Giovanni Verga: Studi e Sintesi PDF

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Giovanni Verga

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This document provides an overview of the life and works of Italian author Giovanni Verga. The text describes his key biographical periods and explores the themes and style that shaped his literary works within the Italian literary context.

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VOLUME 3a I classici Giovanni Verga Il secondo Ottocento Sintesi svolta giovanni verga...

VOLUME 3a I classici Giovanni Verga Il secondo Ottocento Sintesi svolta giovanni verga PERCHÉ VERGA È UN CLASSICO? Verismo con il bozzetto siciliano Nedda (1874), segui- to nello stesso anno dal Padron ‘Ntoni, primo nucleo 1. Perché, pur essendo scrittore “regionale” quanto al dei futuri Malavoglia e, nel 1878, dalla novella Rosso mondo rappresentato, è stato autore di respiro euro­ Malpelo e dalla prima idea di un ciclo di romanzi dal peo per consapevolezza letteraria e lucidità di visione, titolo provvisorio La Marea. Siamo nella terza stagione più coerente e geniale degli stessi maestri del Natu- della narrativa verghiana; nel 1880 vennero pubblica- ralismo francese nell’applicare il canone realista del- te le novelle di Vita dei campi, nel 1881 I Malavoglia, l’“impersonalità”. nel 1883 le raccolte di bozzetti Novelle rusticane e Per 2. Perché ha saputo ricondurre il mito positivista del le vie. Nel frattempo (1882) aveva fatto visita a Zola a progresso all’antica idea di hybris, coniugando l’epica Parigi e pubblicato l’ultimo dei “romanzi mondani”, Il dello sviluppo alla visione tragica del teatro greco. marito di Elena. Una burrascosa vicenda sentimenta- 3. Perché ha saputo interpretare meglio di altri il pas- le (Verga ebbe fama di grande seduttore), conclusasi saggio traumatico dal mondo arcaico e immutabile con un clamososo scandalo, contribuì a ispirargli la delle passioni primitive a quello moderno della ragio- trasposizione teatrale della novella Cavalleria rustica- ne calcolatrice e dei grandi mutamenti sociali. na: l’esordio teatrale di Verga, nel 1884 a Torino (con 4. Perché nelle sue opere ha saputo compiutamente Eleonora Duse nella parte della protagonista Santuz- raffigurare la “religione della famiglia” e la “religione za), fu un trionfo; qualche anno dopo (1890) Cavalleria della roba” come principi ispiratori dell’agire umano. rusticana divenne anche opera lirica, con le musiche di Pietro Mascagni. Il rientro a Catania LA VITA [1840-1922] Seguirono anni di scoraggiamento e difficoltà eco- Infanzia e prima giovinezza nomiche, durante i quali vennero pubblicate diverse Nacque nel 1840 a Catania da famiglia agiata di ascen- raccolte di novelle (Drammi intimi nel 1884, Vaga- denze nobiliari e di sentimenti liberali. L’insegnamen- bondaggio nel 1887, I ricordi del Capitano d’Arce nel to e l’esempio di Antonio Abate, fervente patriota, gli 1891 e Don Candeloro e C.i nel 1894) e, soprattutto, ispirarono le prime prove narrative: i romanzi Amo- il romanzo Mastro-don Gesualdo (nel 1888 a puntate re e patria, I carbonari della montagna (pubblicato a sulla “Nuova Antologia”, l’anno seguente in volume). sue spese nel 1861-1862) e Sulle lagune (pubblicato Raggiunta la tranquillità economica a seguito di una a puntate sulla rivista filogaribaldina “La nuova Euro- causa vittoriosa intentata contro l’editore Sonzogno, pa”). Nel 1858 si iscrisse a giurisprudenza a Catania potè ritirarsi a Catania, dove si dedicò ancora al tea­ (non arrivò mai alla laurea); fra il 1860 e il 1864 militò tro (nel 1896 con una versione teatrale della Lupa, nel nella Guardia nazionale e fondò e diresse una rivista 1901 con gli atti unici La caccia al lupo e La caccia vicina al radicalismo garibaldino, “Roma degli Italia- alla volpe, nel 1903 con Dal tuo al mio) e lavorò al ter- ni”. zo romanzo del ciclo dei Vinti, La duchessa de Leyra, senza tuttavia portarlo a termine. Si dedicò anche Gli anni fiorentini all’amministrazione delle sue terre assumendo sem- Dal 1865 risiedette per lunghi periodi a Firenze (ca- pre più la mentalità conservatrice del gentiluomo di pitale del Regno d’Italia), dove strinse amicizia con campagna: si oppose ai fasci siciliani (1894) come alle Luigi Capuana e Francesco dall’Ongaro; quest’ultimo proteste scoppiate a Milano (1898), approvò le guerre lo introdusse negli ambienti dell’alta società che gli coloniali, si iscrisse al Partito nazionalista, appoggiò ispirarono i romanzi mondani della seconda stagione l’entrata in guerra dell’Italia nel 1915 e l’impresa fiu- narrativa (a cominciare da Una peccatrice, stampato mana di D’Annunzio nel 1919. Nominato senatore del nel 1866) e lo aiutò a raggiungere il successo con la Regno nel 1920, negli ultimi anni lavorò, con l’amico e pubblicazione di Storia di una capinera (1871). discepolo Federico De Roberto, alla sceneggiatura ci- nematografica dei suoi bozzetti teatrali. Morì nel 1922. Gli anni milanesi Nel 1872 si trasferì a Milano, capitale letteraria d’Ita- lia. Strinse amicizia con esponenti della Scapigliatura, LE COSTANTI LETTERARIE come Emilio Praga e Arrigo Boito, e con editori come Emilio Treves. Proseguendo con l’apprezzato filone dei Verga ha attraversato diverse stagioni narrative cam- romanzi mondani pubblicò Eva (1873), Tigre reale ed biando ogni volta ambienti, tecniche e linguaggi. Pos- Eros (1875), mentre maturava la sua “conversione” al siamo tuttavia notare, nelle narrazioni patriottiche, G. Langella, P. Frare, P. Gresti, U. Motta letteratura it Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori 1 Tutti i diritti riservati © Pearson Italia S.p.A. sint_verga.indd 1 05/06/14 10:56 VOLUME 3a I classici Giovanni Verga Il secondo Ottocento Sintesi svolta mondane e veriste, alcune costanti a livello di “filoso- ritratta nei panni della femme fatale, conosce solo la fia di vita”. La sorte dei personaggi verghiani appare dedizione fino allo struggimento o, al contrario, l’ab- sempre segnata da un destino avverso contro cui ogni bandono a una sfrenatezza che infrange ogni pudo- ribellione risulta inutile; la saggezza consiste nel sa- re e ogni legge sociale; nell’uomo si configura invece persi piegare e rassegnare, mentre chi si crede arbi- come passione travolgente ma superficiale, limitata tro del proprio destino è condannato inesorabilmente alla sfera dei sensi, che anzi lo distoglie da altri inte- alla sconfitta. Questa lotta impari contro il fato avverso ressi e ambizioni, come l’affermarsi in società e il far- costituisce il nucleo drammatico di tutti i suoi libri; in si una posizione. Da questa pregiudiziale misogina di questa lotta, inoltre, l’eroe è abbandonato a se stes- matrice positivista nascono i contrasti che concludono so, perché la società descritta da Verga non conosce drammaticamente tutte queste storie d’amore, am- pietà o solidarietà, ma è mossa solo da uno spietato bientate nei salotti mondani di Firenze e Milano che e cinico egoismo; i deboli sono condannati a essere Verga ben conosceva. L’autore stesso ammetteva che schiacciati dai più forti, come anche dalla storia e dal- le complicazioni sentimentali raccontate nei romanzi la natura. non esistono nello stato di natura, ma sono frutto del benessere e dell’artificio della società moderna. LE OPERE La poetica verista La svolta verista I romanzi patriottici Pur continuando a scrivere romanzi mondani, già nel 1874 Verga pubblicò Nedda, novella ambientata Le prime prove narrative di Verga seguono schemi tra i poveri contadini siciliani. Il successo che essa romantico-risorgimentali, legando gli ideali patriotti- riscosse, assieme all’affermarsi della narrativa na- ci della lotta per l’indipendenza nazionale a vicende turalista francese (del 1877 è l’Ammazzatoio di Zola) sentimentali che ruotano attorno ad amori puri e smi­ e allo scalpore suscitato dall’inchiesta Franchetti- surati. Sonnino sulla realtà sociale ed economica siciliana, Amore e patria (1856-1857, rimasto inedito) è am- determinarono in Verga la svolta verista. Affrontan- bientato sullo sfondo della guerra di indipendenza do nuovi ambienti e nuovi temi, lo scrittore volle svi- americana. luppare una nuova tecnica narrativa, i cui principi I carbonari della montagna (1861-1862), ambientato egli espose solo in parte in dichiarazioni teoriche e negli anni napoleonici, narra di una banda di briganti- vanno quindi desunti dalle opere stesse o dalle sue patrioti che sui monti della Calabria lottano contro le lettere. truppe di Gioacchino Murat; l’opera, nata all’indomani dell’armistizio di Villafranca (1859), è caratterizzara da  a rinuncia al “ritratto” e al “narratore L un forte sentimento antifrancese. onnisciente” Sulle lagune (1862-1863), ambientato in Veneto e ispi- Il primo aspetto caratteristico è la rinuncia a trat- rato da un fatto di cronaca, narra dell’amore infelice teggiare il “ritratto” dei personaggi; Verga prende le fra un cadetto dell’esercito asburgico di occupazione distanze dal “narratore onnisciente” per trasportare e una bella ragazza di Oderzo; il conflitto fra amore e il lettore direttamente “dentro” la vicenda narrata, patria porterà entrambi al suicidio. dandogli l’illusione di trovarsi realmente immerso nella realtà vissuta dai personaggi. Il racconto perde I romanzi mondani così il suo carattere di finzione per diventare “docu­ mento umano”, fatto realmente accaduto. La rinuncia Dopo l’Unità d’Italia l’interesse del pubblico per la al narratore onnisciente in nome dell’impersonalità narrativa storico-patriottica scemò rapidamente del racconto era uno dei postulati della scuola na- e si diffuse l’interesse per vicende sentimentali di turalista, anche se nessuno, neppure Zola, l’aveva ambientazione borghese; Verga fra il 1871 e il 1875 spinto fino alle sue estreme consegnenze, come in- scrisse cinque romanzi di questo genere, da lui stesso vece fece Verga: che non si limitò ad adottare il ruolo più tardi raggruppati sotto il titolo comune di Bozzet- impassibile del narratore-scienziato, ma trasferì la ti del cuore: Una peccatrice, Storia di una capinera, voce narrante all’interno del mondo rappresentato, Eva, Tigre reale, Eros. In generale l’impostazione non adottando il punto di vista di un narratore popolare è realista, ma romantica; l’autore rifiuta la “scienza” “omodiegetico”, cioè solidale al racconto, in quanto del cuore e si rassegna piuttosto al suo insondabile attore o spettatore dei fatti narrati. Questi principi (la “mistero”. mano dell’artista deve rimanere «assolutamente invi- sibile» e l’opera d’arte deve sembrare essersi «fatta La passione d’amore da sé») furono esposti da Verga nella Prefazione alla La passione d’amore assume connotati diversi nei novella L’amante di Gramigna (1880, poi compresa in personaggi maschili e femminili. La donna, spesso Vita dei campi). G. Langella, P. Frare, P. Gresti, U. Motta letteratura it Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori 2 Tutti i diritti riservati © Pearson Italia S.p.A. sint_verga.indd 2 05/06/14 10:56 VOLUME 3a I classici Giovanni Verga Il secondo Ottocento Sintesi svolta I l “discorso indiretto libero” e la rappresentazione servato concentrando l’attenzione sui desini individua- del sentimento li, appare a Verga nient’altro che una brutale macina Per conferire al racconto l’immediatezza della testi­ da cui nessuno, a nessun livello sociale, può salvarsi: il monianza orale Verga tratta la sintassi con grande vincitore che oggi si impone schiacciando il vinto sarà libertà, ricorrendo frequentemente al “discorso indi­ schiacciato a sua volta dai vincitori di domani. retto libero”, che permette di innestare, nel corpo del- la narrazione indiretta, inserti di discorso diretto che Un ciclo incompiuto rinviano appunto al narratore omodiegetico. La rivoluzionaria tecnica narrativa adottata, e in parti- Altro espediente tecnico è la rinuncia alla descrizio- colare la rinuncia al narratore onnisciente, è probabil- ne “interna” dei moti dell’animo (tipica del narratore mente la causa dell’incompiutezza del ciclo. Se infatti onnisciente); pensieri, sentimenti ed emozioni vengo- era possibile rappresentare la psicologia elementare no descritti solo nella misura in cui si traducono in delle classi più umili attraverso la mera descrizione atteggiamenti esteriori, osservabili dallo sguardo del del comportamento esteriore, la cosa si rivelava ir- testimone-osservatore che è, ancora una volta, il nar- realizzabile affrontando i più alti livelli sociali, dove le ratore omodiegetico. convenzioni, l’educazione, la cultura, oltre a rendere estremamente complesso il mondo interiore dei per- sonaggi, alimentano la dissimulazione e impongono Il ciclo dei Vinti una “maschera”. Dopo il successo di Nedda, incoraggiato dall’editore Treves, Verga iniziò un altro bozzetto siciliano, Padron I Malavoglia ‘Ntoni, che da semplice novella divenne poi romanzo, e addirittura primo di un ciclo di cinque romanzi (l’i- La vicenda dea venne probabilmente dal ciclo dei Rougon-Mac- Nel paesino di Aci Trezza, alle pendici dell’Etna, vive la quart di Zola) intitolato dapprima La Marea e succes- famiglia Toscano, soprannominata Malavoglia, com- sivamente I vinti. posta dal patriarca padron ‘Ntoni, dal figlio Bastianaz- zo sposato con Maruzza la Longa, e dai loro cinque Le linee-guida figli: il giovane ‘Ntoni, Luca, Mena, Alessi e Lia. Pro- Possiamo ritrovare le linee-guida di questo ciclo in prietari della casa del nespolo e di una barca, la Prov- alcune lettere e poi, soprattutto, nella Prefazione ai videnza, i Malavoglia vivono onestamente di pesca fino Malavoglia (1881). I cinque romanzi (I Malavoglia, Ma- a quando la partenza del giovane ‘Ntoni per il servi- stro-don Gesualdo, La duchessa de Leyra, l’Onorevole zio militare (siamo all’indomani dell’Unità d’Italia) li Scipioni e L’uomo di lusso) dovevano rappresentare spinge a improvvisarsi commercianti, acquistando a complessivamente «una specie di fantasmagoria del- credito una partita di lupini dallo zio Crocifisso, l’usu- la lotta per la vita, che si estende dal cenciaiuolo al raio del paese. Il naufragio della barca e del carico e ministro e all’artista, e assume tutte le forme, dalla la morte di Bastianazzo avviano la famiglia alla cata- ambizione alla avidità del guadagno», adattando stile strofe, anche perché ‘Ntoni, rientrato dalla leva, non e tecniche narrative ai diversi ambienti rappresentati. sa più adattarsi alla vita di prima. A partire da questo Il progetto rimase incompiuto: Verga non andò oltre momento, disgrazie si sommano a disgrazie: perdute l’abbozzo dei primi capitoli della Duchessa de Leyra. la barca e la casa, i Malavoglia si riducono a lavorare a giornata; Luca muore nella battaglia navale di Lis- Una visione fatalista della vita umana sa; Maruzza muore di colera; Lia, disonorata, fugge in Nella Prefazione ai Malavoglia Verga appare convin- città e finisce in un postribolo; ‘Ntoni frequenta cattive to dell’esistenza di una legge universale che governa compagnie e finisce in carcere; padron ‘Ntoni, spezza- tutti i destini umani, legge di cui i romanzi dovevano to da tante sventure, muore miseramente in ospeda- fornire la conferma e che consiste in questo: la vita le. Ma alla fine Alessi, riscattata la casa del nespolo, umana a ogni livello è agitata da una lotta di tutti con­ sembra avviare la rinascita della famiglia. tro tutti senza pietà e senza quartiere, lotta governata dal più sfernato egoismo e in cui il calcolo e l’interesse La legge dell’interesse sono gli unici criteri di scelta. In un simile contesto i L’interesse economico è il motore principale dell’in- deboli sono destinati a scoccombere e i forti a preva- treccio romanzesco; esso non solo motiva e guida le lere e non ha più senso parlarte di “vizi” e “virtù”, per- azioni, ma stabilisce anche il sistema dei valori e le ché essi presuppongono la libera scelta dell’uomo (il gerarchie sociali: solo chi ha «delle barche sull’acqua libero arbitrio), mentre invece per Verga il comporta- e delle tegole al sole» gode di stima e considerazio- mento umano è determinato senza scampo dalle leg- ne, la perdita della casa del nespolo e della Provvi- gi brutali della lotta per la sopravvivenza e l’autoaf- denza getta i Malavoglia da un giorno all’altro nella fermazione. Questa lotta provocata dalla «ricerca del categoria dei reietti; sulla base dell’interesse (e non meglio» è motore della società e della storia umana. Il certo dell’amore) vengono combinati i matrimoni; “progresso infinito” (idea di matrice positivista), se os- sulla base dell’interesse agisce lo zio Crocifisso, non G. Langella, P. Frare, P. Gresti, U. Motta letteratura it Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori 3 Tutti i diritti riservati © Pearson Italia S.p.A. sint_verga.indd 3 05/06/14 10:56 VOLUME 3a I classici Giovanni Verga Il secondo Ottocento Sintesi svolta a caso detto «campana di legno» perché sordo a qua- tribuiscono inoltre: la gestualità “teatrale” dei perso­ lunque altro argomento. Badare ai propri interessi è naggi, che ne crea efficaci ritratti dal vivo e aggira la la legge fondamentale degli abitanti di Aci Trezza, che rinuncia all’introspezione; l’impiego frequentissmo di li chiude in un gretto egoismo rendendoli ciechi alle similitudini e proverbi tutti legati all’esperienza e alla disgrazie altrui e sordi ai richiami della pietà e della cultura dei parlanti; i soprannomi, non di rado ispi- solidarietà. rati a una lettura ironico-grottesca del personaggio (si pensi allo zio Crocifisso, alla Santuzza, agli stessi Il mito del benessere e «l’ideale dell’ostrica» Malavoglia). Il romanzo iniziale del ciclo dei Vinti vuole mostrare che cosa accade a chi sente «le prime irrequietudini pel Il problema della lingua benessere» e prende coscienza «che non si sta bene, Per conciliare la ricerca del colore locale con l’esi- o che si potrebbe star meglio». In questo senso perso- genza della comprensibilità, che comportava la rinun- naggio emblematico è il giovane ‘Ntoni che, abbaglia­ cia al dialetto, Verga adottò una lingua molto vicina to dalle sirene del progresso quando si è allontanato al parlato e ricca di locuzioni idiomatiche; ricorse da Aci Trezza per il servizio militare, non accetta più a particolari accorgimenti sintattici al limite della di spezzarsi la schiena con rassegnazione e pazien- sgrammaticatura, come il “che” polivalente, il pro- za, ma vuole andarsene a fare fortuna, per mangiare nome pleonastico («la gente gli rideva sul muso allo «pasta e carne tutti i giorni». La sua è dunque una vi­ zio Crocifisso»), le “frasi foderate” («ci vuole la terra cenda di formazione, o meglio di de-formazione, per- al sole, ci vuole!»); a livello lessicale, impiegò termini ché va incontro a un completo fallimento: tornato di («sciara», «fariglioni», «malabestia», «Giufà») o modi notte al paese ridotto come un pezzente, si dà al bere di dire («da pagarsi col violino», «aceto dei sette la- e al contrabbando, riducendosi a livello quasi anima- dri») che rinviano al dialetto, arricchendo in questo le. La sua colpa consiste nella violazione della legge modo da un lato la lingua italiana di nuovi lemmi e del destino che impone a ciascuno di accontentarsi dall’altro nobilitando il dialetto che acquisisce dignità di ciò che possiede, senza aspirare a cambiamenti: scritta e dimensione sovraregionale. legge che nel romanzo è incarnata dal vecchio padron Da notare anche l’abnorme frequenza dei verbi all’im­ ‘Ntoni e che nella novella Fantasticheria Verga stesso perfetto, tempo della durata e della ripetizione, espe- chiamò «ideale dell’ostrica»: l’uomo può essere felice diente che esprime la visione immobilistica del desti- solo nella «rassegnazione coraggiosa» che lo fa rima- no tipica di Verga. nere tenacemente attaccato allo scoglio sul quale la fortuna lo ha lasciato cadere. ‘Ntoni comprende tutto questo, ma troppo tardi: nel mondo di Verga l’ammis- Mastro-don Gesualdo sione delle proprie colpe e il ravvedimento non basta- La vicenda no, per il colpevole non esiste redenzione. In questo La vicenda è ambientata a Vizzini fra il 1820 e il 1848. senso l’orizzonte ideologico verghiano richiama quello Gesualdo Motta è un self-made man che è riuscito della tragedia greca: il desiderio di migliorare la pro- laddove il giovane ‘Ntoni aveva fallito: grazie al suo pria condizione è la versione moderna della hybris an- fiuto per gli affari e a una vita di sacrifici e rinunce in tica, cioè della tracotanza dell’uomo che si ribella al nome del valore supremo della «roba», da modesto fato credendosi arbitro del proprio destino: una colpa muratore è diventato il “re” del mattone e ora vuo- che può essere espiata solo con l’annientamento. Ver- le arrivare a controllare l’intera produzione agricola ga appare quindi lontanissimo sia dalla visione religio- della zona e dettare i prezzi al mercato. Allo scopo di sa e provvidenzialistica di Manzoni, sia dalla mentalità ottenere il sostegno o almeno la neutralità dei nobili moderna tutta fiduciosamente protesa al progresso locali sposa l’aristocratica Bianca Trao, pur sapendo- tecnico, sociale, economico. la sul lastrico e incinta di un altro. Ma anche per lui, proprio quando si crede al vertice, comincia la caduta: Caratteri narrativi logorato dalla continua guerra contro la cupidigia di Il rifiuto del narratore onnisciente in favore del nar­ parenti e compaesani e dai bocconi amari inghiottiti in ratore omodiegetico ha come prima conseguenza il famiglia (della moglie e della figlia Isabella non solo fatto che l’orizzonte degli eventi narrati sia limitato ad non ha ottenuto l’affetto, ma neppure il rispetto), muo- Aci Trezza: come un personaggio se ne allontana, esce re di cancro abbandonato a se stesso tra l’indifferenza dall’orizzonte narrativo e di quel che gli capita siamo generale, mentre la sua «roba» viene dilapidata con aggiornati limitatamente a quanto egli stesso riferisce noncuranza dal genero, il duca de Leyra. (o a quanto possono riferire eventuali testimoni occa- sionali). Così avviene per ‘Ntoni: nulla sappiamo del- I temi: aristocrazia e borghesia; essere e avere le esperienze da lui vissute dopo la “fuga” dal paese, Nel romanzo va in scena il conflitto fra due mondi quel che possiamo conoscere sono semmai i segni, e due mentalità, quella aristocratica, incarnata dai fisici e psicologici, che esse hanno lasciato in lui. Trao, immobilistica e fondata sul privilegio del san- A creare sapienti effetti di realtà e di colore locale con- gue, e quella borghese e imprenditoriale, dinamica e G. Langella, P. Frare, P. Gresti, U. Motta letteratura it Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori 4 Tutti i diritti riservati © Pearson Italia S.p.A. sint_verga.indd 4 05/06/14 10:56 VOLUME 3a I classici Giovanni Verga Il secondo Ottocento Sintesi svolta spericolata, incarnata da Gesualdo, che ne rappresen- moglie e dalla figliastra. ta la dimensione epica ed eroica: un uomo dedito alla “religione della roba”, lungimirante e infallibile, pronto Ereditarietà e libertà ad affrontare rischi, disagi, sacrifici e dotato di una vo- Sulla scorta delle idee di Hippolyte Taine anche nel lontà incrollabile. Verga stigmatizza entrambe queste Mastro-don Gesualdo Verga mostra come i compor- mentalità, queste concezioni del mondo; se all’inizio il tamenti vengano determinati dall’ambiente sociale fiuto per gli affari di Gesualdo sembra avere la meglio, e dal momento storico; rispetto ai Malavoglia acqui- in realtà alla fine emerge ancora una volta la visione sta maggior peso l’elemento della razza, e lo si vede immobilistica verghiana: infatti la «roba» accumulata dall’importanza che assumono le tare ereditarie dei dal nostro rampante e aggressivo imprenditore finisce Trao e la fisionomia dei personaggi; la razza determi- dissipata nelle mani dell’aristocratico, parassitario e na anche aspetti caratteriali (l’ostinazione dei Motta, nullafacente duca de Leyra: lo scontro fra nobilità e la reticenza dei Trao) e inclinazioni (Isabella, come la borghesia si conclude senza vincitori. E le “virtù” im- madre, ha una relazione clandestina). Però a Gesual- prenditoriali, che fanno di Gesualdo un vincente nel do Verga assegna anche caratteri che nulla hanno di campo degli affari, si trasformano in “vizi” sul piano ereditario; e così pure l’influsso esercitato dal con- esistenziale, facendo del protagonista un vinto nel testo sociale e storico non produce affatto lo stesso campo degli affetti e della piena realizzazione di sé, effetto nei vari personaggi: nel comportamento indi- come a ribadire che “religione della roba” e ricerca viduale rimane sempre un elemento imprevedibile e della felicità sono fra loro incompatibili. Tra tutte le incalcolabile, una zona d’ombra dove si gioca il libero persone più vicine a Gesualdo, padre, fratelli, moglie, arbitrio dell’uomo. Piuttosto, l’antagonista con cui la figlia, non ce n’è una di cui egli possa fidarsi, con cui libertà si scontra è ancora una volta il destino, la ne- possa confidarsi e sfogarsi: tutte sono per lui unica- mesi che colpisce chiunque voglia sovvertire l’ordine mente fonte di dispiaceri, rabbia e amarezza, al punto costituito: anche Gesualdo è un vinto perché ha osato di avvelenargli la vita. violare «l’ideale dell’ostrica». L’emblema della malattia Il cancro allo stomaco che uccide Gesualdo al termine Le novelle del romanzo somatizza emblematicamente la sua re- ligione di vita fondata sull’attaccamento ossessivo alla Verga pubblicò otto raccolte di novelle: Primavera e «roba»; il suo rifiuto a sottoporsi all’operazione per ri- altri racconti, Vita dei campi, Novelle rusticane, Per le muovere la massa tumorale è significativo: Gesualdo vie, Drammi intimi, Vagabondaggio, I ricordi del capi- non sa e non vuole staccarsi dalla «roba», che finisce tano d’Arce, Don Candeloro e C.i. Scritte spesso per per divorarlo dall’interno; l’avere, cui è stato dato il motivazioni economiche, alcune sono tra le più belle primo posto, finisce per annientare l’essere. Interes- della narrativa italiana moderna e spesso costitui- sante è la lettura del personaggio in chiave prometei- scono il primo abbozzo di successivi romanzi: Vita dei ca: Prometeo, benefattore dell’umanità e garante del campi è anticipazione dei Malavoglia, Novelle rustica- progresso, è uno dei grandi miti di fine Ottocento, e ne del Mastro-don Gesualdo, Drammi intimi e I ricordi significativamente il titano venne condannato da Zeus del capitano d’Arce della Duchessa de Leyra. ad avere il fegato dilaniato da un’aquila, come Gesual- do ha questo «cane arrabbiato» che gli divora le vi- Nedda scere. Altrettanto emblematiche sono le malattie che Momento di svolta dalla narrativa mondana ai sog­ colpiscono i Trao (demenza, tisi), segni di un sangue getti rusticani, la novella narra la dolorosa vicenda di malato, di una nobiltà ormai estenuata e consunta, una povera raccoglitrice di olive emarginata perché destinata a essere cancellata dalla storia. “disonorata” e costretta a vivere di stenti in una socie- tà moralista e perbenista. Siamo ancora lontani dalla Matrimonio e amore poetica dell’impersonalità e la protagonista conserva L’avere distrugge l’essere anche nell’ambito dei rap- alcuni tratti dell’eroina romantica in lotta contro le porti familiari: passione amorosa e istituzione matri- avversità del destino e i pregiudizi sociali; scopo di- moniale appaiono totalmente dissociati, in quanto la chiarato è muovere a compassione le lettrici borghesi seconda rientra interamente nella logica dell’interes­ di fronte a una sorte tanto dolorosa e ingiusta. se economico. Non è un caso se i rapporti coniugali, nel romanzo, sono infelici e infecondi, mentre le rela- Vita dei campi zioni passionali avvengono al di fuori del matrimonio La raccolta comprende otto novelle (si segnalano e sono feconde; così pure il matrimonio riparatore (fra Fantasticheria, Rosso Malpelo, Cavalleria rusticana, Bianca e Gesualdo) non consacra l’unione fra i due La lupa e L’amante di Gramigna) in cui per la prima amanti (Bianca e il baronello Rubiera), ma riconduce volta si assiste all’eclissi del narratore onnisciente, la vicenda nell’ordine economico dell’esistenza attra- sostituito da un narratore popolare che esprime un verso la scelta del partito più vantaggioso: l’esito è il punto di vista radicalmente ostile al protagonista: in muro di incomunicabilità che separa Gesualdo dalla un mondo dominato dall’egoismo, dal calcolo e dalla G. Langella, P. Frare, P. Gresti, U. Motta letteratura it Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori 5 Tutti i diritti riservati © Pearson Italia S.p.A. sint_verga.indd 5 05/06/14 10:56 VOLUME 3a I classici Giovanni Verga Il secondo Ottocento Sintesi svolta violenza, chiunque non segua la mentalità corrente e I ricordi del capitano d’Arce agisca per motivi diversi dal proprio tornaconto deve La raccolta comprende sette novelle che si costituisco- essere messo al bando, emarginato, soppresso; letto no come i capitoli di un romanzo, tenuti insieme dalla attraverso il giudizio ostile del narratore che incarna la ripresa dei medesimi personaggi e dal medesimo filtro mentalità dominante, il protagonista perde però ogni narrativo (il capitano d’Arce rievoca gli amori di donna tratto eroico assumendo caratteri criminali o ferini. La Ginevra Silverio), cui si aggiungono, per affinità temati- campagna perde ogni connotazione idilliaca e bucoli- ca, altre tre novelle tratte dalla raccolta Drammi intimi. ca e appare come un luogo ostile dove impera, come Verga torna al mondo frivolo e brillante dei salotti che dappertutto, la lotta per la sopravvivenza con le sue era stato al centro dei romanzi mondani; l’asse temati- regole spietate. co si sposta dalla “religione della roba” alla sfera sen- timentale, ma il gioco della seduzione appare ormai Novelle rusticane disperatamente frivolo e vuoto. La raccolta comprende dodici novelle (si segnalano La roba e Libertà) i cui personaggi appartengono Don Candeloro e C.i per lo più alla moderna borghesia intellettuale o Don Candeloro e C.i. costituisce l’ultima raccolta ver- imprenditoriale e rappresentano un’umanità perfet- ghiana e comprende dodici novelle. Protagonista è una folla di attori da strapazzo in un grottesco sovrap- tamente integrata nella cinica morale dell’interesse. porsi del piano della finzione scenica a quello della Il narratore popolare questa volta condivide la men- realtà che ne fa degli alienati, dei «tristi commedianti talità del personaggio e ne approva l’astuzia senza della vita». Per Verga tutto il mondo è un teatrino in scrupoli, specie se usata a danno dei deboli e degli cui gli uomini sono ridotti a marionette e nulla esiste sprovveduti; la cultura appare come strumento di in- al di sotto delle apparenze. ganno e veicolo di sopraffazione. Solo la natura fa da argine alla dominante mentalità rapace ed egoistica: con la sua forza devastante e distruttrice; con le ma- Il teatro lattie; con la vecchiaia e la morte, cui nessuno può sfuggire. Verga trascrisse per il teatro tre delle sue novelle: Ca- valleria rusticana (1884: è l’atto di nascita del teatro Per le vie verista), Il canarino del n. 15 (che sulle scene divenne La raccolta comprende dodici novelle (si segnalano Il In portineria, 1885) e La lupa (1896). L’esito delle rap- canarino del n. 15, Via crucis e L’ultima giornata) in cui presentazioni fu alterno, ma in generale il passaggio dalla forma narrativa a quella teatrale conferisce a Verga trasporta nell’ambiente milanese la sua visione questi testi un aspetto convenzionale e patetico, lon­ disincantata e immobile del mondo. Sono storie di de­ tano dall’efficacia espressiva dell’originale. grado e miseria i cui protagonisti, per lo più di estra- zione popolare, si agitano in un mondo in cui può solo Dal tuo al mio [1903-1906] accadere di sprofondare più in basso e dove, rispetto L’opera ebbe un percorso inverso: nata per le scene alla già spietata mancanza di solidarietà delle campa- nel 1903, tre anni dopo fu pubblicata come roman- gne, si sperimenta la dimensione ancora più alienante zo. Il tema è politico: contro la volontà del padre, la dell’assoluta indifferenza. figlia di un nobile siciliano sposa un rappresentante dei minatori portandogli in dote una zolfara; il risul- Vagabondaggio tato è che il marito, divenuto possidente, abbandona La raccolta comprende dodici novelle (si segnalano le idee socialiste e non esita ad affrontare con il fu- Vagabondaggio,... e chi vive si dà pace e Quelli del cile spianato i suoi ex compagni di lavoro per difen- colèra) il cui filo rosso è nel tema evocato dal titolo: dere la «roba». Arroccato su posizioni conservatrici, protagonista è un’umanità in perenne cammino, per- Verga intende dimostrare che ogni uomo in fondo al ché in fuga o in cerca di lavoro o spinta dalla «vaga cuore è un borghese teso al possesso e che quindi, bramosia dell’ignoto», destinata comunque a girare a al di là delle ideologie, quanti lottano per l’abolizione vuoto per ritornare, il più delle volte, al punto di par- della proprietà privata in realtà mirano unicamente ad tenza senza aver combinato nulla. acquisirla per sé. G. Langella, P. Frare, P. Gresti, U. Motta letteratura it Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori 6 Tutti i diritti riservati © Pearson Italia S.p.A. sint_verga.indd 6 05/06/14 10:56

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