Capitolo 6: La Prospettiva Ambientale - PDF

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Questo documento discute l'influenza dell'ambiente sulla personalità, esaminando i concetti di condizionamento classico e la cultura. Analizza come l'apprendimento e le esperienze individuali modellino il comportamento e la personalità umana.

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CAPITOLO 6: LA PROSPETTIVA AMBIENTALE 6.1 IL CONCETTO DI AMBIENTE IN RELAZIONE ALLA PERSONALITÀ In riferimento alle teorie fino ad ora proposte, sono stati analizzati quegli approcci che hanno considerato come molteplici differenze individuali siano imputabili a fattori interni all'organismo (patri...

CAPITOLO 6: LA PROSPETTIVA AMBIENTALE 6.1 IL CONCETTO DI AMBIENTE IN RELAZIONE ALLA PERSONALITÀ In riferimento alle teorie fino ad ora proposte, sono stati analizzati quegli approcci che hanno considerato come molteplici differenze individuali siano imputabili a fattori interni all'organismo (patrimonio genetico, costituzione, caratteristiche del sistema nervoso ed endocrino, i tratti, i fattori inconsci). Tuttavia, l'organismo considerato isolatamente è astrazione, poiché esso, è parte di un complesso sistema di rapporti con l'ambiente fisico e socioculturale che lo circonda, il quale è fonte di un'ampia gamma di pressioni di varia natura. La preferenza per alcuni approcci risente del periodo storico in cui le idee emergono, pertanto oggi ci si concentra su in che modo la cultura esiste sulla personalità. La cultura si è rivelata negli studi più recenti una variabile rilevante per capire la personalità, infatti Caprara e Cervone affermano: «Benché la cultura sia stata speso ignorata, essa è per la persona quello che l'acqua è per il pesce»  si è in una certa cultura e si seguono le sue correnti. La cultura è un sistema di credenze, di modelli di percepire ed interpretare le cose che va ad influenzare gli aspetti delle esperienze individuali: come percepire la realtà, come soddisfare le necessità fondamentali, come vestirsi e cosa mangiare, in quali valori credere, cosa considerare giusto e ingiusto, buono o cattivo, quali obiettivi porsi, quali percorsi di vita intraprendere, come esprimere le emozioni  cultura non è solo ciò che una persona apprende a seguito di un apprendimento. Il concetto di ambiente non rimanda solo a ciò che si configura “all’esterno” dell’organismo ma anche sull’importanza di considerare gli aspetti biologici e genetici insieme alle variabili ambientali. Studi recenti dimostrano che fattori genetici e fattori culturali guidano insieme l'evoluzione della diversità umana. NB. alcuni aspetti della personalità sono completamente culturali (es. religione) e dipendono dalla cultura presente nell’ambiente alla nascita. La cultura, in passato considerata come cornice "oggettiva" esterna all'individuo, attualmente è concepita anche come una dimensione interna ai soggetti in quanto parte integrante del loro sé e base costitutiva della loro condotta; l’ambiente fisico rimanda «a ciò che è vissuto», ci fa riflettere su come siano labili i confini tra spazi interiori e spazi esteriori. All'interno di questo panorama sono presenti 2 grandi approcci teorici: o radicale e deterministico: la personalità è interamente il risultato di variabili "esterne" (es. gli approcci che ritengono preponderanti le pressioni culturali)  la personalità dipende solo dall’ambiente. o Interazionista: comprende proposte che non trascurano il peso delle variabili biologiche e che si propongono di ricercare la base comune a tutte le culture, ritenendo importanti i tratti e le disposizioni individuali (es. comportamentismo)  l’ambiente incide sugli aspetti genetici e ha impatto su genetiche differenti. 6.2 PROCESSI DI APPRENDIMENTO E PERSONALITÀ: LE RICERCHE SUL CONDIZIONAMENTO QUANTO CONTA L’AMBIENTE? Si fa riferimento agli studi comportamentisti (Behaviorismo. Pavlov, Watson, Skinner) degli anni ’20 del ‘900. La personalità e le differenze individuali sono viste come il risultato dei condizionamenti ambientali cui l’individuo è esposto nel corso dei processi di apprendimento  in questa ottica le diverse personalità esistenti derivano dai modi in cui sono stati somministrati gli stimoli e sono stati seguiti da rinforzi diversi. Nel comportamentismo è centrale lo studio del comportamento, mentre non si attribuisce valore esplicativo alle variabili interne dell'organismo (interno dell’organismo visto come una scatola nera): l'individuo è 80 concepito come una macchina reattiva agli stimoli, il comportamento come una serie di catene stimolo (S)  risposta (R), la personalità come l'insieme delle abitudini apprese nel corso dell'esperienza. Il ruolo della soggettività è quindi messo in secondo piano. Il comportamento è funzione esclusiva degli influssi ambientali dei processi di apprendimento legati alle sequenze S-R, basati sui principi del condizionamento. IL CONDIZIONAMENTO CLASSICO Le risposte possono essere imparate associando uno stimolo ad un altro: questo tipo di apprendimento è il condizionamento classico (o condizionamento pavloviano o rispondente), a opera di Pavlov. Il condizionamento classico identifica due condizioni: o l'organismo risponde, ha una risposta incondizionata (RI), in modo riflesso ad alcune classi di stimoli detti stimoli incondizionati (SI) (es.: salivazione alla vista del cibo). (riflesso=associazione esistente tra uno stimolo e una risposta, in modo che lo S causi la R) o alcuni stimoli sono neutri = non determinano nessuna particolare risposta se non quella di essere notati MA nel condizionamento classico, lo S deve diventare associato nel tempo e nello spazio con un altro stimolo. Incondizionato= non sono richieste particolari condizioni affinché la risposta si verifichi: è automatica quando si presenta lo stimolo, non c’è bisogno di alcun tramite. SI  RI SN + SI  RI La condizione iniziale è questa: Il condizionamento consiste nell’associazione frequente di SN e SI (presentando SN assieme o poco prima di SI) e quando Si e SN vengono associati frequentemente, lo SN comincia ad acquisire la capacità di produrre una risposta propria, chiamata risposta condizionata (RC) e lo SN diventa stimolo condizionato (SC). SN (=SC) + SI  RI (≈RC) La RC è spesso molto simile alla RI: o in alcuni casi sembrano identiche, a eccezione del fatto che la RC è meno intensa. o in altri casi, le due risposte possono essere distinte. Anche così, però, c'è una somiglianza importante: se la RI ha una caratteristica sgradevole, così sarà anche la RC, se la RI ha una qualità piacevole, l'avrà anche la RC.  GENERALIZZAZIONE E DISCRIMINAZIONE: dopo che il condizionamento ha avuto luogo, sarà possibile imbattersi in molti stimoli che sono simili allo SC. Si può quindi verificare: o un processo chiamato generalizzazione, che significa rispondere in un modo simile a stimoli simili, ma non identici  di fronte ad un certo ambiente/stimoli rispondo in un certo modo e se l’ambiente è simile a quello in cui sono stato condizionato, risponderò i modo simile. o un processo chiamato discriminazione, che significa rispondere in modo diverso a stimoli diversi. La discriminazione e la generalizzazione sono complementari. Per i comportamentisti la personalità di un individuo è il risultato di una generalizzazione di risposte a stimoli condizionati, la personalità è completamente ambientale e dipende dai condizionamenti. Le persone hanno personalità diverse perché sono state sottoposte a condizionamenti diversi e generalizzano in maniera diversa  il condizionamento giustifica la diversa reazione davanti agli stimoli = diversi comportamenti degli individui = diverse personalità.  ESTINZIONE: Secondo il condizionamento classico le risposte condizionate non scompaiono mai del tutto. 81 Può avvenire un processo chiamato estinzione che si verifica quando uno SC si presenta ripetutamente senza lo SI, ma, anche quando una risposta viene bloccata in una sessione possono verificarsi: o Recuperi spontanei (ad esempio il giorno seguente); o Ri-apprendimenti più rapidi. NB. un limite del condizionamento classico consiste nel fatto che i soggetti imparano solo le relazioni tra stimolo e comportamento riflesso (che però conoscono già e sanno già produrre). IL CONDIZIONAMENTO STRUMENTALE (OPERANTE) Una seconda modalità di apprendimento è chiamata condizionamento strumentale (Skinner), chiamato anche operante  consiste in un’associazione tra stimolo e comportamento complesso. Contrariamente al condizionamento classico in cui il soggetto è passivo (non fa nulla se non essere consapevole degli stimoli), il condizionamento strumentale prevede l'attività del soggetto e gli eventi che definiscono l'apprendimento iniziano con un comportamento. Il condizionamento strumentale ha come fondamento la legge dell’effetto elaborata da Thorndike: o se un comportamento è seguito da un migliore (più soddisfacente) stato interno, è più probabile che il comportamento venga ripetuto in situazioni simili; o se un comportamento è seguito da un peggiore (meno soddisfacente) stato interno, è meno probabile che venga ripetuto nel futuro.  associazione di un’azione/un esito e un cambiamento con la probabilità di un’azione futura. Nel nostro comportamento alcune azioni si verificano con grande regolarità, mentre altre accadono una volta e poi scompaiono, per non tornare, altre ancora si ripresentano occasionalmente  questo avviene perché alcune sono state seguite da un esito soddisfacente e le altre no. o IL RINFORZO: nel condizionamento operante è importante il concetto di rinforzo: consiste in uno stimolo che presentato al soggetto fa sì che un comportamento sia ripetuto o evitato  è uno stimolo che aumenta la frequenza di comparsa di un comportamento. NB. per i comportamentisti operanti, la personalità deriva dai tipi di rinforzi che gli individui ricevono nella loro storia. Esistono diversi tipi di rinforzo: o rinforzo primario: rinforzo che scatena un aumento di un comportamento che diminuisce un bisogno biologico (es.: la fame)  i rinforzi primari sono associati ai bisogni primari dell’esistenza. o rinforzo secondario: rinforzo che ha acquisito le proprietà rinforzanti dall'associazione con un rinforzo primario (attraverso il condizionamento classico) o in grazie al fatto che può essere usato per ottenere rinforzi primari. NB. i rinforzi primari agiscono su bisogni primari che hanno un tetto, ciò funzionano come rinforzi finché c’è un bisogno; i rinforzi secondari agiscono su bisogni secondati (es. bisogno di potere, di successo, di denaro) e questi bisogni non hanno un tetto. Il rinforzo implica sempre lo spostamento dello stato delle cose in una direzione positiva, questo può avvenire in due modi: o rinforzo positivo (es cibo, regali, soldi): si va in direzione positiva ossia si va verso qualcosa di buono. Quando si verifica un rinforzo positivo, il comportamento di ricerca che l'ha preceduto diventa più probabile. o rinforzo negativo (es. rumori fastidiosi, scariche elettriche) si va in direzione positiva evitando qualcosa di sgradevole (qualcosa di sgradevole viene rimosso). Quando si verifica un rinforzo negativo, il 82 comportamento di rimozione diventa più probabile. Il rinforzo negativo fa aumentare la frequenza di un certo comportamento perché mi allontana da qualcosa di sgradevole, da un disagio. NB. per i comportamentisti è importante il rinforzo e la legge dell’effetto nel guidare i comportamenti. o LA PUNIZIONE: Il termine punizione si riferisce a risultati spiacevoli. Le punizioni sono stimoli che riducono/fanno diminuire (quindi non sono rinforzi) la frequenza di un comportamento, anche se c'è polemica su quanto siano realmente efficaci. Anche le punizioni possono essere: o primarie, alcuni eventi sono intrinsecamente spiacevoli (per esempio, il dolore); o secondarie, sono spiacevoli a causa della loro associazione con le punizioni primarie La punizione può essere organizzata in due forme: o punizione come aggiunta di dolore: può spostare lo stato delle cose dal neutrale al negativo; o punizione come rimozione di qualcosa di buono: determina un cambiamento da uno stato positivo a uno neutrale. Il secondo principio (=punire revocando qualcosa di buono) è alla base della strategia ampiamente usata per scoraggiare i comportamenti indesiderati nei bambini  il «time out», abbreviazione di «time out dal rinforzo positivo». Il time out allontana il bambino da qualsiasi attività stia facendo per condurlo in un posto in cui non c'è nulla di piacevole da fare e crea uno stato interno “meno soddisfacente”. Molti trovano questa pratica interessante, perché la considerano più umana rispetto a punizioni come la sculacciata. NB. la storia di rinforzi e punizioni fa mostrare meno certi comportamenti. o LO STIMOLO DISCRIMINATIVO E L’AMBIENTE: Se quando uno stimolo è presente, una particolare azione è sempre seguita da un rinforzo, mentre quando lo stimolo è assente, la stessa azione non è mai seguita da un rinforzo, gradualmente lo stimolo diventa capace di accendere o spegnere un comportamento  le persone si comportano in un certo modo perché il loro comportamento è sotto il controllo dello stimolo. Es.: se quando il topo di Skinner vedendo la leva la preme ed ottiene il cibo, mentre quando la leva non c’è il premere (altrove) non fa ottenere il cibo, la leva diventa gradualmente capace di far cominciare il comportamento (di premere). Il comportamento che è provocato dallo stimolo discriminativo (la leva) è detto "sotto il controllo dello stimolo". Ne consegue che le variazioni ambientali determinano le probabilità che si verifichino comportamenti sotto il controllo dello stimolo discriminale. Quando ci si imbatte in nuove situazioni e si entra in contatto con un ambiente nuovo, di solito si risponde facilmente e automaticamente, perché ci sono somiglianze tra la nuova situazione e lo stimolo discriminativo precedente  il comportamento viene generalizzato da una situazione a un'altra. Es.: potremmo non aver mai visto un particolare tipo di cucchiaio, ma non esitiamo a usarlo per mangiare la zuppa; possiamo anche non essere mai saliti su uno specifico modello d’auto, ma verosimilmente saremo in grado di guidarla. Tutto questo fornisce ai teorici del condizionamento un modo per parlare delle qualità caratterizzanti personali: una persona si comporterà in modo coerente nel tempo e nelle varie circostanze se lo stimolo discriminativo rimarrà abbastanza simile nel tempo e nelle circostanze. Poiché le qualità chiave dello stimolo spesso rimangono le stesse nelle varie situazioni (anche se altre qualità variano notevolmente), anche la tendenza all'azione della persona rimane la stessa. 83 Il risultato è che, per un osservatore esterno, la persona sembra avere un insieme di tratti, ossia un comportamento coerente che dipende dalla somiglianza degli ambienti. o ESTINZIONE, CONTINUITÀ E INTERMITTENZA DEL RINFORZO: L'estinzione nel condizionamento strumentale si verifica quando un comportamento che in precedenza aveva portato a un rinforzo, non fa più così (ma nella quotidianità, a volte i rinforzi sono molto frequenti, altre volte lo sono molto poco). Le variazioni nella frequenza possono originare programmi di rinforzo differenti in cui: o il rinforzo è continuo = ogni volta il comportamento è seguito da un rinforzo. o il rinforzo è parziale (o intermittente) = il comportamento è seguito dal rinforzo solo alcune volte  i comportamenti molto motivati sono generati da rinforzi intermittenti. Ci sono 2 conseguenze sul comportamento: 1. i nuovi comportamenti vengono acquisiti più velocemente quando il rinforzo è continuo rispetto a quando non lo è  ne consegue un comportamento poco intenso/insistente, ossia poco motivato. 2. se si elimina il rinforzo, un comportamento acquisito attraverso il rinforzo continuo scomparirà velocemente  un comportamento costruito attraverso il rinforzo parziale, invece, rimane più a lungo, è più resistente all'estinzione. Ne consegue un comportamento insistente, ossia molto motivato. I rinforzi intermittenti possono essere: o a intervallo fisso: basato sul tempo  il rinforzo viene dato in maniera programmata (es. ogni 2 min) (funzionano discretamente). o a intervallo variabile: basato sul tempo  in un certo arco di tempo viene dato un certo n° di rinforzi (es. in 2 min, 3 rinforzi) ma a intervalli variabili (es. dopo 10 sec, dopo 1 min, dopo 1.40 min) o a rapporto fisso: basato sul n° di risposte  rinforzo (o punizione) dopo un n° di volte che metti in atto un certo comportamento (es. cibo dopo aver schiacciato 10 volte la leva), è un rinforzo crescente, graduale (tipico del lavoro a cottimo). o a rapporto variabile: basato sul n° di risposte  è un rinforzo che viene dato in maniera casuale. Dopo tante volte che si mette in atto un comportamento, questo produce un comportamento tanto motivato, fino ad arrivare alla dipendenza. (es. gioco d’azzardo). I rinforzi a rapporto (fisso e variabile) sono quelli che producono comportamenti più motivati e più resistenti all’estinzione. Il tipo di rinforzo produce un determinato tipo di personalità e il modo migliore per un bambino equilibrato e che non perpetui comportamenti insistenti, è quello di mettere in atto rinforzi intermittenti a rapporto fisso (es. ti compro la cioccolata il giovedì mattina)  temporizzare il rinforzo. o CRITICHE: Così come queste idee sono state ritenute potenti, tuttavia, molti sono arrivati a credere che fossero insufficienti per spiegare l'apprendimento negli esseri umani. I comportamentisti sostengono che stimoli e rinforzi insistono sui comportamenti (indipendentemente dall’interno del sogg) ma viene tralasciato lo stato interno delle persone, (es. i rinforzi primari cambiano in base allo stato interno del sogg  lo stato interno spiega la relazione con lo stimolo). Sono stati, inoltre, ignorati aspetti del comportamento che sembrano evidenti al di fuori del laboratorio, per esempio, le persone spesso apprendono guardando gli altri. Inoltre, le persone spesso decidono se fare qualcosa pensando a quello che succederebbe se lo facessero. Le teorie iniziali sono sembrate incomplete. SVILUPPI SUGLI STUDI SUL CONDIZIONAMENTO: Alcuni studi recenti si sono interessati al condizionamento emotivo. Il termine condizionamento emotivo è usato per riferirsi al condizionamento classico in cui la RC consiste in una risposta emotiva. 84 Un aspetto interessante del condizionamento emotivo sono le risposte emotive ad alcune proprietà quali i colori: il colore rosso evoca emozioni negative nei contesti scolastici (viene associato con i voti bassi, gli insegnanti, infatti, usano il colore rosso per segnare gli errori nei compiti). L’esposizione degli esaminandi al rosso (rispetto ad altri colori) causava cadute nella e che questo si è verificato perché il colore rosso ha indotto una motivazione di evitamento, ma è stato coinvolto anche il condizionamento emotivo. Il condizionamento delle risposte emotive è importante per la prospettiva dell’apprendimento sulla personalità: le preferenze e le antipatie delle persone si sviluppino attraverso questo processo  il collegamento tra uno stimolo neutro e un evento piacevole provoca un “piacere”; l’associazione tra uno stimolo e un evento sconvolgente provoca un “dispiacere” e solo il sentire qualcuno che descrive un tratto buono o cattivo di un’altra persona porta a collegare quel tratto nella vostra mente alla persona che sta facendo la descrizione. Persone diverse sperimentano esperienze diverse e quindi diversi schemi di attivazione emotiva. Di conseguenza, il condizionamento emotivo può giocare un ruolo importante nel determinare l'unicità delle relazioni col mondo e con gli altri, ossia nel determinare la personalità. Altri studi hanno approfondito il concetto di rinforzo: è molto intuitivo pensare che il rinforzo renda una particolare azione più probabile nel futuro. Tuttavia ciò che diventa più probabile non sempre sia un’azione, ma piuttosto alcune qualità dell’azione  rinforzare l’impegno in un contesto può aumentare l’impegno anche in altri contesti, rinforzare l’accuratezza in un compito può incrementare l’accuratezza in altri compiti. Rinforzare la velocità in un compito può aumentare la velocità altrove; Rinforzare la creatività produce più creatività; Rinforzare la variabilità produce una più grande variabilità nel comportamento  il rinforzo può modificare non solo comportamenti particolari, ma dimensioni globali del comportamento (ossia i rinforzi agiscono a diversi livelli di astrazione). Molti sono arrivati a credere che il rinforzo nell'esperienza umana (oltre l'infanzia, almeno) abbia poco o nulla a che fare con la riduzione dei bisogni fisici. Piuttosto, le persone sono più colpite dai rinforzi sociali: accettazione, sorrisi, abbracci, lodi, approvazione, interesse e l'attenzione da parte degli altri  l'idea che i rinforzi più importanti per le persone siano sociali è alla base delle teorie dell'apprendimento sociale. L’auto-rinforzo ha due significati: - le persone possono dare a sé stesse dei rinforzi dopo aver fatto qualcosa che si erano proposte di fare - dall’idea di rinforzo sociale, si reagisce al proprio comportamento con approvazione o disapprovazione in base a come gli altri reagiscono al vostro comportamento  Nel rispondere alle vostre azioni con approvazione, rinforzate voi stessi; Nel rispondere con disapprovazione, punite voi stessi. Auto-rinforzo e auto-punizione interne giocano un ruolo importante nelle teorie socio-cognitive dell’apprendimento e nel cambiamento del comportamento RIFLESSIONI SUGLI SVILUPPI DELLE TEORIE DEL CONDIZIONAMENTO: La prospettiva dell’apprendimento sulla personalità è stata influente per due gruppi di studiosi: i ricercatori sperimentali e i clinici che utilizzavano terapie comportamentali. Questo approccio è apprezzato per due ragioni principali: la possibilità di verificare le sue idee tramite osservazioni accurate, con evidenze sostanziali a supporto, e l’efficacia delle tecniche di modifica del comportamento derivate da essa. Tuttavia, l’approccio presenta anche critiche. Una riguarda la semplificazione eccessiva delle situazioni studiate in laboratorio, che limita le opzioni comportamentali e potrebbe non riflettere il comportamento al di fuori del contesto sperimentale. Inoltre, non è propriamente una teoria della personalità, ma si concentra sui determinanti del comportamento, risultando a volte meccanicistica e poco attenta al senso soggettivo della personalità e alla continuità del sé. 85 Le teorie dell’apprendimento cognitivo-sociale hanno cercato di colmare queste lacune, enfatizzando il ruolo delle cognizioni, come le aspettative, nel determinare il comportamento. Questo contrasta con le teorie del condizionamento tradizionale, che si basano solo su eventi osservabili. Per la prospettiva cognitivo-sociale, il rinforzo non è solo una risposta meccanica, ma fornisce informazioni utili per future decisioni comportamentali. Albert Bandura ha contribuito a questa evoluzione, rinominando la sua teoria come teoria sociale-cognitiva, riflettendo l’integrazione crescente con la psicologia cognitiva e le teorie dell’autoregolazione. Negli ultimi decenni, i confini dell’approccio dell’apprendimento si sono sfumati, fondendosi con altre prospettive più ampie. 6.3 FONTI CULTURALI E PERSONALITÀ Nella seconda metà del ‘900 l’attenzione è stata rivolta allo studio della cultura (intesa anche come ambiente), sostenendo che essa ha una grande responsabilità nella vita delle persone, mettendo a loro disposizione i sistemi di credenze e di significati, la costellazione dei valori e l’insieme delle pratiche che danno forma e sostanza alla loro esistenza. Dalla fine del 1900 la Psicologia Culturale ha esplorato le molteplici fonti di modellamento culturale del comportamento internamente alle diverse società/culture  studia i processi attraverso i quali cultura e psiche si integrano e si completano reciprocamente, cioè, studia «tutto ciò che i soggetti di una data comunità pensano (conoscono, desiderano, sentono, valutano) e fanno in quanto membri che beneficiano, custodiscono, e continuano in modo attivo una particolare cultura». Il concetto chiave per la psicologia culturale è unicità, poiché si ritiene che ogni cultura costituisca un mondo specifico e a sé stante, tendenzialmente unitario e con un certo grado di coerenza. Nella psicologia culturale, cultura, mente e azione si compenetrano, con il risultato che ogni comportamento è inevitabilmente culturale. La Psicologia transculturale, invece, studia una data cultura dall'esterno, si occupa dello studio delle somiglianze e delle differenze nel funzionamento individuale fra diversi gruppi culturali ed etnici. Il concetto chiave per la psicologia transculturale è la differenza, poiché non esiste una cultura uguale a un’altra, e l’obiettivo è quello di ricercare gli aspetti condivisi tra le persone nelle diverse culture così da arrivare a formulare leggi universali alla base delle varie forme di comportamento; analizzare e confrontare se una certa dimensione varia tra culture diverse. o STILI EDUCATIVI PARENTALI: rappresentano un punto su cui confrontare culture diverse. L'importanza che hanno gli stili educativi dei genitori nel forgiare la personalità del bambino è testimoniata da innumerevoli ricerche. Trai primi studi (Barry, 1959) sono stati distinti gli stili educativi in funzione delle finalità che essi si propongono di ottenere: obbedienza, responsabilità, assistenza, successo, autonomia, indipendenza  culture diverse spingono stili educativi diversi. Queste finalità hanno risultati diversi sulla personalità: o l'obbedienza, la responsabilità e l'assistenza danno luogo a una personalità volta alla «ricerca di consenso"; o il successo, l'autonomia e l'indipendenza delineano una personalità orientata alla «ricerca di affermazione". In alcune culture ci saranno più persone che ricercano consenso, in altre più persone che ricercano affermazione  queste sono differenze nella personalità dovute a differenze culturali  differenze culturali producono persone diverse. Studi più recenti (McMartin, 1995) evidenziano due principali componenti dello stile educativo: o il calore (=grado di incoraggiamento); o il controllo (=grado di rigidità). 86 La diversa combinazione di queste componenti identifica 4 tipologie di stile: o autorevolezza (alto calore - alto controllo)  incoraggia personalità caratterizzate da maggiore autostima, autonomia, cooperazione, amicalità e orientamento alla riuscita; o autoritarismo (basso calore - alto controllo)  crea personalità ansiose, senso di insicurezza e difficoltà relazionali; o permissività (alto calore - basso controllo)  forma personalità immature, incapaci di controllare gli impulsi; o distacco (basso calore - basso controllo)  dà vita a personalità con bassa autostima, insicurezza e aggressività. In alcune culture c’è una presenza maggiore di certi stili rispetto ad altri, per questo in certe culture si trovano maggiormente certi tipi di personalità in base a questi stili. cultre diverse stili diversi persone diverse Altri studi analizzano le pratiche educative tipiche delle società occidentali alla luce dei cambiamenti avvenuti dopo i movimenti di contestazione degli anni Sessanta i quali, partendo da una forte critica all’autoritarismo della tradizionale famiglia patriarcale, hanno promosso spinte verso maggiore libertà, espressione affettiva ed egualitarismo intergenerazionale  questa svolta è stata anche accompagnata da una tendenza verso stili educativi permissivi e distaccati che ha prodotto riflessi problematici sulla personalità dei figli, generando insicurezza emotiva, mancanza di valori, egoismo e intolleranza. Alcune indagini attuali, nella delineazione degli stili genitoriali e della loro ricaduta sulla personalità dei figli, prendono in considerazione variabili come le credenze dei genitori circa l’educazione e il livello socio- economico della famiglia, valutando anche l’età del bambino. Sono stati messi a punto strumenti di autovalutazione degli stili parentali, in modo da confrontare le valutazioni dello stile educativo di padri e madri rispetto a tre ambiti della genitorialità (sociale, didattico, disciplinante). o LE STRUTTURE SOCIALI E POLITICHE: Le forme di organizzazione politica e sociale che i gruppi si danno possono avere un'influenza sulla personalità degli individui che ne fanno parte. Alcune ricerche hanno studiato la tendenza dei regimi fascisti a produrre personalità di tipo autoritario; altre variabili esplorate riguardo questo sono: l’etnocentrismo, il dogmatismo e il machiavellismo. Più di recente su questa questione, in un’ottica evoluzionista, si distingue tra: - società di tipo agonico: si basano sulla cultura del potere, delle norme, dei ruoli, quindi della gerarchia e della burocrazia, penalizzando l’iniziativa personale; - società di tipo edonico: maggiore attenzione alle competenze, iniziative personali, capacità, realizzazione dei singoli. Più recentemente le ricerche si sono concentrate sulla distinzione culturale tra: o società di tipo individualistico: l’io è definito come entità distinta da quella del gruppo, vengono incoraggiati gli obiettivi personali più che quelli collettivi, è presente minore attaccamento emotivo al gruppo, si promuovono personalità basate su tratti quali autonomia, libertà, competizione, con un maggiore attenzione ai fini individuali rispetto a quelli comuni  società tipicamente occidentali. In occidente l’Io si identifica in quanto «diverso» dall’Io degli altri  Io come individuo separato , autonomo e che ricerca separatezza indipendenza dagli altri. o società di tipo collettivistico: l’io è definito come parte del gruppo, i fini personali sono subordinati a quelli del gruppo, c’è un intenso attaccamento emotivo al gruppo, per contro, si favoriscono personalità 87 caratterizzate da valori quali la partecipazione, la cooperazione, la responsabilità, il controllo sociale e la valorizzazione degli obiettivi comuni rispetto a quelli dei singoli  società tipicamente orientali. In oriente l’Io si indentifica in quanto «simile» all’Io altrui  Io che cerca connessione, relazione e interdipendenza.  Alcuni studi evidenziano che la cultura individualista, prevalente in occidente, e quella collettivista, più presente nelle culture orientali, determinano il concetto stesso di «Io» e di personalità. o I VALORI: Tra le determinanti culturali della personalità un ruolo significativo è occupato dai valori  il valore è una «tendenza generale a preferire certe condizioni e situazioni del mondo rispetto ad altre o anche credenza che definisce mete o comportamenti desiderabili»  valori come aspetto culturale che insiste sulla personalità del soggetto. I valori assolvono a importanti funzioni: sono criteri che guidano la condotta umana in diversi modi, indirizzano nelle scelte da effettuare tra diverse alternative, motivano le persone verso gli scopi desiderati, dispongono verso la ricerca dei significati dell’esistenza e a realizzare le proprie potenzialità Schwartz, che definisce i valori come credenze che definiscono mete o comportamenti desiderabili, individua 10 principali mete motivazionali: potere, successo, edonismo, stimolazione, autodirezione, universalismo, benevolenza, tradizione, conformismo, sicurezza. Le 10 categorie valoriali si dispongono lungo un continuum motivazionale in una struttura circolare in cui è possibile evidenziare due ampie dimensioni al di sotto: l’apertura al cambiamento (stimolazione, autodirezione) contrapposta alla conservazione (sicurezza, conformismo, tradizione) e la trascendenza dell'io (universalismo, benevolenza), contrapposta alla centratura sull'io (potere, successo, edonismo). Le mete del modello di Schwartz derivano dalla diversa quantità con cui si mescolano di 2 fattori: apertura al cambiamento – conservatorismo e auto-trascendenza – auto-affermazione. Hofstede approfondisce lo studio dei valori in relazione alla cultura nazionale e ha identificato cinque dimensioni valoriali: o distanza dal potere: è la misura con cui i membri meno potenti di una cultura o di una istituzione nell’ambito di una cultura, accettano e si aspettano che il potere sia distribuito in maniera non uniforme nell’ambito della cultura stessa. Nelle culture con poca distanza tra i poteri, i suoi membri si relazionano sulla base dell'eguaglianza. Nella cultura con grande distanza tra i poteri gli individui si aspettano che la presa di decisioni sia autocratica; la diversa organizzazione della distanza dal potere produce culture diverse che produrranno personalità diverse. o individualismo vs collettivismo: l'individualismo enfatizza l’indipendenza e la fiducia in sé, la promozione dei desideri e degli obbiettivi dei singoli. Il collettivismo, invece, enfatizza gli aspetti condivisi della cultura, evidenziando gli obbiettivi comunitari, di gruppo e culturali; le culture occidentali sono individualiste, mentre quelle orientali collettiviste. o mascolinità vs femminilità: misura con la quale una cultura è intesa in termini di mascolinità e di femminilità. Le culture mascoline sono quelle che enfatizzano e valorizzano caratteri come la competitività, l'assertività, l'ambizione, il materialismo; le culture femminee sono quelle che enfatizzano e valorizzano i caratteri come le relazioni, la qualità della vita. o rifiuto dell'incertezza: questa dimensione riflette la misura con cui i membri di una cultura sviluppano meccanismi o regole sociali per cercare di gestire l'ansietà, minimizzando l'incertezza. 88 I meccanismi culturali in una cultura che comprende incertezze possono essere la tradizione o lo sviluppo di una serie di regole culturali come per esempio la religione. (es. culture in cui c’è più o meno ansia) o orientamento a lungo termine vs a breve termine: l’orientamento a lungo termine (progettazione futura) rispetto a quello a breve termine (consumismo) in una cultura si riferisce all'importanza attribuita al futuro, rispetto al passato e al presente. Si fa riferimento alla distinzione tra la misura con cui i membri di una cultura si aspettano gratificazioni e raggiungimento di obbiettivi e desideri immediati (orientamento a breve termine) rispetto alle gratificazioni a più lunga scadenza (orientamento a lungo termine). Le culture con orientamento a breve termine si focalizzano sul raggiungimento di obiettivi e mostrano maggiore attaccamento alle tradizioni. I valori nelle culture con orientamento a lungo termine comprendono la persistenza e la perseveranza nel raggiungimento degli obbiettivi e dei risultati. Le nazioni occidentali rivelano un orientamento a breve termine mentre nazioni come Cina, Giappone e le culture asiatiche hanno un orientamento a lungo termine. o RUOLI SOCIALI E COMPITI DI VITA: status sociale come questione importante per la personalità. Una fonte di influenza sul modo di essere di un individuo, sulla sua personalità, può essere rappresentata dal ruolo/i che riveste nella vita  il ruolo sociale e lavorativo che la persona ricopre, per esempio, finisce spesso con l’imprimere su di essa specifici tratti o attitudini. Si ritiene che l'esplicazione di un ruolo sociale sia la condizione positiva perché l'individuo possa sviluppare la propria personalità. L'idea che le caratteristiche di personalità risentano delle richieste esercitate dalla posizione sociale in cui l'individuo è collocato è alla base della «teoria marxista della personalità». L'influenza che ha il ruolo nel condizionare la personalità è stata studiata anche nelle ricerche di Zimbardo (1977) nell'esperimento carcerario di Stanford (guardie vs prigionieri) e quelle di Milgram (1974) sul ruolo dell'autorità  questi studi hanno messo in luce come le persone cambiano quando viene assegnato un ruolo: il ruolo assegnato produceva un certo stile comportamentale che una persona non avrebbe avuto se fosse stata autonoma, cioè libera di decidere  essere sottoposti ad un ruolo cambia lo stile comportamentale del soggetto. La tesi secondo la quale le caratteristiche di personalità di un soggetto siano prevalentemente il prodotto delle variabili sociali è ben sintetizzata nella frase di Guthrie (1986): «Quando sappiamo di un uomo che è capofamiglia, è stato disoccupato per un anno, ha un diploma di scuola media superiore, ha lavorato 15 anni come falegname, ha vissuto nel sud dell'Illinois… abbiamo una conoscenza molto più penetrante delle sue opinioni su politica, arte, religione e morale, e delle idee molto più precise su quello che potrà essere il suo futuro, e sulle sue reazioni alle situazioni sociali, di quel che potremmo ottenere con un indice di estroversione, un punteggio centile di aggressività, una misura di onestà».  sapere dei ruoli, della cultura di una persona permette di fare previsioni più accurate. 6.4 VARIABILI GEOFISICHE E PERSONALITÀ Accanto alle componenti biologiche, cognitive, inconsce e dell'apprendimento (che sono grandi forze che modellano la personalità), si possono anche considerare delle variabili secondarie, non sempre "scientifiche", ma che comunque possono influire in piccola parte sulla personalità, come: o la stagione di nascita (le donne che vivono la gravidanza, in base alla stagione/periodo dell’anno in cui si trovano a viverla, possono avere una maggiore o minore produzione di ormoni, dovuti alla luce  questo può influire sulla personalità del nascituro); o l'ordine di genitura; 89 o le credenze astrologiche; o le variazioni climatiche che condizionano le strategie di insediamento; o i sistemi di sfruttamento delle risorse; o l'architettura delle abitazioni. L’importanza di considerare l’ambiente in relazione al comportamento, i vissuti, le percezioni e la personalità dell’individuo è ciò che si propone di fare la Psicologia ambientale, ossia una branca della psicologia che si occupa dell'interrelazione tra il comportamento umano e l'ambiente. L'ottica in cui si muove tale disciplina è di matrice interazionista, in un approccio che postula, nella formazione dell'Io, un continuo processo di scambio tra fattori cognitivi, disposizionali e comportamentali e variabili ambientali e situazionali. La psicologia ambientale esordisce nel panorama americano agli inizi degli anni ‘70 e si diffonde in Italia agli inizi degli anni ‘90. La psicologia ambientale considera le tematiche ambientali come contenuti di specifici processi psicologici, quali quelli cognitivi, percettivi, affettivi, identitari, comunicativi e non come variabili esterne all’individuo. Alla base il contributo dello psicologo tedesco Kurt Lewin (1951), con la sua teoria del campo. Fra i temi principali trattati dalla psicologia ambientale si trovano: o la valutazione cognitiva e affettiva dell'ambiente; o la formazione di mappe cognitive; o lo stress ambientale e il comportamento spaziale; o gli ambienti costruiti (soddisfazione residenziale, affollamento, luoghi di abitazione, di studio, di lavoro, di cura, di detenzione) vs ambienti naturali  quali ambienti sono considerati attivanti e quali de-attivanti. o spazio di lavoro della psicologia architettonica; o le relazioni tra ambienti e comunità umana (stress da rumore, inquinamento, percezione del rischio ambientale, i comportamenti di orientamento nell'ambiente, i contributi dell'ambiente per la prevenzione di comportamenti antisociali e criminali). Ciò che muove in generale le diverse ricerche è l'idea che l'uomo è l'essere che più è in grado di modificare l'ambiente per adattarlo ai propri scopi e bisogni e il modo in cui viene cambiato costituisce, per lo psicologo, un indizio molto interessante sul funzionamento della mente umana  nell’ambiente si trova la personalità del soggetto che vive l’ambiente. Costa sottolinea: «… non si può separare l'influenza ambientale da quella genetica. Se si prendono dei semi di piante con identico patrimonio genetico e si piantano in terreni differenti non si otterranno piante identiche. Il terreno (l'ambiente) modula il modo in cui le caratteristiche genetiche delle piante possano estrinsecarsi». o EVENTI ATMOSFERICI, CLIMA E PERSONALITÀ: I fattori climatici possono influire sul temperamento? Certe caratteristiche ambientali possono agevolare o inibire determinati comportamenti. Uno stereotipo diffuso riguarda la differenza tra popoli nordici, giudicati freddi e distaccati, e popolazioni dei paesi con temperature elevate considerati caldi ed espansivi anche se impulsivi e impetuosi  personalità diverse perché i sogg nascono in posti diversi. Alcune persone vanno in depressione con la brutta stagione per rifiorire all'apparire del sole e della luce  le persone in certi climi cambiano personalità. Alcune metafore linguistiche contengono riferimenti ai fatti climatici: un carattere caldo, freddo, solare, glaciale, una personalità burrascosa, una tempesta di emozioni, un'idea luminosa, etc. o TEMPERATURA: Si è rilevato che l'aumento della temperatura influenza negativamente alcune attività cognitive. Lo stress derivante dal calore ha una ricaduta nell'interazione sociale, comportando un aumento delle valutazioni negative degli altri. Il caldo sembra interferire anche con il controllo emotivo, favorendo l'aggressività, i crimini violenti. 90 Anche il freddo provocherebbe effetti su aspetti del comportamento: anche in questo caso peggioramento delle prestazioni cognitive, aggressività, ansia.  le persone cambiano personalità al cambiare della temperatura o METEOROSENSIBILITÀ: è noto poi il fenomeno delle meteorosensibilità in cui i soggetti coinvolti hanno spiccate reazioni fisiopatologiche come irritabilità e sbalzi d'umore, fino ad arrivare alle meteoropatie, in cui le forti alterazioni meteorologiche generano forte irritabilità, nervosismo, insonnia, nella fase precedente la mutazione atmosferica, così come debolezza, apatia, depressione, con l'arrivo del fenomeno climatico acuto. I dati indicano: » una maggiore reattività delle donne e delle persone anziane ai fattori meteorologici, la maggioranza con istruzione bassa; » punteggio superiore dei meteorosensibili in termini di maggiore reattività sia al caldo che al freddo, all'assenza di luce, all'inverno, ma anche all'estate; » un punteggio superiore dei meteorostabili nei tratti di Amicalità e della Stabilità Emotiva. » nessuna differenza significativa tra meteorosensibili e meteorostabili riguardo alla presenza di allergie e ai valori pressori; » nessuna differenza relativamente alla struttura corporea. o SUICIDI: Una certa tendenza stagionale sembra essere in relazione al periodo scelto per i suicidi. Nel periodo invernale e soprattutto durante le festività, la percentuale dei suicidi diminuisce, mentre alcuni studi riscontrano un aumento nei mesi estivi, soprattutto nel mese di giugno. o DISTURBO MENTALE: In alcune ricerche si è trovata una corrispondenza tra stagione di nascita e schizofrenia, con una tendenza di soggetti schizofrenici a nascere nei mesi invernali. Un preciso collegamento con fattori stagionali è stato osservato per il disturbo denominato "Disordine Affettivo Stagionale" (Seasonal Affective Disorder, SAD): è una particolare forma di disturbo che colpisce alcuni individui con l'avvento delle stagioni fredde. I sintomi sono: tristezza, depressione, letargia, mancanza di libido, ipersonnia, stanchezza diurna, isolamento sociale, irritabilità, incapacità di concentrazione (possibile alterazione sintesi melatonina e sbilanciamento serotonina)  le variazioni stagionali insistono sulla quantità di neurotrasmettitori prodotti. o STUDI EVOLUTIVI: Studi recenti sottolineano come le caratteristiche climatiche e le risorse di denaro siano le condizioni di vita di base che sperimentano quotidianamente praticamente tutti i membri di ogni società sulla terra e quindi vanno prese in seria considerazione laddove vogliamo comprendere i comportamenti tra le persone. È verosimile che non sia indifferente vivere la propria infanzia sotto un clima soleggiato oppure sotto un clima di nebbie e di piogge, sulla riva del mare oppure in montagna, in un paese di grandi ricchezze naturali oppure in una regione povera  clima e risorse di denaro sono 2 condizioni che insistono in maniera uguale in tutto il mondo. o AMBIENTE FISICO E PERSONALITÀ: VALENZE PSICOLOGICHE DELLA CASA La ricerca ha evidenziato come sia importante nel primo periodo della vita creare per il bambino un ambiente favorevole per la salute mentale e lo sviluppo affettivo. La psicologia ambientale propone il costrutto di attaccamento ai luoghi, a indicare il legame affettivo che si stabilisce tra l'individuo e gli spazi carichi di significato che vengono sperimentati nel corso della sua vita. Le forme di attaccamento ai luoghi ricalcano gli stili di attaccamento tra le persone, sperimentato fin dall’infanzia con le proprie figure di attaccamento. Un esempio di attaccamento ai luoghi è il legame con la propria abitazione. Il valore psicologico della casa consiste nel suo essere: o fonte di protezione e sicurezza, 91 o sede dei rapporti affettivi più significativi, o simbolo della propria identità personale e del proprio stile di vita, o spazio soggettivizzato e conformato alle proprie esigenze personali, in cui ci si sente liberi, a proprio agio, etc. II rapporto tra la persona e l'abitazione si svolge, nell'ottica della psicologia ambientale, a due vie: 1. l'individuo soddisfa nella casa i propri bisogni psicologici, vi proietta l'immagine di sé e il proprio stile di vita; 2. le caratteristiche fisiche dell'abitazione modellano i comportamenti e anche gli atteggiamenti di coloro che ci abitano.  analizzando l’ambiente in cui la persona abita, si può capire molto della personalità dell’individuo, poiché l’individuo influenza il luogo in cui vive (es. la personalizza), ma dall’altra parte, anche l’ambiente può influenzare la personalità e i comportamenti di chi vive dentro quell’ambiente. Un esempio che mette in evidenza l’importanza della casa in relazione all'immagine di sé è il cambiamento di casa: questo evento, specie se condizionato da necessità esterne, può provocare sensi di depressione, ansietà, disorientamento, toccando anche livelli patologici che gli psichiatri chiamano sindrome da sradicamento  dopo che si è vissuto molto in un luogo, questo è diventato familiare e quindi sicuro. Gli ambienti familiari tendono a produrre uno stato positivo rispetto a quelli non familiari, sono fonte di sicurezza e tranquillità mentre quelli non familiari sono fonte di preoccupazione/allerta. Nel considerare le concezioni diverse che le persone hanno in relazione al rapporto con la casa, si possono distinguere tre categorie di individui: o le persone egocentriche: vivono la casa come luogo in cui potersi dedicare ai propri interessi, stare tranquilli e in pace, preferendo una strutturazione degli spazi articolata, con più suddivisioni, così da favorire l'isolamento dei singoli membri; o le persone familiocentriche: percepiscono la casa come luogo della protezione e della sicurezza, preferendo una struttura più unitaria dell'ambiente che consenta l'incontro e Io scambio reciproco tra i vari membri della famiglia; o le persone sociocentriche: non vedono la casa come oasi o come difesa e la desiderano aperta verso il mondo esterno, priva di barriere protettive, accessibile e comunicante. L’abitazione non riflette solo la personalità del singono, ma anche quella della cultura, infatti è stata eseguita una distinzione tra abitazioni introverse ed estroverse. o introverse: hanno il compito specifico di distinguere la vita in comparti ben separati (es.: domus greco- romana, abitazioni musulmane e giapponesi) o estroverse: quelle in cui i due ambiti, quello pubblico e quello privato, sono molto più in contatto (es.: case del sud e latine). Una delle variabili affettive sul quale la psicologia si è concentrata è la nostalgia, ossia il sentimento di separazione e di lontananza che sorge nella situazione di perdita dei legami fisici con un luogo verso cui si era sviluppato un affetto fortemente positivo. APPROFONDIMENTO: LA TERAPIA COMPORTAMENTALE La terapia comportamentale si basa sull’idea che problemi e difficoltà possano derivare da schemi appresi che interferiscono con la vita quotidiana. Questa terapia mira a cambiare comportamenti problematici, utilizzando tecniche come il condizionamento classico e il controcondizionamento. Un esempio è la gestione delle fobie, reazioni di paura intensa verso specifici stimoli. Secondo il condizionamento classico, tali reazioni fobiche si sviluppano associando lo stimolo a una risposta di paura. Per trattarle, si usa spesso la desensibilizzazione sistematica, un metodo che insegna al paziente a rilassarsi 92

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