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Le scienze possono essere divise in scienze naturali (biologia, fisica, chimica, ecc.) e scienze sociali, cioè scienze che si focalizzano sull’analisi del comportamento umano, con tutte le sue differenziazioni. L’economia è, quindi, una scienza sociale, poiché essa studia gli aspetti del comportamen...

Le scienze possono essere divise in scienze naturali (biologia, fisica, chimica, ecc.) e scienze sociali, cioè scienze che si focalizzano sull’analisi del comportamento umano, con tutte le sue differenziazioni. L’economia è, quindi, una scienza sociale, poiché essa studia gli aspetti del comportamento umano legati al lavoro, alla produzione, al consumo ecc. La teoria economica è divisa in due branche principali: la microeconomia e la macroeconomia. microeconomia Economia macroeconomia La microeconomia studia il comportamento degli agenti economici individuali (consumatori, lavoratori, investitori, proprietari terrieri, imprese, ecc.) che operano nel sistema economico, focalizzandosi sui processi decisionali dei singoli attori economici. Per esempio, la microeconomia spiega come i consumatori prendano le loro decisioni di spesa, influenzati da variazioni nei prezzi o nei livelli di reddito. Essa spiega, inoltre, come le imprese decidano cosa e quanto produrre, ma anche con quanti lavoratori farlo. L’altro tema di studio della microeconomia riguarda il modo nel quale gli agenti economici, interagendo tra loro, formino i mercati e determinino, all’interno di questi, prezzi e quantità di equilibrio. Per questo motivo, la microeconomia è spesso definita teoria di prezzi. La macroeconomia si occupa dell’andamento complessivo di un sistema economico e, quindi, analizza le grandezze economiche a livello aggregato. Si parla, dunque, di consumo, investimento, disoccupazione, inflazione, tasso di crescita del prodotto nazionale ecc. Microeconomia e macroeconomia convergono per formare il nucleo fondamentale della moderna economia. A questo punto la domanda è: in che modo l’economia analizza i comportamenti degli agenti economici a livello micro o a livello macro? Ciò avviene, attraverso la costruzione di modelli, che rappresentano la descrizione semplificata di un fenomeno, attraverso equazioni e diagrammi, al fine di evidenziarne le caratteristiche cruciali. I modelli rappresentano le relazioni tra le variabili da spiegare, dette variabili endogene e quelle che, per il modello specifico, sono assunte come date, dette variabili esogene o parametri. L’endogenità e l’esogenità di una variabile derivano, ovviamente, dal tipo di relazione analizzata; quindi, variabili esogene in un modello, potrebbero essere endogene in un altro e viceversa. Il metodo di analisi maggiormente seguito dagli economisti consiste nella statica comparata, cioè nel confrontare le diverse configurazioni di equilibrio (situazioni di stabilità), al variare delle variabili esogene. Per definire meglio il campo di studio dell’economia, possiamo affermare che essa analizza il modo nel quale le società utilizzano risorse scarse, per produrre beni utili e come tali beni vengano distribuiti tra i diversi soggetti. In termini più precisi: l’economia è lo studio della scelta in condizioni di scarsità. Questa definizione include due concetti chiave dell’economia: le risorse sono scarse e la società deve utilizzarle in modo efficiente. La scarsità è data dal fatto che i beni a disposizione dei soggetti sono limitati rispetto ai loro desideri/bisogni. Da ciò deriva la necessità che un sistema economico, cioè una società, utilizzi al meglio le proprie risorse limitate e questo porta al concetto di efficienza. L’efficienza è il miglior utilizzo possibile delle risorse economiche al fine di soddisfare i bisogni/desideri degli individui. Un sistema economico si definisce efficiente, quando non è in grado di migliorare le condizioni economiche di un soggetto senza peggiorare quelle di un altro. Il problema della scarsità è relativo alla limitatezza delle risorse produttive: terra, lavoro e capitale. - Il lavoro è il tempo impiegato nella produzione di beni e servizi; - Il capitale è l’insieme di strumenti utilizzati per produrre beni e servizi; - La terra è lo spazio fisico in cui ha luogo la produzione. Da tale limitatezza deriva il fatto che qualsiasi scelta facciano i soggetti, tale scelta implicherà sempre la rinuncia a qualcos’altro, cioè il costo-opportunità dell’alternativa esclusa. In altri termini, le decisioni hanno sempre un loro costo-opportunità, poiché la scelta di un bene (per es. iscriversi all’università), implica sempre la rinuncia ad un altro bene (per es. partire per un’esperienza di lavoro all’estero). Il costo-opportunità ci dice, quindi, che i costi di una scelta non consistono solo in esborsi finanziari, ma anche in occasioni mancate. Il costo-opportunità è rappresentato dal valore di ciò cui si deve rinunciare compiendo una scelta e tutte le decisioni economiche presentano un costo opportunità. Qualsiasi sistema economico deve risolvere tre problemi fondamentali, data la scarsità di risorse: cosa, come e per chi produrre. In altri termini, la limitatezza delle risorse disponibili obbliga un sistema economico a: - scegliere tra i diversi panieri di beni possibili e le quantità da produrre (il cosa); - selezionare una tecnica di produzione tra le diverse disponibili (il come); - decidere chi saranno i consumatori dei beni prodotti e le regole di distribuzione (il per chi). In sintesi, ogni sistema economico deve fare scelte relative agli input, cioè alle risorse utilizzate dalle imprese nei processi produttivi: terra, lavoro e capitale. Gli input vengono combinati tra loro per mezzo della tecnologia, al fine di produrre gli output, cioè i diversi beni e servizi destinati alla comunità. Dati gli input e lo stato della tecnologia, le scelte produttive tra i diversi panieri di beni possono essere rappresentate dalla frontiera delle possibilità produttive (FPP), che rappresenta la quantità massima di produzione ottenibile da un sistema economico. Si ipotizzi, per semplicità, una produzione di soli due beni (il bene Y e il bene X) e si tracci la FPP. Y A B E D C X 1. Frontiera delle possibilità produttive (FPP). Tutti i punti situati sulla curva (per es. i punti A, B, C) indicano livelli di produzione efficienti, cioè con tutte le risorse produttive pienamente utilizzate ed evidenziano il costo-opportunità delle diverse scelte produttive (se la produzione di uno dei due beni cresce, diminuisce quella dell’altro). I punti al di sotto della curva (per es. il punto D), sono punti di produzione inefficiente, cioè con un livello di produzione inferiore a quello che il sistema potrebbe avere, poiché ci sono input sottoutilizzati. I punti al di fuori della curva (per es. il punto E), non sono raggiungibili data la quantità di input e lo stato della tecnologia. Gli spostamenti della curva, dovuti a variazioni negli input o nello stato della tecnologia (per es. se la curva passasse per E, a seguito di una miglioramento della tecnologia), modificano conseguentemente anche i livelli di produzione possibile. Esistono modi diversi attraverso i quali una società può rispondere alle domande cosa, come e per chi e, quindi, esistono sistemi economici diversi. In generale, si possono distinguere tre modi diversi nei quali organizzare un sistema economico a seconda del grado di intervento che viene riconosciuto allo Stato e, quindi, si avranno sistemi economici pianificati, sistemi economici di mercato e sistemi economici misti. pianificato Sistema economico di mercato misto In un’economia pianificata, tutte le decisioni economiche sono prese dal governo centrale, senza che il settore privato (famiglie ed imprese) abbia alcun ruolo in esse. L’ipotesi è che i pianificatori del governo siano nella posizione ideale, data la loro visuale complessiva, per dirigere l’attività economica a beneficio di tutta la collettività. In realtà, l’esperienza sovietica e quella dell’Europa orientale hanno dimostrato quanto poco efficiente possa essere una pianificazione centralizzata e quanto scarso il benessere economico della collettività. In un’economia di mercato, non vi è alcun intervento del governo nelle attività economiche, che vengono lasciate interamente al settore privato. In altri termini, tutti i processi economici sono il risultato di decisioni decentrate, derivanti dall’interazione tra una molteplicità di imprese e di individui. In un’economia mista, invece, si ritrovano elementi delle altre due tipologie, in quanto viene stabilito il grado di intervento pubblico nell’economia. Lo Stato riveste un ruolo importante nell’economia, perché grazie ai suoi mezzi può aumentare l’efficienza, ma nello stesso tempo anche l’equità, che non può essere garantita in un sistema di mercato (per es., tutto il sistema del Welfare). Molto opportunamente quasi tutte le economie del mondo sono economie miste ed è in tale contesto che gli agenti economici, compratori e venditori, si muovono, costituendo i mercati. All’interno di un mercato, i venditori stabiliscono l’offerta di un bene o servizio e i compratori ne determinano la domanda; dal loro accordo conseguirà la fissazione di un prezzo e di una quantità di equilibrio. Un mercato è un insieme di compratori e venditori che, interagendo tra loro, generano opportunità di scambio. In un sistema di mercato, ogni cosa ha un prezzo, che rappresenta il valore del bene in termini di moneta. Prezzi più elevati riducono gli acquisti, ma incoraggiano la produzione; prezzi più bassi incentivano il consumo, ma frenano la produzione. Nel meccanismo di mercato, dunque, i prezzi fungono da equilibratori. Un mercato può essere concorrenziale o non concorrenziale. Un mercato concorrenziale è un mercato nel quale è presente un numero di compratori e venditori tale da rendere trascurabili gli effetti delle decisioni del singolo sul prezzo di mercato (per es. numerosi mercati di materie prime, come carbone, ferro, rame ecc.). Ogni venditore ha un controllo limitato sul prezzo, perché molti altri venditori offrono un prodotto analogo; nemmeno il singolo compratore può influenzare il prezzo, perché la quantità acquistata non è rilevante. All’interno dei mercati concorrenziali, ci sono quelli perfettamente concorrenziali (per es. il mercato del frumento), dove il controllo sul prezzo è addirittura nullo. In questa ipotesi, compratori e venditori sono price-takers, cioè subiscono il prezzo. Un mercato non concorrenziale è un mercato nel quale sono presenti o un solo produttore oppure pochi produttori. Nel primo caso, ci troviamo di fronte ad un monopolio (per es. il caso del tabacco) e nel secondo, ci troviamo di fronte ad un oligopolio (per es. settore farmaceutico). In questo tipo di mercati, le imprese decidono il prezzo del bene prodotto e si pongono come price- makers, cioè fissano il prezzo. I mercati garantiscono la possibilità di effettuare transazioni tra compratori e venditori, quindi una certa quantità di un bene o servizio viene venduta ed acquistata ad un determinato prezzo: il prezzo di mercato. L’equilibrio di mercato viene studiato col modello della domanda e dell’offerta, che spiega come si raggiunga il prezzo, in corrispondenza del quale la quantità offerta dai venditori è uguale alla quantità domandata dai compratori. Un prezzo più alto determinerebbe un accumulo di merce invenduta e un prezzo più basso determinerebbe, invece, una situazione di scarsità del bene o servizio. Si ipotizzi, per semplicità, un mercato perfettamente concorrenziale e rappresentiamo graficamente l’equilibrio. Px d s P0 s d Q0 Qx 2. Equilibrio in un mercato perfettamente concorrenziale. P0 : prezzo di equilibrio, cioè il prezzo che i compratori sono disposti a pagare, per acquistare la quantità Q0 e che i produttori sono disposti ad accettare, per produrre la quantità Q0. Q0 : quantità di equilibrio, cioè la quantità che i compratori sono disposti ad acquistare e i produttori a produrre al prezzo P0. Per descrivere il meccanismo di mercato, è necessario, in primo luogo, studiare le curve di domanda e di offerta singolarmente. Curva di domanda La relazione tra la quantità domandata di un bene e il suo prezzo viene chiamata legge della domanda: a parità di altre condizioni, la quantità domandata di un bene diminuisce all’aumentare del suo prezzo e aumenta al diminuire del suo prezzo. Questa relazione inversa, tra quantità domandata e prezzo, può essere rappresentata in forma numerica, con la scheda di domanda, o in forma grafica, con la curva di domanda. La scheda di domanda è una tabella nella quale vengono indicate le unità del bene acquistate dal consumatore, per ogni dato livello del prezzo. Si ipotizzi, per esempio, una scheda di domanda per un bene X, indicando con Px i diversi livelli di prezzo e con Qdx le quantità domandate. Px Qdx 8 10 7 12 6 14 5 16 3. Scheda di domanda del bene X. La curva di domanda mostra graficamente quale sia la quantità domandata del bene X in relazione ad ogni livello di prezzo. Se si utilizzano i valori riportati nella scheda precedente, la curva di domanda del bene X, la si può rappresentare come segue: Px d 8 C 7 6 B 5 d Qdx 10 12 14 16 4. Curva di domanda del bene X. La pendenza negativa della dd evidenzia la relazione inversa tra quantità domandata e prezzo, come enunciato dalla legge della domanda. Nel modello della domanda e dell’offerta, la relazione fondamentale è tra il livello dei prezzi e le quantità corrispondenti. La scelta è dovuta alla rapidità con la quale è possibile monitorare le fluttuazioni dei prezzi e, quindi, registrare i cambiamenti del mercato. Esistono, però, anche diverse variabili esogene che devono essere considerate. Nel modello della domanda e dell’offerta, le variabili rilevanti per la forma e la posizione della curva di domanda di un ipotetico bene X sono: 1. il prezzo del bene X, che indichiamo con Px e che condiziona la dd, secondo quanto enunciato dalla legge della domanda; 2. il reddito del consumatore, che indichiamo con R e che costituisce un fattore determinante per la domanda. A parità di prezzo, se R aumenta, i consumatori acquisteranno una maggiore quantità di X; viceversa, se il reddito si contrae, la quantità domandata di X si ridurrà. Quando la domanda del bene X si comporta secondo questo principio, cioè aumenta al crescere del reddito e si riduce al diminuire del reddito, il bene X è un bene normale. Non tutti beni sono normali. Quando la domanda del bene X si riduce al crescere del reddito o aumenta al ridursi del reddito, il bene X è un bene inferiore; 3. il prezzo dei beni sostitutivi e complementari rispetto ad X, che indichiamo con Psc. I beni sostitutivi sono beni che tendenzialmente hanno la medesima funzione ( per es. fiocchi d’avena e fiocchi di mais; carne di pollo e carne di vitella, ecc.). In questo caso, l’aumento o la riduzione del prezzo dell’uno, induce l’aumento o la riduzione della domanda dell’altro. I beni complementari sono beni che vengono usati insieme (per es. caffè e zucchero; thè e limone; benzina e automobile, ecc.). In questa ipotesi, l’aumento o la riduzione del prezzo dell’uno, induce la riduzione o l’aumento della domanda dell’altro; 4. i gusti o preferenze del consumatore, che indichiamo con G. Le preferenze dei consumatori variano nel tempo e queste variazioni modificano la domanda di beni e servizi da parte dei soggetti, determinandone un aumento o una riduzione; 5. le aspettative sui futuri livelli dei prezzi o del reddito, che indichiamo con Ad e che incidono sulle decisioni di consumo dei soggetti. Una modifica delle aspettative, quindi, può determinare un aumento o una riduzione della domanda attuale. In sintesi, possiamo formalizzare la funzione di domanda di un consumatore rispetto al bene X come segue: Qdx = f (Px, R, Psc, G, Ad); R, Psc, G, Ad = Variabili esogene A questo punto, si deve studiare in quale modo queste variabili condizionano la curva di domanda. Al variare del prezzo Px del bene o servizio, ferme restando le altre variabili, si hanno spostamenti lungo la stessa curva di domanda e tali spostamenti definiscono una variazione della quantità domandata Qdx. Ne è un esempio, lo spostamento da B a C nella figura 4. Al variare di una delle variabili esogene (R, Psc, G, A), fermo restando il prezzo del bene o servizio, si hanno spostamenti dell’intera curva di domanda e tali spostamenti definiscono una variazione della domanda. Ne è un esempio, lo spostamento da C a D nel grafico seguente. Px d0 d1 d0d0 (R0) d1d1 (R1) R1 > R0 P0 C D d0 d1 Q0 Q1 Qdx 5. Spostamento della domanda del bene X. Variazione della quantità domandata: varia solo il prezzo del bene e lo spostamento sarà lungo la stessa curva di domanda; Variazione della domanda: si modifica una delle variabili esogene e si sposterà l’intera curva di domanda. La curva di domanda considerata fino ad ora descrive la domanda individuale del bene X. Per analizzare il funzionamento del mercato del bene X, dobbiamo determinare la domanda di mercato di quel bene e, cioè, dobbiamo sommare orizzontalmente le domande individuali di X, per ogni livello di prezzo. Ipotizziamo, per semplicità, che il bene X sia acquistato solo da due consumatori A e B e ipotizziamo la seguente scheda di domanda. Px A B Mercato 2 10 8 18 6. Scheda di domanda individuale e di mercato. Sulla base della precedente scheda di domanda, tracciamo il grafico corrispondente. Domanda di A Domanda di B Domanda di Mercato Px Px Px Qdx Qdx Qdx 7. Curva di domanda individuale e di mercato. Curva di offerta La relazione tra la quantità offerta di un bene e il suo prezzo è denominata legge dell’offerta: a parità di altre condizioni, la quantità offerta di un dato bene aumenta al crescere del prezzo e si riduce al diminuire del suo prezzo. Questo accade perché all’aumentare del prezzo, crescono le opportunità di profitto per le imprese; viceversa, nel caso di una riduzione del prezzo. La relazione diretta tra la quantità offerta e il prezzo può essere rappresentata, come nel caso della domanda, in forma numerica, attraverso la scheda di offerta, o in forma grafica, attraverso la curva di offerta. Si ipotizzi una scheda di offerta per il bene X, indicando con Px i diversi livelli di prezzo e con Qsx le quantità offerte dai produttori. Px Qsx 8 16 7 14 6 12 5 10 8. Scheda di offerta del bene X. La curva di offerta mostra graficamente quale sia la quantità offerta del bene X in relazione ad ogni livello di prezzo. Se utilizziamo i valori riportati nella scheda precedente, la curva di offerta del bene X, la possiamo rappresentare come segue: Px s 8 7 C 6 B 5 s 10 12 14 16 Qsx 9. Curva di offerta del bene X. La pendenza positiva della ss evidenzia la relazione diretta tra quantità offerta di un bene e il suo prezzo, come enunciato dalla legge dell’offerta. Passiamo, ora, ad individuare le variabili fondamentali, endogene ed esogene, che condizionano forma e posizione della curva di offerta; tra queste abbiamo: 1. il prezzo del bene X, Px, che condiziona la ss, secondo quanto enunciato dalla legge dell’offerta; 2. il costo dei fattori produttivi, che indichiamo con C e che è dato dal prezzo che l’impresa deve pagare per acquistare i fattori necessari al suo processo produttivo (materie prime, costo del lavoro, ecc.). Se il prezzo dei fattori cresce, la produzione diventa meno redditizia e le imprese ridurranno l’offerta dei loro prodotti. Viceversa, se il costo dei fattori si riduce, le imprese saranno incentivate ad offrire una maggiore quantità di beni e servizi; 3. lo stato della tecnologia, che indichiamo con T e che consente di migliorare la produttività e, quindi, favorisce un incremento della quantità offerta sul mercato; 4. le aspettative, che indichiamo con As e che riguardano i futuri livelli dei prezzi, che condizioneranno le decisioni delle imprese circa i livelli di produzione; 5. il numero dei venditori, che indichiamo con V. Più numerosi sono i venditori di un bene o servizio, maggiore sarà la quantità offerta sul mercato; 6. i fattori naturali, che indichiamo con F e che possono condizionare i livelli di produzione (per es., lunghe siccità, terremoti, incendi, ecc.). Possiamo, dunque, formalizzare la funzione di offerta di un bene X da parte di un’impresa come segue: Qsx = f (Px, C, T, As, V, F); C, T, As, V, F = Variabili esogene. Vediamo, ora, in che modo queste variabili condizionano la curva di offerta. Al variare del prezzo Px del bene o del servizio, ferme restando le altre variabili, si hanno spostamenti lungo la stessa curva di offerta e tali spostamenti definiscono una variazione della quantità offerta Qsx. Ne è un esempio lo spostamento da B a C nella figura 9. Al variare di una delle variabili esogene (C, T, As, V, F), fermo restando il prezzo del bene o servizio, si hanno spostamenti dell’intera curva di offerta e tali spostamenti definiscono una variazione dell’offerta. Ne è un esempio lo spostamento da E a F nel grafico che segue. Px s0 s1 s0s0 (C0) s1s1 (C1) P0 E F C1 < C0 s0 s1 Q0 Q1 Qsx 10. Spostamento dell’offerta del bene X. Variazione della quantità offerta: varia solo il prezzo del bene e lo spostamento sarà lungo la stessa curva di offerta; Variazione dell’offerta: si modifica una delle variabili esogene e si sposterà l’intera curva di offerta. Come è stato fatto per la curva di domanda, procediamo ora a costruire la curva di offerta di mercato. Essa sarà data dalla somma orizzontale delle offerte individuali di tutti i venditori del bene X. Ipotizziamo, sempre per semplicità, che esistano solo due venditori del bene X, il venditore A e il venditore B; rappresentiamo, quindi, un’ipotetica scheda di offerta. Px A B Mercato 4 12 8 20 11. Scheda di offerta individuale e di mercato. Tracciamo ora il grafico corrispondente alla precedente scheda di offerta. Offerta di A Offerta di B Offerta di Mercato Px Px Px Qsx Qsx Qsx 12. Curva di offerta individuale e di mercato. ESERCIZI 1. Vero o falso: Il prezzo di equilibrio determina il soddisfacimento di tutti coloro che desiderano vendere a quel prezzo e di tutti coloro che desiderano acquistare a quel prezzo. R. Vero. In corrispondenza del prezzo di equilibrio, infatti, avremo: QDX = QSX. 2. Un aumento della domanda è determinato da: a) un aumento del reddito; b) una diminuzione del prezzo. R. Poiché ci si riferisce ad uno spostamento della dd, la risposta corretta è la a). 3. La quantità offerta di un bene: a) aumenta all’aumentare del prezzo; b) diminuisce all’aumentare del prezzo; c) aumenta al diminuire del prezzo. R. In base alla legge dell’offerta, la risposta corretta è la a). 4. Dalla funzione di offerta Qsx = 20Px, ricavare: a) la scheda di offerta di questo produttore; b) la curva di offerta; c) il prezzo minimo che deve essere offerto a questo produttore per indurlo ad offrire sul mercato il bene X. R. a) Px: 6 5 4 3 2 1 0 Qx: 120 100 80 60 40 20 0 b) Px s 6 5 4 3 2 1 0 s 20 40 60 80 100 120 Qsx c) Il produttore offrirà nel mercato il bene X, solo quando: P˃0. 5. Quale delle seguenti affermazioni è vera? a) al crescere del reddito si ha una variazione della Qdx; b) la diminuzione del prezzo del bene X, determina una variazione dell’offerta (ss); c) le precedenti affermazioni sono false. R. c), infatti al crescere di R si ha una variazione della dd e al diminuire di P, si ha una variazione della Qsx. 6. In un mercato di concorrenza perfetta, le imprese sono: a) price-makers; b) price-takers. R. b). A causa delle caratteristiche di questo mercato, infatti, nessuna di esse è in grado di influenzare il prezzo. 7. In cosa consiste il costo-opportunità dell’ipotetica decisione di acquistare un’auto nuova? R. Il costo opportunità di tale acquisto è dato dalla rinuncia alle altre alternative disponibili. 8. Spiegare ciò che accade nel mercato dei giornali, se aumenta il salario dei giornalisti. R. L’aumento del salario dei giornalisti rappresenta un aumento dei costi per gli editori, che determinerà una diminuzione dell’offerta di giornali. Il mercato sarà in equilibrio con una quantità offerta inferiore ed un prezzo più alto. 9. I seguenti eventi provocano uno spostamento della curva di offerta o un movimento lungo la curva di offerta? a) Nelle fasi di espansione del mercato immobiliare, i prezzi delle case aumentano e molti soggetti mettono in vendita la propria abitazione; b) quando inizia l’anno scolastico, le catene di fast food devono aumentare i salari per attrarre nuovi lavoratori. R. a) La quantità di case offerta sul mercato aumenta, in risposta ad un aumento di prezzi. Ciò si traduce in un movimento lungo la curva di offerta; b) l’aumento dei salari rappresenta un aumento dei costi per le imprese, che determinerà una riduzione dell’offerta. Ciò si traduce in uno spostamento della curva, che arretra. Dopo aver analizzato separatamente domanda e offerta, possiamo ora metterle insieme, per stabilire come si determini l’equilibrio di mercato. L’equilibrio è una condizione di stabilità, nella quale non esistono forze che spingono verso un cambiamento. Nel punto di equilibrio, vi è l’unico prezzo, detto prezzo di mercato, in corrispondenza del quale la quantità domandata del bene X è uguale alla quantità offerta. Al prezzo di mercato, quindi, corrisponde una quantità di equilibrio, cioè la quantità che i consumatori vogliono acquistare e che coincide con la quantità che le imprese vogliono produrre a quel determinato prezzo. Rappresentiamo l’equilibrio di mercato come già visto in precedenza: Px d s A P0 s d Q0 Qx 13. Equilibrio di mercato Il mercato del bene X è in equilibrio in corrispondenza del punto di intersezione delle curve dd e ss, il punto A. Il prezzo di equilibrio P0 è l’unico prezzo in corrispondenza del quale la quantità prodotta del bene X coincide con la quantità acquistata dello stesso bene. P0: Qsx = Qdx equilibrio di mercato In A, la quantità che i produttori vogliono vendere al prezzo P0 coincide con la quantità che i consumatori desiderano acquistare allo stesso prezzo. Qualsiasi altro prezzo diverso da P0 determinerebbe una situazione di disequilibrio del mercato, cioè una situazione di eccesso di domanda o di eccesso di offerta, che attiverebbe i meccanismi di aggiustamento verso l’equilibrio. Eccesso di domanda Si ha un eccesso di domanda, quando nel mercato si forma un prezzo (P1) inferiore a quello di equilibrio (P0). Di conseguenza, si genera una carenza di produzione perché i consumatori non possono acquistare la quantità desiderata di X al prezzo P1. In altri termini, si crea una situazione di scarsità del bene X. I produttori reagiranno aumentando il prezzo; tuttavia, all’aumentare del prezzo, la quantità domandata si ridurrà e il mercato tornerà gradualmente al punto di equilibrio A, in corrispondenza del quale si avrà Qsx = Qdx. Graficamente si avrà: Px d s A P0 P1 B C s d QS1 Q0 QD1 Qx 14. Eccesso di domanda. P1 < P0 : Qsx < Qdx → eccesso di domanda (BC) → meccanismo di aggiustamento P↑. Eccesso di offerta Si ha un eccesso di offerta, quando nel mercato si forma un prezzo (P1) superiore a quello di equilibrio (P0). Di conseguenza, i produttori cercano di vendere più di quello che i consumatori sono disposti ad acquistare al prezzo P1. In altri termini, si crea una situazione di eccedenza del bene X. Il prodotto invenduto inizia ad accumularsi e i produttori cercheranno di smaltire queste scorte indesiderate, riducendo il prezzo; al diminuire del prezzo, la quantità domandata aumenterà e, anche in questo caso, il mercato tornerà gradualmente al punto di equilibrio A, come mostra il grafico seguente. Px d s P1 B C P0 A s d QD1 Q0 QS1 Qx 15. Eccesso di offerta. P1 > P0: Qsx > Qdx → eccesso di offerta (BC) → meccanismo di aggiustamento P↓. Questi meccanismi di aggiustamento sono noti come legge della domanda e dell’offerta: il prezzo di ogni bene o servizio tende naturalmente ad aggiustarsi in modo da portare in equilibrio la quantità domandata e la quantità offerta. Nuovi equilibri generati dallo spostamento delle curve di domanda e di offerta I cambiamenti dell’equilibrio del mercato possono essere determinati anche da una modifica nelle variabili esogene delle funzioni di domanda e di offerta di un determinato bene o servizio; tale variazione, infatti, farà spostare una delle curve o entrambe, con i conseguenti effetti su prezzo e quantità di equilibrio. Si ipotizzi, per esempio, un aumento del reddito del consumatore (R), a seguito del quale si ha una variazione della domanda, cioè, uno spostamento della dd verso destra. In corrispondenza del prezzo P0, si formerà un eccesso di domanda, che innescherà il meccanismo di aggiustamento dei prezzi determinando, così, un nuovo punto di equilibrio in B, con un prezzo e una quantità di equilibrio maggiori. d0d0 (R0) Px d1d1 (R1) d1 s R1 > R0 d0 P1 B P0 A C s d0 d1 Q0 Q2 Q 1 Qx 16. Effetti di una variazione della domanda. P = P0: Qsx < Qdx → eccesso di domanda (AC) → aggiustamento del prezzo P↑. B: P = P1 → Qsx = Qdx. Si ipotizzi, ora, una riduzione dei costi di produzione (C), che determinerà una variazione dell’offerta, cioè, uno spostamento della ss verso il basso. In corrispondenza del prezzo P0, si formerà un eccesso di offerta, che innescherà il meccanismo di aggiustamento dei prezzi a seguito del quale si avrà un nuovo punto di equilibrio in B, con un prezzo di equilibrio minore e una quantità di equilibrio maggiore. s0s0 (C0) Px s0 s1s1 (C1) d s1 C1 < C0 P0 A C P1 B s0 s1 d Q0 Q2 Q1 Qx 17. Effetti di una variazione dell’offerta. P = P0: Qsx > Qdx → eccesso di offerta (AC) → aggiustamento del prezzo P↓. B: P = P1 → Qsx = Qdx. Schematizziamo quanto detto nel modo seguente: se dd aumenta: P↑ e Q↑ se dd diminuisce: P↓ e Q↓ se ss aumenta: P↓ e Q↑ se ss diminuisce: P↑ e Q↓ ESERCIZI 10. Date le seguenti funzioni di domanda e di offerta di un mercato P=12-2QD e P=4Qs, determinare il prezzo e la quantità di equilibrio. R. QS=QD 4QS=12-2QD 4Q*=12-2Q* 6Q*=12 Q*=2 P=12-4=8 P=2∙4=8 P*=8 11. Nel mercato del bene X, vi sono 10.000 consumatori identici e 1000 produttori identici. Le funzioni di domanda e di offerta individuali sono le seguenti: Qdx = 12 – 2Px e Qsx = 20Px. Determinare: a) il prezzo e la quantità di equilibrio; b) la scheda di domanda e di offerta, con il relativo diagramma. R. a) QD=QS 10000(12-2PX)=1000(20PX) 120000-20000PX=20000PX 120000=40000PX PX=120000/40000=3 PX=3 QD=120000-20000(3)=60000 QD=60000 b) PX QD QS 6 0 120000 5 20000 100000 4 40000 80000 3 60000 60000 2 80000 40000 1 100000 20000 0 120000 0 Px d s 6 3 A s d 60000 120000 Qx 12. Si consideri l’equilibrio dell’esercizio precedente e si ipotizzi un incremento di reddito per i consumatori, con una riduzione del costo delle materie prime per le imprese. Come si modificano le due curve precedenti? R. Le due curve si sposteranno entrambe verso destra, perché ci sarà un aumento della domanda e un aumento dell’offerta. 13. Siano Qdx = 3000 - 2P e Qsx = - 600 + 3P, rispettivamente, le curve di domanda e di offerta di un bene. Determinare: a) l’equilibrio di mercato; b) l’eccesso di domanda corrispondente al prezzo P = 500 e l’eccesso di offerta corrispondente al prezzo P = 1000. R. a) QDX=QSX 3000-2P=-600+3P 3000+600=5P P=3600/5=720 PX=720 QDX=3000-1440=1560 QDX=1560 b) P=500 Q'DX=3000-2(500)=2000 Q'DX=2000 Q'DX-QDX=2000-1560=440 L’eccesso di domanda del bene X è pari a 440 unità. P=1000 Q'SX= -600+3000=2400 Q'SX=2400 Q'SX-QSX=2400-1560= 840 L’eccesso di offerta del bene X è pari a 840 unità. Abbiamo visto, fin qui, in che modo e da quali variabili siano condizionate le curve di domanda e di offerta. Spesso, però, è fondamentale conoscere in che misura la domanda e l’offerta reagiscono ai cambiamenti delle variabili. In altri termini, è necessario analizzare il concetto di elasticità. L’elasticità misura la sensibilità di una variabile rispetto ad un’altra. In particolare, è un numero che indica la variazione percentuale di una variabile in risposta ad una variazione dell’1% di un’altra. L’elasticità della domanda rispetto al prezzo misura la sensibilità della quantità domandata alle variazioni di prezzo. In termini più precisi, essa misura la variazione percentuale della quantità domandata di un bene /servizio in risposta ad una variazione dell’1% del prezzo di quel bene/servizio. Possiamo indicare l’elasticità della domanda rispetto al prezzo come segue: Ɛd,p = (ΔQ/Q) / (ΔP/P) = (ΔQ/ΔP) (P/Q) L’elasticità della domanda rispetto al prezzo è sempre un numero negativo, data la relazione inversa tra Q e P. Per comodità, quindi, verrà considerato il valore assoluto di Ɛ. Le ipotesi possibili sono: |Ɛd,p| > 1. In questo caso parliamo di domanda elastica rispetto al prezzo, poiché la diminuzione/aumento percentuale della quantità domandata è maggiore dell’aumento/diminuzione percentuale del prezzo. |Ɛd,p| < 1. In questo caso parliamo di domanda anelastica rispetto al prezzo, poiché la diminuzione/aumento percentuale della quantità domandata è inferiore all’aumento/diminuzione percentuale del prezzo. |Ɛd,p| = 1. In questo caso parliamo di domanda ad elasticità unitaria rispetto al prezzo, poiché le due variazioni percentuali si eguagliano. L’elasticità della domanda cambia, muovendosi lungo la curva di domanda. Consideriamo, per semplicità, una curva di domanda lineare. Px 8 A 7 M 6 5 Z Qdx 10 12 14 16 18. Elasticità di una curva di domanda lineare. In una curva di domanda lineare, la pendenza (ΔP/ΔQ) è la stessa in ogni punto, ma, muovendosi lungo la curva verso l’alto, cioè verso il punto A, il rapporto P/Q cresce e, quindi aumenta anche l’elasticità della curva. Viceversa, se ci muovessimo verso il punto Z. Più in generale, essendo M il punto intermedio, si avrà che: al di sopra di M, la domanda è elastica, |Ɛd,p| > 1; in M, la domanda è ad elasticità unitaria, |Ɛd,p| = 1; al di sotto di M, la domanda è anelastica, |Ɛd,p| < 1. Da notare che l’elasticità della domanda può essere anche interpretata come il prodotto tra il rapporto P/Q e 1/ ΔP/ΔQ (reciproco della pendenza); cioè: Ɛd,p = (ΔQ/ΔP) (P/Q) = (1/ ΔP/ΔQ) (P/Q) Due casi particolari sono dati dalla curva di domanda perfettamente elastica e da quella perfettamente anelastica. Quando abbiamo una curva di domanda perfettamente elastica, vi è un unico prezzo P0, al quale i consumatori saranno disposti ad acquistare un dato bene/servizio. Se P cresce anche di poco, la domanda cade a zero; viceversa, se P diminuisce, la quantità domandata di un dato bene/servizio cresce illimitatamente. In questo caso: |Ɛd,p| = ∞. Quando la curva di domanda è perfettamente anelastica, invece, i consumatori acquisteranno una quantità fissa Q0, qualunque sia il prezzo. In questo caso: Ɛd,p = 0. Graficamente avremo: Px Px P0 Qdx Q0 Qdx a) b) 19. Domanda perfettamente elastica (a) e domanda perfettamente anelastica (b) Esaminiamo, ora, come varia l’elasticità della domanda se consideriamo le altre variabili che condizionano la curva di domanda. Di particolare importanza sono due tipi di elasticità. L’elasticità della domanda rispetto al reddito misura la variazione percentuale della quantità domandata, in risposta ad una variazione dell’1% del reddito R. Essa viene indicata come segue: Ɛd,R = (ΔQ/Q) / (ΔR/R) = (ΔQ/ΔR) (R/Q). L’elasticità incrociata della domanda rispetto al prezzo misura la variazione percentuale della quantità domandata di un bene/servizio, in risposta ad una variazione dell’1% del prezzo di un altro bene /servizio. La domanda di molti beni, infatti, è influenzata dal prezzo di beni sostituti o di beni complementari. Ipotizzando due beni, A e B, l’elasticità incrociata viene indicata come segue: ƐdA,pB = (ΔQA / QA) / (ΔPB / PB) = (ΔQA / ΔPB) ( Pb / QA). Quando i beni sono sostituti, cioè alternativi l’uno all’altro, come per es. la carne di manzo e la carne di cavallo, l’aumento del prezzo della carne di cavallo, induce un aumento nella quantità domandata della carne di manzo. L’elasticità incrociata sarà, quindi, positiva (Ɛ > 0), poiché le due variazioni vanno nella stessa direzione. Quando i beni sono complementari, cioè vengono consumati insieme, come per es. computer e software, l’aumento del prezzo dei computers, induce una riduzione nella quantità domandata di software. L’elasticità incrociata sarà, quindi, negativa (Ɛ < 0), poiché le due variazioni vanno in direzioni opposte. Schematizzando: positiva beni sostituti Elasticità incrociata negativa beni complementari L’elasticità dell’offerta rispetto al prezzo misura la sensibilità della quantità offerta alle variazioni di prezzo. In termini più precisi, essa misura la variazione percentuale della quantità offerta di un bene /servizio in risposta ad una variazione dell’1% del prezzo di quel bene/servizio. Questa elasticità è generalmente positiva, poiché un prezzo maggiore induce i produttori ad espandere la produzione. Possiamo indicare l’elasticità dell’offerta rispetto al prezzo come segue: Ɛs,p = (ΔQ/Q) / (ΔP/P) = (ΔQ/ΔP) (P/Q). L’offerta può essere: elastica rispetto al prezzo, quando la diminuzione/aumento percentuale della quantità offerta è maggiore della diminuzione/aumento percentuale del prezzo; anelastica rispetto al prezzo, quando la diminuzione/aumento percentuale della quantità offerta è inferiore alla diminuzione/aumento percentuale del prezzo. ad elasticità unitaria rispetto al prezzo, poiché le due variazioni percentuali si eguagliano. L’elasticità dell’offerta, come quella della domanda, presenta due estremi: offerta perfettamente anelastica e, quindi, con curva di offerta verticale; offerta perfettamente elastica e, quindi, con curva di offerta orizzontale. Per concludere, è necessario un cenno all’arco temporale di riferimento, quando si analizzano le elasticità della domanda e dell’offerta. E’importante, infatti, distinguere tra il breve e il lungo periodo. Per molti beni, la domanda e l’offerta sono molto più elastiche nel lungo periodo che nel breve periodo e ciò accade, perché gli agenti economici hanno bisogno di tempo per modificare le loro decisioni di consumo o di produzione. ESERCIZI 14. Data la funzione di domanda Qdx = 650 – 5P – P2, calcolare il valore dell’elasticità in corrispondenza del prezzo P = 10. R. |Ɛ|=dQ/dP ∙ P/Q Qdx = 650 – 5P – P2 dQ/dP= -5-2P con P=10: Qdx = 650 – 5(10) – (10)2=650-50-10=500 Q=500 Ɛ=(-5-2P)∙(10/500)=(-50-20P)/500=(-50-200)/500=-250/500=-0,5 < |Ɛ| =0,50; I due beni sono sostituti. 16. Si ipotizzi che il reddito di un consumatore aumenti da 4000 Є/anno a 6000 Є/anno e che il suo consumo del bene X passi da 100 unità a 200 unità. Calcolare l’elasticità rispetto al reddito della domanda del bene X da parte di questo consumatore. R. ƐD,R=(ΔQR/ΔR)∙R/Q=[(200-100)/6000-4000)]∙(4000/100)= = (100/2000)∙40=2 17. Data la funzione di domanda di un bene X, Qdx = 5000 – 10P, calcolare il valore dell’elasticità della domanda, quando il prezzo è pari a P=150. R. Qdx = 5000 – 10(150)=5000-1500=3500 Qdx =3500 ƐD,P=(dQ/dP)∙P/Q dQ/dP=-10 ƐD,P=(-10)∙150/3500=-150/350=-0,42 |ƐD,P|=0,42

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