Riassunto Media: Una Cassetta Degli Attrezzi PDF
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This document summarizes the book "Media: una cassetta degli attrezzi." It examines communication technologies, from the earliest forms to the modern era. The book explores the evolution of mass media and the transition to participatory culture, highlighting the role of technologies like printing and the internet. The work also touches on the social and economic factors driving technological advancements.
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Riassunto “Media: una cassetta degli attrezzi” Capitolo Tecnologia Introduzione Il termine “Media” è la forma plurale di “medium” (termine latino) ed indica qualcosa che sta nel mezzo. Più speci camente un medium di comunicazione è quello che si int...
Riassunto “Media: una cassetta degli attrezzi” Capitolo Tecnologia Introduzione Il termine “Media” è la forma plurale di “medium” (termine latino) ed indica qualcosa che sta nel mezzo. Più speci camente un medium di comunicazione è quello che si interpone tra più persone che stanno avendo uno scambio di idee. Il termine medium viene utilizzato anche in altri ambiti, come nelle arti, in cui la parola “medium” indica il materiale designato per creare, perciò ha forma sica; Anche nei mezzi di comunicazione di massa il medium può avere forma sica, pensiamo ai dati memorizzati su chip e trasmessi via cavo. Abbiamo un’idea scorretta di quelle che sono le tecnologie di comunicazione, se pensiamo alla parola e la voce, anche essi lo sono (es. parlare in una stanza piena di persone); Le slide di una lezione, che sono un miscuglio di illustrazioni, testi video, sono delle tecnologie di comunicazione; Persino l’energia elettrica, se pensiamo che senza essa non potremmo ne vedere ne ascoltare (se si utilizzano microfoni) nulla di tutto quello che ho appena elencato. A volte, dalla quantità di mezzi di comunicazione esistono, ci dimentichiamo di quanto siano importanti e soprattutto recenti nel corso della storia umana. Per la maggior parte della storia degli esseri umani, i corpi sono stati i principali mezzi di comunicazione. I libri, la fotogra a, la registrazione di suoni, sono talmente recenti ma che prendiamo così tanto per scontate che non ce ne rendiamo conto, non ci rendiamo conto di quanto solo in qualche generazione precedente la maggior parte delle tecnologie di cui disponiamo non venivano neanche minimamente immaginate. Questo modo di pensare i media ci da l’opportunità di fare una ri essione più ampia, partendo dalle mutazioni storico-sociali degli ultimi secoli e sulle trasformazioni della tecnologia mediale. Dai mass media alla cultura partecipativa I media quindi sono tecnologie dell’informazione e della comunicazione che possono assumere svariate forme, e le tecnologie a loro volta sono degli strumenti e delle forme di conoscenza che sono state create per soddisfare i bisogni umani. Cosa sono però i media di massa? Se stiamo avendo una conversazione con una persona, quella si tratta di comunicazione “individuale”. Invece radio e giornali ad esempio sono in grado di comunicare ad una moltitudine di persone in contemporanea. Contrapposizione “da uno ad uno” - “da uno a molti”. La di usione dei mass media avviene con l’avvento della stampa nel XV secolo, prima di quel momento la parola andava scritta a mano, i libri di storia e religiosi erano rari e inoltre la loro comprensione era ristretta ad un élite. Lo sviluppo dei media di massa, infatti, è stato accompagnato da una crescente alfabetizzazione che ha fatto in modo di democratizzare le società. A metà del XX secolo i media più in uenti nella società nordamericana erano riviste, giornali, radio, il cinema Hollywoodiano —> “da uno a molti” Era uno schema in cui erano pochi a manipolare l’informazione e in questo modo a manipolare di conseguenza le masse, poche persone ma in uenti e perciò potenti. Nell’arco di qualche decennio però questo schema si rovesciò, e alla base di questo cambiamento abbiamo due fattori: ff fi fi fl fi fl fi fl 1.La proliferazione delle opzioni mediali a disposizione dei consumatori —> anni ’70/80 ascesa tv via cavo e via satellite (promettevano di svincolare i media dal controllo dei “pochi”). I canali tv non puntavano a raggiungere un pubblico più ampio possibile, anzi cercavano di parlare ad una ristretta cerchia di persone in base a fasce d’età e d’interesse (media di nicchia). Ad oggi infatti è come se vivessimo costantemente in piccoli mondi di nicchia, e non di massa. 2. L’avvento di Internet —> con l’avvento del “Web 2.0” hanno reso colui che leggeva, ascoltava e vedeva un partecipatore al 100%; chiunque volesse poteva creare blog, caricare video sul web, ma ancora se voleva leggere e guardarli, poteva interagire con gli altri creatori con like e commenti e così via… Si segna con Youtube la “cultura partecipativa” Quindi… Di erenza tra media tradizionali e nuovi media —> tradizionali: da uno a molti, poche fonti autorevoli, mass media Nuovi: digital media, cultura della partecipazione, pop culture Nel XXI secolo abbiamo assistito ad un totale sconvolgimento della tecnologia della comunicazione che ha rivoluzionato le nostre vite quotidiane. Nel giro di pochi anni ascendono Google, Facebook, Amazon, Apple, che hanno modi cato drasticamente il nostro modo di interagire tra di noi. Le industrie mediali tradizionali, come anche i conglomerati Disney ecc… hanno dovuto riadattarsi alla nuova “era mediale”. Le aziende tecnologiche e quelle tradizionali possono essere viste come delle realtà che sono, nello stesso tempo, amiche e nemiche: hanno bisogno di lavorare insieme pur essendo in feroce competizione tra loro. Queste rivoluzioni sono solo le ultime di un lungo libro di cambiamenti che ha intercorso la storia umana, e anche le generazioni precedenti alla nostra si sono imbattute in cambiamenti tecnologici altrettanto spettacolari. Pensiamo al telegrafo, in grado di inviare messaggi ad una lunga distanza in un istante, all’illuminazione notturna resa possibile tramite l’energia elettrica. A prescindere dagli e etti di queste nella vita di tutti i giorni, come oggi internet, sono stati soggetto di inquietudini e di preoccupazioni, ciò ci fa comprendere che internet non è stata l’unica tecnologia a destare certe sensazioni, e non sarà di certo neanche l’ultima. Importante Teorico dei media —> Marshall McLuhan Cosa ci dice? - Il medium è il messaggio - Il medium è l’ambiente (crea nuovi ambienti culturali) - Il medium è estensione dell’uomo - Il medium per l’uomo è una forma di auto-ipnosi —> narcosi di narciso Nuovi media e media rinnovati Molto spesso abbiamo l’impressione che ogni volta che ci impratichiamo con una tecnologia arrivi subito un’altra nel mercato. Questo è il classico schema dei media: sempre più nuovi media impongono la loro attenzione mentre i vecchi si rinnovano con l’uscita di nuove versioni. Le aziende che hanno interesse nel vendere incessantemente incorporano questo schema nel loro business, e realizzano articoli per il breve termine. Es. acquistiamo un nuovo smartphone, già l’azienda produttrice ha pronto un nuovo modello migliore di quello che abbiamo acquistato —> obsolescenza programmata Questo schema ci da l’impressione che nulla resti com’è per un tempo prolungato. In realtà quella che vediamo come una nuova tecnologia è poi un susseguirsi di iterazioni e versioni in un dato arco di tempo. Es. registrazione audio —> non è un unica tecnologia ma è un susseguirsi di modi che in un lungo tempo: dalla carta stagnola a streaming digitali. ff ff fi fi Anche essendo molto giovani possiamo osservare come l’esperienza musicale, nella nostra vita, sia stata modi cata e “aggiornata” costantemente. Con questo possiamo comprendere la tecnologia dei media dal punto di vista storico: Le tecnologie in primis vengono costantemente aggiornate e potenziate per risolvere eventuali problematiche o introdurre nuovi vantaggi. —> Da questo punto di vista si può dire che tutti i media sono nuovi media In secondo luogo attribuiamo un senso alle tecnologie mettendole in relazione tra loro (es. comparazione tra vecchia e nuova oppure valutando i miglioramenti tra due versioni recenti della stessa tecnologia) In terzo luogo le tecnologie non cambiano per una volontà di miglioramento ne a se stessa, ma per venire incontro a bisogni e desideri delle aziende e dei consumatori. Perciò sono dei fattori sociali ed economici a orientare il cambiamento della tecnologia. In certi casi sono proprio le aziende ad imporre il cambiamento per aumentare gli introiti (imposizione dall’alto) come i cd che sono stati millantati come migliori qualitativamente, ma anche avendo un prezzo nettamente più basso dei dischi venivano venduti al doppio, così che le case discogra che aumentassero il guadagno sulla proprietà intellettuale In altri casi sono i consumatori ad alimentare l’innovazione (imposizione dal basso), come la condivisione gratuita di brani musicali tra utenti, come con Napster e altre piattaforme. In seguito al successo di queste, l’industria musicale ha capito come la distribuzione online di singoli pezzi musicali e non di interi album avrebbe permesso di attrarre più utenti, e perciò si è mobilitata per andare incontro alle esigenze di questo nuovo tipo di mercato. I nuovi media non eliminano però necessariamente i media del passato, pensiamo che oggi accanto a Spotify e YouTube ancora sopravvivono gli lp, per i consumatori che vogliono una copia in vinile dei loro album preferiti. Molti rivali possono coesistere e soddisfano esigenze di nicchie di mercato di erenti: La radio non è stata surclassata dalla tv, ed entrambe hanno popolarità anche in quest’era di internet; I libri non sono stati uccisi dalla rete e la televisione non è stata eliminata da Net ix. Nonostante ciò tutti i media più vecchi hanno dovuto adattarsi all’ascesa dei nuovi più redditizi per sopravvivere. Dalla novità all’addomesticamento Un medium può essere più di una cosa allo stesso tempo; Il cinema per esempio riunisce tutta una serie di diverse tecnologie: telecamere, proiettori, microfoni… All’inizio dell’esperienza cinematogra ca il sonoro non esisteva, ad oggi invece la colonna sonora è parte integrante del medium. Persino un singolo elemento come la cinepresa può contenere molte parti: un treppiedi, carrelli e gru —> se questi elementi cambiano, il risultato nale può essere molto diverso. Alle origini di una nuova tecnologia abbiamo sempre la parte di invenzione e sviluppo, che sono pratica di studiosi che perseguono obbiettivi, prendendo le mosse da tecnologie e conoscenze già esistenti. I processi tecnologici sono astratti dai desideri e bisogni umani. Pensiamo all’invenzione della scrittura, nasce come segni su gettoni di argilla usati per contare e annotare informazioni e negli scambi di natura economica. Le società agricole avevano bisogno di tracciare la produzione, e la comunicazione orale non era pratica. Su questa dinamica di necessità si basa lo sviluppo di tutti i nuovi media nel corso della storia. —> le funzioni sociali precedono i formati tecnologici In ogni caso l’adozione di una tecnologia avviene solo tramite la distribuzione agli utenti, in qualche modo quindi impone una forma di commercializzazione per la vendita di un prodotto nuovo. fi fi fi fi fl fi ff Queste operazioni pubblicitarie presentano il prodotto come una fantomatica soluzione ai problemi, e tale retorica può essere innescata dall’alto (azienda produttrice) ma anche dall’immaginario popolare. Es. Il primo iPhone venne soprannominato “telefono di Gesù”, era un oggetto-feticcio, le persone hanno fatto ore di la pur di acquistarne uno. Negli anni si è poi banalizzato e nito nelle tasche di chiunque —> il mercato degli smartphone si era consolidato. Distribuzione e commercializzazione possono venire da accordi di aziende già esistenti, ma ci sono anche casi di start-up ed outsider che commercializzano nuove tecnologie per sfruttare il mercato. es. google era una start-up, ma non poteva rivolgersi ad una azienda che pubblicizzava motori di ricerca perché era un prodotto inventato da loro —> può avere un risvolto positivo, perché da creatori di un mercato di una nuova tecnologia mediale, possono ricavarne il monopolio. I potenti mezzi di comunicazione moderni si sono di usi per la maggior parte con la commercializzazione. Delle volte questa commercializzazione veniva completamente nanziata dallo Stato (pensiamo alle tv in italia) Inoltre, spesso quando viene creato un mercato per una nuova tecnologia, lo stato interviene ponendo dei limiti al suo funzionamento e al suo utilizzo. Certe tecnologie possono essere incluse nella regolamentazione già esistente come ad esempio: - Diritto d’autore - Calunnia - Tutela libertà di parola Nonostante ciò le tecnologie nuove possono destare preoccupazione e richiedere nuove regolamentazioni. Es. politiche che stabiliscono chi può trasmettere segnali radiotelevisivi via etere, e che non esistevano prima dell’invenzione della radio e della tv. Piú l’opinione pubblica si preoccupa, piú è probabile che ciò che è fonte di tale preoccupazione venga a un certo punto regolamentato, o delle volte possono essere le aziende stesse ad intervenire così che non sia lo stato a farlo —> autoregolamentazione Autoregolamentazione e regolamentazione sono due forme di reazione u ciali alle nuove tecnologie e servono a gestire l’impatto sociale e tranquillizzare l’opinione pubblica. La fase nale di questo ciclo è quando quella tecnologia non è più così nuova, e non desta più stupore o sospetto, e viene chiamata la fase dell’addomesticamento. La parola addomesticamento la possiamo intendere in due accezioni: - Quella dell’addomesticamento degli animali, ovvero di rendere prevedibile qualcosa e piegarla al volere umano —> “rendere sicuro” - Casa, sfera domestica —> queste nuove tecnologie diventano parte integrante delle nostre case (tv o computer), ma anche quando non sono letteralmente in esse sono onnipresenti nella vita quotidiana Quando queste tecnologie vengono in scena, spesso nella storia sono state accolte con timore, terrore di e etti nocivi, un panico morale, soprattutto per quanto riguarda giovani e donne. - Telefono e radio —> portare in casa sconosciuti - Cinema —> emulazione di soggetti negativi da parte delle persone vulnerabili - Fumetti —> provocare violenza o devianze sessuali - Tv —> danneggiare la vista dei bambini e renderli stupidi Questo è uno schema di pensiero vecchio quanto il mondo. Nei tempi più recenti, all’uscita di una nuova tecnologia, magicamente quella vecchia smette di essere un pericolo. Es. all’uscita della tv il cinema non ha più destato preoccupazione. Quando una tecnologia mediale non provoca piú timori e preoccupazioni, è un segnale inequivocabile che è stata addomesticata. fi ff fi fi ff fi ffi Le tecnologie come agenti, gli utenti come innovatori Nel corso della storia, ai nuovi media è stato attribuito il potere di “annientare lo spazio e il tempo”. Nella rivista “The Atlantic” nel 2008, un articolo catastro sta ci diceva che Google, rendendo le informazioni disponibili e sempre accessibili con un clic, ci stava rendendo stupidi; secondo lui internet ci stava togliendo la capacità di concentrazione. Ci sono da sempre più visioni che hanno accompagnato la storia dei media e più in generale delle innovazioni tecnologiche; Una visione catastro sta, come quella dell’esempio, e una visione tendenzialmente più ottimista, dove alcune tecnologie diventano quasi oggetti di culto a cui si attribuisce la soluzione a tutti i nostri mali. Ad esempio abbiamo pensato in passato che il telegrafo avrebbe permesso una «comunicazione universale» e condotto a «un trionfo a livello mondiale del cristianesimo» Gli studiosi dei media e gli storici della tecnologia hanno coniato per questo modus operandi un termine: “determinismo tecnologico” —> questa espressione ha accezione negativa e viene usata per indicare i modi di pensare ingenui e poco so sticati. Il pensiero deterministico infatti attribuisce un unica causa a degli eventi complessi e spiega gli eventi storici in maniera semplicistica. Il determinismo tecnologico è, in particolare, una loso a secondo cui la tecnologia sarebbe la causa di tutto. Un celebre determinista tecnologico è Marshall McLuhan, per lui, in sostanza, viviamo in un mondo interamente determinato dalla stampa, oppure dalla televisione, o ancora da internet. McLuhan sostiene addirittura che sia causa della stampa l’ascesa dei nazionalismi, la riforma protestante ecc… è errato nella misura in cui degli eventi complessi e sfaccettati come l’ascesa del nazionalismo, la riforma protestante e la rivoluzione industriale non possono che avere piú cause: i cambiamenti economici, culturali, sociali e politici contano quanto quelli tecnologici. Quindi, non è che le tecnologie non siano le cause, ma non le uniche, non possono determinare questi scenari. Delle preoccupazioni più frequenti di cui abbiamo sentito parlare sono l’utilizzo degli schermi da parte dei bambini: Il discorso sul «tempo trascorso davanti a uno schermo» non tiene spesso conto del fatto che i bambini usano gli schermi per fare svariati tipi di esperienze, inoltre dei media stampati non ci imponiamo che dovrebbe esserci un tempo di fruizione determinato come nei media schermici. L’unico motivo per la quale c’è questa preoccupazione è la novità tecnologica data da questi dispositivi a schermi tattili che si pensa provochino assuefazione. Ovviamente il medium ha un suo potere che va riconosciuto, ma il rapporto tra tecnologia e agentività può anche essere a rontato in senso inverso, ossia dal punto di vista dell’utente e delle comunità di utenti. —> invece di pensare a cosa le tecnologie fanno a noi, pensiamo a cosa noi facciamo alle tecnologie In questo modo l’agentività, ovvero la causa si sposta dal media al gruppo di utenti. l loro libro sulla storia di Twitter (Jean Burgess e Nancy Baym mostrano che le tre principali innovazioni della piattaforma in questione sono scaturite dagli utenti: - la @risposta - Hashtag # per contribuire alla conversazione su un argomento - Il retweet Twitter tecnologia mediale che è forma sia dei suoi ingegneri che degli utenti che la utilizzano. Questa storia non è rara, anzi è usuale che le tecnologie si di ondano non per lo scopo per la quale si volevano commercializzare. - Internet, ad esempio, non era stato inizialmente progettato per inviare messaggi da singolo a singolo, eppure l’e-mail è diventata rapidamente la sua applicazione piú popolare. - Il telefono non è stato concepito per essere uno strumento di socializzazione, sono state in particolare le donne a intuire che un telefono in casa avrebbe permesso loro di tenersi in contatto con amici e parenti, di «far visita» agli altri senza dover uscire, superando la sensazione di isolamento che spesso provavano nel passato. ff fi fi fi fi fi ff - La radio all’inizio è stata inventata per mandare messaggi da un punto all’altro della rete, poi gli appassionati di radio hanno capito che potevano o rire un’esperienza di ascolto di suoni lontani e poteva essere sfruttata nella comunicazione di massa a livello nazionale Tutti questi esempi mostrano, al contrario, che gli utenti modellano le tecnologie per soddisfare i propri bisogni e desideri, sia sociali sia individuali, e che le aziende si adattano per assecondarli. —> Siamo lontani dal determinismo Le politiche delle tecnologie mediali Abbiamo potuto capire che vigono due idee opposte rispetto alla tecnologia. Da un lato tecnologia come separata dal mondo sociale e che anzi ne esercita un potere (determinismo) Dall’altro abbiamo l’idea degli studiosi dei media, ovvero quella che la produzione e l’uso delle tecnologie mediali, come prodotti del mondo sociale, scaturiscono dalle disuguaglianze strutturali che caratterizzano la società e contribuiscono anche a tenerle vive. Lo storico Kranzberg ci dice che la tecnologia non è né buona né cattiva ma non è neanche neutrale —> Ciò signi ca che le tecnologie devono essere analizzate in base alle dinamiche sociali dei loro usi, che spesso vanno ben oltre le nalità immaginate al momento dell’invenzione Inoltre Kranzberg a erma che la medesima tecnologia può avere e etti molto diversi in base al contesto o circostanza in cui viene utilizzata. La tecnologia non è neutrale soprattutto quando c’è in mezzo la politica, questo perché il mondo sociale non è equo ed i bisogni e desideri che ne derivano avvantaggiano delle classi e ne penalizzano altre. —> spesso le tecnologie alimento questa disuguaglianza Le industrie dei media dominanti tendono ad avvantaggiare la classe agiata che ne fa uso. Es. Fotogra a —> la riproduzione fotogra ca ha storicamente reso i soggetti bianchi in modo diverso, più nitido, rispetto ai soggetti più scuri; in e etti la fotogra a rendeva di cile distinguere i soggetti neri in delle fotogra e rispetto ai soggetti bianchi. La fotogra a in e etti si è sviluppata in una società dominata dai bianchi —> gli usi sono stati sviluppati prendendo per scontato che i soggetti al centro dovessero essere persone bianche. La tecnologia fotogra ca consiste essenzialmente nel catturare la luce, e quest’ultima viene assorbita e ri essa in modo diverso a seconda delle tonalità della pelle. Si deve tener conto infatti come parametro cruciale l’esposizione, e in una fotogra a il fotografo è messo a dura prova se ci sono sia soggetti bianchi che neri; ora se i volti dei neri sono sottoesposti e confusi è perché la tecnologia privilegia il colore bianco. = La tecnologia della fotogra a non è neutrale, e può discriminare. Ad essere importante per catturare soggetti che assorbono e ri ettono una diversa quantità di luce è la gamma dinamica, se gli utilizzatori avessero chiesto di dare precedenza ad una buona gamma dinamica la fotogra a avrebbe potuto essere molto diversa. Perché non successe? Perché si dava per scontato che il bianco fosse più naturale in fotogra a. la mancata di usione di pellicole con un’ampia gamma dinamica è un perfetto correlato di una società caratterizzata dalla segregazione razziale. A conferma di questa dinamica, ad Hollywood le luci ed il trucco erano cruciali, ed erano fatti in modo che i volti bianchi apparissero più attraenti sul grande schermo. Il controluce veniva utilizzato per infondere una sorta di aura alle donne dalla capigliatura bionda; Siccome nelle pellicole in bianco e nero il giallo e il rosso apparivano come toni scuri, nelle luci e nel trucco si faceva di tutto per evitare tali colori che avrebbero imbrunito la carnagione dei bianchi —> bianchezza diventa elemento di bellezza femminile. fi fl ff ff fi fi fi fi fi fi fi ff ff fl fi ff fi ff ffi fi fi Nonostante ciò la pelle più scura può essere rappresentata eccellentemente in fotogra a, gli afroamericani infatti preferivano le pellicole Fuji giapponesi per questo lavoro rispetto alle pellicole Kodak americane. I pregiudizi sulla tecnologia e le pratiche di utilizzo hanno trattato la pelle scura come un problema/un’eccezione. Ad essere esempio di non neutralità è Google: Noi ci a diamo a questo motore di ricerca prendendo per scontato che i risultati che ci dia siano sempre i “migliori”, ma non è così, perché anche google non è neutro ed ha alla base delle discriminazioni. Es.Se ricerchiamo “ragazze di colore” i risultati che saltano agli occhi sono una visione sessualizzata delle donne nere. Ma non solo questo, anche cercando altre terminologie ci accorgiamo di discriminazioni sia razziali che di genere. Bisogna semplicemente riconoscere che google non ci darà mai i risultati “migliori” o “importanti”, e le informazioni non saranno mai oggettive, anzi tenderanno a rispecchiare gli interessi delle persone che hanno creato il motore di ricerca e delle società per cui lavorano. L’algoritmo di Google d’altronde è una scatola nera, e solo google ha il codice per capirne il funzionamento, ma tramite un analisi possiamo capire che il funzionamento. Google, nonostante sia gratis per tutti noi, è una grande attività commerciale. Quest’ultima guadagna miliardi dalle pubblicità associate alle ricerche, che spesso non ci rendiamo conto nemmeno che siano presenti perché magari sono molto inerenti alla nostra ricerca. Google nei risultati inoltre privilegia i suoi prodotti (mappe, immagini, shopping…) ciascuno dei quali contribuisce alla ricchezza della proprietà. Le aziende devono in molti casi saper sfruttare al meglio l’algoritmo di Google, poiché il loro successo può dipendere dalla posizione che occupano nei risultati di ricerca per parole chiave. Questa strategia si chiama Seo o “Serch Engine Optimization” —> I risultati razzisti e sessisti delle ricerche su Google potrebbero dunque essere il risultato di pubblicità o Seo basati sulla promozione di prodotti (si pensi ai siti web pornogra ci) che di ondono stereotipi sessisti e razzisti. Onlife di Luciano Floridi Saggio che ci spiega che ormai non si tratta più di essere online o o ine, perché la nostra vita quotidiana è profondamente radicata sui media. Ci vengono a mancare dei con ni fondamentali: - Con ne tra realtà e virtualità - Con ne uomo-macchina-natura - Passaggio da una scarsità di informazioni ad un’abbondanza di informazioni - Primizia di relazioni binarie (prima) a primizia di interazioni, processi e reti (ora) La dimensione culturale dei media La dimensione culturale dei media —> - va contro alla visione semplicistica che vede un produttore che crea un signi cato e lo spettatore lo comprende passivamente - contro quell’idea di passaggio mittente-ricevente come se non intervenissero nel mezzo altri fattori. La cultura dei media va osservata come un circuito ff fi fi ffi fi ffl fi fi fi Questo circuito è composto da: -Rappresentazioni -Identità sociali -Modalità di produzione -Forme di consumo -Meccanismi che ne regolano la circolazione Sono tutti collegati tra loro tramite linee di in uenza e il CONTESTO ha un ruolo fondamentale nella creazione dei signi cati. Necessario prendere in considerazione tutte le parti del circuito (Paul Du Gay e Johnson) Apple Multinazionale creata da Steve Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne. Produce apparecchiature elettroniche, hardware, computer software, produce contenuti… Azienda user-friendly Crea una community, perché prima i contenuti si potevano condividere immediatamente solo con dispositivi apple tramite airdrop (circolo chiuso tra chi aveva dispositivi apple) Articolo di punta: iPhone (2007) Quali sono le novità dell’iPhone? - Multi-touch screen - Tastiera virtuale - Accesso istantaneo a informazioni e risorse - Uno status sociale - L’iPhone ha messo internet nelle tasche di tutti - Trasforma la fotogra a in un’attività quotidiana - Ha cambiato il modo in cui software sono creati e distribuiti, le app hanno trasformato il cellulare in qualsiasi cosa —> una banca, una calcolatrice, una torcia… ormai lo smartphone sostituisce tutto - Le app hanno cambiato anche il modo in cui le persone lavorano e si svagano fi fi fl Capitolo Testo Per “contenuti” dei media dobbiamo intendere delle cose che hanno un valore sia per il produttore che per il consumatore, è che possono essere scambiati (come in cambio di soldi) e vissuti. I media di comunicazione assumono delle forme materiali: parole con l’inchiostro su una pagina, immagini registrate su pellicola, suoni incisi nei dischi. Un testo è un’istanza mediale individuale realizzata da un produttore e ricevuta da un consumatore, si tratta di un oggetto come una rivista, un interfaccia di un social media o una serie su Net ix. Una caratteristica di un testo, e quella che importa di più nello studio dei media, è che è possibile analizzarlo. Di solito si analizza un testo per discutere i signi cati contenuti in esso: si parla infatti di analisi testuale o critica per di erenziarla da altri tipi di analisi. Sicuramente noi spesso facciamo delle analisi testuali, anche quando non ci occupiamo di media studies, inoltre la persona che la fa può essere de nita un “critico” pure se la sua considerazione non è critica o negativa. Indipendentemente dal fatto che i testi di cui parliamo non siano un testo che possiamo leggere come un libro o una poesia, che de niamo più genericamente come “testi”, possiamo leggerli come un’espressione facciale o una situazione. —> pensiamo al termine lettura come interpretazione. Interpretare signi ca dare un senso, sforzarsi di capire che cosa signi ca qualcosa, creando un secondo testo che parli del primo che stiamo analizzando. Tra le varie cose che fanno gli studiosi di media c’è anche l’interpretazione dei testi mediali. L’interpretazione, sebbene possa sembrare qualcosa di soggettivo o arcano, in questo caso non è di questo genere. Questo tipo di interpretazione non vuole giudicare o valutare qualcosa, ma è circoscritta in modalità speci che. Infatti per fornire un’interpretazione persuasiva, un analisi dei media deve esporre le sue argomentazioni su fondandole su basi solide e su evidenze tratte dal testo, per far luce sul testo messo in discussione e per farlo vedere in un modo in cui altrimenti non l’avremmo mai visto. Spesso ci si interessa i testi in base alla loro relazione con la produzione o il consumo, e raramente li si analizza senza studiare chi li produce o verso chi sono rivolti. —> Rimane importante studiare il contesto in cui il testo agisce, ma l’analisi testuale sta alla base dei media studies. C’è un limite a de nire ciò che è un testo o cosa no? Dipende da noi. Si può a ermare che qualsiasi cosa secondo noi dotata di signi cato e possibile da analizzare può essere considerata testo passando da smartphone a pantaloni da yoga. Scomposizioni Qualsiasi testo può essere suddiviso nelle parti che lo compongono = si può e ettuare un analisi La parola analisi viene dal greco antico e signi ca “scomporre”. Analizzare quindi = smontare e individuare i pezzi dell’oggetto di ricerca e osservarli mentre lavorano insieme per formare un “tutto”. Scomporre ci aiuta a comprendere meglio gli oggetti delle nostre ricerche. Ma quali sono le parti da scomporre? Dipende dal testo e dal suo medium. Es. canzone pop —> musica, testo, ritmo, melodia, voce, composizione strumentale Film —> musica, dialoghi, recitazione, movimenti macchina da presa, costumi, montaggio ecc Sicuramente i testi di media di erenti hanno qualcosa in comune, ma per l’analisi di un testo di un medium bisogna avere anche una buona conoscenza dello stesso. Es. per fare una buona analisi di un lm si deve avere conoscenza della produzione del cinema. fl ff fi fi fi ff ff fi fi fi fi fi fi fi ff Tra le convenzioni di montaggio ci sono dei dispositivi che entrano in gioco come la “ripresa in soggettiva” (dalla prospettiva di un personaggio) o il “campo/controcampo” (alternanza tra due personaggi in due inquadrature di erenti) Prendiamo in considerazione questi due tipi di inquadrature da due lm classici come Casablanca (1942) e Lo Squalo (1975) Colore: Bianco e nero Formato: Academy standard (1,375:1) Profondità di campo ridotta, lui a fuoco ma non il resto Illuminazione ridotta e ombrosa fatta a posta per mettere in risalto la parte sinistra del viso rispetto allo sfondo scuro. Illuminazione controllata su uno studio Colore: A colori Formato: Widescreen (2,39:1) Profondità di campo maggiore, volto in primo piano e bagnanti a fuoco Illuminazione naturale Questi dettagli dell’immagine aiutano a trasmettere i signi cati delle storie. In e etti, a de nire il personaggio di Rick sono l’aspetto pensieroso e il consumo di alcolici. Nel caso di Brody è la preoccupazione per l’eventualità che l’attacco di uno squalo possa rovinare il divertimento delle persone intorno a lui. Analisi del testo lmico fi ff fi fi ff fi Scena di dialogo tra Marion e Norman: principio su cui si regge è individuare la minaccia che grava sulla donna che sta per essere uccisa da Norman. —> la minaccia non è espressa dal suo atteggiamento, dalla voce o dalle parole, ma dall’opposizione visiva fra le due inquadrature Marion è inquadrata frontalmente e la cinepresa è posta alla sua altezza; Si trova al centro dell’immagine; Marion è lo spazio sono illuminati in modo omogeneo; Le linee che attraversano il piano sono orizzontali, verticali o ovali: l’immagine è ordinata e priva di elementi drammatici o espressivi; Norman è inquadrato dal basso verso l’alto; Si trova sulla destra del campo visivo, la sinistra è vuota; La macchina da presa è in posizione leggermente obliqua; Illuminazione contrastata —> ombre minacciose sulle pareti, volto di Norman è illuminato solo da una parte; I quadri mostrano donne nude; Uccelli rapaci impigliati dietro Norman; Il senso di minaccia quindi è dato dalle di erenze di inquadratura, dalle caratteristiche visive delle due immagini soprattuto dalle caratteristiche visive delle inquadrature di Norman. —> il discorso lmico gioca un ruolo anticipatore rispetto alla storia narrata. I testi possono raccontare delle storie, o spesso possiamo crearla noi; In altri casi di testi magari le storie vengono da altrove. Casablanca deriva da uno spettacolo a teatro mai inscenato, invece Lo Squalo da un romanzo bestseller. Pensiamo a videogiochi che possono essere gli ultimi di una saga e quindi riprendere dalle edizioni precedenti, a spin-o di serie in cui i personaggi si cimentano in un’altra storia. Molte storie continuano a sopravvivere da un testo all’altro. Harry potter passa da una pagina del libro della Rowling a immagini stampate, a parchi a tema, peluche e videogiochi. Il contenuto - un personaggio e la sua storia - quindi può prendere vita in forme diverse. Possiamo dividere quindi in modo netto la forma e il contenuto; può essere di cile però cogliere i signi cati del testo se non intendiamo forma e contenuto come un insieme dipendente. Il signi cato di ogni testo infatti è plasmato dalla sua forma in qualche modo. Presupponendo che ogni testo mediale è costituito da più parti separabili, dobbiamo capire che parti stiamo cercando: Per determinarlo, si possono applicare le proprie conoscenze pregresse sulla struttura di un certo tipo di testo e sul suo funzionamento. —> queste conoscenze devono essere speci che per quel tipo di testo, sulla sua forma, sul suo medium e sul genere Es. Emily in paris —> applico conoscenze sul computer, su net ix stesso, sulle serie tv… Quindi prima di procedere con l’individuare le parti di un testo, sarà necessario valutare di che tipo di testo si tratta. fi fi fi ff ff fi fl ffi Un’ulteriore modalità di analisi di lm e serie televisive consiste nell’identi carne gli «atti»: Un atto possiamo riconoscerlo in lm e serie con interruzioni pubblicitarie nella spartizione delle due parti separate dalla pubblicità, in quelle in cui non abbiamo interruzioni dobbiamo essere noi a dedurli, in base a momenti di passaggio e così via. —> La segmentazione dell’intero lm in una serie di atti è un modo per capire come viene raccontata la storia, ed è una parte del lm da identi care durante l’analisi. Un po’ come i capitoli dei libri. In lm e serie ci sono delle ripartizioni più dettagliate: scene, sequenze e inquadrature. Livelli di analisi Per analizzare un testo possiamo servirci di un sistema di analisi suddiviso in livelli, può essere utile per schiarirsi le idee sul lavoro da fare. Questi livelli non devono necessariamente susseguirsi in maniera lineare e alcuni si possono sovrapporre o non utilizzare; - Anticipazione —> es paratesti come trailer, locandine, promo; tutti quei prodotti che anticipano la nostra esperienza del testo e ci danno delle aspettative o delle idee di base - Esperienza —> il consumo dei media, ascoltare, guardare… - Descrizione —> La descrizione di un testo che rievoca immagini prima di scomporlo - Analisi —> scomposizione del testo nelle parti che lo compongono e descrizione per singole; confronti da un testo all’altro… - Interpretazione —> attribuire un signi cato, delle spiegazioni al testo, con magari prove a sostegno - Valutazione —> si può svolgere l’analisi di un testo senza valutarlo, ma solo perché lo abbiamo scelto e ettivamente abbiamo espresso un giudizio di fondo: abbiamo pensato che fosse degno di critica - Appropriazione —> appropriazione di un testo per la creazione di un altro (es. meme o fanart) L’analisi testuale in pratica / Signi cati e Intenzioni Ognuno rispetto a un testo può dare analisi interpretative diverse, ed è normale. La variabilità di signi cato testuale da una persona ad un’altra ad ogni analisi una sorta di dinamicità ed imprevedibilità. La qualità dei testi mediali che permette questa variabilità si chiama “polisemia”, il che li rende a ascinanti. Le radici di “polisemia” derivano dal greco antico “polys” (molti) e “sema” (segno) —> dimensione di molteplicità Un caso tipico è quello di un testo che ha due o piú signi cati o valori possibili chiaramente diversi. Es. serie televisiva All in the family Personaggi: Archie e Edith Bunker, coppia operaia del Queens, insieme alla glia Gloria e il genero Mike che vivono tutti nella stessa casa Il contesto in cui è andata in onda la serie è il momento in cui la società americana era dilaniata dal con itto generazionale e dagli sconvolgimenti sociali scaturiti dalle mutazioni degli anni 60’ (movimenti per i diritti civili e delle donne, guerra in Vietnam…) Archie è un capofamiglia ostile alle rivoluzioni di quei tempi —> sfoghi comici che rivelano la sua ignoranza Mike e Gloria sono due adulti intelligenti e idealisti, schierati dalla parte del progresso —> con itti verbali con il capofamiglia ff fi fi fl ff fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fl Archie rappresenta altresí il baricentro morale e comico della narrazione, e i con itti che si scatenano nei vari episodi della serie si risolvono spesso con lui che impara la lezione oppure si vendica. I progressisti da un lato temevano che i bigotti potessero idolatrare la gura di Archie, d’altro canto pensavano che la serie fosse una evidente parodia nei confronti delle persone come Archie. —> il programma ebbe tantissimo successo per persone di tutte le opinioni: c’era chi vedeva Archie come un eroe del quotidiano e chi invece come uno sbru one La polisemia funziona proprio in questo modo: ammette dei signi cati diversi o addirittura opposti. Questo è un perfetto esempio di testo che trova un signi cato solo tramite gli spettatori, e può assumere signi cati diametralmente opposti. In alternativa ci si potrebbe chiedere: se ci sono signi cati nei testi, allora non sono gli autori a metterli lí dove sono? Uno degli scopi dell’analisi testuale potrebbe essere scoprire i signi cati che l’autore vuole sottendere. Nel caso di All in the Family possiamo sapere che il personaggio di Archie è ispirato allo stesso padre dell’autore Norman Lear. All in the Family si ispira alla commedia televisiva della Bbc Till Death Us Do Apart (1965-75), e Archie è stato visto come una variante del personaggio principale di tale serie, Alf Garnett, quindi forse potremmo anche chiederci quali fossero le intenzioni degli autori di quel programma. Alcuni critici letterari non sono d’accordo con questo modo di agire, infatti si oppongono alla ricerca dell’intenzione dell’autore come giusti cazione dell’interpretazione —> fallacia intenzionale Per W. K. Wimsatt jr. e M. C. Beardsley, qualsiasi signi cato da trovare in un testo deve essere presente nel testo stesso. Come a ermano i due studiosi: «Se il poeta ci è riuscito, allora la stessa poesia mostrerà quel che stava cercando di fare» D.H Lawrence ci dice invece “Non datevi mai dell’artista. Fidatevi del racconto” —> Lawrence parlava di poesia, in cui l’autore era uno. Nei testi mediali gli autori sono cooperazioni di tantissime persone, a vantaggio delle loro idee, probabilmente queste decine/centinaia di persone non avranno tutte la stessa intenzione, perciò dedurla è impossibile. Nonostante ciò le dichiarazioni autorizzi possono aiutarci nella scomposizione del testo. L’analisi testuale è, in de nitiva, un’interazione tra uno speci co tipo di media e un critico che si forza di ricavarne un signi cato. In questa ricetta, in n dei conti, l’autore è un ingrediente opzionale e talvolta sgradito. Denotazione e Connotazione Lo spettatore ha un ruolo cruciale nella produzione dei signi cati, indipendentemente dall’autore. Il critico francese Roland Barthes distingue due tipi di signi cato: - Denotazione - Connotazione La denotazione si riferisce ai signi cati di super cie: “il messaggio letterale” Invece la connotazione si riferisce ai signi cati “simbolici”. Nel suo testo “La retorica dell’immagine”, Barthes identi ca l’esempio di una pubblicità di Panzani: vediamo delle confezioni di spaghetti Panzani, del parmigiano Panzani e un barattolo di sugo Panzani, insieme a delle cipolle fresche, dei pomodori, dei funghi e dei peperoni verdi che fuoriescono da una borsa per la spesa a rete bianca fi fi fi fi ff fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi ff fi fi fi fl Questa pubblicità non mostra solo i prodotti in vendita, secondo Barthes, ma fa leva sul concetto di italianità e sulla familiarità del lettore francese con questo concetto di nazione. La combinazione di colori nella pubblicità riprende il tricolore italiano. Barthes sostiene inoltre che l’italianità, oltre a suggerire un’indubbia panoplia di signi cati che hanno a che fare con una particolare nazionalità, presuppone piú in generale una serie di idee sulla nazionalità, per esempio le distinzioni tra l’identità italiana e le altre, come quelle francese, tedesca e spagnola. I signi cati di questa pubblicità sono letteralmente presenti nella parola e nell’immagine, ma risiedono anche nella conoscenza e nell’esperienza condivisa di coloro che la guardano e che fanno intervenire le loro conoscenze pregresse nel lavoro di attribuzione di signi cato. —> le connotazioni del testo derivano dal sapere interno di una particolare cultura (italianità); Nonostante ciò in questo caso i signi cati si basano anche su un livello denotativo Una delle intuizioni di Barthes è che denotazione e connotazione non possono essere facilmente separate in quanto elementi discreti di un testo. Esse, piuttosto, operano insieme e l’una attraverso l’altra. Il concetto di variabilità testuale e le idee di denotazione e connotazione ci fanno capire che i testi non hanno signi cati inequivocabili; Magari il testo in quanto oggetto non cambia, ma gli spettatori, nella loro diversità, creano dei signi cati a partire dai testi e combinano ciò che vi trovano e ciò che apportano dalla loro conoscenza pregressa. Capitolo Rappresentazione La parola “rappresentazione” dal latino “repraesentatio” può essere analizzata per capirne il signi cato. Il su sso -zione indica un processo, qualcosa in atto. Presenta-, dal latino “praesentare”, è un verbo che signi ca “essere presente” Re- è un pre sso sempre di origine latina che vuol dire “di nuovo” o “ripetutamente”, qualcosa che si ripete. Dunque la rappresentazione, nei media, è un processo di immagini, storie e idee che si ripresenta ciclicamente seguendo uno schema. ffi fi fi fi fi fi fi fi fi fi Un signi cato correlato di rappresentazione indica una cosa che sta per un’altra, che la sostituisce, ad esempio la rappresentanza in parlamento —> una persona che viene eletta dai cittadini per farsi sentire al potere. Spesso applichiamo una logica analoga alle rappresentazioni dei media, che nelle nostre aspettative devono appunto rappresentare delle identità e delle comunità con un certo grado di verità e persino di giustizia —> es. una persona nera in un lm di oppressione Le rappresentazioni nei media dei vari gruppi sociali in uenzano i modi in cui le società vede queste comunità, contribuiscono alla creazione di signi cati culturali condivisi Ogni rappresentazione ha il potere di produrre o riprodurre i signi cati relativi ai suoi contenuti e temi. Lavoro di rappresentazione Se ri ettiamo, siamo molto in uenzati dalle rappresentazioni. Pensiamo ad un luogo che non abbiamo mai visto, es. Maldive, in qualche modo lo conosciamo pensando alle pubblicità turistiche, dal cinema, internet, magari pensando alle persone che ci vivono ecc.. Quindi, pur senza avere una conoscenza diretta di quei luoghi, ho comunque in mente un sacco di cose. Es. Nella realtà esiste il crimine e ci sono anche delle storie (sia inventate, sia vere) sul crimine nei media, come nelle serie poliziesche e nei telegiornali. Molte delle nostre idee sul crimine sono in uenzate da quel che abbiamo appreso da lm, tv, social media e videogiochi. È dai media che pensiamo che determinate persone fanno dei crimini per determinati motivi, o che il sistema giudiziario tratta in un determinato modo dei sospetti giudiziari su crimini poco comuni. La nostra comprensione del crimine quindi in questo caso è fortemente in uenzata dalle rappresentazioni del crimine. Possiamo quindi intendere le rappresentazioni come dei ri essi della realtà, spesso è tramite dei ri essi che la vediamo. (La realtà) Una ri essione è dunque un’imitazione. Il vostro ri esso allo specchio non sarà il vostro viso reale ma, di sicuro, gli assomiglia. Es. Sparatorie alla Gomorra, pensando che si spari meglio in quel modo perché lo abbiamo visto nel lm, in realtà è un espediente cinematogra co per far vedere bene il volto dell’attore che spara. Rappresentazioni come le fotogra e, i video e le registrazioni audio sono realizzate con strumenti che, immortalando determinati elementi del mondo sico (con gurazioni di luce e colore, vibrazioni sonore), ci permettono di salvarle e guardarle o ascoltarle di nuovo, o rendoci dei frammenti di come il mondo appariva e suonava in un particolare momento. Il fatto che queste possano essere utilizzate come prove documentali e autoriali dimostra il loro potere di ri essione e riproduzione della realtà. I media producono anche immagini della realtà, perché ogni registrazione implica decisioni e vincoli. —> ogni storia, ogni ripresa nasce da un particolare punto di vista, ha una cornice che ne de nisce scopi e signi cati, non è semplice “ri essione”. Il processo di formazione del signi cato è in parte consapevole e deliberato, in parte frutto di convenzioni e vincoli che vanno oltre il potere del singolo. La cronaca nera ad esempio ci mostra frammenti di realtà, e in base a come ci vengono mostrati possono produrre delle immagini falsi cate. Es. alcuni crimini vengono ignorati, altri no; alcuni criminali vengono de niti deviati, altri giusti cati; Il continuo associare determinati comportamenti criminali a certe tipologie di individui e comunità può darci una falsa idea di quali siano i tipi di persone che li commettono. Ad in uenzarci è l’enfasi che un media ci pone al riguardo, che ci può dare un’impressione sbagliata su cosa dovremmo preoccuparci. fl fl fi fi fl fl fi fl fi fi fl fi fi fi fi fi fl fl fi fl fi fl fi fi fi fi fl ff fl —> La rappresentazione può essere il ri esso di una realtà esistente MA ANCHE una costruzione sociale di essa (non reale) Un’altro esempio di costruzione sociale sono ad esempio le copertine delle riviste di moda come “Vogue”: Vengono rappresentate donne bellissime, catturate in studio con trucco e parrucco perfetti e vengono spesso privilegiate donne bianche e giovani —> de nisce un ideale di femminilità (idea di come dovrebbe essere una donna desiderabile) Si potrebbe anche dire che le immagini di queste riviste ri ettono fedelmente i valori attraverso cui una società rappresenta i corpi femminili: la loro forma, la loro pelle, il loro atteggiamento, la loro postura ed espressione. —> ma da dove deriva questa idea? Dalle riviste di moda Il fatto che alcuni elementi risultino attraenti non è parte della natura umana, ma più una ideale culturale che cambia in base a luoghi e periodi storici. —> ovviamente i media hanno contribuito alla di usione di certi modelli. Il processo di costruzione della realtà attraverso i media è stato de nito lavoro di rappresentazione: il lavoro della rappresentazione consiste nel far apparire i valori culturali come proprietà naturali del mondo. Appena capito ciò, possiamo tornare a valutare criticamente quei media che favoreggiano determinati gruppi sociali piuttosto che altri —> Il lavoro di rappresentazione può operare in modo da far percepire la bianchezza come una norma indiscussa e ogni altra identità razziale o etnica, al contrario, come una deviazione da tale norma; Può far si che il genere venga sempre percepito binariamente, determinando caratteristiche dei due generi Visibilità e annientamento simbolico La questione della rappresentazione fa comprendere la correlazione tra immagini mediali e e etti sulla società. Molti studiosi sostengono che dagli anni ’70 al 2010, con l’aumento delle rappresentazioni della comunità Lgbtq+ nelle serie e lm, molti di più si siano convertiti al supporto delle questioni egualitarie della comunità —> la causa dei diritti degli omosessuali è piú urgente se siete voi, o qualcuno della vostra famiglia o comunità, a subire in maniera diretta le ingiustizie di una società eteronormativa. In assenza di tali relazioni dirette, le rappresentazioni Lgbtq+ in televisione e in altri media potrebbero allora fare la di erenza. L’importanza della rappresentazione non è importante solo per dare una corretta visione della realtà ma anche perché la rappresentazione è legata all’immagine del sé e alle aspettative che ognuno di noi nutre sulle proprie opportunità future. Con le lotte per i diritti civili sono iniziate le lotte contro la pop culture, perché accusata di avere delle modalità di rappresentazione sbagliate e delle conseguenze negative portate alle identità marginalizzate. Es. Secondo la critica femminista Molly Haskell, i lm americani raccontano una grande bugia, quella secondo cui gli uomini sono superiori alle donne, e a sostegno di questa tesi analizza le rappresentazioni dei ruoli femminili no a quel momento. Sempre nel cinema americano, anche la comunità nera è sempre stata relegata a ruoli minori e rappresentati in modo stereotipato come soggetti beatamente servili, oppure violenti e pericolosi, o ancora come dei sempliciotti dai modi di fare ridicoli, comici —> sottolineare l’inferiorità dei neri Ovviamente queste immagini hanno contribuito al pensiero della società nei confronti della popolazione nera. ff fi ff fi fi fl fi fl fi ff Mentre alcuni tipi di rappresentazioni seguivano schemi precisi, alcune comunità non apparivano minimamente negli schermi, anche se presenti nel mondo sociale. —> questo fenomeno viene chiamato annientamento simbolico da Gaye Tuchman Tuchman analizza l’esempio delle donne che lavorano fuori casa: Negli anni ’70 il mondo era molto controverso rispetto all’argomento, e i media rappresentavano solo le donne casalinghe che si occupavano della famiglia, non prendevano in considerazione le donne che invece lavoravano e si guadagnavano da vivere. Ri uto di rappresentare questa realtà —> annientamento simbolico L’antidoto all’annientamento simbolico è la visibilità, ad esempio negli ultimi anni con la comunità gay, e questo avviene grazie all’attivismo per i diritti. Ovviamente le immagini sono importanti, ma non solo quelle, ci sono stati molti casi in cui la di usione di immagini ad esempio con persone di diverse etnie è stata fatta apposta in maniera preventiva per evitare critiche, quando poi magari in realtà la discriminazione esiste in quel tipo di contesto. —> Passi falsi del #RappresentationMatters - Whitewashing —> attori bianchi che vengono scelti per interpretare ruoli di persone nere - Tokenism —> rappresentazione sporadica delle di erenze per prevenire alle critiche, dove questi personaggi però non hanno una complessità di per sé ma vengono utilizzati come aiutanti del protagonista bianco - Colourism —> idea che alle minoranze di pelle chiara vengano dati più privilegi rispetto a quelle di pelle scura - Blinde Casting —> reclutamento di attori di qualsiasi etnia Es. tokenismo in tv —> In questi casi la diversità può essere incarnata da un’amica o coinquilina spiritosa (nera) o nerd (asiatica) del protagonista bianco, o ancora dal terapeuta di quest’ultimo, ossia una persona il cui ruolo sociale implica una certa autorità e prestigio, ma la cui funzione consiste nell’ascoltare le lagnanze del protagonista e aiutare la storia di quest’ultimo a progredire. Per risolvere questo problema d’altronde non basta semplicemente assumere persone di diverse etnie ad avere ruoli principali, perché essere neri ad esempio non è solo avere un diverso colore della pelle, ma è avere un’altra cultura e nei casi cinematogra ci deve essere presa in considerazione e tenuta in rilievo. Quindi LA RAPPRESENTAZIONE PRODUCE REALTA’, oltre che ri etterle. Il peso della rappresentazione La rappresentazione, quando è circoscritta in determinati contesti ed è anche poca (ad es. persone trans o disabili) si tende a pensare che siano messe lì solo per rappresentare il gruppo sociale e alimentano una visione “mainstream” di quel gruppo. Es. i bianchi visti come cristiani in qualunque caso perché spesso sono disegnati come tali, o i musulmani come fanatici terroristi. Dobbiamo pensare i termini di identità normative e non normative Se parliamo di identità sociali mediate, dobbiamo de nire normative quelle che vengono de nite come norma sociale, accettate dall’ideologia prevalente, quindi stereotipate quasi (perciò diverso da “normale”). Ogni di erenza rispetto a tale identità stereotipata viene categorizzata come “altro”. L’identità normativa non viene mai marcata —> e-nominazione L’e-nominazione possiamo vederla ad esempio nei confronti dei bianchi etero cis L’insu ciente diversità nelle rappresentazioni proposte dai media e il persistere di concezioni normative dell’identità contribuiscono entrambe al peso della rappresentazione. Un ulteriore problema relativo al peso della rappresentazione è che questo attribuisce a un ristretto numero di rappresentazioni alternative l’onere di a ermarsi e di farsi apprezzare. Mentre i ff fi ffi ff ff fi ff fi fl fi personaggi bianchi possono essere degli idioti senza che ciò si ri etta negativamente sulla loro bianchezza, quelli neri devono incarnare i meriti della loro razza. Il che impone ai produttori di media di rendere le loro rappresentazioni «positive», una cosa di per sé problematica. Immagini positive e negative Una volta ottenuta la visibilità, non vuol dire che le immagini visibili ci piacciono. Ognuno ha la propria visione sul positivo o negativo; Ci sono delle posizioni di positivo o negativo che hanno ampio consenso (come rappresentazione di caricature razziste o eroi) e posizioni invece contraddittorie. Alcune rappresentazioni sono evidentemente problematiche, e oltre questo nel tempo le opinioni rispetto a quel tipo di rappresentazione potrebbero cambiare, in base ai cambiamenti culturali. L’interesse nei confronti del carattere positivo o negativo delle rappresentazioni è alimentato da una serie di convinzioni sulla ricezione dei media, in particolare quella secondo cui questi ultimi in uenzerebbero il pubblico incoraggiando l’ammirazione o l’imitazione di ciò che si vede e di cui si legge. Un elemento di preoccupazione ad esempio sono i pensieri dei bambini, che possano emulare esempi negativi quando i genitori in realtà auspichino che prendano solo ispirazione da ruoli positivi. Un organizzazione no pro t chiamata Common Sense Media realizza rapporti e guide per aiutare i genitori a scegliere i media, videogiochi… più appropriati ai bambini, es. categoria “modelli e rappresentazioni positive” Esempi di CSM GTA V ottiene 0 punti su 5 —> nessun personaggio rappresenta un modello decente, sono tutti guidati da avidità e interesse personale Mr Smith va a Washington ( lm) 5/5 —> storia di un politico americano di sani principî e sempre pronto a lottare per difenderli Common Sense Media è senza alcun dubbio un’utile guida per i consumatori, ma quando si tratta di rappresentazioni mediali, certe associazioni assumono o il ruolo di cane da guardia, oppure quello di supporter sfegatato. Molte associazioni che lottano per i diritti civili si fanno portavoce di valutare lm e serie che rappresentano esempi positivi nella visione delle loro comunità e realizzano anche delle premiazioni per quei lm che hanno avuto un impatto positivo nella rappresentazione delle “loro” gure. Possono quindi premiare l’impegno positivo, ma organizzano anche boicottaggi e reazioni aggressive nei confronti di chi invece realizza rappresentazioni negative —> nel 1999, la Naacp ha annunciato che avrebbe boicottato tutte le principali reti televisive, accusate di non rappresentare gli afroamericani nei programmi di prima serata. Quando dico che le rappresentazioni negative o positive sono una visione che non è condivisa sempre in maniera corale, parlo di esempi come quello di Abc Ellen: Per molti telespettatori progressisti, il coming out del personaggio televisivo e dell’attrice che lo interpretava, Ellen DeGeneres, costituiva una rappresentazione positiva, un passo in avanti verso una necessaria visibilità che, tra l’altro, sarebbe diventato l’esempio per eccellenza a cui ricorrere per sostenere l’idea che la rappresentazione conta. Per molti conservatori del Sud americano, invece, quella di Ellen era una rappresentazione negativa – che difatti scatenò un feroce attacco ai diritti degli omosessuali. Tuttavia pensare ad un binarismo buono-cattivo è un pensiero super ciale della questione, ci porta ad appiattire i signi cati che i pubblici attribuiscono ai testi mediali e a non tener conto del carattere contraddittorio o ambivalente di tante tipologie di rappresentazione Un compito particolarmente di cile quando si tratta di analizzare una speci ca tipologia di rappresentazione, notoriamente controversa: gli stereotipi. fi fl fi fi fi fi ffi fl fi fi fi Stereotipi e regimi di rappresentazione Un caso di rappresentazione negativa è quella dello “stereotipo” che viene attribuito ad una identità sociale. Gli stereotipi precedono di molto l’avvento dei moderni mezzi di comunicazione di massa, pensiamo alle rappresentazioni teatrali nei vaudeville che erano farciti di umorismo etnico e razziale. —> si riconoscevano subito i tipi (la rappresentazione dell’italiano, dell’irlandese, dei neri, degli ebrei) Inizia tutto dalla letteratura e si è poi di uso no ad oggi. Es. Italianità: rappresentazioni positive e stereotipi —> - lm americani ambientati in italia: To Rome with Love, Letters to Juliet, Under the Toscan Sun, The Italian Job Visione romanticizzata dell’Italia all’estero — stereotipi comuni nazionali tra sud e nord (sud + calorosi, + invadenti…) Spesso però è di cile condannare la storia degli stereotipi: Molti stereotipi sono usati in modo da permettere a un gruppo etnico di ridere di sé stesso. Gli italoamericani che mettono in scena una parodia dell’etnia italiana per i loro connazionali sono piú di cili da criticare dei blackface dei Minstrel Show, in cui gli artisti bianchi sottopongono l’essere neri a una crudele presa in giro. Gli stereotipi non sono necessariamente slegati dalla realtà, ma l’umorismo di questi stereotipi etnici ad esempio è più da vedere come un esagerazione di questi tratti reali. La derisione può essere a tratti feroce ed a tratti a ettuosa ma il limite da non oltrepassare è sia leggero che soggettivo. Gli afroamericani tra loro possono usare un linguaggio che noi non dovremmo utilizzare nei loro confronti e così via: il contesto è importante e i signi cati sono soggettivi. Il discorso è che non è sbagliato se una volta viene rappresentato lo stereotipo del ragazzo asiatico alto e bravo in matematica con genitori rigorosi che vogliono che diventi un medico, ma è quando questo stereotipo è ricorrente e crea immaginari più ampi. Tale modo di pensare, oltre ad essere di stampo razzista, cancella la diversità interna alle comunità asiatiche-americane e riduce le molteplici nazionalità e culture che le compongono a un unica cosa. Es. lm per donne —> ad Hollywood in un dato periodo sono stati prodotti dei lm categorizzati per donne, quindi prendendo per scontato che producessero inizialmente lm indirizzati ad uomini con storie di violenza. Ad oggi non esistono più, ma la stereotipizzazione dei “ lm da ragazze” è rimasta, e viene usata quasi in senso dispregiativo. Gli stereotipi incarnano alla perfezione gli schemi, poiché sono riconoscibili come tali solo in quanto prodotti della ripetizione, ossia del fatto che gli stessi personaggi appaiono piú volte. Questa rappresentazione sistemica pone la rappresentazione su un livello politico e da qui si inizia a parlare di “regime di rappresentazione” —> La parola «regime» indica che stiamo parlando di dinamiche di potere Questo perché le rappresentazioni onnipresenti di una società si adattano alle relazioni di potere al suo interno, ma possono anche resistervi o porsi in opposizione. Le entità aziendali che per prime producono rappresentazioni hanno interesse infatti a mantenere lo status quo delle relazioni sociali, perché si tratta nel 90% dei casi di aziende capitalistiche con bianchi ricchi al potere. C’è politica in ogni regime di rappresentazione, poiché ciascuno di essi funziona per ria ermare le relazioni di potere dominanti, le disuguaglianze tra gruppi sociali e l’alterizzazione di coloro che hanno meno potere. fi fi ffi ff fi ff fi fi ffi fi fi ff Modalità di indirizzo Le rappresentazioni spesso sembrano parlare ad un pubblico preciso. Es. pubblicità di un detersivo —> parla alla persona addetta al lavaggio nella casa, che spesso dato che è una mansione strettamente legata al genere, sarà indirizzata ad una donna che molto spesso viene chiamata anche “mamma” all’interno di queste rappresentazioni. Tutte le tipologie di rappresentazione, comunque, si rivolgono sempre a un pubblico speci co, oppure mirano a uno ideale implicito. Un critico d’arte e romanziere, John Berger, ha scritto un libro intitolato “Questione di sguardi” in cui parla proprio di come il ritratto di nudo si sia rivolto alla tradizione maschile. In e etti i ritratti di donne nude sono da sempre stati realizzati per essere posseduti da uomini, e Berger ci spiega come anche se oggi non necessariamente parliamo di corpi nudi, viene ancora riprodotto questo regime di rappresentazione delle donne come oggetto sessuale. Mulvey, una scrittrice femminista, al pari di Berger si riferisce ai lm Hollywoodiani spiegando come anche in quel caso venisse sessualizzata la donna, e facendo presente che è come se in questi lm fosse sottinteso che lo spettatore fosse un uomo e che si identi casse nel tipo di uomo che fa di una donna un feticcio. Dunque, lo spettatore occupa una posizione maschile in base al modo in cui la rappresentazione gli si rivolge, indipendentemente da come sia fatto il suo corpo e da quale sia la sua identità di genere. Come sempre accade nell’analisi della rappresentazione, anche l’identi cazione di una modalità di indirizzo ha un carattere inevitabilmente interpretativo e soggettivo —> il tipo di indirizzo può essere inoltre più o meno esplicito. Hollywood ha fatto lm per un vasto pubblico globale, il piú ampio possibile, dando spesso per scontato, tuttavia, che esso fosse costituito da americani bianchi, di classe media ed eterosessuali Se pensiamo a via col vento, che è un lm con un grandissimo numero di stream, molti spettatori potrebbero non essersi resi conto che questi si rivolgevano a un pubblico bianco, o che le loro rappresentazioni collocavano lo spettatore nella posizione del soggetto bianco, mettendo al centro della narrazione personaggi bianchi, presentati sempre come gure positive, e trattando invece le persone di colore come inferiori e sottomesse per natura. L’analisi delle modalità di indirizzo della rappresentazione ci consente di andare oltre le critiche semplicistiche delle rappresentazioni negative. Anche se una rappresentazione si sforza di essere accurata e positiva e di evitare distorsioni, le modalità con cui essa si rivolge al pubblico possono avere delle complesse e ambivalenti implicazioni politiche e ideologiche, tra cui la tendenza a privilegiare certe categorie di persone rispetto ad altre. La voce e il potere di rappresentare Oltre a chi è indirizzata una determinata rappresentazione, possiamo farci la domanda inversa, chi parla? Il potere parla a sé stesso e di sé stesso, e costruisce un pubblico in grado di capire il suo linguaggio. La domanda può essere anche “di chi è la storia che viene raccontata?” In alcune forme di media è un singolo autore che parla, ma altri media sono frutto di un lavoro collettivo. —> perciò la risposta non è individuare un singolo genio creativo, ma piuttosto capire dove risiede il potere di rappresentare. Es. Aladdin È una storia sul medio oriente che attinge da elementi mediorientali, deriva da un ispirazione a “le mille e una notte”, classico letterario arabo, ma la parte di Aladdin e la lampada è qualcosa che deriva dalla tradizione orale. Qui non c’è quindi un autore preciso, molto spesso se si pensa ad Aladdin si tende ad identi care il creatore, colui che parla, come la Disney; La Disney però, soprattutto nei lm d’animazione, si serve di tantissimi artisti che lavorano allo stesso lm, quasi centinaia. ff fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi Aladdin pur essendo una storia sul medioriente dal punto di vista degli elementi, è in realtà l’incarnazione perfetta dello stile hollywoodiano —> eroe convenzionale e antagonista cattivo; obbiettivo e scadenza articolati; elementi di intrattenimento nella narrazione; Le persone alla realizzazione del lm sono per la maggior parte bianche, i doppiatori dei personaggi mediorientali sono bianchi e lo stile musicale è quello di Broadway. —> lm realizzato da bianchi x un pubblico statunitense In altre parole, Aladdin è un lm Disney che racconta una storia in stile Disney. Come inseriamo tutto ciò in una politica di rappresentazione? Disney, facendo questo lavoro, si appropria di una storia e ambientazione mediorientale come se fosse un costume di Halloween, trattando la di erenza etnica come uno “stile da provare” per raccontare un’identità americana nella sua normatività. Il lavoro della rappresentazione, qui, trasforma la di erenza culturale in un’immagine gradevole da guardare, o rendo allo spettatore un esotismo e un romanticismo incantevoli, senza tuttavia riconoscere la piena umanità e la storia dell’Altro. Said ci parla di questo fenomeno che lui ha de nito “orientalismo” —> è un modo di guardare l’oriente tutto europeo e americano, evidenziando le di erenze di questo, de nendo l’occidente imperialista e l’oriente come colonizzato. Said de nisce Aladdin come un lm attraverso il quale l’oriente è entrato nella coscienza e nella cultura occidentale. Sono tantissimi gli stereotipi della cultura pop sul medio oriente che vengono da queste rappresentazioni dell’ “Oriente misterioso”. Con questo non viene inteso che Aladdin è una storia necessariamente negativa, ma a parlare, a raccontare sono gli occidentali, e la storia che viene raccontata è una storia degli occidentali, il medio oriente è solo una “decorazione”. Ne consegue che lo slogan «la rappresentazione conta» dovrebbe riguardare tanto chi rappresenta quanto chi è rappresentato. Rappresentazioni problematiche Polemica su James Bond Nel gennaio del 2024 il British Film Institute ha segnalato la presenza di contenuti sessisti e razzisti in due capitoli di 007, a erma che «Presentano linguaggio e immagini che ri ettono le opinioni prevalenti dell’epoca, ma che oggi (come allora) possono o endere» I due lm sono “Missione GoldenFinger” e “si vive solo due volte” - Missione golden nger —> J.Bond si impone sicamente in un enile su Pussy Galore, per sedurla; cattivo disabile (condizione di disabilità allegata a malvagità) - Si vive solo due volte —> contiene stereotipi razziali superati A questi lm, come altri contrassegnati da questi bollini, vengono inseriti dei disclaimer che dichiarano la natura o ensiva dei contenuti, ma che i titoli sono inclusi per ragioni storiche, estetiche e culturali, e che le opinioni non sono approvate dal BFI. Anche Grease è stata attaccata come “Sessista, omofobi e incitante allo stupro” Scene incriminate: - Canzone summer nights “Tell me more, tell me more, did she put up a ght” (possibile incitamento allo stupro - Ballo della scuola, scena dove il conduttore dello show cinquantenne, Vince Fontaine, irta con una studentessa adolescente - Uno dei T-Bird guarda sotto la gonna delle ragazze - Rizzo è svergognata, ritenuta senza dignità dai suoi coetanei perché ha fatto sesso senza preservativo fi fi fi fi fi ff fi ff fi ff fi fi fi fi ff ff fi ff fi ff fl fl Via col vento, un lm problematico —> ritenuto uno dei lm più grandi della cinematogra a americana, è criticato per aver romanticizzato la schiavitù del sud durante la guerra civile, risulta insensibile dal punto di vista razziale. Nel 2020 La rimozione di Via col Vento da parte di HBO Max dalla sua piattaforma per essere corredata da una nuova introduzione aggiunta dalla studiosa afroamericana e conduttrice, Jacqueline Stewart. —> ormai con l’emancipazione e la comprensione del razzismo era importante comprendere il ruolo delle vite dei neri negli schermi e fuori da essi anche a livello storico. Via col vento è un lm indirizzato ai bianchi, i protagonisti sono bianchi e il pubblico bianco viene incoraggiato ad entrare in empatia con questa rappresentazione —> le persone di colore invece sono relegate a ruoli schiavistici, dove tra l’altro viene romanticizzata la loro posizione come se vivessero “felici e contenti al servizio dei loro padroni”. I personaggi neri sono sempre relegati a ruoli servili nelle vecchie rappresentazioni, e venivano descritti con questi nomi: - Toms —> nome proprio convenzionalmente attribuito agli afroamericani - Coons —> “procioni”, sta per “Negri” - Mulattoes —> “Mulatti” - Mammies —> termine o ensivo che indica le bambinaie nere - Bucks —> neri che non si piegavano alle leggi Inoltre in linea con gli stereotipi dominanti i neri venivano i tipicamente rappresentanti così: - Incompetenti - Infantili - Ipersessualizzati - Criminali Stereotipi comuni nelle rappresentazioni nere: - Mammy —> tipica domestica, in sovrappeso, asessuata, che mette da parte la sua vita per servire la famiglia bianca - Jezebel —> ipersessualizzata e il suo unico potenziale è il corpo, che usa per avere in uenza sugli uomini - Sapphire —> stereotipo della donna nera arrabbiata, donna manipolatrice e tagliente. Rappresentazioni Disney “razziali” - Shun Gon negli aristogatti —> gatto siamese che suona nella jazz band, con caratteri tipicamente stereotipati asiatici: denti grandi, bacchette, occhi a mandorla, canta in un inglese poco accentato - Numero musicale dei corvi in dumbo —> Rendono omaggio agli spettacoli di menestrelli razzisti, dove artisti bianchi con facce annerite e abiti laceri imitavano e ridicolizzavano gli africani schiavi nelle piantagioni meridionali. Il leader del gruppo Jim Crow, che condivide il nome con le leggi che imponevano la segregazione razziale negli Stati Uniti meridionali. - Peter pan e i nativi —> ritrae i nativi in un modo stereotipato senza ri ettere n la diversit dei popoli nativi n le loro autentiche tradizioni culturali. Parlano in una lingua incomprensibile e vengono ripetutamente de niti come "pellerossa", un termine o ensivo” é fi fi ff fi fi ff è fl é fl à fi Capitolo Globale e Locale L’esperienza dei consumatori di media tra la ne del XX e del XI secolo sarà pressoché uguale: si tende a consumare un miscuglio tra prodotti mediali locali e importanti di altri paesi. —> magari da paesi vicini, o paesi in cui si parla la stessa lingua I prodotti importati arrivano d’altronde da paesi più ricchi, come Usa, Gran Bretagna, Giappone, Francia, Corea del Sud, ecc… I mass media degli Stati Uniti si sono di usi nella maggior parte del pianeta, poiché paese molto ricco e con grande successo nei prodotti mediali, ma anche lui ha dei competitor, come il Giappone. Vivere in un paese come gli Usa, a di erenza del resto del mondo, ti porta ad essere meno esposto al consumo di prodotti mediali esteri, anche perché l’americano medio parla una lingua sola. Molti immigrati negli Stati Uniti però per riuscire a sentirsi legati con il proprio paese d’origine consumano prodotti mediali del loro paese; Ecco perché negli Usa spesso vengono proiettati nei cinema dei lm in altre lingue o trasmissioni radiofoniche con canzoni ispaniche ecc… Grazie alla televisione o a internet, i nordamericani possono tifare per le squadre dei loro Paesi di origine nonostante le distanze spesso oceaniche. Questo fenomeno di importazione ed esportazione della cultura fa parte del processo di globalizzazione del pianeta, che ha origine dalle colonizzazioni e si intensi ca col capitalismo e internet. Invenzioni di rilevanza: - cavi sottomarini, che consentono la trasmissione istantanea di messaggi da un continente all’altro - comunicazioni satellitari, che permettono alla televisione di trasmettere in diretta in tutto il mondo - Internet La globalizzazione ha cambiato estremamente la vita di ciascuno di noi. C’è comunque l’abitudine, per alcuni tipi di media, di preferire le produzioni della nostra nazione —> es. L’informazione, magari quella basilare di cronaca cittadina o locale Alcuni media sono strettamente legati alla cultura da cui derivano, altri invece, come il cinema e la musica superano più facilmente queste barriere. Nonostante ciò, i media bisogna analizzarli nel loro processo di globalizzazione; La fruizione che ne facciamo è sempre nel “nostro” posto, se ascolto ad esempio k-pop dal mio salotto, sono in un contesto completamente diverso rispetto a quello in cui è stato registrato. C’è quindi questa costante tensione tra globale e locale, che è anche una tensione tra i signi cati e i valori codi cati all’interno dei media dai loro creator e i signi cati e i valori che il pubblico e gli utenti ne traggono in relazione al contesto. I media nazionali si trovano proprio nel mezzo di questi due poli, generando una serie di problemi. Abbiamo i giornali che hanno contribuito alla creazione di una nazione, una “comunità immaginata” che riunisce popolazioni diverse ubicate in zone diverse.