Anatomia PDF - Apparato Respiratorio e Sistema Nervoso Autonomo
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Università degli Studi di Torino
2024
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Questo documento è parte di un corso di anatomia, illustrando il sistema nervoso autonomo e l'apparato respiratorio. Vengono esaminate le funzioni e le strutture delle vie aeree superiori e inferiori, includendo la faringe, la laringe e le cavità nasali, e le loro rispettive funzioni.
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Lezione 4 - ANATOMIA I - 24/04/2024 SISTEMA NERVOSO AUTONOMO Il sistema nervoso autonomo è formato dalle porzioni di sistema nervoso centrale e periferico che servono all'innervazione e al controllo delle funzioni viscerali. È costituito da fibre che vanno ad innervare le ghiandole, la muscolatura...
Lezione 4 - ANATOMIA I - 24/04/2024 SISTEMA NERVOSO AUTONOMO Il sistema nervoso autonomo è formato dalle porzioni di sistema nervoso centrale e periferico che servono all'innervazione e al controllo delle funzioni viscerali. È costituito da fibre che vanno ad innervare le ghiandole, la muscolatura liscia, ovvero quella involontaria, e anche la muscolatura cardiaca; in quest’ultimo caso contribuisce solo al cambiamento della frequenza cardiaca, non regola la generazione dell'impulso dei battiti cardiaci (funzione svolta dalle cellule pacemaker). Il sistema nervoso autonomo può essere suddiviso in: divisione SIMPATICA o ORTOSIMPATICA: predomina nelle situazioni di stress o di aumento dell'esercizio fisico ed è quello attivo nelle situazioni di “fight or flight” (combatti o fuggi); divisione PARASIMPATICA: predomina in condizioni di riposo, quindi in condizioni fisiologiche; Sistema nervoso enterico: comprende i neuroni situati nella parete del canale digerente, che servono a favorire la peristalsi, ovvero i movimenti del canale digerente. Il sistema nervoso autonomo è costituito da una sinapsi tra due neuroni: primo neurone si chiama pregangliare, il secondo neurone si trova nel ganglio autonomo e si chiama postgangliare perché con il suo assone va a innervare il tessuto bersaglio (muscolo liscio o una ghiandola). Una differenza tra la componente simpatica e parasimpatica sta nella localizzazione del neurone pregangliare: nella componente simpatica i neuroni pregangliari sono nel midollo spinale, in particolare nelle regioni toraciche e lombari (nelle corna laterali), mentre nel parasimpatico si trovano o nel tronco, nell'origine craniale, oppure nei neuromeri sacrali, quindi in posizione cranio-sacrale. L'altra differenza tra le due componenti riguarda dove si trovano i gangli: nella componente simpatica i neuroni postgangliari formano una catena, detta catena del simpa co, localizzata vicino alla colonna vertebrale, mentre nel sistema nervoso parasimpatico i gangli si trovano vicino all'organo bersaglio, ad esempio il ganglio parasimpatico della vescica è all'interno della parete della vescica. 12 Lezione 4 - ANATOMIA I - 24/04/2024 Quindi la differenza tra le due componenti riguarda la localizzazione sia dei neuroni pregangliari che quelli postgangliari; questo determina anche altre differenze, ad esempio, a livello dei neurotrasmettitori che i neuroni postgangliari rilasciano, e ciò determina un'azione opposta tra quando si attiva il sistema nervoso parasimpatico e quando si attiva quello simpatico. Infatti, quasi tutti gli organi vengono innervati bilateralmente sia da fibre del simpatico che del parasimpatico, quindi se viene attivato un sistema piuttosto che l'altro si otterrà un risultato opposto sullo stesso organo. Ad esempio, l'attivazione del parasimpatico sul tessuto cardiaco riduce la frequenza cardiaca, invece l’attivazione del simpatico porta a un aumento della frequenza cardiaca; l'attivazione del parasimpatico stimola la digestione, il simpatico la inibisce. I due sistemi hanno un effe o opposto sullo stesso organo target, per questo motivo in caso di stato di relax prevale il parasimpatico, mentre in stato di stress e condizioni di agitazione è il simpatico a prevalere. APPARATO RESPIRATORIO L'apparato respiratorio serve a facilitare lo scambio di gas, ossigeno e anidride carbonica, tra l'aria e il sangue. È costituito da diversi tratti, ma in generale possiamo suddividere: vie aeree superiori hanno la funzione di riscaldare l'aria, filtrarla e umidificarla, quindi non legata allo scambio di gas. Inoltre, servono a proteggerle anche da patogeni, alterazioni, cambiamenti di temperatura e disidratazione, perché viene prodotto il muco, che trattiene possibili patogeni per le superfici respiratorie; vie aeree inferiori, formate da determinati organi che costituiscono la superficie di scambio gassoso tra il sangue e l'aria. L’apparato ha anche altre funzioni accessorie: favorisce la comunicazione, perché le vie aeree superiori servono per la produzione di suoni; una porzione dell'epitelio della cavità nasale è deputata al senso dell'olfatto; tramite la respirazione, favorisce e regola il volume del sangue, la pressione del sangue e il pH dei liquidi corporei, grazie allo scambio di anidride carbonica dall'interno verso l'esterno. 13 Lezione 4 - ANATOMIA I - 24/04/2024 Quindi, collabora con altri sistemi come quello cardiovascolare, il linfatico, ma anche il sistema nervoso, che regola l'inspirazione e l'espirazione. VIE AEREE SUPERIORI Le vie aeree superiori iniziano con le cavità nasali che sono a livello del cranio, formate da alcune ossa del cranio. Il naso, che è la via principale di passaggio dell'aria, è costituito da un punto di ingresso dell'aria, determinato dalle narici, che formano il ves bolo nasale. Il vestibolo nasale è il primo tratto del naso, nel quale si trovano i peli che impediscono l'ingresso di sostanze; il primo tratto del naso in realtà non è una struttura ossea, ma car lagine ialina, che forma la parete anteriore delle cavità nasali. Le cavità nasali sono formate poi da pareti di natura ossea: le due cavità sono separate dal se o nasale, composto dalla lamina perpendicolare dell'etmoide e da un’altra lamina perpendicolare che si chiama vomere, un piccolo osso. Lateralmente e superiormente ci sono delle porzioni di altre ossa, come l'osso mascellare, che limita la parete laterale delle cavità nasali, l'osso frontale, l'etmoide (in verde) e altre ossa del cranio, del neurocranio e splaniocranio. All'interno delle cavità nasali ci sono tre piccole sporgenze ossee, chiamate corne o turbina nasali: sono tre per ciascuna cavità nasale e sono rivestite internamente da uno strato di tessuto vascolare e da mucosa respiratoria più esternamente. Hanno orientamento orizzontale, disposti uno sopra l'altro: il cornetto inferiore è quello che ha dimensioni maggiori e le dimensioni si riducono fino al cornetto superiore. Tra un cornetto e l'altro il tessuto si approfonda e forma delle fosse che si chiamano mea nasali; quindi, ci sono tre cornetti nasali e tre meati. I meati servono a facilitare il passaggio dell'aria tra i cornetti nasali e a scaldare l'aria in entrata; qui avviene la prima fase di riscaldamento dell'aria. A livello delle cavità nasali ci sono anche le cellule mucipare che formano il muco, che serve per impedire l'ingresso di patogeni nelle vie aeree, in particolare in quelle inferiori. 14 Lezione 4 - ANATOMIA I - 24/04/2024 Le cavità nasali terminano con un restringimento, chiamato coane, che serve a convogliare l'aria verso il secondo tratto delle vie aeree superiori, la faringe. La faringe è una struttura che si estende dalle coane nasali per circa 15 cm fino alla regione dell'esofago, e fa parte sia nelle vie respiratorie che nell'apparato digerente. La faringe può essere suddivisa in tre porzioni: Rinofaringe, in contatto con le coane delle cavità nasali; è rivestita da epitelio respiratorio. Nella porzione posteriore della rinofaringe ci sono le tonsille faringee (chiamate adenoidi in termini comuni), che sono degli aggregati di tessuto linfoide con funzione immunitaria. Orofaringe, tratto intermedio che è in contatto con la porzione più profonda della cavità orale. È compresa tra il palato molle e la base della lingua e, anche in questo caso, è presente un aggregato di tessuto linfoide chiamate tonsille pala ne. Laringofaringe è quella che determina il confine tra l’orofaringe e la laringe o l'ingresso nell'esofago. Dunque, l’aria entra nelle cavità nasali e prosegue lungo la rinofaringe, orofaringe, laringofaringe e passa poi nella laringe, che fa parte delle vie aeree inferiori. La laringe è una struttura tubolare aperta che si estende per circa 4 cm, a livello della terza/quarta vertebra cervicale fino alla settima vertebra cervicale. È costituita da dischi cartilaginei, che servono a dare rigidità e stabilita alle vie aeree, mantenendole aperte. 15 Anatomia 1- lez. 5 2/05/2024 REVISIONATA VIE AEREE SUPERIORI L’aria entra a livello della cavità nasale che viene riscaldata grazie ai cornetti nasali rivestiti da mucosa, ad ogni cornetto corrisponde una depressione in modo tale che l'aria riesca ad essere spinta nella faringe. FARINGE L’aria è spinta attraverso le coane dentro la faringe. La faringe è un tratto lungo 15 cm che è condiviso tra l’apparato respiratorio e l’apparato digerente. Si può suddividere in: rinofaringe, a contatto con le cavità aeree la parte più profonda chiamata orofaringe la parte che confina con la laringe, chiamata laringo faringe. Anatomia 1- lez. 5 2/05/2024 REVISIONATA VIE AREE INFERIORI LARINGE L’aria entra all’interno dalla glottide che è una stretta apertura regolata. La laringe è una struttura tubolare di circa 4 cm localizzata in corrispondenza della terza-quarta vertebra cerebrale fino alla settima. Essa presenta pareti molto spesse rese stabili e aperte dalla presenza di cartilagini, presenta due tipi di cartilagine: Cartilagine impari: tiroidea, molto estesa ed è posta anteriormente e lateralmente come un anello che non si chiude posteriormente, ialina, nel maschio è particolarmente sviluppata e da la forma al pomo d’adamo cricoidea, inferiormente rispetto alla tiroidea, anello che si vede nella faccia anteriore della laringe sia in quella posteriore, infatti è un anello completo, tramite un legamento si connette con la trachea superiormente abbiamo l’epiglottide, cartilagine elastica che è localizzata sopra la glottide (apertura che permette il passaggio dell’aria dalla faringe alla laringe), ed il suo movimento impedisce l’entrata del cibo nelle vie aeree Cartilagine pari: aritenoidee composte da cartilagine ialina corniculate composte da cartilagine ialina cuneiformi al dì sopra di quelle corniculate composte da cartilagine elastica Queste cartilagini sono unite tra loro da legamenti intrinseci (quando legano tra di loro le cartilagini) e legamenti estrinseci, come per esempio il legamento tiroideo che collega la laringe ad altre strutture come l’osso ioide a livello del collo, oppure il legamento che collega la cartilagine cricoidea con la trachea. Ci sono anche i legamenti vestibolari che sono particolari perché rivestiti da mucosa che vanno a formare delle pieghe che sono importanti per la fonazione, le cosiddette corde vocali, infatti l’aria che entra in laringe determina la vibrazione di queste pieghe e produce onde sonore. Le corde vocali si modificano durante lo sviluppo e determinano i parametri del suono come frequenza o intensità, ed infatti la lunghezza della laringe e la tensione delle corde modificano l’altezza del suono e il tono Anatomia 1- lez. 5 2/05/2024 REVISIONATA della voce. Ad esempio nei bambini le corde producono suoni più acuti (perché le pieghe vocali sono più corte), mentre con lo sviluppo si ispessiscono e fanno suoni più bassi (soprattutto nei maschi). Le altre strutture amplificano il suono prodotto così come i movimenti volontari di lingua, labbra e guance. Da questo punto originano diversi muscoli: intrinseci che servono per i movimenti delle pieghe vocali per regolarne la tensione; muscoli estrinseci che servono a mantenere stabile la posizione della laringe, in particolare nella fase della deglutizione dove la glottide viene chiusa dall’epiglottide e i muscoli estrinseci innalzano la laringe, fanno si che l’epiglottide si chiuda favorendo il passaggio del bolo verso l’esofago. Se porzioni di cibo toccano invece le pieghe vocali, le pieghe vestibolari e l’epiglottide, questo scatena il riflesso della tosse per cercare di evitare che il cibo finisca nelle vie aeree. La laringe è in contiguità con la trachea. TRACHEA Anatomia 1- lez. 5 2/05/2024 REVISIONATA La trachea è un tubo di 11 cm, localizzata in corrispondenza della sesta vertebra cervicale fino alla quinta toracica, si estende vicino al mediastino ed è caratterizzata dalla presenza delle cartilagini. La trachea è costituita nella porzione più interna da una tonaca mucosa e una tonaca sottomucosa che contiene delle ghiandole mucose; vi è la presenza di anelli cartilaginei che sono in un numero variabile dai 15 ai 20, si chiamano anelli tracheali e sono in forma di c aperta, visibili nella porzione anteriore ma non nella parte posteriore, in quanto nella posizione posteriore corre l’esofago (pozione dell’apparato digerente, il cui lume è chiuso quando non si è in fase di ingestione di cibo). Il lume della trachea rimane sempre aperto per consentire il passaggio dell’aria, che è favorito dalla presenza di cartilagine che da sostegno e rinforzo. Oltre le cartilagini a “c” si trova il muscolo tracheale che riveste la trachea, che serve ad evitare il collasso della struttura e dare rinforzo. A livello della quinta vertebra toracica la trachea si divide, in un punto chiamato carena, in due rami detti bronchi principali, uno a destra e uno a sinistra. I bronchi principali rimangono a livello extra polmonare, hanno dimensioni differenti a causa delle dimensioni differenti dei polmoni, e il destro ha un diametro maggiore e un decorso più verticale mentre il bronco sinistro ha un diametro minore e ha un decorso più curvilineo. I due bronchi entrano a livello dei polmoni in quello che si chiama ilo polmonare. POLMONI I polmoni sono strutture che fanno parte delle vie aree inferiori, sono due (destro e sinistro) e sono alloggiati nelle cavità pleuriche (avvolte da membrana sierosa che si chiama pleura) a livello toracico. Sono strutture a forma di tronco di cono in cui l’apice è rivolto superiormente e livello della prima costa mentre la base appoggia sulla faccia superiore del diaframma. Il polmone sinistro è più piccolo rispetto al destro, sono divisi con delle scissure in lobi. Il destro che è più grande è diviso in tre lobi: superiore, diviso dalla scissura orizzontale dal medio, mentre i due lobi sono divisi da quello inferiore tramite la scissura obliqua. Il sinistro è suddiviso in due lobi (superiore e inferiore) dalla scissura obliqua, questo polmone è più piccolo perché confina con l’alloggiamento cardiaco. Anatomia 1- lez. 5 2/05/2024 REVISIONATA Quella descritta è la faccia anteriore, che si chiama faccia costale, che si vede togliendo la gabbia toracica. BRONCHI POLMONARI Guardando la superficie mediale dei polmoni (sia per il destro che per il sinistro) si vede l’ilo, punto di entrata dei bronchi principali che si suddividono nei bronchi lobari, ma a livello dell’ilo si trovano anche arterie polmonari e vene polmonari. A livello polmonare ciascun bronco principale si divide in bronchi secondari (lobari) perché ciascun bronco lobare si dirige in ciascun globo polmonare, quindi si avranno tre bronchi lobari per il polmone destro e due per il sinistro. I bronchi secondari (lobari) si suddividono a loro volta in bronchi terziari o segmentali, ognuno dei quali ventila un segmento di ciascun lobo. In particolare i bronchi segmentali nel polmone destro sono dieci e nel sinistro sono dagli otto ai nove. Anatomia 1- lez. 5 2/05/2024 REVISIONATA Nel polmone sinistro ci sono quattro bronchi segmentali che ventilano il lobo superiore, e cinque per il lobo inferiore. Nel polmone destro ci sono 10 bronchi segmentali: il lobo superiore ventilato da 3 bronchi segmentali, il medio da 2 e l’inferiore (di dimensioni maggiori) da 5. Man mano si ha la riduzione del diametro dei bronchi (quindi i bronchi segmentali hanno un diametro inferiore rispetto ai lobari e ai principali) e di conseguenza la riduzione della cartilagine che circonda i bronchi, perché non si ha la necessità di tenere aperte le cavità nei bronchi lobari e anche in quelli segmentali in quanto inizia la funzione respiratoria dei bronchioli (scambio di gas). BRONCHIOLI I bronchi segmentali proseguono con i bronchioli, ogni bronco segmentale da origine a più di 6000 bronchioli terminali che costituiscono le unità respiratorie del tessuto polmonare. I bronchioli infatti sono circondati da fibrocellule muscolari lisce che sono controllati dal sistema nervoso autonomo (regola broncodilatazione e broncocostrizione). Ogni bronchiolo terminale termina con un bronchiolo respiratorio, che è costituito da strutture alveolari formate da fibre elastiche e connesse da una fitta rete capillare venosa e arteriosa per favorire lo scambio di gas. A livello degli alveoli si trova l’epitelio respiratorio, dove si trovano le cellule del parenchima respiratorio, cioè i cosiddetti pneumociti. Essi sono di due tipi: di tipo 1 quando mediano il passaggio di ossigeno e CO2, di tipo 2 quando producono una sostanza oleosa che serve a ridurre la tensione superficiale degli alveoli, durante la fase di broncodilatazione e broncocostrizione, chiamata surfactante. Per ogni polmone ci sono circa 150 milioni di alveoli con una ramificazione estesa. A livello degli alveoli si ha lo scambio gassoso tra lo spazio alveolare e il lume dei capillari che circondano ciascun alveolo. A livello della membrana respitaroria ci sono le lamine basali dell’epitelio alveolare, che sono strettamente connesse all’endotelio. Questo permette un passaggio rapido di sostanze liposolubili come i gas (CO2 che va verso lo spazio alveolare e l’ossigeno a livello dell’endotelio). Anatomia 1- lez. 5 2/05/2024 REVISIONATA Ogni polmone occupa una cavità pleurica che è delimitata dalla pleura, una membrana sierosa che è suddivisa in due foglietti, uno parietale che ricopre la cavità pleurica e riveste la superficie interna della cavità fino al mediastino, e uno viscerale che circonda il polmone. Tra i due foglietti c'è uno spazio sottile chiamato cavità pleurica, all’interno del quale viene rilasciato il liquido pleurico (viscoso e lubrificante) per ridurre l’attrito durante le fasi respiratorie. In caso di infiammazione della pleura si ha la pleurite. RESPIRAZIONE La fase attiva della ventilazione polmonare è l'ispirazione a causa dell’espansione dei polmoni che porta una pressione negativa che porta l’aria all’interno. In questa fase attiva sono coinvolti i muscoli respiratori principali, in particolare diaframma e muscoli intercostali. L’inspirazione è un processo attivo nel quale si attivano diaframma e muscoli intercostali esterni, i quali si contraggono e permettono di creare una pressione negativa che fa alzare la gabbia toracica ed entrare l’aria. L’espirazione è un processo passivo che dipende dal ritorno in posizione fisiologica di coste e polmoni: abbassando le coste, alzando il diaframma, l’addome viene compresso e l’aria viene spinta all’esterno. La respirazione è un’azione autonoma che è regolata dal sistema nervoso autonomo, in particolare il cervello regola il ritmo basale della respirazione e la profondità del respiro. Il ritmo basale è controllato dal ponte e midollo allungato nel tronco encefalico, perché in queste regioni si trovano due nuclei che formano i gruppi respiratori: dorsale e ventrale che si trovano nel midollo allungato, e centro apneustico e pneumotassico nel ponte (regolano la velocità della respirazione). La funzione respiratoria è controllata in maniera involontaria dall’encefalo ed è un fenomeno inconscio. L’encefalo risponde a concentrazione di CO2, ossigeno, variazione di PH nel sangue e attraverso riflessi va ad aumentare o ridurre la frequenza respiratoria. L’aumento o la riduzione della frequenza respiratoria è mediata da fibre del sistema nervoso autonomo perché gli alveoli polmonari Anatomia 1- lez. 5 2/05/2024 REVISIONATA sono circondati da queste fibrocellule di muscolatura liscia, che viene innervata da fibre simpatiche e parasimpatiche. Anatomia 1- lez. 5 2/05/2024 REVISIONATA APPARATO DIGERENTE Serve alla digestione del cibo ovvero la degradazione enzimatica o chimica dei cibi. La digestione è possibile grazie all’ingestione dei cibi operata dal primo tratto dell’apparato digerente, e l’elaborazione dei cibi che avviene tramite una lacerazione meccanica del cibo in porzioni più piccole. L’apparato digerente provvede all’assorbimento dei nutrienti essenziali e all’eliminazione delle sostanze di rifiuto. Alcune zone hanno funzione secretoria (rilasciano secrezioni che favoriscono la digestione del cibo); alcune hanno funzioni accessorie come aiutare con la compattazione del cibo, articolare i suoni, riconoscere il gusto, difesa immunitaria, rilasciare sostanze per fare da cuscinetto all’effetto corrosivo degli enzimi digestivi sulle pareti degli organi digestivi. Quali sono gli organi che fanno parte dell’apparato digerente? In generale l’apparato digerente è un lungo tubo di tonaca muscolare che si estende dalla cavità buccale (superiormente) a quella anale (inferiormente), nella sua estensione può presentare delle dilatazioni o si piega in strutture più o meno complesse (come avviene nell’intestino). Questo tubo muscolare può essere suddiviso in alcune parti principali: tratto superiore (o cefalico) che presenta la cavità orale e la faringe, l’esofago a livello toracico, lo stomaco a livello addominale, intestino tenue e intestino crasso. Oltre al canale digerente, fanno parte dell’apparato digerente una serie di organi accessori, la cui funzione è quella di riversare dei secreti che vanno a favorire la digestione, cioè la scomposizione enzimatica dei cibi nelle varie componenti (fegato, cistifellea, pancreas e le principali ghiandole salivari). Il lungo tubo muscolare è un organo cavo formato da quattro tonache (da esterno a interno): la più esterna è una membrana sierosa che si chiama peritoneo a livello addominale, riveste gli organi del tubo digerente, non è presente a livello toracico e orale (tonaca sierosa è assente a livello della cavità orale, della faringe, dell’esofago e anche nell’ultima porzione dell’intestino crasso ovvero il retto); serve per l’irrorazione degli organi e per la stabilità degli Anatomia 1- lez. 5 2/05/2024 REVISIONATA organi a livello della cavità addominale (a livello intestinale i foglietti di peritoneo si chiamano mesenteri) tonaca muscolare composta da due strati di fibre muscolari lisce di senso opposto, uno con andamento circolare e uno con andamento longitudinale, sono sotto il controllo del sistema nervoso autonomo che regola il movimento del cibo (peristalsi) sottomucosa composta da tessuto connettivo denso che si trova attorno alla tonaca muscolare, a questo livello si trovano delle ghiandole esocrine che riversano il loro contenuto nel lume del tubo digerente tonaca mucosa può essere un epitelio semplice o stratificato a seconda della regione, che forma delle pieghe dette pliche che formano a loro volta pieghe minori dette villi che servono ad aumentare la superficie di assorbimento a livello intestinale. La tonaca muscosa si organizza a formare queste pliche e villi che possono essere più o meno visibili e frequenti, infatti sono delle strutture transitorie ovvero non sono permanenti e possono anche mancare (nel caso della celiachia si riduce l’assorbimento delle sostanze nutritizie a livello intestinale). Le pliche presentano uno strato di fibre muscolari che hanno all’interno capillari venosi e arteriosi e vasi linfatici. REGIONE ENCEFALICA- CAVITÀ ORALE La cavità orale è la porzione che inizia i processi digestivi dei cibi in due modi: per via meccanica, grazie alla masticazione inizia a ridurre le dimensioni del cibo per fare in modo che il cibo venga maggiormente avvolto dagli enzimi digestivi; per via chimica attraverso enzimi digestivi presenti nella saliva che iniziano a degradare alcune componenti del cibo. La cavità orale permette anche la lubrificazione del cibo prima della deglutizione in modo che non danneggi le pareti della faringe e delle altre zone, in particolare inizia dai carboidrati. La cavità è costituita anteriormente da labbra e denti, lateralmente da guance, posteriormente è delimitata dall'orofaringe, il limite superiore è dato dal palato (anteriormente si trova il palato duro perché ha uno scheletro osseo e posteriormente c’è il palato molle con uno scheletro di natura muscolare composto da 5 muscoli), inferiormente la cavità orale è determinata dalla lingua (muscolo miloioideo). Il primo tratto della cavità orale, quello delimitato dallo spazio tra labbra e gengive, non fa parte della cavità orale vera e propria ma si chiama vestibolo della bocca, mentre aldilà delle arcate dentarie si apre la cavità orale propriamente detta. Anatomia 1- lez. 5 2/05/2024 REVISIONATA VESTIBOLO DELLA BOCCA Il vestibolo è delimitato lateralmente dalle guance (servono per fonazione e masticazione), strutture muscolari rivestite esternamente da cute, ghiandole sudoripare e sebacee e peluria, ed in particolare la forma è data dal muscolo buccinatore. Le labbra sono pieghe di natura mucosa cutanea circondata da muscoli e sono unite alle gengive (composte da tessuto connettivo) da setti di tessuto mucoso chiamati frenuli superiore e inferiore. Le gengive chiudono la bocca ricoprendo di tessuto connettivo gli alveoli dentali circondando il colletto del dente. Gli alveoli dentali sono cavità in cui si inserisce la radice del dente. I denti sono strutture fortemente mineralizzate, sono i tessuti più duri dell’organismo, in particolare esternamente formati da smalto. Internamente sono costituiti da dentina mentre nella radice si trova il cemento, vanno a circondare il tessuto molle fortemente vascolarizzato che è la polpa. Favoriscono la prima parte dei processi digestivi meccanici e sono soggetti ad un ricambio durante l’accrescimento, nel bambino sono 20 (decidui) mentre nell’adulto sono 32 permanenti (16 per ogni arcata dentaria). Posteriormente alle arcate dentarie si trova la cavità orale vera e propria: anteriormente delimitata dai denti, posteriormente dall’orofaringe, superiormente dal palato. Il palato si suddivide in palato duro (anteriormente) in quanto è formato dai processi palatini delle ossa mascellari e dalle lamine orizzontali delle ossa palatine ed esso separa la cavità orale da quella nasale; e in palato molle perché non si ha lo scheletro osseo ma è formato da 5 muscoli che costituiscono gli archi palatini (separano la cavità orale dall’orofaringe). Gli archi palatini (formati dal palato molle) insieme formano l’ugola che ha sia funzione per la fonazione, sia per impedire entrata di cibo nella faringe. Durante la deglutizione il palato molle e l’ugola si sollevano, l'epiglottide chiude la glottide e fa sì che il cibo non vada in laringe, e inoltre l’ugola impedisce al cibo di andare in rinofaringe (cioè di salire verso la cavità nasale). Anatomia 1- lez. 5 2/05/2024 REVISIONATA L’ultimo tratto della cavità orale si chiama istmo delle fauci e collega la cavità orale con l’orofaringe, si può controllare abbassando la lingua e guardando in profondità fino a vedere le tonsille palatine. Queste sono aggregati di tessuto linfoide che sono maggiormente sviluppate nei bambini (possono essere rimosse se si infiammano) e che si riducono nell’adulto, sono linee di difesa che si trovano nel primo tratto dell’apparato digerente per dare inizio a reazione nel caso in cui entrino dei patogeni. LINGUA La cavità orale ha come pavimento la lingua, la lingua è formata da uno scheletro fibroso rivestito da muscoli: muscoli intrinseci che danno forma alla lingua e muscoli estrinseci che servono al movimento della lingua. La lingua serve al trattamento meccanico del cibo con il rimescolamento, processa il cibo che dalla cavità orale allo stomaco si chiama bolo alimentare, secerne enzimi (lipasi che aiutano la digestione degli acidi grassi) e mucine per lubrificare il cibo, è la sede del gusto e la porzione inferiore (radice) è ricca di rilievi dove si trovano gli organi gustativi, e serve inoltre per la fonazione. A livello della cavità orale ci sono le prime strutture accessorie la sistema digerente, che cooperano per favorire la prima parte della digestione dei cibi: tre grandi ghiandole pari e simmetriche che hanno origine durante lo sviluppo del canale alimentare e vanno a stabilirsi fuori dal canale alimentare in quelle che si chiamano logge, ce ne sono due a livello della faccia, loggia parotidea (al di sotto dell’orecchio si trova la parotide), e a livello del collo per la ghiandola sottomandibolare si trova la loggia sottomandibolare; la terza ghiandola sottolinguale non ha una loggia ma è localizzata sotto la lingua. Anatomia 1- lez. 5 2/05/2024 REVISIONATA Da queste ghiandole escono i dotti escretori: per la prima ghiandola il dotto escretore fuoriesce nel vestibolo della bocca a livello del secondo molare superiore, mentre per le altre due ghiandole i dotti sfociano nella cavità orale propriamente detta. Ciascuna di queste ghiandole rilascia il proprio secreto. GHIANDOLE DELLA CAVITA’ ORALE La parotide localizzata al di sotto dell’orecchio, nella porzione laterale del collo. E’ la ghiandola più grande e si trova subito dopo il ramo della mandibola. Il suo dotto escretore attraversa il muscolo buccinatore delle guance e sfocia a livello del secondo molare superiore nel Dotto di Stenone. Essa produce una secrezione sierosa e circa il 30 % della saliva Le ghiandole sottolinguali si trovano al di sotto del pavimento buccale, all’interno del corpo della mandibola. Sono formate da agglomerati di ghiandole più piccole, ciascuna delle quali ha un dotto escretore (dotti di Rivinus). I dotti escretori delle sottolinguali rilasciano la secrezione mista mucosa e sierosa nel pavimento della bocca Le sottomandibolari sono localizzate al di sotto della lingua, nella mucosa della cavità orale. Producono la maggior parte della saliva rilasciata nella cavità orale e il dotto escretore si chiama dotto di Wharton (dalla zona sottomandibolare si portano all’interno della cavità orale), il secreto è di tipo misto sia mucoso che sieroso Le ghiandole della cavità orale producono circa un litro e mezzo di saliva al giorno. Dentro la saliva sono presenti delle mucine che servono a lubrificare e tenere umida la cavità orale, ed inoltre sono presenti anche delle secrezioni contenenti lipasi per la prima digestione dei trigliceridi. Il cibo una volta masticato e impastato di saliva (bolo alimentare) viene deglutito, passando prima nella faringe (nel tratto dell’orofaringe e della laringofaringe) e l’ugola impedisce il passaggio del cibo nella rinofaringe. DEGLUTIZIONE La deglutizione è un’azione volontaria ma dal momento in cui entra in orofaringe diventa involontaria. Ci sono 3 fasi : fase buccale: cibo va contro il palato duro, la rinofaringe viene isolata grazie al sollevamento dell’ugola e avviene innalzamento del palato molle fase faringea: il bolo va contro gli archi palatali e contro la parete posteriore della faringe, la laringe si innalza, l’epiglottide si piega e il cibo supera la glottide e va verso l’esofago fase esofagea: si apre lo sfintere esofageo superiore, da qui inizia una fase involontaria di digestione che presenta onde peristaltiche autonome che portano il cibo lungo l’esofago, verso lo stomaco ESOFAGO E’ il proseguimento del canale alimentare dalla faringe. E’ una struttura tubolare muscolare che presenta una cavità centrale localizzato posteriormente alla trachea lievemente a sinistra, separato dalla trachea dal muscolo tracheale. L’esofago è un tubo lungo circa 25 cm dalla laringofaringe allo stomaco e infatti passa lungo tutta la cavità toracica: Anatomia 1- lez. 5 2/05/2024 REVISIONATA attraversa il mediastino ed entra a livello della cavità addominale attraverso lo iato esofageo. Quest’ultimo è un orifizio a livello del diaframma che permette il passaggio dell’esofago dalla cavità toracica alla cavità addominale. L’esofago si estende dalla cartilagine cricoidea della trachea, cioè dalla sesta vertebra cervicale fino alla settima vertebra toracica. E’ diviso in 4 segmenti: cervicale, toracico, diaframmatico e addominale. Il muscolo tracheale si intreccia con la muscolatura dell’esofago formando un muscolo tracheoesofageo, a livello del mediastino l’esofago prende contatto con l’atrio sinistro del cuore, in particolare con l'arco aortico. Lungo questo canale sono presenti tre restringimenti: il primo si chiama sfintere cricoideo perché è in rapporto con la cartilagine cricoide della laringe (favorisce il passaggio del bolo verso l’esofago), a livello del mediastino e dell’arco aortico si ha un restringimento in rapporto con il cuore, si ha poi un altro restringimento a livello del diaframma dove si trova lo iato esofageo. Una volta superato il diaframma l’esofago piega leggermente a sinistra e va ad aprirsi nello stomaco, tra esofago e stomaco si trova uno sfintere (regione limite) che si chiama cardias. La parete esofagea esternamente non presenta la tonaca sierosa (peritoneo), ma presenta una tonaca avventizia. L’esofago quando arriva al livello dell’addome arriva in posizione retroperitoneale (cioè si trova dietro al peritoneo), ha una tonaca muscolare sia liscia che striata, si ispessisce gradualmente verso lo stomaco e la mucosa e la sottomucosa formano delle pieghe in quanto il lume dell’esofago si amplia durante la fase di deglutizione (lume rimane chiuso se non si è in fase di deglutizione). Lo strato più interno ha un epitelio pavimentoso, stratificato, non cheratinizzato che quindi può andare incontro ad abrasioni se il cibo non è sufficientemente lubrificato. L’esofago supera il diaframma, passa attraverso lo iato esofageo e comunica con lo stomaco attraverso il cardias (sfintere che da accesso al lume gastrico). Anatomia 1- lez. 5 2/05/2024 REVISIONATA STOMACO Lo stomaco è una dilatazione del tubo digerente, è un sacco di natura muscolare membranosa che è localizzato al di sotto del diaframma a livello della settima vertebra toracica fino alla terza lombare, si trova nel quadrante superiore sinistro dell’addome. Ha una forma a j dove la porzione superiore a contatto con il diaframma si chiama fondo dello stomaco (inizia a livello del cardias), la porzione principale si chiama corpo dello stomaco e termina con il piloro che è uno sfintere. Il fondo prende rapporto con il diaframma ed ha una forma di cupola e segue la cupola diaframmatica, il corpo è la regione più ampia e l’orifizio pilorico è il punto di sbocco del cibo nel primo tratto dell’intestino tenue (duodeno). Lo stomaco presenta due curvature, una più piccola superiore (si chiama piccola curvatura di circa 10 cm) e una più grande a livello del corpo (si chiama grande curvatura). Il cibo ingerito si accumula, rimane nello stomaco per un periodo di tempo ed inizia la digestione chimica di alcune componenti, in particolare si ha la formazione di chimo. Lo stomaco è costituito da quattro regioni: cardias fondo corpo piloro Anatomia 1- lez. 5 2/05/2024 REVISIONATA Lo stomaco internamente si caratterizza dalla presenza di pieghe con andamento longitudinale (si chiamano pliche gastriche), in modo tale che il cibo si fermi in corrispondenza di esse e venga attaccato dagli enzimi digestivi. Esternamente è circondato da peritoneo, ma a livello della piccola curvatura si trova una membrana sierosa chiamata piccolo aumento che si estende fino al fegato e serve a mantenere stabile la connessione tra i due; invece a livello della grande curvatura si ha il grande aumento che copre tutti gli organi addominali. L’epitelio è cilindrico semplice caratterizzato da cellule che secernono muco, e poi è presente uno strato di tonaca muscolare cioè muscolatura liscia che serve alla contrazione per favorire l’espulsione del secreto ghiandolare (ghiandole si trovano sia sul fondo dello stomaco che sul corpo) fino al lume dello stomaco. E’ costituito da cellule parietali che secernono acido cloridrico e un fattore che serve per assorbimento di vitamina b12, inoltre sono presenti le cellule principali che producono pepsinogeno, precursore della pepsina, enzima responsabile della degradazione delle proteine. Ci sono anche cellule di natura endocrina che producono tante sostanze tra cui anche la gastrina. INTESTINO TENUE L’intestino tenue viene chiamato anche intestino piccolo o canale digerente ed è un canale muscolare continuo. Esso si trova all’interno della cavità addominale e inizia dallo sfintere pilorico dello stomaco. Dallo stomaco arriva il chimo (un prodotto acido) che in seguito all’assorbimento di circa il 90% dei nutrienti all’interno del tenue diventa chilo. Il cibo ingerito rimane nell’intestino per circa 12 ore e in media nell’arco della giornata passano dai 9 ai 10 litri di materiale derivato dalla digestione. DUODENO E’ la prima parte dell’intestino tenue (in comunicazione con lo sfintere pilorico), il suo nome deriva dal latino che significa lungo 12 dita infatti ha una lunghezza di circa 25 cm. Ha una conformazione a C perchè gira attorno alla testa del pancreas. Avendo una forma a C si può suddividere in 4 segmenti: superiore, discendente, orizzontale e ascendente (da cui continuerà il digiuno). Alla fine del duodeno è presente una zona ristretta detta fessura duodenodigiunale che segna il passaggio dal duodeno al digiuno. Sono presenti due fori che sono i due punti di sbocco per i dotti che riversano il loro secreto a livello duodenale; essi prendono il nome di papille duodenali e sono: -papilla duodenale minore( di santorini) che apre il dotto pancreatico accessorio -papilla duodenale maggiore( di Vater) che media l’ingresso del dotto coledoco, (derivante dalla cistifellea) ed il dotto pancreatico principale che media l’ingresso di enzimi pancreatici all’interno del duodeno. Perciò all’interno del duodeno entrano enzimi pancreatici ed epatici che aiutano l’assorbimento dei nutrienti. DIGIUNO E ILEO Il digiuno è lungo circa 2,5 metri ed è il punto in cui avviene la maggior parte della digestione chimica e assorbimento di nutrienti. L'ileo è lungo circa 3,6 metri e termina con la valvola ileocecale. Essa controlla che il chilo prosegua il cammino verso l’intestino crasso ed impedisce la risalita dall’intestino crasso. A livello dell’ileo termina l’assorbimento di sali biliari e della vitamina B12 L’assorbimento è facilitato dalla presenza di pliche sulla superficie interna formate dal ripiegamento della mucosa e sottomucosa intestinale. A loro volta le pliche contengono ulteriori estroflessioni della mucosa per formare i villi intestinali (presenti per la maggior parte a livello del digiuno). Ogni villo è strutturato da una superficie di mucosa esterna e irregolare formata da microvilli ed al centro un asse di tessuto connettivo. all’interno dell’asse centrale sono presenti numerosi capillari arteriosi e venosi e vasi chiliferi (linfatici). Ai bordi di ciascun villo sono presenti delle rientranze dette cripte intestinali di Galeazzi -Lieberkuhn contenenti numerose ghiandole secretorie; l’epitelio ghiandolare è composto da cinque tipi cellulari: enterociti cellule caliciformi mucipare cellule di Paneth (secreto acidofilo per il controllo della flora intestinale) cellule endocrine (producono gastrina ed enterogastrone, secretina e colecistochinina) cellule indifferenziate (si differenziano in diversi tipi cellulare per il rinnovo dell’epitelio) INTESTINO CRASSO il chilo, superata la valvola ileocecale, arriva nell’intestino crasso. Esso è formato da cieco, colon e retto. Il chilo subisce ulteriori modificazioni principalmente mediate dalla flora batterica intestinale e l’assorbimento di acqua sodio e cloro, alla fine ne usciranno feci e gas. Il cieco e il colon sono formati da tenie, cioè dei nastri longitudinali di tonaca muscolare. tra le tenie sono presenti dei caratteristici solchi che delimitano delle gibbosità. A livello del crasso passa circa 1 litro di materiale digerito al giorno. CIECO Il chilo proveniente dall’ileo entra nell’intestino cieco attraverso la valvola ileocecale che impedisce il flusso inverso. Il rilasciamento della muscolatura circolare della valvola è determinato dal riflesso gastro-ileale, indotto dall’arrivo del bolo alimentare nello stomaco. Nella parete postero-mediale del cieco è disposta l’appendice vermiforme, formata da pareti ricche di tessuto linfoide. Il suo ruolo è di controllare lo stato fisiologico dell’intestino crasso. APPENDICE VERMIFORME L’infiammazione a carico delle pareti del crasso comporta il rigonfiamento dell’appendice, di conseguenza l’apporto di sangue è compromesso e si osserva proliferazione batterica. La muscolatura liscia della parete si contrae e produce spasmi. Se questo rigonfiamento non viene trattato, si può diffondere il contenuto settico nel peritoneo causando peritonite, potenzialmente letale. Il trattamento è l’appendicectomia cioè l'eliminazione chirurgica dell’appendice. COLON Il colon può essere suddiviso in 4 regioni che rispettivamente in continuità dal cieco sono: -colon ascendente è in continuità con il cieco e poi piega formando la flessura epatica/ destra del colon. -colon trasverso che piega di nuovo a livello della milza formando la flessura splenica/sinistra del colon -colon discendente che piega di nuovo con la flessura sigmoidea -colon sigmoideo da cui poi inizierà il retto. Le differenze tra intestino tenue e crasso sono: -i. tenue ha parete più sottile e diametro lume inferiore -nell’i. crasso non sono presenti i villi intestinali -più cellule calciformi (muco) e ghiandole nell’ i. crasso -grandi noduli linfatici presenti nell’i. crasso RETTO E CANALE ANALE In continuazione con il colon sigmoideo troviamo l’ultimo tratto dell’intestino crasso, cioè la porzione del retto. La parete del retto appare liscia perchè non presenta tenie e gibbosità. E’ formato da due regioni, una è un tubo muscolare verticale in cui ci sono tre pliche trasversali dette valvole rettali con il compito di concentrare le feci verso l’ampolla rettale. Alla fine del retto è presente il canale anale (in comunicazione con l’ano) in cui sono presenti dei restringimenti detti sfinteri anali con il compito di impedire la defecazione involontaria. Il meccanismo di questi sfinteri è regolato sia dal sistema nervoso volontario che involontario. In particolare abbiamo dei fasci di muscolatura liscia che formano lo sfintere anale interno ed altri muscoli scheletrici striati che formano lo sfintere anale esterno. GHIANDOLE ANNESSE AL CANALE DIGERENTE Ci sono anche una serie di organi accessori che fanno parte dell’apparato digerente, con il compito di produrre enzimi e tamponi per le funzioni digestive e per riversarli nel tubo digerente (es. le ghiandole salivari). Ci sono anche altri organi accessori con il compito di deposito ed immagazzinamento. FEGATO l’organo accessorio più importante è il fegato, un organo intraperitoneale, ed è la ghiandola più grande presente nel corpo umano rappresentando circa il 2% del peso di un adulto. Quest’organo ha 3 funzioni principali (la terza più importante per l’apparato digerente): 1.Regolazione metabolica: il sangue refluo dell’a. digerente entra nel circolo portale epatico e fluisce nel fegato 2.regolazione ematologica: riserva di sangue 3.produzione della bile: prodotta da epatociti, accumulata nella cistifellea e riversata nel duodeno. La bile è formata da: acqua, bilirubina (pigmento che ne conferisce il colore) per neutralizzare l’acidità del chimo, sali biliari che emulsionano i lipidi per l’assorbimento. Il fegato è circondato da una capsula di tessuto connettivo detta capsula di Glisson ed è caratterizzato dalla presenza di due lobi nella sua faccia anteriore formati dai suoi legamenti. -legamento falciforme è formato da due foglietti posti sulle facce anteriore e superiore del fegato e classicamente viene considerato il divisore dei suoi lobi destro e sinistro. Superiormente i due foglietti divergono e costituiscono il legamento coronario (sospeso al diaframma) -legamento rotondo è un residuo della vena ombelicale e costituisce la prosecuzione inferiore del legamento falciforme e sporge dal fegato nella cavità addominale, dividendo, sulla superficie posteriore dell'organo, il lobo sinistro dal lobo quadrato. nella faccia posteriore del fegato sono presenti altre caratteristiche importanti: - delle concavità date dalle impronte degli organi sottostanti. Sul lobo sinistro e quadrato l’impronta gastrica mentre sul lobo sinistro impronta surrenale, renale e duodenale. -L’ilo, costituito da una depressione posta sulla superficie inferiore del fegato, collocata posteriormente al lobo quadrato e anteriormente al lobo caudato. Riceve il fascio neurovascolare diretto verso il fegato costituito principalmente da: - due condotti biliari epatici, uno che va a livello del duodeno ed uno verso la cistifellea. - arteria epatica - vena porta - vasi linfatici - nervi che costituiscono il plesso nervoso epatico Il sistema portale epatico è un circolo di drenaggio permesso dai vasi dell’ilo. Il sangue venoso assorbe i nutrienti dell’i. tenue, stomaco, pancreas (sangue povero di O2 ma ricco di nutrienti) e fluisce direttamente nel fegato tramite la vena porta. Per compensare l’arteria epatica propria porta sangue ricco di ossigeno. La capsula connettivale che circonda il fegato si ramifica formando dei setti che dividono il tessuto epatico in lobuli epatici (unità strutturali e funzionali). I lobuli epatici sono composti da epatociti disposti in lamine a forma di raggi di ruota. Al centro di questi lobuli troviamo la vena centrolobulare, mentre agli angoli nello spazio portale (o triadi portali) troviamo rami della vena porta, dell’arteria epatica e dei dotti biliari. Il sangue ricco di nutrienti scorre all’interno di ciascun lobulo, all’interno gli epatociti assorbono le sostanze e producono la bile rilasciata nei canalicoli biliari—>duttuli biliari—>dotti biliari. La bile confluisce nei dotti biliari principali destro e sinistro i quali convergono nel dotto comune (esce dal fegato). Da qui: -Nel dotto coledoco che si apre nel duodeno -Nel dotto cistico diretto alla cistifellea. CISTIFELLEA E’ un piccolo sacchettino posto nella parte viscerale del fegato con la funzione di immagazzinamento della bile (l’acidifica). La cistifellea termina con un canale detto dotto cistico che si collega al dotto epatico comune. Esso prosegue e prende il nome di coledoco che raggiunge il duodeno nella papilla duodenale maggiore. E’ formata da 3 strati: mucosa, lamina propria e muscularis externa. La superficie mucosa del dotto cistico presenta delle pieghe (valvola spirale). Questo previene l’indebita uscita di bile dalla cistifellea. La secrezione di bile da parte del fegato è continua. La bile prodotta passa dalle vie biliari intraepatiche a quelle extraepatiche, raccogliendosi nel coledoco, e poi nella colecisti per mezzo dei dotti epatico comune e cistico. Durante il digiuno, lo sfintere di Oddi contratto impedisce il flusso della bile nel duodeno; la bile si accumula nei dotti finché la colecisti si riempie per la crescente pressione. L’ormone colecistochinina-pancreozimina stimola la contrazione della vescichetta biliare e un meccanismo coordinato assicura il contemporaneo rilassamento dello sfintere di Oddi. In questo modo la vescichetta biliare si svuota e la bile passa nel duodeno. PANCREAS E’ un organo retroperitoneale con una forma a C allungata per l’ingombro del duodeno. Il pancreas è costituito da tre parti: -la testa avvolta da duodeno, -il corpo che si allunga verso la milza -coda E’ attraversato da due grossi dotti, Il dotto pancreatico principale(di Wirsung) che si estende dalla coda fino alla testa e dal dotto pancreatico accessorio(di Santorini). Questi dotti drenano le secrezioni pancreatiche verso il duodeno nella papilla duodenale maggiore e minore. Le cellule del pancreas producono il succo pancreatico formato da enzimi digestivi e bicarbonato (funzione esocrina) ma anche una funzione endocrina grazie agli isolotti del Langerhans che producono insulina e glucagone. SISTEMA CARDIO CIRCOLATORIO Lezione 7 E’ costituito dal cuore, dal sangue e dai vasi, troviamo due tipi di vasi in questo sistema che sono le vene e le arterie. In linea di massima le arterie portano il sangue lontano dal cuore mentre le vene lo riportano al cuore. Si possono distinguere due diverse circolazioni: - circolo polmonare ha lo scopo di trasportare il sangue ricco di anidride carbonica verso i polmoni per far avvenire una riossigenazione del sangue. - circolo sistemico fornisce sangue ricco di ossigeno ad ogni tessuto del corpo riportando il sangue “scaricato” al cuore, che lo reintroduce nel circolo polmonare. CUORE Il cuore è l’elemento in comune tra le due circolazioni ed è l’organo principale del sistema cardio-circolatoria. È situato nella cavità pericardica, essa è delimitata da una membrana sierosa chiamata pericardio. Si trova circa al centro della cavità toracica quindi all’interno del mediastino medio. Anteriormente al cuore si trova lo sterno, inferiormente il diaframma e posteriormente la colonna vertebrale. Il pericardio è formato da due foglietti che sono: -pericardio sieroso, strato più interno che può essere diviso in altri due foglietti (parietale e viscerale). C’è un piccolo spazio tra i due foglietti (cavità pericardica) al cui interno viene riversato il liquido pericardico per lubrificare l'attrito durante le contrazioni. -pericardio fibroso, ha il compito di ancorare il cuore al diaframma, sterno ed al mediastino posteriore. STRATI PARETE CARDIACA La parete cardiaca è costituita da tre strati (dall’esterno verso l’interno): - epicardio Parete viscerale del pericardio sieroso, è una membrana liscia, trasparente ed elastica. Formato da epitelio di rivestimento pavimentoso semplice (mesotelio ) ed è separato dal miocardio da uno strato molto sottile di connettivo sottoepicardico (t.areolare). - miocardio tonaca muscolare del cuore. Strati di t. muscolare cardiaco, t. connettivo vasi e nervi. Muscolatura atriale sottile organizzata in fasci muscolari propri e comuni. Nei ventricoli questi fasci muscolari formano 3 strati:.strato sotto-epicardico (superficiale, formato da fasci muscolari comuni).strato intermedio (formato da fasci muscolari propri).strato profondo, o sotto-endocardico (costituito da fasci muscolari comuni) - endocardio è una lamina biancastra e semitrasparente che riveste internamente le cavità del cuore e le valvole. Si distinguono endotelio parietale ed endotelio valvolare. Formato da epitelio di rivestimento pavimentoso semplice (endotelio) sovrastato da uno strato di connettivo areolare SCHELETRO FIBROSO DEL CUORE Scheletro fibroso: tessuto connettivo di fibre elastiche, reticolari e collagene situato a livello del piano valvolare.Le funzioni dello scheletro fibroso sono: -Stabilizzare i cardiomiociti e le valvole -Sostegno fisico ai cardiomiociti -Distribuire le forze di contrazione -Rinforzare la valvole e impedire una eccessiva espansione del cuore -Fornire elasticità per contrazione ripetuta -Isolare atri da ventricoli. Forma una serie di anelli fibrosi che circondano le valvole. ANATOMIA DI SUPERFICIE DEL CUORE Il cuore è leggermente spostato a sinistra rispetto alla linea mediana e ruotato a sinistra. L'impronta lasciata sul polmone sinistro è maggiore caratterizzandolo con dimensioni minori rispetto al destro. Guardando il cuore si possono distinguere due porzioni: -la base, ampia porzione superiore del cuore da cui emergono grossi vasi -l’apice, estremità inferiore a punta Suddividendo il cuore in margini avremo la base sul margine superiore, l’apice nel margine inferiore, l'atrio destro nel margine destro ed il ventricolo sinistro nel margine sinistro. Dall’esterno si possono notare delle differenze tra la faccia posteriore ed anteriore del cuore. Nella faccia anteriore o sterno-costale si possono vedere: -solco interventricolare anteriore (decorrono vasi che servono all’irrorazione del cuore). Segna il limite tra i ventricoli. -auricola, propaggine dell’atrio destro che aumenta il volume per colmare lo spazio tra la vena cava superiore e la radice dell’aorta. -solco coronario (perpendicolare all’asse maggiore del cuore). Segna il limite tra atrio destro e ventricolo destro. Nella faccia posteriore o diaframmatica invece si possono notare: -seno coronario, canale venoso che raccoglie il sangue refluo dai vasi coronarici che formano la circolazione intrinseca del cuore -solco interventricolare posteriore (separa il ventricolo destro dal ventricolo sinistro) Il cuore è suddiviso in 4 camere (atrio dx/sx e ventricolo dx/sx) separate dalla presenza di un setto di natura muscolare. ciascun atrio comunica col sottostante ventricolo mediante l’orifizio atrio ventricolare munito di valvola atrio-ventricolare. ATRIO DESTRO L’atrio destro riceve sangue povero di ossigeno dalla circolazione sistemica portandolo verso la circolazione polmonare per riossigenarlo. L’atrio destro riceve il sangue dalla vena cava superiore ed inferiore. La vena cava inferiore richiede una sorta di valvola (valvola di Eustachio) per impedire al sangue di defluire verso il basso per la gravità. La parete interna degli atrii (sia dx che sx) presenta dei rilievi carnosi di muscolatura miocardica organizzati parallelamente gli uni agli altri e vengono detti muscoli pettinati. Si trovano soprattutto a livello dell’auricola ed aiutano a raggiungere la massima espansione per contenere più volume di sangue e per la spinta del sangue verso il ventricolo. (Auricola del ventricolo destro è più accentuata rispetto a quella di sinistra). Durante lo sviluppo fetale c’è una comunicazione tra atrio dx e sx grazie al foro di Botallo che durante lo sviluppo si richiude lasciando una piccola fossa detta fossa ovale. VENTRICOLO DESTRO Riceve il sangue povero di ossigeno dall’atrio destro attraverso la valvola atrio-ventricolare tricuspide e poi lo eietterà nel tronco polmonare, esso si dividerà nelle arterie polmonari per dare il via al circolo polmonare. Le pareti dei ventricoli non sono lisce ma presentano delle strutture (trabecole) per favorire l’espansione e l’espulsione. Queste strutture si classificano in tre tipi: -primo tipo o muscoli papillari, un limite aderente alla parete del ventricolo mentre l’altro sporge all’interno della camera terminando con delle corde tendinee -secondo tipo, a ponte -terzo tipo, adese alla parete del cuore ATRIO SINISTRO Anche l’atrio di sinistra è caratterizzato dalla presenza dei muscoli pettinati e dell’auricola ma sono meno visibili rispetto all'atrio destro. Riceve il sangue ricco di ossigeno dalle vene polmonari e lo manda nel ventricolo sinistro attraverso la valvola atrio-ventricolare bicuspide o mitrale. VENTRICOLO SINISTRO Il sangue ricco di ossigeno arrivato nel ventricolo sinistro verrà eiettato nel circolo sistemico. I due ventricoli si possono distinguere dallo spessore, il ventricolo di sinistra ha uno spessore della parete muscolare circa 3 volte più spesso rispetto a quello di sinistra. Il ventricolo sinistro deve spingere il sangue nella circolazione sistemica (verso ogni punto del corpo) e di conseguenza deve esercitare molta più pressione rispetto a quello di destra. VALVOLE CARDIACHE vengono suddivise in due tipi in base a cosa separano -valvole atrio-ventricolari suddividono atrio e ventricolo, sono formate da lembi fibrosi triangolari detti cuspidi tenuti in tensioni dai muscoli papillari. Ne fanno parte la valvola tricuspide (destra) e la valvola mitrale (sinistra). -valvole semilunari, polmonare tra ventricolo dx e tronco polmonare e quella aortica tra ventricolo sx ed aorta ascendente. Sono formate da tre lembi con una concavità, per questo vengono anche dette a nido di rondine. Lezione 7 del 20/05/2024 [ Ripasso lezione precedente ] Nella porzione destra del cuore passa il sangue povero di ossigeno che viene mandato nella circolazione polmonare. In questo modo il sangue viene riossigenato, reimmesso nella porzione sinistra del cuore e mandato nella circolazione sistemica attraverso il ventricolo sinistro. Atrii e ventricoli funzionano in simultanea: si riempiono prima le cavità atriali, successivamente il sangue passerà nelle cavità ventricolari. Nel momento di diastole (il momento di rilassamento della parete muscolare) il ventricolo è rilassato: il sangue entra nell’atrio destro, passa attraverso la valvola tricuspide nel ventricolo di destra così come per il lato sinistro il sangue entra nell’atrio sinistro e passa nel ventricolo sinistro attraverso la valvola mitrale. Inizia così la fase di sistole ventricolare: la parete dei ventricoli si contrae e si eietta il sangue verso i vasi arteriosi. Nel ventricolo di destra, attraverso la valvola polmonare semilunare, l’eiezione del sangue sarà verso il tronco polmonare che a sua volta si divide in arterie polmonari di destra e di sinistra; analogamente nel ventricolo di sinistra il sangue viene eiettato verso il primo tratto dell’aorta passando per la valvola aortica semilunare. Quando il medico ausculta il battito cardiaco si sente un rumore dato proprio dalla fase di sistole e di diastole dato dall’apertura e dalla chiusura delle valvole. Questo suono è chiamato Lub-dup: Lup per la chiusura delle valvole atrioventricolari (dx e sx) e dup per la chiusura valvole semilunari. Il ritmo cardiaco è garantito dalla presenza di cellule specializzate dette cellule pacemaker perché sono caratterizzate dalla possibilità di generare e condurre segnali elettrici e si trovano a livello dell’atrio destro subito al di sotto della zona di confluenza della vena cava superiore nel nodo seno atriale. Sempre nell’atrio destro, in prossimità della valvola tricuspide, si trova il nodo atrioventricolare in cui sono presenti altre cellule eccitabili che sono il grado di generare il ritmo sinusale con una frequenza minore (una degenerazione di queste cellule causa una bradicardia). Nel nodo seno atriale insorgono quelli che sono gli stimoli di contrazione del cuore che vengono portati a livello del nodo atrioventricolare e vengono propagati alla restante parte del cuore. Lezione 7 del 20/05/2024 Questo impulso propagato dal nodo atrioventricolare si diffonde verso il miocardio grazie alla presenza di fibre che formano il fascio di Hiss che decorre lungo tutto il setto interventricolare e si biforca in branche di destra e sinistra, contattando le altre pareti laterali, fino all’apice del cuore. A livello dei ventricoli queste branche generano delle fibre del Purkinje che raggiungono tutti i distretti del cuore. Questo fa sì che vi sia una prima fase di diastole ventricolare quindi il rilassamento della parete del ventricolo con la fase di sistole finale, dove il sangue viene poi spinto all'esterno. CIRCOLAZIONE PERIFERICA Il cuore naturalmente ha bisogno di essere vascolarizzato e ci sono quindi un sistema di vasi propri del cuore che servono da un lato a vascolarizzare il miocardio e dall'altro un sistema venoso che drena il sangue refluo proprio dalle pareti cardiache. I vasi che costituiscono la circolazione del cuore sono le coronarie (circolazione coronarica) e sono le prime arterie che originano a partire dall'arco aortico. Le arterie coronarie sono due, una di sinistra e una di destra, e una volta originate si dividono in diversi rami per vascolarizzare le pareti cardiache fino all'apice. L'arteria coronaria di sinistra si divide in due rami e irrora l’atrio e il ventricolo sinistro. L'arteria coronaria di destra origina tre rami e irrora la porzione destra del cuore: atrio e ventricolo destro e il nodo senoatriale. Naturalmente sia la coronaria destra che sinistra irrorano il setto interventricolare e il sistema di conduzione del cuore. Il sistema di vene è ciò che permette di drenare il sangue refluo dalle pareti cardiache che confluiscono in una vena principale, ad eccezione di alcune, detta seno coronario che si trova sulla faccia diaframmatica del cuore. Il seno coronario raccoglie quindi il sangue da tutte le altre vene coronariche più piccole in particolare da quelle che sono le due principali vene del cuore: Magna, che è la più grande e porta il sangue dall’apice e Media che porta il sangue palla parte. Il sangue refluo del cuore arriva nell'atrio destro e viene emesso nella circolazione polmonare per essere ossigenato. Lezione 7 del 20/05/2024 I vasi sanguigni sono degli organi cavi e sono di due tipi: - Le arterie che sono efferenti, cioè trasportano il sangue dal cuore verso le parti periferiche; - Le vene sono i vasi afferenti, cioè si dirigono verso il cuore. Le arterie hanno dimensioni maggiori e vanno via via a creare ramificazioni formando una rete di capillari che hanno dimensioni di 9-12 µm di diametro, che si anastomizzano. Capillari arteriosi e venosi formano questa rete vascolare in cui il sangue povero di ossigeno si riossigena oppure, a livello dei distretti periferici, l'organo consuma ossigeno; quindi, il sangue passa da essere ossigenato ad essere poco ossigenato. I vasi sanguigni sono costituiti da tre tonache: - tonaca intima, quella più interna. È costituita da endotelio che poggia su una lamina basale connettivale (presenza di membrana elastica interna). Possiede una barriera selettivamente permeabile ai materiali che entrano escono dal flusso sanguigno. Secerne sostanze chimiche che stimolano la costrizione o dilatazione dei vasi. Respinge le cellule del sangue e le piastrine in modo che fluiscano e non aderiscano alla parete del vaso. - tonaca media, quella intermedia. Formata da muscolo liscio (quindi diametro controllato dal sistema nervoso autonomo), collagene, e tessuto elastico. Muscolo liscio ed elastico variano tra vasi di diametro diverso: se le arterie diminuiscono di calibro cala la componente elastica a favore di quella muscolare. Quindi le arterie elastiche sono dette di conduzione e sono più vicine al cuore; le arterie muscolari, dette di distribuzione, regolano il flusso di sangue alle diverse parti del corpo. La tonaca media rinforza i vasi e impedisce alla pressione sanguigna di romperli. Lezione 7 del 20/05/2024 - tonaca avventizia, quella più esterna. Forma guaina di tessuto connettivo attorno al vaso. Costituita principalmente da collagene con fascette disperse di fibre elastiche che conferiscono rigidità e stabilità del vaso. La differenza di dimensione tra vene e arterie è che nelle arterie la pressione del sangue è maggiore quindi la parete muscolare è più spessa proprio perché c'è più muscolo liscio e più fibre elastiche per resistere alla pressione. Nelle arterie il lume è minore ma la parte muscolare della tonaca media è più spessa e ricca di fibre elastiche. Per questo le arterie non collassano in sezioni di tessuto. Le vene sono caratterizzate da un lume di dimensioni maggiori ma hanno meno tessuto muscolare, più tessuto connettivo, perché la tonaca che prevale è quella avventizia. In sezione hanno bisogno di maggiore sostegno per questo tendono a collassare. Man mano che ci si allontana dal cuore i vasi si restringono fino ai capillari arteriosi che formano una rete vascolare di anastomosi con i capillari venosi. I capillari venosi aumentano di dimensione man mano che ci si avvicina al cuore quindi avremo prima il passaggio di sangue in quelle che si chiamano venule, poi nelle vene di medio calibro e infine delle grandi vene che si aggettano direttamente al cuore. Esistono anche diversi tipi di capillari a seconda di come le cellule endoteliali della tonaca intima sono connesse tra loro: - Capillari continui, quando le cellule dell'endotelio sono strettamente connesse le une alle altre. Ciò impedisce il passaggio di molte sostanze attraverso l'endotelio come proteine e grandi molecole, ma permette il passaggio di glucosio. - Capillari fenestrati dove le cellule endoteliali presentano dei pori, delle fenestrazioni e quindi questo garantisce il passaggio di piccole molecole come gli ormoni nei vasi sanguigni. Vasi tipici di alcuni distretti del sistema nervoso dove vengono prodotti e rilasciati gli ormoni come nell'ipofisi. - Capillari sinusoidi caratterizzati da discontinuità tra le cellule endoteliali e presentano pori molto più grandi e larghi. Ciò garantisce il passaggio di proteine, ma anche il passaggio di cellule del sistema immunitario. Questi capillari sono tipici di organi linfoidi fegato, midollo osseo e milza. Il sangue venoso, al contrario di quello arterioso, ha una pressione minore e deve contrastare la forza di gravità: bisogna evitare che ci sia il cosiddetto reflusso del sangue verso il basso e per fare questo i grossi vasi venosi, in particolare quelli degli altri inferiori, presentano le cosiddette valvole venose che non sono delle vere e proprie, ma pieghe della tonaca intima. Quindi il sangue che tende a riscendere verso il basso, va a chiudere questi lembi valvolari e facendo sì che il sangue non possa ritornare indietro. La spinta del sangue verso il cuore contro gravità è favorita da quella che si chiama pompa muscolare scheletrica, cioè, causata dalla contrazione dei nostri muscoli soprattutto durante il movimento. Questa contrazione è valida sia per la muscolatura degli arti ma anche per la muscolatura respiratoria: durante la respirazione le fasi di aumento e riduzione della casta toracica spingono il sangue verso l'alto. CICLO POLMONARE Il sangue attraverso il tronco polmonare arriva ai polmoni che, essendo circondati da una serie di reti capillari avvolte attorno ai singoli alveoli, scambia anidride carbonica che ritorna verso l'alveolo e ossigeno che passa invece nell'endotelio. Il più grande vaso arterioso che origina dal cuore è l’aorta, da qui originano le coronarie, di destra e di sinistra. Lezione 7 del 20/05/2024 L’aorta è costituita da diverse porzioni: - Aorta ascendente, perché risale. L’aorta poi piega a sinistra verso il basso e forma quello che è l'arco aortico. Dall'arco aortico si originano tre grossi vasi: tronco brachiocefalico che si divide a sua volta in arteria succlavia destra e arteria carotide comune destra, arteria carotide comune sinistra e arteria succlavia sinistra. Le arterie succlavie forniscono sangue a braccia, torace, spalle, schiena, cervello e midollo spinale; le arterie carotidi forniscono sangue al cervello. Le carotidi si dividono a livello della laringe in carotide esterna (collo, faringe, laringe, esofago, mandibola e faccia) ed interna (cranio ossa temporali). A livello del cervello esistono una serie di vasi che formano dei circuiti arteriosi anastomotici: circolo di Willis. - Aorta discendente è la porzione che si è ripiegata verso il basso. Attraversa la cavità toracica e addominale. Al di sopra del diaframma è chiamata aorta toracica mentre al di sotto è chiamata aorta addominale. L’aorta toracica darà origine a tutte le arterie che forniranno sangue agli organi, ai muscoli del torace. L’aorta addominale fornisce sangue ricco di ossigeno ai visceri e alle pareti muscolari dell'addome. L'aorta addominale decorre fuori del peritoneo e arriva fino alla regione inguinale dove, a livello della vertebra lombare 4, e qui si divide in due grossi rami dando origine alle arterie iliache comuni di destra e di sinistra che poi proseguiranno per andare agli arti. Si può vedere come dall’arteria addominale si genera l'arteria iliaca, da questa alti vasi per irrorare tutto l'arte inferiore, la coscia e la gamba fino a raggiungere gli strati periferici come la pianta del piede. Per la circolazione venosa dobbiamo fare un percorso al contrario: dalla periferia il sangue povero di ossigeno, il sangue refluo, viene portato verso il cuore. Man mano le vene, che prima erano capillari venosi, poi venule dal calibro minore, si aggettano in vene dal calibro più grande fino ad arrivare alle due vene principali: quelle cava superiore che drena il sangue refluo dalla porzione superiore del corpo e quindi riceve il sangue dalla testa, dal collo, dalle spalle, dal torace e dagli altri superiori e quella cava inferiore che drena il sangue refluo dalla parte inferiore del corpo. Entrambe confluiscono direttamente nell’atrio destro del cuore. Così come avevamo dei grossi vasi arteriosi che passavano a livello del collo, abbiamo anche dei grossi vasi venosi, come le vene vertebrali, e la vena giugulare interna e esterna che si aggettano direttamente nella cava superiore. Anche in questo caso il cervello è circondato da una fitta rete di vene cerebrali superficiali e Lezione 7 del 20/05/2024 profonde che si svuotano in ampie vene chiamate SENI VENOSI DURALI: seno sagittale superiore ed inferiore, seni trasversi, seni cavernosi, seni petrosi e seno occipitale. A livello del torace abbiamo la vena cefalica e la vena ascellare che si uniscono nella superficie esterna della prima costola per formare la vena succlavia. La vena succlavia passa davanti alla clavicola ed entra nella cavità toracica per formare la vena brachiocefalica. A livello della prima e seconda costola la vena brachiocefalica destra e sinistra si fondono per formare la vena cava superiore. Le vene che raccolgono il sangue refluo povero di ossigeno ma ricco di nutrienti dal tubo digerente (nella porzione sottodiaframmatica), dalla milza, dalla cistifellea, e dal pancreas, confluiscono in un tronco venoso comune, la vena porta, che penetra nell'ilo del fegato e attraversa quest'ultimo, prima di versare nella vena cava inferiore tramite le vene epatiche. Nel fegato utilizzano il sangue ricco di nutrienti per produrre la bile per favorire la digestione dei grassi, quindi dalla vena cava inferiore il sangue non è più ricco di nutrienti. Analogamente per gli arti inferiori esistono una serie di vasi venosi che decorrono verso le vene iliache di destra e di sinistra e infine verso la vena cava inferiore come: le vene tibiali, le safene, le vene femorali. IL SISTEMA LINFATICO Il sistema linfatico è un sistema che ha qualche connessione con la vascolarizzazione, perché nel passaggio del sangue tra la porzione arteriosa e la porzione venosa vengono rilasciati dei liquidi nei tessuti che devono essere riassorbiti. Il non riassorbimento causerebbe edemi, quindi ristagno di liquidi nel tessuto, a gonfiore e ad un aumento degli altri. I vasi linfatici recuperano i liquidi persi durante la circolazione e vengono immessi nei capillari linfatici sotto forma di linfa con una consistenza simile al plasma. Analogamente ai vasi sanguigni anche i vasi linfatici hanno dimensioni differenti: capillari linfatici, vasi collettori, tronchi e dotti linfatici. La peculiarità dei vasi linfatici è di essere a fondo cieco, quindi è un sistema unidirezionale per cui la linfa entra nel capillare e scorre seguendo un'unica direzione: dalla periferia verso la circolazione venosa, poiché la linfa verrà riversata nella circolazione venosa evitando la perdita di liquidi. Sono presenti e distribuiti in tutto il corpo, in particolare a livello intestinale troviamo i vasi chiliferi: sono all'interno dei villi intestinali e sono specializzati nel captare la linfa derivante dal tratto intestinale che è più lattiginosa perché è ricca di grassi assorbiti dall'intestino. Lezione 7 del 20/05/2024 I dotti linfatici sono due: - Dotto linfatico destro perché riceve la linfa dalla regione destra del torace e della testa, - Dotto toracico, è quello principale e riceve la linfa da tutte le altre regioni del corpo, anche dalle porzioni posteriori. È il più lungo, il più grande, si trova sulla sinistra. La linfa passa attraverso i linfonodi, che sono accumuli di tessuto linfatico, e viene analizzata. I linfonodi sono ricchi di cellule del sistema immunitario, in particolare e linfociti e hanno due funzioni: - Filtrano la linfa. I macrofagi controllano la presenza di eventuali residui infiammatori, microorganismi, cellule che possono entrare attraverso il sistema linfatico per rallentarne la diffusione e i linfociti controllano l’eventuale presenza di antigeni. Ogni linfonodo è dato di una zona corticale, dove vengono moltiplicati i linfociti B che si differenziano in plasmacellule (diversi dai globuli bianchi), e zona midollare composta da cordoni midollari costituiti da linfociti, plasmacellule, macrofagi. I principali organi che fanno parte del sistema linfatico sono: - La milza, che è il più grande organo linfatico, si trova nella cavità addominale, al di sotto del diaframma, più o meno tra la decima e la dodicesima costa. Si trova sul lato sinistro incuneata tra lo stomaco, il rene di sinistra è coperto dal diaframma. Ha una faccia diaframmatica e una faccia gastrica renale proprio perché è in rapporto con lo stomaco e con il rene. Nella milza troviamo aggregati di linfociti e macrofagi che si localizzano in quella che si chiama polpa bianca. Esiste poi una regione che si chiama polpa rossa della Milza ricca di eritrociti, poiché la Milza è l’organo in cui inizia l'eliminazione delle cellule del sangue e il riciclo dell'emoglobina degradandola a bilirubina. - Il Timo è una grossa ghiandola, localizzata nella regione del mediastino anteriore tra lo sterno e l'arco aortico. La sua dimensione varia a seconda dell’età: è molto grande nei bambini e si riduce via via nell'adulto. Esiste una zona corticale e una zona midollare. Nella porzione più esterna, quindi nella corticale, troviamo delle cellule staminali linfoidi che danno origine ai linfociti del timo, linfociti T, che maturano e poi entrano nella zona midollare. Quest’ultima zona è costituita da ammassi di cellule reticolari cheratinizzate: corpuscoli timici (di Hassal) che producono ormoni per il differenziamento delle cellule T.