Seconda Guerra d'Indipendenza (PDF)

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Italian history Second Italian War of Independence Italian unification 19th-century Europe

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This document provides an overview of the Second Italian War of Independence, covering key figures like Count Cavour, the political context, and the war's impact on Italian unification. It details the political, economic, and social factors involved in the war. It features an analysis of the war's outcome and its role in the unification process.

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La Seconda guerra d’Indipendenza Il governo Cavour In Piemonte il conte di Cavour assunse nel 1852 la carica di presidente del Consiglio (cioè di Primo ministro, capo del governo). Gli obiettivi della politica di Cavour: promuovere guidare il...

La Seconda guerra d’Indipendenza Il governo Cavour In Piemonte il conte di Cavour assunse nel 1852 la carica di presidente del Consiglio (cioè di Primo ministro, capo del governo). Gli obiettivi della politica di Cavour: promuovere guidare il creare un lo sviluppo Regno di Sardegna Regno del Nord del Regno verso unito di Sardegna l’indipendenza Il governo Cavour Per raggiungere questi obiettivi, Cavour usò diversi mezzi, e affrontò diversi ostacoli. MEZZI OSTACOLI Politica liberale Gli ultraconservatori moderata, (aristocratici e cattolici) cioè antirepubblicana e borghese I democratici e le loro richieste radicali Liberismo economico che La Chiesa (che vuole agevolasse difendere i suoi privilegi) gli imprenditori Liberali moderati e democratici rivoluzionari Ricordiamo i due principali schieramenti politici e sociali. LIBERALI DEMOCRATICI Appartengono alla ricca Rappresentano le classi borghesia (imprenditori, popolari (proletari, contadini, industriali, commercianti, operai). proprietari agrari). Obiettivi: Obiettivi: - repubblica - monarchia costituzionale - suffragio universale - suffragio ristretto - giustizia sociale (distribuzione - liberismo in economia delle terre, migliori condizioni di - libertà politiche lavoro, riduzione delle tasse) → Attraverso riforme graduali → Attraverso rivolte e e leggi insurrezioni Modernizzazione di Piemonte e Liguria Cavour, sul piano della politica interna, riuscì ad allearsi con l’opposizione e a far votare due leggi che portarono ai primi importanti risultati. Le leggi Abolizione dei dazi All’interno del Regno di Sardegna sul grano e abolizione delle barriere doganali con l’estero. → Questo favorì l’esportazione dei prodotti piemontesi. Riforma fiscale Colpì le persone con redditi più alti. → Con questa riforma Cavour ottenne il denaro necessario per varare lavori pubblici destinati a favorire lo sviluppo capitalistico. Inoltre, venne potenziata l’industria siderurgica e meccanica in Liguria. Le opere pubbliche Il governo di Cavour finanziò una serie di opere pubbliche necessarie per favorire lo sviluppo capitalistico. Furono realizzati canali, porti, ferrovie, scuole… Il canale Cavour è una delle opere più importanti, costruita a supporto dell'agricoltura (in particolare della coltura del riso). Inizia dal fiume Po a Chivasso e termina scaricandosi nel Ticino nel comune di Galliate, vicino a Novara. La sua lunghezza totale è pari a quasi 83 km. Le opere pubbliche Già nel 1845 furono iniziati i lavori per una ferrovia che collegasse Genova al Piemonte e al confine con la Lombardia. Cavour proseguì i lavori di costruzione di una vasta rete ferroviaria, convinto che fosse necessaria al progresso economico. Nel 1859 la ferrovia dimostrò la sua utilità nelle operazioni militari di trasporto delle truppe piemontesi fra Casale e Novara, cogliendo di sorpresa le truppe In una mappa dell’epoca, sono austriache. tracciate le ferrovie in Italia tre mesi prima dell’unificazione. L’alleanza con i Francesi Cavour, sul piano della politica estera, era consapevole che il Piemonte, da solo, non sarebbe mai riuscito a sconfiggere l’Austria. Allo scoppio della Guerra di Crimea, Cavour inviò sul fronte della guerra i bersaglieri piemontesi per sostenere la Francia. → Questa azione, sul piano della politica estera, era un modo per ottenere l’alleanza con la Francia e riuscire a battere l’Austria. La Guerra di Crimea La Guerra di Crimea faceva parte della «questione d’Oriente» e dei rapporti tra le potenze europee, l’Impero Ottomano e l’Impero russo. Con il pretesto di una disputa sul controllo dei luoghi santi, la Russia attaccò la Turchia (Impero ottomano), con l’obiettivo di espandersi verso il Mediterraneo. Questo provocò la reazione di Francia e Inghilterra. Contro l’impero russo si schierarono la Francia, l’Inghilterra, l’Impero Ottomano e il Regno di Sardegna. La guerra fu combattuta principalmente in Crimea. La Guerra di Crimea Il Congresso di Parigi Nel 1856 il Congresso di Parigi riunì le grandi potenze per discutere le condizioni di pace della Guerra di Crimea. Grazie alla partecipazione al conflitto, Cavour fu invitato a presenziare ed espose al Congresso la “questione italiana”, denunciando le prepotenze dell’Austria. Nel 1858 Napoleone III accettò di firmare segretamente i Patti di Plombières. Con questo accordo egli garantì a Cavour l’intervento e il supporto della Francia, a patto che il primo atto di guerra partisse dall’Austria. Napoleone III I Patti di Plombières. In caso di vittoria: - l’Italia sarebbe stata suddivisa in quattro regni. - Il re Vittorio Emanuele II avrebbe acquisito il Lombardo-Veneto. - Avrebbe ceduto in cambio Nizza e la Savoia alla Francia. La divisione dell’Italia in caso di vittoria Nord Centro Stato pontificio Sud I quattro regni sarebbero stati suddivisi sotto la presidenza dello Stato Pontificio La Seconda guerra d’Indipendenza Cavour doveva ora provocare l’Austria affinché aggredisse il Regno di Sardegna. Ignara del patto segreto tra Cavour e Napoleone III, l’Austria cadde nella trappola e il 30 aprile 1859 i soldati austriaci varcarono il confine con il Piemonte. Cominciò così la Seconda guerra d’Indipendenza. L'armata di Napoleone III arrivava dalle Alpi e dal mare in modo che i Francesi si congiungessero ai Piemontesi. Gli Austriaci furono rallentati allagando le risaie. I Franco-Piemontesi vinsero così le prime battaglie (Palestro, Magenta). La Seconda guerra d’Indipendenza Giuseppe Garibaldi, al comando di un corpo di volontari chiamato i “Cacciatori delle Alpi”, liberò Brescia, Bergamo, Como e Varese. Gli Austriaci furono sconfitti in due battaglie campali: dai Francesi a Solferino dai Piemontesi a San Martino L’armistizio di Villafranca I liberali e democratici di Emilia e di Toscana cacciarono i loro sovrani e in alcune città dello Stato pontificio disarmarono le truppe del papa. La realizzazione dell’Unità d’Italia sembrava vicina, ma improvvisamente Napoleone III ritirò il suo sostegno. I conservatori e il clero di Francia non tolleravano che si toccassero i possedimenti del papa. Napoleone III non volle inimicarsi una parte così importante del popolo francese. Inoltre la prospettiva dell’Italia unita, quindi della nascita di un grande stato ai loro confini, non piaceva a Napoleone III. L’armistizio di Villafranca I Francesi inoltre protestavano per gli alti costi e per le perdite in guerra dei propri uomini. Così, l’11 luglio 1859, Napoleone III firmò con l’imperatore Francesco Giuseppe l’armistizio di Villafranca e pose fine alla guerra. L’Austria cedette la Lombardia al Regno di Sardegna, ma conservò il Veneto. Pretese la restituzione di tutti i territori del Centro-Nord ai granduchi asburgici. I democratici e i liberali ritennero l’armistizio un tradimento; Cavour diede le dimissioni. Il Regno di Sardegna Nel 1860, però, Cavour tornò al governo. Cedette alla Francia Nizza e la Savoia (anche se la Francia non aveva portato a termine la guerra) con l’impegno a non intervenire più nelle questioni italiane. Cavour incitò le popolazioni insorte in Emilia-Romagna e in Toscana a indire una serie di plebisciti. Così facendo, dopo diverse sollevazioni per voto popolare unanime, queste regioni passarono al Regno Marzo 1860: l’Emilia e la Toscana di Sardegna. sono annesse al Piemonte La liberazione del Meridione Per i democratici l’Unità d'Italia rimaneva un obiettivo irrinunciabile. Decisero pertanto di liberare il Mezzogiorno dove regnava Francesco II di Borbone. Il democratico siciliano Francesco Crispi, sostenitore della tesi della liberazione dell’Italia meridionale, convinse Garibaldi che era giunto il momento di spingere alla ribellione i contadini siciliani. Garibaldi consultò il re e questi, senza comunicare la sua decisione a Cavour, approvò. La spedizione dei Mille Garibaldi organizzò la spedizione con un migliaio di volontari. Il 5 maggio 1860 due piroscafi, il Piemonte e il Lombardo, salparono da Quarto, presso Genova. Dopo una breve tappa a Talamone, in Toscana, la spedizione raggiunse per mare la Sicilia occidentale e l’11 maggio sbarcò a Marsala e sconfisse i borbonici a Calatafimi; si diresse poi verso Palermo, che era già in rivolta, e la occupò. La spedizione dei Mille Garibaldi marciò poi verso l’interno dell’isola con i suoi Mille, che indossavano la camicia rossa, a cui si unirono giovani contadini e braccianti che speravano in una riforma agraria che eliminasse tanti soprusi ed ingiustizie. In seguito l’entusiasmo dei contadini, che miravano a impossessarsi delle terre dello stato, promesse dallo stesso Garibaldi, fu deluso. Vediamo il perché nella prossima slide. Garibaldini e contadini siciliani Garibaldi e i suoi uomini pensavano solo al successo militare della spedizione: → volevano l’unificazione della Penisola → imposero la leva militare obbligatoria → proseguirono la conquista del Napoletano I contadini volevano la rivoluzione sociale: → volevano la distribuzione delle terre demaniali → volevano la fine dei soprusi e dello sfruttamento → erano danneggiati dalla leva militare I garibaldini iniziarono le distribuzioni di terra, ma requisirono unicamente i terreni dello Stato borbonico, meno estesi e fertili di quelli nobiliari. La repressione delle rivolte contadine La delusione di alcuni picciotti (i contadini) per la situazione che si era venuta a creare con i garibaldini, si manifestò con rivolte: assaltarono i palazzi nobiliari, trucidarono le famiglie nobili, incendiarono i registri demaniali. I garibaldini non potevano tollerare questi gravi disordini: Nino Bixio, il braccio destro di Garibaldi, ordinò la repressione. Il contrasto tra i garibaldini e i contadini siciliani divenne insanabile. L’episodio più noto avvenne a Bronte, in Sicilia, dove i garibaldini soffocarono duramente la rivolta dei contadini, che furono arrestati, processati e condannati a morte. Lo scrittore siciliano Giovanni Verga racconterà i drammatici fatti nella novella «Libertà». L’avanzata nell’Italia meridionale Sconfitti i borbonici a Milazzo, i garibaldini oltrepassarono lo Stretto di Messina e risalirono la Calabria. Arrivarono a Napoli, dove i Borbone erano fuggiti a Gaeta, in una delle fortezze del papa. I garibaldini attaccarono l’esercito borbonico sul Volturno. Fu l’ultima battaglia dell’impresa dei Mille. Garibaldi assunse la “dittatura del Regno delle Due Sicilie in nome del re d'Italia” L’Unità d’Italia A mano a mano che la spedizione dei Mille procedeva, Cavour e il re temevano che il Meridione diventasse autonomo e retto da una repubblica democratica invece che dai Savoia. Cavour era anche preoccupato che Garibaldi prendesse Roma, la sede del papa. Se ciò fosse avvenuto, i cattolici francesi avrebbero costretto Napoleone III a dichiarare guerra all’Italia in difesa del pontefice. L’incontro di Teano Vittorio Emanuele II, per evitare che Garibaldi occupasse Roma, invase lo Stato pontificio senza toccare né il Lazio né Roma. Proseguì fino a Teano, in Campania, dove il 26 ottobre 1860 incontrò Garibaldi, che gli consegnò il Regno delle Due Sicilie. Garibaldi con questo gesto rinunciò agli obiettivi dei democratici (unità e repubblica) e appoggiò gli obiettivi dei Savoia. Tra ottobre e novembre 1860 diversi plebisciti sancirono l'annessione al Piemonte del L'incontro tra Giuseppe Garibaldi Regno delle Due Sicilie e di e Vittorio Emanuele II, affresco del 1886 di Pietro Aldi, nella sala del Marche e Umbria. Palazzo Pubblico di Siena. 17 marzo 1861: l’Unità d’Italia Il 17 marzo 1861 si riunì a Torino il primo Parlamento nazionale e Vittorio Emanuele II fu proclamato re d’Italia. Anche se mancavano ancora il Veneto e Roma, l’Unità poteva dirsi realizzata. Palazzo Carignano, a Torino, fu dal 1848 al 1860 la sede del Parlamento del Regno di Sardegna e dal 1861 al 1865 sede del Parlamento del Regno d'Italia. Oggi ospita il Museo Nazionale del Risorgimento italiano, tra i più antichi e importanti musei dedicati al Risorgimento italiano.

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