Appunti di Etica della Tecnologia PDF
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Gli appunti trattano di etica della tecnologia, introducendo concetti come la scuola platonica, il metodo socratico e la maiêutica. Vengono discussi i livelli dell'etica (metaetica, etica normativa, etica applicata) e la bioetica. L'introduzione all'etica della tecnologia e dell'ingegneria esamina la concezione strumentale della tecnica e la sua agency, presentando dilemmi morali in scienza e tecnologia.
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lunedì 30 settembre 2024 Etica della Tecnologia Introduzione La Scuola di Atene, Ra aello Nella scuola platonica non c’era una netta distinzione tra scienza e scienza umanistica. Oggi di erenziamo sempre di più questi due saperi, ma bisognerebbe...
lunedì 30 settembre 2024 Etica della Tecnologia Introduzione La Scuola di Atene, Ra aello Nella scuola platonica non c’era una netta distinzione tra scienza e scienza umanistica. Oggi di erenziamo sempre di più questi due saperi, ma bisognerebbe capire come per fare scienza ci sia bisogno di loso a e viceversa. Metodo socratico (“vita esaminata”) Lo scopo del dialogo è quello di “liberare” la mente dalle catene dell’abitudine e della tradizione. Secondo Socrate la ardine non deve essere cestinata, ma arrivare ad abbracciare una tesi non deve derivare dalla cultura ma bensì dal fatto che si arriva a pensare tale tesi. MAIÈUTICA: s. f. ([dal gr. μαιευτική (τέχνη), propr. «(arte) ostetrica», «ostetricia», der. di μαῖα «mamma, levatrice»]. Secondo Platone, Socrate aiutava gli altri a «partorire» le idee, la verità. Questo metodo consiste nell’esercizio del dialogo: Socrate pone domande e risposte per spingere a ricercare dentro di sé la verità, determinandola in modo il più possibile autonomo. L’autoesame socratico L’unica autorità è la ragione La tradizione è uno dei nemici socratici Il modo di interrogare socratico può nascere in qualsiasi ambiente L’argomentazione uno strumento fondamentale per la libertà del cittadino L’argomentazione critica ra orza la ragione e permette di essere più liberi Una vita che non si basa sull’autoesame non è degna di essere vissuta, una vita passiva perché non guidata dalla razionalità. La “vita esaminata” è un ne essenziale dell’educazione. 1 ff fi fi ff ff fi Cos’è l’etica Etica: a) disciplina loso ca di tipo accademico però e anche, sopratutto nel linguaggio ordinario, b) un’istituzione sociale normativa e prescrittiva che ha fortemente a che fare con la cultura, la società in cui si è cresciuti (spinge le persone ad agire in certo modo e a provare certi sentimenti ripugnanza o di approvazione per certe azioni). Quando parliamo di etica dobbiamo considerare due componenti importantissime, due dimensioni: Emotività: caratterizza i giudizi morali provoca atteggiamenti di approvazione o disapprovazione tende a farci dibattere in modo appassionato Razionalità: porta a ricercare una giusti cazione alle scelte morali, di erenziandole dai tabù e dai pregiudizi L’etica è bene ricordare che non è 1. Il diritto - si può ad esempio considerare giusto che esista una legge che garantisca un diritto ma he tale diritto non sia etico per noi 2. l’etichetta 3. Il costume Nonostante questo sia l’etiche che queste altre istituzioni normative tendono allo stesso scopo: consentire il coordinamento sociale. I 3 livelli dell’etica Metaetica: i signi cati delle parole, dei termini normativi che vengono usati nell’etica normativa Etica normativa: astratta, formulata da loso professionisti che ci danno delle normative per agire. Etica applicata: applicazione delle normative dell’etica normativa La bioetica è una parte dell’etica. - Bioetica loso ca: quella che fanno i loso professionisti. Costruisce teorie su problemi generali etici in medicina, biologica; - Bioetica politica: quella che dovrebbero fare gli organi di governo. Emana leggi, decreti, regolamenti, circolari, raccomandazioni, linee guida - Etica medica: quella che fanno i comitati etici all’interno di ausl, centri di ricerca, ospedali… Prova a risolvere casi concreti 2 fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi ff Introduzione all’etica della tecnologie e dell’ingegneria Tecnica: in senso generico il termine ‘tecnica’ indica l’insieme delle regole che permettono di seguire con e cacia un’attività o una pratica intellettuale o manuale. Platone precisa che la tecnica, oltre a un “fare”, comprende anche un “saper fare”. Aristotele de nisce la tecnica come «comportamento produttivo guidato da sapere». L’idea della tecnica (come agire governato da regole e orientato a determinato scopi pratici per mezzo di strumenti) racchiude la capacita umana di costruire oggetti, soddisfare bisogni e, più in generale, di trasformare la realtà. Perché la tecnologia è oggetto dell’etica? Perché un’etica delle tecnologia? «La tecnica è esercizio di potere umano, vale a dire è una forma dell’agire, e ogni agire umano è esposto a un esame morale» (H. Jonas) «È possibile usare lo stesso potere sia a n di bene che di male, per cui esercitandolo si possono osservare o violare norme etiche» (H. Jonas) La tecnica è quindi una forma di agire umano e per questo, come tale, anch’essa si sottopone a considerazioni morali. Il suo esercizio può infatti infrangere o meno delle norme etiche. Il pericolo individuato da Jonas nella tecnica è che la crescente tecnicizzazione rischia di indurre l’umanità a veri e propri disastri. La ri essione etica sulla tecnologia non può essere condotta in termini generali, è piuttosto opportuno concentrare l’attenzione etica sull’esame critico di speci che tecnologie o periodi di sviluppo tecnologico. Questo modo di vedere le cose porta a dire che chi si occupa oggi di etica della tecnologia debba essere informato, non solo delle possibili conseguenze di una tecnologia, ma anche delle azioni che i tecnici possono mettere in atto e delle diverse fasi di sviluppo della tecnologia stessa. Pertanto l’indagine sull’etica della tecnica rendono necessario ricucire lo strappo “crociano” (di Benedetto Croce) tra umanesimo e scienza, cioè è necessario un approccio interdisciplinare per studiare le grandi s de del nostro tempo e formare professionisti più consapevoli degli aspetti etici, ambientali, sanitari, politici e sociali della tecnologia. Concezione strumentale della tecnica «La scienza non è di per sé cattiva, ma lo siamo noi essere umani» (Lise Meitner) Tesi della neutralità: la tecnica è uno strumento neutrale che può condurre chi la utilizza, a seconda dei casi, a usi che possono risultare moralmente apprezzabili o discutibili. Concepita come strumentalità neutrale, la tecnica e padroneggiabile: qualcosa che l’uomo può controllare. Tale tesi è plausibile solo se consideriamo la tecnica come "qualcosa" di puramente sico, ossia un insieme di oggetti dotati di una propria struttura materiale indipendente dagli scopi d’uso. Tuttavia, questa visione è riduttiva perché non tiene conto che nella tecnica rientrano anche i processi tecnologici, sviluppati per raggiungere speci ci obiettivi. In realtà, la tecnica e lo sviluppo tecnologico sono processi orientati al conseguimento di scopi precisi. I prodotti della tecnica, detti artefatti tecnologici, non sono neutri, perché sono progettati con determinate funzioni che li rendono utilizzabili per certi scopi ma non per altri. Per esempio, una videocamera è costruita per registrare immagini e non può essere usata per fare altro. Questo dimostra che esiste un legame stretto tra gli artefatti tecnologici, le loro funzioni e gli scopi per cui sono realizzati. A causa di questo legame, è di cile sostenere che la tecnologia sia neutrale rispetto ai valori. La progettazione e lo sviluppo tecnologico implicano sempre delle scelte che ri ettono valori, interessi e priorità umane. Ad esempio, progettare un’arma ri ette una visione del mondo in cui la guerra è considerata una possibilità, mentre sviluppare un algoritmo può includere i pregiudizi o le priorità di chi lo programma. In conclusione, la tecnica e la tecnologia non sono strumenti neutrali, ma processi e prodotti intrinsecamente legati ai valori e agli scopi che li guidano. 3 fl ffi fi fi fi fi ffi fl fi fl fi La tecnica è dotata di agency? Quando si a erma che una tecnologia è "carica di valori", si intende che essa non è moralmente neutrale, ma in uenza e condiziona le azioni umane, promuovendo o inibendo certi comportamenti e obiettivi. Esistono diverse interpretazioni di questa idea. Alcuni sostengono che la tecnologia possa possedere una sorta di agency morale, ovvero la capacità di agire autonomamente e di prendere decisioni nel mondo, attribuendo ad essa la responsabilità di eventuali conseguenze negative. Questa posizione implica un riesame del concetto di agency e della relazione tra questa, la volontà e la libertà umana. Tuttavia, tale prospettiva rischia di confondere la distinzione fondamentale tra esseri umani e artefatti tecnologici. Un’altra interpretazione sottolinea che il carattere "carico di valori" della tecnologia non dipende dal fatto che essa possieda agency morale, ma dal modo in cui essa in uenza le azioni umane. La tecnologia può infatti abilitare, vincolare o limitare determinati comportamenti, mostrando così un'impronta valoriale, pur senza agire autonomamente in senso morale. Questa discussione è particolarmente rilevante nel contesto del design degli agenti arti ciali intelligenti, dove si esamina in che misura gli artefatti tecnologici possano essere considerati agenti con un impatto etico. I dilemmi morali della scienza e della tecnologia La scienza deve essere libera da valori morali e responsabilità? La tecnologia è neutrale? È buona? È cattiva? Può la ricerca rendersi colpevole? Può evitare la colpa? Il termine “colpa” viene usato dallo stesso Robert Oppenheimer, il quale disse dopo Hiroshima: la scienza ha conosciuto il peccato. Si riferiva alla sica nucleare e al suo contributo alla creazione della bomba atomica, che sicuramente nasce con un’intenzione ben precisa. L’idea è che il potere della tecnica come “minaccia” per l’umano e il problema del “limite”: la tecnica consente la manipolazione della vita e della vita umana in particolare. Si parla di tecnoscientismo, ovvero la tesi secondo cui, non essendo mossa da puri interessi intellettuali e conoscitivi, la tecnoscienza nirebbe per essere succube dell’imperativo tecnologico per il quale “si deve fare tutto ciò che è sicamente e tecnicamente possibile fare”. Lo stesso Hans Jonas sosteneva che la crescente tecnicizzazione porterà a veri e propri disastri. E quindi: non tutto ciò che è tecnicamente e sicamente possibile è eticamente accettabile? La scienza, come qualsiasi altra attività umana, deve avere dei limiti da rispettare per il bene dell’umanità e necessita di un senso di responsabilità etica? Cosa ostacola un’azione responsabile nel contesto di un processo decisionale? C’è una di erenza tra essere responsabile per sé stesso ed esserlo nei confronti degli altri? Cosa vuol per un tecnico (come un ingegnere/un’ingegnera) non aver agito in maniera responsabile? “Sono responsabile di ciò che altri hanno fatto con la mia scoperta/ciò che ho progettato?” Come i valori etici possono essere implementati in un artefatto ingegneristico? Come un(a) ingegnere(a) dovrebbe scegliere questi valori? Come gli artefatti tecnologici incarnare dei valori etici? 4 ff ff fl fi fi fi fi fl fi Quattro approcci al processo decisionale etico (etica normativa) 1. Approccio utilitaristico (consequenzialismo) Il consequenzialismo è una teoria morale che sostiene che le proprietà normative di un'azione e il suo valore morale dipendono esclusivamente dalle conseguenze. L'esempio più emblematico di questa teoria è l'utilitarismo. Teoria dell’utilitarismo sociale: è giusto compiere un atto che, tra le alternative, massimizza la felicità complessiva. Per gli utilitaristi un’azione va giudicata in base agli e etti che produce. Massima: Guarda alle conseguenze dell’atto. Comportati in modo tale da minimizzare il danno e le so erenze e per massimizzare la felicità e il benessere. Principio di utilità: è utile ciò che ha come conseguenza la massima felicità possibile per il maggior numero di persone. Un atto è moralmente giusto se produce un aumento del benessere generale. Es. mentire non è per forza sbagliato, se si tratta di difendere una persona cara. L’uso della bomba atomica non è per forza sbagliato se può porre ne a una guerra e salvare un numero consistente di vite umane. «Su se stesso, sul proprio corpo, sulla propria mente l’individuo è sovrano» J. Stuart Mill, 1859 2. Approccio deontologico Per Kant non sono le conseguenze a determinare la giustezza di un’azione ma ci sono delle azioni che sono intrinsecamente sbagliate. Massima: Agisci soltanto secondo la massima che, al tempo stesso, puoi volere che divenga una legge universale. Es. la tortura è un’azione intrinsecamente sbagliata anche se la conseguenza di quell’azione fosse quella di salvare molte vite. Torturare è sbagliato a prescindere dalle conseguenze. Analogamente mentire è sbagliato a prescindere dalle conseguenze. In tal senso secondo Kant ci sono principi morali che valgono in maniera universale. La legge morale deriva dalla nostra razionalità e della nostra volontà di dare la legge a noi stessi. La moralità è guidata dalla ragione. Kant distingue i principi pratici in massime e imperativi: le massime sono principi soggettivi validi solo per chi se le propone, mentre gli imperativi sono principi oggettivi validi per tutti. Gli imperativi, in quanto comandi o doveri, esprimono la necessità oggettiva di un'azione e sono leggi pratiche universali. Le leggi morali, secondo Kant, sono imperativi categorici che valgono incondizionatamente per tutti gli esseri razionali e devono essere rispettate proprio in quanto leggi universali. Secondo Kant vi è l’obbligo morale di trattare gli esseri umani secondo alcuni parametri e standard: in modo da non infrangere l’esercizio della ragione, della libertà, dell’autonomia. Dobbiamo esaminare l’atto e chiederci: ha la capacità di infrangere la dignità altrui? Massima: “agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre come ne e mai semplicemente come mezzo”. 3. Approccio aristotelico (etica della virtù) Aristotele pone l’attenzione sulla persona che compie l’azione, sul carattere morale dell’agente. Per lui quello che è più importante non è ciò che si fa ma ciò che si è, l’essere virtuosi. Etica della virtù: La questione fondamentale non è “cosa è giusto fare?” bensì “che tipo di persona dovrei essere?”. 5 ff fi ff fi Per far capire meglio la di erenza è bene speci care che queste tre teorie etiche interpretano diversamente, ad esempio, l'azione di aiutare qualcuno in di coltà: per un utilitarista, signi ca produrre benessere e felicità; per un deontologo, rispettare una regola morale; per un sostenitore dell'etica della virtù, esprimere benevolenza. Per i consequenzialisti, la virtù è un tratto che genera buone conseguenze; per i deontologi, è legata all'adempimento dei doveri. Nell'etica della virtù, invece, le virtù sono centrali e non de nibili attraverso altri concetti: sono disposizioni profonde che determinano valutazioni, desideri, scelte e azioni, de nendo la persona che le possiede. Le virtù sono disposizioni dell’anima, sono tratti del carattere, e una persona può palesarne diverse. In tal senso l’educazione e l’arte sopratutto sono fondamentali. Le virtù non sono passioni, ma hanno estremamente a che fare con la ragione. Essere nel giusto non ha a che fare con l’obbligatorietà dell’azione, con ciò che sembra essere giusto e valutato tale. Per essere nel giusto bisogna essere un certo tipo di persona, non basta semplicemente agire in un certo modo. Quando si è virtuosi? Quando si esercita al meglio la propria speci ca virtù. Ad esempio uno studente è virtuoso quando esercita al meglio la sua capacità di studiare, al meglio delle sue capacità. Il panettiere che sfonda del pane al meglio delle sue possibilità e virtuoso perché ha esercitato al meglio le sue possibilità e rende felice chi lo mangia. Quando siamo virtuosi si può essere felici e non il contrario. La virtù propria (abitus) dell’uomo è: essere razionale. Si può essere virtuosi perché si è razionali, la virtù ha a che fare con l’esercitare al meglio la nostra razionalità. Anima tripartita - facoltà dell’anima - Anima vegetativa - (comune anche alle piante e agli animali non umani), attiene ai processi nutritivi e riproduttivi - Anima sensitiva - (comune anche agli animali non umani), attiene le passioni e i sentimenti - Anima razionale - appartiene soltanto all’essere umano e consiste nell'esercizio della ragione. L’uomo è l’animale dotato di logos, di linguaggio, e questo gli permette di esercitare la ragione. Virtù etiche (anima sensitiva) (che riguardano la vita pratica): giustizia, coraggio, temperanza, liberalità, magni cenza, magnanimità, mansuetudine. Si acquisiscono, si impara ad utilizzarle, esercitando la ragione a dominare sugli impulsi, attraverso la ricerca del «giusto mezzo» fra due estreme passioni: «La virtù è una disposizione abitudinaria riguardante la scelta, e consiste in una medietà in relazione a noi, determinata secondo un criterio, e precisamente il criterio in base al quale la determinerebbe l'uomo saggio. Medietà tra due vizi, quello per eccesso e quello per difetto.» - Aristotele es. il coraggio è il comportamento mediano da conseguire tra i vizi della vita e della temerarietà. Il giusto mezzo è sempre proporzionato alla persona e al contesto. Non è il risultato di un calcolo fra un massimo e un minimo (non esiste il giusto mezzo oggettivo che va bene per tutti), ma è l'obiettivo da raggiungere analizzando la particolare situazione in cui si sviluppa l'azione etica. «Le virtù noi le acquistiamo se prima ci siamo esercitati, come accade anche nelle arti. Ciò che infatti dobbiamo fare quando le abbiamo imparate, ciò lo impariamo attraverso la pratica» "abito" morale, una condotta virtuosa spontanea e continua Virtù dianoetiche (che riguardano la vita intellettiva): arte, saggezza, sapienza, scienza e intelletto Un’azione è buona solo se proviene da un agente che mostra intenzioni virtuose. 6 fi ff fi ffi fi fi fi fi Etica della virtù: I nostri giudizi riguardano non tanto i principi astratti di azione quanto i tratti di carattere o le virtù delle persone con cui abbiamo a che fare, ossia le disposizioni d’animo acquisite con l’educazione e l’autocontrollo. Es. il bravo medico è quello che non solo si appella ai principi della scienza ma ci tratta anche con attenzione e partecipazione. Ciò che importa è la disposizione d’animo, la virtù, e non il principio. 4. Etica della cura Ciò che rende davvero morali è la relazione, la capacità di entrare in contatto con gli altri e prendersi cura di loro. Moralità = avere cura degli altri. La moralità ha a che fare con un agire pratico, quindi, non con regole astratte (come Kant). E quindi il con itto etico avviene tra soggetti nei confronti dei quali ci sentiamo responsabili e non tra norme, valori o principi. Il bisogno di cura è un bisogno universale. 7 fl Etica deontologica ed etica consequenzialista Etica deontologica: Per Kant non sono le conseguenze a determinare la giustezza di un’azione ma ci sono delle azioni che sono intrinsecamente sbagliate. Kant però non ci dice nulla sul contenuto della moralità, ovvero su quali imperativi categorici in particolare dovremmo accettare. Massima: Agisci soltanto secondo secondo quelle massime che puoi volere al tempo stesso che diventino una leggi universali. Es. la tortura è un’azione intrinsecamente sbagliata anche se la conseguenza di quell’azione fosse quella di salvare molte vite. Torturare è sbagliato a prescindere dalle conseguenze. Mentire è sbagliato a prescindere dalle conseguenze. In tal senso secondo Kant ci sono principi morali che valgono in maniera universale. La legge morale deriva dalla nostra razionalità e della nostra volontà di dare la legge a noi stessi. La moralità è guidata dalla ragione. Kant distingue i principi pratici in massime e imperativi: le massime sono principi soggettivi validi solo per chi se le propone, mentre gli imperativi sono principi oggettivi validi per tutti. Gli imperativi, in quanto comandi o doveri, esprimono la necessità oggettiva di un'azione e sono leggi pratiche universali. Le leggi morali, secondo Kant, sono imperativi categorici che valgono incondizionatamente per tutti gli esseri razionali e devono essere rispettate proprio in quanto leggi universal. Il principio di universalità serve per esaminare qualunque giudizio morale per mezzo della sola ragione e decidere così se dare o meno il nostro assenso: Kant ci dice: quando devi decidere cosa fare, considera quale sia la tua ragione generale per agire in questo modo particolare. Ciò signi ca indenti care la massima in base a cui agisci. Dopodiché, capisci cosa succederebbe se questa massima diventasse legge universale. Se la tua massima diventasse universale, chiunque dovrebbe agire in base a essa. Cioè, i principi morali devono essere impersonali: devono applicarsi a chiunque. Se le nostre ragioni ci permettono di accettare questa possibilità, allora possiamo agire secondo tale massima. Secondo Kant vi è l'obbligo morale di trattare gli esseri umani secondo alcuni parametri e standard: in modo da non infrangere l'esercizio della ragione, della libertà, dell’autonomia. Dobbiamo esaminare l’atto e chiederci: ha la capacità di infrangere la dignità altrui? Massima: “agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre come ne e mai semplicemente come mezzo”. In tal senso secondo Kant ci sono principi che valgono in maniera universale. - Divieti assoluti 8 fi fi fi Secondo l’etica deontologica i divieti valgono ex ante, ossia da prima dell’azione e delle eventuali conseguenze causate dall’azione, la quale è doverosa perché ingiusta in sé. L’importanza dell’intenzione dell’agente. La ragione che giusti ca il divieto non è il danno, ma il fatto che l’azione è considerata ingiusta in sé. Disaccordo tra i deontologici 1. quali e quanti sono i principi da assumere come primi? 2. quali e quanti tipi di azioni sono ingiuste in sé? Per alcuni, i principi devono essere intuitivamente auto-evidenti. Problema: ciò che appare auto-evidente può mutare negli anni. Ad esempio un tempo appariva auto- evidente il valore della disuguaglianza umana. Inoltre possono cambiare da cultura a cultura. Per altri, i principi devono rimandare alla “natura umana” o corrispondono all’ordine “naturale”. Problema: anche una malattia come un tumore è naturale. Etica consequenzialista (utilitarismo) Il consequenzialismo è una teoria morale che sostiene che le proprietà normative di un'azione e il suo valore morale dipendono esclusivamente dalle conseguenze. L'esempio più emblematico di questa teoria è l'utilitarismo. Teoria dell’utilitarismo sociale: è giusto compiere un atto che, tra le alternative, massimizza la felicità complessiva. Per gli utilitaristi un’azione va giudicata in base agli e etti che produce. Massima: Guarda alle conseguenze dell’atto. Comportati in modo tale da minimizzare il danno e le so erenze e per massimizzare la felicità e il benessere. Principio di utilità: è utile ciò che ha come conseguenza la massima felicità possibile per il maggior numero di persone. Un atto è moralmente giusto se produce un aumento del benessere generale. Es. mentire non è per forza sbagliato, se si tratta di difendere una persona cara. L’uso della bomba atomica non è per forza sbagliato se può porre ne a una guerra e salvare un numero consistente di vite umane. «Su se stesso, sul proprio corpo, sulla propria mente l’individuo è sovrano» J. Stuart Mill, 1859 In questo caso i divieti valgono ex post, ossia da dopo l’azione, perché è in base alle conseguenze causate dall’azione che si può stabilire se una data azione o classe di azioni sia doverosa o vietata. Scarsa o nessuna importanza all’intenzione dell’agente. Secondo questa prospettiva non esistono azioni intrinsecamente sbagliate o ingiuste in sé, ma ciascuna azione è giusta o ingiusta a seconda che provochi conseguenze positive o negative - Divieti di prima facie Disaccordo tra i consequenzialisti: 1. come calcolare le conseguenze? 2. come valutare la bontà/cattiveria delle conseguenze? 3. chi deve essere il bene ciario del benessere dell’azione giusta che si deve fare? Egoismo etico: si deve fare l’azione che ha conseguenze bene che per l’agente (e solo per lui) Utilitarismo etico: si deve fare l’azione che massimizza l’utilità del maggior numero (benessere sociale) Problema: si riduce la giustizia a mera prudenza, ossia al calcolo oculato delle conseguenze 9 ff fi fi ff fi fi Etiche non teoriche alternative Le etiche non teoriche criticano il principismo: la prospettiva che in etica fa riferimento ai principi, siano essi di tipo deontologico o consequenzialista. Obiezione: non coglie la realtà nella sua concretezza. Etica della virtù I nostri giudizi riguardano non tanto i principi astratti di azione quanto i tratti di carattere o le virtù delle persone con cui abbiamo a che fare, ossia le disposizioni d’animo acquisite con l’educazione e l’autocontrollo. Es. il bravo medico è quello che non solo si appella ai principi della scienza ma ci tratta anche con attenzione e partecipazione. Ciò che importa è la disposizione d’animo, la virtù, e non il principio. Etica narrativa Le persone apprendono l’etica non attraverso le analisi dell’etica bensì leggendo romanzi o guardando lm o spettacoli teatrali, cioè attraverso narrazioni che pongono i problemi etici in un più ampio contesto di vita, portando il lettore o lo spettatore a immedesimarsi con la storia narrata. Quando la persona comune ragiona di etica non fa riferimento a principi (astratti) bensì alle storie di vita che ha visto o vede intorno a sé (ma anche dai romanzi, dal cinema, eccetera), perché l’etica narrativa risponde meglio alla moralità concreta. Catarsi [dal gr. κάϑαρσις «puri cazione»] La partecipazione passionale che si realizza, per esempio, nello spettatore rispetto alle vicende messe in scena durante una tragedia non è semplicemente passiva. Piuttosto, rappresenta uno sfogo, una liberazione da ciò che nell’anima corrisponde a tale pathos, e dunque porta a una forma di rasserenamento e calma interiore. La tragedia (il teatro in generale): come «mimesi di un’azione seria e compiuta in sé stessa la quale, mediante una serie di casi che suscitano pietà e terrore, ha per e etto di sollevare e puri care l’animo da si atte passioni». La musica: quando siamo fortemente scossi da sentimenti (quali pietà, paura, entusiasmo) ascoltando melodie che impressionano l’anima, ne veniamo puri cati o risanati. 10 ff fi fi fi ff fi Film - Gattaca. La Porta dell’universo, 1997, diretto da Andrew Niccol «Fate che vostro glio parta in posizione di vantaggio. Purtroppo abbiamo già abbastanza difetti innati. No, non caricate vostro glio di ulteriori fardelli […]». Nel lm si discutono in particolare le conseguenze etiche e i presunti rischi sociali dell’eugenetica: cioè della possibilità di selezionare le caratteristiche genetiche d un individuo per migliorarne le qualità siche e mentali. C’è un limite imposto dalla natura che dovrebbe essere rispettato? Se sì, si dovrebbe stabilire un divieto assoluto di interferire con i dinamismi naturali e vitali? Etiche femministe Richiedono una maggiore valorizzazione del genio e della sensibilità femminile. L’idea iniziale di fondo è duplice: 1. Da una parte l’osservazione che le strutture della società attuale sono indirizzate in senso maschilista col risultato di una oppressione o non adeguata valutazione delle donne relegate a ruoli subordinati; 2. Dall’altra parte la sottolineatura che la sensibilità femminile porta a concettualizzare l’etica in forme diverse da quella proposta dalla tradizione etica di senso comune. Queste etiche ri utano l’idea che si possa elaborare una teoria etica perché essa trascura l’aspetto centrale della vita morale, ossia la relazione personale (umana e concreta). Progressiste Conservatrici Etica della cura Concetto chiave: la relazione. Moralità signi ca avere cura degli altri. «… oggi abbiamo iniziato ad accorgerci non solo del silenzio delle donne, ma anche della di colta’ di udirle quand’anche parlino» 11 fi fi fi ffi fi fi fi La questione della responsabilità Nell’ambito dell’etica dell’ingegneria, la responsabilità da parte degli ingegneri è solitamente discussa in merito ai codici etici adottati dalla loro categoria professionale. In generale in questi codici si individuano tre tipi di responsabilità: 1. La responsabilità di esercitare la professione con integrità, onestà e compensa; 2. La responsabilità verso i propri dipendenti e clienti; 3. La responsabilità verso la società civile. De nire le responsabilità individuali di un ingegnere è complesso a causa di diversi fattori. In primo luogo, i criteri loso ci per attribuire responsabilità (libertà d’azione, conoscenza, causalità) sono di cilmente soddisfatti, poiché l’ingegnere opera spesso in un gruppo e sotto vincoli gerarchici o legali. Questo porta a interrogarsi se un ingegnere, non essendo pienamente libero, possa essere ritenuto responsabile delle conseguenze negative delle sue azioni. Un'altra di coltà riguarda il nesso causale tra azione e conseguenze, spesso di cile da identi care per via dei numerosi passaggi e attori coinvolti nei processi ingegneristici. Nonostante queste complessità, alcuni studiosi, come Davis e Ladd, propongono una visione della responsabilità morale focalizzata meno sulla colpa e più sull’assunzione di responsabilità come virtù. Altri, invece, enfatizzano la necessità di "rendere conto" delle proprie azioni o di rispondere dei risultati ottenuti, secondo una nozione di responsabilità giuridica (liability). Un ulteriore problema è il «Problema delle tante mani» (Many Hands Problem), coniato da Denny Thompson, che evidenzia la di coltà di attribuire responsabilità in contesti collettivi dove molte persone prendono decisioni. Questo ostacola sia il riesame degli errori sia le correzioni durante i progetti. Thompson suggerisce di analizzare attentamente tutte le fasi progettuali per identi care le responsabilità individuali e collettive, mentre Doorn propone un approccio procedurale ispirato al modello dell’equilibrio ri essivo di Rawls, basato su principi di giustizia come equità. Nel dibattito contemporaneo sulla tecnica, il tema della responsabilità è centrale nella contrapposizione tra concezioni consequenzialiste e deontologiche. Le concezioni consequenzialiste ritengono giuste solo le azioni con buone conseguenze, mentre quelle deontologiche giudicano un'azione giusta in sé, a prescindere dalle sue conseguenze. Un approccio alternativo è il «principio di responsabilità» di Jonas, che mira a limitare il potere della tecnica per prevenire disastri per l'umanità. Questo principio dovrebbe guidare l'agire politico nella gestione di problemi globali come la sovrappopolazione, il consumo di risorse naturali, le questioni energetiche e ambientali. Jonas propone un'etica orientata alle generazioni future, attenta a problematiche ecologiche, bioetiche e alle s de della biomedicina, come clonazione, riproduzione assistita ed eutanasia. - cosa vuol dire essere responsabile per un un esperto, un tecnico? - c'è una di erenza tra essere responsabile per sé stesso ed esserlo nei confronti degli altri? - cosa vuol dire per un tecnico non aver agito in modo responsabile? - che nesso c’è tra responsabilità e conseguenze? - cosa impedisce a un tecnico di compiere un'un'azione responsabile? La responsabilità presuppone la libertà di agire: possiamo essere responsabili solo di azioni volontarie e libere. Questo implica accettare le conseguenze delle proprie scelte, consapevoli che esse possono avere e etti diretti o indiretti anche sulla vita degli altri. In caso di azioni condivise, si parla di «corresponsabilità». Max Weber distingue due tipi di etica: l'etica delle intenzioni, basata su principi assoluti e ideali, e l'etica della responsabilità, che valuta le azioni in base alle loro conseguenze. Weber critica l'etica delle intenzioni perché, pur ispirandosi a valori assoluti, può generare fanatismo e giusti care qualsiasi mezzo per raggiungere un ideale. Al contrario, l'etica della responsabilità è più adatta alla sfera pubblica poiché richiede di considerare le conseguenze delle proprie azioni. 12 ffi fi ff ffi fi fi ff fl ffi fi ffi fi fi fi La responsabilità pubblica si basa sulla ducia reciproca: con diamo che professionisti (piloti, dentisti, politici, ingegneri) agiscano con competenza e responsabilità per il bene comune. Gli ingegneri, in particolare, hanno un ruolo cruciale poiché le loro competenze specializzate in uenzano la qualità della vita di tutti. Essi devono rispettare alti standard etici, essendo responsabili non solo come singoli ma anche come membri di équipe. La ducia che riponiamo negli ingegneri si collega all’etica della responsabilità di Weber, poiché dipendiamo dalle loro conoscenze per costruire infrastrutture, tecnologie e strumenti che migliorano la società. Il legame tra ducia ed etica della responsabilità sarà approfondito successivamente. CASE STUDIES Citigroup Center, 1997 È uno dei più alti grattacieli di New York City inaugurato nel 1977: ha 59 piani, è alto 279 metri, ha il tetto spiovente e la base del grattacielo non è a livello della terra ma è sollevata di 35 metri. È stato disegnato dall'architetto Hugh Stubbins e dall'ingegnere strutturale William LeMessurier. Nel 1978 Diane Hartley scoprì che, a causa di un errore di progetto e di modi che in corso d'opera, il grattacielo non era strutturalmente solido in determinate condizioni. Il problema stava che avevano calcolato solo la capacità di stare in piedi del grattacielo nel caso di venti frontali ma non laterali e nella mancata saldatura delle travi portanti. Se le travi fossero state saldate l’edi cio sarebbe resistito anche a venti diagonali. Come a rontare il problema? Rendere pubblico il problema (rovina per la reputazione di LeMessuriere, panico nel caso un uragano avesse colpito la città), o gestire segretamente il problema? Per i seguenti tre mesi durante la notte squadre di operai operarono per ra orzarne l'integrità strutturale dell’edi cio. Giornalisti iniziano anche a voler fare domande ma per una fortuna coincidenza, proprio nelle prime settimane di lavoro viene indetto uno sciopero dei giornali, e passato questo tutte le testate giornalistiche si dimenticarono del caso. L'uragano Ella si diresse verso la città, tuttavia, prima di colpire la costa, l'uragano cambio direzione e non colpì la città. La notizia dei problemi strutturali dell'edi cio divennero noti solo nel 1995 grazie a un racconto pubblicato dal New Yorker. Da una prospettiva etica: come giudicare la decisione e il comportamento di LeMessurier? Responsabilità professionale? La sicurezza pubblica? Disinformazione? Avanzamento e scambio della conoscenza professionale? 13 fi ff fi fi fi fi fi fi ff fi fl CASE STUDIES Space Shuttle Challenger La mattina del 28 gennaio 1986 lo Space Shuttle Challenger fu distrutto dopo 73 secondi di volo. Ritardi del lancio Impossibile la fuga dell'equipaggio Indagini Causa dell’incidente: un guasto a una guarnizione, un Oring, nel segmento inferiore del razzo a propellente solido (SRB) destro. La rottura della guarnizione provocò una fuoriuscita di amme dall'SRB che causò un cedimento strutturale del serbatoio esterno contenente idrogeno e ossigeno liquidi. Il cedimento venne causato dalla combinazione della cattiva progettazione e delle basse temperature. Gli ingegneri del costruttore Morton Thiokol degli SRB erano a conoscenza del problema e suggerirono di non e ettuare il lancio. Quali ostacoli in generale impediscono un’azione moralmente responsabile e quali potrebbero aver giocato un ruolo rilevante (al di l degli errori tecnici e delle cause materiali) in questo case study? Cosa vuol dire non aver agito in maniera responsabile? Responsabilità morale: basata su obblighi morali, norme morali o doveri morali Responsabilità professionale: basata sul proprio ruolo di professionista, nella misura in cui si mantiene nei limiti di ciò che è moralmente consentito (infatti la responsabilità professionale è un insieme più piccolo, contenuto in quella morale) Nel caso del Challenger, Boisjoly svolge: Il ruolo di dipendente: ci si aspettava che fosse fedele alla sua azienda e che ascoltasse i suoi superiori; Il ruolo di ingegnere: doveva dare consigli tecnicamente validi, tenendo conto dei possibili rischi 14 ff à fi Interesse personale - può condurre una persona a non tenere conto degli interessi degli altri - può condurre una persona a non riconoscere le proprie responsabilità - può scaturire in una forma di egoismo, cioè nell’interesse esclusivo a perseguire e soddisfare il proprio interesse anche a discapito degli altri L’interesse personale può essere un fattore di ostacolo a un’azione responsabile anche per un tecnico. Anche nel caso di un professionista perché può limitare la sua indipendenza e la sua obiettività oppure far sorgere dei con itti di cili da gestire. ———— L’interesse personale potrebbe aver impedito il compiersi di un’azione responsabile nel caso del Challenger, compromettendo l’integrità professionale: i dirigenti della NASA potrebbero essere stati così concentrati sull’interesse di perseguire l’obiettivo e non posticipare il volo, da mettere in secondo piano la sicurezza dell’equipaggio coinvolto. I dirigenti della NASA infatti ricevono un avanzamento di carriera anche in base ai successi dei voli aerospaziali e ettuati nei tempi previsti. O ancora ragioni d’interesse economico, e quindi personale, potrebbero aver spinto la Morton Thiokol a non porre alcun ostacolo alla decisione della NASA di non posticipare il decollo del Challenger. Per quanto riguarda il Citigroup Center anche LeMessurier potrebbe aver agito per interesse personale: non rivelando l’imminente pericolo si è potuto salvare la reputazione. Auto-inganno Un modo per resistere alla tentazione di perseguire l’interesse personale potrebbe essere quello di aprirsi a un confronto onesto con sé stessi, razionalizzando, anche con gli altri, le nostre azioni. Talvolta, però, il tentativo di trovare una ragione alla nostra condotta e alle nostre scelte non sempre conduce a riconoscere con onestà e dovuto distacco quello che stiamo facendo. Talvolta, la tendenza a razionalizzare può scaturire in atteggiamenti difensivi o giusti catori: ovvero, in atteggiamenti assolutori che ci portano a non riconoscere le criticit della nostra condotta o il fatto che un nostro comportamento possa essere mosso dall’opportunit di un vantaggio personale. In alcuni casi, la ragione o erta per giusti care una nostra scelta o un nostro comportamento potrebbe evidenziare una decisa mancanza di autocomprensione. In quest’ultimo caso, la ragione esibita potrebbe essere frutto di un autoinganno: «processo mentale per cui il soggetto inganna sé stesso senza rendersene conto, ignorando gli aspetti negativi della realtà e sostituendoli con altri positivi». Spesso chi si autoinganna non si rende conto di farlo. ———— L’autoinganno può essere stato un fattore rilevante per esempio nel disastro del Challenger: 1. i manager della NASA sembravano convinti che i successi delle missioni del passato fossero un indicatore del fatto che un difetto noto come quello degli O-ring non avrebbe causato di colt e tantomeno determinato un disastro. La decisione di non annullare il volo del Challenger si basò anche su considerazioni di questo tipo. 2. Il lancio del Challenger è stato preceduto da una serie positiva di decolli. Inoltre, dopo ogni lancio dei ventiquattro che avevano preceduto quello del Challenger, la NASA aveva sempre apportato veri che minuziose e modi che volte a rimuovere i difetti emersi e garantire la massima sicurezza. L’autorizzazione al lancio venne dunque data nel convincimento che la serie positiva dei lanci precedenti riduceva il rischio d’insuccesso del lancio successivo. «normalizzare la devianza» [Diane Vaughan]: invece di trovare un rimedio al problema che si era presentato, i dirigenti della NASA alzarono i limiti di accettabilità del rischio in assenza di valide evidenze o prove ingegneristiche a favore della loro posizione. Più precisamente la ‘cultura’ della NASA è frutto di una costruzione sociale volta a normalizzare la devianza, ovvero a stabilire delle norme per minimizzare o eliminare il rischio. Il disastro del Challenger sarebbe il risultato di una decisione razionale conforme alla cultura aziendale della NASA e alle sue regole. Nel caso del Challenger, dunque, non è stata violata nessuna 15 fi ff fi fl fi ffi à à ff fi ffi à norma. Il disastro non è scaturito dall’infrazione delle norme di sicurezza bensì da un rigoroso rispetto di esse, che ha portato a considerare il problema degli O’ring di routine. Nella tragedia del Challenger, inoltre, potrebbe esserci stato un autoinganno nel considerare lo shuttle un veicolo perfettamente funzionante invece che un artefatto tecnologico ancora in sviluppo. Per un artefatto in sviluppo, qualità e sicurezza dovrebbero essere priorità, ma nel caso del Challenger, considerazioni economiche e programmatiche potrebbero aver prevalso, portando a una decisione non responsabile. Paura Il nostro agire potrebbe essere mosso o condizionato da vari tipi di paura, quella per esempio di dover riconoscere i propri errori, di perdere il lavoro, di essere penalizzati, di subire conseguenze negative come sanzioni, ripercussioni e ritorsioni. Nel caso di un whistleblower (chi denuncia o segnala un illecito) è richiesta una certa dose di coraggio. Chi compie tale azione, anche se spesso è quella più responsabile, può imbattersi in una serie di di coltà. Quando invece lo si fa in gruppo, la cosa diventa più semplice da gestire: in primo luogo perché si ha più di una voce e in secondo perché anche dovesse andare male il tentativo si può contare sugli altri e la colpa non verrebbe addossata solo su uno. C’è da ricordare che non è però così semplice trovare alleati. ———— Nell’incidente del Challenger, la paura è un fattore che potrebbe aver giocato un ruolo considerevole rispetto alle scelte fatte. Nella seconda votazione avvenuta la sera prima del decollo, alcuni ingegneri della Morton Thiokol potrebbero aver cambiato opinione ed essersi conformati alla scelta dei manager della NASA – vale a dire alla decisione di non posticipare il lancio del Challenger – per paura di subire conseguenze negative o ripercussioni sul piano lavorativo. Ignoranza Un altro ostacolo all’azione responsabile è l’ignorare le informazioni rilevanti. A volte l’ignoranza di un problema serio può essere intenzionale, per evitare eventuali di coltà future. Altre volte può derivare da una mancanza di immaginazione, dal persistere di certi comportamenti o di subire pressione per le deadline. ———— Nela caso del Citigroup Center, infatti, LeMessurier interviene solo quando apprende il rischio, che prima ignorava. Come emerso per esempio dal rapporto «Rogers» del caso Challenger, i dirigenti della NASA non erano sempre ben informati delle varie problematiche dello shuttle e, in alcune fasi, della missione non possedevano (dunque ignoravano) informazioni rilevanti. La ragione di ciò potrebbe essere stata la seguente: a mano a mano che le informazioni raggiungevano le sfere più alte della gerarchia organizzativa sempre più i punti di vista dissenzienti venivano ltrati dando così luogo a una versione eccessivamente sterile dei fatti. Il rapporto «Rogers» ha fatto emergere l’esistenza di un ‘recinto culturale’ (cultural fence) tra ingegneri e manager. Che ha portato a prendere decisione sulla base di dati insu cienti. Egocentrismo Una tendenza caratteristica dell’esperienza umana è di interpretare le situazioni da una prospettiva limitata, da un punto di vista non obiettivo. egocentrismo: un atteggiamento che conduce un individuo a «porre sé stesso al centro di ogni evento, per cui la propria percezione delle cose e i propri giudizi assumono un valore pressoché assoluto, rendendo di cile l’accettazione del punto di vista degli altri e quindi la comunicazione sociale» (Treccani) Non vuol dire egoista, bensì guardare un problema attraverso solo la propria prospettiva. Può essere una forma di ignoranza: non ci si rende conto che la prospettiva altrui è diversa dalla nostra. ———— Si potrebbe, dunque, pensare che i dirigenti della NASA abbiano probabilmente espresso una prospettiva egocentrica quando hanno preso decisioni tenendo presente solo il punto di vista 16 ffi ffi ffi fi ffi aziendale, concentrandosi su fattori quali la programmazione e i costi della missione. Le motivazioni alla base di questa prospettiva non erano necessariamente egoistiche. Anzi, la NASA aveva sicuramente a cuore anche il benessere dell’organizzazione e degli astronauti. Tuttavia, l’aver adottato una prospettiva aziendale (egocentrica) potrebbe aver portato a commettere degli errori. Lo stesso può essersi veri cato per il Citigroup Center: nel non rivelare la verità sul rischio di crollo dell’edi cio, LeMessurier potrebbe non aver valutato il punto di vista dei cittadini o di chi lavorava nel grattacielo. Visione microscopica Analogamente al pensiero egocentrico, la visione microscopica abbraccia una prospettiva limitata. La visione microscopica può essere, sebbene il campo visivo sia notevolmente limitato, estremamente accurata e precisa a di erenza del pensiero egocentrico che tende a essere inaccurato. Manca però la visione d’insieme, quella macroscopica. Solo quando si alzano gli occhi dalla lente, è possibile vedere gli oggetti in maniera ‘ordinaria’. Esempio del calzolaio: così gli ingegneri devono uscire dalla visione tecnico-scienti ca e cercare di cogliere cosa ciò che stanno progettando può portare Chi lavora in team (come accade nelle grandi aziende, società e istituzioni) tende a favorire un pensiero microscopico: ognuno ha un proprio compito e non è responsabile del lavoro altrui. ———— Questa visione potrebbe anche essere stato un fattore che ha contribuito all’incidente del Challenger e impedito un’azione responsabile da parte di alcuni protagonisti della vicenda. Accettazione acritica dell’autorità Esperimento (elaborato e condotto dal 1960 al 1963 presso l’Universit di Yale) sull’obbedienza agli ordini ricevuti condotto in psicologia da Stanley Milgram. Studia il rapporto tra la responsabilità morale e l’avere un autorità a cui sottostare. Il tipo di reazione che le persone hanno quando ricevono degli ordini. L’esperimento di Milgram evidenzia come ci sia tra le persone una tendenza ad accettare in maniera acritica l’autorità, cioè mostra come una percentuale alta di persone demanda e a da il proprio giudizio in maniera ossequiosa a gure autorevoli; e quindi delega le decisioni a chi riveste un ruolo gerarchicamente superiore e rispetta passivamente gli ordini che riceve. (Es. processo di Norimberga - Anna Harendt “La banalità del male”). L’esperimento mostra dunque che un soggetto, nell’interazione con un’autorit che identi ca come legittima, non si considera più libero di agire in maniera autonoma, bensì come un mezzo per eseguire ordini altrui. 1. Individui apparentemente paci ci posso essere portati a in iggere so erenza a innocenti 2. Più il volontario è vicino alla vittima più tende a obbedire 3. Più il volontario è lontano da chi gli impartisce ordini meno obbedisce 4. L’obbedienza aumenta anche se altri colleghi volontari obbediscono, mentre diminuisce se qualcuno si ribella 5. Il volontario si sente moralmente obbligato a proseguire la prova. Gli ingegneri operano spesso in grandi organizzazioni con una struttura gerarchica e una divisione del lavoro altamente specializzata, rendendo di cile attribuire responsabilità individuali. Questa organizzazione può favorire un "distacco" dagli e etti morali negativi del loro lavoro. Inoltre, gli ingegneri non sono immuni alle dinamiche evidenziate nell'esperimento di Milgram, che possono ridurre il senso di responsabilità individuale verso le conseguenze negative delle loro azioni. Pensiero di gruppo (groupthink) Tra i maggiori ostacoli a un’azione responsabile, nel contesto di un processo decisionale, vi è il cosiddetto “pensiero di gruppo”, quel sistema di credenze espresso dai membri di un gruppo che 17 fl fi ff à fi fi fi ff fi ffi ff à fi ffi porta il con itto a ridursi al minimo e una costante ricerca di consenso. Il singolo è fortemente in uenzato dal gruppo e l’unanimità è raggiunta spesso con una valutazione acritica. Non deve essere confuso con il banale conformismo, ossia la tendenza di ogni membro di conformare le proprie opinioni al modo in cui pensa il gruppo, bensì è invece una forma ‘razionalizzata’ di conformismo «che considera i valori del gruppo non solo comodi ma addirittura virtuosi e giusti». A caratterizzare il «pensiero di gruppo» è, dunque, la forte coesione fra i membri, che può presentare un grande pericolo per il pensiero critico. Il rischio è che si produca una forma di intolleranza verso il dissenso. Produce l’emergere della prospettiva del ‘noi contro gli altri’, ove per ‘altri’ s’intende chiunque sia esterno al gruppo (es. etnocentrismo). In questa prospettiva non viene considerata l’eventualità di sbagliarsi o la presenza di un’altra opinione. Irving Janis Janis ha documentato una serie di esempi del pensiero di gruppo all’interno di svariati scenari. Egli de nisce «pensiero di gruppo»: un modo di pensare che la gente fa proprio quando si trova all’interno di un gruppo chiuso e identitario, dove l’unanimità ha la precedenza sul vacuare in modo realistico altre idee. Secondo Janis per mitigare gli esiti negativi del «pensiero di gruppo» occorre essere consapevoli innanzitutto che la sua manifestazione può essere favorita da una serie di precondizioni quali ad esempio: 1. l’isolamento del gruppo; 2. l’alta coesione del gruppo; 3. una leadership direttiva imparziale; 4. la mancanza di norme sulle procedure di metodo; 5. l’omogeneit del contesto ideologico e sociale dei singoli membri; 6. l’alto stress (determinato per esempio da minacce esterne, dalla di coltà di trovare una soluzione migliore rispetto a quella individuata dal leader, dai fallimenti recenti). Otto sintomi che sono espressioni ricorrenti del «pensiero di gruppo»: 1. l’illusione di invulnerabilit ; 2. la ferma convinzione circa la moralità della propria causa; 3. la creazione di un’atmosfera di non contraddizione; 4. la creazione di stereotipi dei gruppi rivali e degli esterni; 5. la creazione di un clima di auto-censura che sopprime ogni possibile espressione di dissenso; 6. l’illusione di unanimit e di mancanza di alternative; 7. la pressione diretta a conformarsi e a non dissentire; 8. la preoccupazione dei membri di ltrare in modo conscio o inconscio le informazioni per proteggere il gruppo e il leader da opinioni discordanti. È possibile tuttavia, secondo Janis, adottare le seguenti buone pratiche per prevenire il fenomeno e limitare almeno in parte le sue conseguenze negative: 1. nei processi decisionali, occorrerebbe confrontarsi con un gruppo più vasto; 2. il leader dovrebbe mostrarsi imparziale durante una discussione ed eventualmente esprimere la propria opinione dopo tutti gli altri; 3. occorrerebbe suddividere il gruppo in gruppi più piccoli e assegnare ad essi compiti diversi; 4. il lavoro nale dei piccoli gruppi dovrebbe essere discusso insieme agli altri gruppi; 5. esperti esterni dovrebbero essere invitati a partecipare alle discussioni; i membri dei singoli gruppi dovrebbero avere la possibilit di fare domande e discutere insieme agli esperti. 6. occorrerebbe individuare un ‘Avvocato del Diavolo’ in grado di mettere in discussione le idee del gruppo; 7. occorrerebbe avere la possibilit di un secondo momento (una seconda fase) per presentare alternative. ———— Si potrebbe congetturare che – nel caso del Challenger – la scelta di non posticipare il decollo fosse in qualche misura legata anche all’illusione d’invulnerabilit. Questa illusione potrebbe aver portato i dirigenti della NASA ad a rontare con un eccessivo e non motivato ottimismo il rischio 18 fl fi fl à à fi à ff à fi à à ffi rappresentato dal difetto degli O-ring. Il «pensiero di gruppo» potrebbe avere giocato una parte anche nei rapporti e meccanismi interni della Morton Thiokol. Nella seconda fase della discussione, quando la Morton Thiokol decide per l’autorizzazione al volo, le ragioni o erte da Boisjoly per giusti care la scelta di non procedere con il decollo vengono etichettate come ‘inconcludenti’. Si è analizzata l'applicazione dell'etica della responsabilità, secondo Weber, alla tecnica e alla progettazione di artefatti tecnologici. Diversamente dall'etica delle intenzioni, questa prospettiva consente di a rontare meglio le conseguenze della tecnica, siano esse positive o negative, e di de nire cosa signi chi rispondere dei risultati delle proprie azioni. 19 fi fi ff fi ff Moralità Consideriamo ora l’etica come istituzione sociale. L’etica è in primo luogo è un’ISTITUZIONE NORMATIVA “Qualcosa” capace di in uenzare e condizionare in qualche modo la condotta delle persone Un insieme di norme e di valori che c’ , che indipendente da noi, che esiste prima di noi, e che non è creata o inventata da nessuno di noi preso individualmente È una peculiare istituzione normativa: spinge le persone ad agire in un certo modo o a provare certi sentimenti di ripugnanza o di approvazione per certe azioni Come istituzione normativa, l’etica è prescrittiva: cioè tende a far agire, a far apprezzare o a far rabbrividire. L’etica è in secondo luogo ci che impedisce di fare tutto quello che piace, ossia pone dei vincoli e dei limiti al desiderio. In tal senso alcuni comportamenti spontanei possono essere nocivi. L’etica è un’ISTITUZIONE SOCIALE. Altre istituzioni normative sono: a) Il diritto b) l’etichetta c) Il costume L’etica e queste altre istituzioni normative tendono allo stesso scopo: consentire il coordinamento sociale. DIRITTO L’etica condivide con il diritto alcune norme fondamentali per la vita sociale (ad esempio il divieto di omicidio). Lo stesso ne: garantire la sicurezza personale e la pace sociale senza le quali le persone non riescono a coordinarsi. Ciò nonostante: Diritto Etica La norma giuridica vale per tutti i cittadini di La norma morale pretende di valere non solo un dato Stato ed obbedita o seguita perché per i cittadini di un dato Stato, ma per tutti per un’eventuale violazione prevista una pena. indistintamente. Una persona segue la norma È inoltre modi cabile. morale non per paura della sanzione ma per intima convinzione. Sanzione pubblica. Sanzione privata (rimorso) ETICHETTA È un’istituzione le cui norme scandiscono i comportamenti da tenere in particolari occasioni o in speciali cerimonie (esempio: matrimonio, funerale, serata di gala). L’etichetta ha però carattere facoltativo, cioè ci si può sottrarre facilmente alle sue norme. es. se non vado alla serata di gala, evito di indossare la giacca e la cravatta 20 fi è fi fl è ò è è Etichetta Etica Le norme dell’etichetta possono essere Le norme morali non sono stabilite da nessun modi cate con un preciso atto di imperio: soggetto particolare ma si impongono in sé. attraverso un atto del maestro di cerimonia o una nuova edizione del galateo COSTUME L’etica si distingue anche dal costume, che invece è indipendente da uno speci co atto istitutivo. Le consuetudini con origine convenzionale - Norme non facoltative Comportamenti sociali inevitabili legati a norme che sono state istituite non per qualche ragione cogente ma per scelta o convezione arbitraria, acquisendo poi e cacia in forza dell’abitudine o del prestigio goduto da chi le ha introdotte, e cacia che si ra orza per lo spirito imitativo che in parte è spontaneo negli umani e in parte è dettato dal desiderio di evitare lo sgradevole senso di isolamento. es: Il codice della strada (non c’era alcuna ragione per viaggiare a destra), il vestire (pantaloni, gonne), il cucinare. Le opinioni ricevute tacitamente assunte come morali Credenze e\o gli atteggiamenti o sentimenti che abbiamo acquisito nella prima infanzia e sono profondamente interiorizzati, cosicché un’eventuale di ormità dalla norma suscita una reazione di sorpresa, stupore o anche sconcerto e disgusto I tabù, i pregiudizi e le superstizioni Tabù: divieto che vale solo Pregiudizio: credenza falsa o Superstizione: credenza perché è stato tanto priva di fondamento irrazionale, credere che certi interiorizzato da suscitare un eventi siano in uenzati da altri automatico e terribile rimorso in Es. donne in auto senza che in realtà ci sia un caso di una violazione nesso causale; credenze che ci inducono a provare emozioni e Es. cannibalismo fare azioni corrispondenti Es. incesto Es. specchio rotto Analogie e di erenze con i giudizi morali: 1. I divieti morali condividono con i pregiudizi, i tabù e le superstizioni la forte presa emotiva. 2. Pregiudizi, tabù, stereotipi sono privi di giusti cazione razionale. 3. I giudizi morali pretendono invece di essere razionalmente giusti cati. Ci sono certe questioni, convenzioni che non mettiamo in dubbio perché nate dalla cultura e tradizione in cui siamo immersi e cresciuti. Socrate, ad esempio, portava a ragionare e farsi domande su tali questioni per far si che si sostenessero tali questioni solo una volta che razionalmente si ritenevano giuste. Le opinioni ricevute plasmano la nostra esistenza, tuttavia non tutte sono valide. È estremamente di cile abbandonare un’opinione ricevuta. Quando si mette in discussione emerge una crisi. la morale è una questione di ragionamento o di sentimenti? 21 fi ff fl ffi ffi fi ff ff fi ffi fi Esperimento della navicella Sentimento morale: elevarsi e assumere un punto di vista “superiore” e “imparziale” che prescinde dagli interessi, dai gusti personali Scopo: favorire il massimo di cooperazione sociale senza che nessuno tragga vantaggi indebiti o prevarichi sugli altri Solo i giudizi razionalmente giusti cati possono essere morali. La razionalità assicura al sentimento morale il carattere di universalità e non convenzionalità (utile per la discussione). L’aspetto fattuale o descrittivo Primo passaggio: occorre controllare i fatti che l’opinione ricevuta presuppone, i quali possono essere di diverso tipo: fatti di senso comune, fatti psicologici, fatti scienti camente accertati. La verità dei fatti è stabilita per lo più dalla scienza. La scienza in uenza l’etica: mostra che certi fatti ritenuti veri in realtà sono falsi o superstizioni. es. l’idea che le streghe volino nel cielo con la Luna piena, che la tortura favorisca la giustizia, che la dieta a base di carne di cavallo o di vino rosso renda rubiconde le persone dall’aspetto smunto, che il fumo di tabacco aumenti il sex appeal, che l’omosessualità sia una malattia. Problema: non si deve pensare che basti la scienza a fondare l’etica. La scienza descrive mentre l’etica prescrive (o valuta): dire che il mondo è in certo modo non è valutarlo come buono o cattivo. Rischio: dogmatismo scienti co. L’aspetto normativo o valutativo Secondo passaggio: controllare la valutazione o la prescrizione che l’opinione ricevuta propone per stabilire se sia davvero valida o invece fasulla e invalida. Problema: Come facciamo a dire che un qualche valore che si presenta come valido in realtà non lo è? Per farlo, dovremmo far intervenire un altro valore ad esso “superiore”: ma come individuarlo? 22 fi fi fl fi Etica della sacralità della vita ed etica della qualità della vita Nella tradizione occidentale, la morale di gran lunga prevalente è stata di tipo deontologico, che si basa su divieti assoluti. Due tipi di doveri: 1. Divieti assoluti 2. Prima facie La presenza di un dovere assoluto fa sì che l’etica sia solida e immutabile, ma anche più rigida, mentre l’avere dei divieti prima facie conferisce all’etica maggiore duttilità e essibilità. Le due etiche sotto citate sono i due paradigmi che vengono utilizzati in campo di bio-etica: Etica della sacralità della vita (umana) La prospettiva morale per la quale la vita umana è intangibile e non può essere mai violata o manipolata. In tal senso impone divieti assoluti (es. il divieto di contraccezione, di aborto, di fecondazione assistista, di eutanasia). Etica della qualità della vita (umana) Il valore centrale è la qualità della vita intesa come benessere e/o come rispetto dell’autonomia delle persone. La scelta autonoma della persona è il criterio decisivo e determinante per le scelte morali. Non impone divieti assoluti. In generale c’è un grande contrasto tra le due etiche. La messa in dubbio dell’etica della sacralità della vita e il passaggio all’etica della qualità della vita è un fenomeno molto recente determinato dalla rivoluzione interna alla medicina e all’etica medica (in generale al progresso scienti co e tecnologico). L’incompatibilità è anche legata al fatto che chi assume un’etica rispetto all’altra vede la realtà in modo completamente diverso. Messa in discussione di un paradigma: il nostro modo di vedere è caratterizzato da “schemi” o “forme” che indirizzano la visione in direzioni diverse facendosi così vedere cose diverse. Per questo un cambiamento di paradigma (salto gestaltico) incontra sempre resistenze. Il cambiamento di paradigma comporta una riorganizzazione della realtà e un diverso modo di vedere e sentire il mondo. Quando accade si è più disposti al cambiamento, a cambiare opinione, a ridere ciò a cui si era abituati, anche a causa della cultura in generale. Generalmente però il cambiamento di paradigma incontra molte resistenze e opposizioni. Il cortometraggio della scuola di cinema genovese ZuccherArte intitolato “Giovanni” è un esempio di salto gestaltico. “Sto giocando a fare il papà”. I cambiamenti di paradigma possono avere a che fare, non solo con il costume, la cultura, ma anche con innovazioni tecnologiche, con la scienza. La scienza può portare a cambiamenti di paradigma ma anche viceversa il cambiamento può portare ad una evoluzione tecnologica. 23 fi fl Es. Supponiamo che una donna, madre di cinque gli piccoli, abbia una nuova gravidanza che, se non interrotta, la porterà certamente a morte. Sacralità della vita Qualità della vita le considerazioni di qualità della vita non sono nella circostanza immaginata l’aborto consente decisive, l’auto-realizzazione e il benessere delle alla donna di conservare la vita e con essa di persone valgono nei limiti consentiti dal rispetto continuare i propri progetti di vita, e quindi tale della sacralità della vita atto è lecito ove la donna lo richiedesse Le norme morali Nell’etica della sacralità della vita le norme morali sono un dato naturale (o divino). Nell’etica della qualità della vita sono considerate come una creazione dell’uomo, hanno un carattere sociale. Emozione e razionalità L’emozione e la razionalità sono due spetti fondamentali dell’etica. L’etica è per la gran parte questione di atteggiamenti o sentimenti di approvazione o di disapprovazione che ci troviamo “dentro” e che provengono dal profondo di noi stessi, ovvero valori e norme morali. Una componente valutativa o valoriale (che riguarda il buono o il cattivo) e quella prescrittiva o precettiva (che riguarda il giusto o l’ingiusto, il dovere o il divieto). Sentimento morale: elevarsi e assumere un punto di vista “superiore” e “imparziale” che prescinde dagli interessi, dai gusti personali Scopo: favorire il massimo di cooperazione sociale senza che nessuno tragga vantaggi indebiti o prevarichi sugli altri Solo i giudizi razionalmente giusti cati possono essere morali La razionalità assicura al sentimento morale il carattere di universalità e non convenzionalità (utile per la discussione) L’etica del senso comune è costituito dall’insieme delle opinioni ricevute presenti nella società in cui siamo cresciuti e in cui viviamo. Il senso comune (il livello base della moralità) entra in crisi quando si presenta un contrasto o un disaccordo. Il processo di modernizzazione è un fattore potente che favorisce una crisi: l’urbanizzazione, la mobilità sica e sociale, l’esplosione delle informazioni e dei saperi, il diretto contatto con posizioni diverse. La persona prende atto che ci sono persone che hanno realtà morali radicalmente diverse dalle sue. Con itto di doveri: perché devo soddisfare questo dovere e non l’altro? Qual è la ragione che lo giusti ca? 24 fl fi fi fi fi Il salto gestaltico però non avviene sempre. Quando la morale del senso comune viene messa in discussione, perché le opinioni ricevute che erano date per scontate non appaiono più ovvie e naturali, le persone provano stupore o sgomento. 1. La “malafede”: non avviene il salto gestaltico, è un atteggiamento di indi erenza nei confronti della richiesta di scelta e di impegno che ci viene rivolta dal con itto. Non si sceglie per acchezza morale: scegliere è faticoso, la debolezza ci porta a evitare la scelta di cile. “Ma perché dovrei proprio io impegnarmi e andare contro corrente?! Tanto alla ne tutti si adeguano, e così faccio io…!” 2. La negazione della realtà: la persona è in buona fede, ma ha interiorizzato la tavola dei valori tradizionali a tal punto che non riesce a capire come mai si assegni tanto peso al presunto dovere emergente. In questo caso lo stupore iniziale si trasforma in disagio, irritazione o anche aperta ostilità che porta a giudicare l’innovatore un elemento pericoloso, malvagio o un pazzo squilibrato o entrambi (c’è una forte componente emotiva). Ci si ri uta di credere che sia così. 3. Il passaggio all’etica critica: la persona si mette alla ricerca della ragione che sostiene i diversi doveri in con itto al ne di scegliere quello adeguato e agire di conseguenza. Avviene quindi il passaggio dal senso comune all’etica critica: la persona prima credeva o supponeva che la norma o il valore morale in questione fosse razionalmente giusti cato(a), mentre adesso lo conosce. Non solo sente che l’azione è giusta perché così gli è stato insegnato sin da bambino(a), ma sa anche perché lo è. Questo passaggio non necessariamente comporta il ri uto delle opinioni ricevute, semplicemente si trovano delle buone ragioni per sostenere una delle due cause. → crescita morale 25 fi fl fi fi fl fi ff fi ffi fi Pluralismo etico La presenza di prospettive etiche diverse e contrastanti. Avere questo tipo di pluralismo nella società e nel mondo porta a quello che viene chiamato: dissenso. Engelhardt a proposito di questo tema diceva: “il nostro è un mondo abitato da stranieri morali”. È di cile capirsi in campo morale perché si parlano moralità diverse. La di usione dell’etica della qualità della vita ha portato all’a ermazione del pluralismo etico come dato sociologico. Ciò è evidente se si considera la questione della gerarchia dei doveri e del con itto dei doveri. I codici possibili nel modello minino della sacralità della vita I codici possibili nel modello minino della qualità della vita Nell’etica della sacralità della vita, il principio di sacralità è assoluto e dunque non ammette eccezioni. I dibattiti e il dissenso riguardano solo i divieti prima facie. C’è uno spazio limitato per il pluralismo etico. Nell’etica della qualità della vita, non ci sono divieti assoluti. Se si amplia la lista dei valori tra cui scegliere, si allargano le preferenze. Vettore e origine del pluralismo etico. 1. Etica della sacralità della vita: l’etica è un’istituzione sociale che ha il proprio fondamento nella natura delle cose o direttamente nei comandi divini noti per rivelazione. 2. Etica della qualità della vita: l’etica è un’istituzione sociale che ha il proprio fondamento nelle diverse scelte compiute dalle persone nelle varie società e circostanze date, senza un criterio gerarchico sso e con la possibilità di avere ordini di priorità variabili. Il problema della tolleranza dei diversi codici morali è diverso da quello della legittimità dei singoli codici. Tolleranza: Riguarda se e a che condizioni si può lasciare che un qualunque codice valoriale sia di uso in una società -> questione pratico-politica Legittimità: Riguarda se si possa assegnare a un codice valoriale il titolo onori co di moralità -> questione teorica 26 ff fl ff fi ffi ff fi Es. - L’etica è un’istituzione tesa a garantire il coordinamento sociale che favorisce l’autorealizzazione e/o il benessere dei soggetti coinvolti - non rientrano in essa gli eventuali codici che propugnano la male cenza come valore (ossia il dovere di in iggere dolore senza ragione, per il gusto di causare so erenze) Il nazismo che propone la male cenza come valore è una forma di negazione dell’etica. Il paradosso della tolleranza «Noi dovremmo quindi proclamare, in nome della tolleranza, il diritto di non tollerare gli intolleranti». «Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti; se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l’attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi.» Rivoluzione biomedica e laicità Un contributo decisivo al pluralismo etico è stato dato dai progressi ottenuti in ambito biomedico e sanitario. Questi progressi hanno rimesso in discussione alcuni limiti che no a pochi anni fa apparivano naturali, scontati e solidi. Secolarizzazione e cambiamento di paradigma circa la vita sociale La Rivoluzione biomedica costituisce la continuazione della Rivoluzione industriale (quest’ultima fondata sulla Rivoluzione scienti ca): ampliamento del controllo del mondo inorganico\organico e delle libertà civili. Salto Gestaltico compiuto tra il 9 e il 10 gennaio 1610 da Galileo (1564-1642): la Luna ha montagne come la Terra, non è un corpo celeste che risponde ai criteri della perfezione meta sica. Questo porta ad un disincanto del mondo: la ne di una visione deformata di una certa realtà. La secolarizzazione [passaggio di cose o istituzioni dalla dipendenza del potere ecclesiastico a quella del potere civile] introdotta dalla Rivoluzione scienti ca ha generato un salto Gestaltico che ha portato a vedere il mondo in modo diverso producendo una serie di cambiamenti dei parametri di esistenza. Tutto è cambiato (anche i modi di viaggiare e di vestire, di comunicare, di studiare, di lavorare). Secolarizzazione e cambiamento di paradigma circa la vita biologica La secolarizzazione introdotta dalla Rivoluzione biomedica ha generato un altro salto Gestaltico che ha sconvolto (e sta sconvolgendo) la struttura profonda ciò che appariva immutabile e “naturale”. Le 27 fl fi fi fi fi fi ff fi fi tecniche che assistono il concepimento, la nascita, la cura e la morte consentono di intervenire sui processi vitali e di mettere in discussione la millenaria dimensione sacrale. La secolarizzazione corrode un fondamentale dato per scontato dalla tradizione circa la vita, cioè che la vita umana sia sempre buona in sé. La vita è buona o cattiva a seconda della prevalenza di sensazioni positive o negative, in assenza delle quali non è né buona né cattiva ma semplicemente indi erente. vita biologica vita biogra ca costituita dal solo complesso dei processi costituita dall’insieme di sensazioni, ricordi, metabolici e organici; né buona né cattiva, ma progetti che formano appunto una biogra a; indi erente può essere buona o cattiva. Non solo le persone umane hanno biogra e, ma anche gli animali non umani. Uno sconvolgimento dell’ordine tradizionale: un cambiamento di paradigma (cioè, la messa in discussione dell’idea che la vita umana sia sempre buona in sé). Con il passaggio dall’etica della sacralità della vita all’etica della qualità della vita, la laicità è entrata in una nuova fase. In passato, il problema della laicità riguardava solo lo Stato e la legittimità del potere politico. Oggi, il problema della laicità riguarda anche le questioni bioetiche e familiari. Laico\a è chi a erma non solo l’indipendenza dello Stato da interferenze da parte dei poteri religiosi, ma ritiene anche che lo Stato debba garantire l’indipendenza e l’autonomia del cittadino (e della cittadina) ritenuto\a come unico detentore legittimo\a della sovranità decisionale circa le scelte che riguardano la propria vita e non danneggiano quella di altri. Lo Stato deve garantire ai cittadini la libertà di agire secondo l’etica scelta. (Pag. 68) 28 ff fi ff fi fi ff CASE STUDY - cronaca Sarco Suicide Pod - 2017 Eutanasia: intervento medico con lo scopo di porre ne alla vita di una persona, con l’intenzionalità di quest’ultima. Il medico fa da tramite per realizzare tale volontà. Questo avviene tramite somministrazione di un farmaco. Può essere richiesto anche se la persone sarebbe capace di farlo da solo. Suicidio assistito: intervento medico con lo scopo di porre ne alla vita di una persona, a quest’ultima viene dato modo di farlo da sé. Sarco viene utilizzata per la prima volta in Svizzera, in questi ultimi giorni. Paese in cui è legale il suicidio assistito, ciò nonostante sono state arrestate diverse persone. Questo perché in Svizzera è legale solo se la persona interessata ha determinati requisiti (grado di intendere e di volere, cosciente e maggiorenne, una vita non più degna di essere vissuta e giudicata da equipe medica). In Italia l’eutanasia è vietata per legge. C’è una legge che prevede che nessuno può essere costretto ad un trattamento sanitario, anche se questo salva la vita, quindi si può decidere di interrompere le cure vitali e nel caso di coma vegetativo si può mettere a testamento tale volontà. La legge sul testamento biologico appena riportata non è però la legge sull’eutanasia, cioè nessun medico può porre ne ad una vita. Non c’è una legge neanche per il suicidio assistito. Sarco Suicide Pod è uno strumento ingegneristico che permette il suicidio assistito. Viene chiesto il consenso, la certezza di volontà una volta entrati. C’è un tempo in cui puoi cambiare idea, dopo di che viene emanato azoto nella capsula. A detta di chi l’ha progettata, pratica indolore. Sarco, in quanto prodotto della tecnologia, incarna dei principi etici? È un oggetto buono/ cattivo in relazione al suo ne? Al centro del ragionamento poniamo l’intenzione di chi ha pensato e progettato Sacco. Ragionamento inverso: cosa una persona contro il ne vita può vedere di male nell’oggetto? 29 fi fi fi fi fi Macchine a guida autonoma Come le auto a conduzione autonoma individueranno le loro vittime negli incidenti? In conformità a quale principio etico un software stabilisce quali sono i comportamenti più giusti da tenere in strada? Il sistema che guida l’auto driverless può esaminare migliaia di scenari a una velocità sovraumana. Come determinare quali sono le priorità morali? Quale setting etico per le macchine autonome? Buone ragioni Da una prospettiva etica, la messa in strada di vetture autonome può rappresentare un importante progresso: le cause principali degli incidenti automobilistici sono imputabili all’errore umano. Grazie ai VA, ci saranno molti meno incidenti stradali; gli anziani e le persone prive di patente avranno maggiore indipendenza; ci saranno anche meno animali non umani morti. Si hanno delle buone ragioni per pensare che in futuro le macchine robot, dotate di sistemi sempre più so sticati di intelligenza arti ciale e dispositivi di sicurezza, saranno in grado di garantire un maggior rispetto del codice stradale e di trasportarci in modo più sicuro. Infatti le auto robot non si stancano, non hanno bisogno di dormire, non bevono alcolici, non si drogano, non si distraggono dalla guida inviando messaggi con il cellulare o rispondendo alle email. In linea di principio, la loro introduzione ridurrà drasticamente gli incidenti stradali e le morti su strada. Etica dei doveri: «Supponiamo di essere giunti alla conclusione, su ragata da prove sperimentali, che i VA generano rischi minori degli esseri umani alla guida. Da quel momento, i rischi per tutti gli utenti della strada aumenteranno, se si continua a concedere la libertà di guidare agli esseri umani invece di a darsi esclusivamente ai VA. Quali decisioni normative si dovranno prendere a quel punto? Personalmente mi sentirei moralmente obbligato ad appoggiare l’introduzione di una norma che proibisca agli esseri umani di guidare». Problemi: l’iter di una proposta del genere potrebbe essere osteggiato. La gestione del tra co e il trasporto intelligente non sono una faccenda che riguarda esclusivamente come gli ingegneri e le ingegnere perfezioneranno i principi etici espressi dagli algoritmi decisionali. Si tratta anche di una questione loso ca e di piani cazione sociale. Le auto a guida autonoma pongono, infatti, anche questioni politiche, giuridiche ed economiche. Scenario 1 Due ciclisti stanno attraversando la strada in direzione ortogonale al VA. Uno dei ciclisti indossa il casco, l’altro è senza casco. Il VA si trova in uno stato di collisione inevitabile con l’una o con l’altra delle due biciclette, ma ha ancora tempo su ciente per scegliere con quale collidere. Che cosa dovrà fare