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lOMoARcPSD|21376735 Politica economica riassunto primo parziale Politica economica (Università degli Studi dell'Insubria) Scan to open on Studocu Studocu is not sponsored or endorsed by any college or university...

lOMoARcPSD|21376735 Politica economica riassunto primo parziale Politica economica (Università degli Studi dell'Insubria) Scan to open on Studocu Studocu is not sponsored or endorsed by any college or university Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 POLITICA ECONOMICA PRIMO PARZIALE CAP 1 - 2 - 5 - 6 - 8 - 10 Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 CAP 1 - INTRODUZIONE ALLA POLITICA ECONOMICA CHE COSA È LA POLITICA ECONOMICA? La politica economica è una parte della scienza economica che prende in esame l'azione compiuta in economia dall'autorità pubblica, in ambito sia microeconomico che macroeconomico. Adam Smith e il liberismo Adam Smith sosteneva che esistesse una mano invisibile che regola le forze dei mercati e che nessuno stato potesse fare meglio del mercato lasciato libero di operare autonomamente. Le politiche liberiste che si ispirano a Smith tendono a promuovere il libero dispiegarsi delle forze di mercato, rimuovendo ogni vincolo che non permette a queste di operare, e a ridurre il ruolo dello stato. Queste posizioni sono state criticate quando ci si rese conto che queste richiedevano condizioni di mercato che difficilmente si ritrovano nella realtà. In particolare, la crisi del 1929 portò alla consapevolezza dell’impossibilità del mercato di raggiungere da solo la condizioni di pieno impiego. Keynes Da questo nacque la politica economica di John Maynard Keynes. Il quale sosteneva che i sistemi economici non sono sempre in grado di raggiungere il pieno impiego in modo automatico, serviva la politica economica con lo scopo di stimolare la domanda è tornare in condizioni di pieno impiego delle risorse. Es: In un sistema economico che presenta un livello di disoccupazione elevato, un intervento da parte dell’autorità pubblica volto a sanare o quanto meno a mitigare il fenomeno mettendo in campo strategie atte a contrastarlo è un’azione di politica economica DEFINIZIONI NELLA STORIA ECONOMICA 1) VISIONE CLASSICA: Lionel Robbins (1935) «La politica economica è il corpo di principi dell’azione o dell’inazione del Governo rispetto all’attività economica» Azione= qualunque intervento da parte di un’autorità pubblica diretto a influire sui comportamenti degli agenti allo scopo di ottenere determinati risultati economici. La sua visione riprende l’idea dei liberisti 2) VISIONE MODERNA: Federico Caffè (1978) «La politica economica è quella disciplina che ricerca le regole di condotta tendenti a influire sui fenomeni economici in vista di orientarli in un senso desiderato» Obiettivi della politica economica La politica economica è quella parte della scienza economica che usa le conoscenze dell’analisi teorica come guida per l’azione pratica. Similitudini e differenze tra le definizioni di Robbins e Caffè SIMILITUDINI Entrambe fanno riferimento a programmi di intervento Robbins: principi di azione Caffè : regole di condotta DIFFERENZE Robbins : rientrano in politica economica anche le decisioni di non intervento dei governi Si fa riferimento solo alle azioni del governo Caffè : considera solo le decisioni di intervento Fa riferimento alle decisioni di soggetti economici singoli come imprese e aggregati come i sindacati Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 DIFFERENZA FRA LA POLITICA ECONOMICA E L'ECONOMIA POLITICA l’Economia Politica tratta fenomeni economici nel loro contenuto POSITIVO: mira allo studio di «ciò che è», riguarda la costruzione di schemi e modelli per spiegare i fenomeni La Politica Economica analizza fenomeni economici nel loro contenuto NORMATIVO: mira allo studio di «ciò che dovrebbe essere», ovvero individua ed esplicita norme di comportamento per trattare i fenomeni Esempio Bankitalia taglia pil 2019 da 1% a 0,6 %» «Italia in recessione tecnica» (Corriere della Sera, 18 gennaio 2019) - La Statistica Economica si chiede come si costruiscono questi numeri - L’ Economia Politica si domanda perché si arriva a questi numeri - La Politica Economica si interroga su cosa si può fare per cambiare questi numeri. DEFINIZIONE (Cellini) “La politica economica è quella parte della scienza economica che studia una comunità, riguardo all’individuazione dei fini, al modo di perseguire tali fini, all’esito dell’intervento”. GLI ELEMENTI RILEVANTI NELLA DEFINIZIONE SONO 1. SCIENZA 2. COMUNITÀ 3. FINI 4. MODALITÀ 5. ESITI Il filo conduttore è costituito dall’individuazione esplicita dei conflitti. L'organizzazione economica di una società può essere vista come l’insieme delle regole che questa società si da per limitare i conflitti. La coscienza dell’esistenza del conflitto è un elemento chiave per comprendere il funzionamento dell’agire economico e il ruolo della politica economica. 1 - SCIENZA L'economia è una scienza? L'economia ha degli elementi delle scienze naturali perché: Concerne fatti reali Riguarda classi generali di fenomeni però ha altri elementi che la differenziano rispetto alle cosiddette scienze dire perché: Assicura l’estraneità dello scienziato ai fatti Consente la ripetibilità degli esperimenti L’economia non è una scienza vera e propria...ma segue un metodo scientifico, attraverso 1. Osservazione dei fatti reali 2. Individuazione di regolarità dei fatti 3. Individuazione di FATTI STILIZZATI 4. Elaborazione di un MODELLO 5. Valutazione del modello tramite il controllo dell’affidabilità delle previsioni attraverso l’analisi di dati empirici ◦ fini positivi (o descrittivi): Quello che è ◦ fini normativi (o prescrittivi): Quello che dovrebbe essere Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 Modello Il modello fornisce la descrizione semplificata della realtà I pregi di un modello sono: Semplicità —> cioè il fatto che permette di trascurare i dettagli irrilevanti della realtà Generalizzabilità —> possibilità di applicare il modello a una vasta gamma di fenomeni Robustezza —> implica che al variare marginale delle ipotesi non si devono cambiare elementi radicali nelle conclusioni del modello L'economia non è una scienza governata dalla selezione darwiniama in cui il modello migliore soppianta il precedente Nella scienza economica vi possono essere contemporaneamente modelli alternativi che possono essere in conflitto tra loro. Questo perché l'adozione di diverse ideologie porta a ideare modelli differenti per lo stesso fenomeno. Inoltre i diversi modelli possono dare peso diverso a specifici fenomeni e diversi modelli possono essere caratterizzati da un grado diverso di complicatezza. 2 - COMUNITÀ La comunità è un aggregato di soggetti, con preferenze eterogenee. È necessario che il modello rappresenti esplicitamente quei soggetti il cui comportamento è rilevante ai fini dei fenomeni che si stanno indagando. In ogni modello utilizzabile a fini della politica economica è necessario che figurino almeno due categorie di soggetti: I PRIVATI, ossia gli individui che perseguono i propri obiettivi individuali (ad esempio, i consumatori, ma anche le imprese); talvolta, ci si riferisce ai privati anche come ai cittadini (pur essendo evidente che è difficile connotare un’impresa come un cittadino!). NB: Vi può essere conflitto tra i fini perseguiti dai privati LE AUTORITÀ DI POLITICA ECONOMICA (o policy-maker) La concezione dell’autorità di politica economica, differisce fortemente, a seconda delle impostazioni teoriche seguite da diverse scuole: 1. TEORIA TRADIZIONALE Secondo la teoria tradizionale della politica economica -derivante anche dall’economia del benessere - il policy-maker è un’entità che non ha una propria personalità, ma è semplicemente un aggregatore delle preferenze individuali. Nella visione tradizionale, il policy-marker, può essere visto: ‣ Come un unicum ‣ Oppure come un'insieme di entità se si considera come un'insieme di entità , il policy maker può essere articolato A. A SECONDA DELLE COMPETENZE SUI FINI (esempio: il modello dei tre bureau di Musgrave, 1959) 1. Allocation bureau, che è l’ufficio che persegue obiettivi di efficienza microeconomica dei mercati 2. Stabilization bureau, che è l’ufficio che persegue obietti di natura macroeconomica 3. Redistribution bureau, che è l’ufficio che si occupa degli interventi volti a realizzare la redistribuzione del reddito B. ARTICOLAZIONI TERRITORIALI ci sono infatti policy-maker di livello nazionale e di livello territoriale più limitato (regionale, comunale ecc) C. ARTICOLAZIONI FUNZIONALI in particolare si deve distinguere tra: ‣ I politici (che debbono individuare i fini e le eventuali azioni da intraprendere per raggiungerli, rispondono del loro operato ai cittadini) ‣ I burocrati (che debbono operativamente mettere in atto le misure individuate dai politici, rispondendo del loro operato ai politici). Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 (possono esistere conflitti tra le aggregazioni operate ai diversi livelli) 2. SCUOLA DELLE “PUBLIC CHOICE” i policy-maker non sono entità astratte, ma uomini in carne ed ossa, che perseguono quindi obiettivi propri, che possono avere poco a che fare con gli obiettivi degli individui che costituiscono la comunità. in base a questa scuola vi sono 3 categorie di soggetti, ciascuno persegue le proprie finalità: 1. Cittadini 2. Politici 3. Burocrati Secondo questa linea di pensiero è quindi naturale che vi siano conflitti fra gli obiettivi perseguiti dai policy-maker (politici o burocrati) e gli obiettivi degli individui che costituiscono la comunità (cittadini). Presupposto che i principi dell’economia neoclassica siano perfettamente applicabili ai comportamenti dei politici perché: ◦ ELETTORI sono visti come consumatori di politiche pubbliche nel senso che votano per un candidato ed un partito attendendosi che essi portino avanti determinate decisioni politiche a loro favorevoli ◦ GRUPPI DI PRESSIONE possono essere paragonati alle associazioni dei consumatori di beni di natura politica ◦ CANDIDATI E PARTITI POLITICI sono gli imprenditori della politica come l’imprenditore economico è indifferente al prodotto offerto, mirando solo al profitto, così il politico formulerebbe qualsiasi politica gli consenta di guadagnare più voti possibili. Essi scambiando dunque sul mercato politico promesse di politiche pubbliche in cambio di voti ◦ PROPAGANDA POLITICA ELETTORALE tende a servirsi delle stesse tecniche della pubblicità commerciale Le idee della scuola della “public choice” sono state riprese negli anni ‘80 da un’ulteriore scuola di pensiero: la scuola della political economy, secondo cui esistono sono relazioni di interdipendenza strategica fra: Cittadini-cittadini Cittadini – policy-makers policy-makers - policy-makers Queste relazioni possono essere studiare con gli strumenti della teoria dei giochi. Approfondimento La teoria del «ciclo politico economico» (Nordhaus and Lindbeck, anni ‘70) La teoria del «politico partigiano» (Alesina, anni ‘80) (Riferimento bibliografico: Nicola Acocella, “Fondamenti di politica economica”, Carocci editore, quinta edizione – capitolo 10 ) La teoria del ciclo politico economico Le decisioni dei politici sono espressione di loro proprie preferenze. Il primo obiettivo dei politici incumbent è quello di essere rieletti. Infatti, la funzione di utilità dei politici ha quale argomento unico la massimizzazione della probabilità di (ri)elezione, che passa attraverso il numero dei voti ottenuti. Le politiche attuate saranno quelle in grado di massimizzare i voti attesi, aumentando le probabilità di rielezione. I risultati elettorali sono influenzati dall’andamento economico. Gli elettori hanno scarsa meoria ed attribuiscono un forte peso alla congiuntura economica presente e del recente passato. Gli elettori sono “miopi” e ignari delle conseguenze negative nel l.p. delle manovre economiche poste in atto nel periodo elettorale. Un’altra ipotesi prevede la possibilità per il politico incumbent di espandere l’economia attraverso strumenti monetari e fiscali (politica discrezionale), anche se tale espansione non è sostenibile nel lungo periodo ed avrà conseguenze inflattive (ritardate nel tempo). Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 La teoria del politico partigiano Esistenza di politici ed elettori distinti (partigiani), con preferenze diverse riguardo all’inflazione e alla disoccupazione (o alla crescita). Ogni partito assegna pesi diversi ai vari obiettivi economici, per ragioni di carattere ideologico e/o perché rappresenta istanze sociali diverse. L’alternanza dei partiti al governo implica diverse politiche economiche, dando luogo a un ciclo economico che ha un’origine politica. Elemento comune a tali teorie è l’idea che il politico sia uomo di parte (partisan theory) e che le scelte pubbliche risentano delle preferenze del partito o della coalizione al potere. 3 - DEFINIZIONE DEI FINI Soltanto su alcuni fini vi può essere una convergenza non problematica di tutti gli individui che costituiscono una comunità (Es. evitare situazioni inefficienti in senso paretiano) Spesso le finalità di più individui sono conflittuali —> In questo caso sorge il problema di come aggregare le preferenze dei singoli per arrivare ad un’unica preferenza della comunità. La politica economica studia la gestione dei conflitti tra gli obiettivi stabiliti nella comunità. L’ Economia del Benessere è quella parte della scienza economica che cerca di trovare una soluzione per questo problema. Spesso un conflitto di obiettivi ci può essere anche in una stessa persona. La teoria assuematica del consumatore elimina gli eventuali conflitti all'interno dell'individuo, imponendo un assioma di razionalità (microeconomia). Si semplifica il modello stabilendo che gli individui siano perfettamente razionali. La teoria economica moderna della behavioural economic, indaga questi aspetti e rimuove l’assunzione di perfetta razionalità degli individui. 4 - MODALITÀ DI CONSEGUIMENTO DEI FINI Intervento vs. non-intervento dei policy makers? Bisogna avere fiducia o meno nelle capacità di “autorealizzazione” dei fini da parte del sistema economico? Supponiamo che lo stato debba intervenire per raggiungere gli obbiettivi prefissati: E’ possibile raggiungere il fine? RISPOSTA: con teoria della controllabilità: teoria che studia le condizioni che devono essere soddisfatte affinché sia raggiungibile il fine desiderato Conflitto tra strumenti alternativi di politica economica. La modalità con cui raggiungere certi fini è riassunta nella ricetta di politica economica: può essere una strada per raggiungere un determinato fine, le strade possono essere molteplici, per cui bisogna stabilire i criteri per individuare quale sia la strada preferibile per raggiungere un determinato fine. Spesso la scelta tra i vari strumenti coincide con gli orientamenti ideologici per cui policy maker con orientamenti ideologici differenti sceglieranno strade differenti 5 - VALUTAZIONE DEI RISULTATI Attuata la “ricetta di politica economica” si osservano gli effetti. Ci può essere conflitto tra obiettivi previsti e obiettivi realizzati nel caso ci fossero: 1. Errori nel set informativo iniziale (no info necessarie inizialmente) 2. Errori di fatto nella attuazione : tempo di implementazione e dimensione misure politiche pubbliche 3. Modifica delle condizioni ambientali in cui sono avvenute le politiche pubbliche ◦ N.B. secondo Lucas, la modifica delle condizioni è la regola. ◦ L’attuazione della ricetta di politica economica, modifica le “regole di comportamento” dei privati, in modo non prevedibile ◦ Gli effetti della politica economica sono imprevedibili Anche nella valutazione dei risultati raggiunti vi possono essere conflitti tra individui causati dall’esistenza di differenti sistemi di valori. Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 FORMA DEL MODELLO STRUTTURALE: le equazioni rappresentano le relazioni di struttura del sistema economico e legano variabili endogene con altre variabili sia ENDOGENE che ESOGENE RIDOTTA: Il numero di equazioni è pari al numero delle variabili endogene presenti nel modello e ogni variabile endogena viene espressa in funzione a variabili esogene. Esempio: la forma ridotta è la soluzione del modello Variabili endogene: y1, y2,…….ym Variabili esogene: x1, x2,……..xn Forma strutturale y1= g1 (y2,y3,……….ym, x1,x2,………xn) y2=g2 (y1,y3,……….ym, x1,x2,………xn) Forma Ridotta: y1=f1(x1,x2…….xn) y2=f2(x1,x2…..xn) …… ym=f(x1,x2…..xn) 1) OBIETTIVI DI POLITICA ECONOMICA Gli obiettivi sono fini dell'azione dell’autorità di politica economica e possono essere: Obiettivi fissi —> traguardi numerici prefissati per ogni dato obiettivo (es: tasso di disoccupazione del 2,5%) Priorità —> massimizzare il valore dell’obiettivo secondario, subordinatamente al raggiungimento del valore desiderato dell’obiettivo prioritario Obiettivi flessibili funzione obiettivo da rendere massima o minima (es: minimizzare i costi) 2) STRUMENTI DI POLITICA ECONOMICA Lo strumento è una variabile che viene usata dal policy maker come leva per raggiungere un fine Requisiti di uno strumento: 1. CONTROLLABILE dal policy maker 2. EFFICACE perché le variabili utilizzate come strumenti devono essere effettivamente in grado di avere influenza sugli obiettivi 3. Sufficientemente ISOLATO dall'influsso di elementi esterni ( la variabile deve essere distinta dagli altri strumenti in base al grado di controllabilità ed efficacia) Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 CAP 2 - LA TEORIA NORMATIVA DELLA POLITICA ECONOMICA PROGRAMMA DI POLITICA ECONOMICA Un Programma di Politica Economica è dato da tre elementi: 1) gli OBIETTIVI: traguardi dei policy maker che possiamo misurare in termini di una grandezza 2) gli STRUMENTI: le leve di cui dispongono i policy maker per raggiungere determinati obiettivi 3) il MODELLO DI ANALISI : rappresenta la capacità di determinati strumenti di influire su determinati fini 3) CARATTERISTICHE DI UN MODELLO Un modello dà la rappresentazione semplificata della realtà. (Esempio: piantina di una città) Le grandezze rilevanti sono colte da VARIABILI Le leggi che legano le variabili sono rappresentate da RELAZIONI Vedremo: classificazione delle VARIABILI classificazione delle RELAZIONI Categorie di RELAZIONI 1. RELAZIONI TECNICHE ◦ funzione di produzione (tecnologie di produzione delle imprese) ◦ funzione di utilità (funzioni dei consumatori) 2. RELAZIONI COMPORTAMENTALI descrivono i comportamenti degli agenti economici ◦ QD=f(P;...)=a-bP (funzione di domanda) ◦ C=A+cY (funzione di consumo Keynesiana) 3. RELAZIONI DI EQUILIBRIO identificano l’equilibrio su determinati mercati ◦ QD=QS (equilibrio di mercato singolo) ◦ D = Y (equilibrio macroeconomico) 4. RELAZIONI DEFINITORIE permettono di definire una determinata grandezza ◦ D = C + I + G + X - M (domanda aggregata) All’interno di un modello figurano: Parametri: ◦ tecnici (ad esempio compaiono all’interno delle relazioni tecniche) ◦ comportamentali (che compaiono all’interno delle relazioni comportamentali) Variabili: ◦ esogene —> il valore viene assunto come dato e non viene spiegato all'interno del modello. Sono variabili che determinano altre variabili ma non ne sono influenzate ◦ endogene —> il valore è spiegato all’interno del modello, il loro valore dipende da altre variabili presenti all'interno del modello, anche se a loro volta possono influenzare altre variabili Perché esistono variabili ESOGENE: 1. Fenomeni rilevanti anche non-economici (es: condizioni ambientali) 2. Variabili pre-determinate (es: valori passati delle variabili) 3. Esigenza di arrestarsi, ponendo un limite nell’ampliamento del modello La distribuzione esogena/endogena dipende: dall’obiettivo del modello dalla lettura del modello Ciò che in una letture positiva (descrittiva) del modello è ESOGENO, può diventare ENDOGENO in una lettura prescrittiva del modello e viceversa (es: Reddito e Spesa Pubblica nel modello keynesiano) Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 FORMA DEL MODELLO STRUTTURALE: le equazioni rappresentano le relazioni di struttura del sistema economico e legano variabili endogene con altre variabili sia ENDOGENE che ESOGENE RIDOTTA: Il numero di equazioni è pari al numero delle variabili endogene presenti nel modello e ogni variabile endogena viene espressa in funzione a variabili esogene. Esempio: la forma ridotta è la soluzione del modello Variabili endogene: y1, y2,…….ym Variabili esogene: x1, x2,……..xn Forma strutturale y1= g1 (y2,y3,……….ym, x1,x2,………xn) y2=g2 (y1,y3,……….ym, x1,x2,………xn) Forma Ridotta: y1=f1(x1,x2…….xn) y2=f2(x1,x2…..xn) …… ym=f(x1,x2…..xn) 1) OBIETTIVI DI POLITICA ECONOMICA Gli obiettivi sono fini dell'azione dell’autorità di politica economica e possono essere: Obiettivi fissi —> traguardi numerici prefissati per ogni dato obiettivo (es: tasso di disoccupazione del 2,5%) Priorità —> massimizzare il valore dell’obiettivo secondario, subordinatamente al raggiungimento del valore desiderato dell’obiettivo prioritario Obiettivi flessibili funzione obiettivo da rendere massima o minima (es: minimizzare i costi) 2) STRUMENTI DI POLITICA ECONOMICA Lo strumento è una variabile che viene usata dal policy maker come leva per raggiungere un fine Requisiti di uno strumento: 1. CONTROLLABILE dal policy maker 2. EFFICACE perché le variabili utilizzate come strumenti devono essere effettivamente in grado di avere influenza sugli obiettivi 3. Sufficientemente ISOLATO dall'influsso di elementi esterni ( la variabile deve essere distinta dagli altri strumenti in base al grado di controllabilità ed efficacia) Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 TEOREMA DI TINBERGEN SUPPONIAMO OBIETTIVI FISSI Ciascuna delle m variabili endogene può essere oggetto di un fine di politica economica Ipotizzando che su m variabili endogene, il policy-maker abbia “m1” obiettivi (m1 numero strumenti numero equazioni> numero variabili Sistema non risolvibile Modello di politica economica non controllabile ⬇️ I tre casi visti possono essere “condensati” nel TEOREMA DI TINBERGEN (la regola aurea della politica economica) «Dato un modello di politica economica con obiettivi fissi, condizione necessaria affinchè esso sia controllabile è che: IL NUMERO DI STRUMENTI SIA ALMENO PARI AL NUMERO DI OBIETTIVI» m1>n1 numero obiettivi > numero strumenti Sistema non risolvibile, Modello di politica economica non controllabile Come uscire da questa impossibilità? 1. Rinunciare ad alcuni obiettivi (metodo delle priorità) 2. Utilizzare nuovi strumenti 3. Passare ad obiettivi flessibili ‼ ️ La regola aurea delle politica economica non vale necessariamente in un contesto di tipo dinamico. Infatti, in un contesto dinamico, anche se si dispone di un numero di strumenti inferiore a quello degli obiettivi, in certe condizioni è possibile raggiungere quei traguardi se viene procastinato il tempo per la loro realizzazione Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 CRITICHE DI LUCAS Una critica all'impostazione classica della politica economica e anche della regola aurea della politica economica è stata fatta dall'economista Lucas. Secondo Lucas, gli individui elaborano tutte le informazioni a loro disposizione e le elaborano in modo razionale al fine di decidere quale sia il comportamento razionale da intraprendere. Se ad esempio la struttura di una determinata economia può essere rappresenta da un modello dove y = Ax la matrice A dei Parametri non è invariante rispetto alle politiche economiche. ⬇️ Le Politiche Economiche non solo fanno variare i comportamenti dei privati (ovvio!), ma fanno variare i Parametri Comportamentali cioè la Struttura del modello di riferimento. (es: la critica di Friedman alla curva di Phillips) Infatti, l'assunzione di razionalità nella formazione delle aspettative da parte degli agenti economici, secondo Lucas, determina risultati di inefficacia nei risultati di politica economica. Proprio perché l’azione dei policy maker è correttamente preventivata dai cittadini. Quando i policy maker attuano le politiche, ciò fa cambiare il contesto in cui vengono attuate queste politiche Di conseguenza secondo Lucas gli effetti delle politiche economiche sono caratterizzati da: Imprevedibilità degli effetti delle politiche economiche Inutilità/dannosità delle Politiche per la collettività Lucas ha assunto una posizione di non- interventismo dello stato nell'economia. Ritiene che sia meglio per le autorità di politica economica astenersi da interventi attivi nell’economia. Critica di Friedman alla Curva di Philips Critica in linea alla critica di Lucas. Dagli anni ‘60 agli anni ‘70, gli economisti hanno cercato di ridurre la disoccupazione, con una aumento dell'inflazione perché ritenevano valida la curva di Philips. Tuttavia Friedman evidenzio come la curva di Philips trascurava le aspettative inflazionistiche degli individui, perché di fronte a un aumento dell'inflazione, aumentavano le aspettative di inflazione. Gli individui di fronte a inflazione insistente, rivedevano le proprie aspettative e si aspettavano inflazione elevata anche in futuro. Quindi un aumento delle aspettative dell'inflazione fa si che la curva di Philips si sposti verso l’alto (come nel grafico). Questo spostamento fa si che venga meno la relazione inversa tra inflazione e disoccupazione. La critica di Friedman è in linea con la critica di Lucas, in quanto Lucas sostiene che nel momento in cui viene attuata la politica inflazionistica, i cittadini mutano i propri criteri comportamentali, perché vengono alimentate aspettative inflazionistiche. Ulteriori considerazioni della critica di Lucas La critica di Lucas discende dal fatto che i modelli di analisi tradizionale in economia, non ammettono relazioni reciproche tra policy maker e cittadini. I policy makers ed i cittadini sono coinvolti in un vero e proprio gioco, in cui la strategia ottimale per ognuno dipende da quello che fanno gli altri ➡ ️ Ricorso alla strumento di analisi della teoria dei giochi (ideata da John Nash) Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 CAP 5 - GLI OBIETTIVI MICRO E MACROECONOMICI CONCETTI CHIAVE DELL'ECONOMIA DEL BENESSERE L’ Economia del Benessere (in inglese, welfare-economics) è la branca della scienza economica che si occupa di fornire criteri per valutare socialmente (e quindi ordinare) allocazioni alternative. L’ Economia del Benessere studia anche quali giudizi di valore (ideologici) siano impliciti in ciascun possibile ordinamento sociale di allocazioni diverse. All'interno dell'Economia del benessere ci sono 2 teoremi fondamentali 1. Primo teorema fondamentale 2. Secondo teorema fondamentale IL PRIMO TEOREMA FONDAMENTALE DELL'ECONOMIA DEL BENESSERE Ogni allocazione di equilibrio economico generale di perfetta concorrenza è un ottimo paretiano. Ottimo paretiano si realizza quando non è possibile migliorare la condizione di un soggetto senza peggiorare quella di un altro Interpretazione politica di questo teorema: difesa del meccanismo di libero mercato, capace, sotto determinate condizioni, di garantire il raggiungimento dell'efficienza paretiana Condizioni di validità del primo teorema fondamentale dell’economia del benessere a) Gli operatori sono price-taker quindi ciascun soggetto non può, col proprio comportamento, modificare i prezzi prevalenti, ossia non possono esistere mercati non concorrenziali. b) L'utilità di ogni individuo deve dipendere unicamente dai livelli di consumo da egli effettuato, ossia non possono esistere esternalità propriamente dette e anche esternalità reciproche che danno luogo a situazioni di interdipendenza strategica. c) I diritti di proprietà dei beni devono essere ben definiti, ossia non possono esistere beni pubblici o quasi- pubblici. d) Devono esistere i mercati per tutti i beni esistenti, ossia, ciascun bene può essere scambiato (ipotesi di “completezza dei mercati”). e) L’informazione deve essere completa e simmetrica (tutti gli elementi rilevanti devono essere noti a ogni individuo). ‼ ️Se anche solo una di queste 5 condizioni viene a mancare, viene meno la validità del primo teorema fondamentale dell’economia del benessere. Pertanto non è assicurato che il mercato conduca a condizioni efficienti in senso paretiano. In questo caso c’è spazio per l'intervento dello stato come portatore di efficienza paretiana. Gli economisti concordano sull’intervento dello stato nel caso di mancata validità del primo teorema, tuttavia non tutti considerano l'intervento dello stato come efficiente per risolvere le inefficienze del mercato (rimando ai fallimenti dello stato cap 1, come scuola della public choice). Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 IL SECONDO TEOREMA FONDAMENTALE DELL'ECONOMIA DEL BENESSERE Ogni allocazione Pareto-efficiente - nella quale si consumano e producono quantità positive di tutti i beni, e in presenza di preferenze e tecnologie "ben conformate"- può essere raggiunta da un'economia di libero scambio, a patto di redistribuire appropriatamente le dotazioni iniziali. La responsabilità dell’ iniquità distributiva non è imputabile al meccanismo istituzionale del libero scambio ma alla allocazione iniziale delle risorse. Il 2° TFEB assicura che il mantenimento del libero mercato, corretto con un’ appropriata redistribuzione iniziale delle risorse, consente di pervenire ad un'allocazione la quale –oltre che Pareto efficiente (in virtù del primo teorema) – è anche EQUA. Secondo questo concetto lo STATO deve avere una funzione redistributiva quindi deve redistribuire le risorse in maniera appropriata Il MERCATO deve avere una funzione allocativa FALLIMENTO MICROECONOMICO DEL MECCANISMO DI MERCATO Le "precondizioni" per la validità del 1°TFEB (ogni allocazione di equilibrio generale è efficiente nel senso di Pareto) sono: 1. assenza di potere di mercato, 2. assenza di esternalità (e di interdipendenza strategica). 3. Diritti di proprietà ben definiti 4. Completezza dei mercati 5. Completezza e simmetria dell'informazione Quando accade che anche soltanto una di queste cinque condizioni non sia soddisfatta (cioè, nel mondo reale, sempre), —>fallimento microeconomico del mercato. In altre parole, il mercato, lasciato a sé stante, produce esiti rispetto ai quali tutti potrebbero stare meglio. L'INTERVENTO DELLA POLITICA ECONOMICA, IN QUANTO AZIONE PORTATRICE DI EFFICIENZA PARETIANA Quando non sono soddisfatti tutti i postulati alla base del 1º modello teorico di perfetta concorrenza, i singoli individui, lasciati liberi di agire secondo il principio della propria massima utilità, mettono in atto comportamenti tali che di norma generano allocazioni inefficienti. In questo caso, è richiesto un INTERVENTO ESTERNO AL MERCATO, per garantire il realizzarsi di un’allocazione efficiente Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 LA MISURA DELL'EFFICIENZA SU UN MERCATO SINGOLO I due teoremi dell’economia del benessere si riferiscono alle allocazioni di equilibrio economico generale (sistema economico nel suo complesso) Nell’azione politica tuttavia la valutazione dei fallimenti microeconomici viene generalmente condotta con un’ottica di equilibrio parziale, attenta ad un singolo mkt per volta Sul mercato di ogni bene sono presenti due categorie di soggetti: D —> chi domanda, i consumatori S —> chi offre, i produttori Una valutazione sociale del benessere su tale mercato richiede di valutare il benessere di entrambe le categorie di operatori coinvolti. Benessere consumatori Benessere produttori BENESSERE CONSUMATORI L’indicatore quantificabile di più largo utilizzo è il surplus netto dei consumatori ( triangolo azzurro) ⬇️ Esso ci esprime una misura monetaria dell’utilità che i consumatori traggono per il fatto che pagano un bene ad un prezzo che risulta inferiore a quello a cui sarebbero stati disposti a pagarlo. Curva di domanda: rappresenta quanto i consumatori sono disposti a pagare per una determinata quantità di bene Punto di incontro tra D e S —> punto di equilibrio: che stabilisce la quantità acquistate dai consumatori e il prezzo di acquisto del bene BENESSERE DEGLI OFFERENTI Due sono gli indicatori di più largo utilizzo: 1) Un primo indicatore è dato ovviamente dal profitto d’impresa (o, nell’aggregato, dalla somma dei profitti conseguiti dalle imprese): p = RIC - CT 2) Se ci troviamo in un contesto di perfetta concorrenza, nel quale è perciò definita la curva di offerta di mercato, può essere utilizzato il surplus dei produttori (triangolo rosa) quale misura monetaria dell’utilità di essi. È dato dalla differenza tra la curva di offerta e il prezzo effettivamente applicato dai produttori Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 BENESSERE SOCIALE Deve simultaneamente considerare il benessere di offerenti e il benessere dei domandanti, perciò, possiamo contare su due misure: profittoproduttore surplusproduttore Definiamo efficiente in senso allocativo, la configurazione di mercato che rende massimo il benessere sociale. L’efficienza allocativa rappresenta sicuramente un obiettivo della politica economica—> i policy maker devono cercare di massimizzare il benessere sociale, massimizzando contemporaneamente la somma del benessere dei produttori e dei consumatori L'allocazione che rende massimo il benessere sociale su un dato mercato è quella in corrispondenza della quale il prezzo del bene eguaglia il suo costo marginale di produzione; questa allocazione di mercato è definita « efficiente in senso allocativo» Nel caso di un mercato di perfetta concorrenza questa condizione equivale all’ eguaglianza tra prezzo di domanda e prezzo d'offerta, ossia al punto di equilibrio del mercato. L’efficienza allocativa è un obiettivo di politica economica! CORREZIONE DELL'ESITO DI MERCATO PER MOTIVI DI IDEOLOGIA ESTERNA L’intervento pubblico si può giustificare, nella realtà, anche quando nel mercato si giunge ad un esito che, pur essendo efficiente in senso allocativo, è "insoddisfacente" sulla base di valutazioni aprioristiche. Vi può essere un Conflitto tra valutazioni di efficienza economica e valutazioni di opportunità sociale e politica. Obiettivo del policy-maker: determinare un prezzo di equilibrio maggiore rispetto a quello che è efficiente in senso allocativo. Ci possono essere dei mercati, come ad esempio quello dei prodotti agricoli, in cui anche se il mercato è in equilibrio, il prezzo è considerato troppo basso. In questo caso vi è il rischio che possa scomparire l'offerta locale e che i beni vengano solo importati dall'estero. Come è possibile determinare un prezzo di equilibrio maggiore rispetto a quello efficiente dal punto di vista allocativo? 1. Pavimenti al prezzo : una norma amministrativa che fissa un livello minimo per il prezzo 2. interventi diretti sulle quantità, quali ad esempio l'imposizione A. di un limite massimo alla quantità offerta (con la corrispondente individuazione di quote di produzione per ciascuna delle imprese presenti sul mercato) B. di un limite minimo alla quantità da consumare 3. interventi indiretti sulle quantità, come ad esempio un sostegno della domanda A. tramite campagne pubblicitarie; B. tramite la revisione delle imposte (in concreto, un abbassamento dell'imposta o la concessione di un sussidio, da prevedere a favore dei produttori o dei consumatori). Tutti questi interventi di politica economica però comportano un costo per la loro implementazione, quindi è importante valutare se questi costi sono maggiori o minori rispetto al beneficio apportato da queste misure Il beneficio può essere misurato dall'indicatore SW Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 Scelta tra strumenti indiretto o diretti La scelta tra uno strumento di politica economica di intervento diretto (sulle quantità) e uno strumento di intervento indiretto (come può essere la correzione dei prezzi che porta gli agenti a modificare le loro decisioni sulle quantità) deve valutare l'efficacia (cioè la possibilità di raggiungere il risultato) anche l'efficienza (cioè il rapporto tra il beneficio conseguito e il costo comportato). Il dibattito su queste tematiche di è sviluppato in ambito dell'economia ambientale in particolare sul tema delle esternalità. (Visto in seguito) CASE STUDY: LA PROTESTA DEI PASTORI SARDI Nel febbraio 2019 vi è stata una clamorosa protesta dei pastori sardi dovuta alla caduta del prezzo del latte di pecora. 3 modalità utilizzabili per far aumentare i prezzi del latte di pecora. 1. Concordare un prezzo non inferiore a 75 cent al litro (pavimentazione di prezzo minimo) 2. Stanziamento di 25milioni per il fondo ovicaprino a sostegno della domanda (interventi indiretti sulle quantità a sostegno della domanda con concessione di sussidi) 3. Taglio alla produzione di latte (in quanto la produzione è di 340mila litri contro i 280mila richiesti) per consentire al prezzo di risalire (interventi diretti di un limite massimo alla quantità offerta) L'EFFICIENZA STATICA E DINAMICA La definizione di efficienza in senso allocativo è solo una delle possibili definizioni di efficienza ed omette la dimensione temporale. Possibili definizioni di EFFICIENZA DINAMICA, che tiene conto della variabile tempo 1) Efficienza dinamica in senso paretiano estensione del concetto di efficienza paretiana al caso in cui si considerano generazioni di agenti che si susseguono nel tempo. Vi è efficienza dinamica in senso paretiano quando non è possibile migliorare il benessere di una generazione peggiorando quella delle generazioni future 2) Configurazione che massimizza il tasso di crescita di una variabile rilevante Es: produzione o benessere sociale. Monopolio Se consideriamo questa concezione di efficienza dinamica si potrebbe domandarsi se il Monopolio da questo punto di vista sia efficiente o meno. Sappiamo che il monopolio è inefficiente dal punto di vista statico, ma potrebbe non esserlo dal punto di vista dinamico se stimola l'innovazione (tesi di Schumpeter) LA REDISTRIBUZIONE DELLE RISORSE I due teoremi fondamentali dell’economia del benessere stabiliscono una sorta di separazione tra efficienza ed equità: Il mercato assicura l’efficienza allocativa L’ intervento pubblico deve realizzare l’equità E’ però verosimile che tra le due categorie concettuali esistano dei legami, che possono essere Legami di conflittualità Legami di complementarietà Legami tra efficienza ed equità di conflittualità Vi è chi sostiene che vi sia un conflitto (trade-off negativo) tra efficienza ed equità: le allocazioni eque non potrebbero essere efficienti, vi sono due pensieri: 1. la redistribuzione necessaria per raggiungerle è costosa e quindi sottrae risorse disponibili; 2. la redistribuzione penalizza proprio chi è maggiormente capace di generare nuove ricchezze e quindi, la società nel suo complesso sarebbe più povera dopo avere messo in atto politiche di ridistribuzione, rispetto a come sarebbe senza la ridistribuzione. Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 Legami tra efficienza ed equità di complementarietà Al contrario vi è chi ritiene che efficienza ed equità siano complementari: Non si può, nei fatti, raggiungere una configurazione efficiente se non è garantito un minimo di equità, ossia se non si evitano situazioni inaccettabilmente inique. Questa posizione è sostenuta dall'economista Federico Caffè. Ritiene che senza equità gli operatori esclusi non sarebbero motivati a partecipare a scambi pareto efficienti anche se questi scambi potrebbero essere vantaggiosi per loro Vi è una parte di economia politica che si chiama behavioural economic che studia il comportamento pratico degli operatori economici e mette in evidenza come gli individui abbiano avversione nei confronti della disuguaglianza. Per cui anche se situazioni per loro potrebbero portare un vantaggio economico o monetario, questi individui tendono a rifiutare queste situazioni che percepiscono come inique. ➡ ️ Le politiche che perseguono la redistribuzione delle risorse – le POLITICHE REDISTRIBUTIVE – si configurano come una categoria di politiche a se stanti, che comprendono sia aspetti micro che macroeconomici MACROECONOMIA Prima di analizzare gli specifici obiettivi bisogna richiamare il differente approccio metodologico fra macroeconomia e microeconomia. Aggregati macroeconomici Il punto di partenza metodologico che sta alla base della macroeconomia è che gli aggregati macroeconomici possono essere proficuamente studiati senza la necessità di modellizzare in maniera compiuta i comportamenti delle unità microeconomiche che costituiscono questi aggregati (es: famiglie ed imprese) La dinamica dell'aggregato macroeconomico segue logiche proprie che prescindono dai comportamenti delle unità microeconomiche. Keynes è considerato il fondandone della macroeconomia. La macroeconomia non tiene in considerazione l’operatore dei singoli operatori economici. Dagli anni ‘70 in poi si è sviluppata una corrente di modelli macroeconomici ma microfondati quindi che tengono in considerazione l’operatore dei singoli operatori economici. OBIETTIVI MACROECONOMICI Anche in ambito macroeconomico possono verificarsi fallimenti nel sistema di mercato, ossia situazione in cui il libero agire dei soggetti determina configurazioni inefficienti. In questo caso vi sono operazioni di politica economica con l’obiettivo di riportare efficienza all'interno dei mercati I principali obiettivi macroeconomici perseguiti dai policy maker sono: 1. PERSEGUIRE IL REDDITO DI PIENO IMPIEGO se in una determinata economia vi sono fattori produttivi disponibili e non impiegati, l'economia si configura come una situazione pareto inefficiente. Tra i fattori produttivi disponibili vi è il fattore lavoro, quando l’utilizzo di questo fattore è in disequilibrio l’economia si trova in situazioni di disoccupazione, ciò comporta costi non solo di tipo economico ma anche di tipo etico e politico-sociale 2. INFLAZIONE NULLA O LIMITATA Inflazione: aumento sostenuto del livello generale dei prezzi e la perdita di valore della moneta Perseguire una situazione in cui l'aumento dei prezzi è pari a zero, o almeno limitato, in quanto l'inflazione è un costo per il sistema economico nel suo complesso e comporta incertezza per il futuro Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 3. BILANCIA PAGAMENTI IN PAREGGIO Perseguire l'equilibrio nei conti con l'estero; in termini più precisi, avere una bilancia dei pagamenti in pareggio. infatti, se la bilancia dei pagamenti è in deficit significa che l'economia sta consumando più di quanto stia producendo 4. CRESCITA ECONOMICA Perseguire una crescita economica col massimo tasso possibile, compatibilmente col fatto che la crescita stessa sia sostenibile nel tempo. 5. STABILIZZAZIONE DEI DEBITI considerato negli ultimi anni. sia del debito pubblico che del debito estero. ‼ ️La distinzione tra obiettivi di tipo microeconomico e macroeconomico è spesso solo di natura didattica. Nella realtà non è sempre possibile distinguere nettamente le due cose. Alcune politiche micro possono anche avere obiettivi macro e viceversa Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 CAP 6 - IL POTERE DI MERCATO Cosa accade quando una o più imprese che operano in un mercato di un certo bene godono di potere di mercato—> ossia possono influenzare il prezzo prevalente, con il loro comportamento Considereremo: 1. Impresa monopolista —> con considerazioni legate all'efficienza allocativa nel breve e lungo periodo 2. Imprese concorrenziali IMPRESA MONOPOLISTA L'INEFFICIENZA ALLOCATIVA DEL MONOPOLIO Situazione: mercato nel quale un bene sia servito da una sola impresa (monopolista), che persegue la massimizzazione del suo profitto. La funzione obiettivo dell’impresa monopolista, è MASSIMIZZARE: TE Q PQ c Q La Q = tutta la quantità presente sul mercato P(Q) —> domanda inversa, quindi il comportamento dei consumatori c(Q) —> costo In condizioni di Ottimo ricavo marginale = costo marginale —> RMg=c’ Dimostrazione: Calcolando la derivata prima di tale funzione rispetto a Q e ponendola uguale a zero si ottiene: II ajg.ae o La coppia (QM, PM), cioè la scelta ottimale per l’impresa monopolista, non garantisce l’efficienza allocativa, poiché la quantità prodotta non è quella che eguaglia il prezzo al costo marginale. EQUILIBRIO DEL MONOPOLISTA E LA PERDITA NETTA DI MONOPOLIO Rappresentazione grafica di ciò che è stato detto sopra Il monopolista fissa il suo equilibrio nel punto M perché le sue condizioni di ottimo sono RMa=CMa, fissa la quantità e in corrispondenza di questa quantità può praticare un prezzo. La presenza di inefficienza allocativa nel punto di ottimo per l’impresa monopolista è talvolta illustrata anche facendo notare la presenza di una perdita netta di monopolio. Area B+C —> perdita netta o secca di monopolio ( data dalla differenza tra benessere sociale massimo, in condizione di perfetta concorrenza, e benessere sociale minimo) Infatti, il benessere sociale sarebbe maggiore in perfetta concorrenza rispetto al monopolio. L’inefficienza allocativa associata al monopolio rappresenta la base teorica di tutte le politiche economiche che tendono a contrastare il formarsi di posizioni di monopolio. Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 MONOPOLIO NATURALE La presenza del monopolio non è da addebitare al comportamento dell’impresa monopolista, ma alla configurazione oggettiva del mercato (cioè alla dimensione della domanda e dei costi di produzione) che rende impossibile che più di un’impresa possa ottenere profitti positivi. In modo più formale, si definisce monopolio naturale quella situazione nella quale, in corrispondenza della quantità che eguaglia il prezzo al costo marginale, il profitto d’impresa è negativo. Questo succede nei settori caratterizzati da forti economie di scala come settore trasporto ferroviario o energia ad alta tensione. Rappresentazione grafica Anche il monopolio naturale comporta una situazione di inefficienza allocativa. Grafico A La curva dei costi medi (CMe) è sempre decrescente e sempre maggiore della curva dei costi marginali (CMa) FIRST BEST Il punto di efficienza allocativa (first best) sarebbe il punto A ossia quel punto in cui la curva di domanda incontra la curva di costi marginali. In questo punto il prezzo sarebbe = al CMa, però nel punto A i CMe>CMa, quindi l'impresa avrebbe profitti negativi quindi l’impresa non è disposta a produrre la quantità che corrisponde al punto A. SECOND BEST Il punto di second best è il punto della curva di domanda che più si avvicina all'allocazione di first best, compatibilmente al profilo non negativo—> punto B in cui P=CMe quindi il profitto è nullo (cioè l’impresa non fa extraprofitti, non che non ne abbia proprio). Grafico B Rappresenta una situazione in cui i costi sono caratterizzati dalla condizione di subadditività —> generalizzazione della condizione di rendimenti crescenti di scala. —————————————————-—————————————————-—————————————— Sul fatto che il monopolio determini inefficienza allocativa non ci sono dubbi! Ma il monopolio può risultare efficiente in senso dinamico? Secondo SCHUMPETER SI il monopolio può garantire una crescita economica più rapida della perfetta concorrenza Secondo Schumpeter Innovazione alla base del processo di crescita Il finanziamento degli investimenti in ricerca è costoso e gli intermediari finanziari sono piuttosto restii a finanziare progetti il cui rendimento atteso è soggetto a grande rischio Perciò, il principale canale di finanziamento degli investimenti in ricerca è l’auto-finanziamento. Le imprese in monopolio conseguono profitti più elevati rispetto al caso della perfetta concorrenza quindi possono impiegare risorse maggiori per finanziare la ricerca generando così maggiori scoperte e maggiori innovazioni e garantendo una crescita più veloce. L’ ambizione di poter costruire un monopolio e di godere delle rendite monopolistiche spinge le imprese a fare ricerca. La presenza di monopoli, perciò, è benefica per la crescita di lungo periodo, sia perché spinge le imprese a investire in ricerca, sia perché consente alle imprese di potere contare su adeguate risorse finanziarie necessarie per l’attività di ricerca a sviluppo. Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 Secondo ARROW NO la concorrenza garantisce l’efficienza statica e un tasso di crescita economica più elevato rispetto a situazioni di monopolio Chi gode di rendite monopolistiche, non ha incentivo a compiere ricerca e sviluppo (e quindi non genera crescita). I monopoli sono tipicamente associati a situazioni nelle quali le informazioni sulla tecnologia sono protette da brevetti e quindi circolano in modo difficoltoso, rallentando il processo di crescita che invece si basa sulla possibilità di usare, conoscere e migliorare le tecnologie delle imprese presenti. POSSIBILI VIE D'USCITA DELL'INEFFICIENZA STATICA DI MONOPOLIO POLICY MAKER NON TOLLERA MONOPOLI ➡ ️ politiche di liberalizzazione POLICY MAKER TOLLERA MONOPOLI 2 modi per controllarlo 1) MONOPOLI PUBBLICI ➡ ️ politiche di statalizzazione 2) MONOPOLI PRIVATI ➡ ️ Regolamentare (influenzare i comportamenti del monopolista privato) ➡ ️ Politiche di contendibilità POLITICHE DI LIBERALIZZAZIONE Se il policy maker non tollera il monopolio, si ha la liberalizzazione del mercato. Ciò comporta l'ingresso di più imprese sul mercato, che può avvenire tramite 1. Provvedimenti di tipo istituzionale—> tramite l’azione della normativa antitrust 2. Concessione di sussidi per la produzione del bene —> finalizzati a stimolare l’ingresso di nuove imprese POLITICHE DI STATALIZZAZIONE —> monopolio pubblico Se l'impresa monopolista guadagna profitti positivi, si può ritenere più giusto che questi vadano alla collettività, cioè ad un'impresa pubblica che poi li verserà al suo "azionista", lo Stato, che li utilizzerà con finalità "sociali". Si può ritenere che la proprietà pubblica consenta all'impresa monopolista di non comportarsi in modo da rendere massimo il profitto, bensì in modo da rendere massimo il benessere sociale se il mercato è in condizioni di monopolio naturale ciò implicherà profitti d'impresa negativi, ma la proprietà pubblica renderà possibile coprire con entrate dalla fiscalità generale le perdite operative dell'impresa monopolista che punta al massimo benessere sociale. INFLUENZA COMPORTAMENTI MONOPOLIO PRIVATO Il policy maker se accetta il monopolio privato può influenzare i suoi comportamenti ad esempio: 1) regolamentazione QUANTITÀ 2) regolamentazione PREZZI A - price-cup o price-cup dinamico Dpi = DP - X l'impresa può aumentare i prezzi da un anno all'altro di una certa variabile Dpi questo aumento dei prezzi è = all'inflazione DP meno un certo fattore X. Di norma, l’aumento di prezzo concesso è minore rispetto all'inflazione, quindi in termini reali, il prezzo del bene venduto dal monopolista decresce. Per non avere una contrazione dei profitti, l’impresa deve ridurre i Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 costi di una somma tale da compensare la diminuzione del prezzo reale dell'output. Obiettivo: spingere le imprese a una maggiore efficienza riducendo i propri costi di produzione. Da questa formula, tanto più è grande il fattore X quanto più l’impresa è spinta a guadagnare in efficienza. In Italia è usata per regolamentare i prezzi dei servizi autostradali o dei trasporti ferroviari. I critici del metodo ritengono che di fronte a una riduzione dei prezzi reali, le imprese non cerchino di ridurre i costi per aumentare l'efficienza, ma ad abbassare la qualità del bene B - limite superiore al tasso di rendimento del capitale Le imprese possono fissare qualsiasi prezzo compatibilmente a questo limite. Critica: vi è il rischio che le imprese assumano un comportamento distorto ossia di sovracapitalizzare l’impresa. L’impresa può trovare conveniente avere più capitale fisico e finanziario del necessario, in questo modo sarà maggiore la base su cui si calcola il rendimento del capitale e quindi può praticare prezzi più elevati, questo effetto distorsivo è chiamato effetto Averch-Johnson. 3) Meccanismi d'asta Genera concorrenza per il monopolio anche chiamata concorrenza alla Demsetz. I policy maker possono spingere le imprese a competere tra loro per diventare monopoliste. Se l’asta è competitiva il prezzo che i concorrenti sono disposti a pagare per aggiudicarsi il monopolio è pari al profitto del monopolista meno un certo y IT y Ci sarà comunque una situazione di inefficienza allocativa, però chi serve quel mercato avrà pagato una sorta di tassa per aggiudicarsi la posizione di monopolista. Quindi questa tassa pagata potrà essere usata dal policy maker per risarcire i consumatori. POLITICHE DI CONTENDIBILITÀ Teoria dei mercati contendibili Un’altra possibilità dei policy maker per uscire dall'inefficienza del monopolio, è fare affidamento sulla presenza dei mercati contendibili MERCATI CONTENDIBILI: mercati in cui l’entrata e l’uscita delle imprese, su un certo mercato, sono senza costi –cioè tutte le imprese possono entrare e uscire senza sostenere costi irrecuperabili (sunk-costs)– allora anche dove vi fosse un monopolio, il monopolista non potrebbe praticare un prezzo maggiore del costo medio. Perché? Perché Se p>costo medio, allora esisterebbero possibilità di profitto per potenziali entranti, cioè sarebbe sempre possibile per qualche impresa entrare nel mercato e vendere ad un prezzo più basso di quello praticato dal monopolista e quindi uscire dal mercato avendo avuto un profitto positivo ➡ ️ questo è un meccanismo di “mordi e fuggi” (“hit and run”). I critici di questa teoria ritengono che questa condizione di contendibilità sia difficile da ottenere in quanto le imprese hanno sunk costs. OLIGOPOLIO ALLA COURNOT L'inefficienza allocativa imputabile al potere di mercato, non è imputabile solo al caso di monopolio. In tutti i casi in cui l’impresa gode di potere di mercato, l’allocazione che ne massimizza il profitto vede un'allontanamento del prezzo dal costo marginale. L'oligopolio alla Cournot configura un caso in cui le imprese godono di potere di mercato. Questo tipo di oligopolio è caratterizzato dal fatto che ciascun oligopolista massimizza il profitto scegliendo la quantità Vi è interdipendenza strategica tra oligopolisti La regola di comportamento ottimale dell’oligopolista, in equilibrio, prevede che risulti soddisfatta la relazione dove si è la quota di mercato dell’impresa i e edp indica l’elasticità della domanda al prezzo). Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 L’oligopolio alla Cournot genera un’ inefficienza statica, perché il prezzo ottimo per l'impresa è diverso dal costo marginale di produzione. In termini di allocazione di mercato, quindi di configurazione di prezzo e quantità di equilibrio, l'oligopolio produce una situazione intermedia tra monopolio e perfetta concorrenza. È auspicabile un intervento pubblico a correzione del mercato per riportare l’efficienza allocativa anche in caso di oligopolio. Tanto maggiore è il numero di imprese oligopolistiche che competono alla cournot, tanto meno pronunciata sarà la perdita di benessere sociale che deriva dalla presenza di oligopolio. OLIGOPOLIO ALLA BERTRAND Altro tipo di oligopolio teorizzato dagli economisti. La variabile di scelta delle imprese è il prezzo da praticare, anziché la quantità da produrre. Paradosso di Bertrand se le imprese concorrono nei prezzi (e inoltre sono identiche e producono un bene omogeneo), allora è sufficiente che sul mercato siano presenti anche solo due sole imprese, per replicare l'allocazione di perfetta concorrenza. Infatti, in una configurazione in cui i prezzi fossero maggiore rispetto ai costi marginali, ciascun impresa potrebbe accaparrarsi l’intero mercato, tagliando il prezzo è continuando ad avere un profitto positivo —> questa configurazione non sarebbe stabile. Il paradosso vale quando le imprese sono identiche, quindi quando hanno la stessa struttura dei costi. Infatti, se un’impresa avesse costi di produzione più bassi potrebbe accaparrarsi l’intero mercato, fissando un prezzo leggermente inferiore al costo medio di produzione delle altre imprese e questa condizione sarebbe sostenibile. Il paradosso di Bertrand risulta non valido anche quando i beni prodotti dalle imprese siano differenziati, quindi quando le imprese non producono beni omogenei. CONCORRENZA MONOPOLISTICA In concorrenza monopolistica ogni impresa produce un bene differenziato rispetto a quello prodotto da tutti gli altri concorrenti. Ciascuna impresa è monopolista nella propria nicchia di mercato. Differenza dal monopolio 1. Esiste sostituibilità tra i prodotti delle imprese 2. Nel tempo è possibile l’ingresso di nuove imprese che producono beni parzialmente sostituibili a quelli sul mercato. Il prezzo tenderà al costo medio, ma non arriveranno mai ad eguagliare i costo marginale, quindi non si arriverà ad una condizione di efficienza allocativa e si avrà INEFFICIENZA ALLOCATIVA IL CARTELLO Si configura come accordo di cartello ogni intesa tra imprese, volto a modificare l’allocazione di mercato in favore delle imprese stesse e a danno dei consumatori. Gli accordi di cartello sono intrinsecamente instabili (una volta raggiunto un accordo di cartello, ogni impresa ha interesse a tradirlo per accaparrarsi tutto il mercato) Il danno al benessere sociale derivante dai cartelli è il motivo per cui essi sono vietati in molti paesi (ad esempio tramite la normativa antitrust) Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 CONCORRENZIALITÀ Un mercato può essere più o meno concorrenziale, nel senso che l’allocazione generata dal mercato può essere distante dall’efficienza allocativa propria della concorrenza perfetta in diversa misura. Per condurre una valutazione del grado di concorrenzialità bisogna definire i confini del mercato rilevante. Bisogna valutare la facilità di sostituzione fra i beni prodotti dalle varie imprese Meno sono sostituibili i beni, meno la curva di domanda di quel bene è elastica al prezzo, quindi più le imprese produttrici avranno potere di mercato Aumentare la sostituibilità fra prodotti rappresenta un’azione (di politica economica) pro- concorrenziale. Come? 1. favorendo la diffusione di standard tecnologici ampiamente utilizzati; 2. evitando che le imprese impongano di fatto standard tecnologici tali da eliminare l’effetto di concorrenti che non possono adottare quegli standard; 3. cercando di modificare i gusti dei consumatori; 4. riducendo i costi di trasporto, in modo da rendere efficace la concorrenza di imprese localizzate lontano dal mercato di riferimento. Criteri di concorrenzialità Numerosità delle imprese presenti. Anche se non è un criterio preciso in quanto se c’è una sola grande impresa che compre il 90% del mercato e altre piccole imprese che hanno il 10% delle quote di mercato, è una situazione poco concorrenziale. Grado di concentrazione. Un'industria è concentrata se un numero piccolo di imprese serve un'ampia porzione di domanda. Indici: ◦ Indice di Herfindahl ◦ Rapporto di concentrazione Barriere all’entrata questo criterio ha un’importanza fondamentale, come visto nei mercato contendibili Valutazione della struttura dei mercati a monte e a valle. se un’impresa è integrata verticalmente e gode di potere di mercato nella vendita di un input produttivo, questa impresa potrà trarre giovamento da questa posizione anche nel mercato di interesse Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 CAP 8 - LE ESTERNALITÀ ESTERNALITÀ Si definisce esternalità l'effetto che il comportamento di un agente esercita direttamente sul risultato di un altro agente. Le esternalità: possono riguardare attività di consumo oppure attività di produzione possono essere positive (economie esterne) o negative (diseconomie esterne). ATTIVITÀ DI CONSUMO NEGATIVA Fumo passivo POSITIVA Un bel giardino ATTIVITÀ DI PRODUZIONE NEGATIVA Inquinamento POSITIVA Apicoltura vicino a un frutteto Chi subisce l'esternalità si vede arrecare un vantaggio (nel caso di esternalità positiva) o uno svantaggio (nel caso di esternalità negativa), senza che per questo paghi alcunché (o riceva alcun indennizzo); Le esternalità, quindi, non danno luogo -solitamente- ad alcuno scambio di mercato non hanno perciò un prezzo, né hanno effetto sul sistema dei prezzi. IL SELF INTEREST Il problema economico fondamentale causato dalle esternalità, consiste nel fatto che ciascun agente, secondo l'ipotesi del self interest, è interessato al proprio risultato e non tiene conto gli effetti che il suo comportamento esercita sul benessere degli altri. Nel caso di esternalità la valutazione dei costi e dei benefici che dà il singolo individuo differisce dalla valutazione dei costi e benefici operata a livello di società nel suo complesso se in un sistema economico dove ciascuno sia lasciato libero di perseguire la sua massima utilità, esistono esternalità, allora tipicamente il comportamento ottimale del singolo individuo (e la somma di tutti i comportamenti individualmente ottimali dei singoli agenti) non produce l'esito migliore dal punto di vista sociale. Esternalità negativi —> i singoli produrranno effetti esterni in eccesso rispetto alla quantità ottimale Esternalità positive —> i singoli non produrranno effetti esterni a sufficienza rispetto alla quantità ottimale Conflitto tra ottimo individuale e ottimo sociale ➡ ️ Intervento di politica economica L'ESTERNALITÀ DETERMINA INEFFICIENZA SOCIALE DELLE SCELTE INDIVIDUALMENTE OTTIMALI Due individui waIXA mutamuta ba a A che sceglie di consumare Xa ca Xa B che sceglie Xb, ma subisce l’effetto delle scelte di A WBXD I A bis XB CB IXB Ia Diffama Con acis XDTa CB 70 (esternalità negativa) —> un incremento di Xa determina un costo di a produzione più elevato per B Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 Soluzione ottimale per A N'a.xaedw.CA D Ossia Oxa n'a.xal.to D'a c'a f D Soluzione ottimale per B MAX Wall N'B 0 b'B l c'BxD 0 La presenza di un’esternalità (rappresentata dalla derivata della funzione di costo di B rispetto a Xa), non compare nella condizione di ottimo di A, quindi non incide sulla scelta finale di A. Mentre incide sulle scelte di B Definizione di benessere sociale 5W WAI WBI.t.ba XA ca XA ibBlXB CBlXB.XA benessere atto di monta Massimizzazione del benessere sociale makerpuo perchéilpolicy scegliere la quantita deueenernam oianone.es NnMAXxa tenendoconto xBsWll 7dSW O la dia o Si metterà a sistema la derivata della funzione di benessere sociale rispetto a Xa posta =0 e nello stesso sistema la derivata della funzione di benessere sociale rispetto a ABC quando è posta = 0 La prima delle due condizioni di ottimo dà: b'aiia C'a a C'B.xa.io La seconda delle due condizioni di ottimo dà: b'Bxp c'BxD La quantità Xa ottimale per la società può essere interpretata in 2 modi alternativi: D'Axa c'a.xn.ec via Quindi BinhEmarginare annunciamo l'ottimo sociale richiede di eguagliare il beneficio netto marginale di A, non a zero, ma al costo Xa esercita sull'individuo B p n sentiamone ciancia sommanicominarginali sonare che comporta per canoni AaB L’ottimo sociale è dato dall'eguaglianza tra beneficio marginale sociale, che va solo all’individuo A, con la somma dei costi marginali che Xa comporta per A e per B. Nel caso in cui A comporti un'esternalità negativa su B ⬇ ️ L'ammontare di Xa socialmente ottimale è minore dell'ammontare di Xa individualmente ottimale per l'agente A VIE DI USCITA DALL'INEFFICIENZA DEL MERCATO NEL CASO DI ESTERNALITÀ 1. Imposizione di vincoli sulle quantità 2. Istituzione di tasse o di sussidi 3. Creazione di mercati Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 1 - CORREZIONE DELL'EFFETTO ESTERNO TRAMITE IMPOSIZIONE DI VINCOLI SULLE QUANTITÀ Vincoli sulle quantità rappresentano interventi diretti dell'Autorità di politica economica che limita la libertà di scelta del singolo agente. Esempio: imporre obblighi di consumare o produrre il bene a cui è riconducibile l'esternalità, in quantità uguale a quella e massimizza il benessere sociale Critiche: Si tratta di una “violenza” rispetto alla logica della libertà, giustificata dal fatto di incrementare il benessere sociale. Per fissare il vincolo sulla quantità in modo appropriato (ossia per massimizzare effettivamente il benessere sociale), l'Autorità di politica economica deve conoscere con esattezza le funzioni di beneficio lordo e di costo di tutti gli individui coinvolti Garantire che i vincoli imposti dalla regolamentazione siano rispettati, potrebbe essere molto costoso per i policy maker in quanto comporterebbe implementare dei controlli 2 - CORREZIONE DELL'ESTERNALITÀ TRAMITE TASSE e SUSSIDI Introduzione (fatta dall'economista Pigouv) di appropriate tasse (per esternalità negative) o sussidi (esternalità positive). TASSA L'idea è quella di fare inglobare - internalizzare - nella valutazione individuale, gli effetti esterni esercitati da chi effettua l'esternalità: se il comportamento di A, che esercita un'esternalità negativa su B, viene tassato, allora nella valutazione dei costi individuali, l'agente A terrà in conto un costo aggiuntivo, rappresentato dall'imposta. Se l'imposta pigouviana è pari al danno marginale arrecato agli altri individui, allora il comportamento individualmente ottimale di chi esercita l'esternalità –in presenza dell'imposta– replica esattamente l'ottimo sociale. SUSSIDIO Alternativa alla tassa: sussidio per astenersi dalla produzione dell'esternalità negativa. Questo strumento è ritenuto “poco felice” perché: Il sussidio per astenersi dalla produzione di esternalità negative richiede un costo finanziario al policy- maker (e non un'entrata come l’imposta); sembra più discutibile sotto il profilo dell'equità (perché mai dare sovvenzioni a chi produce esternalità negative?); spingerebbe gli agenti che generano le esternalità a dichiarare una quantità "gonfiata" di produzione individualmente ottimale, al fine di percepire più elevati sussidi; potrebbe richiamare sul mercato del bene, nel lungo periodo, un numero di imprese maggiore rispetto a quello che sarebbe efficiente. Esempio ECOTASSA SULLE AUTO Dal 1° marzo 2019 è in vigore il sistema di bonus-malus sulle emissioni delle auto di nuova immatricolazione La norma prevede un sistema di incentivi per le auto che emettono meno di 70 grammi di CO2 al chilometro e di penalizzazioni per quelle che emettono da 160 grammi di CO2 in su. Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 3 - CREAZIONE DI MERCATI PER LO SCAMBIO DI EFFETTI ESTERNI Il sistema di mercato porta ad una situazione di inefficienza, in presenza di esternalità, poiché non esiste un mercato in cui gli agenti possano scambiarsi (pagando e incassando somme monetarie) gli effetti delle esternalità. È l’assenza di un mercato a determinare il fallimento del meccanismo di mercato! ⬇️ In presenza di questa inefficienza si può pensare di creare un mercato in cui gli agenti possano scambiarsi gli effetti esterni. Esempio ALLEVATORI VS AGRICOLTORI nel FARWEST Si supponga che in determinato territorio vi sia un agricoltore è un allevatore di bestiame. L’agricoltore ha un campo che vuole coltivare, però l’allenatore ha bisogno di far passare il bestiame in questo pezzo di terreno per arrivare al fiume e dissetare gli animali. Lo stesso pezzo di terreno è conteso tra agricoltore e allevatore. Soluzione Proposta da Robert Coase Il teorema di Coase propone di stabilire a chi appartiene il diritto di proprietà sul terreno. TEOREMA DI COASE 1. Se si è in presenza di esternalità. 2. Se le parti coinvolte sono in grado di contrattare liberamente (ossia se i costi di transazione sono nulli). 3. Se la configurazione socialmente efficiente esiste ed è unica. ALLORA La creazione di un mercato per lo scambio dei diritti a generare effetti esterni conduce gli individui a produrre (o consumare) il bene che genera l'esternalità in quantità esattamente uguale a quella che massimizza il benessere sociale. Inoltre, in questo caso, l'ammontare di effetto esterno scambiato sul mercato, pari a quello socialmente ottimale, è indipendente dal modo in cui sono attribuiti inizialmente i diritti di proprietà. Tornando all'esempio: non importa se la proprietà è data a uno o all'altro, ma purché vi sia un mercato per lo scambio dei diritti a generare effetti esterni, i due agenti potranno mettersi d’accordo e arrivare a una soluzione efficiente dal punto di vista sociale, che massimizza il benessere sociale Se valgono le condizioni (1) e (2) ma, in luogo della (3) vale che (4) : l'allocazione che massimizza il benessere sociale non è unica , allora l'attribuzione iniziale dei diritti di proprietà è rilevante sull'esito finale raggiunto dalle contrattazioni degli agenti. L'esistenza di un mercato in cui scambiare i diritti a esercitare l'esternalità conduce gli individui ottimizzanti a replicare l'ottimo sociale. Secondo questo teorema, il ruolo dell'intervento pubblico è solo quello di assegnare i diritti di proprietà e assicurare l'esecuzione dei contratti. Secondo Coase, per far sì che il teorema valga sono necessarie condizioni accessorie: 1. Presenza di un'Autorità esterna agli operatori che assicuri l’esecuzione dei contratti (deve esistere un sistema giuridico legale) 2. Merce liberamente trasferibile che agisca come bene liberario —> questa merce è la moneta Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 Critiche al teorema di Coase Non tanto per la sua coerenza logica, quanto piuttosto per la sua realizzabilità concreta. 1. la creazione di un mercato implica sicuramente dei costi, è improbabile che non sia costosa e che i costi di transazione siano nulli 2. l'attribuzione iniziale dei diritti di proprietà è un'attività discrezionale e che comporta effetti distributivi notevoli, dato che pone alcuni soggetti in posizioni di monopolio Chi gode del diritto di proprietà iniziale sarà colui che riceverà somme monetarie per non produrre esternalità negativa, mentre l’altro dovrà esborsare una somma monetaria quindi portano effetti distributivi e potrebbe porre alcuni soggetti in posizioni di monopolio 3. non è detto che effettivamente gli individui siano poi disposti a scambiare questi diritti Chi non ha ricevuto i diritti iniziali di proprietà, potrebbe ritenere preferibile boicottare il mercato dello scambio dei diritti anche a costo di perdere il vantaggio di parteciparvi ‼ ️Al giorno d'oggi gli economisti ritengono che non sia effettivamente percorribile dalle autorità di politica economica. DIRITTI NEGOZIABILI ALLA CREAZIONE DI DISECONOMIA Se è possibile determinato il livello ottimale delle diseconomie esterne. Allora è possibile assegnare i diritti di produrre diseconomie fino al limite indicato tramite VENDITE ALL’ASTA Un'esempio di meccanismi d'asta è dato da European Union Emission Trading Scheme Questo è stato uno schema d'asta adottato dall'UE tramite una direttiva del 2018, in base al quale gli operatori economici acquistano dei diritti di emettere CO2, quindi ad inquinare, dietro il corrispettivo di un prezzo. Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 CAP 10 - I BENI PUBBLICI DEFINIZIONE DI BENE PUBBLICO Un bene pubblico è un bene che gode simultaneamente di due caratteristiche: è non-rivale nel consumo, è non-escludibile NON-RIVALE: può essere consumato contemporaneamente da più soggetti NON-ESCLUDIBILE: non è possibile (o non è conveniente) escludere alcuno dal suo consumo, una volta che il bene sia stato prodotto Esempi Illuminazione pubblica Disinfestazione aree verdi CLASSIFICAZIONE DEI BENI IN BASE ALLE CARATTERISTICHE DI ESCLUDIBILITÀ E DI RIVALITÀ BENE PRIVATO Rivale Escludibile BENE PUBBLICO Non rivale Non escludibile La natura di bene pubblico non ha nulla a che vedere col fatto che venga prodotto o offerto da enti pubblici: un bene pubblico può essere prodotto sia dallo stato, sia da privati. Esistono dei beni misti che godono solo in parte delle proprietà di beni pubblici puri BENE TARIFFABILE O BENE DI CLUB Non rivale Escludibile questo bene può essere consumato da più soggetti contemporaneamente, previo pagamento di ciascuno di una tariffa ( es: tassa iscrizione a una piscina o a un golf club) BENE COMUNE (common good) Rivale Non escludibile il bene consumato da un individuo non può essere consumato da altri ma è impossibile evitare che chi lo desidera possa consumarlo (es: risorse ittiche in un lago, pescate da un pescatore non possono essere pescate da altri) FREE-RIDING Il problema del free-riding è implicitamente connesso ai beni pubblici. Per i beni pubblici i diritti di proprietà non sono ben definibili in quanto aperti a tutti, è possibile che qualcuno utilizzi tali beni senza pagarli. Gli individui razionali, che massimizzano la loro utilità individuale, trovano conveniente consumare il servizio o il bene pubblico senza pagarlo ma allora risulta non-conveniente produrlo e si perviene ad una situazione nella quale il bene pubblico non viene prodotto né consumato: FALLIMENTO DI MERCATO La condizione di efficienza non può essere raggiunta se il mercato viene lasciato libero di funzionare autonomamente proprio perché vi è la possibilità di consumare il bene pubblico senza pagarlo. Il fatto che i vantaggi del bene pubblico siano indivisibili implica che ciascun individuo consumi di fatto il medesimo ammontare di bene pubblico Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 BENI PRIVATI La domanda di mercato dei beni privati si ottiene dalla somma in orizzontale delle curve di domanda individuali. Quindi in corrispondenza di ciascun prezzo possibile sulla curva di domanda di mercato, la quantità si ottiene come la somma delle quantità che ciascun individuo consuma in relazione a quel prezzo BENI PUBBLICI Per i beni pubblici la domanda di mercato si ottiene per somma verticale delle curve di mercato individuali. In corrispondenza di ciascuna possibile quantità di bene pubblico (identicamente consumata da ciascun individuo), il prezzo si ottiene sommando (lungo l'asse verticale) il prezzo che ciascun individuo è disposto a pagare per consumare quella data quantità di bene pubblico; la somma dei prezzi individuali dà il prezzo riscuotibile sul mercato. Sarebbe ragionevole pensare che il problema della produzione efficiente di bene pubblico possa essere risolto chiamando ciascuno a pagare esattamente quanto è disposto a pagare per il bene pubblico esistente. Questo però non è attuabile perché il prezzo di riserva di ciascun individuo non è osservabile e pertanto se interrogati, gli individui, avranno convenienza a dichiarare una valutazione soggettiva del bene pubblico, quindi il loro prezzo di riserva, inferiore al loro vero valore —> avvantaggiandosi con comportamenti di free-riding. PRODUZIONE EFFICIENTE DI BENE PUBBLICO I due punti fondamentali a cui bisogna dare risposta, nel caso di beni pubblici, sono: 1. quanto bene pubblico produrre, per garantire l'efficienza allocativa 2. come ripartire i costi di produzione INEFFICIENZA ALLOCATIVA DEI BENI PUBBLICI I beni pubblici implicano inefficienza allocativa dei meccanismi di mercato—> spiegazione con teoria dei giochi COMPORTAMENTO INDIVIDUALMENTE OTTIMALE: Esito Pareto-inefficiente Perché ciascun individuo avrà come strategia dominante: Non contribuire, che è una condizione di equilibrio ma non pareto efficiente Esempi: fornitura di politiche di disinquinamento in atto dagli Stati per garantire la riduzione dell’inquinamento a livello internazionale—> l'ambiente è un bene pubblico, ma ogni stato vorrebbe che a sostenere i costi per proteggere l’ambiente siano gli altri stati. Se però tutti gli stati adottano questo comportamento, nessuno stato si impegnerà a ridurre l’inquinamento e ad adottare politiche per questo scopo per cui l'ambiente rimarrà inquinato COMPORTAMENTO PARETO EFFICIENTE: Individualmente non-ottimale Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 CONDIZIONE DI SAMUELSON Quant'è la quantità di bene pubblico che permette di soddisfare la condizione di efficienza allocativa? La condizione di Samuelson risponde a questa domanda ⬇ ️ In presenza di bene pubblico, la condizione di efficienza allocativa richiede di eguagliare il saggio marginale di trasformazione tra bene pubblico e bene privato (ossia il prezzo relativo del bene pubblico in termini di bene privato) alla somma dei saggi marginali di sostituzione tra bene pubblico e bene privato degli n individui presenti. In termini formali, deve valere: IISMsig p dove SMS indica il saggio marginale di sostituzione (in valore assoluto) tra bene pubblico e bene privato per l’individuo i mentre p indica il prezzo relativo del bene pubblico in termini di bene privato, ossia il saggio marginale di trasformazione del bene pubblico in bene privato. consente di... Dalla condizione di Samuelson è possibile trovare l'ammontare di bene pubblico che garantisce l'efficienza allocativa Non consente di... Stabilire in che modo la produzione di bene pubblico vada poi concretamente finanziata da parte dei soggetti che ne usufruiscono MECCANISMI DI RIVELAZIONE DELLE PREFERENZE INDIVIDUALI In base alla soluzione proposta da Samuelson, per poter stabilire l'ammontare di bene pubblico da produrre, è necessario conoscere le preferenze individuali. Queste preferenze si riflettono nei saggi marginali di sostituzione tra bene pubblico e privato. Nella realtà non è così scontato conoscere le preferenze degli individui. Vi sono alcuni meccanismi capaci di individuare le preferenze: 1. Intervista diretta Con cui si chiede direttamente agli individui le loro preferenze su certi beni e servizi. Questo metodo non è attendibile per il free-riding. 2. Asta alla Vickrey si aggiudica un bene colui il quale ha fatto l’offerta più alta (fra un insieme di offerte simultanee), ma al prezzo pari all’offerta immediatamente inferiore. In questo modo, ciascuno non ha incentivo a proporre meno di quanto sarebbe effettivamente disposto a pagare, perché così facendo non abbasserebbe quanto davvero pagherà, mentre abbasserebbe la probabilità di vincere l’asta. 3. Meccanismo di Clarke Groves ciascun soggetto che usufruisce di un bene pubblico paga la differenza tra il costo marginale di produzione e la somma delle valutazioni di tutti gli altri; così facendo il contributo di un dato individuo non dipende dalla sua dichiarazione, ma dalla dichiarazione di tutti gli altri. Una critica di questo meccanismo riguarda il fatto che non assicura la totale copertura del costo del bene pubblico. 4. Metodi statistici applicati a risposte fornite ad interviste o questionari Ricavare l’informazione da risposte fornite ad interviste o questionari (es: metodo di valutazione contingente, ecc.): questi metodi permettono di stabilire se e quanto sia efficiente spendere per garantire i servizi derivanti da un bene pubblico. Downloaded by Marco Fidanza ([email protected]) lOMoARcPSD|21376735 COMMON GOOD Per common-good intendiamo un bene che è non-escludibile ma rivale, ossia un bene il cui consumo è aperto a tutti, ma il cui stock viene progressivamente ridotto a causa della rivalità nel consumo. Esempio: risorse ittiche, erbe di un pascolo pubblico E’ intuitivo che in questo caso l’individuo sarà portato a consumare il bene, senza preoccuparsi di quanto fanno gli altri e tuttavia nel momento in cui tutti procedono a consumare il bene, il consumo risulterà eccessivo rispetto all'ammontare che massimizza il benessere sociale. L’interazione strategica tra individui replica l’esito del dilemma del prigioniero Le scelte di un individuo esercitano esternalità anche sugli altri individui. In generale, lo sfruttamento delle risorse comuni è eccessivo rispetto a quanto si verifica quando i diritti di proprietà son ben definiti e quindi ciascuno prende in esame i costi e i benefici marginali della scelta. Le vie d’uscita per questo fallimento di mercato sono simili a quelle per le esternalità ESEMPIO: vendere ad un privato le proprietà comuni mantenere la proprietà pubblica ma assegnare i diritti di sfruttamento Downloaded by Marco Fidanza ([email protected])

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