Lezione 26 - Il Trecento Italiano: Verso il Rinascimento (PDF)
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Simona Fanini
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Questo documento fornisce una panoramica del periodo artistico del Trecento italiano, concentrandosi sulla pittura e gli artisti chiave, come Giotto. Parla delle tecniche, del contesto storico, e di opere importanti come quelle della Basilica di San Francesco ad Assisi, e degli affreschi di Santa Cecilia e Santa Maria in Trastevere a Roma. Questo documento è parte di un corso preparatorio all'esame di guida turistica.
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CORSO DI PREPARAZIONE ALL’ESAME DI GUIDA TURISTICA 26. Il Trecento italiano: verso il Rinascimento (XIV secolo) a cura di Simona Fanini Il Trecento e la pittura Già dalla seconda metà del Duecent...
CORSO DI PREPARAZIONE ALL’ESAME DI GUIDA TURISTICA 26. Il Trecento italiano: verso il Rinascimento (XIV secolo) a cura di Simona Fanini Il Trecento e la pittura Già dalla seconda metà del Duecento incominciava a definirsi la pittura italiana, cioè una nuova concezione, che, come già riportato nelle pagine precedenti, si opponeva soprattutto allo stile bizantino. Un processo, questo, che durò per circa un secolo. In contrapposizione ai dettami dell’arte di Bisanzio, quella praticata dai nostri artisti era una rappresentazione più naturalistica e più razionale: le forme e le figure dovevano rappresentare la realtà. Dovevano, in parole povere, osservandole in un riquadro dipinto, dare l’illusione di godere la realtà offerta attraverso una finestra. Per arrivare a ciò si doveva superare il problema della bidimensionalità di una superficie pittorica piatta creando artificiosamente la terza dimensione, cioè l’effetto di profondità. Come Giotto, Annuncio a Sant’Anna, Cappella degli Scrovegni, 1303-1305 oggi ben conosciamo, le tecniche principali per ottenere quest’ultima sono due: il chiaroscuro, per creare tridimensionalità e volumetria, e la prospettiva, per creare spazio in profondità. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Il cantiere della Basilica di San Francesco di Assisi Nella Basilica di San Francesco, Superiore e Inferiore, oltre a Giotto, hanno lavorato: i pittori romani Cavallini, Torriti, altri maestri italiani, come il Maestro di Santa Chiara, e stranieri, come il Maestro d'Oltralpe, e più tardi i senesi come Simone Martini e Pietro Lorenzetti. La Basilica si offre quindi come un importantissimo documento per lo studio della pittura di questi secoli e permette di confrontare stili che appartengono a tempi, culture e personalità artistiche diverse. In base ad una recente ricostruzione, i primi interventi pittorici nella Basilica Superiore sembrano essere gli affreschi eseguiti dal Maestro d'Oltralpe, negli anni 1270-75. Seguono gli interventi di Cimabue e del Cavallini nel 1277-83, che lavorano nella zona del coro e del transetto. Seguono gli affreschi delle volte e delle parti alte delle pareti eseguiti negli anni 1290-95 dalla squadra dei maestri romani guidati dal Cavallini e quella di Cimabue e dei suoi allievi, tra i quali compare anche il nome di Giotto. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Pietro Cavallini Artista attivo principalmente a Roma e a Napoli tra l'ultimo quarto del Duecento e il primo decennio del Trecento. Scarse e variamente interpretate, secondo la vicenda critica tradizionale, sono le notizie documentarie relative al maestro. Una prima menzione si ha in un atto di compravendita datato 2 ottobre 1273 in cui un certo "Petrus dictus Cavallinus de Cerronibus" compare come testimone assieme a Bartholomeus Johannis Cerronis. Nel 1308, un documento della cancelleria angioina di Napoli registra un pagamento di 30 once d'oro a favore del "magister Petrus Cavallinus de Roma pictor", insieme alla concessione da parte di re Carlo II di una casa e una pensione; il 15 dicembre dello stesso anno un altro atto conferma la concessione di tali benefici da parte di Roberto d'Angiò. La storiografia ha pesato in modo talora affatto acritico l'affermazione vasariana secondo cui Cavallini fu allievo di Giotto, affermazione che appare piuttosto squisitamente campanilistica, mirata a riaffermare la supremazia della scuola toscana su quella romana. L'attuale situazione documentaria - in accordo del resto con i caratteri dell'opera cavalliniana - sembra in ogni caso delineare un'anzianità di Cavallini rispetto a Giotto di quasi una generazione. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Santa Maria in Trastevere a Roma Si tratta di un ciclo - sei scene della Vita della Vergine (Nascita di Maria, Annunciazione, Natività, Adorazione dei Magi, Presentazione al Tempio, Dormitio Virginis) e un pannello votivo ove figurava in origine, oltre alla data, anche la firma di Cavallini, con il committente dell'opera, Bertoldo Stefaneschi, presentato alla Vergine e al Bambino dai ss. Pietro e Paolo - caratterizzato da un impianto spaziale fortemente tridimensionale, soprattutto nella resa delle architetture (Nascita di Maria, Annunciazione, Presentazione al Tempio) e nel saldo plasticismo con cui sono costruite le figure dei personaggi. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Santa Maria in Trastevere a Roma Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Santa Cecilia in Trastevere a Roma A S. Cecilia, infatti, oltre al celeberrimo affresco di controfacciata con il Giudizio universale, dove si è riconosciuta unanimemente la mano di Cavallini in prima persona, le pareti della navata accoglievano in origine un ciclo vetero e neotestamentario di cui si conserva il registro superiore, scandito da una serie di incorniciature e motivi architettonici dipinti. La saldezza di impianto delle figure, la loro classica monumentalità, i sottili e curatissimi passaggi cromatici con cui sono costruite le strutturate volumetrie dei corpi fanno di questo affresco un punto nodale per la concezione dello spazio pittorico medievale. Per quanto riguarda i registri più bassi della decorazione originaria delle pareti della navata, si conservano a destra ampi frammenti di tre scene con le Storie di Isacco e Giacobbe e a sinistra parte di un'Annunciazione e una grande figura di S. Michele Arcangelo. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Santa Cecilia in Trastevere a Roma Per quanto riguarda i registri più bassi della decorazione originaria delle pareti della navata, si conservano a destra ampi frammenti di tre scene con le Storie di Isacco e Giacobbe e a sinistra parte di un'Annunciazione e una grande figura di S. Michele Arcangelo. Se queste ultime due immagini appaiono dovute a maestranze di bottega ben più deboli di Cavallini, i frammenti delle Storie di Isacco sono opera di un pittore che per sicurezza di impianto e originalità di ductus si colloca a un livello di vera eccellenza qualitativa. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Tomba del Cardinale Matteo di Acquasparta Santa Maria in Ara Coeli a Roma Dell’imponente lavoro effettuato da Cavallini nella chiesa romana di Santa Maria in Aracoeli non rimangono che poche tracce. Sappiamo da Vasari che in questo edificio, intorno al 1298, l’artista decorò l’abside, poi demolita nella seconda metà del XVI secolo. È arrivato fino a noi l’affresco della lunetta nella tomba del cardinale Matteo d’Acquasparta, con la Madonna e il Bambino in trono tra i santi Matteo e Francesco. Tipicamente cavalliniana è la monumentale e classicheggiante impostazione delle figure. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Santa Maria in Ara Coeli a Roma Di recente, nella Cappella Baylon, è stato scoperto, dietro una tela seicentesca e architetture ottocentesche, un altro affresco con La Vergine, il Bambino e i santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, che la critica riconduce alla bottega del Cavallini e che alcuni considerano autografo del maestro. L’affresco potrebbe essere stato realizzato subito prima o in concomitanza con il ciclo di Assisi, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta del Duecento. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Cappella Brancaccio San Domenico Maggiore a Napoli Dal 1308, Cavallini fu sicuramente a Napoli, presso la corte prima di Carlo II d’Angiò e poi di suo figlio, Roberto d’Angiò, ma della sua attività napoletana non è rimasto nulla di attribuibile con certezza. È chiaro, però, che nel corso del suo lungo soggiorno napoletano, durato circa dieci anni, l’artista svolse una vasta attività al servizio dei sovrani angioini. Potrebbe aver lavorato nel Duomo (Cappella Tocco, con figure di santi e apostoli entro architetture dipinte) e nella Chiesa di Santa Maria Donnaregina (navata, arco trionfale e Cappella Loffredo), ma con il largo concorso di alcuni collaboratori, soprattutto di Filippo Rusuti, e, secondo alcuni, anche agli affreschi della Cappella Brancaccio in San Domenico Maggiore, databili al 1308, con Storie dei Santi Andrea e Giovanni, il Martirio di San Giovanni Evangelista, una Crocifissione, le Storie della Maddalena e un Noli me tangere. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Coro delle monache in S. Maria Donnaregina a Napoli Edificato nel XIV secolo assieme alla chiesa in stile gotico, in posizione sopraelevata rispetto alla navata, sorretto da pilastri, il coro delle monache è raggiungibile subito dopo l'ingresso in chiesa tramite una scala che permette di raggiungere il primo piano del convento. Non si sa quale sia l'attribuzione certa degli affreschi; sapendo tuttavia che a Napoli hanno comunque fatto scuola artisti di passaggio in città come Giotto e Pietro Cavallini, le supposizioni al riguardo vedono comunque i rimandi, diretti o indiretti, a questi due autori, in particolar modo al Cavallini. Al romano sono infatti probabilmente da ascrivere il Giudizio Universale sulla parete di fondo, con alcune raffigurazioni di Apostoli e di Profeti. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Il cantiere della Basilica di San Francesco di Assisi Cavallini lavorò anche fuori Roma. La sua presenza, alla fine degli anni Ottanta del Duecento, tra i grandi decoratori della Basilica superiore di Assisi, impegnati sui ponteggi delle Storie del Vecchio Testamento e Storie del Nuovo Testamento, non risulta dai documenti ma oggi è ritenuta molto probabile dalla critica. Il pittore romano, d’altro canto, fu sotto contratto con l’ordine francescano assieme a Cimabue, Giotto e l’artista assisiate Puccio Capanna, ma quale sia stato il suo ruolo rimane ancora un mistero. Difficile escludere una sua significativa presenza ad Assisi. Ricordiamo che, alla fine del XX secolo, gli studiosi Federico Zeri e Bruno Zanardi decisero di attribuire a Cavallini, e non a Giotto, il ciclo con le Storie di San Francesco; tuttavia, questa ipotesi non ha avuto seguito. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Giotto Giotto da Bondone, forse diminutivo di Ambrogio o Angiolo, conosciuto semplicemente come Giotto nasce intorno al 1267, forse a Vespignano, nel Mugello, ma più probabilmente a Firenze: ad ogni modo, fin dall’infanzia è in città assieme alla famiglia. Tra gli anni Settanta e Ottanta compie la sua formazione avendo probabilmente Cimabue come maestro. Forse compie anche un viaggio a Roma. Intorno al 1295 inizia a lavorare al Crocifisso di Santa Maria Novella, uno dei suoi capolavori più noti. Parallelamente può aver iniziato in quest’anno a lavorare agli affreschi della Basilica Superiore di Assisi. Tuttavia la paternità giottesca degli affreschi assisiati è ancora oggetto di indagine e di accese discussioni. Intorno al 1300 realizza le Stimmate di san Francesco per la chiesa di San Francesco a Pisa: il dipinto è oggi conservato al Louvre. Nel 1300 Giotto è a Roma dove realizza alcune opere che non sono sopravvissute. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Madonna con Bambino a San Giorgio alla Costa Firenze Dipinto a tempera su tavola, con fondo oro, attribuito dalle fonti antiche e dalla critica moderna a Giotto, databile al 1295 ca., proveniente dalla chiesa fiorentina di San Giorgio alla Costa e in ora deposito presso il Museo dalle collezioni dell’arcidiocesi di Firenze. Il trono è in marmi intarsiati a mosaico e richiama simbolicamente un’architettura ecclesiale: Maria è madre e immagine della Chiesa, Cristo ne è il capo. Gli angeli ai lati del trono rimandano a quelli descritti nella Bibbia a ornamento dell’Arca dell’Alleanza dove il popolo eletto conservava le tavole della legge, per significare che Maria è la nuova arca, che ha contenuto il verbo incarnato. Questa Madonna col Bambino è per cultura, tempo e stile molto vicina alla statua di medesimo soggetto, detta Madonna “dagli occhi di vetro” di Arnolfo di Cambio, eseguita per la facciata della Cattedrale (ora nel Museo) e così anche i marmi del trono richiamano da vicini quelli della stessa facciata medievale, i cui frammenti sono nel museo. Il dipinto è stato colpito dall’esplosione dell’attentato terroristico dei Georgofili: durante il restauro una scheggia è stata lasciata a monito nel petto dell’angelo a destra dell’osservatore. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Affreschi Basilica Superiore Assisi Nessuno studioso è riuscito a riconoscere la mano di Giotto negli affreschi del coro e del transetto della Basilica superiore di San Francesco. Gli affreschi con le Storie di Isacco illustrano due episodi del Vecchio Testamento: L’inganno di Giacobbe e Isacco che respinge Esaù. I due affreschi sono diversi da tutti quelli che, sino ad allora, erano stati realizzati ad Assisi. Tanto innovativi e moderni da far apparire improvvisamente vecchie e datate le opere dei due maestri anziani, che pure erano lì in forza della loro fama. Isacco respinge Esaù, Basilica Superiore Assisi Benedizione di Isacco a Giacobbe, Basilica Superiore Assisi Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Affreschi Basilica superiore Assisi Si ritiene comunemente, come indicato nella tradizione storiografica a partire già dalle testimonianze più antiche (Riccobaldo Ferrarese, Ghiberti e Vasari), che gli affreschi del ciclo francescano di Assisi siano di mano di Giotto. Studi recenti di Federico Zeri e di Bruno Zanardi, restauratore della Basilica di Assisi dopo il terremoto del 1997, hanno nuovamente messo in dubbio l'attribuzione a Giotto di tutto il ciclo, che potrebbe essere opera di maestri romani, con a capo Pietro Cavallini, l'unico grande pittore gotico che stranamente non sarebbe presente nel Cantiere di Assisi. Secondo questa tesi la mano di Giotto si individuerebbe soltanto negli affreschi della Basilica inferiore, gli unici che mostrano la medesima tecnica pittorica degli affreschi della Cappella degli Scrovegni di Padova. La "questione giottesca" di Assisi è tuttora aperta, ma diversi studiosi, dopo i tentennamenti iniziali, sembrano ormai più propensi a mantenere l'attribuzione tradizionale a Giotto, per l'inconfondibile maniera di organizzare le scene, la padronanza della prospettiva intuitiva negli sfondi, il realismo, l'eloquenza senza fronzoli dei gesti e delle fisionomie. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Affreschi Basilica inferiore Assisi La Cappella della Maddalena è la terza laterale destra nella navata centrale della Chiesa inferiore della Basilica, l'ultima verso il transetto nord. Venne commissionata da Teobaldo Pontano, vescovo di Assisi, a Giotto che ci lavorò con la sua bottega tra il 1307 e il 1308, poco dopo aver realizzato gli affreschi padovani della Cappella degli Scrovegni. Lungo tutte le superfici della Cappella sono raffigurati episodi della vita della Santa, tratti dai Vangeli e dai racconti della tradizione cristiana. Nel registro mediano, sulla parete ovest sono raffigurate le scene evangeliche della Risurrezione di Lazzaro e della Cena in casa del fariseo, mentre su quella est il Noli me tangere ed il Viaggio di Maria Maddalena verso Marsiglia con un miracolo della Santa. Nelle lunette superiori delle due pareti sono affrescati episodi della vita eremitica di Maria Maddalena, mentre nei quadri del registro più basso il vescovo Pontano è ritratto come devoto della Santa e di san Rufino, patrono di Assisi. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Crocifisso Santa Maria Novella (1290-1295) Giotto abbandonò l'iconografia del Cristo inarcato a sinistra, tipica di Giunta Pisano e Cimabue, per dipingerlo in una posa più naturalistica: tutto il corpo sprofonda verso il basso come è evidenziato dalle braccia che corrono oblique e non più parallele al terreno. La testa ciondola in avanti anziché essere appoggiata sulla spalla e anche il busto sporge in avanti rispetto al ventre e al bacino in un doloroso abbandono. Le ginocchia sono piegate in avanti sotto il peso del corpo, piuttosto che quella tradizionalmente legata alla pittura bizantina. Giotto dispose le gambe incrociate e bloccate da un solo chiodo sui piedi, in una maniera già usata da Nicola Pisano nella lunetta della Deposizione nel portale sinistro del Duomo di Lucca (1270 circa). Colpiscono anche i dettagli delle mani che, ormai prive di forza, hanno le dita mollemente proiettate in avanti rispetto ai palmi inchiodati alla croce, con un'illusione prospettica mai vista prima. Il Cristo di Giotto è più tridimensionale ed occupa uno spazio più voluminoso rispetto a quelli precedenti di Cimabue. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Mosaico della Navicella in San Pietro a Roma Fino al 1300 c'è un vuoto di alcuni anni nella produzione di Giotto. Ferdinando Leopoldo Del Migliore menziona nel XVII secolo che Giotto lavorò a Roma ai tempi di Papa Bonifacio VIII, pontefice dal 1295 al 1303. Secondo le fonti, dunque, il Mosaico della Navicella va ascritto a Giotto e Jacopo Stefaneschi (1270-1343) ne fu il committente. Del resto il cardinale Stefaneschi, salito alla porpora nel 1295 con il titolo di San Giorgio al Velabro, fu canonico di San Pietro dal 1291 al 1341. In termini cronologici, il mosaico venne realizzato tra il 1305 ed il 1313. Il Mosaico della Navicella ebbe vita tutt’altro che facile. Infatti subì due spostamenti dalla sua sede originale durante il XVII secolo; per conseguenza, nel primo caso un distacco dalla parete e un taglio in tre parti e, nel secondo caso, un’altra serie di tagli. Dell’opera originale di Giotto non resta molto, il rifacimento seicentesco è infatti preponderante. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Crocifisso di Rimini Sicura è la presenza del pittore a Rimini, come ricordò anche il contemporaneo Riccobaldo Ferrarese, ma non è chiara la data della sua permanenza. Tuttavia nel suo testo Riccobaldo menziona pitture di Giotto ad Assisi, Rimini e Padova, facendo ritenere che il soggiorno a Rimini seguì quello di Assisi (intorno al 1290-1297) e precedette quello di Padova (1303- 1305). L'analisi stilistica dell'opera permette di post-datare il crocifisso dopo quello di Santa Maria Novella a Firenze, a causa della figura più snella e della stesura pittorica più morbida e fusa in quello riminese, in sintonia con le opere del periodo Padovano. L'aria mesta ma non drammatica del volto di Cristo indicano tuttavia che l'opera fu precedente al crocifisso di Padova e ai successivi, dove il Cristo ha un volto più sofferente. Anche il numero delle decorazioni a semicerchio o quarto di cerchio sugli angoli della croce, in numero intermedio tra quelli del tutto assenti a Firenze e i numerosi di Padova o del Crocifisso Ognissanti, permettono di pre-datare il crocifisso di Rimini rispetto a quello di Padova. Una datazione intorno al 1301-1302 sembra quindi la più corretta ed è oggi accettata dalla maggior parte degli studiosi. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Cappella degli Scrovegni a Padova La cappella fu commissionata da Enrico degli Scrovegni, figlio di Rinaldo, facoltoso usuraio padovano, che agli inizi del Trecento aveva acquistato da un nobile decaduto, Manfredo Dalesmanini, l'area dell'antica arena romana di Padova. Qui provvide a edificare un sontuoso palazzo, di cui la cappella era oratorio privato e futuro mausoleo familiare. Chiamò ad affrescare la cappella il fiorentino Giotto, il quale, dopo aver lavorato con i francescani di Assisi e di Rimini, era a Padova chiamato dai frati minori conventuali ad affrescare la sala del Capitolo, la cappella delle benedizioni e forse altri spazi nella Basilica di Sant'Antonio. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Cappella degli Scrovegni a Padova Il ciclo affrescato da Giotto in soli due anni, tra il 1303 e il 1305, si dispiega sull’intera superficie interna della Cappella narrando la Storia della Salvezza in due percorsi differenti: il primo con le Storie della Vita della Vergine e di Cristo dipinto lungo le navate e sull'arco trionfale; il secondo inizia con i Vizi e le Virtù, affrontate nella pozione inferiore delle pareti maggiori, e si conclude con il maestoso Giudizio Universale in controfacciata. La prima grande rivoluzione compiuta da Giotto a Padova è nella rappresentazione dello spazio: si possono ammirare esempi di "prospettiva" e di resa della terza dimensione che anticipano di cent'anni le teorie rinascimentali. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Cappella degli Scrovegni a Padova La seconda è l'attenzione rivolta alla rappresentazione dell'uomo, nella sua fisicità ed emotività: ciò viene ben espresso da Giotto nelle Storie della Vita della Vergine e di Cristo in cui emergono con intensità le gioie e i dolori umani, di cui restano significativi e celebri esempi la tenerezza del bacio di Gioacchino ed Anna ne L'incontro alla Porta Aurea e la disperazione delle madri in lacrime ne La strage degli innocenti. Il soffitto voltato è un manto azzurro di stelle e presenta dei tondi le figure di Maria, di Cristo e dei Profeti. Nel presbiterio si conserva ancora il gruppo scultoreo Madonna con il Bambino tra due angeli realizzato dal grande scultore Giovanni Pisano all'inizio del Trecento. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Cappella degli Scrovegni a Padova Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Trittico Stefaneschi Il trittico (dipinto a tre scomparti) trae il nome dal cardinale Jacopo Caetani degli Stefaneschi, che lo fece eseguire per l'antica Basilica di S. Pietro. Esso è dipinto su ambedue i lati poiché doveva essere visto sia dal sacerdote sia dai fedeli. Sul lato posteriore, sono raffigurati Cristo in trono con Angeli e il cardinale Stefaneschi, tra la Crocifissione di S. Pietro a sinistra e il Martirio di S. Paolo a destra; nella predella sottostante la Madonna col Bambino in trono tra due angeli e i dodici apostoli. Sul lato anteriore rivolto verso i fedeli sono rappresentati S. Pietro in trono con il cardinale Stefaneschi, che tiene tra le mani il modellino del trittico, papa Celestino I nella tavola centrale e in quelle laterali, S. Giacomo e S. Paolo a sinistra, S. Giovanni Evangelista e S. Andrea a destra; della predella rimane solo uno scomparto con tre Santi. Il dipinto fu realizzato da Giotto con la collaborazione della bottega tra il 1315 e il 1320. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini San Giovanni in Laterano a Roma Da una copia di Jacopo Grimaldi in un manoscritto della Biblioteca Ambrosiana si può ricostruire l'aspetto originale dell'affresco, molto più grande del frammento conosciuto, mostrante papa Bonifacio VIII nell'atto di indire il primo Giubileo e di benedire la folla dall'altro della loggia lateranense, affiancato da un chierico e da un cardinale (forse Francesco Caetani) e, al di fuori del baldacchino papale, numerosi altri prelati disposti in due gruppi simmetrici a destra e a sinistra. Vasari (1550) parlò di un ritratto del papa in San Giovanni eseguito da Giottino. Scrittori successivi, tra XVI e XVII secolo, menzionarono l'affresco riferendolo a Cimabue o a Giotto o riportando entrambe le ipotesi. Più tardi venne riaffermato il rapporto diretto con Giotto. Nel 1952 il frammento fu restaurato e alleggerito dalle numerose ridipinture. Le precarie condizioni di conservazione però hanno impedito una piena valutazione del frammento, oscillando nell'attribuzione tra la mano diretta del maestro o quella degli assistenti di bottega. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Cappella Peruzzi a Santa Croce a Firenze Edificata durante la prima fase di costruzione della chiesa attuale, la cappella era di patronato della famiglia Peruzzi, ricchi banchieri che abitavano nel quartiere. Fu questa famiglia a commissionare a Giotto la decorazione della cappella, la cui datazione è discussa, ma che fu eseguita probabilmente a ridosso del 1310. Sulle pareti si fronteggiano le Storie di san Giovanni Battista e di san Giovanni Evangelista, ai quali la cappella è dedicata. Sulle vele della volta sono presenti i simboli dei quattro Evangelisti, nell’intradosso dell’arco otto Busti di profeti, mentre sulla parete di fondo resta solo un frammento con l’Agnello mistico. Data la larghezza limitata della cappella, Giotto ha impostato la struttura prospettica delle composizioni in funzione di un punto di vista dall’arco d’ingresso, con le scene che presentano sfondi architettonici complessi e studiatissimi. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Cappella Bardi a Santa Croce a Firenze La cappella è dedicata a san Francesco e fin dalla sua origine è legata ai Bardi, potenti banchieri che in Santa Croce ebbero il patronato di quattro cappelle. La struttura architettonica risale alla prima fase di costruzione dell’attuale chiesa, e quindi al 1295-1310. Probabilmente la decorazione venne commissionata da Ridolfo de’ Bardi a Giotto che la dipinse, certamente dopo il 1317 e forse entro il 1321, sintetizzando le Storie di san Francesco in sette scene: tre per parete, a cui si aggiunge il riquadro con le Stimmate sopra l’arcone visibile solo dal transetto. I riquadri narrano le fasi più significative della vita del Santo. Giotto organizza le scene rappresentando san Francesco nelle varie fasi della sua vita, in modo da garantire una chiarezza che permetta allo spettatore di coglierne facilmente il significato. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Madonna Ognissanti Questa grande pala d’altare, dipinta da Giotto nel 1310 circa, è un caposaldo della storia dell’arte. Fu dipinta per la chiesa fiorentina di Ognissanti, da cui il nome. Maria, con in braccio il figlio Gesù, siede su un trono come una regina, iconografia che dà il titolo di Maestà con cui questo e altri dipinti di soggetto analogo sono noti. La Vergine sorregge il bambino, che benedice con la mano destra tenendo nella sinistra una pergamena arrotolata, simbolo di sapienza. Intorno al trono, un tabernacolo cuspidato intarsiato con marmi policromi che richiama l’architettura gotica in voga verso il 1300, si collocano un gruppo di angeli e santi. Gli angeli inginocchiati ai piedi del trono offrono vasi con rose e gigli, fiori che alludono alla purezza e alla carità, mentre i due ai lati del trono porgono una corona e una pisside, un oggetto liturgico che allude probabilmente alla Passione di Cristo. I santi sono parzialmente coperti dall’architettura e dalle aureole e questo, oltre a suggerire l’esistenza di uno spazio concreto entro il quale si collocano le figure, intende evocare anche l’intitolazione della chiesa per la quale tavola fu realizzata, Ognissanti a Firenze. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Giotto a Napoli Nel 1328 venne chiamato dal re Roberto d'Angiò a Napoli e vi rimase fino al 1333, insieme alla nutrita bottega. Il Re lo nominò "famigliare" e "primo pittore di corte e nostro fedele" (20 gennaio 1330), a testimoniare l'enorme considerazione che Giotto aveva ormai raggiunto. Gli assegnò anche uno stipendio annuo. La sua opera è molto ben documentata (ne rimane il contratto, utilissimo per conoscere come era strutturato il lavoro nella sua bottega), ma a Napoli rimane oggi molto poco dei suoi lavori: un frammento di affresco raffigurante la Lamentazione sul Cristo Morto in Santa Chiara e le figure di Uomini Illustri dipinte negli strombi delle finestre della Cappella di Santa Barbara in Castelnuovo, che per disomogeneità stilistiche sono attribuibili ai suoi allievi. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Polittico Baroncelli Il polittico, che oggi è inserito in una cornice rinascimentale che ne ha alterato l'originaria forma cuspidata (mutilando anche il pannello centrale in alto), è a cinque scomparti. Al centro si vede l'Incoronazione della Vergine e ai lati un'affollata rappresentazione di tutti i santi in gloria con angeli musicanti, che evocano il paradiso, in cui la scena principale ha luogo. I pannelli principali sono di qualità molto alta, ma l'impaginazione spaziale differisce da altre opere di Giotto, per quanto affollate, come la Dormitio Virginis. Notevole è però la concezione dei cinque pannelli come un'unica scena, in cui tutti gli sguardi corrono alla parte centrale. Tra le parti migliori della tavola i gruppi di angeli: quelli offerenti vasi di fiori al centro sono simili a quelli nella Maestà di Ognissanti, sebbene più modesti, mentre ricco e vario è il gruppo di angeli musicanti in primo piano nei pannelli laterali. Le scelte cromatiche sono raffinate e preziose. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Polittico di Bologna Il polittico, realizzato da Giotto e dalla sua bottega probabilmente a Firenze, è una delle tre opere firmate dall'artista: la firma in lettere dorate appare visibile sul gradino del trono. Il dipinto era in origine destinato all’altare della Cappella Magna del Palazzo Apostolico, costruito a Bologna, nei pressi dell’attuale porta Galliera, per ospitare il Papa di ritorno da Avignone e andato distrutto poco dopo. È un capolavoro di raffinatezza e Giotto, protagonista indiscusso dell’arte italiana del Trecento, mostra, insieme ai suoi collaboratori, tutto il suo talento nella resa dei particolari, nell’eleganza degli ornati e nel gioco di alternanza dei colori, creando un’opera destinata a onorare l’autorità del Papa e a incidere profondamente sulla vita artistica di Bologna. I santi, identificati dalle scritte sottostanti, occupano le singole tavole. Al centro la Vergine, imponente e massiccia, è seduta su un trono di marmi chiari strutturato in modo da suggerire l’idea di una profondità spaziale. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Giotto architetto a Firenze Trascorse gli ultimi anni lavorando anche come architetto, quasi sempre a Firenze dove è nominato il 12 aprile 1334 Capomastro dell'Opera di Santa Reparata (cioè dei cantieri aperti in piazza del Duomo) e soprintendente delle opere pubbliche del Comune. Per questo incarico percepiva uno stipendio annuo di cento fiorini. Secondo Giovanni Villani cominciò il 18 luglio dello stesso anno il lavoro di fondazione del Campanile del Duomo che diresse fino alla costruzione dell'ordine inferiore con i bassorilievi. Prima del 1337, data della morte, andò a Milano presso Azzone Visconti, ma le opere di questa fase sono tutte scomparse. Rimase però traccia della sua presenza soprattutto nell'influenza esercitata sui pittori lombardi del Trecento, come la Crocifissione della chiesa di San Gottardo in Corte. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini I giotteschi Pressoché tutta la pittura del XIV secolo in Italia si trova a dover fare i conti con la lezione giottesca: Giotto infatti si era reso responsabile di una autentica rivoluzione che, da Firenze, Assisi e Padova, ovvero i maggiori centri dove l’artista fiorentino lavorò, si irradiò in diverse zone d’Italia, soprattutto al nord. Tuttavia, i principali artisti non proposero semplici imitazioni del dettato giottesco, ma ognuno declinò lo stile del maestro secondo il proprio gusto, il proprio sostrato culturale, la propria inclinazione personale. Firenze: Taddeo Gaddi (1300 circa - 1366), Bernardo Daddi (Firenze, 1290 circa - 1348 circa) e Maso di Banco (Firenze, notizie dal 1341 al 1346); Milano: Giovanni da Milano (notizie dal 1346 al 1369) Emilia: Vitale da Bologna (notizie dal 1330 al 1359) e Tommaso da Modena (1326 – 1379) Romagna: Giovanni da Rimini (notizie dal 1292 al 1309) e Giuliano da Rimini (notizie dal 1307 al 1324) Veneto: Paolo Veneziano (notizie dal 1333 al 1358), Giusto de’ Menabuoi (1320730-1390), Altichiero da Zevio (1330-1393) Annibaldo Annibaldi, Tommaso da Modena Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Taddeo Gaddi (1300 ca.-1366) Taddeo fu probabilmente, come d'altra parte afferma il Vasari, il discepolo di Giotto con maggior talento o comunque quello che meglio riuscì a portare avanti lo stile del grande maestro. Nel 1347 è ricordato in testa a un elenco dei migliori pittori di Firenze. Tra le sue opere la più importante è il ciclo degli affreschi con Storie della Vergine nella Cappella Baroncelli della Basilica di Santa Croce a Firenze (1328- 1338). Poco dopo dovette attendere anche alla pittura delle Formelle dell'armadio della sacrestia di Santa Croce, oggi alla Galleria dell'Accademia a Firenze, a Monaco di Baviera e a Berlino. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Taddeo Gaddi (1300 ca.-1366) Le Formelle dell'armadio della sacrestia di Santa Croce sono una serie di ventotto dipinti a tempera e oro su tavola (circa 35x30 cm ciascuna formella, tranne le prime e le ultime delle due serie, misuranti 35x25 cm circa, e le due semilunette di 67x76 cm ciascuna) di Taddeo Gaddi, databili al 1335-1340 circa e conservati in massima parte nella Galleria dell'Accademia a Firenze. Esse riproducono le Storie di Gesù (tredici formelle a quadrilobo), le Storie di san Francesco (tredici quadrilobi) e una lunetta divisa tra Ascensione e Annunciazione. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Maso di Banco (… - 1348) Di Maso di Banco si hanno notizie biografiche piuttosto scarse: dovrebbe essere nato a Firenze (o dintorni) a cavallo tra il XIII e il XIV secolo e probabilmente morì nel 1348 a causa della peste nera. La sua presenza nei cicli giotteschi in Santa Croce a Firenze e la sua formazione nella bottega di Giotto sono unanimemente riconosciute. Con buona certezza gli viene attribuita l'esecuzione degli affreschi della Cappella di San Silvestro in Santa Croce del 1336-1338 circa. La famiglia dei Bardi di Vernio infatti gli commissionò il ciclo intendendo raffigurarvi le Storie di Costantino e di San Silvestro. Il Ghiberti e il Vasari gli attribuiscono una valente maestria sia nella pittura che nella scultura: così in forma dubitativa gli vengono attribuiti i rilievi romboidali con i Sacramenti del campanile di Santa Maria del Fiore. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Bernardo Daddi ( 1290 - 1348) Nato nella valle del Mugello in località Salto vicino Pulicciano, Borgo San Lorenzo, fu fiorentino nello stile, lavorò nella bottega di Giotto assieme a tutti coloro che saranno gli interpreti dello stile tardo del maestro. Rispetto agli stilemi giotteschi, nel Daddi si nota una pittura più raffinata che si avvicina probabilmente alla più aristocratica (e più apprezzata dall'alta borghesia) arte senese nei modi di Ambrogio Lorenzetti. L'utilizzo più complesso e curato del colore e dei tratti si evolverà poi in quelle che saranno le caratteristiche dominanti perfettamente identificabili nelle sue opere più tarde. L'Incoronazione della Vergine, tavola del 1344 per la chiesa di Santa Maria Novella a Firenze e fulgido capolavoro del più poetico e raffinato tra i seguaci di Giotto, è una delle più solenni e trionfali figurazioni cristiane, che ha conosciuto una notevolissima fortuna soprattutto nell'arte dei secoli XIV e XV. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Andrea Orcagna (1310 -1368) Apprese il mestiere da Andrea Pisano e Giotto di Bondone, con i suoi fratelli Jacopo e Nardo di Cione, a loro volta artisti. Nel 1357 firmò e datò una delle sue opere più importanti, il polittico con Cristo in trono e santi per la Cappella Strozzi di Mantova in Santa Maria Novella a Firenze, commissionato nel 1354 da Tommaso di Rossello Strozzi. Dal 1352 al 1359 fu capomastro di Orsanmichele, al cui interno è ancora presente il tabernacolo da lui realizzato nella navata destra, capolavoro scultoreo della seconda metà del Trecento fiorentino. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Andrea Orcagna (1310 -1368) Collaborò in veste di architetto e consulente alla fabbrica di Santa Maria del Fiore e fu dal 1358 al 1362 capomastro del Duomo di Orvieto, ove realizzò il celebre rosone della facciata. Fra le altre opere attribuitegli, la cappella dell'Annunciazione e resti di affreschi nel coro di Santa Maria Novella, la grande Crocifissione e Ultima cena nel refettorio di Santo Spirito e frammenti di un Trionfo della morte nel museo di Santa Croce. Di datazione incerta è la Cacciata del Duca d'Atene in Palazzo Vecchio. Tabernacolo nell’Orsanmichele Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Giovanni da Milano (1325 -1370) Giovanni da Milano (Caversaccio, 1325-1330 circa – 1370 circa) è stato un pittore italiano, attivo tra Firenze e Milano tra il 1346 e il 1369. Importante esponente della pittura gotica, fu, con Giottino, il più significativo innovatore della scuola giottesca fiorentina nella seconda metà del secolo. Riuscì ad operare una sintesi fra l'arte del gotico francese e la pittura italiana, non cadendo in un'emulazione di maniera della lezione di Giotto e riuscendo a svincolarsi dal gusto arcaizzante della cultura figurativa locale. Tra le sue opere più importanti gli affreschi della Cappella Rinuccini in Santa Croce a Firenze, raffiguranti Scene della vita della Vergine. Nel 1365 dipinge anche la commovente Pietà per il convento di S. Girolamo alla Costa (oggi all'Accademia di Firenze). Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Agnolo Gaddi (1350 -1396) Nacque intorno al 1350, dal momento che il primo documento che lo ricorda, datato 2 ottobre 1369, lo vede lavorare a Roma col fratello maggiore Giovanni e i compagni di apprendistato Giovanni da Milano e Giottino. La sua arte, dal tono spesso garbatamente fiabesco, mostra un legame mai reciso con gli schematismi giotteschi della prima metà del Trecento, aggiornato con qualche suggestione tardogotica. Agnolo Gaddi affrescò, su commissione di Jacopo degli Alberti, la Cappella Maggiore della chiesa di Santa Croce a Firenze con la Leggenda della Vera Croce, seguendo la duecentesca Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine (molto cara ai francescani). Nel 1391 Agnolo Gaddi affrescò la Cappella del Sacro Cingolo nel Duomo di Prato. Nel 1394 infatti era di nuovo presente a Firenze, dove ricevette incarichi per la chiesa di San Miniato al Monte e per la Cattedrale. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Vitale da Bologna (1310-1360) Vitale da Bologna fu il principale rappresentante della scuola pittorica locale trecentesca, tra i protagonisti della pittura gotica in Emilia. Attivo soprattutto a Bologna, Vitale lavorò anche a Udine, dove è attestato tra il 1348 e il 1349, e a Pomposa nel 1351. Attorno agli anni '40 invece ottenne degli incarichi a Ferrara. In Friuli, dove decorò la cappella maggiore della Cattedrale di Udine, lasciò una forte eredità nella produzione artistica successiva, forse favorita dall'insediamento a Udine di parte della sua bottega. La tavola del San Giorgio e il drago esposta nella Pinacoteca Nazionale di Bologna, è considerata tra i suoi capolavori. Il ciclo di affreschi nella chiesa di Sant'Apollonia di Mezzaratta, staccati nel 1949 e oggi conservati nella Pinacoteca Nazionale di Bologna, rappresentano la prova della raggiunta maturità di Vitale da Bologna Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Tommaso da Modena (1326 -1379) Scarse sono le notizie sulla sua attività giovanile, cui appartengono alcuni affreschi nel Duomo di Modena e due notevoli tavolette a Modena presso la Galleria Estense e a Bologna presso la Pinacoteca. Molto importante è la successiva attività a Treviso realizzatasi in varie riprese; a una prima fase (1352) risalgono i 40 ritratti di domenicani nella Sala capitolare del Convento di San Nicolò; successivi sono gli affreschi sui pilastri dell'attigua chiesa, come San Gerolamo, Sant'Agnese e San Romualdo. La migliore vena narrativa venne espressa anche nel Ciclo di Sant'Orsola nella chiesa di Santa Margherita degli Eremitani, del 1360-66, oggi conservato nella chiesa di Santa Caterina, sede dei Musei civici di Treviso. La forma è vivace e immediata, la mimica varia ed efficace, la varietà dei personaggi e dei costumi è amplissima. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Giovanni da Rimini (1326 -1379) Fu uno dei fondatori della cosiddetta scuola riminese, città in cui lavorò per pochi anni Giotto. Le novità introdotte da Giotto ebbero un'eco immediata sugli artisti locali, come testimonia il Crocifisso datato 1300-1305 ora conservato nel Museo della città di Rimini. Esistono due altre versioni del crocifisso, sempre attribuite all'artista, una prima presso il museo del Metauro a Mercatello sul Metauro che però si differenzia dallo sfondo dorato della croce, anziché scuro; una seconda presso la chiesa di san Lorenzo a Talamello. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Giuliano da Rimini (1326 -1379) Non si conosce la data di nascita di questo pittore riminese attivo tra la fine del XIII secolo e la prima metà del secolo successivo. L'attività di questo maestro, appartenente alla scuola riminese di ispirazione giottesca, si svolse in parallelo a quella di Giovanni da Rimini, con il quale potrebbe aver avuto momenti di collaborazione Firmato e datato al 1307 è il paliotto raffigurante la Madonna in trono e santi, già ad Urbania ma ora conservato al Gardner Museum di Boston. Notevole è la precoce acquisizione da parte di Giuliano degli insegnamenti di Giotto, che potrebbe aver recepito direttamente nel cantiere pittorico del San Francesco di Rimini, dove il fiorentino realizzava i perduti affreschi commissionati dai francescani e Giuliano potrebbe essere stato uno dei suoi collaboratori. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Paolo Veneziano (1300-1365) Nacque da una famiglia di artisti e lavorò con i suoi figli Marco, Luca e Giovanni. Fu il pittore ufficiale del doge Andrea Dandolo, per il quale dipinse la Pala feriale. Dal 1340 le sue opere rivelano un inizio di cesura col mondo bizantino e l'emergere di maggiori tendenze gotiche. Si vedano ad esempio le cadenze delle vesti e l'espressività dei volti di alcune sue opere quali: Madonna in trono (1340, presso la collezione Crespi a Milano); Pala feriale (dossale della Pala d'oro della basilica di San Marco ora nel museo del Tesoro di San Marco). Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Paolo Veneziano (1300-1365) Il Polittico di Santa Chiara (Polittico dell'Incoronazione della Vergine con storie di Cristo e di san Francesco) è un dipinto a tempera e oro su tavola (167x285 cm) di Paolo Veneziano, databile al 1350 circa e conservato nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia. L'evidente matrice bizantina del polittico è arricchita da influssi giotteschi, che animano alcune scene, specialmente quelle francescane di nuova, recente iconografia. La discrepanza è particolarmente evidente tra la parte centrale, ancora rigidamente bizantina, improntata a un sontuoso decorativismo nei motivi delle stoffe dorate, e le scene laterali, più narrative e occidentaleggianti. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Giusto de’ Menabuoi (1330 -1390) Trascorse la giovinezza in Toscana, forse formandosi nella cerchia di Maso di Banco (uno dei più fedeli e acuti giotteschi); a partire dal 1348 la sua attività è documentata in Lombardia e a Padova, dove ottenne il privilegio di divenire cittadino e dove risulta che abitò fino alla morte. Qui suoi gli affreschi nella Chiesa degli Eremitani, datati a partire dal 1370 (Cappella Cortellieri), con le raffigurazioni delle Virtù e delle Arti liberali. Tra il 1375 e il 1378 eseguì la decorazione ad affresco del Battistero di Padova commissionata da Fina Buzzaccarini, moglie di Francesco I da Carrara, la quale intendeva adibire l'edificio sacro preesistente a mausoleo e tomba di famiglia. Nel grande Paradiso della cupola la scena si organizza attorno a un Cristo Pantocratore circondato da una raggiera di angeli e santi. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Altichiero (1330 -1390) Figlio di Domenico da Zevio, nelle Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori di Vasari è chiamato Aldigeri da Zevio. Sulla sua vita le notizie sono molto scarse: Vasari lo presenta già maturo e tenuto in alta considerazione nel mondo dell'arte, e lo definisce «famigliarissimo con i signori della Scala». Nel 1364 affrescò nella Sala Grande di Cansignorio della Scala, a Verona, le Storie della guerra giudaica, andate perdute come le altre storie profane della Reggia Carrarese di Padova, dove erano raffigurati vari cicli: di Nerone, di Camilla, di Lucrezia, di Ercole e una serie di Uomini illustri, su ispirazione di Petrarca. Il primo capolavoro che ci sia pervenuto di questo autore sono gli affreschi nella cappella di San Giacomo della Basilica di Sant'Antonio di Padova, dove Altichiero dipinse le Storie di San Giacomo. Nel 1384 Altichiero concluse un'altra grande opera, gli affreschi sulle pareti dell'oratorio di San Giorgio, sempre a Padova. La struttura architettonica è molto simile alla cappella degli Scrovegni, con un'aula dalle pareti lisce coperta da volta a botte. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Altichiero (1330 -1390) Ritratto di Francesco Petrarca Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Simone Martini (1284 -1344) La sua formazione avvenne, probabilmente, nella bottega di Duccio di Buoninsegna. Ancora giovane e sconosciuto, ricevette il prestigioso incarico di dipingere la Maestà del Palazzo Pubblico di Siena, e da allora la sua fama crebbe senza soste. Lavorò ad Assisi, Roma, Napoli, oltre che, naturalmente, nella sua città natale, Siena. Nel 1340 si trasferì ad Avignone, all'epoca sede del papato, dove morì nel 1344, lasciando una forte influenza anche nel mondo dell'arte gotica francese. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Maestà nel Palazzo Pubblico di Siena (1312-1315) La Maestà fu commissionata a Simone Martini dal governo della città di Siena (Governo dei Nove). Non si conoscono le circostanze di questo incarico, ma è probabile che Simone Martini avesse già acquisito una reputazione di tutto rispetto se il governo della città di Siena gli affidò un'opera così importante per la sala principale del Palazzo Pubblico. L'affresco raffigura la Madonna in trono col Bambino circondata da Angeli e Santi. Una Madonna che volge lo sguardo lontano sia dall'osservatore che da suo figlio. Il Bambino tiene un cartiglio in cui si legge: «DILIGITE IUSTITIAM QUI IUDICATIS TERRAM» (amate la giustizia, voi che giudicate la Terra). La particolarità di questo affresco è la laicità della scena: nonostante le figure siano di carattere religioso, la Vergine viene rappresentata come una principessa, e gli angeli e i santi formano la sua corte. Altra conferma di questa affermazione è il luogo in cui si trova l'opera, ovvero lo stesso luogo per il quale l'opera è stata creata: il Palazzo Comunale (Siena), cioè un luogo tipicamente laico. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Cappella di San Martino nella basilica inferiore di San Francesco ad Assisi (1313-1318) La cappella di San Martino nella Basilica inferiore di San Francesco d'Assisi fu affrescata in tre fasi, su un arco di tempo che va dal 1313 al 1318 circa. Nel 1312 il cardinale Gentile Partino da Montefiore, titolare di San Martino, si recò a Siena dove ebbe occasione di incontrare Simone Martini, commissionandogli l'affrescatura della cappella di San Martino, da lui voluta e fatta costruire. Durante i lavori Simone Martini si poté confrontare con altri maestri fiorentini di scuola giottesca, Giotto compreso, allora attivi nel cantiere assisiate. ll contesto di Simone è più fiabesco e assolutamente notevole è lo studio realistico dei costumi e delle pose. Dopo la Maestà del Palazzo Pubblico di Siena, Simone si confermò come pittore laico, cortese, raffinato. Fu in questi anni che si concretizzò la sua capacità di ritrarre fisionomie naturali, gettando le basi per la nascita della ritrattistica. Simone Martini è uno dei maggiori rappresentanti del gotico cortese e la sua pittura aulica si richiama al mondo aristocratico-cavalleresco, mentre il realismo di Giotto si rifà alla cultura del mondo borghese-mercantile. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini San Ludovico di Tolosa che incorona il fratello Roberto d'Angiò (1317) Nel luglio 1317 Simone venne chiamato a Napoli da Roberto d'Angiò, che lo nominò cavaliere (assegnandogli una pensione annua) e gli commissionò una tavola celebrativa, San Ludovico di Tolosa che incorona il fratello Roberto d'Angiò, oggi conservato al Museo di Capodimonte a Napoli. Questa opera è un'icona profana, la prima del genere in Italia, che segna un preciso tema politico del momento: proprio quell'anno Ludovico di Tolosa venne canonizzato; essendo egli stato fratello maggiore di Roberto, quindi destinato al trono di Napoli, Ludovico aveva abdicato in favore del fratello per dedicarsi a vita religiosa; ecco dunque che Roberto voleva con questo dipinto creare un manifesto politico che legittimasse il suo potere. La pala ha anche un primato, cioè quello di essere il primo sicuro ritratto nella pittura italiana di un personaggio vivente (Roberto d'Angiò), mentre il primato assoluto spetta a una scultura, il Ritratto di Carlo I d'Angiò di Arnolfo di Cambio (1277). Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Polittico di Santa Caterina d'Alessandria (1320) La tavola ha soggiornato fino a tempi recenti nel sito originario per cui fu realizzata, ovvero la chiesa domenicana di Santa Caterina d’Alessandria a Pisa. Oggi è esposta in posizione prominente sulla parete di fondo di un'ampia sala rettangolare del Museo Nazionale di San Matteo, a Pisa. Il polittico presenta per la prima volta sette pannelli indipendenti, inoltre la presenza di una predella, di una galleria di apostoli e di cuspidi aggiunge ulteriore complessità, creando un'opera solenne e imponente. Rispetto alla Maestà del Palazzo Pubblico di Siena dipinta nel 1312-1315, sono evidenti una maggiore raffinatezza cortese delle figure, con i volti gentili e delicati, le sagome allungate e il tocco delicato delle mani. Alcuni volti spiccano anche per il loro vivo naturalismo, oltre che per la loro raffinatezza, come quello di san Pietro Martire. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Polittico di San Domenico di Orvieto (1323 -1324) Il polittico proviene dalla chiesa del convento di San Domenico ad Orvieto. Trafugato da Napoleone all'inizio del 1800, il polittico fu restituito in seguito alla città di Orvieto che, nel corso dello stesso secolo, la pose nel Museo dell'Opera del Duomo, dove si trova ancora oggi. In origine il polittico aveva 7 scomparti, di cui rimangono solo 5, e cuspidi sopra di essi, oggi tutte perdute. Il polittico reca cinque scomparti raffiguranti, da sinistra a destra, San Pietro, Santa Maria Maddalena, la Madonna col Bambino, San Paolo e San Domenico. Il dedicante del polittico, il vescovo di Sovana Trasmondo Monaldeschi è raffigurato nello scomparto di Maria Maddalena. Il vescovo era notoriamente devoto alla Maddalena, spiegando la presenza della santa nel polittico e la scelta del vescovo di farsi raffigurare proprio in quello scomparto. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Guidoriccio da Fogliano all'assedio di Montemassi (1330) Nel 1330 Simone tornò a lavorare al Palazzo Pubblico di Siena, affrescando nella sala del Mappamondo, sul lato opposto alla Maestà di circa quindici anni prima, lo straordinario Guidoriccio da Fogliano all'assedio di Montemassi, per celebrare la presa dei castelli Sassoforte e Montemassi da parte del condottiero assoldato dai senesi. In questa famosa opera in cui si mescolano un'ambientazione fiabesca con un acuto senso della realtà, il condottiero è una metafora della potenza senese, non un ritratto realistico, e il paesaggio circostante ha un valore simbolico, con elementi tipici della guerra (steccati, accampamenti militari, castelli), senza alcuna figura umana. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini L'Annunciazione tra i santi Ansano e Margherita (1330) L'ultima opera del periodo senese di Simone Martini è un vero e proprio capolavoro, la raffinatissima ed enigmatica Annunciazione tra i santi Ansano e Margherita, eseguita assieme al cognato Lippo Memmi nel 1333 per uno dei quattro altari della crociera del Duomo di Siena. La tavola, firmata e datata dai due autori, è oggi visibile agli Uffizi di Firenze. È questa una delle opere più vicine al gotico transalpino e alle sue raffinatezze che l'Italia abbia conosciuto. L'immagine si svolge tutta in un raffinato gioco di linee sinuose in superficie. Un'opera del genere non ha modelli coevi in Italia, ma va semmai confrontata con i manoscritti miniati per la corte francese o con le pitture più fantasiose prodotte in Germania o in Inghilterra. Questa "maniera" nordeuropea spianò la strada per l'arruolamento di Simone nell'entourage dei pittori italiani alla corte papale di Avignone, dove erano presenti altri italiani, ma nessun fiorentino. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Polittico Orsini Il Polittico Orsini (detto anche Polittichetto Orsini) è un piccolo altarolo portatile dotato di quattro scomparti dipinti fronte-retro (recto e verso). Esso raffigura l'Annunciazione (2 ante), Scene della Passione di Gesù Cristo (4 ante) e gli stemmi della famiglia del committente (2 ante). Tutti gli scomparti sono circa 29,5x21,5 cm (tempera e oro su tavola). Oggi si trova disperso in musei di Anversa, Parigi e Berlino. Dopo ulteriori analisi e confronti tra gli esperti, oggi la maggior parte degli studiosi ritiene che il Polittico Orsini fu realizzato tra il 1333 e il 1337, a cavallo del trasferimento di Simone Martini da Siena ad Avignone, avvenuto nel 1335-1336. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Affreschi per la cattedrale di Notre-Dame des Doms di Avignone (1336 – 1340) Ad Avignone Simone Martini eseguì anche degli affreschi per la cattedrale di Notre-Dame des Doms di Avignone, su commissione del cardinale Jacopo Stefaneschi. Di questi rimangono gli affreschi staccati di due lunette di portali e le corrispondenti sinopie, raffiguranti rispettivamente Cristo Benedicente tra Angeli e la Madonna dell'Umiltà tra Angeli e il Cardinale Stefaneschi. Tali opere, risalenti al 1336-1340 circa, si trovano oggi al Palazzo dei Papi di Avignone. Ad Avignone Simone conobbe il poeta Francesco Petrarca. Leggenda vuole che proprio il Martini abbia ritratto Laura, come celebrano i versi dei sonetti LXXVII e LXXVIII del Petrarca stesso. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Pietro Lorenzetti (1280/85 – 1348) Le notizie sicure sulla vita di Pietro Lorenzetti sono assai scarse e si limitano, in massima parte, alle date che egli appose sui suoi lavori (quattro pervenuti) e a qualche documento. Si stima che sia nato tra il 1280 e il 1285 e morto nel 1348 circa, ma questi dati sono calcolabili solo in maniera approssimativa. Di sicuro però è nato a Siena con suo fratello minore, Ambrogio. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Pietro Lorenzetti (1280/85 – 1348) Dal 1310 al 1320 partecipò al grande cantiere decorativo della Basilica inferiore di San Francesco d'Assisi, con Martini e altri pittori fiorentini della scuola di Giotto; in particolare lavorò nel transetto sud al servizio del cardinale Napoleone Orsini, affrescando scene della Passione di Cristo, nelle quali dimostrò di avere sviluppato un linguaggio figurativo autonomo che sintetizzava arte senese e linguaggio giottesco. Emblematica è per esempio la scena dell'Ultima Cena, costruita attorno a un tavolo, all'interno di una magnifica loggia esagonale (che ricorda molto la struttura del pulpito del duomo di Siena di Nicola Pisano), dove viene dimostrata l'assimilazione delle tecniche prospettiche per le virtuose ambientazioni architettoniche derivate da Giotto; ma ancora più sorprendente è la visione della stretta stanzetta dei servitori a sinistra. Ultima cena, affresco, Assisi, Basilica inferiore, 1310-1320 circa Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Pala del Carmine (1329) A Siena nel 1329 dipinse la grande Pala del Carmine, già nella chiesa del Carmine. La Madonna è assisa in trono, in una solenne plasticità che ricorda la Maestà di Ognissanti di Giotto, soprattutto nelle corpose sfumature del volto. Di quest'opera è interessante anche la tavoletta con la Fontana del profeta Elia, facente parte della predella, nella quale è un carmelitano che attinge acqua con una brocca. La sensibilità del pittore per la qualità materica degli elementi naturali e per i relativi effetti ottici è resa evidente dall'incresparsi della superficie dell'acqua della vasca per effetto degli spruzzi e dai riflessi sulle coppe di vetro appoggiate sul bordo della fontana. Sempre a Siena, insieme al fratello Ambrogio, eseguì nel 1335 gli affreschi ormai perduti della facciata dell'ospedale di Santa Maria della Scala. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Maestà di Cortona (1320) L'opera, già nel Duomo di Cortona, è vicina stilisticamente alla Madonna in trono col Bambino tra otto angeli (datata 1340), anche se alcuni dettagli appaiono qui più arcaici, per cui è riferita a qualche anno prima. La Madonna col Bambino è in Maestà, cioè in trono, attorniata da quattro angeli divisi in due coppie simmetriche ai lati. Il trono, che imita il marmo, è ampio e disposto secondo una prospettiva centrale intuitiva, tipica delle ricerche spaziali di quegli anni. L'artista si concentrò nella resa della luce, che illumina i vari elementi in rilievo o rientranti in maniera diversa a seconda di dove si trovano. Il bracciolo sinistro, ad esempio, è per lo più in ombra, mentre quello destro è illuminato. Madre e figlio instaurano un amorevole colloquio sottolineato dal contatto visivo e fisico, col Bambino che poggia la piccola mano sulla spalla della Vergine, e lei che, con le mani dalle dita lunghe e affusolate, lo sorregge e gli carezza il petto. Il manto di Maria, dal compatto volume azzurro, si increspa lungo il bordo dorato, scoprendo una piccola parte della fodera di pelliccia di vaio, e generando un elegante ritmo lineare, dal lato sinistro verso quello destro. Gli angeli sono simmetrici, dipinti ribaltando un medesimo cartone, con leggere differenze, secondo un procedimento tipico dell'epoca. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Natività della Vergine (1342) Nel trittico del 1342 per il duomo di Siena, destinato a decorare l'altare di San Savino, rappresentò la Natività della Vergine su tre pannelli trattandoli come se si trattasse di uno solo, anzi trattando le demarcazioni come se fossero dei pilastri che separano la stanza in tre ambienti, due dei quali appartenenti alla stanza principale e uno, a sinistra, dove aspetta trepidante Gioacchino, il padre di Maria. Le volte dipinte sono illusionisticamente collocate sui "pilastri" della cornice e la loro prospettiva segue un preciso sistema di piani ortogonali anche in profondità (si veda per esempio lo sfondamento su un cortile porticato sulla sinistra), che presentano angolazioni vicinissime a quelle della vera prospettiva geometrica del punto di fuga unificato solo da Brunelleschi all'inizio del XV secolo. L'interno domestico però non si riduce ad una fredda struttura architettonica, anzi le figure vi si muovono a proprio agio ed i dettagli di mobilio e suppellettili sono curatissimi, dalle mattonelle del pavimento alle stelline dipinte sulle volte a crociera. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Ambrogio Lorenzetti (1290 ca – 1348) Non si conosce la data di nascita di questo pittore senese, documentato tra il 1319 e il 9 agosto 1348, quando, durante la pestilenza che infuriò in tutta Europa, fece testamento. Nella scritta apposta sotto i perduti, ma a lungo celebri e decantati, affreschi con le Storie della Vergine, eseguiti sulla facciata dello spedale di S. Maria della Scala si leggeva "Hoc opus fecit Petrus Laurentij et Ambrosius eius frater", come trascrisse nel 1649 Ugurgieri Azzolini. Con questa firma era dichiarata non solo la parentela fra i due, ma anche la maggiore età di Pietro, nonché la probabile responsabilità di capo bottega di quest'ultimo. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Madonna di Vico l'Abate (1319) La Madonna col Bambino proveniente dalla chiesa di Sant'Angelo di Vico l'Abate presso San Casciano in Val di Pesa ed esposto oggi nel Museo di San Casciano, è considerata la prima opera tra quelle attribuibili ad Ambrogio Lorenzetti. È datata dall'autore al 1319. La tavola è totalmente diversa dalle precedenti Maestà o Madonne col Bambino di Duccio di Buoninsegna, a tal punto da far pensare che a differenza del fratello Pietro Lorenzetti e di Simone Martini, Ambrogio non si sia formato nella bottega di Duccio. La presenza di quest'opera in un paese vicino a Firenze, e le successive testimonianze che vedrebbero Ambrogio a Firenze e dintorni almeno fino al 1332, fanno altresì ritenere che Ambrogio Lorenzetti, seppure senese, ebbe una formazione più vicina a quella fiorentina di Giotto e dello scultore Arnolfo di Cambio, come è evidente nella solidità delle figure. La distanza da Giotto e dai suoi seguaci rimane comunque notevole, ponendo l'autore distante anche dalla scuola pittorica fiorentina e contribuendo far emergere nell'arte di Ambrogio Lorenzetti tratti davvero originali sin dagli esordi. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Crocifisso del Carmine di Siena (1324 – 1331) Gli anni dal 1320 al 1332 rappresentano il periodo più nebuloso della vita artistica del pittore, in quanto le opere collocate in questo arco di tempo non presentano una datazione o documentazione precisa. Sembra comunque verosimile che il pittore si dividesse tra Firenze e Siena. Quasi tutti gli studiosi sono concordi ad attribuire a questo periodo il Crocifisso dal Carmine di Siena, soprattutto perché agli stessi anni risale la Pala Del Carmine del fratello Pietro, con cui Ambrogio dipingeva sempre fianco a fianco entro i confini cittadini in questi anni. La corposa e solida voluminosità della figura, con la testa leggermente penzoloni in avanti, le ginocchia prospicienti e i piedi sovrapposti e inchiodati con un unico chiodo, rimandano all’arte fiorentina di Giotto e denotano l’influenza che questa ebbe anche sulla produzione senese. La testa è ben caratterizzata, sia nella capigliatura che nei dettagli del viso. Quest’ultimo mostra un’intensa e composta drammaticità, racchiusa dalle cortine dei capelli, che ben si accorda con l’intonazione livida dell’incarnato e con le labbra dolcemente cianotiche. Il perizoma è bianco, non trasparente, e solcato da pieghe lineari poco profonde. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Trittico di San Procolo (1332) Certa è invece la datazione del 1332 del trittico proveniente dalla chiesa di San Procolo a Firenze, avendo molti testimoni letto, nel corso dei secoli, la firma dell'artista e la data da lui apposta (1332) che oggi sono andate perdute. Il trittico, recentemente ricomposto alla Galleria degli Uffizi di Firenze, riporta la Madonna col Bambino tra i santi Nicola (a sinistra) e Procolo (a destra). Sopra i tre pannelli le cuspidi riportano il Cristo Redentore (al centro) e i santi Giovanni Evangelista (a sinistra) e Giovanni Battista (a destra). Rispetto alla Madonna di Vico l'Abate del 1319 Ambrogio Lorenzetti aveva compiuto passi da gigante nella resa volumetrica dei personaggi, nell'ingentilimento delle figure, nell'uso delle modulazioni chiaroscurali, nella spiccata profilatura dei personaggi, nella ricca decorazione, adesso decisamente più vicini a quelli della scuola di Giotto. Le posture dei personaggi sono ancora rigide e questi sembrano come ingessati, contraddistinguendosi dalle figure di Giotto dei primi anni trenta o anche da quelle di Simone Martini o Lippo Memmi. Mirabilia Guide Academy – Lezione 26 – Simona Fanini Opere di San Nicola (1332) Sempre dalla chiesa di San Procolo di Firenze, e per questo datati intorno al 1332, provengono quattro tavolette raffiguranti Episodi della vita di San Nicola, oggi esposte agli Uffizi. Le tavolette mettono in luce una notevole vena narrativa dell'artista ed una sua abilità nella realizzazione di complesse archite