Riassunto Slide Corso Principi di Economia Urbana PDF
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Politecnico di Milano (POLIMI)
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Questo documento è un riassunto di slide su Economia Urbana. Copre argomenti come il principio di agglomerazione, le economie di scala, le economie di localizzazione e le economie di urbanizzazione, fornendo una panoramica dei concetti chiave e delle teorie in economia urbana.
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IL PRINCIPIO DI AGGLOMERAZIONE o della sinergia: (perché esistono le città?) Principio fondamentale che spiega l’esistenza delle città, senza questo principio l’economia urbana non spiegherebbe la realizzazione di questi meccanismi agglomerativi. Esistono fattori di agglomerazione che danno luogo a...
IL PRINCIPIO DI AGGLOMERAZIONE o della sinergia: (perché esistono le città?) Principio fondamentale che spiega l’esistenza delle città, senza questo principio l’economia urbana non spiegherebbe la realizzazione di questi meccanismi agglomerativi. Esistono fattori di agglomerazione che danno luogo a economie di agglomerazione. Le città esistono perché gli uomini hanno trovato più vantaggioso ed e@ciente gestire i propri rapporti personali, sociali ed economici in modo spazialmente concentrato Esistono dei limiti al processo di agglomerazione: - Costi di trasporto: spostare le merci e le persone nello spazio è un’operazione costosa; Aumentano all'aumentare dell'area servita. i costi di trasporto non devono essere interpretati solo come pure i costi Gnanziari dell'atto di trasportare ma anche devono includere tutte quelle frizioni spaziali (tempo, psicologico) che rendono le localizzazioni più accessibili e attraenti. Si privilegia una localizzazione concentrata rispetto ad una diKusa. - Diseconomie di scala/costi di congestione: al crescere di un’unità amministrativa, i propri costi di gestione crescono esponenzialmente. Tutti questi elementi possono essere dunque così riassunti (Hoover, 1936): - Economie di scala: Interne all’impresa e al settore, esistono poiché la produzione e la gestione Gnanziaria degli oggetti complessi divengono proporzionalmente più semplici al crescere della dimensione della produzione; Di tipo distributivo, produttivo e Gnanziario - Economie di localizzazione: esterne all’impresa ma interne al settore (industria), esistono poiché le imprese che appartengono allo stesso settore e che si co-localizzano in località spazialmente contigue ottengono beneGci dall’interagire coi proprio pari; - Economie di urbanizzazione: Esterne all’impresa e al settore, questi vantaggi di costo derivano dall’accesso di un’impresa al sistema urbano dove essa è localizzata. sono tipiche dell'ambiente urbano e consistono infrastrutture generiche utili a tutte le industrie. ECONOMIE DI SCALA e aree di mercato - Se esistessero solo economie di agglomerazione, l’intera produzione avverrebbe in un unico punto nello spazio. - Se invece esistessero solo costi di trasporto, emergerebbe un pattern localizzativo disperso Un utile approccio a questa dicotomia e alla spiegazione della formazione delle aree di mercato in funzione delle economie di scala è il modello di Hotelling (Hotelling, 1929). Il modello descrive un mercato lineare, con n produttori di un bene altrimenti indiKerenziato. Tali beni diKeriscono infatti solo per la localizzazione dove vengono venduti Da questo modello derivano tre conclusioni: 1. I consumatori localizzati vicino ai produttori ottengono un vantaggio economico in termini di minori costi di trasporto, e pertanto di minor prezzo complessivo; 2. L’esistenza di una barriera spaziale fa sì che il tradizionale modello di concorrenza perfetta spieghi in maniera non realistica e inaccurata i processi localizzativi. Infatti le imprese competono solo con i concorrenti vicini ad esse! Lo spazio rende produttori che sarebbero altrimenti indiKerenziati parzialmente diversi, suggerendo pertanto che la concorrenza monopolistica sia un migliore strumento per leggere questi fatti. 3. Da queste condizioni deriva la possibilità di imporre prezzi monopolistici da parte del singolo produttore, imponendoli ai consumatori localizzati nelle vicinanze; altrimenti, il produttore può anche applicare discriminazione di prezzo spaziale. ECONOMIE DI LOCALIZZAZIONE E URBANIZZAZIONE Le economie “esterne” all’impresa determinano invece la concentrazione di imprese a attività produttive per: 1) la possibilità di sfruttare il capitale Nsso sociale, 2) La presenza delle indivisibilità, 3) Sinergie (eKetti sinergici), Economie di localizzazione: Queste esternalità vengono ascritte a un testo di economie di Alfred Marshall 1920, queste economie vengono descritte come “economie di distretto marshalliano” che le ha descritte. Tali riduzioni di costo, esterne all’impresa ma interne all’industria (settore), riguardano: 1. In primo luogo, dalla possibilità per le imprese attive nello stesso settore delle relazioni input-output, Le relazioni input-output che derivano dal processo di specializzazione delle imprese attive nella stessa industria a diverse fasi del catena di produzione del valore -> Riduzione dei costi generali che derivano da una maggior e@cienza generalizzata 2. Riduzione dei costi di trasporto all’interno dell’area, più facili interazioni faccia a faccia. 3. Con l’emergere di un bacino di forza lavoro specializzata. economie di apprendimento 4. A monte e a valle della catena di produzione del valore in luoghi che sono caratterizzati dall’emergenza di economie di localizzazione sorgono servizi che generano maggior valore aggiunto per tutta la Gliera produttiva locale. economie di valorizzazione 5. Emergere di una cosiddetta “atmosfera industriale” che permette maggiore innovatività ed e@cienza, Economie dinamiche Questa classiGcazione ha alcuni limiti: 1) È basata su un modello produttivo del XIX/XX secolo caratterizzato da una forte disintegrazione verticale della catena della produzione del valore. 2) È basata su un approccio di equilibrio economico parziale, vuol dire che guarda ai meccanismi con cui si raggiunge un certo equilibrio. 3) È un modello prettamente statico, fondato su eKetti di livello, Economie di urbanizzazione: 1) Economie di urbanizzazione derivanti dalla concentrazione dell’intervento pubblico. 2) Economie di urbanizzazione che derivano dalla natura di “grande mercato”, tipica delle città. 3) Economie di urbanizzazione sempre derivanti dalle città, dalla natura di fattore di incubazione e mercato degli input. Economie di diversiNcazione Jacobsiane: Una forma ulteriore di economia di urbanizzazione che deriva dal pensiero di Jacobs, le città sono il luogo di massima diversiGcazione industriale, e il solo fatto che dentro la città convivano attività economiche diverse, rende le città più innovative e un luogo migliore per concepire e diKondere nuove idee. 1. Concentrazione dell’intervento pubblico: 1.a il governo può concentrare le infrastrutture e il capitale Nsso sociale. 1.b laddove dove c’è concentrazione di domanda, c’è la possibilità di raggiungere soglie di e@cienza migliori nell’oZrire servizi pubblici. 2. Natura di grande mercato: 2.a Concentrazione di fornitori dello stesso bene permette di risparmiare e di oKrire una maggiore quantità di beni in uno spazio e dunque in un tempo più limitato 2.b Possibilità per le imprese di individuare nicchie di specializzazione visto che la città è un grande mercato (le imprese si possono scavare nicchie di specializzazione). 3. Natura di fattore di incubazione e mercato degli input: 3.a Accesso ad un mercato del lavoro ampio e diversiGcato 3.b Accesso a funzioni (urbane) superiori (centri di ricerca, università ecc.) 3.c Accesso a funzioni urbane specializzate 3.d Esistenza di un vasto capitale di competenze manageriali 3.e Presenza di economie di comunicazione e di informazione IL DIBATTITO SULLA DIMENSIONE OTTIMA DELLA CITTÀ Una prima traccia l’ha lasciata William Alonso nel 1971 Quanto grande è troppo grande? How big is too big? “The economics of urban size” (Alonso, 1971) “How big is too big?” “How big is big enough?” La condizione di ottimalità di una popolazione di un dato sistema che può essere una regione o un intero paese, comprese sia le città che la popolazione che non è residente in città, viene chiamata condizione di equilibrio spaziale, è una condizione fondamentale in economia urbana perché rappresenta l’equivalente nel campo dell’economia urbana di quello che in generale in economia viene chiamata condizione di non arbitraggio. Cos’è l’arbitraggio? È quella possibilità di comprare a poco e vendere a molto senza nessuno sforzo da parte nostra. In una forma estrema l’arbitraggio vuol dire fare soldi con niente, esempio raccogliere una banconota da terra. L’equilibrio spaziale per un economista urbano è una condizione di non arbitraggio, vuol dire che in un sistema che noi chiamiamo “in equilibrio” i residenti delle aree urbane si trovano più o meno altrettanto bene, di quanto vivono i residenti delle aree non un urbane. (chi vive in città è contento di vivere in città, chi vive in campagna è contento di vivere in campagna) L’equilibrio spaziale implica che chi vive in campagna spende meno ma con minori bene:ci, chi vive in città spende di più ma con maggiori bene:ci, in equilibrio le persone nei due campi sono soddisfatte di quello che hanno. Questa condizione rappresenta un punto di massimo o di ottimo, in termini di contributo locale alla generazione del reddito nazionale e questo dovrebbe essere l’interesse di un governo che vuole massimizzare l’e@cienza di un sistema urbano (Alonso 1971; Richardson 1978) D’altro canto (prosegue così il lavoro di Alonso), la dimensione in corrispondenza della quale la diKerenza fra le curve di beneGcio medio e costo medio è massima corrisponde alla dimensione ottima della città (in termini pro capite), è una condizione che rappresenta l’ottimo per i residenti (interne alla città). La condizione di ottimalità per l’intera popolazione del sistema, comprese sia le aree urbane che quelle non urbane (equilibrio spaziale) viene raggiunta quando i costi marginali uguagliano i beneGci marginali (rispetto a variazioni della dimensione). - L’ottimo pro-capite: è la situazione nella quale la città è talmente grande per generare beneGci per chi ci vive, ma non grande abbastanza da far prevalere i costi, per fare un esempio banale, dimensione delle città medio grandi Queste ipotesi possono essere testate in tre grandi maniere: 1. Stimare una funzione di produzione urbana aggregata, con l’obiettivo di quantiGcare le economie di scala; 2. Stimare funzioni di produzione urbane speciGche per ciascun settore; 3. Misurare le diKerenze fra salari di lavoratori localizzati in aree urbane di diKerenti dimensioni Le città causano aumenti di e@cienza? Oppure i salari più elevati rikettono disamenities urbane (per esempio crimine, tra@co ecc.)? Recentemente (Camagni et al., 2012): ricerca dell’ottimo sociale (MC=MB), testato successivamente su un campione di 59 città (aree funzionali urbane) europee Recenti avanzamenti teorici: La classiNcazione di Duranton e Puga (sharing, matching, e learning) È una classiGcazione che vuole superare i limiti di quella di Hoover, e prevede una riclassiGcazione delle fonti dei beneGci di agglomerazione dovuta a: sharing (condivisione), matching (accoppiamento), learning (apprendimento). Sharing: 1. L’esistenza delle città è dovuta soprattutto alla presenza di indivisibilità nella produzione di alcuni beni o servizi. Un primo elemento di questa prima classe di fattori agglomerativi è legato alla condivisione di produzioni indivisibili. 2. I consumatori preferiscono consumare quantità e qualità diverse di beni e servizi, e la natura di ampio mercato della città permette una più ampia condivisione di portafogli di prodotti variegati 3. Un terzo elemento la cui condivisone è facilitata nelle aree urbane è legato ai vantaggi della specializzazione individuale. 4. Un quarto elemento della condivisione è che dentro le città possiamo condividere il rischio, le città sono enormi incubatori e fattori di riduzione del rischio, Matching: 1. La prima grande capacità delle città è quella di rendere più e@cienti attraverso meccanismi di accoppiamento facilitati i mercati del lavoro. Sui mercati del lavoro: una maggiore quantità di lavoratori presenti nella forza lavoro permette un migliore accoppiamento di competenze e preferenze (Helsley e Strange, 1990); 2. Altro fattore che viene facilitato dalla città è la qualità dell’accoppiamento del mercato del lavoro perché le imprese e i lavoratori 3. Riduzione dei problemi legati al ritardo nell’esecuzione dei contratti. Apprendimento, Learning: 1. Una maggiore densità tipica delle aree urbane facilita la generazione di conoscenza. 2. Aree urbane più dense permettono anche una maggiore e più veloce diZusione 3. In virtù dei due precedenti eKetti, nelle città risulta anche massimizzata l’e@cienza nell’accumulazione di conoscenza. La related variety La related variety e la unrelated variety rappresentano una trasposizione nel campo empirico dell’economia urbana del concetto di prossimità cognitiva. il lavoro di Noteboom (1992) quando due partner si scambiano conoscenza? Vengono così proposte la varietà correlata e la varietà non correlata. La prima che presenta la copresenza nella città di settori che sono legati tra di loro da condivisione di competenze oppure complementarità delle competenze (due imprese dello stesso settore che fanno cose simili oppure due o più imprese possono appartenere allo stesso settore ma essere attive in segmenti diversi nella catena di produzione del valore). - La varietà correlata è una misura di quante competenze esistono all’interno di pool di imprese di lavoratori che sono caratterizzati da un po' di diversità ma non troppa, l’apprendimento avviene perché le imprese e i lavoratori interagiscono con persone che hanno competenze simili alle loro ma non uguali. - La varietà non correlata riguarda dei settori che sostanzialmente non hanno forti collegamenti di input output, le imprese non commerciano tra di loro, quando accade tra due imprese? Quando il prodotto di una non serve come fattore produttivo dell’altra azienda. Economie di agglomerazione nel consumo e nella produzione 1. Da un lato, gran parte dell’evidenza empirica suggerisce l’eZetto di stimolo della crescita di una struttura insediativa spazialmente concentrata, Tutto quanto è stato fatto seguendo prima Hoover poi Duranton e Puga è basato sulle imprese, non solo è basato sulle imprese come fattore di generazione di queste esternalità, ma per di più il 99% della letteratura si concentra sulle imprese della manifattura. 2. D'altra parte, le città funzionano anche (cfr. lezione precedente) come vaste aree di mercato concentrate nello spazio e oKrono in una zona spazialmente limitata grandi possibilità (per quantità e varietà) di consumo. Nella letteratura sociologica e anche classica questa specie di economia e rivalità tra beneGcio di agglomerazione e l’altro è stata discussa da Weber (1969) che ha commentato l’evoluzione spaziale e storica di diversi tipi di città. Recentemente, tali sviluppi hanno persino condotto alcuni studiosi (e.g. Glaeser et al., 2001) 1. Le città basate sul consumo crescono più rapidamente di quelle basate sulla produzione; 2. La rendita fondiaria urbana cresce a tassi maggiori di quelli della produttività del lavoro; 3. Nelle città americane si assiste ad una nuova crescita della popolazione nei centri, con nuovi kussi di pendolari verso le periferie. Evidenza empirica recente: cross-sectional Ciccone e Hall (1996), che veriGcano empiricamente che ad ogni raddoppio della dimensione della forza lavoro, la produttività delle città aumenta in media di circa il 6%. Questa letteratura è ben riassunta in Camagni et al. (2016), che suggerisce l’esistenza di tre grandi approcci: 1. Un approccio micro-industriale (tipico, per esempio, di Ciccone e Hall 2. Un approccio geograNco, 3. Un approccio territoriale, sul sorting -> Questa letteratura parte da un paper di Combes (2008). PRINCIPIO DI ACCESSIBILITA’ Modello storico: Von Thünen (1826): analisi di prodotti agricoli diversi e di come essi vengono assegnati spazialmente in condizioni di ottimalità. Il collegamento tra questo modello e la struttura urbana è per la prima volta sviluppato in Hurd (1903): Il Central Business District (CBD) Una visione più generale può comprendere, tra le funzioni svolte dal CBD, tutte le attività centrali tra cui: 1. Attività che aumentano i ricavi (maggiore densità per la domanda di attività commerciali) 2. Attività che riducono i costi (per l'acquisizione di input, ad esempio informazioni, o distribuzione del prodotto Gnale). Il modello di Von Thünen Basato su una serie di ipotesi: 1. Una pianura omogenea, con uguale fertilità e infrastrutture di trasporto in tutte le direzioni; 2. Un unico CBD (centro), dove si trovano i mercati di tutti i prodotti e vengono trasportati tutti prodotti agricoli per la vendita; 3. Una diKusa disponibilità di fattori di produzione (input), che quindi non devono essere trasportati; 4. Una funzione di produzione speciGca per ogni coltura, con coe@cienti Gssi e rendimenti costanti di scala (quindi, nello spazio, la quantità di ciascun prodotto, x, e il costo unitario della produzione, c, sono Gssi); 5. I prezzi (p) di tutti i prodotti sono esogeni, in un mercato più vasto di quello considerato (funzione di traino della domanda esterna al sistema); 6. I costi di trasporto unitario τ sono costanti; i costi di trasporto complessivi dipendono dalla distanza δ. 7. Una domanda illimitata per i prodotti (il che implica un approccio orientato all'oKerta). La rendita per unità di superGcie ha una natura residua. In altre parole, essa è deGnita come il residuo pagato al rentier dopo aver sottratto al totale dei ricavi tutti i costi, cioè i costi di produzione comprensivi di un tasso di proGtto "normale" e i costi di trasporto. La rendita deriva dal risparmio sui costi di trasporto a dovuto alla maggior accessibilità. La rendita unitaria è, per ciascun raccolto, pari a La rendita oZerta per ciascun raccolto sarà negativamente inclinata e Ciò accade quando i costi totali di produzione uguagliano il prezzo del prodotto. Al di là di δmax la produzione del bene non diviene più conveniente. Per r=0, otteniamo - Nella competizione per il terreno più accessibile, ogni unità di superGcie sarà attribuita alla coltura in grado di pagare la rendita più alta. - I raccolti saranno organizzati in forma circolare attorno al mercato. - La rendita eKettiva (linea in grassetto nella Ggura precedente) sarà uguale all’inviluppo di tutte (in questo esempio, tre) curve di rendita oKerta. - Se la rendita oKerta per un determinato raccolto è uniformemente inferiore a quella di tutte le altre curve di rendita oKerta, quel prodotto non verrà semplicemente messo a coltura. Il modello di Alonso per le attività produttive Supponiamo che una città: - Si trovi in uno spazio omogeneo, con infrastrutture in tutte le direzioni (spazio isotropico), senza alcuna caratteristica distintiva in nessuna direzione; - Abbia un centro (CBD), genericamente deGnito come la posizione più attraente. - Tale città può essere analizzata lungo una singola dimensione, lungo un raggio che parte dal centro e che quindi comprende la nozione di distanza dalla posizione più attraente. Per le singole imprese, le preferenze per le localizzazioni sono una funzione del costo totale medio (c) per unità di produzione, inclusivo di un tasso di proNtto medio (z) e dei costi di trasporto, nonché dei ricavi per unità di terreno (v) La funzione di rendita oKerta è pertanto uguale a Questa equazione descrive la rendita oKerta, vale a dire la rendita unitaria di equilibrio che ogni impresa è disposta a pagare, al crescere della distanza dal centro. Una localizzazione centrale - ovvero, dove δ = 0- implica l'opportunità di oKrire, ceteris paribus (in particolare con lo stesso tasso di proGtto), una rendita più elevata, a causa dei maggiori ricavi/minori costi associati a tale localizzazione. La pendenza della funzione di rendita oKerta è data da Quest'ultima equazione dice che quando ci spostiamo da una posizione centrale di un'unità di distanza (x’ è negativo), la rendita oZerta diminuisce per mantenere costanti i proNtti, ma anche perché i costi aumentano con la distanza. Mantenendo costante la distanza (tenendo pertanto costanti le quantità vendute x e i costi totali c), un'impresa che voglia aumentare i propri proGtti dovrebbe oKrire una rendita inferiore. Al variare di z, pertanto, otteniamo un'intera famiglia di funzioni di rendita oKerta, dove le curve più vicine all'origine incorporano proGtti inferiori Il modello di Alonso per le attività residenziali - Se esiste una "posizione più attraente", la domanda residenziale si rivolgerà uniformemente verso tutte quelle località che consentono un accesso più facile a queste esternalità positive. - La propensione a localizzarsi più vicini al CBD determinerà un prezzo relativo più elevato per questi luoghi e un trade-oK tra la rendita fondiaria e la distanza dal CBD, cioè tra la disutilità derivante da un aumento dei costi dovuto a localizzazione degli individui più vicine al CBD, e il vantaggio crescente derivante dalla maggiore accessibilità. - Un "grado di libertà" in questo processo decisionale è dato dalla dimensione dell'appartamento. - Ceteris paribus e, in particolare, a pari spesa per il bene composito (costo della residenza + trasporto casa-lavoro), si veriGca una seconda compensazione: ->Decisione di localizzazione (a parità di dimensione dell’appartamento EKetto di un aumento del reddito disponibile sulla decisione localizzativa – Verso un modello di equilibrio generale (spaziale) Per raggiungere questo obiettivo occorre eKettuare due passaggi intermedi e studiare: Come soggetti simili (cioè con livelli di reddito, preferenze, ecc. simili) decidano la propria localizzazione ottimale; Come sia possibile permettere decisioni di localizzazione diKerenti per diversi settori o individui con diKerenti livelli di reddito o preferenze. Il proGlo della curva di rendita non è necessariamente lineare nel mondo reale: i ricavi (insieme ai costi) possono anche essere inkuenzati dalla distanza Le imprese cercheranno di costruire ediGci più alti all’avvicinarsi al CBD, al Gne di massimizzare la densità ->Gradienti di densità residenziale: Londra, 1801-1941 ->Gradienti di valori immobiliari in città selezionate Per generalizzare il modello e per l'endogenizzazione del tasso di proGtto sono possibili due percorsi: - Supponiamo che la popolazione della città sia Nssa ("modello di città chiusa"); - Supponiamo che la popolazione della città vari a causa delle migrazioni in ingresso e in uscita da città similmente governate ("modello di città aperta"). In questo caso si assume che il livello di utilità generale all'interno della città sia uguale a quello nazionale. Il principio di accessibilità - Commenti - Le condizioni di equilibrio per le decisioni di localizzazione delle imprese e degli individui; - Il proGlo spaziale del costo delle aree urbane; - La densità urbana - Le dimensioni della città. Alcune limitazioni: - Questi modelli non riescono a spiegare correttamente i kussi di pendolarismo - Questi modelli concettualizzano un sistema urbano in cui città con dimensioni identiche eseguono compiti simili. Questo risultato è evidentemente in contrasto con i dati osservati nel mondo reale. - Questi modelli sono intrinsecamente statici. La struttura urbana a cerchi concentrici Questi modelli rappresentano città in cui le attività economiche si localizzano in cerchi concentrici originati dal CBD, ciascuno dei quali permette la massima accessibilità per determinati livelli di reddito. - Una zona di transizione, con u@ci e manifattura leggera; - Una zona residenziale popolare (slums), abitata da persone a basso reddito; - Una zona residenziale per lavoratori qualiGcati; - Una zona residenziale per lavoratori ad alto reddito; - Una zona più esterna con i lavoratori che pendolano su distanze di 30-60 minuti Critica di Hoyt (Hoyt, 1939): le attività economiche si trovano in anelli concentrici, con coni che tagliano tali anelli basati sulla specializzazione industriale. MODELLI DI INTERAZIONE SPAZIALE Concetto di interazione spaziale: Due tipologie di modelli gravitazionali: - Un modello di kusso gravitazionale, per misurare i kussi reali; - Un modello di potenziale, per misurare l'accessibilità generalizzata I modelli gravitazionali e il potenziale economico-spaziale T: intensità dell’interazione spaziale; K costante proporzionale, che dipende dall’unità di misura adottata Prima discussione in Carey (1858-1859): le città esercitano un'inkuenza sul territorio circostante proporzionale alla loro popolazione. Legge che descrive i modelli di migrazione secondo principi analoghi proposta in Ravenstein (1885, 1889) e usata altresì per spiegare l’intensità del commercio al dettaglio in Reilly (1931) In generale, la precedente equazione può essere riscritta come: dove α and β possono assumere valori pari ad 1 e γ pari a 1 o 2. L’esponente γ cattura il livello di impedenza (frizione) spaziale esercitato dalla distanza Gsica sulle interazioni economiche. - γ varia sulla base del tipo di bene oggetto di scambio(γ diKerenti per beni con valore diKerente: es. pane e gioielli). - Si può pensare alla popolazione P come l’equivalente della massa di un’unità territoriale (per esempio quartieri, città, regioni). - K e γ sono stimati econometricamente La precedente equazione si può log-linearizzare come: che è in versione stimabile All'interno di un quadro concettuale entropico, una funzione più generale si può riscrivere come segue In analogia con il concetto di gravità nel campo della Gsica, l'accessibilità generalizzata (cioè l'interazione economico-spaziale) modella l’interazione potenziale tra due corpi come Più in generale, il potenziale generale esercitato su a da un insieme di masse Mj (j=1,…,n) è deGnito come Che può essere generalizzato come prima, facendo cadere l’ipotesi sull’esponente associato al parametro delta, come Questo concetto consente di spiegare simultaneamente: 1. Le scelte di localizzazione (gli attori economici desiderano localizzazioni più accessibili); 2. I kussi di origine e destinazione di tali localizzazioni; 3. Il valore attribuito ad ogni localizzazione grazie al concetto di "accessibilità generalizzata". Fondamenti teorici del modello gravitazionale La prima convincente spiegazione ci viene oKerta dal modello delle opportunità interposte (StouZer e Schneider). Altri due approcci raKorzano questa spiegazione: - Il modello di Niedercorn e Bechdoldt, basato sull’approccio dello utilità individuale degli spostamenti; - Il modello di Wilson, basato sul principio termodinamico dell’entropia L’entropia è una misura della tendenza di un processo, come una reazione chimica, ad essere entropicamente favorito, ovvero a procedere in una particolare direzione: esso regola il kusso spontaneo dell'energia termica da regioni a temperatura più alta a regioni a temperatura più bassa, sotto forma di calore (Wikipedia). Esempio nel campo dell’Economia Urbana: supponiamo di avere un sistema territoriale rappresentato come una matrice (n X m) di spostamenti (o interazioni) Tij fra le origini (i = 1, 2,…,n) e le destinazioni (j = 1,2,…,m). Esempio: pendolarismo casa-lavoro Il sistema territoriale: origini, destinazioni e interazioni. Il principio dell'entropia identiGca la conGgurazione più probabile deli spostamenti Tij come conGgurazione di questo sistema che rappresenta la maggior quantità possibile di microstati del sistema stesso Poiché Allora dove S è l’entropia del sistema. Massimo ordine, minima probabilità: tutti i residenti sono localizzati in un singolo punto dello spazio ( non c’è pendolarismo!). In assenza di vincoli, massimo disordine e minima probabilità, stato in cui la distribuzione spaziale delle attività economiche è omogenea nello spazio. Nel mondo reale appaiono più probabili situazioni intermedie Vincolo di origine: Vincolo di destinazione: Per ciascuna zona della città, il kusso di persone in ingresso non può essere maggiore del kusso di persone che vivono nella zona Inoltre ovvero, il costo totale sostenuto deve essere Gnito (cij= costo di trasportare un’unità di persone o beni da i a j) La soluzione prevede di massimizzare l’equazione di entropia Conoscendo le caratteristiche demograGche delle località di origine e di destinazione (ad esempio quartieri all’interno di una città) possiamo calibrare il modello e stimare così β Interazione, domanda di trasporto e localizzazione: I modelli di trasporto solitamente dividono il processo di stima dei kussi reali di tra@co in 4 fasi: - Generazione del viaggio; - Distribuzione del viaggio; - Divisione modale; - Assegnazione. I modelli gravitazionali entrano nella seconda fase di tale processo. La rendita agisce (proprio come fanno i prezzi!) come meccanismo di regolazione Le decisioni pubbliche sulle reti di trasporto urbano hanno un impatto su questo processo. IL PRINCIPIO DI GERARCHIA In teoria, il problema può essere quindi declinato come la necessità di identiGcare un principio che regola simultaneamente: - La gerarchia dei centri urbani; - La dimensione e la frequenza dei centri di diversi livelli gerarchici; - La distanza media che separa i centri di un diverso ordine gerarchico L’approccio geograGco: il modello di Christaller Il modello si basa su uno spazio omogeneo e isotropo Due concetti governano la distribuzione spaziale dei centri urbani: - La portata dei beni e dei servizi prodotti (cioè la distanza massima alla quale il bene può essere venduto); - La soglia dei beni e dei servizi prodotti (corrispondente alla quantità minima del bene o del servizio che è e@ciente produrre). Implicitamente, il modello assume (cfr Beguin, 1988) le seguenti ipotesi: - I consumatori massimizzano alcune funzioni di utilità sottostanti - Lo spazio economico è omogeneo, ma gli agglomerati economici emergono solo a causa delle forze del mercato; - I costi di trasporto sono proporzionali alla distanza; - Esistono economie di scala (soglia); - Esistono economie di agglomerazione - L'intero territorio deve essere servito Nella struttura delle aree di mercato a nido d'ape (favo) formata dai centri di ordine A, i centri di ordine B si troveranno su ciascun angolo degli esagoni corrispondenti (prossima slide). Perciò: - Ogni centro produce il bene o il servizio corrispondente al suo livello gerarchico e tutti i beni di ordine inferiore; - Per ogni centro, c'è un intero gruppo di centri di rango inferiore, Gno al rango di villaggio, di cui abbiamo il maggior numero. Questo sistema è deGnito "principio di mercato". Due ulteriori tipologie di struttura spiegano l'organizzazione spaziale dei centri urbani, ovvero: - il principio del trasporto (ciascun centro di rango inferiore si trova tra due aree urbane più grandi, collegate da infrastrutture di trasporto) - il principio amministrativo, in base al quale l'intera area dei centri di rango inferiore si trova all'interno delle aree dominate da centri urbani più grandiù 1. Il principio di mercato (K = 3) -> Ogni insediamento di ordine elevato ottiene 1/3 di ogni insediamento satellitare, quindi K = 1 + 6 × 1/3 = 3. 2. Il principio di trasporto (K = 4) -> Quindi, K = 1 + 6 × 1/2 = 4 3. Il principio amministrativo (K = 7) -> Quindi, K = 1 + 6 = 7 questo modello ottiene risultati rilevanti in tre campi di ricerca economica sulle città: 1. Ruolo; 2. Dimensione; 3. Distribuzione Il modello di Losch La distribuzione spaziale dei centri urbani in questo modello è basata su un quadro di concorrenza monopolistica sulla falsariga di Chamberlin (cfr. lezione 3). Tutto ciò si basa su esplicite funzioni esogene di costo e domanda, che portano all'equilibrio spaziale (economico). La distanza tra i centri di produzione è regolata dalla semplice equazione Nel suo modello, alcune delle conclusioni trovate da Christaller sono state modiGcate. In particolare: - Lungo la gerarchia dei centri urbani, si lascia libero di modiNcare il principio dominante K; - Non tutti i centri urbani svolgono tutti i ruoli e le funzioni delle città di rango inferiore. Ciò ha due implicazioni rilevanti: - C'è la possibilità che città dello stesso grado abbiano una composizione industriale diversa (in Christaller, questo non era concesso); - Le città possono anche specializzarsi e svolgere solo l'attività tipica del loro grado e non tutte le attività di livello inferiore. PRINCIPIO DELLA COMPETITIVITA’ Il modello della base urbana di Hoyt Primo riferimento a questa dicotomia: Sombart (1902), che identiGcava - "attività di base (Stadtegründer)" - "attività complementari (Stadtefüller)". Questa competitività può essere raggiunta attraverso: - La specializzazione nelle attività tipiche del livello gerarchico della città, come in Christaller; - La specializzazione nella produzione di beni che costituiscono la vocazione produttiva - L’integrazione della manifattura esportatrice e delle attività produttive terziarie; - La specializzazione orizzontale (sinergica) o verticale (lungo la Gliera produttiva), che portano entrambi all’aumento della specializzazione complessiva. Ipotesi fondamentale: i beni per le esportazioni sono sempre esternamente domandati (ovvero, la domanda esterna è sempre positiva). Il modello classiGca la forza lavoro totale urbana L come forza lavoro di base Lb e forza lavoro nei servizi Ls Sostituendo: e, in termini dinamici Il fattore 1 / (1-b) può essere considerato un moltiplicatore dell’occupazione urbana, che viene attivato dalla dinamica dell'occupazione di base -> Macroeconomia. DeGniamo il tasso di attività a, tale che Le precedenti equazioni possono essere riscritte come Ottenendo Il modello export-led Keynesian Dopo la seconda guerra mondiale, e sulla base della nozione di moltiplicatore keynesiano, Charles Tiebout e Douglass North Y: Reddito (PIL) - C: consumi - E: esportazioni - M: importazioni Dunque: - Usando simultaneamente tutte le equazioni: con ce m: propensione marginale al consumo e alle importazioni; (c-m) è quindi la propensione a consumare beni prodotti localmente - 1/[1-(c-m)]: Moltiplicatore keynesiano delle esportazioni. Analisi input-output Basato sul modello delle interdipendenze industriali di Wassily Leontief. È ancora una volta basato su un approccio di domanda; il modello della base economica può essere considerato come un modello I-O sempliGcato (ovvero con due solo settori). Il modello si basa su una matrice quadrata (nXn) in cui i kussi di merci vendute sono rappresentati sulle righe e i kussi di merci acquistate sono rappresentati sulle colonne. Questi kussi collegano gli n settori locali. La matrice è completata con alcune colonne che rappresentano le vendite settoriali dalla domanda intermedia a quella Gnale: - Consumo pubblico; - Consumo privato; - Investimenti; - Esportazioni. Nonché con alcune righe che rappresentano il valore aggiunto settoriale (fattori di produzione acquistati, lavoro, capitale - salari e proGtti - e importazioni) Le somme di riga (entrate totali per ciascun settore) uguagliano le somme di colonna (costi totali, inclusi i proGtti). DeGniamo Aij il kusso di merci vendute dal settore i al settore j e X il valore della produzione di un dato settore. Allora: In un'economia chiusa, senza importazioni, se scriviamo tutti gli Aij come quota del valore della produzione del settore di acquisto j, otteniamo i coe@cienti tecnici aij Questi coe@cienti tecnici indicano quanti euro di prodotto sono necessari per produrre un euro di prodotto j. Per ciascun settore i otteniamo: L’algebra matriciale ci permette di identiGcare la matrice inversa di Leontief (bij), che consente di calcolare la produzione di ciascun settore attivata dalla domanda Gnale che va a ciascun settore Ipotesi sottostanti: - Rendimenti costanti di scala (tramite coe@cienti tecnici di produzione costanti) - Coe@cienti tecnici costanti (nel tempo) (nessun progresso tecnico / progresso tecnologico che permette risparmi di lavoro) TEORIA DELLA RENDITA La rendita fondiaria La rendita è quindi fortemente legata a processi di ottimizzazione: - Della localizzazione delle attività produttive; - Degli usi alternativi della terra; - Della mobilità e dei costi di trasporto. La rendita fondiaria emerge quindi dall'equilibrio tra oKerta e domanda di terra Alcune importanti scuole di pensiero: - Teorie classiche (Ricardo); - Sintesi neoclassica (Marshall, Walras); - Teorie mainstream (Alonso, Muth, Mills e Solow); - Approcci marxisti Condizioni economiche per la formazione di una rendita La rendita è deNnita in economia come la sovra remunerazione (cioè al di là del costo di produzione) di qualsiasi fattore caratterizzato da oZerta limitata. Le condizioni necessarie per l’emergere della rendita sono: - Una curva di oKerta verticale o con elasticità molto bassa (SS‘ nelle due Ggure seguenti); - Una curva di domanda con disponibilità a pagare superiore al costo di produzione del bene o del servizio. 1. La prima condizione implica scarsità. 2. La seconda condizione implica una domanda sfruttabile dal lato dell’oKerta. Una curva di domanda inclinata verticalmente in economia urbana è tipica del breve-medio periodo. Nel lungo periodo, l'oKerta si orienta positivamente (Ggura b) Queste condizioni implicano cinque conclusioni accessorie: 1. Entrambe le condizioni sopra menzionate devono essere simultaneamente presenti 2. Entrambe le condizioni sopra menzionate deGniscono in generale una situazione monopolistica; 3. Entrambe le condizioni sopra menzionate sono intrinsecamente legate alle città (oKerta limitata e domanda positiva); 4. Il prezzo della terra e la rendita fondiaria aumentano se aumenta la domanda di terra (nel breve periodo); nel lungo periodo, questo è equivalente al surplus del produttore; 5. "Il grano non costa molto perché si paga una rendita, ma si paga una rendita perché il grano costa molto (Smith, 1776)". Il reddito totale è l'integrale della curva di prodotto marginale Gsico della terra (pendenza negativa dovuta ai rendimenti decrescenti). La domanda di terra è uguale a T*T’ La terra marginale (l'ultima a essere coltivata) non avrà rendita; la remunerazione totale sarà pari a rbs. I lavoratori riceveranno un salario di sopravvivenza (0w); la massa del salario totale sarà uguale a 0waT*. Il tasso medio di proGtto è uguale a quello che rimane dalle terre marginali dopo aver pagato i salari, ovvero sw; i proGtti totali sono uguali a swba. Se una società cresce (vale a dire, la domanda di terre e manodopera aumenta), altre terre marginali vengono messe a coltivazione; pertanto, T * -> T ** diventa il nuovo punto di riferimento: rcw è la nuova rendita fondiaria complessiva; i salari totali sono pari a 0wcT**; i proGtti vanno dunque a 0 Questo modello è estremamente importante. a. Esso evidenzia la natura diKerenziale della rendita fondiaria («decadenza del potere produttivo» nelle parole di Ricardo). b. Esso introduce concetti marginali. c. Non vi è nessuna inkuenza della proprietà della terra sulla formazione dei prezzi! d. La rendita è una caratteristica residuale dopo che l'eccedenza per le porzioni di terreno più ricche è stata assegnata. e. "L'interesse del proprietario terriero va sempre contro quello di chiunque altro". - I punti a e b saranno recuperati ed evidenziati in Walras. - I punti c e d rappresenteranno il nucleo dell'analisi marxista Fertilità e posizione - Fertilità (Ricardo) e posizione (Von Thunen; cfr. Adam Smith) sono i concetti chiave. - Per Von Thunen, la rendita fondiaria è un trasferimento di reddito dal produttore al proprietario del terreno. Ciò implica: - Ottimalità delle scelte localizzative; - Ottimalità per i proprietari terrieri, che massimizzano la rendita fondiaria; - Ottimalità sociale, poiché il valore dei terreni è massimizzato; - Ottimalità sociale, poiché i costi di trasporto sono minimizzati. Ricardo e Von Thunen presentano caratteristiche simili: - La rendita è residuale; - L'analisi è basata su variazioni marginali; - Il prezzo è esogeno. Risultati precedenti: - I modelli di Von Thunen e di Ricardo mostrano sia risultati ottimali di localizzazione che eKetti redistributivi. - Questi modelli mostrano come la rendita fondiaria che grava sui rentiers può spremere i proGtti, lasciando inalterati i salari di sopravvivenza. In entrambi i modelli sembra che la rendita sia un reddito "non guadagnato". La rendita dipende dalla distanza relativa dal CBD, dalle infrastrutture di trasporto, dai prezzi dei prodotti e dai processi generali di urbanizzazione. Marshall -> La rendita dipende dal "valore della situazione", la maggior parte del quale è valore pubblico. Tuttavia, a@nché emerga la rendita, deve sussistere una domanda di prossimità e accessibilità. La rendita è relativamente indipendente dal regime di proprietà. La rendita non può quindi essere eliminata: essa deriva da un vantaggio oggettivo di produttività. DeGniamo la proprietà privata «PP» e il libero accesso «FA». Quindi: 1. Con PP, aumenta il benessere sociale (e@cienza economica); 2. In PP, tutto il surplus viene catturato dai rentiers; 3. Gli utilizzatori del suolo ottengono una remunerazione più elevata con FA; 4. Con FA, la terra migliore viene utilizzata e sfruttata più che con PP. Il contrario accade con i peggiori terreni 5. Con FA non esiste un criterio oggettivo in virtù del quale viene assegnata la terra; 6. L'equità sociale è quindi perturbata -> trasferimento di potere alla burocrazia nell'allocazione della terra La doppia natura della rendita fondiaria urbana Ancora una volta, la rendita emerge da due condizioni principali: - Scarsità di oKerta; - Domanda positiva derivante da vantaggi oggettivi. Marx ha identiGcato due tipi principali di rendita: - Rendita diKerenziale: micro-territoriale, causata dalla diversa fertilità di diversi appezzamenti di terra; - Rendita assoluta: macroregionale/territoriale, legata all'emergere della rendita su tutti gli appezzamenti di terreno urbano. Perché abbiamo bisogno della rendita assoluta? Tre limiti principali della rendita diKerenziale: - Non sembra plausibile pensare che al margine della città la rendita fondiaria diminuisca a zero. - Se tutte le terre avessero la stessa fertilità, ma fossero disponibili in quantità limitate, si avrebbe comunque una rendita positiva. Questo fatto non è spiegato dai modelli di Von Thunen e Ricardo. - Vi è chiara evidenza del fatto che, al limite della città, il valore della terra non è esattamente uguale al valore puro della terra agricola, ma decisamente più alto. Questa nuova tipologia può essere collegata alla domanda assoluta di città. - A1: rendita fondiaria diKerenziale: diKerenti appezzamenti di terra presentano diversi vantaggi di situazione. - A2: rendita monopolistica (Marx): domanda speciale per allocazioni spaziali prestigiose; - B1: rendita di scarsità assoluta, dovuta a limitazioni di oKerta di terreni urbani; - B2: rendita assoluta di agglomerazione, causata della domanda di città delle persone Rendita fondiaria diZerenziale Deriva dalla capacità di un luogo di produrre extra-proGtti, grazie alla sua accessibilità generalizzata ai mercati di produzione o agli input fondamentali Modello di riferimento: Von Thunen-Alonso. Marshall (principi di economia): - Diversa fertilità (suolo agricolo); - Rendita dovuta a diverse situazioni, tra cui: Diversi costi di trasporto; Vicinanza a mercati speciGci; Economie esterne generali derivanti dal "progresso industriale". - Capitale Gsso sociale incorporato nell’appezzamento di terreno. Rendita di monopolio Smith e Marx sono i suoi principali sostenitori. La rendita esiste in questo caso solo per la volontà e la capacità di spesa del potenziale acquirente del bene prodotto. Ruolo cruciale della domanda Inoltre, una caratteristica fondamentale di questa letteratura è che si basa sulla restrizione dell'oKerta voluta dal produttore. Supponiamo che 0Q (appezzamento di terra, prossima Ggura) possa essere usato in un modo particolare (la cui domanda è data da DD'), o in un modo generico, con rendita PP. Con diversi proprietari, 0Q‘ sarà assegnato al suo uso particolare e al prezzo P che ne risulta, esattamente uguale a quello dell'uso generico (valido sul segmento Q'Q) Con un unico proprietario, egli agirà monopolisticamente e uguaglierà i rendimenti marginali RM ai costi marginali. Il terreno utilizzato per uso particolare sarà ristretto a 0Q'' e otterrà un prezzo P'' (con rendita di monopolio pari a P''P), mentre la terra ad uso generico sarà destinata all’appezzamento Q''Q al prezzo P Rendita assoluta Essa gode ora di apprezzamento teorico universale. Deriva dalle rikessioni di Marx. Al margine, è teoricamente inconcepibile che l’appezzamento di terra marginale non abbia alcun valore. I rentiers potrebbero limitare l'uso della terra e ottenere così una remunerazione positiva (= rendita) Diverse contraddizioni: Prima contraddizione La rendita assoluta deriverebbe dal "monopolio di classe". In altre pagine delle teorie di Marx, tuttavia, egli aZerma che i beni agricoli non possono essere pagati ad un "prezzo completamente monopolistico". Seconda contraddizione Secondo Marx, i beni agricoli hanno un valore superiore al prezzo di mercato (basso capitale sociale impiegato, monopolio dovuto a restrizioni di classe). Terza contraddizione Marx sostiene inoltre che il prezzo di mercato dei beni agricoli tenderà ad aumentare e determinerà il fatto che la terra remunera gli utilizzatori al di sopra del costo di produzione. Quarta contraddizione Marx sostiene che se i beni agricoli fossero prodotti con lo stesso mix di capitale e lavoro di altri settori, la rendita assoluta semplicemente svanirebbe Riassumendo 1. La rendita è indipendente dal regime di proprietà. 2. Tuttavia, quando la terra è pubblica, la teoria economica suggerisce un un eccessivo sfruttamento degli appezzamenti più interessanti e una sottoutilizzazione di quelli meno attraenti. 3. Quattro tipi principali di rendita: a. Rendita fondiaria diKerenziale: diverse porzioni di spazio presentano diversi vantaggi di situazione. b. Rendita di monopolio (Marx): domanda speciale per allocazioni di prestigio; c. Rendita di scarsità assoluta, con limitazioni alla fornitura di terreni urbani; d. Rendita di agglomerazione assoluta, causata della domanda di città dei consumatori. e. Rendita assoluta (Marx e le 4 contraddizioni). f. Il concetto rimane tuttora valido. g. La rendita diKerenziale e la rendita assoluta devono essere simultaneamente prese in considerazione al Gne di comprendere appieno la geograGa dei prezzi dei terreni nelle città.