Lezione n. 6: Storia e relazioni internazionali dell'Unione Europea (PDF)
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Università degli Studi di Napoli L'Orientale
Roberta Ferrara
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These lecture notes cover the history and international relations of the European Union, focusing on the historical context leading up to and including the Rome Treaties of 1955-1958. The document discusses various factors influencing European integration, including political and economic considerations.
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Storia e relazioni internazionali dell’Unione Europea Università degli Studi di Napoli L’Orientale Docente: Roberta Ferrara I Trattati di Roma (1955-1958) Lezione n. 6 A metà degli anni Cinquanta in Europa erano state avviate varie organizzazioni che avevan...
Storia e relazioni internazionali dell’Unione Europea Università degli Studi di Napoli L’Orientale Docente: Roberta Ferrara I Trattati di Roma (1955-1958) Lezione n. 6 A metà degli anni Cinquanta in Europa erano state avviate varie organizzazioni che avevano creato una rete di legami e collaborazioni molto ampie tra gli stati europei: OECE Consiglio d’Europa CECA UEO Gli europei si erano sentiti costretti dalla enorme portata distruttiva della seconda guerra mondiale, sotto il forte impulso degli americani, a una collaborazione senza precedenti. Tuttavia, quella che sembrava un’urgenza dell’immediato dopoguerra si era trasformata in scelte più caute anche a causa dei mutamenti del sistema internazionale: 1953 morte di Stalin, primo periodo di distensione con la nomina di Nikita Chruščëv (armistizio di Panmunjon fine guerra in Corea, rinunzia sovietica delle rivendicazioni verso l’Iran e la Turchia), rendeva meno urgente la questione della sicurezza europea e del rafforzamento del blocco europeo da contrapporre all’influenza sovietica 1953 fine della Guerra di Corea allontanava il timore per le cancellerie europee che gli Stati Uniti avrebbero potuto lasciare militarmente sguarnita l’Europa 1954 inizio della guerra in Algeria (conclusa nel 1962): Francia fortemente indebolita al suo interno, stava perdendo il suo impero coloniale quindi il suo status di principale potenza internazionale Ripresa delle economie nazionali rendeva meno urgente la necessità di una pacificazione continentale e di un controllo reciproco. Fattori nazionali e internazionali avevano posto un freno alla necessità di procedere a una rapida integrazione dell’Europa occidentale per rafforzarla in termini politici e economici. Rilancio del progetto europeo Dovuto a fattori endogeni ed esogeni. FATTORI ENDOGENI: ❖ Politici: permanenze di un ideale europeista, ma visioni differenti 1. Iniziativa dei paesi del Benelux (maggio 1955) Paul-Henry Spaak inviò ai governi degli stati membri della CECA un memorandum sulle possibili proposte di ripresa dell’integrazione europea. L’integrazione doveva procedere non per singoli settori economici (integrazione verticale) ma doveva coinvolgere l’intera economia ( integrazione orizzontale) Creazione di un mercato unico attraverso un’unione doganale che portasse ad un’integrazione economica e successivamente a una politica 2. Proposta di Jean Monnet per un’integrazione sovranazionale sul modello della CECA nei settori dell’energia nucleare per uso civile (integrazione graduale di singoli settori) ❖ Economici: La CECA ha avuto successo, però i due settori che copre sono limitati. Si è affacciata una nuova forma d’energia, l’atomo e all’acciaio si stanno affiancando nuove leghe e materiali. È necessario una liberalizzazione degli scambi commerciali cime veicolo di crescita economica FATTORI ESOGENI: ❖ Crisi di Ungheria (novembre 1956, seguì «l’ottobre polacco»): Febbraio 1956 Chruščëv denuncia i crimini di Stalin creando l’illusione per i paesi dell’Europa centro –orientale di una maggiore autonomia dall’URSS. Insurrezione nazionale, obiettivo è l’uscita del paese deal Patto di Varsavia, intervento dei carri armati sovietici e di altri paesi del Patto di Varsavia, la rivolta viene repressa e viene imposta una nuova leadership comunista. Nonostante l’avvio di una nuova stagione di disgelo, l’URSS non intende rinunciare alla presa di ferro sul suo impero esterno. Budapest spinge i paesi dell’Europa occidentale a trovare nuove forme di integrazione verso quella che sembrava la riorganizzazione del blocco sovietico su nuove basi. ❖ Crisi di Suez (1956): Nazionalizzazione del canale di Suez da parte di Nasser. Spedizione (fallimentare) anglo-francese nell’ottobre 1956, nessuna azione militare degli Stati Uniti che votano all’ONU il cessate il fuoco a Suez (posizione congiunta con l’URSS). Influenze sul processo di integrazione europea: Necessità di riequilibrare la NATO: la crisi dimostra che all’interno dell’Alleanza Atlantica gli interessi degli americani prevalgono su quelli europei. La Francia si propone di approfondire la collaborazione con i paesi europei in funzione equilibratrice degli interessi americani. La RFT condivide il punto di vista francese. Problema energetico: la chiusura del Canale di Suez mette a rischio gli approvvigionamenti energetici per l’Europea occorre integrarsi economicamente e cercare fonti alternative Controllare la decolonizzazione: risolto il problema tedesco ora la preoccupazione dei paesi europei si rivolge al Mediterraneo e all’Africa. Il rischio è che il processo di decolonizzazione vada a esclusivo vantaggio delle superpotenze, occorre guidare il processo senza portare ad una rottura con le colonie. L’iniziativa dell’Italia Uomini di governo con idee europeiste (ministro degli Esteri Martino) Farsi perdonare per l’atteggiamento attendista avuto con la CED Francia (impegnata in Algeria) e Germania (appena riconquistata la sovranità) non disposte ad assumere un ruolo guida Tra momenti chiave: 1. Conferenza di MESSINA (giugno 1955) I Sei paesi membri della CECA decidono di insediare una Commissione (commissione Spaak) con il compito di studiare tre questioni: a) creare un’organizzazione sperata per l’atomo (sperata perché se fallisce non ha ricadute su tutto il processo di integrazione); b) ampliare l’integrazione del carbone e dell’acciaio al resto dell’economia; c) creare uno spazio economico comune: mercato comune (abbattimento tariffe doganali interne e creazione di una cintura esterna comune), coordinamento delle politiche economiche, libera circolazione di capitali, servizi e manodopera, regole comune per il mercato del lavoro. Obiettivo generale: creare le condizione per un nuovo avanzamento della costruzione europea. 2. Conferenza di VENEZIA (29 e 30 maggio 1956) I sei paesi membri della CECA accettano le raccomandazioni della Commissione Spaak. Si assiste al passaggio dalla fase tecnica alla fase diplomatica vera e propria, viene convocata a Bruxelles per il 26 giugno una conferenza intergovernativa per la stipulazione e la redazione dei trattati che dovrebbero dar vita all'Euratom ed al mercato comune. 3. Firma dei Trattati costitutivi della CEE e dell’Euratom a ROMA (marzo 1957) La posizione degli stati membri FRANCIA Motivazioni: crisi di Suez mercato europeo più attraente rispetto a quello delle colonie (solo 30% esportazioni francesi verso le colonie) Condizioni poste: creazione di un mercato agricolo comune che garantisse esportazioni francesi Associazione alla Comunità dei territori delle ex-colonie RFT Motivazioni più politiche che economiche: mercato europeo importante sbocco per i propri scambi commerciali, anche se non fondamentale, industriali tedeschi favorevoli ma temevano le politiche dirigiste della Francia. Motivazione di fondo: riconquistare un piano di parità in Europa come premessa per la riunificazione. ITALIA Motivazioni: Interesse per l’Euratom Ambienti economici divisi (favorevoli soprattutto settori maggiormente esportatori, ex: tessile) Condizioni poste: Libera circolazione della manodopera Sostegno alle aree arretrate interventi in campo sociale REGNO UNITO non è al momento interessata al progetto STATI UNITI Interesse verso l’Euratom, per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico dell’Europa occidentale Diffidenza verso il mercato comune europeo che finiva per creare un’area preferenziale discriminatoria verso le esportazioni USA (tariffa esterna comune). Ma gli Stati Uniti non intervengono per indirizzare i negoziati verso i loro desiderata per motivazioni di carattere politico: Il mercato unico europeo andava in sintonia con la politica condotta dagli USA fin dal Piano Marshall. L’importante era legare ancora più Francia e RFT, non contava la forma economica dell’iniziativa, quanto la sostanza politica. UNIONE SOVIETICA: Atteggiamento apertamente ostile alla nascita della CEE. Già durante la Conferenza di Messina, gli ambasciatori dei Sei a Mosca si videro consegnare una nota formale che esprimeva tutta la contrarietà del Cremlino per il progetto del mercato comune, accusato di dividere ulteriormente l’Europa e di creare una discriminazione contro il commercio dei paesi dell’Est, organizzati nel Comecon. Nel 1962: Mercato comune definito dall’URSS come la mascheratura degli interessi monopolistici del grande capitale e dei disegni bellicisti delle potenze atlantiche. (Solo negli anni Ottanta con Gorbaciov riconoscimento ufficiale e definitivo della CEE, instaurazione di relazioni ufficiali tra la CEE e il Comecon, veniva nominato il primo ambasciatore sovietico a Bruxelles). La definizione dei Trattati Si concentra su 4 questioni: 1. Mercato unico: Francia chiede di mantenere il diritto di veto sul passaggio alla seconda fase del mercato unico, richiesta inaccettabile per gli altri paesi perché rischiava di lasciare il percorso a metà. Compromesso : il passaggio alla seconda fase si può ritardare di due anni (con motivazione) ma al termine dei due anni la decisione si sarebbe presa a maggioranza 2. Euratom: Francia, Italia e RFT interessate a sviluppare nucleare anche in campo militare, USA contrari. All’Euratom rimase la competenza solo sul nucleare per uso civile. 3. Colonie: due richieste dalla Francia a) Inclusione dei territori d’oltremare nel mercato unico b) Fondo europeo di investimento per lo sviluppo di tali territori Si doveva tenere sotto controllo il processo di decolonizzazione. Argomento spinoso per la Germania che non possedeva colonie e tuttavia doveva contribuire 4. Istituzioni: organi comuni solo di gestione economica oppure anche di propulsione politica? I TRATTATI DI ROMA (25 marzo 1957) CEE e Euratom Il Trattato CEE diviene il cuore del processo di integrazione e ne fissa nel preambolo gli obiettivi: Porre le fondamenta di una unione sempre più stretta tra i popoli dell’Europa Promuovere, attraverso l’instaurazione di un mercato comune e il graduale riavvicinamento delle politiche economiche degli stati membri uno sviluppo armonioso delle attività economiche nell’insieme della Comunità Al centro del trattato la creazione di un’unione doganale, per la quale stabiliva in modo dettagliato tempi e modi. Norme generiche sulle politiche comuni (commercio, concorrenza, coordinamento delle politiche economiche, cooperazione monetaria, agricoltura, trasporti) Meglio specificati gli articoli sulle politiche sociali (istituzione del Fondo Sociale Europeo, con l’obiettivo di rendere più facile l’occupazione e aumentare la mobilità geografica e occupazione dei lavoratori) e sulle politiche regionali (istituzione della Banca Europea degli investimenti con il compito di emettere prestiti a basso tasso di interesse in favore delle regioni meno sviluppare della Comunità) In genere si trattava di un accordo quadro che indicava obiettivi generici e rimandava la loro successiva realizzazione all’azione delle nuove istituzioni comunitarie. Trattato CEEA (Euratom) nasce dalla consapevolezza delle parti contraenti che «l’energia nucleare costituisce la risorsa essenziale che assicurerà lo sviluppo e il rinnovo delle produzioni e premetterà il progresso delle opere di pace». Compiti: Contribuire all’elevazione del tenore di vita degli stati membri e allo sviluppo degli scambi tra i paesi Coordinare i programmi di ricerca degli stati membri relativi all’energia nucleare e assicurare uno uso pacifico della stessa Condivisione delle conoscenze, delle infrastrutture e del finanziamento dell’energia nucleare Creazione di un Istituto di livello universitario «con la missione di contribuire, nel campo dell’insegnamento superiore e della ricerca, allo sviluppo del patrimonio culturale e scientifico dell’Europa…accordando la priorità alle discipline che presentano un interesse particolare per l’opera di unificazione europea». Le istituzioni: Commissione Europea Consiglio dei ministri Assemblea Corte di Giustizia Le ratifiche parlamentari: Francia: Oltre ai partiti di governi, sostegno da parte di molti deputati socialisti, opposizione dei gollisti e comunisti RFT: sostegno dei partiti di governo e parte dell’SPD Italia: sostegno dei partiti di governo, il PSI votò a favore dell’Euratom e si astenne sulla CEE, differenziandosi dal PCI La posizione britannica Non partecipa. Nel 1956 solo il 13% delle esportazioni inglese erano dirette al mercato dei Sei, mentre il Commonwealth e le colonie ne assorbivano più del 50%. Londra però non vede con favore la nascita di un blocco integrato europeo a guida francese e tedesca e avanza due proposte: 1 proposta: area di libero scambio per i prodotti industriali tra 17 paesi OECE, in questo modo la Gran Bretagna avrebbe avuto accesso privilegiato a due aree commerciali 2 proposta: costituzione di un’area di libero scambio tra l’unione doganale della CEE e la Gran Bretagna (esclusi i prodotti agricoli) Entrambe le proposte falliscono per opposizione della Francia Nuova proposta britannica: creare un’area di libero scambio tra i paesi europei non partecipanti alla CEE che fungesse da contraltare a guida britannica della CEE a guida franco-tedesca. Maggio 1960 nasce l’EFTA (European Free Trade Association) Membri: Gran Bretagna, Austria, Danimarca, Norvegia, Portogallo, Svezia, Svizzera. Obiettivi: area di scambio di soli prodotti industriali, nessuna politica comune, minimo coordinamento istituzionale. Finalità politiche: usare l’EFTA come strumento di pressione per riaprire il negoziato con la CEE, paventare una divisione dell’Europa Dei Sei contro quella dei Sette per ottenere l’appoggio degli USA nella richiesta di un accordo commerciale con la CEE. Reazione degli USA: dubbiosa sia dell’EFTA sia della CEE perché entrambe avrebbero messo in pericolo le esportazioni americane, ma almeno la CEE presentava una contropartita in termini di valore politico di integrazione che l’EFTA non aveva. Washington ammonì pertanto Londra di non approfondire la frattura tra la CEE e l’EFTA. Le competenze esterne della CEE Nessun potere in materia di politica estera, tuttavia ha competenze «esterne» (NATURA APERTA DEI TRATTATI) Adesione (art. 237): «Ogni stato europeo può domandare di diventare membro della Comunità. Esso invia la sua domanda al Consiglio, che dopo aver chiesto il parere della Commissione, si pronuncia all’unanimità» Associazione dei Territori coloniali (art. 131-136): «Gli stati membri convengono di associare alla Comunità i paesi e i territori non europei che mantengono con il Belgio, la Francia, l’Italia e il Paesi bassi delle relazioni particolari. Scopo dell’associazione è promuovere lo sviluppo economico e sociale dei paesi e territori e l’instaurazione di strette relazioni economiche tra essi e la Comunità nel suo insieme. L’Associazione deve in primo luogo permettere di favorire gli interessi degli abitanti di questi paesi e territori e la loro prosperità, in modo da condurli allo sviluppo economico, sociale e culturale che essi attendono». Significato economico: mantenere rapporti con i territori coloniale Significato politico: segnare una discontinuità rispetto alla logica coloniale del passato Rapporto con le colonie passa attraverso 3 sigle: 1. CEE/TOM (territori d’oltremare): associazione stabilita dai Trattati di Roma, sorta di imposizione non di tratta ancora di territori indipendenti e sovrani 2. CEE/SAMA (Stati Africani e Malgasci Associati): stabilita con la convenzione di Youndé (1962) sono ex-colonie, la decisione sull’associazione va lasciata a loro 3. CEE/ACP (Africa, Caraibi, Pacifico): stabilita con la convenzione di Lomé (1975), estesa ai paesi dell’Africa Caraibi e Pacifico dopo l’ingresso del Regno Unito nella CEE. Accordi di Associazione (art. 238): «La Comunità può concludere con uno Stato terzo, un’unione di stati o un’organizzazione internazionale, accordi che istituiscono un’associazione caratterizzata da diritti e obblighi reciproci, da azioni in comune e da procedure particolari». (primi accordi conclusi: Accordi di Atene del 1961, Accordi di Ankara del 1963) Relazioni commerciali (artt. 110-116): con l’istaurazione di un’unione doganale tra loro, gli stati membri intendono contribuire secondo l’interesse comune allo sviluppo armonico del commercio mondiale, alla graduale soppressione delle restrizioni agli scambi internazionali ed alla riduzione delle barriere doganali. Gli stati membri procedono al coordinamento dei loro rapporti commerciali con i paesi terzi, in modo che al termine del periodo transitorio sussistano le condizioni necessarie all’attuazione di una politica comune in materia di commercio estero Gli stati membri si impegnano ad agire nelle organizzazioni internazionali di natura economica solo con «azioni congiunte» Nella politica commerciale è previsto il ruolo centrale della Commissione Europea, che aveva il ruolo di concludere gli accordi commerciali tra la CEE e gli Stati e/o organizzazione terze Personalità giuridica (art. 210): «La Comunità ha personalità giuridica», implica il riconoscimento delle sue capacità di concludere e negoziare accordi internazionali nel rispetto delle sue competenze esterne e diventare membro di organismi internazionali. Giudizio negativo sulla CEE espresso dai federalisti: «poiché tutta la sovranità resta nelle mani degli stati membri, la sua applicazione dipenderà in tutto e per tutto dalla loro buona volontà» (Spinelli) La CEE si rivelerà però più robusta e vitale di quanto previsto dai federalisti, la sovranità nazionale non era stata superata, ma su alcuni settori specifici era stata delegata alle nuove istituzioni europee: Commissione Europea. Merito storico della CEE: aver mantenuto in vita il processo di integrazione europea dopo il fallimento della prospettiva politica e militare naufragata con la CED aver costruito un quadro europeo in cui avviare quel percorso di integrazione economica e commerciale ritenuto come un processo inevitabile sul piano globale Il valore politico della CEE CEE ha valore essenzialmente economico, ma ha anche implicazioni politiche 1. La CEE è il quadro della ripresa economica europea che consente ai paesi dell’Europa di affrancarsi dalla dipendenza economica degli Stati Uni, e quindi di assumere gradualmente un ruolo anche politico in quanto diventa una forza di attrazione nei confronti dei paesi dell’Europa orientale. 2. Lo sviluppo del ruolo economico e commerciale della CEE a livello mondiale crea aspettative esterne per un ruolo anche politico dell’Europa. Anche il fatto che i paesi europei si pongono come fattore di promozione del dialogo Nord-Sud fa maturare le aspettative politiche. Gradualmente la Comunità diventa un attore internazionale anche se nona ha né gli strumenti né la volontà politica sul piano politico.