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Shintoismo & buddhismo Un po’ di terminologia Le credenze principali del Giappone sono: Shintoismo 神道(しんとう): forma animistica, ovvero tutte le cose naturali che ci circondano posseggono uno spirito, che è anche divinità. Buddhismo 仏教(ぶっきょう): esistono mol...

Shintoismo & buddhismo Un po’ di terminologia Le credenze principali del Giappone sono: Shintoismo 神道(しんとう): forma animistica, ovvero tutte le cose naturali che ci circondano posseggono uno spirito, che è anche divinità. Buddhismo 仏教(ぶっきょう): esistono molte scuole diverse, che si sono sviluppate nel corso dei secoli. Shintoismo Definire lo shintoismo una religione è improprio perché manca di alcune caratteristiche che rendono tale una religione: manca un leader carismatico che possa essere considerato il fondatore, nonché un testo di riferimento che contenga i suoi dogmi. Il termine più appropriato è quindi quello di ‘fede’ o ‘credenza’. Ogni elemento che ci circonda contiene un’essenza sovrannaturale, 超 自然的存在(ちょうしんてきそんざい), credenza che rende lo Shintoismo una forma di animismo, アニミズム. Sebbene forme animistiche esistano in diverse parti del mondo, lo shintoismo è una fede autoctona del Giappone e specifica solamente di quest’ultimo. Sviluppo Non ci è possibile determinare con precisione quando nasca lo shintoismo, tuttavia è possibile supporre che sia avvenuto in epoche remote, con i primi insediamenti sulle coste giapponesi, quando era necessario pregare le divinità dei mari, dei fiumi e delle foreste perché l’approvvigionamento di cibo fosse costante. Lo stesso principio governa l’agricoltura: quando si vengono a formare i primi villaggi che basano la loro sussistenza sulla coltivazione, si rende necessario, da una parte, pregare la divinità della risaia, 田の神, per un raccolto abbondante, dall’altra la divinità della montagna, 山の 神, perché gli animali che vi vivono non causino problemi e i corsi d’acqua siano facilmente controllabili. Shintoismo e società Con l’introduzione dell’agricoltura, nascono anche (1) il concetto di tempo ciclico e (2) la dicotomia civilizzato/selvaggio. (1) L’agricoltura richiede tempo e soprattutto stabilità: una volta che l’uomo capisce che la produzione di un terreno segue dei cicli, si adopera affinché i riti propiziatori al buon raccolto si svolgano ogni anno nello stesso periodo. Ciò aiuta il villaggio a organizzare il proprio tempo, scandendolo in maniera ripetitiva. (2) La risaia, creata dall’uomo secondo le regole dell’uomo, diventa presto simbolo di tutto ciò che è civilizzato e controllato; la montagna, al contrario rappresenta tutto ciò che è incontrollabile e selvaggio. La risaia, quindi, oltre che fonte di sussistenza, diventa anche simbolo del controllo dell’uomo sulla natura. I kami Per loro natura, i kami non sono né buoni né cattivi. Un cattivo raccolto o un’inondazione non sono direttamente attribuibili alla malvagità della divinità, quanto a dei riti che non sono eseguiti in maniera impeccabile. La forma del rito, più che il suo contenuto, è importante e non rispettarla può portare a conseguenze nefaste. Le persone comuni non possono comunicare direttamente con i kami. Essi infatti parlano agli uomini impossessandosi di determinate persone, generalmente delle sciamane. Anche la sala a esso dedicata nel santuario è interdetta alla popolazione e solo persone specifiche, ad esempio i sacerdoti, possono entrarvi. Purezza vs impurità Nello shintoismo non esiste il concetto di peccato come causa di un percorso di redenzione, quanto la dicotomia puro/impuro. L’impurità è una condizione che può essere corretta attraverso determinati riti di purificazione e non attraverso azioni di pentimento e riflessione. Gli elementi per antonomasia legati all’impurità sono la morte, il sangue e, in generale, tutto ciò che fuoriesce dal corpo. Il sangue non è impuro in quanto tale, ma solo quando sgorga: ferite, mestruazioni, parto sono eventi che richiedono l’allontanamento dalla comunità fino a che la condizione di purezza non sarà ristabilita attraverso i riti necessari. Il buddhismo Il buddhismo nasce in India circa 2500 anni fa. Il Buddha non è un nome di persona, anche se spesso è usato in tal senso. Significa ‘illuminato’. Il Buddha storico è Śakyamuni, in giapponese お釈迦様(おしゃかさま), un principe che decide di lasciare la sua vita a palazzo per cercare il vero senso della realtà. Il Buddha non è un dio, ma è un essere umano che con pratiche meditative e una particolare attitudine mentale ha compreso la natura della realtà che ci circonda. Di conseguenza, è sbagliato pensare che il Buddha sia immortale. Il Buddha muore, così come moriranno anche tutti gli altri esseri, compreso le divinità, che hanno comunque una vita molto lunga. Caratteristiche del Buddha Nonostante sia un essere umano, il Buddha possiede capacità non accessibili agli essere umani. Si dice possa parlare con gli animali e leggere nel pensiero. Nel diffondere i suoi insegnamenti, il Buddha adatta il suo eloquio al suo uditorio. Ciò significa che a persone più acculturate parla con termini più ricercati e con discorsi più elaborati; al contrario, con persone con una bassa alfabetizzazione usa espressioni più semplici. Si tratta dei cosiddetti upaya, o mezzi utili. Infine, non è interessato a discutere su temi astratti, ma solo degli aspetti della realtà che ci toccano. Alcuni concetti di base Dharma: l’ordine cosmico e le verità scoperte dal Buddha. La prima lettera è sempre maiuscola quando il termine è utilizzato con questa accezione. dharma: componenti minimi della realtà che ci circonda. La prima lettera è sempre minuscola quando il termine è utilizzato con questa accezione. I componenti minimi della realtà sono intese da molte dottrine buddhiste come vuoti e impermanenti, quindi tutto è transitorio. Sūtra: giapponese, 経 (きょう). I testi sacri buddhisti, in origine redatti in sanscrito e poi tradotti. In Giappone, essi sono studiati principalmente nelle loro traduzioni cinesi. I 3 tesori del buddhismo sono il Buddha, il Dharma e il Sangha (comunità dei monaci). Il samsāra In giapponese 輪廻(りんね) Il primo è il kanji di cerchio, infatti il samsāra è spesso rappresentato come una ruota. Si tratta del ciclo delle rinascite a cui tutti i non illuminati sono condannati. Finché non si raggiunge l’illuminazione, la ruota continuerà a girare. Si può nascere in regni diversi nelle varie vite: umano, animale, essere infernale, divinità, ecc. La forma della rinascita dipende dal karma maturato, e nulla impedisce che un essere infernale rinasca in un reame più alto. Non bisogna però pensare alla reincarnazione come all’anima che trasmigra da un regno all’altro. In linea generale, il concetto di anima, nel buddhismo, non esiste, perché l’io è un insieme di componenti (dharma) che si assembla e si smembra continuamente. Il karma In giapponese 業(ごう), ma per il concetto di causa-effetto è conosciuto anche con l’espressione 因果関係(いんがかんけい). È una legge naturale, ovvero la rinascita in regni inferiori o superiori non dipende dal giudizio delle divinità, ma semplicemente dalle azioni compiute in vita. Per azioni compiute si intende quelle mosse dalla volontà, nella sua sfumatura di impulso psicologico. In altre parole, schiacciare un insetto perché non lo abbiamo visto e non sapevamo fosse lì, non produrrà lo stesso grado di karma negativo. Un karma negativo può richiedere più reincarnazioni per esaurirsi ed essere compensato da un karma positivo. In altre parole, il karma negativo non ‘si azzera’ automaticamente alla rinascita in un regno inferiore, ma può condizionare più di una reincarnazione. Le quattro sante verità – 四諦(したい) Sono i punti cardine della dottrina buddhista, che individuano i motivi per cui siamo destinati a rinascere e gli strumenti che possiamo impiegare per seguire il cammino dell’illuminazione. 1. 苦諦(くたい) 2. 集諦(じったい) 3. 滅諦(めったい) 4. 道諦(どうたい) 苦諦 Il primo carattere è quello di ‘dolore’. La prima santa verità scoperta dal Buddha è che tutto è dolore. Il dolore è sia fisico, quando inerente agli aspetti prettamente biologici degli esseri viventi, che mentale. Paradossalmente, anche la felicità è dolore, perché è uno stato transitorio: ci si sente felici per poco, ma poi si desidera sempre di più. 集諦 La seconda santa verità tratta dell’origine del dolore, che non è altro che il desiderio, la brama. La brama è uno stato mentale, che genera una catena di cause ed effetti (che rimandano al karma). Alla base della brama troviamo l’ignoranza, intesa non come mancanza di conoscenza, ma come errata interpretazione della realtà (la realtà come la percepiamo è transitoria e non ha senso desiderare qualcosa che per sua natura non dura). 滅諦 La lettura kun del primo kanji è 滅びる(ほろびる), che significa ‘cessare’, ‘estinguersi’. La terza verità tratta della cessazione del dolore, meglio conosciuto come nirvana. Il nirvana rappresenta il momento in cui cessa il dolore, in particolare il momento in cui smettiamo di pensare al nostro ‘io’ come un’entità durevole nel tempo e nello spazio. 道諦 La lettura kun del primo kanji è みち , che significa ‘strada’. L’ultima verità riguarda il santo ottuplice sentiero, il percorso da seguire per giungere alla liberazione dal dolore. Il sentiero esiste a un livello ordinario, a cui anela la maggior parte degli uomini, e a un livello santo, a cui anelano coloro che con la meditazione hanno raggiunto un livello di comprensione della realtà più elevato. Il buddhismo in Giappone Secondo le fonti, il buddhismo entrò in Giappone nel VI secolo (538 o 552), quando un sovrano coreano inviò all’imperatore Kinmei dei sūtra e delle statue buddhiste, affermando che l’adozione di questa religione avrebbe portato numerosi benefici alla popolazione. Ci furono scontri sanguinosi tra due famiglie vicine all’imperatore: i Soga, favorevoli all’introduzione del buddhismo, e i Mononobe, contrari. Le due famiglie erano spinte da motivazioni politiche: il controllo sulla sfera religiosa avrebbe permesso una maggiore influenza a corte e sulla popolazione. Prevalsero i Soga. Il buddhismo in Giappone Il buddhismo del primo periodo della corte imperiale giapponese, il periodo Nara (710-784), non vide particolari innovazioni e molte dottrine furono copiate direttamente da quelle cinesi. Più tardi a, partire dal periodo Heian (794-1185), il buddhismo assumerà forme più originali, con le scuole Tendai e Shingon. A partire dal periodo Kamakura (1185-1333), il buddhismo acquisisce ancora più importanza, soprattutto con la scuola Amidista.

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