Salute e Servizi Sanitari in Italia

La capacità di adattarsi e gestire le sfide sociali, fisiche ed emotive.

La legge italiana che ha introdotto il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) come diritto universale.

I Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) sono i servizi sanitari garantiti a tutti i cittadini italiani, indipendentemente dalla regione di residenza. Essi includono dalla prevenzione alle cure specialistiche.

Il principio dell'universalità nel SSN afferma che tutti i cittadini hanno diritto ̀alla tutela della salute, indipendentemente dalla loro condizione finanziaria o sociale.

La legge 833/79 ha sostituito il precedente sistema assicurativo-previdenziale, in cui il diritto alla salute era legato al lavoro.

Il SSN è stato creato per promuovere, mantenere e recuperare la salute fisica e mentale di tutta la popolazione, senza distinzioni.

Lo Stato definisce i LEA, mentre le regioni programma e gestiscono la sanità nel loro territorio.

Il Servizio Sanitario Nazionale è un sistema sanitario universale che garantisce cure gratuite a tutti i cittadini italiani.

Il livello professionale fa riferimento a una collaborazione attiva tra operatori sanitari e sociali per fornire assistenza integrata, considerando la persona in modo olistico.

Gruppi di lavoro composti da operatori sanitari e sociali che valutano situazioni complesse in modo multidimensionale per sviluppare piani di assistenza individualizzati.

Un approccio che integra la cura medica (sanitaria) con l'assistenza sociale, considerando sia gli aspetti biologici che psico-sociali.

L'importanza delle relazioni positive sia con i pazienti (empowerment, autodeterminazione) che con gli altri professionisti, portando un punto di vista diverso.

Un ponte tra enti e servizi, facilitando la comunicazione e la collaborazione tra diverse realtà.

La Casa della Salute è una struttura facilmente accessibile che offre un punto di accesso unico per i cittadini, con servizi sanitari e sociali integrati.

Le linee guida regionali per l'organizzazione delle Case della Salute in Emilia-Romagna, indirizzate al coordinamento e allo sviluppo della medicina d'iniziativa.

La medicina d'iniziativa è un approccio proattivo alla salute che si concentra sulla prevenzione e sulla promozione del benessere.

Le Case della Comunità sono centri fisici facilmente accessibili dove i cittadini possono ricevere assistenza sanitaria, sociosanitaria e sociale. Offrono servizi sanitari di base e promuovono l'integrazione sociale.

Le Case della Comunità riuniscono professionisti sanitari e sociali in un team multidisciplinare: medici di medicina generale, pediatri, infermieri, specialisti e assistenti sociali. Lavorano insieme per fornire cure integrate.

Le Case della Comunità incoraggiano la partecipazione attiva della comunità locale, coinvolgendo associazioni di cittadini, pazienti, caregiver e volontari.

Le Case della Comunità mirano a un modello di intervento multidisciplinare e a forte integrazione socio-sanitaria, combinando cure mediche e servizi sociali per un approccio olistico.

Le Case della Comunità rappresentano un "modello organizzativo di prossimità" in cui il SSN si coordina con i servizi sociali, creando percorsi integrati per rispondere ai bisogni specifici.

Il modello "Case della Comunità" è ancora in fase di sviluppo e dovrebbe concretizzarsi nei prossimi anni, offrendo una nuova struttura per la cura e il benessere nella comunità.

Le Case della Comunità si concentrano sull'integrazione tra assistenza sanitaria e sociale, creando equipes multidisciplinari che si occupano della persona in modo olistico, con particolare attenzione alla salute mentale e ai gruppi più vulnerabili.

Le Case della Comunità promuovono il potenziamento delle cure domiciliari, assicurando che i pazienti ricevano un'assistenza adeguata nella propria casa.

Un punto unico di accesso ai servizi socio-sanitari che facilita l'integrazione tra le diverse realtà assistenziali.

L'accesso ai servizi socio-sanitari è aperto a tutti, in particolare a chi si trova in situazioni di vulnerabilità.

Il PUA offre informazioni, formazione e orientamento alle persone e alle famiglie sul sistema dei servizi socio-sanitari.

Nel caso di problematiche complesse, il PUA attiverà un'equipe multidisciplinare per un percorso integrato di presa in carico.

La visione del ruolo dell'assistente sociale in ambito sanitario rischia di essere minoritaria e limitata.

Il sapere medico è considerato dominante, mentre il sapere sociale è visto come secondario.

L'assistente sociale deve dimostrare la sua importanza non solo come erogatore di risorse, ma come esperto nella relazione e nella lettura dei bisogni.

L'assistente sociale è chiamato ad umanizzare e promuovere la cura, mettendo la persona al centro.

La malattia incide non solo sulla persona ammalata, ma anche sulla famiglia e sul contesto sociale. Può portare a cambiamenti nelle relazioni, nell'organizzazione quotidiana, nell'economia e nel lavoro.

L'assistente sociale aiuta la famiglia e l'individuo a fronteggiare la malattia, ad esempio individuando strategie per gestire la nuova situazione e attingendo a risorse e servizi.

Un caregiver è una persona che si prende cura di un'altra in modo continuativo e rilevante nel tempo, senza fini di lucro. Questo ruolo è spesso rivestito da familiari.

Il caregiver familiare svolge attività di assistenza e cura alla persona, supporta la vita di relazione, contribuisce al benessere psico-fisico e aiuta nella mobilità e negli aspetti pratici. Può anche collaborare con operatori sanitari.

Si tratta di persone che dedicano tempo ed energie per prendersi cura di un familiare malato, spesso a loro carico.

È fondamentale analizzare il momento in cui la malattia si manifesta nella vita della famiglia, considerando l'età dei figli e la situazione lavorativa. Questo influisce sulle aspettative della famiglia e sulle risorse disponibili.

È importante capire il ruolo della persona malata all'interno del nucleo familiare, le sue reti di supporto (amici, vicini, associazioni) e la sua disponibilità a ricevere aiuto.

È essenziale comprendere come la cultura di appartenenza influisce sulla percezione della malattia e sulle modalità di cura. La cultura può influenzare le aspettative, le strategie di coping e l'accettazione dell'aiuto.

Ogni scelta professionale comporta sia benefici positivi che conseguenze negative, spesso contrastanti tra loro.

Il Codice Deontologico definisce le norme etiche e deontologiche che regolano il comportamento dell'assistente sociale, indicandone i doveri nei confronti delle persone e della società.

L'assistente sociale svolge dei compiti specifici assegnati dall'organizzazione per la quale lavora, rispettando le norme interne dell'ente.

L'assistente sociale risponde ai bisogni e alle necessità specifiche che i cittadini portano ai servizi sociali e socio-sanitari, e che rileva nella sua attività.

L'assistente sociale deve riconoscere e affrontare i dilemmi etici insiti nella sua professione, evidenziando i valori e i principi che sono in conflitto.

Le scelte professionali devono essere il risultato di una valutazione attenta delle norme, delle conoscenze scientifiche, e dell'esperienza, sempre nel rispetto della libertà e dell'autodeterminazione delle persone, e mirando al minor svantaggio possibile.

L'assistente sociale deve essere trasparente riguardo alle motivazioni delle sue scelte e deve documentare il processo decisionale in modo chiaro e motivato.

L'assistente sociale ha il dovere di aggiornarsi continuamente riguardo all'evoluzione dell'etica della professione, in relazione ai cambiamenti sociali e politici