Summary

Questo documento fornisce una panoramica della sociologia generale, esplorando diversi metodi di ricerca, approcci e concetti chiave, come persona, linguaggio e la funzione delle emozioni. Vengono analizzati diversi stili di ricerca sociologica, le emozioni come fattore strutturante la società e le interazioni sociali e la criminologia.

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SOCIOLOGIA GENERALE Nell'indagine sociologica ci sono due metodi: - Quantitativo → (ricerca di tipo statistico) ha un obiettivo piú grande e generale, a meno che non si specifichi la restrizione del campo; - Qualitativo → (ricerca sul campo non di tipo statistico); questa restringe m...

SOCIOLOGIA GENERALE Nell'indagine sociologica ci sono due metodi: - Quantitativo → (ricerca di tipo statistico) ha un obiettivo piú grande e generale, a meno che non si specifichi la restrizione del campo; - Qualitativo → (ricerca sul campo non di tipo statistico); questa restringe molto l'obbiettivo di ricerca; Queste due metodologie possono convivere. I metodi sono anche definiti stili di ricerca e ne esistono 5: 1. Stile descrittivo → lo scopo è quello di descrivere un fatto sociale o un fenomeno, qui si usa molto il metodo statistico, un’indagine di tipo statistico; 2. Sociologia storica → si occupa di individuare delle tendenze nelle epoche che si possono in qualche modo caratterizzare per dei tratti comuni (es. società post-industriale), 3. Stile letterario-giornalistico →che vuole promuovere delle emozioni in chi legge, molto vicino alla letteratura, vuole suscitare delle emozioni, ti fa capire cosa può provare il personaggio, si svolgono delle riflessioni su temi di rilevanza centrale; 4. Stile critico →viene portato avanti per esempio dalla scuola di Francoforte, pensiero critico che va a scavare nelle nostre azioni, nella società per portare alla luce ciò che quella società nasconde e non ti fa vedere, e serve per orientare la ricerca verso ciò che invece c'è di vero; questo lavoro lo deve fare anche il criminologo, se io non provo a criticare e contro provare la mia tesi allora entro nel dogma e non più in una ricerca criminologica, si lascia tutto in mano alla scienza, perció questo stile di ricerca critico ha sempre davanti a sé il dubbio (questo metodo smaschera l'uso politico della scienza, perché attraverso la scienza ci possono indurre a dei condizionamenti che ci limitano nella libertà); 5. Stile di ricerca cognitivo → cerca il perché delle cose e i legami causali tra le cose, partendo da problemi nuovi inediti, scoperta di un legame causale tra due fenomeni che sia nuovo, è un modello basato sulla complessità. La funzione sociale della sociologia cerca di cogliere degli aspetti che possono essere migliorati dalla politica, svolgendo una funzione sociale. Nella società c'è un fenomeno sociale importantissimo che è il linguaggio, un fenomeno condiviso, il linguaggio è un modo attraverso il quale noi costruiamo la nostra realtà, e tutto dipende dal modo in cui noi approcciamo questo tema del linguaggio, senza linguaggio non c'è societá *IMPORTANTE PER L’ESAME: Esiste un autore, Thomas, egli elabora il teorema di Thomas, e sostiene che la vita che viviamo è costruita per lo piú da ció che dice il suo teorema “Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze”, dunque la definizione che io do di una cosa finisce col determinare degli effetti reali li nelle sue conseguenze (es. profezie che si auto avverano, se qualcuno dice che la banca “X” sta per fallire, tutti spaventati dalla possibilitá di perdere soldi vanno a ritirare i loro soldi dalla banca e facendo ció la banca fallisce perché nessuno deposita piú soldi al suo interno). Concetto di persona (domanda d'esame) Persona viene Intesa come fondata sul possesso di quattro principali attributi ovvero, unicità relazionalità, storicità e concretezza, e della sua correlazione con la struttura sociale distinguendola così dal concetto di individuo concepito come astratto e fungibile. 1. Storicità →declina l'unicità della persona sul piano temporale e rinvia la natura dell'essere umano come animale simbolico capace di trascendere l'ambito dell'attimo presente e mettendo così in rilievo la dinamicità della persona tra ricerca di innovazione e necessità di conservazione, inoltre la storicità indica la natura in determinate relativamente imprevedibile delle azioni sociali che costituiscono la sua libertà e autodeterminazione; 2. Relazionalità → declina l'unicità della persona sul piano spaziale e rappresenta la continuità tra la dimensione sociale e quella personale essendo considerata intrinseca la persona e rimandando la sua peculiare dimensione comunicativa; 3. Concretezza → qualifica la conoscenza che mira allo studio dei fenomeni sociali; 4. Unicità → da forma al nucleo identitario della persona ne determina la qualità assiologica che la rende insostituibile ne costituisce l'apertura al mondo; Goffman, riguardo il concetto di persona, ricorda che la parola “persona” vuol dire maschera, perché già dall'antica Grecia i maschi erano attori indossavano le maschere, le donne non potevano recitare e quindi gli uomini mettevano le maschere anche per rappresentare le donne. Il pubblico e il panico rappresentano un comportamento collettivo, la folla e la massa non lo sono. L'offesa e una costruzione sociale. Esistono le cosiddette agenzie della socializzazione e fanno parte delle strutture sociali; i Mass Media sono un'agenzia di socializzazione secondaria: mediatizzazione. Qui si parla di nucleo identitario, il nucleo identitario della persona ne determina la qualità assiologica che la rende insostituibile; la scala assiologica riguarda i valori. La criminologia Oggetti di studio della criminologia sono il crimine, il criminale e la reazione sociale al crimine; come ricadute pratiche invece si hanno la prevenzione, il controllo e il trattamento. La criminologia studia il crimine e vede nella società o nella psiche uno dei propri campi di interesse, si tratta dunque di una scienza multidisciplinare che richiede cioè conoscenze diversificate e di una scienza interdisciplinare nel senso che ha la necessità di dialogare con altre scienze. Si tratta di una scienza quindi con le caratteristiche di sistematicità, controllabilità e capacità predittiva, proprio appunto delle scienze, è anche scienza descrittiva nel senso che illustra i diversi reati, i rei, li classifica, elabora tipologie, ma è pure scienza eziologica perché dei fenomeni e delle scelte criminose dei singoli propone le cause. Provare emozioni (capitolo 35) La sociologia classica e le emozioni Le emozioni nei classici della Sociologia sono interpretate come elementi ambivalenti che strutturano la società e le interazioni sociali. Sono forze generative del legame sociale ma anche reazioni irrazionali e caotiche. Gabriel tarde può essere considerato il primo sociologo delle emozioni, la base della sua teoria si fonda sulle leggi dell'imitazione per cui pochi individui guidano i comportamenti di un gruppo o di una moltitudine; egli individua le modalità di costruzione sociale delle emozioni e intuisce che le élites dominanti o i leader, nel farsi imitare, utilizzano le emozioni per esercitare il loro potere e condizionare le persone. Durkheim nell'opera “le forme elementari della vita religiosa” si riferisce al concetto di effervescenza collettiva come condizione emotiva capace di rigenerare il legame sociale; ma se la manifestazione degli impulsi emotivi fosse libera e incontrollata l'energia prodotta dalle emozioni rischierebbe di creare unicamente disordine. Simmel ha messo in luce l'importanza delle emozioni come strutturanti la società e le interazioni sociali. La figura del blasé (colui che vive in modo distaccato e lontano dalle tante sollecitazioni della metropoli) è l'espressione tipica dell'epoca moderna dove si intrecciano emozioni e ragione, coinvolgimento e distacco. Weber definisce l'agire affettivo come una delle quattro tipologie dell'agire sociale; il senso dell'azione affettiva si riferisce ad agire in quanto tale, secondo lui agisce affettivamente chi soddisfa il proprio bisogno (es. Gioia, vendetta etc.). Sebbene le emozioni non abbiano uno scopo esse tuttavia concorrono alla costruzione di una relazione sociale (carisma, una forma di esercizio del potere fondato sul legame affettivo tra il capo e i suoi seguaci); l'agire emotivo grazie a Weber inizia a rappresentare un modo per comprendere il mutamento sociale e spiegare l'agire collettivo delle persone. Pareto ha compreso l'interdipendenza multidimensionale tra emozioni e ragione attenuando la distinzione netta tra razionale e irrazionale. Le emozioni sono alla base dell'agire Non logico che segue una propria logica fondata sull'affettività; grazie a Pareto la sociologia dimostra che una società determinata esclusivamente dalla razionalità non sarebbe in grado di sussistere. I principali modelli teorici delle emozioni nell'agire sociale Hochschild sostiene che nella ricerca sulle emozioni vi sono due grandi modelli, il modello organicistico e il modello interattivo. Il modello organicistico si basa sugli studi di Darwin, James e Freud. Le emozioni sono trattate come un fenomeno biologico, alcune considerate fondamentali, sono universalmente diffuse e riconoscibili per le loro espressioni (es. paura, disgusto, rabbia, gioia etc.); le emozioni sono istintive e indipendenti dai fattori sociali. Le emozioni sono fondamentalmente delle reazioni all'ambiente che la persona non riesce a gestire e controllare fintanto che le sta provando. Il fatto che alcune emozioni si esprimono e altre si nascondano solleva una serie di importanti interrogativi, alla quale ha cercato di dare una risposta un altro modello interpretativo delle emozioni, ossia, il modello interattivo. Questo è riconducibile agli studi di Dewey, Mills e Goffman; sebbene questo modello riconosca una dimensione biologica alle emozioni, la vita affettiva non si può considerare una dimensione veramente naturalistica e istintiva della agire umana, i fattori culturali e sociali sono determinanti e interagenti con le emozioni nel momento stesso in cui si sperimentano. Le emozioni sono perciò anche strategie di interazione dove l'espressione e l'emozione cambiano a seconda delle situazioni e dei contesti culturali, l'emozione perciò diventa il perno dell'interazione e più in generale dell'organizzazione sociale. Le emozioni quindi sono la sperimentazione simultanea di una valutazione della situazione culturalmente condizionata, ma non determinata, e l'elaborazione delle emozioni che si sta sperimentando. Cultura, ordine sociale potere nelle emozioni Alcuni studi sociologici hanno mostrato il nesso tra la cultura di un paese, le interazioni sociali e le emozioni. Scheff ha elaborato una teoria delle emozioni focalizzandosi sullo studio della vergogna che definisce come un'emozione sociale primaria; la vergogna ha origine dal giudizio degli altri in un contesto culturalmente storicamente situato ed è importante perché media il legame sociale e indica i riferimenti culturali di un dato contesto. Essa funge da mediatore del legame sociale perché costringe le persone a comprendere se hanno trasgredito alle buone maniere, infatti l'emozione della vergogna sorge in una situazione di crisi dell’interazione e regola l'espressione delle altre emozioni. Le emozioni riguardano anche i rapporti di potere e le gerarchie sociali, ed è il caso del risentimento; Barbalet, a partire dagli studi di Thomas Marshall sul risentimento di classe, ha elaborato una teoria del risentimento in grado di comprendere le tensioni e i conflitti di una società contemporanea caratterizzata da moltitudini sempre più vaste. Le persone che condividono una stessa situazione sociale condivideranno una comune consapevolezza e una medesima esperienza emozionale, questa esperienza non è determinata solo dall'esterno dalle disuguaglianze, economiche e sociali, ma anche dal sentire comune condiviso dalle persone appartenenti allo stesso raggruppamento sociale. Le emozioni non sono considerate da Barbalet in termini di caratteristiche individuali (reazioni dei singoli), ma espressioni costitutive dei processi sociali. Le emozioni motore del cambiamento sociale Le emozioni oltre a essere delle reazioni a situazioni socialmente date possono anche fungere da generatrici del cambiamento. Le società cambiano, le abitudini, le regole e le norme che, fino a un certo periodo storico risultavano legittime e funzionali, e che in qualche modo riuscivano a soddisfare i bisogni delle persone, secondo Alberoni, a un certo punto non riescono in questa loro funzione fondamentale; è in questa condizione che le emozioni possono essere il motore del cambiamento sociale. Quando le strutture sociali non bastano più allora la conservazione dell'ordine sociale esistente richiede una quantità di rinuncia sempre più elevata, oppure un'alienazione della violenza sempre maggiore; questo processo è stato definito sovraccarico depressivo. Superata una certa soglia di sovraccarico avviene una rottura dell'ordine costituito, si sprigiona un'elevata carica emotiva troppo a lungo trattenuta, e si ricercano nuove possibilità inesplorate per generare nuove istituzioni: questo è lo stato nascente. Secondo Alberoni ogni persona incontra i processi di socializzazione e strutture sociali che le chiedono amore e le impongono di limiti, l'amore si orienta verso famiglia, figli etc., mentre l'aggressività si piega a diventare autolimitazione e odio per un nemico (che spesso coincide con lo straniero o il diverso). Lo stato nascente dunque è il tentativo di ristabilire un nuovo ordine e un inedito equilibrio sociale tra le forze sociali che costituiscono ogni tipo di società. Il processo di globalizzazione, come ha osservato Bauman, ha condizionato la vita di molte persone e ha esposto le biografie personali a una crescente istituzionalizzazione dalla competizione e una progressiva perdita delle tutele garantite dal sistema di servizi sociali dello stato nazione; le persone della società globale, o liquida (per usare la definizione di Bauman), quindi, si trovano a dover costituire un progetto di vita senza le garanzie sociali necessarie, perciò, il risultato a livello biografico è una crescente inquietudine e un'ansia generalizzata. Emozione: reazione affettiva intensa (es. paura, ira, gioia etc.) con insorgenza acuta, e di breve durata determinata da uno stimolo ambientale. La sua comparsa provoca una modificazione a livello somatico, vegetativo e psichico. C'è differenza tra emozione e sentimento e Umberto galimberti fa una critica alla societá contemporanea; Emozione e motivazione hanno la stessa radice, sono ciò che ci spinge all'azione, (es. Ho paura e allora scappo); ci sono: - reazioni fisiologiche a una reazione emozionante, investono le funzioni vegetative, come la circolazione, la respirazione; - reazioni viscerali si manifestano con una perdita momentanea del controllo neurovegetativo con conseguente incapacità temporanea di astrazione dal contesto emozionale, tornando anche a una fase pregressa dell'impulso, l'impulso equivale al gesto, Galimberti sottolinea che sia l'emozione e ancora di piu il sentimento si apprende, la premessa fondamentale è che per esempio l'amore e imparare ad amare si apprende e non è genetico ed è per questo che quando lui parla di analfabetismo emotivo dal punto di vista dell'apprendimento le agenzie di socializzazione non svolgono la funzione di amare, di non odiare; imparare vuol dire modulare e far si che quella reazione non porti a conseguenze estreme (come in casi estremi come ad esempio omar ed erica ad uccidere e a commettere un omicidio); - reazioni facciali, riguardano la mimica facciale, gli atteggiamenti del corpo le abitudini e le forme di comunicazioni; per Lombroso la reazione espressiva era importante nel criminale perché criminali si nasce ma oggi sappiamo che anche l'espressività si apprende; - reazioni psicologiche, si manifestano come riduzione del controllo di sé, difficoltà ad articolare logicamente azioni, riflessioni, diminuzione di capacità di metodo e di critica. La gelosia La gelosia è uno stato emotivo determinato dal timore, fondato o infondato, di perdere la persona amata nel momento in cui questa rivela affezione verso un'altra persona. Il tema della perdita e un'altra costante, nella teoria dell'attaccamento, il concetto di perdita è un elemento essenziale. Alcune forme di gelosia sono: - La gelosia competitiva o normale → nella nostra unicità ci sono anche le zone d'ombra, la gelosia è normale e fino a un certo punto si può essere gelosi;’ - La gelosia proiettiva→ è la caratteristica di quei soggetti che avendo rimosso le proprie esperienze reali e propri desideri di infedeltà perché in disaccordo con la propria coscienza morale, proiettano queste tendenze del partner, di cui temono in modo ossessivo infedeltà, per poter alleviare i propri sensi di colpa verso quegli stessi impulsi. Spesso questi meccanismi di proiezione l'uomo li utilizza anche inconsciamente alla ricerca di quella coerenza che si cerca sempre di avere. - Gelosie patologiche: - Gelosia ossessiva → in cui le tematiche di gelosia hanno caratteristiche che possono rientrare in quelle che il DSM-IV (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) ha indicato per il disturbo ossessivo compulsivo;’ - Sindrome di Mairet→ in cui le tematiche di gelosia hanno le caratteristiche formali delle idee prevalenti; - Delirio di gelosia → o gelosia delirante detta anche sindrome di Otello; Il sentimento: è una risonanza affettiva (NON È UNA REAZIONE) meno intensa della passione e piú duratura dell'emozione con cui il soggetto vive i propri stati soggettivi e gli aspetti del mondo esterno (es. Rancore, vendetta). **Umberto Galimberti, ha insegnato antropologia culturale, filosofia della storia, psicologia generale e psicologia dinamica e dall'85 è ordinario della psicologia internazionale analitica. Vivere la famiglia (Capitolo 39) Sebbene l'articolo 29 della costituzione sancisca che il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica di coniugi, fino alla riforma del diritto di famiglia del 1975, nella famiglia italiana vi era una chiara subordinazione della moglie al marito (ne assumeva il cognome, era obbligata ad accompagnarlo dovunque egli ritenesse opportuno di fissare la sua residenza, era economicamente dipendente dal marito che aveva il dovere di proteggere la moglie e di somministrarle tutto ciò che è necessario bisogni della vita in proporzione delle sue sostanze); non vi era ancora il riconoscimento del lavoro familiare svolto da membri che non fossero il capofamiglia maschio, era il padre ad avere la patria potestà e vi era una chiara discriminazione di trattamento tra figli ‘legittimi’ e figli ‘illegittimi’. Con la legge 151 del 19 maggio 1975 viene dichiarata la parità morale e giuridica dei coniugi che sono chiamati insieme a decidere gli indirizzi di governo della famiglia, l'educazione dei figli, la gestione della vita familiare e delle sue risorse economiche. Studio della famiglia In sociologia La famiglia rappresenta uno spazio fisico, simbolico e relazionale comune che si declina in molteplici forme e strutture; queste ultime si basano sul tipo di legame che sussiste fra i membri e conviventi e può essere di conseguenza e/o di affinità. Esistono degli assi relazionali che possono essere orizzontali (quindi relazioni fra i generi) e verticali (relazioni fra le generazioni). A partire da questi due assi relazionali, Laslett (1972), ha costruito una tipologia delle strutture familiari identificando quattro categorie di struttura di convivenza familiare: - Aggregati domestici senza struttura: non è presente nessuna delle due relazioni (es. convivenza tra fratelli); - Aggregati domestici semplici: è presente almeno una delle due relazioni fondamentali (es. famiglie di coppia); - Aggregati domestici estesi: all'unità familiare precedente si aggiungono parenti (es. uno o più nonni); - Aggregati domestici multipli: due o più unità familiari semplici; La complessità della famiglia ha reso faticosa la costruzione di teorie generali, per questo motivo lo studio della famiglia è passato e passa attraverso gli approcci intesi come quadri teorici che osservano la famiglia con concetti interessi particolari, mettendone in rilievo certi aspetti e dimensioni sotto una luce specifica. Ciascun approccio consente di fare luce su alcuni aspetti particolari della famiglia: - Approccio struttural funzionalista: legge la famiglia come un sottosistema sociale, ossia come una struttura di status e ruoli; il comportamento della famiglia è connesso a specifiche aspettative sociali la cui condivisione deriva dalla comune adesione allo stesso sistema normativo. In questo approccio il modello base di famiglia è quello nucleare (coppia genitoriale con i figli non ancora emancipati); in questa famiglia è possibile identificare un ordine gerarchico determinato dal potere e una differenziazione funzionale per sesso infatti, al marito compete principalmente ruolo strumentale (risorse economiche), mentre la moglie riveste principalmente il ruolo espressivo (cura delle relazioni interne alla famiglia); - Approccio interazionista: si considera la famiglia un gruppo, un'unità di persone che, attraverso l'interazione costante, co-costruiscono valori, norme, sentimenti e contenuti di ruolo, che vengono interiorizzati da tutti i membri della famiglia; In questo modo si creano delle relazioni coerenti e strutturate che definiscono e organizzano la famiglia. Secondo Burgess e Locke, si è passati da una famiglia in cui l’unità familiare era determinata dalle pressioni sociali, a una famiglia in cui essa dipende dall'affetto reciproco, dal rapporto di intimità fra tutti i membri, della sicurezza dei partner di poter contare l'uno sull'altro. In questa famiglia sono presenti una condizione di sostanziale uguaglianza tra i partner, una condivisione democratica dell'assunzione delle decisioni, libertà di espressione e di realizzazione individuale. Le ricerche sottolineano la nascita del modello della relazione di coppia simmetrica, in cui vi è una condivisione dei ruoli coniugati con una diversa redistribuzione dei compiti domestici tra i coniugi, portando anche l'uomo ad acquisire un doppio ruolo (domestico lavorativo); - Approccio dello sviluppo: prende in considerazione la famiglia nella sua dimensione dinamica cioè nel suo svilupparsi lungo il ciclo di vita, caratterizzato da fasi in cui i membri devono assolvere a compiti di sviluppo, ossia azioni connesse ai ruoli che permettono alla famiglia di rispondere alle richieste interne ed esterne, che cambiano nei diversi momenti del tempo. Hill (1971) identifica quattro caratteristiche fondamentali della famiglia: 1. L'interdipendenza delle parti (un cambiamento che colpisce un membro della famiglia e una ripercussione su tutto il sistema); 2. L'essere una unità semichiusa (un gruppo non isolato che intrattiene dei rapporti con l'esterno); 3. L'avere un’organizzazione altamente adattiva (consente ai membri della famiglia delle definire alcune regole, comportamenti e aspettative); 4. L'avere un equilibrio instabile tra domande interne e richieste esterne (la famiglia chiamata espletare tanti ruoli interni quanto quelli esterni); Gli eventi critici introdotti dalla family-stress and coping theory di McCubbin del 1980, sono per la famiglia una fonte di stress in quanto interrompono un equilibrio costruito, dunque l'esito del presentarsi di un evento critico può essere di ricostruzione di un nuovo equilibrio in ottica di sviluppo, oppure di inceppamento della famiglia; secondo Hill l'esito del presentarsi di un evento critico dipende dall'evento critico in sé, dal suo peso e dalle difficoltà che esso comporta, dalle risorse sia interne sia esterne su cui la famiglia può fare conto nel rispondere all'evento critico. - Approccio che prende le mosse dalle pratiche concrete e quotidiane: Smart (2007) introduce una critica al processo di individualizzazione delle relazioni familiari introdotto da Beck, per i quali le relazioni diventano sempre più sottili e fragili e la famiglia diventa addirittura una categoria zombie; Smart afferma che le famiglie sono ciò che le famiglie fanno e la riflessione passa attraverso l'applicazione del concetto di personal life. Ragionare in termini di personal life significa valorizzare l'agency individuale che tuttavia non è privata, in quanto, tiene conto della presenza di altri nell'assunzione di scelte, in questo senso il fare le famiglie è frutto di un'azione personale e si inserisce in una dimensione temporale che guarda il futuro in termini di progettualità; questo approccio, secondo Smart, consente una visione olistica del fare famiglia che fa sintesi di dimensioni diverse (es. sessuale, del corpo, delle emozioni e delle intimità) Smart propone, dunque, un toolbox, una cassata agli attrezzi, che attraverso cinque concetti chiave permette di studiare le famiglie contemporanee: memoria, biografia, ancoraggio in una rete, immaginario, relazionalità. L'approccio sottolinea l'attenzione alle pratiche quotidiane attraverso cui la famiglia esprime la sua specificità. - Approccio relazionale: il concetto di relazione centrale; la famiglia può essere definita a partire dalla presenza in un nucleo di convivenza di almeno una delle due relazioni fondamentali, quella tra i generi e quella tra le generazioni. Sebbene tali relazioni possano realizzarsi in molte forme differenti, la pluralizzazione delle forme familiari non può essere letta come una totale privatizzazione della famiglia, in quanto essa è definita da due tipi di relazioni fondamentali: - Le relazioni intersoggettive (empatiche e comunicative); - Le relazioni strutturali (generate dalle subculture e dalle aspettative del sistema sociale con il quale la famiglia interagisce); Una attenta analisi del concetto di relazione consente di identificare che essa fa riferimento a due ordini di significati; Il primo è il “re-ligo” (il legame tra) che rimanda a un legame fra due o più soggetti, struttura, interazioni e aspettative reciproche (questa dimensione può assumere una doppia connotazione, può rappresentare tanto una risorsa quanto un vincolo). Il secondo significato è “il re-fero” (riferimento a), il riferimento di senso elaborato nelle interazioni. Tanto il “re-fero” quanto in “re-ligo” si risolvono sia nelle relazioni interne alla famiglia sia nelle relazioni che essa ha con il mondo esterno, rendendo così la famiglia un crocevia tra la dimensione privata e quella pubblica. Il fatto di vivere in una società complessa rende le relazioni più faticose perchè si modificano continuamente i simboli, valori, le regole e le aspettative della vita familiare, questo quindi può portare, ovviamente, a problemi alla famiglia contemporanea, determinando crisi, ma può portare anche alla sua riorganizzazione in nuove forme. Cultura ordine sociale potere nella famiglia L'Italia così come molti altri paesi sviluppati da anni registra tassi di fecondità molto bassi; le cause di questo fenomeno sono complesse e intrecciano dinamiche sociali culturali ed economiche. Indubbiamente lo sviluppo delle tecnologie contraccettive al femminile ha consentito di scindere nettamente sessualità da procreazione favorendo così il controllo delle nascite, ma accanto a questo elemento vanno ricordate le trasformazioni delle biografie individuali (come ritardato accesso al mondo del lavoro, la ritardata emancipazione della famiglia d'origine per formare la propria, la precarietà lavorativa) che inducono quindi a posticipare e, talvolta, a escludere la la transizione alla genitorialità. Un altro aspetto da tenere presente riguarda la presenza o meno di politiche di welfare che accompagnano le famiglie nel sostenere il costo dei figli e la conciliazione tra tempi per la cura e tempi per il lavoro per il mercato. Accanto a queste motivazioni occorre porre attenzione anche al cambiamento culturale che ha mutato il significato del figlio nella storia della vita familiare, il figlio rappresenta, infatti, sempre più un desiderio della coppia adulta; dunque diventa occasione di autorializzazione degli adulti, che su di lui investono le loro risorse economiche affettive (la reputazione sociale dei genitori dicendo da comportamento dei loro figli, i risultati positivi nelle diverse sfere di vita del minore sono legate alla qualità dei genitori, che dunque risultano profondamente coinvolti nella vita dei loro figli offrendo opportunità ma anche partecipando direttamente al loro percorso). I dati statistici sulle separazioni e i divorzi ci raccontano di una famiglia tendenzialmente fragile, mentre quelli sulla diminuzione di matrimoni descrivono una coppia che sempre meno sceglie di istituzionalizzare il suo rapporto. La relazione di coppia è oggi fondata sulla pura comunicazione emozionale e sull'autorealizzazione di ciascun partner, come indica Luhmann, la relazione di coppia consiste nel porre alter nella condizione di confermare l'egocentrico progetto mondano di ego. Dunque il rapporto dura finché da esso si trae vantaggio, tuttavia accanto a questa modalità di vivere la relazione di coppia è presente anche una modalità in cui la centratura e sulla sedia, ossia sul noi co-costruito riflessivamente dalla coppia, un noi che è in grado di tenere insieme passato, presente e futuro attraverso tre azioni fondamentali: discernere quali priorità assegnare tra i progetti e le possibilità; scegliere su quali progetti impegnare il noi; dedicare esercizi alla realizzazione di ciò che insieme è stato scelto. Gli elementi costitutivi di questa famiglia relazionale sono il dono, la reciprocità, la generatività che è frutto di questa dinamica nella quale il dono è gratuito, ma in esso è contenuta anche la dimensione della reciprocità; allora la famiglia relazionale è quella che si prende cura della comunità più ampia nella quale è inserita, producendo dei beni secondo un codice di azione che è specificatamente familiare manifestando così un orientamento prosociale. Il concetto di lavoro di cura in famiglia sottende molti riferimenti e per questo definito “multiplo” e riguarda la cura delle relazioni, la cura materiale della casa, la dimensione del consumo, le relazioni con i sottosistemi, il lavoro amministrativo, organizzativo etc. Tale lavoro varia a seconda delle fasi del ciclo di vita della famiglia, della struttura della famiglia, delle condizioni di vita della famiglia, si tratta di un lavoro gratuito e per molti versi invisibile, perché dato per scontato. Tradizionalmente tale lavoro è ritenuto compito delle donne in funzione di una presupposta disposizione naturale e femminile alla cura, e una loro meno represenza nel mercato del lavoro; l'intento di Tronto è quello di produrre una teoria morale contestualista in cui il focus è esplicitare come le persone possano diventare inclini ad agire moralmente, trovare un equilibrio tra i propri bisogni e bisogni altrui, che non comprometta il permanere delle relazioni di cura in cui si è inseriti. Centrali nel pensiero di Tronto (1993) sono le categorie di responsabilità: prendersi cura di, dare cura, ricevere cura; la cura non è legata al genere ma va distribuita in maniera contestuale fra tutti i membri della famiglia; si ha in questo modo una condivisione del lavoro di cura e questa prospettiva consente di valorizzare anche l'aspetto intergenerazionale, in cui il flusso della cura cambia direzione lungo la storia della vita della famiglia. Vivere il genere (Capitolo 40) → Rapporto tra uomo e donna Franca Viola è stata la ragazza che in Italia ha sfidato alcune tradizioni culturali consolidate rifiutando, dopo essere stata rapita e stuprata al matrimonio riparatore; consapevole che questo l'avrebbe sottoposto al giudizio della società nella quale viveva portò in giudizio il suo sequestratore e violentatore e i compagni che lo avevano aiutato nel rapimento e grazie anche al sostegno della propria famiglia Franca si oppose alla sopraffazione che con la “paciata” annullava la violenza. I reati di sequestro di persone e violenza carnale si estinguevano infatti con il matrimonio, ignorando i danni fisici e morali subiti dalla donna sequestrata e abusata, la sua vicenda avvenuta ad Alcamo nel dicembre del 1965, segnò nella coscienza collettiva un nuovo modo di pensare le donne, il loro essere, il loro agire, la loro partecipazione allo spazio privato e pubblico in un cambiamento dalla condizione di minus habens rispetto ai maschi, per tradizione considerati padroni dei destini delle donne, rese per secoli passive all'ombra e al servizio delle figure maschili come padre, fratelli e marito. La sua ribellione sconfisse modi di essere, convenzioni morali, e questo la fa ricordare come una giovane donna meridionale simbolo di lotta ed emancipazione femminile, infatti ha dato un importante contributo all'affermazione dei concetti di identità e parità di genere. Le radici storiche del genere L'uso del termine genere fu adottato per la prima volta nel 1955, dal sessuologo John Money per spiegare il rapporto tra influenza e biologiche e culturali sull'identità maschili e femminili, poi emerse negli anni sessanta all'interno del pensiero femminista nordamericano come un modo per concettualizzare il carattere sociale delle distinzioni basate sul sesso. Rifiutando il determinismo biologico, il genere, assunse il significato come interpretazione culturale dei corpi. Le relazioni di genere indicano l'insieme di relazioni di potere che animano diverse nozioni di femminilità e mascolinità, ma tutt'oggi i significati del termine sono ancora sfuggenti e una spiegazione è da ricercare nel fatto che sesso e genere assumono, spesso, significati sovrapponibili che possono confondere, poiché nelle convenzioni sociali l'assegnazione di genere è legata immediatamente all'identità sessuale. Il sesso è la dicotomia biologica tra femmina e maschio, cromosomicamente determinata e per la maggiore parte inalterabile, mentre il genere può invece essere inteso come un continuum di atteggiamenti e comportamenti umani, socialmente costruiti, perpetuati e alterabili. Prima dell'introduzione del termine genere, le questioni relative alle differenze sessuali hanno comunque interessato alla sociologia; Conte riteneva ci fosse una diversità tra i due sessi, infatti egli ha sostenuto che le donne sono inadatte a ogni governo, anche domestico, sia per una minore razionalità sia per la facile irritabilità di un carattere ‘non proprio perfetto’. Il termine “ruolo sessuale” è stato introdotto da Parsons, infatti la sua teoria struttural funzionalista pone la differenziazione di ruoli sessuali nella famiglia e afferma che, nella famiglia moderna è necessaria la presenza di due adulti qualificati a svolgere ruoli specifici e differenti: l'uomo, padre e marito, detiene la leadership strumentale per cui dovrà mantenere i rapporti tra la famiglia e il mondo esterno, alla donna, che è moglie e madre, si riconosce il ruolo di leadership espressiva atta a governare i rapporti interni alla famiglia, quindi l'uomo-marito determina la buona reputazione ed è sollevato dalla cura dei figli e dall'organizzazione domestica cosa che invece sono compiti della donna-moglie. Le teorie del conflitto definirono le donne vittime dell'oppressione della società capitalista e della famiglia borghese, infatti Marx ed Engels sostenevano che il borghese vedeva nella moglie un vero strumento di produzione; la grande sconfitta storica del sesso femminile era stata la Rivoluzione neolitica, la quale aveva comportato grandi progressi per l'umanità, ma anche la creazione di istituzioni, la proprietà privata e la famiglia che comportarono, a loro volta, la sottomissione delle donne all'uomo, infatti gli uomini crearono dei meccanismi per controllare le donne assicurando ai propri figli la trasmissione della proprietà privata. Illich ha definito il genere come categoria che distingue lungo un processo dialettico i luoghi, i tempi, gli utensili, i compiti, modi di parlare, i gesti e le percezioni associati agli uomini da quelli associati alle donne e tale associazione quindi costituisce il genere sociale, perché proprio di un periodo, di un luogo e di una struttura sociale. Nell'ambito della stessa corrente del conflitto si è sostenuto che in ogni società il genere sessuale è uno degli status di gruppo più importanti per determinare le possibilità di un individuo, possibilità che privilegiano un uomo a svantaggio della donna, nell'accesso al potere, alla ricchezza, all'autonomia; secondo questa teoria ripresa da Collins, le donne si trovano in una situazione di netta inferiorità rispetto agli uomini nelle società prive di una forma di potere in ‘equilibrio’, mentre vivono meglio nelle società con economie di sussistenza o particolarmente ricche. Goffman ha affermato che se definiamo il genere come correlato stabilito culturalmente del sesso, allora, le esibizioni di genere, si riferiscono a rappresentazioni convenzionalizzate di questi correlati. Diverso approccio ha avuto la teoria della scelta razionale, per la quale gli uomini e le donne scelgono secondo un calcolo logico razionale la loro posizione in uno schema di valori e limiti sociali (cioè sono proprio le donne, con le loro decisioni e scelte di vita, a permettere il perpetuarsi di discriminazioni riguardo alle proprie scelte di vita). Rubin ha definito il genere come l'insieme dei processi, adattamenti, comportamenti e rapporti con i quali ogni società trasforma la sessualità biologica in prodotto dell'attività umana e organizza la divisione dei compiti tra gli uomini e le donne differenziandoli e creando il genere. L'ordine sociale di genere era rigidamente codificato con norme sociali non trasgredibili, pena rigide sanzioni; oggi le identità e l'ideale come l'ordine sociale di genere sono molto più complessi. Identità e ideale di genere →l'identità di genere si struttura precocemente nella vita degli esseri umani, iniziando già dal grembo materno; per spiegare la formazione delle identità di genere alcuni approcci, come quello essenzialista, evidenziano l'effetto perdurante sull'identità di genere, di caratteristiche biologiche innate, altri sottolineano la costruzione e ricostruzione continua dell'identità di genere nelle interazioni sociali. Definiamo l'ideale di genere come l'insieme delle aspettative culturali che una società ha in merito ai comportamenti e ai ruoli nella vita privata e pubblica maschili o femminili, gli ideali di genere quindi sono relativi al contesto storico culturale geopolitico e come tutti i fenomeni sociali cambiano nel tempo. L'identità come l'ideale di genere viene appresa dalla primissima infanzia mediante l'imitazione del modello degli adulti e i relativi comportamenti possono essere incoraggiati e/o sanzionati dal mondo adulto se considerati positivi e negativi e in relazione al contesto culturale di appartenenza. L'identità di genere è costituita dagli stereotipi socialmente elaborati che discriminano l'appartenenza a un genere piuttosto che all'altro ai quali ogni soggetto è socializzato e ai quali può decidere se aderire o meno; in questo caso si configura quindi una tensione tra identità e ideali di generi di genere che può essere fonte di discriminazione sociale. L'identità di genere si costituisce in un sistema di relazioni interpersonali sedimentate e consolidate mediante sia aspetti materiali, sia aspetti simbolici, in pratiche, in comportamenti e aspettative sociali tradizionalmente ascritti alla categoria distintiva uomo o donna. Pertanto le diverse relazioni, lo sviluppo cognitivo e la socializzazione interagiscono profondamente nel processo formativo dell'identità di genere, in cui è possibile individuare alcune caratteristiche perpetuate e trasmesse attraverso lo stile di vita, specifiche a seconda del genere sessuale. Il sistema sesso/genere è una costruzione sociale soggetta a trasformazione e sviluppo nel tempo e organizzata così da riprodursi automaticamente; il genere è una costruzione sociale e culturale che fa sempre più riferimento ai significati molteplici e contraddittori attribuiti alla differenza sessuale la quale corrisponde a una disparità di potere nella divisione del lavoro, negli impegni della vita quotidiana e nel rapporto con la sfera simbolica, esprimendo quindi un’asimmetria a discapito del genere femminile. Connell nel 1987 ha sostenuto che la mascolinità e la femminilità sono costruite come opposti e complementari, questo stabilisce il significato della relazione tra mascolinità (dominante) e femminilità (subordinata), contribuendo a legittimare il complesso della tradizione sociale e le tracce consistenti di patriarcato che la costellano. Uomini con caratteristiche femminili minacciano al rapporto ‘naturale’ tra mascolinità e femminilità, e sono quindi socialmente sanzionati in un processo che tende alla medicalizzazione di una diversità interpretata, e fatta interpretare, come malattia. Dagli individui ci si aspetta che le loro interazioni seguono modelli consolidati di genere, cosa che, nella sua adesione o meno, riceverà adeguate ricompense simboliche notevoli o sanzioni punitive; Ridgeway scrive che le convenzioni condivise fungono da regole per coordinare il comportamento pubblico in base al genere, si costruisce così il rapporto egemonico tra mascolinità e femminilità in modo da consentire solo alla mascolinità di essere rappresentata dalla categoria di genere ‘uomo’ e alla femminilità di essere interna alla categoria di genere ‘donna’. Le convenzioni sociali confermano la natura di potere del rapporto tra mascolinità e femminilità e la sua azione di contrasto di ogni violazione delle aspettative di genere. In altri termini le società mostrano un ordine di genere, che insieme all'egemonia maschile all'egemonia femminile, descrivono le dinamiche culturali che si riferiscono a come il genere organizza e ordina tutta la vita sociale; l'ordine di genere è anche un ordine morale perché definisce ciò che è giusto e sbagliato per donne e uomini (sapere che si sarà ritenuti i responsabili del proprio comportamento in base al sesso porta le donne e gli uomini ad agire in modi che rafforzano le norme patriarcali inoltre queste norme di responsabilità morale fanno parte dell'ideologia culturale che costringe a comportamenti appropriati per donne e uomini in contesti istituzionali). Ridgeway osserva che il genere è presente in tutte le interazioni, pertanto, le performance di genere sono un processo sociale inevitabile in cui tutti si impegnano sempre a presentare il genere come un risultato di routine metodico e ricorrente incorporato nelle interazioni quotidiane; più che come una proprietà degli individui concepiamo il genere dunque come una caratteristica emergente delle strutture sociali, sia come un risultato di una logica per vari assetti sociali, e sia come mezzo per legittimare le divisioni e le differenze sociali sessuali dei ruoli. In base a quanto affermato la differenza tra i sessi su base naturale porta una disparità storica della divisione del lavoro accesso alla sfera pubblica intellettuale discriminazione e svantaggio del genere femminile, infatti gli uomini per escludere le donne dalla vita pubblica, dalle università, dal voto, da tutte le attività ritenute importanti le hanno sempre riconosciute come dotate di risorse inferiori alle loro, inoltre, il pensiero occidentale impone la figura maschile come universale e costruisce sanzioni con funzione deterrente, cioé, ogni modo di pensare, di comportarsi, di agire nella famiglia come al suo esterno, è stato modellato al maschile, così la forza di un'identità rispetto all'altra è manifestazione di sopraffazione, autorità e potere, quando non di dominio. Uomini e donne vivono e sperimentano in modo distinto la vita quotidiana, percorrono traiettorie specifiche e si collocano in strutture temporali differenziate rispondendo in modo diverso ad attese sociali differenti, a seconda della varietà delle situazioni e dei sistemi sociali e storici; tuttavia, la tradizionale ripartizione di genere, che collocava le donne nel privato e gli uomini nel pubblico, detiene ancora un ruolo importante, tanto che, nonostante il crescente impegno femminile in attività remunerate in settori tradizionalmente maschili, queste non le esonerano dal lavoro di ‘rappresentazione’ del proprio genere. Quest'ultima si traduce in assunzione di responsabilità e disponibilità verso l'altro presentando l’essere femminile, quale parte contribuente al sistema di welfare, legato al concetto più volte ricordato di doppia presenza (assistenza e cura di figli e mariti provocano le lavoratrici-mogli-madri un carico di lavoro superiore a quello sostenuto dagli uomini). Perciò la presenza femminile sul lavoro non ha provocato nessuna parità tra uomini e donne, e quando essa è emersa, è derivata da conflitti, umiliazioni e movimenti femminili; l'impegno in termini di tempo e fatica nel lavoro di riproduzione e misura superiore a quella dei partner, significa riduzione del tempo che le donne hanno per sé, maggiore vulnerabilità alla nocività del lavoro familiare e anche maggiore esposizione alla violenza domestica. Storicamente nelle disparità di genere sono noti due effetti che segnano disuguaglianze per le donne nell'avere opportunità e stipendi uguali ai propri colleghi di genere maschile: - Il ceiling glass=soffitto di cristallo: si intendono le barriere sociali, culturali, apparentemente invisibili che ostacolano l'opportunità di fare carriera e/o occupare posizioni apicali da parte delle donne nel mondo del lavoro della politica etc; - Il ceiling cliff=scogliera di cristallo: mostra il paradosso della tradizione culturale maschilista che consegna spesso alle donne al testimone della sconfitta organizzativa, riconosce loro la capacità di accettare la sconfitta dei sacrifici, in altri termini, si promuove una donna in una posizione di alta qualifica e responsabilità quando se ne conoscono già i risultati in termini di rischio, impopolarità e fallimento. Le donne non sono solo discriminate nell'accedere i luoghi istituzionali, di potere o di posizione apicali ma anche rispetto al semplice accesso nel mercato del lavoro, nonostante i dati mostrano che hanno raggiunto livelli di istruzione superiori a quelli degli uomini; la disuguaglianza nel mondo del lavoro quindi trova spiegazioni spesso nella procreazione e potere di generare delle donne, nell'essere loro state socializzate all'accudimento, alla cura. Tutto ciò evidenzia il persistere di un retaggio culturale patriarcale e del breadwinner, come dimostrato dai dati Istat, chi ha perso il lavoro nel 2021 a seguito della pandemia da covid-19, risulta essere per il 98% donne, vale a dire che su 101 mila nuovi disoccupati, nel 2021 99 mila sono state donne. Leon Festinger: teoria della Dissonanza cognitiva Festinger, ha introdotto la dissonanza cognitiva, ci vuole fare riflettere sul fatto che noi esseri umani spesso tendiamo a cercare la coerenza e tendiamo a giustificare le nostre azioni, noi possiamo, sentire e dire che ciò che è reale non lo è, sappiamo modellare e creare condizioni positive o negative; anche nel mondo criminale. L'uomo cerca coerenza, altrimenti le mie scelte risultano invivibili; - La dissonanza può nascere per un’incoerenza logica tra due opinioni incompatibili; (es. Due opinioni diverse tra madre e padre ci confronti di un figlio); - Per costumi culturali che possono essere in contrasto con il contesto (es. Burqa nella carta di identità); - Per inclusione quando una determinata opinione è inclusa in una piu generale, per cui se un individuo, di destra preferisce una certa elezione un candidato di sinistra vive una discordanza tra gli elementi cognitivi corrispondenti; - Per l'esperienza passata che ha creato convinzioni che mal si accordano con nuove esperienze. La dissonanza si riduce attraverso il mutamento a. Della propria opinione; b. Del proprio comportamento; c. Dell'ambiente in cui ci si trova a operare; d. O con l'integrazione di un nuovo elemento cognitivo che si aggiunga agli elementi consonanti così da modificare gli elementi dissonanti; L'accettazione è una delle fasi piú difficili della vita. Cos'è una mappa emotiva? Galimberti: Una modalitá di sentire, quindi prima ancora di capire, di sentire il mondo e di reagire agli eventi in modo proporzionato, quindi imparare a gestire le emozioni e i sentimenti, se siamo privi di mappe emotive e non sappiamo come si gestisce in maniera proporzionale, gli eventi negativi ci fanno molto più male e per affrontarli impieghiamo molto più tempo o magari non li superiamo mai. Qui c'è la critica di Galimberti alle scuole e alle agenzie della socializzazione che dovrebbero insegnare, gli insegnanti e la scuola dovrebbero fare la differenza e provare a stimolare l'attenzione e la curiosità, senza essere nozione. (Caso Pietro Maso e Delitto di Novi Ligure di Erika Omar). Femminicidio e Omocidio L'Omocidio è una tipologia di omicidio che ha come vittima l'omosessuale, (non è omicidio). Il femminicidio è l'omicidio di una donna per il fatto di essere donna (es. l'uccisione della partner infedele o anche solo “disobbediente”). Secondo Marcela Lagarde il femminicidio è la forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotta dalla violazione dei loro diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso condotte misogine (come maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare e comunitaria o anche istituzionale) che comportano l'impunità delle condotte poste in essere, tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione in difesa di rischio, possono culminare con l'uccisione della donna stessa o in altre forme di morte violenta di donne e bambine (come suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche) comunque evitabili dovute all'insicurezza, al disinteresse delle istituzioni e all’esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia. Le donne sono uccise in percentuale maggiore nell'ambito familiare e in quello di coppia; la vittimizzazione femminile, inoltre, non riguarda solo l'omicidio e per ovviare al problema del numero oscuro le indagini dei criminologi possono avvalersi delle cosiddette indagini di vittimizzazione, che consistono nel chiedere a campioni di cittadini se sono stati vittime di un determinato reato. Quindi le violenze sono di vario genere, però nello specifico la violenza psicologica si esercita anche in modo trasversale prendendosela anche con i figli, il che per le madri può essere come e più che essere vittimizzate direttamente, ed è quindi un'altra forma di violenza sulla donna; per i figli poi basterebbe il fatto che il bambino debba essere spettatore della violenza anche se non è direttamente vittima per procurare guasti, infatti, da tempo si parla del fenomeno della violenza assistita, cioè la children witnessing violence, la violenza fisica, verbale, sessuale e psicologica compiuta su figure vicino al minore e a cui egli assista o anche solo che gli siano riportate. Per il bambino questo tipo di abuso risulta essere un'esperienza emotiva tanto minacciosa quanto difficilmente comprensibile e con ripercussioni psicologiche molto gravi, addirittura in termini di percezione del reale anche perché gli è imposta la consegna del silenzio. Relativamente alle forme di violenza psicologica, l'Istat chiarisce tra le molte, che vengono considerate come forme di isolamento le limitazioni nel rapporto con le famiglie di origine o gli amici, il che impedisce evidentemente l'emergere del fenomeno dell'abuso e può essere particolarmente accentuato per le donne straniere talora prive di una rete sociale o familiare di sostegno. Tra le forme di violenza economica ci sono impedire di usare il proprio denaro, di possedere un bancomat o una carta di credito e il controllo sulle spese. Riguardo il numero oscuro dell'indagine Istat ha trovato che nella stragrande maggioranza dei casi nell'82,2% le violenze fisiche sessuali non sono denunciate. Tornando alla violenza estrema, il termine uxoricidio designa etimologicamente l'uccisione della moglie e per indicare quella del marito lo si usa estensivamente senza che si sia sentito il bisogno di coniarne uno apposito, forse appunto perché di solito il fenomeno vede il marito in veste di autore e la moglie in quello di vittima; ciò nonostante la criminogenesi dell’uxoricidio a danno della moglie è diversissima rispetto a quella del l’uxoricidio per mano muliebre (per mano della donna), le due tipologie sono così sintetizzabili: - Quella del dominio del possesso, nell'ipotesi del marito che uccide la moglie; - Quella del costante maltrattamento da parte del marito, che alla fine esita in omicidio per travisata difesa, in caso di uxoricidio della moglie a danno del marito. In pratica la moglie è vittima persino quando alla fin fine diviene aggressore (per queste motivazioni è ormai introdotta negli USA una forma di insanity defense basata appunto sulla battered woman syndrome; La criminologia si è preoccupata di individuare i fattori di rischio dell’uxoricidio e uno strumento preventivo molto noto infatti è il protocollo SARA acronimo di Spousal Assault Risk Assesment che in origine prevedeva venti fattori di rischio, poi ridotti nella seconda versione del prodotto, il protocollo il SARA-S, per renderlo più fruibile da parte delle Forze dell'Ordine dei soggetti incaricati di valutare appunto il rischio di reiterazione delle escalation di violenza. Il protocollo riporta i fattori di rischio del l’uxoricidio che sono: Violenza da parte del partner o ex partner Adattamento psicosociale Gravi violenze fisiche/sessuali Precedenti penali Gravi minacce di violenza, ideazione o Problemi relazionali intenzione di agire violenza Escalation sia della violenza fisica/sessuale vera Status occupazionale problemi finanziari e propria sia delle minacce/ideazione o intenzione di agire tali violenze Violazione delle misure cautelari interdittive Abuso di sostanze Atteggiamenti negativi nei confronti delle Disturbi mentali violenze interpersonali e intrafamiliari Un fattore di rischio è rappresentato dalle armi, si può uccidere anche con un macinapepe o ancora meglio con un coltello da cucina, ma fra i motivi della pericolosità delle armi da fuoco c'è il fatto che esse hanno una maggiore letalità, così che le probabilità di sopravvivenza siano minori; ci si può dotare di un'arma scopi difensivi il che però non sembra una strategia, che per rimanere in tema c'entra sempre il bersaglio, visto che, non di rado l'arma acquistata finisce per essere utilizzata all'interno della famiglia. Un altro fattore di rischio è l’odio trasmesso in rete infatti la trasmissione attraverso il web ha caratteristiche che la rendono fruibile e vantaggiosa per gli hate speech, per i discorsi d'odio, fra cui il fatto che lo schermo del computer diviene schermo a tutti gli effetti favorendo la disinibizione; a differenza di quel che accade in una conversazione vis à vis, nella comunicazione attraverso la rete l'altro non è presente né come interlocutore né come vittima di eventuali attacchi, e ciò può condurre un distanziamento sia emotivo sia etico, ecco perché in rete troviamo parecchie esternazioni di discriminazione di genere fino all'incitamento alla violenza. Le persone non sono riconducibili al reato commesso perché il reato non esaurisce certo la loro personalità, non è l'unica chiave di lettura del loro modo di essere, ma forse si possono proporre delle tipologie: - Cose da matti: coloro che hanno commesso il reato perché fortemente sollecitati dalla presenza di malattie mentali; - Uomini di un solo delitto: coloro che hanno commesso il crimine in condizioni assolutamente eccezionali che non sono inseriti in una sottocultura di discriminazione di genere, non hanno precedenti neppure di maltrattamento domestico, e che di solito si rammaricano profondamente di quel che è accaduto, al punto che non si reputa necessaria una rieducazione criminologica; - Non posso vivere senza di te: chi ha ucciso o comunque è stato violento sulla base di un serio problema di dipendenza dalla partner senza la quale non riesce a concepire di poter vivere; talora in questi casi l'intento è in un primo tempo autosoppressivo, e il viraggio dell'auto-all'eteroaggressività è repentino è quasi casuale. Le teorie che individuano nella genesi del comportamento violento problemi nell'attaccamento si rifanno agli studi di Bowlby secondo cui la separazione del bambino dalla madre, o un atteggiamento emotivo distaccato e rifiutante di costei, sarebbero responsabili di stili di attaccamento insicuri, caratterizzati da forte dipendenza e contemporaneo timore di essa e dell'abbandono; lo stesso dicasi per i fenomeni di stalking, gli uomini abbandonati non si rassegnano e insistono, o addirittura non prendono atto dell'abbandono, sicché quel che per la vittima è molestia, per loro è legittima ricerca di contatto, di spiegazioni, di incontro, e “l'evento critico” che scatena lo stalking è appunto, spesso, la fine di una relazione sentimentale. È talora l'ansia da separazione all'origine della collera nelle relazioni sentimentali adulte; - Cronache di morti annunciate: infine sono quei casi in cui l'omicidio è un dramma finale di una lunga teoria di maltrattamenti, prepotenza e violenze accompagnati da una salda sottocultura di discriminazione di genere e di sostegno alla violenza che a sua volta trae alimento dalla messa in atto di tecniche di neutralizzazione (VEDERE BANDURA E TECNICHE DI NEUTRALIZZAZIONE) cioè da quelle auto giustificazioni per il comportamento deviante che consentono al soggetto di neutralizzare appunto il conflitto con la morale sociale e dunque il rimorso; Le tipologie possono trovarsi mescolate. Nella criminogenesi della violenza di coppia, un posto d'onore lo ha la teoria culturale, infatti ripercorrere la storia della discriminazione di genere, della violenza contro le donne sarebbe troppo lungo e occorrerebbe una storia della cultura mondiale e occorrerebbe una storia delle legislazioni risalendo almeno allo statuto di Lucca del 1563 secondo cui si potevano frustare, percuotere, ledere, castigare mogli, figli e domestici, purché non se ne provocasse la morte o lesioni personali gravi, per giungere al codice napoleonico laddove all’articolo 23 si legge che il marito deve protezione alla moglie, che come contropartita, gli promette obbedienza. Fino al 1981 il nostro codice penale prevedeva l'articolo 587 c.p. che chiunque cagione alla morte della coniuge, della figlia o della sorella nell'atto in cui ne scopre l’illegittima relazione carnale e nello stato d'ira determinato dall'offesa recata all'onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da 3 a 7 anni; alla stessa pena soggiace chi nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella, ovvero il famigerato delitto d'onore. Le teorie criminogenetiche possono poi riguardare la psicologia degli individui come il ciclo dell'abuso, l'identificazione con l'aggressore e le tecniche di neutralizzazione. Il ciclo dell'abuso →è possibile che nella famiglia che si è formata si riproduca il comportamento che si è visto agire nella propria famiglia di origine, che questo sia il modello a cui ci si conforma, e la più nota dimostrazione del fatto che la vittimizzazione di una persona può produrre una catena di vittimizzazione è nella legge criminologica del ciclo dell'abuso. Il ciclo dell'abuso trova conferma nel fatto che molti studi denunciano storie di vittimizzazione infantili nelle biografie dei criminali violenti; tra i fattori di maggior rilievo nelle biografie dei partner abusanti sono presenti l'aver avuto padri freddi, distanti, brutali, che continuamente li umiliavano, il sentirsi rifiutati dal padre, la mancanza di sentimenti affettuosi da parte di costui, l'essere stati abusati fisicamente dal padre, l’essere stati verbalmente abusati da lui e solo in secondo ordine il rifiuto materno: tutto ciò porta l'autore a sottolineare l'importanza della figura di identificazione per la genesi di una personalità abusante. Il processo di “violentizzazione” (uguale e contrario a quello di socializzazione) non consiste in una insufficiente o difettosa interiorizzazione delle norme, ma è un processo di apprendimento di sistemi culturali e normativi fondati prevalentemente sulla violenza, che si articola secondo un percorso formativo che comporta in primo luogo esperienze di brutalizzazione. L’identificazione con l'aggressore →fa sì che si riproducano i comportamenti violenti di cui si è stati spettatori e che sono stati agiti dalla figura di identificazione, e inoltre permette a chi è stato abusato di ribaltare la situazione assumendone il controllo, non si è più vittima ma aggressore. L'identificazione con l'aggressore garantisce, o fa credere, di avere un certo controllo sugli avvenimenti, e ha inoltre il vantaggio di costituire una, seppur paradossale, vendetta; uno studio di Troy e Sroufe, dimostra che il bambino abusato potrà diventare sia una vittima, sia un carnefice a seconda del contesto. Tecniche di neutralizzazione →per quanto un soggetto sia inserito in una sottocultura che sostiene le sue scelte devianti, è difficile che non venga a contatto con le norme legali, che non le interiorizzi almeno in parte e che quindi possa violare la legge in assoluta tranquillità di coscienza, e invece è probabile che debba ricorrere a particolari strategie per far tacere il rimorso. Secondo Sykes e Matza la maggior parte delle attività delinquenziale è in pratica basata su un'estensione di difesa inconsce, nella forma di giustificazione per la devianza, reputate valide dal delinquente ma non dal sistema giuridico e dall'intera società; queste auto giustificazioni consentono al soggetto di neutralizzare appunto il conflitto con la morale sociale da lui almeno parzialmente accettata, attraverso il ricorso a particolari tecniche. Queste tecniche di neutralizzazione precedono l'atto deviante e servono ad escludere la responsabilità individuale e a negare la sua illiceità attraverso le definizioni del proprio operato; sono principalmente 5: 1. La negazione della propria responsabilità: l'azione viene considerata non intenzionale è dovuta a forze al di fuori del controllo; 2. La negazione del danno provocato: per cui, per esempio, ci si racconta che Il derubato colui al quale è stata distrutta la proprietà dal lato vandalico poteva permettersi la perdita; 3. La negazione della vittima: si giunge ad affermare che il pregiudizio arrecato alla vittima non rappresenta un'ingiustizia perché si tratta di un individuo che merita il trattamento subito (es. Aggressioni contro gli omosessuali, minoranze etniche etc.) 4. La condanna di coloro che condannano: i cittadini conformi diventano ipocriti e delinquono di nascosto mentre la polizia è corrotta o brutale; 5. Il richiamo a lealtà superiori: La fedeltà al gruppo di appartenenza che porta a qualificare come dovere per esempio l'omertà o la vendetta; Anche Bandura analizza le strategie che gli individui mettono in atto per svincolarsi dagli standard morali acquisiti durante il processo socializzativo; il disimpegno morale (moral disengagement) consente di mettere a tacere gli imperativi etici e di sganciare il soggetto dalla responsabilità per l'azione anti normativa attraverso una serie di meccanismi. In ogni caso queste sono spiegazioni e non giustificazioni del comportamento violento e non mancano ricerche che hanno sottolineato come la trasmissione della violenza non sia un destino ineluttabile, ma solo una questione di maggiore o minore probabilità. Si parla anche di resilient child cioè i bambini capaci di ripresa pur se sottoposti a eventi avversi. IPV Intimate Partner Violence/violenza da parte del partner Come da definizione dell'oms (organizzazione mondiale della sanita) “la violenza del partner si riferisce al comportamento all'interno di una relazione intima che causa danni fisici, sessuali o psicologici, compresi atti di aggressione fisica, coercizione sessuale, abuso psicologico e comportamenti di controllo. Questa definizione copre la violenza da parte sia degli attuali che ex coniugi e partner. L'argomento degli abusi patiti nell'infanzia è particolarmente pregnante, anzi drammatico, infatti partner che commettono abusi sono riluttanti a parlare della violenza dei loro genitori, ne proteggono la figura con quelle stesse negazioni e minimizzazione utilizzate per il loro comportamento, ricorrono gli stessi eufemismi per i quali ad esempio le percosse sono metodi di disciplina, di correzione, normali quanto leciti. È importante perciò suscitare una maggiore empatia anche nei confronti dei bambini, contrastare la dinamica dell'identificazione con l'aggressore, e dunque è fondamentale che ai soggetti sia fatto capire come la loro violenza si possa tradurre in sofferenza per i loro stessi figli, in quella stessa sofferenza che hanno patito loro. Per molto tempo l'omosessualità è stata messa nel DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), ed è stata considerata una malattia. Ad oggi viene inserita nella violenza da parte del partner. Si cita a pag.59 il concetto di pregiudizio, nell'ambito della criminologia non si può non considerare l'ambito della psicologia sociale, il pregiudizio è un atteggiamento ostile o negativo, nei confronti di un gruppo riconoscibile che si basa su generalizzazioni che derivano da informazioni scorrette e incomplete. Di per sé il pregiudizio non è per forza negativo ma in termini criminologici si parla in questi termini. Lo stereotipo molto spesso è legato al pregiudizio, consiste nell'attribuire caratteristiche identiche a qualsiasi persona di un gruppo, senza tenere in considerazione le effettive differenze che esistono tra i singoli membri di un gruppo. Generalizzazione: include l'idea che io annullo le differenze, sono tutti uguali, la generalizzazioni delle caratteristiche o delle motivazioni di un gruppo usato in generale che deriva dal concetto di stereotipo e la stereotipizzazione. Omocidio Il punto di partenza è il pregiudizio, in questo caso il pregiudizio omofobo, che ha caratterizzato nei secoli anche la violenza che gli omosessuali hanno subito dal punto di vista: - Istituzionale; - Scientifico e criminologico; - Criminale; Parlando a livello istituzionale si fa esempio dei roghi a cui erano condannati i “sodomiti” e in tempi a noi più vicini i campi di sterminio nazisti o il confino fascista; a differenza però di altri paesi l'Italia non punì mai l’omosessualità come reato, anche se negli scorsi decenni la vita degli omosessuali non fu facile neppure dal punto di vista della repressione della legge che trovava comunque modo di punirli, per esempio per “atti osceni” se solo si scambiavano effusioni in luogo pubblico. L'omosessualità rimase reato in Inghilterra fino al 1966, vittima illustre fu Oscar Wilde e in Francia fino al 1982; ricordiamo che tutto oggi sono 84 gli stati del mondo in cui l’omosessualità è reato e in alcuni paesi islamici è prevista ancora la pena con la lapidazione. Ci sono inoltre episodi in cui gli omosessuali furono accusati ingiustamente o pretestuosamente di diversi reati, i loro nomi vennero pubblicati dai media con riflessi sociali che decenni fa erano vergognosi, che portarono anche taluni al suicidio: Ermanno Lavorini, un bambino ucciso si disse nel corso di “balletti Verdi” così la stampa chiamava a quei tempi i raduni a scopo pedofilico, che poi si scoprì essere stato ammazzato da alcuni giovani che lo avevano rapito per chiederne il riscatto con cui finanziare l'associazione di estrema destra a cui appartenevano. Si noti, tra l'altro, l'annosa confusa assimilazione fra omosessualità e pedofilia, lo stesso Lombroso delinea un equivalenza fra criminalità e omosessualità. Nel 2013 il congresso degli Usa autorizza l'inserimento della categoria LGBT nel violence against women act, nell'atto contro la violenza sulle donne, non riconoscendoli sono stati inseriti in questo atto. Delitto di giarre: duplice omicidio commesso a Giarre in provincia di Catania il 31 ottobre 1980, le vittime furono Giorgio Agatino Giammona e Toni Galatola, rispettivamente 25 e 15 anni, scompaiono nel nulla; questo fatto ha avuto una forte rilevanza storica e culturale in Italia ed é stato importante perché ha portato alla nascita del primo cricolo dell’arci gay e ha rappresntato una tappa decisiva nel processo e nel movimento di liberalizzazione della ealtá propia dell'omosessualitá. Si è passati dalla malattia e dal disturbo, a invece un riconoscimento della dignità e quindi a non considerare più dei pervertiti o affetti da una parafilia sessuale. 1990 17 Maggio, giornata internazionale contro l'omo-bi-transfobia, perché vede finalmente la cancellazione dell'omosessualitá dall'elenco delle malattie mentali e la definizione da parte dell'OMS come “una variante naturale del comportamento umano”. Questa definizione è il primo importante passo nel percorso di valorizzazione di tutte le differenze per raggiungere il traguardo della non descriminazione. Il processo di decriminalizzazione dell'omosessualitá Esistette un pregiudizio omofobo dal punto di vista scientifico e criminologico nelle varie edizioni del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Nel 1952 l’American Psychiatric Association (APA), raccoglie in un manuale il DSM, le definizioni e le descrizioni di molti disturbi mentali, classificandoli in base alla frequenza statistica delle loro caratteristiche. Dal 1952 a oggi, il manuale ha visto 5 rivisitazioni dovute alla considerazione dei cambiamenti, nel tempo e nelle diverse culture, della diffusione e dell'incidenza delle sofferenze psichiche. Nella sua prima versione, l'omosessualitá risultava ancora una condizione psicopatologica inserita tra i “Disturbi sociopatici di Personalitá”. Nel 1966 era considerata una devianza sessuale, come la pedofilia, catalogata tra i “Disturbi Mentali e non Psicotici”. Nel 1970 la comunitá LGBT inizia a rivendicare i propri diritti civili nei paesi occidentali, quesa rivendicazioe ebbe delle ripercussioni anche sul mondo scientifico che si trova spinto a rivedere le sue posizioni riguardo l'omosessualitá; (anche per lo stupro c'é stato un cambiamento, a lungo si e giustificato l'atto subito dalla donna e ci sono anche uomini che possono essere vittime di stupro, culturalmente ci si vergogna). Al mutamento di paradigma contribuiscono le ricerche statunitensi realizzate intorno agli anni ‘50-’70-’80 soprattutto nell'ambito della scuola sessuologica: il rapporto almeno Kinsey rileva come almeno il 37% della popolazione maschile e il 13% di quella femminile abbia avuto qualche esperienza omosessuale tra la pubertà e la vecchiaia, quindi tale attivita senza impedimenti sociali, apparirebbe con asai maggiore frequenza. Sebbene nel 1974 l'omosessulaitá venga eliminata dal DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) pubblicato dall'APA (American Psychiatric Association), sui testi scientifici si parla di “omosessualitá egodistonica”, ovvero quella condizione in cui una persona omossessuale non accetta il proprio orientamento sessuale e non lo vive con serenitá. Questa teoria verrá superata nel 1987 per arrivare poi appunto al 17 Maggio 1990 quando anche l'OMS decide di depennare l'omosessualitá dall'elenco delle malattie mentali (molti casi fecero scalpore come ad esempio Freddy Mercury, per l'AIDS). In italia i delitti contro i gay sono molto piú numerosi di uanto si creda, molti casi fecero scalpore, dai casi piú celebri come Winckelmann, Pasolini, Lavorini, Versace etc, alle inumerevoli vittime sconosciute spesso dimenticate. Ripercorrendo la cronaca nera dell'ultimo decennio, attraverso casi esemplari e analisi dettagliate, emergono i contorni di un fenomeno che i pregiudizi hanno sottaciuto o addirittura nascosto. Una ricerca mette in luce l'indifferenza della società verso questi delitti, un'indifferenza che ha ostacolato le indagini impedendo spesso l'identificazione dei colpevoli. Per molto tempo si attribuí il criminale all’omosessuale Oscura Wilde "amare se stessi e l'inizio di una storia d'amore che dura tutta la vita" Alan Turing 1912-1954: condannato per omosessualitá dovette scegliere con costrizione tra due anni di carcere o la castrazione chimica attraverso assunzione di estrogeni. Per evitare la prigione, Turing scelse la castrazione chimica, per oltre dodici mesi subí trattamenti chimici che gli causarono gravi complicanze ed effetti collaterali quali un calo della libido e la ginecomastia ovvero lo sviluppo del seno; la forte depressione conseguente al trattamento chimico e l'umiliazione lo portarono a togliersi la vita il 7 Giugno 1954 avvelenandosi con una mela con il cianuro di potassio. Quindi esiste una morte sociale, si può percepire di essere morti socialmente. Pier Paolo Pasolini 1922-1975: Assassinato con efferatezza la notte del 2 Novembre 1975, Pasolini venendo percosso e travolto dalla sua stessa auto sulla spiaggia dell'idroscalo di Ostia (Roma). Il cadavere massacrato venne ritrovato da una donna alle 6.30 circa; sarà l'amico Ninetto Davoli a riconoscerlo; Giuseppe Pelosi (17enne) fu ritenuto l'assassino. Pregiudizio omofobo: violenza verso gli omosessuali dalle istituzioni. Linguaggio, comunicazione e ipnosi Tutto ciò che unisce una società è il linguaggio, non esiste un linguaggio privato, perché così non sarebbe un linguaggio. Il linguaggio del mondo umano non è solo un fattore di informazioni, un modo con cui comunico qualcosa a qualcuno, ha anche una potenza creativa, perché col linguaggio produci delle realtá. Esistono poi nel linguaggio delle competenze linguistico emotive, noi attraverso le parole infatti costruiamo una realtá. Attraverso il teorema di thomas, si vive in questa circostanza, per la quale è la definizione che noi diamo delle cose che finisce col far diventare reali le cose che abbiamo definito così come le abbiamo definite, questo succede spesso nelle relazioni interpersonali. Le etichette, le definizioni vengono dai condizionamenti sociali che abbiamo conosciuto ma in primis dalle condizioni che abbiamo vissuto in famiglia (es. Madre possessiva, questa madre cresce l'unico figlio maschio che ha inculcando l'idea che solo la madre lo ami incondizionatamente e in modo disinteressato per cui crescendo, la madre, lo terrà sempre sul chi va là rispetto a qualsiasi ragazza o donna lui frequenti, ergo ogni donna gli si avvicina solo per interesse ma nessuna lo amerà per quello che è, e quindi non si potrà mai fidare delle donne; l'uomo realizzando il teorema di Thomas, comincerà a puntare l'attenzione su alcuni comportamenti delle donne, la mente cerca conferme nella realtà di ciò che pensa, quindi comincia a osservare anche i micro comportamenti che potrebbero confermare la teoria della madre; la metafora globale è che lui ha assimilato la teoria della madre, si inizia ad essere gelosi, e ogni cosa puó farti sentire escluso, così tu ti convinci che quella donna è inaffidabile e prima o poi la profezia si va ad adempiere, queste del teorema di Thomas sono le profezie che si autoadempiono che si auto realizzano). Differenza tra psicopatia, che coincide con la follia, e la nevrosi, che non coincide con la follia; si può essere nevrotici (dall’isteria al il doc, disturbo ossessivo compulsivo) ma tutto ciò lascia intendere che tu sia interamente capace di intendere e di volere. Alcuni disturbi non ti precludono la capacità di intendere e di volere; c'è da dire che nella psicosi si perde il principio di realtà,non c'è una visione del contesto e anche per questo è più grave. Uno dei grandi contributi della psicoanalisi è il pensare di poter risolvere attraverso la parola e non attraverso il farmaco. Metamessaggio: ogni messaggio ha un meta messaggio che scorre sopra il messaggio ufficiale. Esiste anche il linguaggio paraverbale, come ad esempio colpi di tosse, dire le cose sottovoce etc. L'ipnosi e il linguaggio: scoperte di neuroscienza Struttura bicamerale della mente, il cervello non solo aveva due emisferi ma questi due elaboravano le informazioni in maniera totalmente diversa, però questi due devono comunicare; l'emisfero sinistro si occupa dell'analisi, linguaggio, matematica, che non riguarda l'interiorità dell'uomo. L'emisfero destro è la parte che piú si è sviluppata ed è legata alla corteccia cerebrale, e ha funzioni organo del cervello, (es. Quando noi al ristorante sentiamo che qualcuno entra e alziamo la testa, è legato a un riflesso atavico antico che si faceva per proteggere il cibo), tutto ciò sta nella parte destra che è la parte delle emozioni, percezioni, sensazioni (es. Ricorda i profumi le sensazioni) è legata alle emozioni e anche all'immaginazione. Quindi nelle parti motorie questi cooperano ma in queste altre attivitá no, l'emisfero destro non sa distinguere tra ciò che è reale e ciò che è immaginato, motivo per cui quando sogniamo non sappiamo di sognare, ci accorgiamo di sognare solo quando ci svegliamo. La mente ogni ora passa un tot di tempo di trans, nella quale non ricordi cosa hai detto cosa hai sentito, è come se la mente avesse bisogno di staccare la spina; l'emisfero destro, non sa distinguere la realtá e l'immaginazione, quindi se per effetto del teorema di Thomas immagino che qualcuno sia il mio peggior nemico questo nella realtá si rivela reale. La mente funziona attraverso delle onde elettromagnetiche, che si misurano in hertz, l'ipnosi serve ad abbassare la velocità con cui tu percepisci queste onde. Omocidio: il numero oscuro Con tale termine si fa riferimento a quella quota di delitti che, pur consumati, non vengono registrati dalle fonti ufficiali, il numero oscuro è un grave problema anche a livello internazionale. L'indice di occultamento ovvero il rapporto, fra reati noti e quelli commessi, varia in modo considerevole per le differenti specie di delitti: per gli omicidi volontari commessi il numero oscuro è prossimo a quello noto...certamente è elevato per altri reati, quali furti o quelli a sfondo sessuale (stupro, turismo sessuale etc.). Il numero oscuro non è da riferisci ai soliti fatti delittuosi che rimangono del tutto ignorati, e che non mettono in moto le strutture deputate alla loro repressione e punizione, ma comprende anche quei delitti ufficialmente noti e dei quali si è scoperto l'autore. Brescia 5 ottobre 1960, Balletti Verdi, è stato il primo evento mediatico e questo ha contribuito a parlarne maggiormente, e il primo scandalo in italia sulla realtà omosessuale, la cui forte risonanza e dovuta alla sua mediatizzazione; il giornale di brescia del 5 ottobre informava l'opinione pubblica dell'apertura di una vasta inchiesta “da parecchio tempo si parlava in città di una vasta operazione intrapresa dagli organi investigativi per bloccare un dilagante circuito del vizio, in cui si trovano coinvolti uomini di giovane e meno giovane età. Le notizie relative a convegni immorali, a trattenimenti di genere irriferibile, ad adescamenti, corruzioni e ricatti sono ripetutamente giunte fino a noi”. La scoperta avvenuta nell'agosto dello stesso anno di “Villa Eden” una sorta di casa chiusa per omosessuali nei pressi del Lago di Garda, aveva aperto la strada agli inquirenti per una vasta indagine nel cosiddetto “ambiente del vizio”. Rapimento di Ermanno lavorini ipotesi di delitto a sfondo sessuale. Omofobia, essere vittime gay, quali sono le motivazioni che spingono all'omicidio dell'omosessuale? - l’uccisione nell'ambito della prostituzione: a essere a rischio e non chi si offre ma chi chiede la prestazione sessuale; - componente etnica: ragazzi stranieri in sostituzione dei “ragazzi di vita” di Pasolini, ragazzi appunto provenienti da Paesi nella quale la cultura omofoba è imperante e l'omosessualità è condannata; - l'acuirsi degli overkilling (quella modalità omicidiaria in cui vi e una molteplicità lesiva, un infierire ripetutamente e con più mezzi sulla vittima); - gli hate murderer, anche detto crimine d'odio, costituisce un crimine che delinea l'atto criminale (aggressioni fisiche, omicidi, bullismo, abusi verbali e fisici, molestie, e-mail di incitamento all'odio) finalizzato al perseguimento di una vittima a causa del suo aspetto fisico o della percezione di appartenenza a un determinato gruppo sociale sulla base della “razza” dell'etnia, della disabilità, della lingua, della nazione di appartenenza, opinioni, età, religione, sesso, identità di genere e/o orientamento sessuale. Le azioni non penali motivate da questi motivi sono spesso chiamati episodi di pregiudizio; e i serial killer giustizieri; esempio di hate murderer furono i due ragazzi Ludwig che avevano come obiettivo ripulire il mondo dagli omosessuali (caso Versace). - i delitti d'onore/figlicidi: gli omosessuali uccisi perché i familiari non tolleravano che il loro congiunto fosse appunto omosessuale e che quindi potesse così tanto disonorare la famiglia. In questa definizione dell'hate murderer c'è anche il concetto di percezione (capitolo 10), molto spesso c'è la dinamica cultura, delitto, sesso. La cultura va a incidere profondamente su che cosa è definito per esempio l'omosessualità in quel determinato periodo storico, cioè, è un crimine? una disabilità? oppure una semplice attrazione sessuale? il contesto o la cultura da cui poi nasce il pregiudizio incide enormemente. Dal 2006, con il protocollo aggiuntivo alla Convenzione (Additional Protocol to the Convention of Cybercrime) sulla criminalita informatica, principalmente i membri del consiglio d'Europa hanno espresso l'intenzione di adottare degli interventi mirati a punire come crimine l'incitamento all'odio razzista e xenofobo compiuto attarverso internet. La delittuosità sessuale: percezione e reazione sociale (capitolo 10) Percezione e reazione sociale che sono fra gli oggetti di studio della criminologia, vengono in causa parlando delle norme in materia di sessualità; l'argomento della sessualità e delle norme in materia sessuale, se visto in prospettiva storica e culturale, sembra fatto apposta per dimostrare la relatività delle norme stesse, tante e tali sono le diversità degli usi, dei costumi e delle proibizioni in materia. Dalla trama di una storia dei rapporti tra sessualità, delitto e cultura parrebbero trasparire alcune costanti: 1. Costante della onnipresenza di norme regolatrici: il che non stupisce perché non è pensabile che i comportamenti da cui dipende la sopravvivenza della specie siano lasciati senza governo alcuno; i comportamenti proibiti sono tali e tanti da rendere, probabilmente falsa, e comunque certamente difficile da verificarsi, l’affermazione che vi siano state epoche più o meno permissive; 2. Costante dell'esistenza di norme: magari anche accompagnato da sanzioni severissime rivolte ai più, e di amplissime licenze concesse ai potenti; 3. Costante dell'esistenza di una doppia normativa: l'esistenza e l'espressione di una doppia morale, l'una per gli uomini, l'altra per le donne; In coerenza con tale assunto il comportamento che oggi più ci preoccupa, lo stupro, non solo non ha sempre assunto il significato odierno di violenza sessuale, bensì piuttosto quello del rapporto sessuale con la “donna d’altri” ma inoltre non sempre è stato ritenuto così grave o il più grave dei crimini in materia sessuale. La disuguaglianza di trattamento in funzione del genere vigeva presso i greci, per i quali il rispetto dovuto alla donna, sposata o sottoposta alla patria potestà, derivava più dall'offesa fatta la proprietà dell’uomo che alla libertà e all'autorità determinazione muliebri (es. l'ateniese che avesse violentato una donna trascinato dal desiderio verrà punito con minore severità di colui che l'avesse seduta insidiosamente). Sono poi da considerare alcune altre condotte sessuali, talvolta o spesso considerate devianti e prima fra tutte l'omosessualità, che nel passato ha avuto alterne fortune; la pena di morte per chi praticasse l'omosessualità, da eseguirsi talvolta con il rogo, continuò ad essere camminata per secoli, come attesta una delle leggi criminali dalla Repubblica veneta del 1553. Perfino l'incesto, che molti soprattutto tra gli antropologi, hanno considerato il tabù per eccellenza, non sfugge al relativismo culturale, sia perché non sempre punito, sia per la differenza anche notevole nella severità delle punizioni, sia infine per le diverse motivazioni che della proibizione si sono date. Questa nuova sensibilità che si preoccupa dell'assenso del partner è forse la caratteristica più di rilievo dei nostri giorni, e il reato che oggi per definizione viola la libertà altrui è la violenza sessuale, che però forse non sempre venne punita con la severità che la nostra attuale percezione sociale si aspetterebbe, soprattutto se si confrontano le pene che la colpivano con quelle che reprimevano altri comportamenti per noi, oggi, meno censurabili. Siamo quindi giunti all'odierna percezione della devianza o delittuosità sessuale; gli indicatori di mutamento sono molteplici, non solo rispetto ai tempi più remoti ma anche rispetto a non molti decenni addietro, e riguardano le opinioni degli esperti la percezione sociale diffusa, il diritto nei suoi diversi momenti. Sono soprattutto interessanti gli studi sugli indici di criminalità o sulla misurazione di gravità dei reati effettuati attraverso questionari proposti ai cittadini, la ricerca di Thurstone degli anni venti del Novecento, trovò addirittura che gli intervistati (studenti) consideravano la violenza sessuale come reato in assoluto più grave più grave ancora dell'omicidio, e comunque i reati sessuali come tra i più gravi; è però da notare che una replica effettuata con analoga metodologia e campionatura ma 40 anni più tardi, invertiva le posizioni reciproche tra violenza sessuale e omicidio. Si riporta alla ricerca italiana di Delogu e Giannini pubblicata nel 1982, che ha ricalcato quella di Sellin e Wolfgang, prendendo però in considerazione le valutazioni di 1600 soggetti anche donne, come risultato il comportamento giudicato più grave in assoluto è stato quello della violenza sessuale con omicidio. L'assunto secondo cui è la violenza, intesa come mancanza di consenso, il comportamento oggi più censurato, è accolto dalla legge 15 febbraio 1996 n.66; fra i punti qualificanti della legge vi è innanzitutto il trasloco delle norme che puniscono la violenza sessuale dai “delitti contro la moralità pubblica e il buon costume” ai “diritti contro la persona”, per sottolineare che l'attuale percezione sociale è quella che vede appunto la concreta integrità della persona e non l'astratta moralità come il bene leso da queste violenze. L'unificazione fatta nella legge di atti di libidine e violenza carnale nell'unica fattispecie della violenza sessuale è intesa fra l'altro a incidere su certi malvezzi dibattimentali, in cui, per decidere se si fosse in presenza dell'una o dell'altra ipotesi erano poste domande insistite, particolareggiate, importune e mortificanti, quando, addirittura, non veniva ribadito il curioso stereotipo secondo cui la donna violentata in fondo “se l'era voluta lei” sì che il processo si finiva per farlo alla vittima. Relativamente alla descrizione del fatto è stato da alcuni lamentato il persistere dei requisiti della violenza o della minaccia, laddove sarebbe parso più aderente al mutamento culturale che ha promosso la riforma a preoccuparsi del merp dissenso; e ciò tanto più in quanto sono i casi di acquaintance e data rape, cioè di violenze sessuali tra persone legate da vincoli di conoscenza o addirittura da relazioni più strette a costituire il vero volto dello stupro moderno. I requisiti di violenza e minaccia non rilevano per i minori ed è aderente al sentire comune e alle conoscenze di criminologia ammettere che l’abuso all'interno della famiglia sia da considerarsi più grave, e che soprattutto all'interno del nucleo familiare il concetto di violenza venga a identificarsi con quello di mancanza di consenso. Il ruolo di subordinazione e anche di fiducia, che lega un figlio al genitore, comporta nella gran parte dei casi una minore dose di coercizione di quanta ne occorrerebbe a un estraneo, e il fatto che la proposta venga da chi è preposto a insegnare ciò che è bene ciò che è male, rende talvolta superfluo la violenza concreta, o rende potenzialmente violento ogni rapporto in condizioni di così abissale asimmetria. Psicoanalisi e antropofenomenologia si incontrano nel reputare che nella pedofilia, come in tutte le perversioni, manchi quella maturità che vede nel rapporto sessuale reciprocità e considerazione della totalità dell'altro, si tratterebbe poi come per tutte le forme di perversione, di una forma erotica dell'odio; tesi a cui si aderisce con buona pace di quei pedofili che rivendicano la liceità del loro agire che sarebbe dettato da amore non dà distruttività. La psicologia delle folle di Gustave Le Bon Riconosce l'esistenza di un attore sociale molto importante, la folla. La massa non è un comportamento collettivo. La folla diventa un nuovo attore sociale, il periodo in cui si sviluppa questa concezione di folla, sarà poi il periodo in cui si svilupperanno la prima e la seconda guerra mondiale; Le Bon viene ripreso nel Mein Kampf di Hitler, poi anche da Mussolini ed è importante perché oltre al riconoscimento di questo nuovo attore sociale in quanto comportamento collettivo, Le Bon da un contributo importante perché si va a concentrare sulla componente non logica e irrazionale e finalmente in una sociologia che nasce sui fatti sociali e sulla base di un monismo sociologico, con lo studio della folla si inizia a considerare la componente emozionale quindi tutto ciò che non può essere spiegata dalle scienze della natura. La ragione: egli dedica un paragrafo alla ragione, nell’enunciare i fattori capaci di impressionare le folle, potremmo esimerci dal ricordare la ragione, se non fosse necessario sottolineare il valore negativo della sua influenza. Abbiamo già dimostrato che le folle non sono influenzabili dai ragionamenti ma soltanto grossolane associazioni di idee; ecco perché gli oratori che sanno impressionarle fanno appello ai sentimenti e mai al raziocinio. Le leggi della logica razionale non hanno alcun effetto sulle folle, per conquistarle, bisogna prima di tutto rendersi conto esattamente dei sentimenti da cui sono animate, fingere di condividerli, e poi tentare di modificarli, suscitano suggestive immagini grazie a rudimentali associazioni di idee. Il gruppo sociale(Capitolo 14 e 15) Il gruppo sociale fa parte delle forme elementari di associazione, non è una categoria sociale è un insieme di persone tra loro in interazione con continuitá, secondo schemi relativamente stabili (dove assente la continuitá non c'è gruppo sociale, infatti la folla non è un gruppo sociale), le quali si definiscono membri del gruppo e sono definite come tali da altri. Domanda di esame: eugenetica, come i medici tedeschi hanno ucciso anche i tedeschi disabili. Comportamento collettivo: è una dinamica comportamentale eterogenea non istituzionalizzata (senza riferimento a ruoli definiti e stabilizzati) cioè relativamente spontanea e non strutturata, di un insieme di persone che reagisce e interagisce ad uno stesso stimolo. Il comportamento collettivo si distingue dal gruppo; tra le molteplici tipologie di comportamenti collettivi possiamo distinguere, LA FOLLA, IL PANICO E IL PUBBLICO. Il panico: reazione collettiva spontanea, che si manifesta generalmente nella fuga o all'opposto nell'immobilità. Il panico esprime orientamenti individualistici, lesivi, alienanti e di negazione nei confronti delle relazioni sociali. La differenza tra folla e massa: la folla rappresenta un attore sociale fondamentale tra la fine del 800 e inizio del 900 e anche l'ottica interdisciplinare ha giocato un ruolo importante perché Freud parlerà di massa confondendo la con la Folla, la folla a differenza della massa ha un leader. L'inconscio è tutto ciò che rappresenta, non ciò che noi vediamo ma ciò che è sommerso e va interpretato; è la parte più importante, è tutto ciò che può dare risposta a tutto ciò che la razionalità non esprime, la razionalità non può dare risposte esaustive a domande sull’inconscio. La folla: Si parla di folla riferendosi ad un insieme cospicuo di persone che si trovano insieme nello stesso luogo fisico reagendo con comuni atteggiamenti e umori ad uno stimolo. La folla fa riferimento a un'entità concreta e osservabile (es. una manifestazione antigovernativa è una situazione di folla. Grande quantità di persone concentrate in un luogo in ragione di una determinata finalità. La folla ha qualcosa di animalesco, ci allontana dalla razionalità. Il termine folla è generalmente riferito a quel particolare tipo di aggregazione sociale, che si forma quando una moltitudine di individui è riunita, in maniera temporanea, in uno stesso luogo e nella quale lo spazio di ciascuno dei partecipanti è limitato in modo considerevole dalla presenza degli altri. Gustave Le Bon “la psychologie des foules”, 1895, tutto questo periodo in cui si studia la folla, sarà caratterizzato anche dal tema dell'imitazione; molti altri si occuparono di folla nelle loro opere come: - Gabriel Tarde (1890), “Le leggi dell'imitazione” (1894), “Della logica sociale”. - Scipio Sighele (1891), “La folla delinquente”. (1903), “L'intelligenza della folla”; - Gustave Le Bon (1895), “La psicologia delle folle". - Sigmund Freud (1921), “Psicologia delle masse e analisi dell'lo”. La folla puó essere di due tipi: - atomizzata e involontaria (es. Affollamento); - intenzionale (es. Sommossa popolare); Definizione di massa: la massa è un insieme spesso numerosissimo di individui che rivolgono la loro attenzione ad un medesimo stimolo ma non sono compresenti fisicamente, un insieme di individui astrattamente caratterizzato dalla tendenza verso comportamenti stabilite uniformi (es. 10 Mila telespettatori guardando la TV); la massa non prevede la presenza di un leader. Il pubblico: è riferito ad un insieme di persone che si confrontano con il medesimo problema; hanno idee ed opinioni diverse su come reagire e quindi su come affrontarlo (cosa che non c'è nella folla); il pubblico apre un dibattito sulla questione, dovrebbe avere una forte componente critica. Nel pubblico un messaggio riceve una risposta con contenuto diverso attivando quella che viene definita un interazione interpretativa che può modificare atteggiamenti e convinzioni di partenza (a differenza della reazione circolare della folla). L'immaginazione ha un ruolo fondamentale nel linguaggio. Le Bon ci fa molto esempi di folla, come ad esempio le folle elettorali; egli si interroga sui caratteri generali delle folle elettorali, sulla loro necessità di prestigio, la potenza delle parole e delle formule sull'elettore e di conseguenza come si formano le opinioni dell'elettore e infine la potenza dei comitati. Le folle parlamentari ad esempio presentano la maggior parte dei caratteri comuni alle folle eterogenee non anonime caratterizzate da semplicismo delle opinioni, suggestionabilità e limiti di questa suggestionabilità e un esagerazione dei sentimenti buoni o cattivi nelle assemblee. I mezzi con i quali i capi agiscono: - Affermazione: L'affermazione pura e semplice, svincolata da ogni ragionamento e da ogni prova, costituisce un mezzo sicuro per far penetrare un'idea nello spirito delle folle. Quanto più l'affermazione è concisa, sprovvista di prove e di dimostrazioni, tanto maggiore è la sua autorità. I testi sacri e i codici d'ogni tempo hanno sempre proceduto per affermazioni. Gli uomini di Stato chiamati a difendere una causa politica qualsiasi, gli industriali che diffondono i prodotti con la pubblicità, conoscono il valore dell'afferınazione. Tuttavia quest'ultima acquista una reale influenza soltanto se viene ripetuta di continuo, il più possibile, e sempre negli stessi uomini. - Ripetizione; - Il contagio: Quando un'affermazione è stata ripetuta a sufficienza, e sempre allo stesso modo, accade che, come certe imprese finanziarie riescono a farsi aggiudicare tutte le gare, così si forma ciò che viene chiamata una corrente di Opinione e interviene il potente meccanismo del contagio. Le idee, i sentimenti, le emozioni, le credenze possiedono fra le folle un potere contagioso intenso, quanto quello dei microbi. Gericault, il ciclo degli alienati: La prima donna rappresenta l'invidia, uno dei peccati capitali, essere invidioso vuol dire io non voglio che tu abbia quello che hai perché io non posso averlo; il secondo è uomo che ha commesso un furto, nel periodo di Lombroso il ladro era considerato un pericolo sociale ma soprattutto ladri si nasce, si fa riferimento alla cleptomania che sottrae degli oggetti che non devono per forza essere di valore, viene inserito nei malati di mente; il terzo viene associato alla mancanza di controllo, conosce solo il comportamento del dare l'ordine e non riesce a uscire dal suo ruolo di militare, Géricault lo inserisce nella visione della solitudine; nel quarto si parla del vizio del gioco che oggi sarebbe la ludopatia, nel 1822 si pensava fosse una malata di mente; l'ultimo è il pedofilo, il rapitore di bambini. Idealismo pervertito (Capitolo 14/15) É una delle tipologie di motivazione inerente alla personalitá che

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