Psicologia dell'Attaccamento

Stato mentale in cui le regioni cerebrali associate al giudizio sociale e alla mentalizzazione sono soppresse, mentre sono attivate quelle legate all'attaccamento. Questo stato inibisce la capacità di riflettere sui pensieri e sulle emozioni degli altri.

La capacità di pensare alle emozioni e alle intenzioni degli altri, comprendendo che le loro menti sono diverse dalla nostra.

Un attaccamento sicuro si basa sulla fiducia che l'altro non abbia intenzioni ostili, rendendo la mentalizzazione meno necessaria. Questo facilita lo sviluppo della capacità di capire le emozioni degli altri durante l'infanzia.

Un legame di attaccamento intenso può inibire la capacità di riflettere sugli stati mentali degli altri, poiché la necessità di sicurezza diventa prioritaria.

Fonagy e i suoi collaboratori hanno dimostrato che il tipo di attaccamento del bambino a 12 mesi è influenzato dall'attaccamento dei genitori.

La capacità di mentalizzare è un fattore chiave per rompere il ciclo di attaccamento insicuro e favorire la formazione di un legame sicuro tra genitori e figli.

Individui con psicopatologia borderline possono avere difficoltà a mentalizzare, suggerendo un legame tra questa condizione e un'inibizione della capacità di riflettere sui propri e sugli stati mentali degli altri.

La psicoterapia può aiutare a ripristinare o sviluppare la capacità di mentalizzazione in individui con difficoltà di attaccamento o psicopatologia.

Il processo di mentalizzazione dovrebbe essere visto come parte integrante dell'attaccamento e del modo in cui ci adattiamo socialmente. Le strategie di mentalizzazione si adattano alle diverse situazioni sociali.

La funzione principale dell'attaccamento è controllare l'angoscia e regolare le emozioni. Il modo in cui ci siamo legati nelle prime fasi della vita influisce sul modo in cui affrontiamo le sfide in futuro.

Un punto di svolta nello sviluppo infantile avviene intorno ai 3 mesi. I bambini iniziano a prestare attenzione alle emozioni degli adulti, piuttosto che ai loro stessi movimenti.

La prospettiva intersoggettiva si concentra sulla relazione e il suo impatto sullo sviluppo. Enfatizza l'importanza della comunicazione affettiva tra madre e bambino.

Lo studio dell'Infant Research si concentra sulla relazione primaria tra madre e bambino, già dalla vita prenatale. Analizza la comunicazione emotiva, precedente al linguaggio verbale.

La capacità di regolare le proprie emozioni, anche sotto stress, è un punto chiave per un comportamento sociale positivo e flessibile.

La regolazione emotiva comprende processi consci e inconsci che monitorano, valutano e modificano le reazioni emotive.

Ci sono due tipi di regolazione emotiva: intrinseca, quando la persona si auto-regola, ed estrinseca, quando qualcun altro aiuta a regolare le emozioni. Entrambi i tipi entrano in gioco con emozioni sia positive che negative.

Un insieme di valori morali e ideali che definiscono il comportamento e le scelte di un individuo.

La capacità di controllare e gestire i propri impulsi aggressivi e libidici in modo sano e adattativo.

La fase iniziale dello sviluppo del Sé durante la quale il bambino riconosce gradualmente la sua separazione dalla madre.

Un processo evolutivo durante il quale le rappresentazioni interne del Sé e dell'oggetto si differenziano progressivamente e diventano sempre più specifiche e complesse.

Lo stadio in cui le unità interne del Sé e dell'oggetto iniziano ad essere integrate, fornendo rappresentazioni più realistiche e complesse.

Il risultato dell'unificazione dei diversi aspetti positivi e negativi delle rappresentazioni interne del Sé e dell'oggetto, favorendo un senso di Sé più completo e integrato.

Le rappresentazioni interne relative a relazioni oggettuali precoci e cariche di affetti intensi, che costituiscono la base dell'inconscio.

La libido e l'aggressività originano dall'integrazione delle relazioni oggettuali interiorizzate e degli stati affettivi associati alla prima infanzia.

La capacità di chiedere aiuto ad altri, riconoscendo i propri limiti e la necessità di supporto.

Comporta l'espressione diretta dei propri sentimenti o pensieri, senza manipolazione o aggressività.

Evitamento attivo e volontario di pensieri, problemi, desideri o sentimenti spiacevoli, bloccandoli dalla coscienza.

Affrontare situazioni stressanti o conflittuali incanalando energie e impulsi potenzialmente negativi in comportamenti socialmente accettati.

Affrontare fonti stressanti mediante un eccessivo uso del pensiero astratto, evitando di provare emozioni scomode.

Messa in atto di comportamenti finalizzati a riparare simbolicamente o negare precedenti pensieri, sentimenti o azioni inaccettabili.

Incapacità di sperimentare contemporaneamente le componenti affettive e cognitive di un'esperienza, escludendo la componente emotiva dalla coscienza.

La capacità di saper cogliere con ironia gli aspetti divertenti delle situazioni conflittuali o stressanti, riducendone l'impatto negativo.

I bambini in questa fase hanno maggiori opportunità di riflettere sulle proprie emozioni e di imparare a regolarle. Iniziano ad affrontare i primi problemi di interazione sociale.

Dai 11 anni in poi, le emozioni diventano più intense, influenzate dallo sviluppo ormonale e neurologico. I ragazzi sviluppano stili personali per gestire le emozioni in situazioni sociali e di apprendimento.

L'attaccamento disorganizzato è legato a una disorganizzazione del Sé e a una difficoltà nella mentalizzazione. I bambini con questo tipo di attaccamento tendono a identificare gli stati emotivi del genitore, e non i propri.

Il Sé alieno è un aspetto del Sé che è stato influenzato in modo significativo dall'ambiente e dai comportamenti dei genitori. Spesso include comportamenti o emozioni non propri.

Il meccanismo di identificazione con l'aggressore si verifica quando un bambino interiorizza i comportamenti aggressivi del genitore, anche se non sono i suoi.

Tutti hanno parti aliene nel Sé che possono essere integrate tramite la mentalizzazione. Nei bambini con attaccamento disorganizzato, le parti aliene sono più ampie e la mentalizzazione è compromessa.

I bambini con attaccamento disorganizzato tendono a essere ipervigili nei confronti dei genitori, osservando i loro stati emotivi anziché i propri.

Nei bambini disorganizzati, la mentalizzazione potrebbe essere presente, ma non svolge la funzione di organizzare il Sé. Ciò contribuisce alla difficoltà di distinguere tra le proprie emozioni e quelle degli altri.

Elaborare spiegazioni rassicuranti o funzionali a se stessi, ma inesatte, per il proprio o altrui comportamento. È un meccanismo di difesa che aiuta a ridurre l'ansia, la colpa o la vergogna, ma può portare a distorsioni cognitive e a una visione distorta della realtà.

Affrontare conflitti emotivi o fonti di tensione interne o esterne attraverso il "sognare a occhi aperti", evitando relazioni umane e non affrontando le situazioni in modo efficace. È un modo per sfuggire alla realtà e alle emozioni dolorose.

Dividere se stessi o gli altri in parti del tutto buone o cattive, non riuscendo a integrare le caratteristiche positive e negative in immagini coese. Spesso lo stesso individuo può essere alternativamente idealizzato o svalutato.

Proiettare su qualcun altro un affetto o impulso inaccettabile per il soggetto, come se fosse che l'altro ad aver dato il via a quell'affetto/impulso. Non si disconosce del tutto la mia rabbia ma in qualche modo induco in te un comportamento tale che la mia rabbia sia giustificabile.

A differenza della proiezione, non si disconosce ciò che è stato proiettato che viene interpretato invece come una reazione giustificata nei confronti dell'altro.

Funzionamento difensivo che affronta le situazioni stressanti o di conflitto per mezzo di azione o ritiro, senza considerare le conseguenze. Comporta un'azione impulsiva senza riflettere sulle conseguenze.

Grossolana distorsione e attribuzione errata dell'immagine di sé o degli altri per mantenere il Sé coeso ed evitare la frammentazione. Le persone con questo tipo di difesa hanno difficoltà a riconoscere i propri sentimenti e le proprie azioni, spesso attribuendoli agli altri.