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William Shakespeare Colloquio d’amore al chiaro di luna da Romeo e Giulietta Mercuzio e Benvoglio canzonano Romeo perché non rientra a casa e si attarda presso il palazzo dei Capuleti. Pensa- no che stia cercando la sua Rosalina; non sanno che in Romeo è sbocciato un nuovo amore: per la...

William Shakespeare Colloquio d’amore al chiaro di luna da Romeo e Giulietta Mercuzio e Benvoglio canzonano Romeo perché non rientra a casa e si attarda presso il palazzo dei Capuleti. Pensa- no che stia cercando la sua Rosalina; non sanno che in Romeo è sbocciato un nuovo amore: per la bella Giulietta, che ha appena conosciuto alla festa mascherata. Per questo, Romeo si allontana dai suoi amici e spera di rivedere quella ragazza che l’ha tanto attratto durante il ballo. I due si attardano in una conversazione al chiaro di luna, modulata su toni lirici. È l’esordio convinto del loro amore. Atto II, Scena II Verona, il verziere dei Capuleti Entra Romeo Romeo: Si ride delle cicatrici altrui chi non ebbe a soffrir giammai ferita…1 5 Giulietta appare a una finestra Giulietta: Oh, quale luce vedo sprigionarsi Diverse parole, in questo inizio idillico, rinviano all’area semantica lassù, dal vano di quella finestra? della luce. È l’oriente, lassù, e Giulietta è il sole! 2 Sorgi, bel sole, e l’invidiosa luna 10 già pallida di rabbia ed ammalata uccidi, perché tu, che sei sua ancella3, sei di gran lunga di lei più splendente. Non restare sua ancella, se invidiosa essa è di te; la verginal4 sua veste 15 s’è fatta ormai d’un color verde scialbo e non l’indossano altre che le sciocche. Gettala via!… Oh, sì, è la mia donna, l’amore mio. Ah, s’ella lo sapesse! Ella mi parla, senza dir parola. 20 Come mai?… È il suo occhio che mi discorre, ed io risponderò. Oh, ma che sto dicendo… Presuntuoso ch’io sono! Non è a me, ch’ella discorre. Due luminose stelle, Uno dei passi più poetici: Romeo paragona gli occhi della sua donna a 25 tra le più fulgide del firmamento stelle luminose. La metafora continua anche nei versi successivi. avendo da sbrigar qualcosa altrove, si son partite dalle loro sfere e han pregato i suoi occhi di brillarvi fino al loro ritorno… E se quegli occhi 30 fossero invece al posto delle stelle, e quelle stelle infisse alla sua fronte? Allora sì, la luce del suo viso farebbe impallidire quelle stelle, 1. cicatrici altrui… giammai ferita: metafora d’amore. L’amore è vissuto come una ferita. 2. È l’oriente, lassù, e Giulietta è il sole!: metafora della luce, simbolo di ogni bene. 3. ancella: servetta. 4. verginal: la luna era considerata come vergine, intatta. © Istituto Italiano Edizioni Atlas 1 William Shakespeare, Colloquio d’amore... come il sole la luce d’una lampada; 35 e tanto brillerebbero i suoi occhi su pei campi del cielo, che gli uccelli si metterebbero tutti a cantare credendo fosse finita la notte. Guarda com’ella poggia la sua gota 40 a quella mano… Un guanto vorrei essere, Aspetto sacrale dell’innamoramento: ogni cosa appartenente a su quella mano, e toccar quella guancia! Giulietta appare invidiabile. Giulietta: (Come avesse sentito un rumore, o forse assorta in tristi pensieri, sospirando) Ahimè!… [...] Giulietta: Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? 45 Ah, rinnega tuo padre!… Ricusa5 il tuo casato!… O, se proprio non vuoi, giurami amore, ed io non sarò più una Capuleti! Romeo: (Sempre tra sé) Che faccio, resto zitto ad ascoltarla, 50 oppure le rispondo?… Giulietta: Il tuo nome soltanto m’è nemico; 5. Ricusa: rifiuta. L’autore William Shakespeare William Shakespeare si può considerare il maggiore dei poeti inglesi e uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi. Nacque a Stratford on Avon nel 1564, da madre nobile e padre borghese. Non si conosce molto della sua formazione nei primi anni, ma pare che dovette interrompere la frequenza scolastica per sopravvenute ristrettezze economiche. A ventun anni si trasferì a Londra, già sposato e padre di tre figli. Nel 1592 la tradizione lo mostra per certo attore e drammaturgo. Il teatro a Londra, negli ultimi anni del Cinquecento, visse un’intensa stagione, con la fusione e la rovina di compagnie effimere, epidemie di peste che ne chiudevano i battenti, disorga- nizzazione diffusa. Fu un fenomeno culturale assai importante per l’epoca: poteva usufruire di edifici appositamente allestiti, era protetto dalla corte e dai nobili del regno. Proprio in quegli anni raggiungeva il suo pieno sviluppo il Rinascimento inglese, favorito dal progetto di egemonia di Elisabetta I e ispirato alla cultura italiana, francese e classica. In questo am- biente culturale vivace e innovatore si inserisce pienamente il genio versatile di Shakespeare, che già a partire dal 1594 entrò a far parte della compagnia del Lord Ciambellano, dove reci- tavano i più famosi attori del momento, per poi entrare stabilmente nella Compagnia del Re dal 1603, con l’avvento al trono di Giacomo I. Fin dagli ultimi anni del XVI secolo, Shakespeare aveva iniziato a comporre opere teatrali, in particolare il ciclo di Enrico IV, poi Riccardo II, Riccardo III, Romeo e Giulietta, Il mercante di Venezia. Divenuto coproprietario di un teatro, The Globe, si distinse per il suo forte spirito critico, la sua vivace interpretazione della storia in drammi come Giulio Cesare, Antonio e Cle- opatra e la sua capacità versatile di ritrarre, soprattutto nelle sue più grandi tragedie (Otello, Amleto, Macbeth e Re Lear), il destino dell’uomo, paragonato a “una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa nulla” (Machbet). Shakespeare seppe anche, nella sua innata capacità di esprimersi attraverso il teatro, am- morbidire i toni del pessimismo e rappresentare vicende mitiche, proiettate in un’atmosfera favolistica. Ne sono un esempio Sogno di una notte di mezza estate, Racconto d’inverno e La tempesta, che esaltano il carattere spettacolare del teatro e le sue potenzialità espressive. Ritiratosi a Stratford nel 1611, vi morì nella primavera del 1616. © Istituto Italiano Edizioni Atlas 2 William Shakespeare, Colloquio d’amore... ma tu saresti tu, sempre Romeo per me, quand’anche non fosti un Montecchi. Che è infatti Montecchi?… 55 Non è una mano, né un piede, né un braccio, né una faccia, né nessun’altra parte che possa dirsi appartenere a un uomo. Ah, perché tu non porti un altro nome! Ma poi, che cos’è un nome?… 60 Forse che quella che chiamiamo rosa cesserebbe d’avere il suo profumo se la chiamassimo con altro nome? Così s’anche Romeo Esaltazione e idealizzazione dell’oggetto amato, che acquisisce non si dovesse più chiamar Romeo, caratteristiche di perfezione. 65 chi può dire che non conserverebbe la cara perfezione ch’è la sua? Il teatro inglese al tempo di Shakespeare La varietà e la profondità dei drammi di William Shakespeare trovarono il loro ambiente ideale nel nuovo teatro che si sviluppò tra il Cinquecento e il Seicento a Londra, sotto il regno di Elisabetta I: la regina trasformò il Paese in una solida monarchia e ne promosse una nuova cultura, espressa attraverso le opere di artisti di prim’ordine. Tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, il teatro divenne in Inghilterra una forma di divertimento e di intrattenimento molto popolare: per numero di edifici, di opere rappresentate e per popolarità la città di Londra era la prima città d’Europa. L’altissima affluenza di pubblico agli spettacoli era stimolata anche dalla varietà dei repertori dei numerosi teatri londinesi: quasi ogni giorno veniva rappresentata un’opera diversa. Il primo edificio adibito esclusivamente alle rappresentazioni teatrali fu The Theatre, costruito nel 1576. Nel 1599 The Theatre venne ricostruito sulla sponda meridionale del Tamigi con il nuovo nome di The Globe, diventando la sede della migliore stagione teatrale della capitale inglese. Tali edifici venivano chiamati playhouse o public theatres (“teatri pubblici”), per distinguerli dai teatri privati, destinati a un pubblico più raffinato e aristocratico. La struttura del teatro elisabettiano I teatri inglesi del tempo potevano ospitare fino a tremila spettatori, fatto che li rendeva degni di nota e oggetto di stupore per tutti i visitatori. Essi si configuravano come arene a cielo aperto, con una piattaforma piuttosto ampia issata contro una parete di fondo, a cui accedevano gli attori provenienti dalla parte poste- riore. Questa fungeva da palcoscenico, sormontata da una balconata ove prendevano posto i musicisti, o gli attori in alcune scene particolari, come nel dialogo tra Romeo e Giulietta affacciata al balcone del suo palazzo. Gli spettacoli si svolgevano nelle ore pomeridiane e, dato lo scarso riparo offerto dal tetto, solo se le condizioni meteorologiche lo permettevano. La scenografia e i costumi La scena era fissa, movimentata solo da una serie di oggetti e attrezzi che suggerivano l’ambientazione. La piattaforma rialzata che rappresentava il palcoscenico era dotata di alcune botole che permettevano effetti speciali, come ad esempio l’apparizione di fantasmi. Lo spettacolo era animato da danze, soprattutto la danza burlesca condotta dai comici in chiusura, accompagnata dal suono dei musicisti. Non esisteva sipa- rio; per questo i cambiamenti di scena avvenivano in modo scoperto. Gli attori indossavano abiti normali dell’epoca elisabettiana, decorati e di vivaci colori, con qualche particolare richiamo al personaggio che dovevano interpretare. Il pubblico e gli attori Il pubblico che assisteva agli spettacoli teatrali era una massa vociante e composita, che comprendeva perso- ne di diversa estrazione sociale, dagli aristocratici agli artigiani, ai militari, al basso popolo. Spesso il pub- blico interagiva direttamente con gli attori ed erano addirittura previsti posti sulla piattaforma che fungeva da palcoscenico. I posti meno cari erano quelli in piedi, sotto la piattaforma, mentre raggiungevano prezzi più elevati, e quindi erano destinati a un pubblico più raffinato, quelli sulle balconate coperte tutt’intorno all’area del teatro. Gli attori del tempo, tra cui alcuni drammaturghi come lo stesso William Shakespeare, erano personaggi popolarissimi e amati dal loro pubblico. Erano tutti maschi, anche per i ruoli femminili, perché era considerato immorale per una donna recitare in un dramma. © Istituto Italiano Edizioni Atlas 3 William Shakespeare, Colloquio d’amore... L’opera Romeo e Giulietta Si tratta di una delle storie d’amore più popolari di seguente, ciò avviene grazie a Frate Lorenzo, un tutti i tempi, da cui sono state tratte riduzioni cine- Lucy entra nel grande francescano confessore di Giulietta, che spera, con matografiche e musicali importanti. L’ispirazione è armadio-guardaroba. questo matrimonio, di portare pace tra le due fa- letteraria: prima di Shakespeare un novellista del miglie. Ma ciò non si avvera e i rapporti invece si 1400, Masuccio Salernitano, aveva scritto una sto- complicano a causa di nuovi atti di violenza. Il gio- ria con tratti analoghi, poi ripresa e rielaborata da vane Tebaldo, cugino di Giulietta, provoca Romeo Matteo Bandello nel 1500. In Inghilterra il poeta a un duello. Romeo fa cadere la provocazione, ma Arthur Brooke scrisse nel 1562 Tragicall History of Mercuzio raccoglie la sfida. Mentre Romeo tenta di Romeus and Juliet, cui si ispira per la trama l’opera separarli, Tebaldo ferisce a morte Mercuzio, e Ro- di Shakespeare. meo, preso dall’ira, uccide allora Tebaldo. Romeo Composta tra il 1594 e il 1596, la tragedia con- viene così condannato a un immediato esilio. Potrà sta di cinque atti, anticipati da un prologo, in cui il passare solo una notte in segreto insieme alla sua coro contestualizza gli eventi, cita l’ambientazione sposa, un tempo che fugge veloce perché alle pri- – Verona –, il nome delle due famiglie rivali che si me luci dell’alba Romeo deve essere già fuori dalla contendono il potere – Capuleti e Montecchi – e città. Romeo raggiunge Mantova. Nel frattempo il annuncia la conclusione luttuosa. conte Paride vuole affrettare le sue nozze con Giu- lietta, che vive la disperazione per la lontananza La trama. Il primo atto si apre con la rappresenta- del suo amato, ma anche il dolore per la morte di zione di una rissa tra servi delle due famiglie che suo cugino Tebaldo. Frate Lorenzo, esperto conosci- turba la pace nella città di Verona, interrotta dal tore di erbe, prepara a Giulietta una pozione che Principe che disperde la folla. le donerà una morte apparente per circa due gior- Il conte Paride, un nobile veronese, ha chiesto la ni: potrà evitare così il matrimonio. Nel frattempo mano della giovane Giulietta Capuleti. Il padre di il frate invia a Mantova un messaggero a informare Giulietta lo invita al ballo in maschera che per con- Romeo, così che egli possa raggiungere Giulietta suetudine tiene tutti gli anni nel suo palazzo, dove nel momento del risveglio. Ma gli eventi precipi- potrà vedere la ragazza e intrattenerla. La madre tano. Il messaggero non può raggiungere Romeo di Giulietta convince la figlia ad accettare Paride che, invece, viene informato da un servo della sua come suo sposo, poiché ormai ha quattordici anni. famiglia del funerale di Giulietta. Romeo, in preda Romeo è innamorato di una certa Rosalina, della a un sentimento di cupa disperazione, si procura un famiglia dei Capuleti, solo evocata, mai presentata veleno, torna a Verona, entra nella cripta dei Capu- nella tragedia. Per questo vuole entrare nel palaz- leti, deciso a trovare la morte con la sua Giulietta. zo Capuleti, con la speranza di vederla, sebbene Qui trova Paride, il promesso sposo di Giulietta; gli amici Mercuzio e Benvoglio cerchino di dissua- con lui ingaggia un duello e lo uccide. Finalmente derlo. Romeo, entrato in casa Capuleti per vedere è solo con la sua amata: dopo averla guardata per Rosalina, vi incontra invece Giulietta, di cui si inna- l’ultima volta, si uccide, ingerendo il veleno. Giuliet- mora prima che il ballo abbia termine. Il sentimen- ta si sta risvegliando proprio in quel momento: ella to è ricambiato da Giulietta che, tramite la balia, vede Paride e Romeo entrambi morti. Non regge si informa del nome del giovane che ha appena allo strazio e si trafigge a morte con il pugnale di incontrato. Romeo, pur sapendo di rischiare mol- Romeo. tissimo, entra nel giardino dei Capuleti, dove può Nella scena finale, Frate Lorenzo rivela alle due fa- avere una conversazione con Giulietta. È la famosa miglie l’amore e il matrimonio segreto di Romeo e scena del balcone in cui i due giovani, attraverso Giulietta. Solo allora Capuleti e Montecchi si ricon- accenti di forte lirismo, si rivelano il loro amore ciliano grazie al sangue versato dai loro figli. e concordano di sposarsi segretamente. Il giorno Rinuncia dunque, Romeo, al tuo nome, che non è parte della tua persona, e in cambio prenditi tutta la mia. 70 Romeo: (Forte) Io ti prendo in parola! D’ora in avanti tu chiamami “Amore”, ed io sarò per te non più Romeo, perché m’avrai così ribattezzato. Giulietta: Oh, qual uomo sei tu, 75 che protetto dal buio della notte, © Istituto Italiano Edizioni Atlas 4 William Shakespeare, Colloquio d’amore... vieni a inciampar così sui miei pensieri? Romeo: Dirtelo con un nome, non saprei; il mio nome, cara santa, è odioso a me perché è nemico a te. 80 Lo straccerei, se lo portassi scritto. Giulietta: L’orecchio mio non ha bevuto ancora cento parole dalla voce tua, che ne conosco il suono: non sei Romeo tu, ed un Montecchi? 85 Romeo: No, nessuno dei due, bella fanciulla, se nessuno dei due è a te gradito. Giulietta: Ma come hai fatto a penetrar qui dentro? Dimmi come, e perché. Erti6 e scoscesi sono i muri dell’orto da scalare, 90 e se alcuno dei miei ti sorprendesse, sapendo chi sei, t’ucciderebbe. Romeo: Ho scavalcato il muro sovra l’ali leggere dell’amore; amor non teme ostacoli di pietra, 95 e tutto quello che amore può fare La rima baciata rende i versi incisivi, l’amore vince ogni cosa. trova sempre l’ardire di tentare. Perciò i parenti tuoi non rappresentano per me un ostacolo. Giulietta: Ma se ti trovan qui, ti uccideranno! 100 Romeo: Ahimè, c’è più pericolo per me negli occhi tuoi che in cento loro spade: basta che tu mi guardi con dolcezza, perch’io mi senta come corazzato contro l’odio di tutti i tuoi parenti. 105 Giulietta: Io non vorrei però per nulla al mondo Realismo di Giulietta. che alcun di loro ti trovasse qui. Romeo: La notte mi nasconde col suo manto alla lor vista; ma se tu non m’ami, che mi trovino pure e che mi prendano: 110 assai meglio è per me finir la vita desiderando invano l’amor tuo. Giulietta: Come hai fatto a venire fino qui? Chi t’ha guidato? Romeo: Amore per il primo 115 ha guidato i miei passi. È stato lui a prestarmi consiglio nel trovarlo; io gli ho prestato in cambio solo gli occhi. Io non sono un nocchiero, ma se tu fossi lontana da qui 120 quanto la più deserta delle spiagge bagnata dall’oceano più remoto, io correrei qualsiasi avventura Immagine mercantile; Giulietta è vista come una merce per cercar sì preziosa mercanzia. preziosissima, per la quale vale la pena correre rischi. da W. Shakespeare, Romeo e Giulietta, trad. di S. Sabbadini, Garzanti, Milano, 1994 6. Erti: ripidi. © Istituto Italiano Edizioni Atlas 5 William Shakespeare, Colloquio d’amore... A nalisi del testo L’amore come forza travolgente e invincibile Come emerge dal passo, tratto dal famoso dialogo notturno dal balcone di palazzo Capuleti, l’amore è il tema dominante della tragedia. Si tratta di un amore sorto improvviso in due giovani appartenenti a famiglie rivali e che già, in un certo senso, avevano impegnato i loro sentimenti: Romeo amava Rosalina e Giulietta si sarebbe dovuta sposare con il conte Paride. Proprio il ballo mascherato, dove ella conosce Ro- meo, avrebbe favorito un suo incontro con Paride, il futuro sposo. L’amore che nasce tra i due è una forza prorompente, invincibile, che non conosce le ragioni del senso comune o dell’utile, ma prosegue con una sua propria logica. E nasce nel cuore di due giovanissimi che fin dal primo momento si promettono fedeltà e dedizione completa. Una dedizione che poi viene vissuta fino alla morte. Un’altra chiave di lettura della tragedia consiste nel conflitto spietato tra il sentimento, che nasce sponta- neo, puro, e la logica perversa dei rapporti sociali, che vorrebbe negarlo. Essa è espressa dal conflitto vissuto tra le due famiglie dei Capuleti e dei Montecchi, un contrasto che non si placa, che riguarda i servi, i giovani e i meno giovani delle due casate. Lo stesso rancore che cova secolare fra le mura di Verona sarà fonte di morte per Romeo e Giulietta, ostacolati dalle convenzioni a realizzare i loro intenti, ma pure capaci di rischiare – con il matrimonio segreto o con la morte apparente – pur di essere vicini. La tragedia può essere letta anche come scontro generazionale: da una parte i due giovani, che imparano dalla vita e si plasmano sugli eventi; dall’altra gli adulti, che ormai trasmettono norme morali spesso rigide e astratte. Monologhi e dialoghi Nel passo presentato si alternano sapientemente dialoghi e monologhi. Questi ultimi, in particolare, sono significativi. Il primo, il lungo monologo di Romeo che vede Giulietta alla finestra, raggiunge momenti di altissimo lirismo, sviluppando il tema della luce attraverso metafore che paragonano Giulietta al sole e alla luce della luna, di fronte alla quale lei è vincente, oppure i suoi occhi alle stelle più brillanti; queste figure retoriche continuano per tutto il monologo, disseminando il motivo della luce attraverso molteplici ritorni poetici. Il dialogo presentato nel primo passo è un vero esempio di maestria poetica, in cui i temi si rincorrono, trasportati, per così dire, dalle parole dell’uno che rimbalzano in quelle dell’altra e viceversa. Così, viene portato avanti il motivo del nome – Romeo – attraverso una sorta di contrappunto poetico tra i due. Tutti gli argomenti in cui si articola il dialogo sono trattati attraverso l’uso di metafore, antitesi e altre figure retoriche disseminate ampiamente nel testo. © Istituto Italiano Edizioni Atlas 6 William Shakespeare, Colloquio d’amore... A ttivazioni didattiche Comprendere 1 Il testo proposto si presenta molto ricco di articolazioni e si presta bene per una sintesi che fissi i punti essenziali e ti consenta di esporli oralmente. Per fare questo, suddividi il brano in parti tematiche e segna accanto a ogni gruppo di versi il senso che essi comunicano; poi scrivi la sintesi in un testo unitario. 2 Utilizzando la tabella, illustra le caratteristiche del personaggio di Giulietta che emergono dal discorso che Romeo le rivolge. Dati fisici Aspetti del carattere Idee espresse....................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................... 3 Che cos’è Amore per Romeo? E che cosa offre mento significativo dell’ambientazione, che si carica di valori simbolici. Quali, a tuo parere? agli uomini che lo sperimentano? Aiutati sotto- lineando nel passo le espressioni più significa- tive. Approfondire e produrre 4 Che cosa sostiene Giulietta a proposito dell’ap- 7 La tragedia di Shakespeare ha ispirato riduzio- partenenza di Romeo alla famiglia dei Montec- ni musicali (si ricordano i balletti di Č ajkovskij e chi? Prokof’ev e il notissimo musical West Side Story) e cinematografiche (fra le più popolari quelle dirette da Zeffirelli e Luhrmann). Organizza l’a- Analizzare scolto di un passo musicale e prova a esprimere le emozioni che suscita in te. Se puoi assistere 5 Scegli un passo del dialogo tra Romeo e Giu- alla proiezione di un film, individua l’eventua- lietta e analizzalo dal punto di vista delle figure le scarto della pellicola dal contenuto del testo retoriche presenti (a livello fonico, di ordine, di originale della tragedia. Ricorda in particolare significato…). che quello di Zeffirelli, del 1968, è un classico, vincitore di due premi Oscar, mentre quello di 6 Il balcone che separa Romeo da Giulietta nel Luhrmann (1996) è in versione moderna. parco dei Capuleti si può considerare un ele- © Istituto Italiano Edizioni Atlas 7 William Shakespeare, Colloquio d’amore...

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