Apparato Locomotore Lezione 1 PDF
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Laura Bonato, Alessia Zaninotto
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This document provides an introduction to the locomotor system. It details the functions of the locomotor system, including support, movement, and protection of vital organs. The document also covers the structure of the skeletal system.
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1.1 Apparato locomotore 25/09/2024 L’APPARATO LOCOMOTORE 1 Tutte le lezioni vengono registrate sul canale di Teams, che ha come codice di accesso hvciqqi. Lo scopo del corso è quello di fornire le conoscenze delle basi anatomiche dell’a...
1.1 Apparato locomotore 25/09/2024 L’APPARATO LOCOMOTORE 1 Tutte le lezioni vengono registrate sul canale di Teams, che ha come codice di accesso hvciqqi. Lo scopo del corso è quello di fornire le conoscenze delle basi anatomiche dell’apparato locomotore non solo attraverso le tavole anatomiche ma anche attraverso immagini reali: oltre a nozioni necessariamente da memorizzare, saranno anche fornite informazioni utili per l’attività lavorativa futura, che potranno quindi essere applicate per la pratica clinica quotidiana, tramite il supporto di immagini di riferimento di situazioni fisiologiche e patologiche, in modo da sapere cosa aspettarsi durante un’analisi di radiodiagnostica in termini sia di strutture scheletriche che muscolari, poiché sono indagini estremamente frequenti. L’esame consiste nella visione di una delle immagini proposte durante il corso (es. parlare del cingolo scapolare con il supporto di un radiogramma; descrivere strutture scheletriche, legamentose, tendinee…). Per quanto riguarda la parte muscolare saranno invece da descrivere inserzione, origine e movimento che sussiste grazie al muscolo in questione. L’APPARATO LOCOMOTORE (muscolo-scheletrico) Un organo nel corpo umano è rappresentato da tessuti con una stessa funzione. Un apparato è l’unione di più organi strutturati in sistemi con tessuti simili capaci di esplicare funzioni complesse. In base a queste definizioni di organo e apparato si può definire l’apparato locomotore come l’insieme del sistema scheletrico e del sistema muscolare- scheletrico: è dunque composto da ossa, articolazioni e muscoli ed è l’apparato più voluminoso del corpo umano (ne rappresenta l’80% del peso totale). Sbobinatore: Laura Bonato Revisore: Alessia Zaninotto 1.1 Apparato locomotore 25/09/2024 Funzioni dell’apparato locomotore: - Sostegno: il mantenimento della stazione eretta richiede la collaborazione dell’apparato locomotore e neurosensoriale; - Movimento passivo e attivo (dato dalla contrazione muscolare); - Delimitazione delle diverse regioni del corpo tramite strutture fasciali e muscolari; - Protezione degli organi vitali (scatola cranica, torace) Esempio: A livello della gabbia toracica è presente una componente cartilaginea necessaria all’espansione polmonare, mentre nella scatola cranica le cartilagini sono assenti; ciò perché la struttura è legata alla funzione che la particolare regione anatomica deve esplicare. - Termoregolazione: i muscoli sono in grado di generare calore. LO SCHELETRO (sistema scheletrico) Il sistema scheletrico è composto da ossa, cartilagini e articolazioni, per cui la scienza che lo studia si chiama osteoartrologia. La miologia è invece la scienza che studia i muscoli scheletrici e i tendini. Il sistema scheletrico ha diverse funzioni: 1. Delimita e protegge da traumi esterni le cavità interne in cui sono presenti organi e apparati (sia vegetativi che neurosensoriali); 2. È responsabile del movimento su base meccanica (grazie alla contrazione dei muscoli scheletrici): stabilizza il corpo nelle varie posture e aiuta gli spostamenti attivi e passivi nell’ambiente. Il movimento è infatti definito come il risultato dello spostamento di un osso rispetto allo spazio circostante 3. È avvolto dall’apparato tegumentario e dunque definisce la morfologia esterna del corpo 4. Riserva di sali minerali 5. Emopoiesi (ossa lunghe e bacino). Sbobinatore: Laura Bonato Revisore: Alessia Zaninotto 1.1 Apparato locomotore 25/09/2024 La funzione dell’osso e la direzione del movimento che può compiere dipendono da diversi fattori: - Morfologia delle ossa; - Sede e forma dell’articolazione che si viene a costituire tra due capi articolari; - Struttura muscolare corrispondente (morfologia del muscolo, inserzione, origine e direzione delle fibre muscolari) Qualche esempio - Lo scheletro è modellato in funzione della gravità, per cui l’arto superiore ha dimensioni diverse rispetto a quello inferiore dovute alla stazione eretta. - L’articolazione dell’anca, detta coxo-femorale (tra l’anca acetabolare e la testa femorale) e l’articolazione del ginocchio hanno dimensioni prevalenti rispetto alle articolazioni e alle ossa degli arti superiori poiché gli arti inferiori sono modellati allo scopo della deambulazione e dell’equilibrio sia statico (mantenimento della stazione eretta) che dinamico; gli arti superiori consentono invece di compiere un’enorme varietà di movimenti raffinati e fini grazie alle numerose articolazioni e muscoli presenti. Lo scheletro si può dividere in due: - scheletro àssile: composto da 80 ossa (cranio, osso ioide, colonna vertebrale, coste e sterno), costituisce l’asse longitudinale del corpo. Viene sottolineata l’importanza del corretto uso degli accenti e della terminologia specifica per la descrizione degli elementi normali e patologici. In questo corso verranno trattate colonna vertebrale, coste e gabbia toracica. - scheletro appendicolare: composto da 126 ossa (arti superiori, inferiori e cingolo scapolare e pelvico). In totale si parla di 206 ossa: si tratta di una stima perché ogni individuo è differente dall’altro e possono essere presenti ossa sovrannumerarie o elementi scheletrici assenti (di solito di piccole dimensioni, come le ossa sesamoidi), così come strutture ossee fisiologicamente fuse fra loro (per esempio il rachide). Vi è dunque un limite tra normale e patologico (il patologico non verrà trattato ma sarà utile alla comparazione con il normale). A formare l’apparato muscolare-scheletrico vi sono inoltre più di 700 muscoli inseriti attraverso i tendini, soggetti ad ancora possibili variazioni. Sbobinatore: Laura Bonato Revisore: Alessia Zaninotto 1.2 anatomia apparato locomotore 1 25/09/24 TERMINI DI POSIZIONE PIANI DEL CORPO Piano sagittale: (in rosso) detto sagittale mediano, tiene conto della simmetria bilaterale del corpo umano, decorre in senso antero-posteriore verticalmente e distingue due metà, destra e sinistra, quasi simmetriche (antimeri). Piano frontale: (in verde) o coronale, anch’esso un piano verticale, perpendicolare al piano sagittale, decorre parallelamente alla fronte. Divide virtualmente il corpo in una porzione anteriore, o ventrale, ed una posteriore, o dorsale. Piano trasversale: (in blu) o orizzontale o assiale, perpendicolare ai due precedenti, parallelo al piano di appoggio del corpo in stazione eretta. Identifica un distretto corporeo superiore o craniale ed uno inferiore o caudale. Al piano sagittale mediano si affiancano infiniti piani sagittali paralleli, detti paramediani; ciascuno di questi permette di considerare due facce di cui quella che prospetta verso il piano mediano dicesi mediale, mentre quella opposta prende il nome di laterale. Nei casi dei piani frontale e assiale non è possibile definire un piano mediano in quanto non passano per l’asse di simmetria, tuttavia gli infiniti piani frontali paralleli presentano anch’essi una faccia ventrale detta anche anteriore, ed una dorsale detta anche posteriore. Ad esempio il naso rispetto al piano frontale è posto ventralmente. Viceversa, il tallone è posto dorsalmente. Per quanto riguarda le mani, invece di usare i termini anteriore o ventrale si usa il termine palmare o volare mentre per quanto riguarda i piedi il termine dorsale indica la sua faccia superiore mentre il termine plantare o volare quella inferiore. Analogamente, gli infiniti piani trasversali paralleli presentano due facce che vengono dette cefalica o craniale (superiore) e l’altra caudale (inferiore). Infine, i termini distale e prossimale stabiliscono la maggiore o minore distanza di un punto, in particolare di punti mobili come gli arti, dal piano sagittale mediano. TESSUTO OSSEO E CARTILAGINEO Per convenzione, nelle immagini anatomiche ossa e cartilagini vengono rappresentate con colori diversi, rispettivamente bianche e azzurre. Le ossa possiedono morfologie molto varie, strettamente legate alla funzione specifica che svolgono. Il tessuto connettivo specializzato di sostegno si suddivide in cartilagine, prevalentemente gelatinosa, e osso, una struttura più calcificata. Ciò naturalmente risponde ad esigenze funzionali, infatti l’apparato scheletrico dev’essere al contempo rigido, per resistere agli stimoli meccanici, ma anche elastico e leggero, per non risultare tanto gravoso da ostacolare i movimenti. Inoltre, vi è un’ulteriore differenza tra i due tessuti: l’osso risulta riccamente vascolarizzato, viceversa la cartilagine è avascolare. Pertanto il primo, in caso di frattura, può dar vita ad uno stravaso di sangue (formazione di un ematoma) ed è in grado di rigenerarsi, il secondo invece non sanguina ma non è neppure in grado di ripararsi. Sbobinatore: Anna Aizza Revisore: Valentina Peretti 1.2 anatomia apparato locomotore 1 25/09/24 IL TESSUTO CARTILAGINEO La cartilagine rientra nei tessuti connettivi specializzati. Le sue funzioni sono: - meccanica; - Sostegno; - Assorbimento dei traumi da compressione grazie alla sua plasticità e elasticità; - Facilità di scorrimento delle superfici articolari. Infatti, se due strutture rigide come le ossa entrassero costantemente in contatto creando attrito, presumibilmente andrebbero incontro ad usura e, nel peggiore dei casi, a rottura. Il tessuto cartilagineo è costituito da: - cellule (condrociti), che si occupano di sintesi e secrezione della matrice - Matrice extracellulare - È rivestito da pericondrio,capsula connettivale vascolarizzata di rivestimento (non a livello di articolazioni e di inserzioni tendinee o legamentose). Si ricorda però che, diversamente dall’osso, la cartilagine è priva di vasi e nervi, pertanto se danneggiata non ha la capacità di rigenerarsi da sé. Esistono differenti tipi di cartilagine: -cartilagine ialina: tipica delle articolazioni sinoviali, essa è rinvenibile anche a livello della laringe, della trachea e dei bronchi, del setto nasale e delle coste. Costituisce lo scheletro fetale. Fornisce un sostegno rigido ma flessibile; -cartilagine fibrosa: molto resistente alla compressione, forma i dischi intervertebrali e i menischi; -cartilagine elastica: offre un sostegno leggero e deformabile senza danno, presente ad esempio in corrispondenza dell’orecchio esterno, della punta del naso, dell’epiglottide e del canale uditivo. Sbobinatore: Anna Aizza Revisore: Valentina Peretti 1.2 anatomia apparato locomotore 1 25/09/24 L’immagine di destra è una rappresentazione della trachea (cartilagine ialina), con le due principali diramazioni bronchiali. Mentre le strutture scheletriche (ossee) sono molto ben evidenti nelle indagini di imaging, RX e TAC, viceversa la cartilagine non si vede particolarmente bene. L’immagine di sinistra è una TAC del torace che mostra un piano trasversale, o assiale. Vi è una struttura nera, dunque piena d’aria, in sede mediana, con sezione trasversale circolare, è un tubo cartilagineo, si tratta precisamente della trachea. In posizione dorsale vi è una vertebra, la quale ci orienta spazialmente verso la faccia posteriore, lo sterno invece giace in posizione anteriore (ventrale). Il paziente in questione è giovane, poiché le cartilagini non sono visibili; viceversa, durante l’invecchiamento le cartilagini tendono ad ossificare, divenendo visibili con le tecniche di imaging (schiariscono e si intensificano). La seguente TAC (immagine sottostante) sul piano sagittale mediano mostra dei corpi vertebrali, in particolare il tratto lombare con relativi processi spinosi nella porzione dorsale e dischi intervertebrali (cartilagine fibrosa), di colorazione più scura. Sbobinatore: Anna Aizza Revisore: Valentina Peretti 1.2 anatomia apparato locomotore 1 25/09/24 IL TESSUTO OSSEO Il tessuto osseo è una forma specializzata di connettivo caratterizzata dalla mineralizzzazione della matrice extracellulare che conferisce al tessuto una notevole rigidità e durezza. Oltre ad avere caratteristiche fondamentali di resistenza, forza e flessibilità esso non è un tessuto statico, infatti è soggetto a processi imponenti di rimodellamento. Esistono due tipologie di tessuto osseo, uno non lamellare (fetale) e uno lamellare che a sua volta si suddivide in due differenti tipologie: - l’osso spugnoso, il quale mostra una configurazione a trabecole; - l’osso compatto, costituito da osteoni, i cosiddetti sistemi haversiani. Le trabecole delimitando cavità intercomunicanti (riempite di midollo emopoietico) ed essendo molto sottili rendono più leggera l’intera struttura. Apparentemente sono disposte in maniera disordinata, ma in verità seguono determinate linee di forza per sostenere sollecitazioni poco intense ma provenienti da diverse direzioni. L’osso spugnoso si localizza sempre all’interno delle ossa.Tendenzialmente l’osso compatto compone lo strato più superficiale delle ossa e si trova in regioni molto sollecitate ma da poche direzioni (di solito longitudinalmente). Il tessuto osseo è caratterizzato da diverse tipologie di cellule: - Cellule osteoprogenitrici, cellule staminali attive durante l’accrescimento dell’osso. Vanno incontro a mitosi e possono differenziarsi in osteoblasti; - Osteoblasti, cellule attive che formano l’osso, depositano matrice organica ricca di fibre collagene, rilasciano ioni calcio, magnesio e fosfato per formare idrossiapatite; - Osteociti, sono osteoblasti maturi imprigionati in lacune dopo la mineralizzazione dell’osso che presentano processi citoplasmatici accolti in canalicoli importanti per il nutrimento dell’osso ma anche per il ricambio della matrice; - Osteoclasti, derivano dai monociti del sangue e sono responsabili del riassorbimento osseo. Sbobinatore: Anna Aizza Revisore: Valentina Peretti 1.2 anatomia apparato locomotore 1 25/09/24 L’immagine sottostante è una radiografia dell’articolazione coxo-femorale. Si apprezza l'osso compatto, superficiale, specialmente a livello della diafisi, di colore più netto e omogeneo, al contrario l’osso spugnoso, posizionato all’interno della testa e del collo del femore (epifisi prossimale, trocanteri), esibisce abbastanza chiaramente le trabecole, simili ad una rete di spazi neri e sottili linee bianche. Sbobinatore: Anna Aizza Revisore: Valentina Peretti 1.2 anatomia apparato locomotore 1 25/09/24 È importante ricordare un dettaglio: il periostio fibroso (strato superficiale delle ossa) va a fondersi con i tendini. CLASSIFICAZIONE DELLE OSSA Possiamo suddividere le ossa su diverse basi: - Base topografica, dunque facenti parte dello scheletro àssile o appendicolare; - Base embriologica, dunque endocondrale (detta anche indiretta, caratterizzata da una graduale sostituzione della cartilagine con tessuto osseo) o intramembranosa (detta anche diretta, dove addensamenti di mesenchima evolvono direttamente in tessuto osseo); Sbobinatore: Anna Aizza Revisore: Valentina Peretti 1.2 anatomia apparato locomotore 1 25/09/24 - Base morfologica (la più comune), grazie alla quale è possibile distinguere le ossa in lunghe, brevi, piatte, irregolari, suturali, sesamoidi. Ciascun segmento scheletrico è contraddistinto da specifiche caratteristiche di superficie, ad esempio rilievi e proiezioni, solitamente laddove si inseriscono tendini e legamenti oppure dove le ossa si articolano tra loro. Fosse, depressioni e canali invece indicano zone di penetrazione o di rapporto con vasi e nervi. Generalmente dunque sono elementi che forniscono una via di trasmissione o costituiscono zone di passaggio. Sbobinatore: Anna Aizza Revisore: Valentina Peretti 1.3 Anatomia apparato locomotore 1 25.09.2024 OSSA LUNGHE Si definisce un osso come lungo quando la sua lunghezza prevale sullo spessore, ne è un esempio il femore. Generalmente queste ossa sono tutte costituite da: Forma irregolarmente cilindrica DIAFISI: Una porzione centrale allungata detta diafisi composta da tessuto compatto che va a circondare un canale centrale detto cavità midollare. 2 EPIFISI: Due estremità tondeggianti costituite prevalentemente da tessuto osseo spugnoso rivestite da un sottile strato di osso compatto. L’osso spugnoso si struttura in cavità interconnesse che vanno a formare una struttura trabecolare METAFISI: Regione tra la diafisi e l’epifisi Rispetto ai termini di posizioni prima accennati, si può dire che l’epifisi superiore è prossimale mentre quella inferiore, di conseguenza, è distale. Stessa cosa vale per la metafisi. Si osservi con attenzione la radiografia di un'anca nell’immagine a in alto: Generalmente è possibile suddividere un osso lungo in tre parti, dunque per essere più precisi nella descrizione, anche la diafisi si può suddividere in ⅓ prossimale, ⅓ medio e ⅓ distale. Nell’immagine dunque possiamo dire di osservare la porzione ⅓ prossimale della diafisi del femore e l’epifisi prossimale. Sbobinatore: Anna Gnes Revisore: Vittoria Teodori 1.3 Anatomia apparato locomotore 1 25.09.2024 OSSA BREVI Da una normale radiografia del femore si possono osservare chiaramente le trabecole, ben disposte che seguono le linee di forza; tuttavia nell’immagine a fianco le trabecole non hanno lo stesso tipo di andamento continuo rispetto a quelle localizzate a livello del collo del femore, questo perchè è presente una frattura.È possibile infatti notare un addensamento di tessuto osseo che risulta più opaca nella radiografia. Le ossa brevi sono delle ossa di forma cubica, irregolare, costituite da due strati di osso compatto che vanno a racchiudere uno strato di osso spugnoso. Si espandono nelle tre dimensioni in modo più o meno uguale. Tipico esempio di ossa brevi sono le ossa del carpo e del tarso. OSSA PIATTE Le ossa piatte hanno due assi maggiori rispetto ad un terzo (ovvero si espandono maggiormente in lunghezza e larghezza piuttosto che in spessore). Sono costituite da due sottili lamine di osso compatto, che racchiudono una parte spugnosa centrale contenente il midollo osseo; tipico esempio sono cranio, coste e sterno. Nell’immagine a sinistra è mostrato lo sterno nel piano frontale. Le tre immagini TAC a in alto a destra sono esempi di ossa piatte, rispettivamente partendo da sinistra si ha il cranio su un piano assiale, le coste (non visibili nella loro interezza perché prese in sezione) e lo sterno su un piano sagittale Sbobinatore: Anna Gnes Revisore: Vittoria Teodori 1.3 Anatomia apparato locomotore 1 25.09.2024 OSSA IRREGOLARI Le ossa irregolari hanno una forma complessa con superfici corte, appiattite, incavate o spigolose e spesso raggruppate, ad esempio le vertebre. OSSA SESAMOIDI (O IRREGOLARI PIATTE) In genere sono ossa piccole, rotondeggianti, appiattite, che si sviluppano all’interno dei tendini e sono frequentemente localizzate in prossimità di articolazioni di mani, piedi e del ginocchio (patella). Molto spesso a livello della pianta del piede, in corrispondenza del primo metatarso si trovano dei piccoli ossicini che si sviluppano nel contesto delle strutture tendinee, quelle sono delle ossa sesamoidi. Queste ossa hanno la funzione di supportare i tendini, andare a bilanciare il peso corporeo. Se sottoposte pero, a pressioni eccessive, possono essere sede di lesioni traumatiche (infortunio tipico dei ballerini che esercitano uno stress importante sul piede, spesso puntiforme, ledendo le ossa sesamoidi). OSSA SUTURALI Le ossa suturali sono appiattite, di forma irregolare e vengono caratterizzate da linee di sutura laddove le ossa si sono saldate tra di loro. Nell’immagine a fianco si può vedere una ricostruzione tridimensionale del cranio dorsale. Si possono riconoscere le linee suturali che saldano le ossa tra di loro, è possibile anche dedurre che l’individuo è un adulto in quanto in alcuni punti le linee non si vedono neanche più. Sbobinatore: Anna Gnes Revisore: Vittoria Teodori 1.3 Anatomia apparato locomotore 1 25.09.2024 ELEMENTI DESCRITTIVI Sono stati affrontati i termini di posizione e la classificazione delle ossa in funzione della morfologia; esistono però altri elementi che possono aiutare nella descrizione di queste. Le ossa, infatti, qualunque sia la loro forma, presentano degli elementi descrittivi (facce, margini ed estremità), la cui denominazione è quasi sempre legata al loro orientamento o ai rapporti con altre parti dello scheletro. EMINENZE Definiamo eminenze tutte quelle parti che sporgono sulla superficie delle ossa; le eminenze vengono divise a loro volta in: 1) Eminenze articolari → Corrispondono alle articolazioni,e differiscono considerevolmente a seconda che appartengano ad articolazioni mobili (es. trapezio e pollice), poco mobili (es. ossa del carpo) o immobili. 2) Eminenze non articolari → Si distinguono rispetto alla loro forma in varie categorie come: bozze, tubercoli, tuberosità, eminenze mammillari, spine, linee, creste, ecc …, sono numerose le denominazioni che possono avere questo tipo di eminenze. Generalmente queste tendono ad essere rugose perchè servono per l’attacco e l’inserzione di legamenti e muscoli. Alcuni esempi di Eminenze sono: a) Creste tibiali b) Spine ischiatiche c) tubercolo del Gerdy d) Tuberosità ischiatica CAVITÀ Quando si parla di cavità ci si riferisce a tutte le parti incavate delle superfici ossee. Anche queste si dividono in: 1) Cavità articolari → Situate di fronte alle eminenze omonime dell’osso contiguo e hanno una morfologia tale da corrispondervi esattamente in tutti i punti. 2) Cavità non articolari → Hanno una morfologia estremamente variabile e anch'esse prendono diverse denominazioni come docce, solchi, fosse, cavità d’inserzione, ecc…. quando danno inserzione o attacco a legamenti e muscoli. Riassumendo, con il termine eminenza si intende qualsiasi porzione ossea che sporge, mentre con cavità si fa riferimento a tutte le componenti incavate; entrambe possono essere suddivise in articolari (quando fanno parte di un’articolazione) e non articolari (quando danno attacco a legamenti e/o muscoli). Le cavità non articolari diventano quasi una “strada” per il passaggio di Sbobinatore: Anna Gnes Revisore: Vittoria Teodori 1.3 Anatomia apparato locomotore 1 25.09.2024 alcuni tendini: questo è ben visibile a livello della spalla dove sono presenti delle docce che danno passaggio a tendini ben precisi. FORI o CANALI I fori o canali possono invece essere suddivisi in: 1) Canali di trasmissione → Strutture che permettono il passaggio a vasi e nervi senza arrestarsi (ce ne sono innumerevoli a livello delle ossa che vanno a costituire il cranio). Possono assumere diversi nomi a seconda della forma (a fessura, a scissura, laceri se irregolari nel contorno, ecc..) 2) Canali nutritizi → Lasciano passare i vasi che apportano alle ossa il loro nutrimento VASCOLARIZZAZIONE DELL’OSSO È molto importante riconoscere la diversa vascolarizzazione delle ossa lunghe. Nell’immagine a lato è rappresentata la rete vascolare contenuta in un osso lungo. Il tessuto osseo è molto vascolarizzato e attraverso i forami, dove passano i vasi, passano anche le terminazioni nervose. Dunque, affinché i vasi possano entrare nell’osso è necessario un forame. In particolare, nelle ossa lunghe: Nella Diafisi → i vasi provengono dal canale midollare e dal periostio. Nelle Epifisi → i vasi arrivano da rami diafisari e da arteriole periostali. ★ L’arteria nutritizia deriva invece dalle arterie periostee diafisarie e periostee epifisarie (in tutte le ossa lunghe è presente il canale nutritizio che permette il passaggio dell’arteria nutritizia) Soprattutto nelle ossa di grandi dimensioni (Es. femore) se il canale nutritizio viene preso di sbieco alla radiografia, può sembrare un interruzione della corticale (frattura composta): è quindi importante conoscere gli elementi di anatomia normale che vanno a costituire le Sbobinatore: Anna Gnes Revisore: Vittoria Teodori 1.3 Anatomia apparato locomotore 1 25.09.2024 nostre strutture scheletriche per non farsi trarre in inganno e quindi confondere il normale con il patologico. Le ossa lunghe hanno necessità di una vascolarizzazione ben bilanciata lungo tutta la loro lunghezza, rispetto alle ossa brevi che invece sono molto più piccole, di forma cubica. Nel caso delle ossa piatte è presente una vascolarizzazione e innervazione (che riguarda principalmente il periostio) sovrapponibile a quella presente nelle epifisi delle ossa lunghe. La componente nutritizia, invece, arriva dalle arterie periostee superficiali e profonde. Le ossa brevi hanno un solo ordine di arterie che è molto variabile in numero. LO SVILUPPO DELLE OSSA Osservando le immagini a destra possiamo osservare lo sviluppo dei centri di ossificazione epifisari del femore, della tibia e della fibula, valutato attraverso indagine radiologica all'età di (a) 6 giorni, (b) sei mesi, (c) 6 anni, (d) 12 anni. Si noti che i nuclei di ossificazione si sviluppano nel tempo fino a fondersi (questo processo avviene in tutte le ossa, comprese quelle della mano). Anche nello stadio di sviluppo più avanzato l’epifisi risulta ancora separata dala diafisi a opera del territorio metafisario. Perché è importante capire se ci si trova di fronte ad un paziente giovane o anziano? Oltre al riconoscimento di eventuali patologie legate allo sviluppo osseo, capire lo stadio evolutivo di un paziente può risultare importante dal punto di vista medico-legale. Infatti, a volte può essere richiesto di valutare l’età ossea di un soggetto di cui non si conoscono le generalità in base alla presenza o meno dei nuclei di ossificazione. Sbobinatore: Anna Gnes Revisore: Vittoria Teodori 1.3 Anatomia apparato locomotore 1 25.09.2024 L’OSSO IN CONTINUO CAMBIAMENTO L'osso è una struttura estremamente dinamica che è continuamente soggetta a deposito e riassorbimento. Si stima che ogni hanno circa ⅕ dello scheletro adulto venga demolito per poi essere ricostruito. In particolare l’osso spugnososo (trabecolare) può essere sostituito 2 o 3 volte l’anno, mentre l’osso compatto della diafisi ha un rimodellamento molto più lento. Sono vari i fattori che ne condizionano e controllano lo sviluppo, come ad esempio l’alimentazione, l’esposizione alla luce solare, fattori ormonali e l’attività fisica. ESEMPI CLINICI: L’OSTEOPOROSI Se l’osso perde la sua matrice più calcificata va incontro ad una condizione che può essere definita parafisiologica: vi è un riassorbimento della struttura ossea e l’osso diventa più spugnoso e meno denso. Nell’immagine si ha superiormente un preparato di una vertebra normale e inferiormente una vertebra affetta da osteoporosi. Nell’anziano e soprattutto nella donna, a causa del crollo degli ormoni sessuali, di un’alimentazione scarsamente bilanciata e della poca attività fisica, il tessuto va incontro a demineralizzazione e l’osso diventa meno resistente. È comune nei pazienti anziani un’alterazione delle fisiologiche curvature del rachide a causa della perdita di morfologia delle vertebre che passano da una forma cubica e regolare ad una deformata. Ci sara dunque un’accentuazione delle fisiologiche lordosi e cifosi. Sbobinatore: Anna Gnes Revisore: Vittoria Teodori 1.3 Anatomia apparato locomotore 1 25.09.2024 FRATTURE L’immagine a lato rappresenta la regione della caviglia con tibia e perone: in particolare, si osservano l’epifisi distale della tibia, con il malleolo tibiale fratturato. Sono inoltre ben visibili le trabecole del tessuto spugnoso. Si può notare che la corticale ossea è interrotta, indice della presenza di una frattura. Anche a livello del perone però le strutture non sono disposte ordinatamente: anche in questo caso è presente una frattura in cui i capi articolari tendono ad essere disallineati. Il paziente è stato trattato e le fratture sono state ridotte tramite il posizionamento di chiodi, viti e placche; le fratture erano scomposte e tramite il posizionamento di questi i capi articolari si sono risaldati in asse. Nell’ultima immagine a destra si vede che, anche dopo la giustapposizione dei monconi ossei, la rima di frattura è ancora leggermente visibile. Sbobinatore: Anna Gnes Revisore: Vittoria Teodori