte della ghiandola pineale, facendo alzare la temperatura corporea e intensificando la vigilanza. Di notte, invece sono inattivi, portando ad un innalzamento dei livelli di melatonina favorendo il rilassamento e la sonnolenza. - L’altro orologio biologico è la formazione reticolare ascendente (FRA), ovvero un fascio di fibre che regolano il ciclo sonno-veglia. Quando si è addormentati, inibisce la salita delle informazioni sensoriali che dal corpo vanno verso il cervello. Una delle domande che ci si è posti è se questi orologi funzionano da soli o gli stimoli ambientali incidono su di essi, contribuendo alla loro programmazione. A questo scopo è stato fatto un esperimento dal sociologo Montelvini,egli decise di vivere per mesi sotto terra senza nessun contatto con l’esterno perché secondo lui gli orologi biologici erano programmati seguendo la vita esterna quotidiana. Dopo un po’ di tempo l’uomo perse i ritmi che avevaprima, tant’è che una giornata per lui non durava 24 ma 40, per riportare gli orologi circadiani alla normalità è bastato che lui ritornasse al mondo esterno e alla sua vita quotidiana. Attraverso questo esperimento si è quindidata una risposta, capendo che questi orologi seguono il ritmo della quotidianità del mondo esterno. Le macro differenze tra soggetti sono state studiate da chi è più attivo la sera e chi più la mattina, si parla di serotini e mattinieri. Attraverso uno studio condotto su studenti universitari, si è visto che gli studenti mattutini sono più inclini dei serotini a iscriversi ai corsi che iniziano al mattino presto e nei quali hanno una migliore performance. Mentre i serotini facevano meglio nei corsi successivi che in quelli del mattino. Questi fattori sono dovuti maggiormente alla genetica, ma possono essere facilmente regolabili da fattori ambientali. Si è visto infatti, che anche le diverse culture differiscono nella tendenza complessiva ad alzarsi presto. Gli studenti della Colombia, dell’india e della Spagna si alzavano prima dei paesi inglesi, americani e olandesi. Le abitudini giornaliere rientrano nel modo in cui è ritmato il ciclo circadiano, un fenomeno che crea mutamento improvviso nel ritmo circadiano è quello legato del jet lag, causato dall’attraversamento di più fusi orari in un giorno. Il lavoro notturno è uno dei sovvertimenti ambientali più problematici per la società perché rappresentano un serio fattore di rischio per incidenti anche molto gravi. La SAD (disturbo affettivo stagionale) è la depressione stagionale ed è una tendenza ciclica a deprimersi in certe stagioni dell’anno. È causata dal cambiamento stagionale e inizia a manifestarsi in autunno/inverno a causa della mancanza di luce causata con il cambio dell’ora. Clima, genetica e contesto sociale influenzano inevitabilmente il SAD. Sonno e sogni Il sonno è molto importante perché occupa circa un terzo della nostra vita, i ritmi circadiani favoriscono una disposizione al sonno, ma non lo regolano direttamente. Durante il sonno, il nostro stato di attivazione è molto particolare e prevede ogni 90 minuti un susseguirsi di fasi diverse, in cui l’attività cerebrale e altre risposte fisiologiche si modificano secondo uno schema. La prima fase che si attraversa è quella della veglia e della vigilanza ed è caratterizzata da un’attività di onde beta. Queste onde hanno frequenza elevata ma ampiezza e altezza limitate. Successivamente si passa a uno stato di veglia rilassata nel momento in cui chiudiamo gli occhi. In questa seconda fase le onde cerebrali rallentano e si trasformano in onde alfa (onde att. cerebrale rallentano quando ci si sente rilassati) con una diminuzione della frequenza ma una maggiore ampiezza. Quando inizia il sonno, si passa alla fase 1, durante la quale l’andamento delle onde cerebrali diventa più irregolare, e si intensificano le onde theta, più lente. La fase 1 è una forma leggera di sonno, durante la quale si possono vedere immagini ipnagogiche (lo stesso ci può capitare al risveglio) e da cui si può essere svegliati facilmente. Quando si passa ad un sonno più profondo, si entra nella fase 2 in cui si registrano i fusi del sonno, ovvero accessi periodici di attività cerebrale rapida della durata di 1-2 secondi.i muscoli sono più rilassati, il respiro e il battito cardiaco più lenti ed è più difficile svegliarci. Il sonno diventa ancora più profondo quando si passa alla fase 3, caratterizzata dalla presenza costante di onde delta, molto lente e ampie. Man mano che le onde delta diventano sempre più frequenti vuol dire che si è passati alla fase 4. Le fasi tre e quattro vengono definite anche sonno a onde lente. Il corpo è rilassato, l’attività di varie parti del cervello è diminuita, è molto difficile svegliarsi e si sogna. Dopo circa mezz'ora di sonno nella fase 4, si ritorna momentaneamente nelle fasi 3 e 2. In un’ora o un’ora e mezza si è completato il ciclo di fasi: 1-2-3-4-3-2. (il sonno profondo è molto più ristoratore rispetto a quello superficiale). Una fase particolare del sonno è la fase REM (rapid eye movement), caratterizzata da movimenti particolari e rapidi degli occhi, forte eccitazione, sogni frequenti e da elevati livelli di attivazione generalizzata. Si è scoperto che durante questa fase, ogni mezzo minuto degli eccessi di attività muscolare fanno muovere vigorosamente gli occhi dei dormienti sotto le palpebre chiuse e che tutti coloro che si svegliano durante questa fase potevano riferire chiaramente il sogno che avevano appena fatto. Nella fase REM l’attivazione fisiologica potrebbe arrivare a livelli diurni: il battito cardiaco accelera, il respiro diventa più rapido e irregolare e l’attività cerebrale è molto simile a quella della veglia. Si verificano erezioni nei maschi e lubrificazione nelle femmine. Il cervello invia anche segnali che rendono più difficile la contrazione dei muscoli volontari, per questo il nostro corpo è paralizzato. Si parla di ‘paralisi del sonno’ e per questo si parla di 'sonno paradossale’: il corpo è in preda a una forte attivazione, ma i movimenti sono ridotti al minimo. Con il passare delle ore la fase tre si ritira e i periodi REM diventano sempre più lunghi. Generalmente, in una notte di sonno attraversiamo quattro o cinque fasi REM. Durante questa fase il corpo non si riesce a muovere, l’unica cosa che si muovono sono gli occhi, un tempo si pensava che si muovevano perché è come se stessero guardando il sogno, non è però una risposta plausibile. Nel caso dei ciechi, questi ultimi fanno sogni uditivi. Le immagini del cervello durante la fase REM hanno rilevato un’intensa attività nelle strutture del sistema limbico e dell’amigdala, responsabili delle emozioni, anche la corteccia motoria primaria è attiva, ma i suoi segnali sono bloccati e non raggiungono i nostri arti. L’attività nelle regioni della corteccia prefrontale coinvolte in funzioni mentali di alto livello, come la pianificazione e l’analisi logica, si riduce. Questo spiegherebbe l’assurdità e la stravaganza dei sogni. Attenzione!: è sbagliato affermare che si sogna esclusivamente durante la fase REM, i sogni infatti, avvengono in qualsiasi fase, solo che in quella REM sono più chiari e vividi. Il sonno è influenzabile da diverse fattori: fattori ambientali, come i cambi di stagione. Si è visto che in autunno e in inverno, la maggior parte delle persone dorme un po’ di più. Fattori culturali ed età. I neonati dormono in media 16 ore al giorno, e quasi metà del loro sonno è in fase REM. Man mano che si invecchia, intervengono tre cambiamenti: dormiamo di meno, il sonno REM diminuisce moltissimo tra la prima e la seconda infanzia, il tempo trascorso nelle fasi non REM tende a diminuire con l’età. Alcune indagini sul sonno hanno dimostrato che dormire 8 ore non è necessario, ciò che è importante è la qualità del sonno. Il sonno profondo è nettamente meglio rispetto a quello superficiale anche se dura meno, molte persone infatti, riescono a vivere benissimo e in modo molto attivo pur dormendo poco; questo perché la loro qualità del sonno è migliore. A cosa serve il sonno? La privazione di sonno influisce negativamente sull’umore, sulle prove cognitive e sulla coordinazione fisica. Esperimento di Gardner: è rimasto sveglio per 11 giorni, già nei primi 4 giorni appariva irritabile, smemorato e aveva la nausea. Dal giorno 5 ha iniziato a mostrare sintomi di disorientamento e lievi allucinazioni, negli ultimi giorni ha iniziato ad avere tremori e un linguaggio non fluido. L’attenzione attentiva tende a scendere notevolmente con la scarsità di sonno, così come compiti basati sulla memoria diventano più difficili da svolgere. Si è scoperto che ci si può privare di una fase del sonno, attraverso un esperimento in cui si svegliavano le persone prima che queste entrassero in sonno REM e si è visto che queste non producevano chissà quali effetti collaterali, se non un piccolo calo attentivo. Nel momento però in cui è stata ridata alle persone la possibilità di entrare in sonno REM, si è visto che queste persone tutte le volte che dormivano entravano sempre e solo in sonno REM, recuperando quello perso. Si è capito quindi, che la fase REM non serve ad altro che a tenere il cervello attivo, questo infatti ha un bisogno costante di stimolo e dal momento in cui entriamo a dormire, lo stimolo viene meno. Il cervello attraverso la fase REM, si auto genera degli stimoli. Molti studiosi sono convinti che l’elevato livello di attività cerebrale caratteristica del sonno REM, ci aiuta a ricordare eventi importanti favorendo il consolidamento della memoria, un processo graduale attraverso il quale il cervello trasferisce informazioni alla memoria a lungo termine. Modello di recupero: il sonno ricarica il nostro corpo esausto e ci permette di riprenderci dalla fatica fisica e mentale. Nella sua complessità serve per farci recuperare dalle fatiche fisiche mentali eliminando l’adenosina cerebrale, ovvero delle scorie che vengono prodotte durante il giorno. Secondo i modelli evolutivi/circadiani, lo scopo principale del sonno è accrescere la probabilità di sopravvivenza di una specie in relazione alle condizioni ambientali in cui vive. Nel corso dell’evoluzione, ogni specie ha sviluppato un ritmo circadiano sonno-veglia adatto alla propria condizione di predatori o preda, ai suoi fabbisogni alimentari e ai suoi metodi di difesa dalle aggressioni. Nell’uomo la ritmicità del sonno è molto dettata dalle attività umane, mentre per gli animali la ritmicità del sonno è dettata dalle stagioni e dall’ambiente (esempio: gli uccelli dormono in relazione al buio). I disturbi del sonno Uno dei temi rilevanti quando si parla del sonno riguarda i disturbi legati ad esso, sia nel caso dell’eccesso di sonno, narcolessia, sia in caso di privazione di sonno, insonnia. La narcolessia: è un disturbo che comporta l’estrema sonnolenza durante il giorno con accessi improvvisi e incontrollabili di sonno che possono durare da meno di un minuto fino a un’ora. Il soggetto narcolettico può avere accesso di sonno in qualunque momento del giorno, con allucinazioni ipnagogiche e paralisi del sonno REM. Quando sono colti da questi accessi di sonno, i narcolettici entrano direttamente in fase REM e avere attacchi di cataplessia, ovvero un’improvvisa perdita di tono muscolare. La causa sembra essere un eccesso di ipocretina, un neurotrasmettitore prodotto in un’area dell’ippocampo. Il sonnambulismo: questo disturbo del sonno si presenta durante le fasi 3-4 a onde lente, ed è più presente nei bambini (circa il 20% hanno almeno un episodio di sonnambulismo) rispetto agli adulti. Se da bambini non è capitato di avere un episodio di sonnambulismo, le probabilità di soffrirne da dulgti sono meno di una su cento, mentre con più probabilità, chi era sonnambulo da bambino rimarrà sonnambulo anche da adulto. Gli incubi e i terrori notturni: per terrori notturni si indicano incubi terrificanti che provocano nel dormiente uno stato di panico. Diversamente dagli incubi, questi terrori notturni si presentano quasi sempre nelle fasi 3-4, pertanto sono più intensi e comportano una risposta fisiologica molto elevata. La differenza con i sogni che avvengono nella fase REM e quelli che avvengono nelle altre fasi del sonno, è che nel caso dei sogni nella fase REM si tratta di immagini molto vivide, mentre nelle altre fasi si tratta più di sensazioni. L’apnea notturna: consiste in un’interruzione ripetuta del respiro durante il sonno, questi intervalli possono durare solitamente da 20 a 40 secondi ma possono continuare fino a molti minuti. In casi gravissimi queste interruzioni si ripetono fino a 400-500 volte. Le apnee notturne solitamente sono causate da un’ostruzione delle vie respiratorie superiori, riducendo in questo modo la funzionalità polmonare. Il torace e l’addome continuano a muoversi, ma l’aria non entra nei polmoni. Altro caso invece è l’apnea centrale in cui la cassa toracica si blocca completamente. L’insonnia: è una difficoltà cronica ad addormentarsi, restare addormentati o dormire bene. Questo disturbo del sonno è molto sovrastimato tra le persone, in quanto sono convinte di rimanere sveglie per un tempo lunghissimo anche se concretamente potrebbero essere passati solo pochi minuti. L’insonnia è dovuta principalmente da fattori psicologici, come ansia e depressione, e da malattie. I disturbi comportamentali del sonno REM: questo disturbo prevede un’assenza della perdita del tono muscolare che causa la normale paralisi del sonno REM. Tutti i soggetti affetti da questo disturbo non presentano la fase REM. La natura dei sogni L’attività onirica è presente in tutto il ciclo del sonno, anche se sogniamo più frequentemente nella fase REM. Se ci si sveglia in questa fase, c’è la possibilità del 85% di ricordare il sogno appena fatto, mentre se ci si sveglia da un sonno non-REM, la percentuale si abbassa andando da un 15% a un 50%. I sogni REM sono più nitidi, stravaganti e articolati rispetto agli altri, durante la veglia attiva le allucinazioni sono molte poche mentre i pensieri sono presenti maggiormente, nel caso della fase REM è il contrario. Nella schizofrenia il pensiero del soggetto in veglia è molto simile ai pensieri che i soggetti sani fanno quando sognano. I sogni sono per l’80% guidati da pensieri negativi, il 50% ha attività aggressive e il 30% è dominato da disgrazie. Indubbiamente, la tradizione culturale, le esperienze personali di vita e le preoccupazioni del momento possono influenzare il contenuto dei sogni. Noi ricordiamo una parte piccolissima di ciò che sogniamo, almeno il 50% dei sogni presenta esperienze recenti in maniera ‘trasformata’ , si parla di residuo diurno. Perché sogniamo? Stando alla teoria evolutiva, la funzione dei sogni potrebbe essere quella di predisporci ad affrontare un ambiente ostile. 1. Teoria psicanalitica di Freud: Freud era convinto che lo scopo principale dei sogni fosse l’appagamento dei desideri insoddisfatti. Secondo lui il sogno era un modo per soddisfare tutti quei desideri e bisogni inconsapevoli che appaiono troppo inaccettabili per essere consapevolmente riconosciuti e soddisfatti nella vita reale. Freud riconosceva due tipi di contenuti: quello manifesto, ovvero la vicenda che riferisce il sognatore, e quello latente, cioè il significato psicologico traslato. La dinamica del sogno, secondo questa teoria, è il processo attraverso il quale il contenuto latente del sogno si trasforma nel contenuto manifesto. 2. Teoria dell’attivazione-sintesi: secondo questa teoria, i sogni non hanno nessuna funzione particolare, ma sono semplicemente un sottoprodotto dell’attività neurale che caratterizza la fase REM. Quando siamo svegli, il nostro cervello è costantemente bombardato da impulsi esterni, ma nel momento in cui si dorme e si diventa meno sensibili agli stimoli, il tronco encefalico ‘bombarda’ i centri cerebrali con un’attività neurale random (componente di attivazione). In questo modo la corteccia ha continui stimoli da interpretare, generando così i sogni (componente di sintesi). Questo spiegherebbe la stranezza dei sogni, in quanto il cervello cerca di dare senso all’attività neurale casuale. Il contenuto dei sogni, essendo fortemente influenzato da ricorsi, esperienze, desideri e bisogni, potrebbe riflettere temi relativi alla nostra vita ma in modo più bizzarro. Il divagare presente nei sogni è un fattore causato dal cosiddetto ‘pensiero divergente’, ovvero un provare ad andare oltre le regole, una fonte di creatività. 3. Le teorie cognitive: secondo i modelli del Problem solving onirico, i sogni possono aiutarci a trovare soluzioni creative per i nostri problemi e preoccupazioni che ci affliggono al momento. Di conseguenza, una volta svegli potremmo riflettere sui sogni e trarne indicazioni importanti. Questa è una cosa ben diversa dal dire che si risolve i problemi mentre si sogna, i sogni ci pongono in una posizione favorevole a poter affrontare i problemi. Le teorie dei processi cognitivi onirici si concentrano sulla dinamica del sogno e ipotizzano che i sogni e i pensieri sviluppati durante la veglia siano prodotti dagli stessi sistemi cerebrali. Lo spostamento rapido dell’attenzione è un processo comune al sogno e all’attività mentale della veglia. L’ipnosi: Esistono altri stati simili al sonno che presentano un’alterazione della coscienza, come la meditazione e l’ipnosi. Per ipnosi si intende uno stato di maggiore suggestionabili in cui alcuni individui possono vivere situazioni immaginarie come fossero reali. L’induzione ipnotica è il processo mediante il quale una persona mette un’altra persona in stato di ipnosi. Le persone però, non possono essere ipnotizzate contro la loro volontà, questo perché l’ipnosi è una condizione psicologica, uno stato di alterazione della coscienza. Uno dei contesti in cui si usa l’ipnosi è l’analgesia, il dolore essendo qualcosa di psicologico veniva attenuato con l’aiuto dell’ipnosi, riuscendo a cambiare le capacità di risposta del soggetto.

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