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PATOLOGIA LEZ. 8 30/01 Paola ISOLAMENTO DEI LINFOMONOCITI DAL SANGUE PERIFERICO Il sangue ma anche altri fluidi biologici, possono essere valutati in CITOFLUORIMETRIA. Ormai questa metodica è presente in tutti i laboratori che fanno diagnostica e ricerca. E’ molto importante isolare...

PATOLOGIA LEZ. 8 30/01 Paola ISOLAMENTO DEI LINFOMONOCITI DAL SANGUE PERIFERICO Il sangue ma anche altri fluidi biologici, possono essere valutati in CITOFLUORIMETRIA. Ormai questa metodica è presente in tutti i laboratori che fanno diagnostica e ricerca. E’ molto importante isolare le cellule del sangue perché è possibile vedere che tipo di cellule sono; se sono delle cellule attivate, se funzionano normalmente, se possiedono o meno dei recettori di membrana. Prima di tutto bisogna fare un prelievo di sangue al paziente, in una provetta grande di 10cc che contenga un anticoagulante elettivo, quest’ultimo è sempre il K3 EDTA che di solito utilizziamo per l’emocromo. -> si usa questo e non ad esempio l’eparina perché, oltre ad essere un chelante del Ca, questo preserva la cellularità, ossia non altera la morfologia delle cellule. Questo è alla base del suo utilizzo per l’emocromo ma anche per altri test come: l’ISOLAMENTO DI CELLULE MONONUCLEATE DAL SANGUE. Quindi il sangue intero viene prelevato e si utilizza una provetta da 10cc di k3 EDTA, in modo tale da avere una quantità di sangue tale da poterlo utilizzare per la separazione delle sue cellule. Diluiamo il sangue prelevato con 10cc di PBS (phosphate buffer solution) che è un tampone fosfato. Quindi avremo 20cc totali. Dopo che il sangue è stato diluito con il PBS, lo stratifichiamo su 10cc di una soluzione di FECOLL (si legge faicol)-> è una sostanza che ha una densità maggiore rispetto al sangue diluito, per cui non si mescoleranno mai. Per cui alla base della provetta ci saranno 10cc di FECOLL e sopra andremo a stratificare i 20cc di sangue diluito in PBS che essendo meno denso, si troverà superiormente. A questo punto andiamo a centrifugare il campione, si procede con una centrifugazione di 45 minuti, senza il freno. -> Significa che quando saranno trascorsi i 45min, la centrifuga si fermerà molto lentamente per non far rimescolare tutte le varie componenti del sangue che si saranno stratificate a seconda della loro densità. Dopo la centrifugazione osserveremo in questa provetta una separazione di fasi e vedremo che da basso verso l’alto nella provetta si disporranno in questo modo: altro strato di PLASMA DISCO/Anello che si dispone a BECCO DI CLARINO biancastro, sono le cellule LINFOMONOCITI (linfociti+monociti) del sangue periferico PLASMA stato di FECOLL globuli rossi, piastrine, detriti cellulari perché sono i corpi più pesanti Ricordatevi che: quando facciamo un prelievo di sangue intero a un paziente e in una provetta che contenga anticoagulante, dopo la centrifugazione la parte liquida sarà plasma invece se faccio il prelievo in provetta da siero con separatore di silicone avremo il siero. Quindi il nostro scopo è quello di separare e recuperare le cellule mononucleate del sangue periferico, i linfomonociti. 1. vengono recuperati eliminando la parte di plasma e la buttiamo via perché non ci serve. 2. con una pipetta recuperiamo l’anello di linfomonociti, la parte biancastra disposta a becco di clarino. Questa è la parte che ci interessa il resto lo possiamo buttare via. In questa porzione sono presenti sia LINFOCITI che MONOCITI, due cellule diverse del sangue però avendo la stessa densità, si raggruppano in questo anello linfomonocitario. 3. una volta recuperato, lo sottoponiamo ad un paio di lavaggi con PBS, che ci permetterà di allontanare da queste cellule eventuali detriti cellulari che si sono imbrigliati nell’anello. 4. dopo averle lavate, mettiamo i linfomonociti in un contenitore di plastica sterile chiamato FLASC (bottiglietta con un tappo a vite), aggiungiamo un terreno di coltura per farle sopravvivere, perché siamo passati da un sistema in vivo (il sangue) ad un sistema in vitro (il flasc). tale terreno avrà sicuramente antibiotici per evitare contaminazioni batteriche e dei nutrienti (glucosio), di un siero bovino. 5. il flasc viene inserito all’interno di un INCUBATORE a CO2 al 5% a 37C° che è circa la temperatura del corpo umano, per simulare quello che succede in vivo nel nostro corpo. Dobbiamo garantire in vitro la possibilità di scambio di gas come avviene in vivo. 6. dopo 45 min avremo che i MONOCITI si saranno attaccati alla plastica del contenitore, avranno creato dei veri e propri legami chimici. I LINFOCITI rimarranno in sospensione nel terreno di coltura, perché crescono solo in sospensione. - Se vogliamo analizzare con i linfociti, aspiriamo il terreno di coltura che li conterrà. A questo punto la tipizzazione cellulare può avvenire aggiungendo ai linfociti degli anticorpi monoclonali coniugati ai fluorocromi (sostanze fluorescenti) in modo tale da vedere il segnale di fluorescenza nella citometria a flusso. La scelta degli anticorpi monoclonali sarà dipendente da quale recettore vogliamo vedere/studiare sulle cellule. Se è un recettore di membrana oppure se è una molecola intracellulare. - per analizzare i MONOCITI, dobbiamo aggiungere del terreno di coltura e aggiungere una sostanza chiamata TRIPSINA (enzima) ad una concentrazione molto bassa, 0,05%. Questa permette di rompere i legami chimici che il monocita ha stabilito con la plastica. Una volta staccate, possiamo stimolare i monociti con delle sostanze che le facciano diventare macrofagi o cellule dendritiche. Il monocita è una cellula che in vivo, viene attivata da una noxa patogena (dall’ingresso di un patogeno), si trasforma in un’altra cellula che è il MACROFAGO o CELLULA DENDRITICA, che sono importanti cellule APC, ossia presentanti l’antigene, come il linfocita B. La presentazione dell’apc è un evento importantissimo quando nel nostro organismo entra un patogeno, presenteranno il patogeno in prima battuta ai linfociti T e poi ai B per evocare la risposta immunitaria. Quindi se vogliamo trasformare in coltura questi monociti in macrofagi, trovandoci in vitro dobbiamo aggiungere delle sostanze che nell’organismo vengono prodotte da delle cellule. Queste sostanze sono: i LIPOPOLISACCARIDE, GCSF (un fattore stimolante le colonie) e l’INTERLEUCHINA 4. -> Sono tutte sostanze che trasformano il monocita in macrofago o in cellula dendritica. Le APC, sono cellule ad attività fagocitaria. Inglobano l’antigene e nel suo citoplasma lo frantuma in pezzettini (per esempio un antigene virale), chiamati peptidi antigenici. Successivamente sulla sua membrana delle cellule presentante l’antigene, vengono esposti questi pezzettini antigenici, sottoforma di recettori di CLASSE 2° di HLA che appartengono alle MHC (complesso maggiore di istocompatibilità). - Per cui una cellula è l’APC con il recettore di classe 2 HLA sulla membrana. - l’altra cellula è il linfocita T con il suo recettore che è il TCR (responsabile del riconoscimento degli antigeni presentati dall’MHC) che dialoga con l’APC. quindi in questo caso il linfocita T è stato attivato dalla presenza di questo peptide virale (l’antigene). Esistono delle molecole costimolatorie (altri recettori di membrana cellulari) presenti sia sulla membrana dell’APC, che sulla membrana del linfocita T, che sono necessarie affinché avvenga l’attivazione del linfocita t. Il linfocita t attivato, comincia a produrre una serie di sostanze, prima tra tutte l’INTERLEUCHINA 1, chiamata anche pirogeno endogeno (responsabile dell’aumento della temperatura corporea). dopo l’interleuchina 1, ne vengono prodotte altre pro infiammatorie tra cui la 2, la 6. A questo punto i linfociti t si duplicano, si forma un clone di linfociti t, tutte uguali tra loro nei confronti del peptide virale. Una parte delle cellule figlie diventerà cellule della memoria immunologica, significa che al secondo incontro con l’antigene ci sarà la risposta immunologica vera e propria, ossia l’attivazione dei linfociti B. Il linfocita B, avrà sulla membrana il recettore BCR, che interagirà con l’APC. Anche qui ci sarà la formazione di cellule b tutte uguali/cloni ma, queste cellule B si trasformeranno in plasmacellule e quest’ultime produrranno gli anticorpi. Ossia le immunoglobuline delle 5 classi: IgG, IgM, IgA, IgE, IgD. Riassumendo: L’APC presenta l’antigene prima al linfocita T e poi al linfocita B. il linfocita T ha il TCR (T cell receptor) sulla membrana. il linfocita B ha il BCR (B cell receptor) Entrambi i recettori permettono di dialogare con la cellula presentante l’antigene, di attivarsi e formare dei cloni di cellule sia T che B attivate nei confronti del peptide antigenico. E soltanto al secondo incontro con lo stesso antigene utilizzando le cellule della memoria immunologica, c’è la trasformazione del linfocita B in plasmacellula e quest’ultima produce gli anticorpi, ossia le immunoglobuline. Gli anticorpi hanno il compito di debellare e neutralizzare l’antigene estraneo, può essere un virus, un batterio. Quindi una sostanza non self che entra nel nostro organismo e nei confronti della quale il sistema immu. mette in atto una strategia per poterle eliminare, attraverso l’attivazione T e B, produzione di immunoglobuline. Di queste vengono prodotte per prime, nella risposta primaria le IgM, le IgG invece sono della risposta secondaria. Quindi se vogliamo sapere se l’infezione è recente, dobbiamo andare a ricercare le IgM. Se il paziente ha avuto un’infezione pregressa, valuteremo le IgG. Le IgG sono in grado di attraversare la placente a conferire al feto l’immunità e continua a darla con il latte durante l’allattamento, proteggendolo dalle prime infezioni. Quando vengono prodotti questi anticorpi, vanno in circolo e NON possono attraversare la barriera ematoencefalica perché sono troppo grandi. Sono più del doppio dell’albumina. Per cui riescono ad attraversala solo se la barriera ematoencefalica è danneggiata (encefalite, meningite). I globuli rossi nonostante siano di piccole dimensioni, non riescono a passare perché non possiedono i recettori di membrana che si possono legare sui controrecettori presenti sulle cellule endoteliali di barriera. I globuli rossi sono cellule molto importanti nel sangue, ne conferiscono il colore attraverso l’emoglobina che oltre ad essere una proteina responsabile del trasporto di O2, presenta un pigmento rosso. quando c’è emolisi, l’emoglobina si ossida e viene trasformata nei suoi derivati: OSSIEMOGLOBINA, BILIRUBINA, METAEMOGLOBINA ciascuna di loro conferisce un colore al liquor, per cui ci dice anche che tempo di sanguinamento c’è in corso di emorragia, ad esempio subaracnoidea. Quanti globuli rossi abbiamo nel sangue? Nel liquor zero, ma nel sangue siamo nell’ordine dei milioni, vanno da 4mil nella donna, nell’uomo da 5mil quasi 6 per ml^3. Per cui la donna avrà anche meno emoglobina in proporzione ai globuli rossi. Il decremento del numero di globuli rossi ci permette di riconoscere un gruppo importante di patologie che sono le anemie, la prima cosa che si fa è l’emocromo al paziente dove si individua il numero deli globuli rossi o la concentrazione dell’emoglobina. Ci sono dei sintomi comuni quali: pallore, debolezza fisica, difficoltà nella concentrazione. Perché non arriva abbastanza ossigeno nei tessuti. Ci sono anche sintomi occasionali quali: tachicardia, oliguria (fare poca pipi), alterazione cardiaca, alterazione della visione, cefalea, dispnea, vertigini, fragilità di unghie e capelli. Va da se che dipende dal tipo di anemia, ci sono quelle perfettamente compatibili con la vita come la BETA TALASSEMIA MINOR. La beta talassemia major non è compatibile con la vita, qui i soggetti nascono da due genitori sani portatori dell’anemia mediterranea, di solito non vivono oltre il 20esimo anno di età e soggetti a continue trasfusioni di sangue. Adesso attraverso la villocentesi (prelievo dei villi coriali) che, si effettua alla mamma all’11 settimana di gestazione, permette di sapere se quel bambino se sarà un portatore sano, malato o perfettamente sano. In questo caso se il feto è malato è permesso l’aborto terapeutico. La concentrazione dell’ematocrito viene valutato sulla base del valore dell’emoglobina e dell’ematocrito, l’ematocrito è l’altezza della colonnina dei globuli rossi. Prima si valutava nei tubi di western, che erano dei tubi graduati che misurava l’altezza della colonnina espressa in ml. Adesso si utilizza un sistema capillare, molto veloce che in 20s ci dice qual è la concertazione dell’ematocrito del paziente. Se i valori di emoglobina ed ematocrito sono al di sotto del limite di riferimento, si parla di condizione anemica, insieme al numero di globuli rossi. ci sono degli standard internazionali che ci permettono di dire se un paziente effettivamente abbia un processo anemico e di quale si tratta. Emoglobina ed ematocrito presentano dei valori differenti tra uomo e donna ma, anche tra neonati, adolescenti e persone anziane perché nel corso della vita ci sono dei processi fisiologici che vanno ad influenzare questi parametri. Per cui durante l’analisi bisogna tenere in considerazione questi aspetti. Hb (gr/dL) Hct (%) childhood 11 33 youth 12 36 adulthood ♂ 13 40 adulthood ♀ 12 36 pregnancy 11 33 Si parte sempre dalle cellule pluripotenti e totipotenti che a seconda dello stimolo che riceve, l’eritropoietina è il fattore che stimola l’eritroblastogenesi quindi la formazione degli eritrociti e ci sono diverse fasi, dalla cellula staminale totipotente a pluripotente, fino a quando noi abbiamo dai reticolociti (globuli rossi giovani, immaturi, non nucleati) il globulo rosso maturo che è quello che troviamo in circolo. Noi potremmo trovare in circolo in uno striscio di sangue periferico dei reticolociti, il che sta a significare che il corpo ha l’esigenza di avere dei globuli rossi maturi, lo stimolo è così forte che gli eritrociti non ce la fanno a trasformarsi in eritrocita maturo in poco tempo, ed alcuni di essi rimangono indietro nella trasformazione. lo striscio di sangue si effettua sul vetrino porta oggetti attraverso una goccia di sangue prelevata dal paziente, che si “striscia” sul vetrino e si colora con May-Grunwald Giemsa, in modo tale da vedere le cellule nucleate che si colorano e distinguerle da quelle anucleate. A diversi livelli di produzione e maturazione dei globuli rossi, ci può essere un certo tipo di anemia. quindi già dalle prime fasi ci può essere un blocco nella trasformazione di eritrociti in globuli rossi con comparsa di ANEMIA APLASTICA CONGENITA. Le cause delle anemie possono mirare a diversi bersagli eritropoietici: -Se il target è il normoblasto (siamo alla terza divisione), c’è una normblastogenesi. Si è formato il normoblasto però c’è un decremento eritrogenesi (formazione di globuli rossi maturi) e quindi decremento della sintesi di emoglobina, questo può essere causato da un deficit di VITAMINA B12, che è un cofattore dei globuli rossi. A capo di tutto c’è una sostanza che deve stimolare la produzione e maturazione In questo caso può esserci la comparsa del morbo di Cooley, dove c’è sempre un deficit di produzione di globuli rossi e emoglobina, diminuzione di trasporto di O2 e comparsa di problemi a livello cardiaco, ipossia celebrale. -Se il target è direttamente il reticolocita, abbiamo una normoblastogenesi ed eritrocitogenesi ma, ci può essere una decrementata sintesi di emoglobina e quindi c’è una diminuzione di scambi gassosi. Questo può essere il caso della B TALASSEMIA MINOR, causata anche da deficit di Fe. -Oppure il target può essere l’eritrocita maturo, qui abbiamo regolare normoblastogenesi, eritrocitogenesi e sintesi di emoglobina. Quello che viene meno è riduzione del tempo di vita degli eritrociti e quindi sarà un anemia di tipo emolitico, tenderanno a rompersi. L’emolisi porterà la rottura dell’emoglobina e la trasformazione nei suo derivarti e se non c’è uno smaltimento adeguato di questa proteina, si possono avere accumuli soprattutto a livello epatico e danni funzionali a quest’organo. Quindi ci sono delle anemie più o meno gravi a seconda del target che viene implicato. Per classificare le anemie andiamo a guardare: -numero totale dei globuli rossi -contenuto dell’emoglobina -contenuto dell’ematocrito Questo viene fatto in prima battuta per cercare di dare al paziente un trattamento farmacologico tempestivo, l’emocromo è il primo test di laboratorio che ci dice le condizioni generali del paziente. NON ci dice che tipo di anemia ha ma, se è una condizione anemica più o meno grave. Quindi valuteremo: -MCV (volume medio delle cellule) -MCH (emoglobina media cellulare) -MCHC (concentrazione media di emoglobina cellulare) -RDW (larghezza di distribuzione dei globuli rossi) Presenza o meno dei reticolociti che ci permette di identificare il gruppo di anemia. Questa rappresentazione è molto vecchia, risale al 1998 ma molti clinici ancora la utilizzano perché è la classificazione delle anemie in due grandi gruppi. Sulla sinistra abbiamo una decrementata produzione di globuli rossi ed emoglobina, reticolociti decrementati o normali. E ci sono anemie da iperproliferazione o patologie associate ad alterazioni del DNA che codifica per i geni dell’emoglobina. Quindi abbiamo tutta una serie di malattie anemiche che portano a NORMOCITOSI (dimensioni normali) o NORMOCROMIA (, MICROCITOSI (globuli rossi più piccoli del normale) o MACROCITOSI (più grandi), IPOCROMIA (contenuto di emoglobina inferiore) o IPERCROMIA. nella beta talassemia le cellule sono di dimensioni più piccole. Spesso nei portatori sani di anemia mediterranea all’emocromo c’è scritto microcitosi e significa che i globuli rossi sono più piccoli del normale e di solito sono aumentati di numero perché, essendo più piccoli devono sopperire alle carenze di ossigeno aumentando di numero. La natura provvede a compensare alcuni meccanismi la dove sono deficitari. A destra troviamo delle condizioni anemiche più gravi, troviamo infatti sanguinamenti e processi di emolisi più importanti e difetti dei globuli rossi. Qui rientra la SFEROCITOSI EREDITARIA (anemia emolitica), che è un disordine GLOBULARE, dove i globuli rossi non sono dei dischi concavi più o meno piatti ma sono molto globulari come se fossero dei globuli bianchi. In questa anemia c’è un deficit di glucosio 6 fosfato deidrogenasi (enzima della glicolisi) e quindi sono delle emoglobine instabili nella loro funzione, non è in grado di rilasciare O2 e captare CO2. E poi ci sono dei disordini NON GLOBULARI, quindi non a carico della forma del globulo rosso. Portano comunque ad emolisi di tipo immune, oppure delle emolisi da micro angiopatie. Nell’emocromo esistono le costanti di Wintrobe da prendere in riferimento: -MCV (volume corpuscolare medio delle cellule) 80-95 micron^3 normocitosi normocitosi se rimaniamo in questo range. Microcitosi al di sotto di 80. Macrocitosi al di sopra di 95. queste condizioni possono essere causate anche dall’utilizzo di alcuni farmaci come il cortisone (macrocitosi). -MCH (concentrazione di emoglobina media) 27-33 microgrammi normocromia al di sotto si parla di ipocrocromia. Al di sopra di 33 di ipercromia -MCHC (concentrazione media di emoglobina cellulare) -RDW (distribuzione del numero dei globuli rossi) 11,6-14,6% oltre questo valore si ha anisocitosi Utilizzando le costanti di Wintrobe abbiamo una serie di anemie di diverso tipo. Quella più frequente è la talassemia minor nella condizione di portatore sano. Ci sono globuli rossi più piccoli del normale (normocronici), è un’anemia si dice OMOGENEA, compatibile con la vita. Poi ci sono le anemie da deficit di ferro, da perdita ematica, sideroblastica, aplastica, anemia da deficit di folati e vitamina B12. Il globulo rosso deve seguire degli stadi di maturazione, se il bersaglio è un intermedio del ciclo di maturazione, l’anemia avrà un gravità differente. La linea cellulare eritroide, dal primo all'ultimo stadio, comprende: -PRONORMOBLASTO: La cellula più grande tra i precursori eritroidi Pattern della cromatina uniforme Ha uno o più nucleoli La cellula si divide in due cellule figlie per mitosi, formando 2 normoblasti basofili Qui si comincia a vedere l’emoglobina -NORMOBLASTO BASOFILO: la cromatina è parzialmente aggregata i nucleoli sono presenti ma, spesso, non visibili il citoplasma è profondamente basofilo, a causa dell'abbondanza di RNA prima rilevazione dell'Hb (2-3%) la cellula va incontro a mitosi e forma due normoblasti policromatofili -NORMOBLASTO POLICROMATOFILO: le cellule si riducono sempre di più perché, iniziano ad assumere le dimensioni del globulo rosso. La produzione di emoglobina diventa evidente la cromatina è condensata in modo irregolare (colore più scuro) la cellula va incontro a mitosi e forma due normoblasti ortocromatici -NORMOBLASTO ORTOCROMATICO: il citoplasma contiene abbondante emoglobina il nucleo diventa piccolo e denso (picnosi) la mitosi non è più possibile l'espulsione del nucleo annuncia i reticolociti P.S. Lei ha spiegato solo i pronormoblasto e il normoblasto policromatofilo, ho preso gli altri dalle slide nel caso chieda tutti Nella vita fetale i normoblasti si osservano normalmente nel sangue periferico, ma alla nascita i normoblasti sono solitamente confinati nel midollo osseo, anche il reticolocita. Quest’ultimo dopo 3 giorni viene riversato nel torrente ematico e rappresenta il globulo rosso maturo che è anucleato. I normoblasti compaiono nel sangue circolante solo in caso di malattie, dove la loro presenza può riflettere un'estrema richiesta eritropoietica. ANEMIE DA DIMINUZIONE ERITROPOIETICA - Anemie megaloblastiche: sono causate da deficit di folati e VITAMINA B12. Quest’ultima detta anche cobalamina FH4, sono coenzimi che rientrano nel metabolismo del dTMP che è un nucleotide utilizzato per la sintesi del DNA cellulare. Se mancano questi cofattori si ha una sintesi inadeguata di DNA e nei casi più gravi il blocco della divisione cellulare e quindi anemia. a questi pazienti si da una terapia di vitamina B12 e folati. queste anemie possono avere un pattern piuttosto eterogeneo, quindi presentare un quadro diverso da sogg a sogg, possono presentare macrocitosi, presentare forma diversa, possiamo trovare i reticolociti. quindi qui le cellule oltre ad essere presenti dimensioni più grandi del normale, c’è anche un rapporto sproporzionato tra il nucleo e il suo citoplasma Anemia da carenza di ferro: ci sono due molecole che garantiscono livelli ottimali di Fe, la TRANSFERRINA che lo trasporta il Fe nel sangue (la frazione tau la troviamo solo in sede intratecale) e la forma di deposito del ferro si chiama FERRITINA. La ferritina ematica, la troviamo nel fegato, nella milza, nel midollo, nei muscoli scheletrici, con livelli diversi tra l’uomo e la donna. la ferritina sierica e quella tissutale presentano un rapporto di 1:5, il livello di ferritina sierica è una prova adeguata delle riserve di ferro. la transferrina è sintetizzata nel fegato, come tutte le proteine plasmatiche fatta eccezione delle immunoglobuline, i suoi valori sono da 200-300mg/dL. la transferrina può anche essere espressa come capacità totale di legame del Fe (TIBC) 300-360 ug/dL. Quindi a livello ematico per vedere se c’è una carenza di Fe, si controllano parametri quali il Fetot, la ferritina, la transferrina. Quando si devono valutare le anemie da deficit di Fe, si seguono delle linee guida. Si vede prima se il Fe è diminuito nel sangue, se c’è un’alterata eritropoiesi e poi si vanno e vedere le costanti di Wintrob (MCV, MCH e RDW). - Anemia di malattie croniche: La ridotta produzione di globuli rossi associata a malattie croniche, come le endocarditi, disturbi immunitari cronici, come l’artrite reumatoide, forme tumorali come il linfoma di Hodgkin. Per cui viene scatenato il processo infiammatorio che parte sempre dai globuli bianchi, produzione di citochine o interleuchine altamente proinfiammatorie che, vanno a ridurre la sintesi dell’eritropoietina che è il fattore scatenante della produzione degli eritrociti nel midollo osseo - Sindromi talassemiche: talassemia minor e major, dovute a condizioni genetiche. la minor si manifesta quando, madre e padre sono entrambi portatori di anemia mediterranea. Possono dar luogo al 50% ad un sogg portatore, al 25% malato e 25% sano. MECCANISMO DI ASSUNZIONE E ASSORBIMENTO DELLA VITAMINA B12 Il suo metabolismo viene influenzato da diversi enzimi e basta che ci sia un’alterazione a livello genico di uno solo di questi, per causare una diminuzione di assorbimento della vitamina. nei pazienti che presentano un deficit di questo cofattore, si possono ritrovare nel sangue degli anticorpi specifici. Ciascuno di questi va a inibire la reazione fisiologica. Ci sono 3 tipi di autoanticorpi: -anticorpi di tipo I: bloccano il legame della vitamina B12 con il fattore intrinseco e si trovano sia nel plasma che nel succo gastrico. -di tipo II: alterazione a livello dell’ileo, impediscono il legame del complesso fattore intrinseco-vitamina B12 al suo recettore ileale -di tipo III: riconoscono la pompa protonica gastrica, sodio potassio ATPasi, che normalmente è localizzata nei microvilli del sistema canalicolare delle cellule parietali gastriche. Quindi andare a trovare e ricercare uno di questi anticorpi, sta ad indicare un difetto per la sintesi e l’assorbimento della vitamina B12.

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