LEZIONE 7_CODA PDF
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Università degli Studi di Foggia
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This document appears to be lecture notes or a study guide on various viruses, including transmission methods and effects. It discusses topics such as transmission, replication, and the diseases caused by different types of viruses. The information seems to be focused on medical science and biology.
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TRASMISSIONE E INGRESSO DEL VIRUS NELL’OSPITE La principale sorgente di infezione virale è costituita da altri esseri umani (trasmissione inter-umana) o più raramente da animali (zoonosi) TRASMISSIONE: VIA VERTICALE E ORIZZONTALE VERTICALE: avviene in vari ORIZZONTALE: avviene tramite m...
TRASMISSIONE E INGRESSO DEL VIRUS NELL’OSPITE La principale sorgente di infezione virale è costituita da altri esseri umani (trasmissione inter-umana) o più raramente da animali (zoonosi) TRASMISSIONE: VIA VERTICALE E ORIZZONTALE VERTICALE: avviene in vari ORIZZONTALE: avviene tramite momenti della vita contatto fisico con un ospite intrauterina e/o perinatale infetto oppure con suoi escreti TRASMISSIONE DA CONTATTO E AEREA TRASMISSIONE SESSUALE E VERTICALE - Virus dell’herpes simplex (HSV) - Papillomavirus (HPV), - Virus dell’immunodeficienza umana (HIV) - Virus epatici HBV e HCV - Citomegalovirus (CMV) VIRUS TRASMESSI PER VIA GASTRO-ENTERICA Questi virus sono riconosciuti come principali cause a livello mondiale di gastroenterite non batterica. DIFFUSIONE DALLA SEDE DI PRIMO IMPIANTO NEGLI ORGANI BERSAGLIO Alcuni virus possono diffondere dalle sedi iniziali di ingresso, sia nel medesimo apparato (virus influenzali) che in altri tessuti. In questo ultimo caso, la disseminazione del virus potrà avvenire tramite il circolo ematico, il sistema linfatico o i neuroni. PAPILLOMAVIRUS I Papillomavirus (PV) virus nudi di forma sferica con genoma a doppio filamento di DNA (dsDNA). Il capside, composto da 72 capsomeri, è a simmetria icosaedrica. Nel capside sono presenti due proteine, L1 e L2. L1 è coinvolta nel legame alle cellule, mentre L2 è coinvolta nella liberazione del genoma virale. Possono infettare un’ampia varietà di animali compreso l’uomo, causando infezioni croniche e latenti. Trasmissione prevalentemente per via sessuale. Sono inoltre associati a una varietà di condizioni cliniche che vanno da lesioni cutanee al cancro. Gli HPV sono classificati in base alla sequenza del DNA in cinque gruppi. Di questi, il sotto-gruppo α è il più numeroso e comprende genotipi che infettano soprattutto l’epitelio mucosale, mentre il sotto-gruppo β, secondo per numerosità, include sierotipi che mostrano un tropismo preferenziale per gli epiteli cutanei. PAPILLOMAVIRUS Il genere alfa è di primaria importanza clinica in quanto questo genere contiene la maggior parte degli HPV mucosali che includono sia i cosiddetti HPV a basso rischio sia quelli ad alto rischio. Gli HPV mucosali a basso rischio, come HPV-6 e HPV-11, causano papillomi/condilomi benigni; gli HPV mucosali ad alto rischio, come HPV-16 e HPV-18, causano lesioni intraepiteliali squamose che possono progredire verso il carcinoma squamoso invasivo della cervice uterina e/o del tratto ano-genitale. È da sottolineare che il genotipo HPV-16 è quello più comune nella mucosa orale e orofaringea. Il cancro della cervice uterina è secondo solo a quello del seno come causa più comune di morte per cancro nelle donne in tutto il mondo. HPV GENITALI E RISCHIO ONCOGENICO COME SI TRASMETTE L’INFEZIONE DA HPV? HPV: COME “INFETTA” E COME SI REPLICA? CHE COSA PROVOCA L’INFEZIONE DA hrHPV? FATTORI DI RISCHIO per la PERSISTENZA e PROGRESSIONE al TUMORE: QUANTO FREQUENTE È L’INFEZIONE DA HPV? METODICHE PER L’IDENTIFICAZIONE DI HPV Una volta prelevato il campione, può essere sottoposto a: Reazioni di immunocitochimica Analisi molecolari STRATEGIE DI PREVENZIONE DEL CARCINOMA CERVICALE PREVENZIONE La prevenzione può essere ottenuta utilizzando i vaccini anti-HPV. Sono disponibili due vaccini: - Vaccino bivalente, è diretto contro i sierotipi HPV-6 e HPV-11, responsabili di oltre il 70% di tutti i tumori del collo dell’utero, e viene somministrato alle ragazze intorno ai 12 anni o, preferibilmente, prima dell’inizio dell’attività sessuale. - Vaccino quadrivalente, è diretto oltre che contro HPV-6 e HPV-11, anche contro HPV- 16 e HPV-18, i sierotipi associati ad oltre il 90% dei condilomi ano-genitali. Il vaccino quadrivalente è consigliato sia per femmine che maschi. Un nuovo vaccino 9-valente è stato autorizzato in Europa nel 2015. Il vaccino, non ancora in commercio, protegge oltre che contro HPV-6, HPV-11, HPV-16 e HPV-18, anche contro altri 5 sierotipi oncogeni (HPV-1, HPV-33, HPV-45, HPV-52 e HPV-58). HPV : EPIDEMIOLOGIA CARCINOMA CERVICALE ADENOVIRUS Capside icosaedrico nudo (senza envelope) Virus a DNA ESONI: Ag comuni a tutti gli Adenovirus PENTONI: con attività tossica (arrotondamento e distacco delle cellule infettate) FIBRE: originano ai vertici dei pentoni; sono citotossiche, arrestano la divisione cellulare, sono emoagglutinine. Distinti in sottogruppi (A-G) e >100 sierotipi per omologia di sequenza e tropismo cellulare. Il sierotipo è dovuto a differenze di pentoni e fibra (che determinano anche tropismo e natura della malattia). ADENOVIRUS Isolati per la prima volta nel 1953, da adenoidi e tonsille Possono infettare il tratto respiratorio, l’occhio, il tratto gastrointestinale e la vescica. Spesso si tratta di infezioni subcliniche. Strettamente specie-specifici. Dati USA: 5% di malattie respiratorie acute pediatriche (sotto i 5 anni) e 10% delle polmoniti sono causate da Adenovirus. ADENOVIRUS: GENOMA ds DNA: 30-36 Kb Il genoma contiene regioni codificanti per geni espressi precocemente (early, E) e tardivamente (late, L). Ai due lati del genoma si trovano le cosiddette sequenze terminali invertite (ITR, Inverted Terminal Repeat), necessarie per la replicazione del virus. PRECOCI: bloccano la sintesi proteica cellulare e partecipano alla replicazione del DNA virale. TARDIVI: codificano per le proteine strutturali che nel nucleo cellulare si assemblano intrappolando il DNA dell'adenovirus virale. ADENOVIRUS: REPLICAZIONE Legame VAP (fibre) a R cellulare (CAR+integrine) → penetrazione per endocitosi → acidificazione endosoma → rilascio del capside parzialmente degradato → trasporto ai pori nucleari → uncoating e rilascio del DNA nel nucleo. ADENOVIRUS: PATOGENESI Il virus causa infezioni litiche, persistenti e latenti nell’uomo, e alcuni ceppi immortalizzano certe cellule animali. Infetta cellule epiteliali delle mucose respiratorie, di congiuntiva e cornea, del tratto gastrointestinale. La progenie virale si accumula nel nucleo formando inclusioni paracristalline che, insieme al rilascio dei virioni, porta a lisi la cellula infetta. Persiste in tessuto linfoide (tonsille, adenoidi, placche del Peyer): si riattiva in corso di immunosoppressione. Alcuni Adenovirus sono oncogeni in animali e trasformano colture cellulari. Coinvolti geni precoci: E1A immortalizza cellule primarie, E1B coopera nella trasformazione, E1A+E1B necessari per trasformazione completa ed oncogenicità. ADENOVIRUS: MALATTIE Il capside virale è RESISTENTE a inattivazione nel tratto gastro-intestinale e alla mancanza di umidità. TRASMISSIONE: per aerosol, stretto contatto o via oro-fecale. Arriva agli occhi tramite le dita. Anche contatto con oggetti contaminati (es. asciugamani, strumenti medici contaminati), o per clorurazione insufficiente delle acque delle piscine. A rischio bambini 80%, se non trattata). In caso di guarigione, gravi sequele neurologiche. Infez. e riattivazioni asintomatiche sono una importante fonte di contagio. VHS-2 può causare lesioni labiali, VHS-1 può causare lesioni genitali. Le lesioni genitali da VHS-1 sono di solito meno gravi e ricorrono meno frequentemente. Trattamento: Aciclovir (H. genitale) Vidarabina (H. neonatale). Trasmissione: fluido delle vescicole, contatto sessuale, perinatale. Sono riportati casi fatali di herpes neonatale in seguito ad infezione postnatale, attraverso un bacio. Importanza che soggetti con lesioni erpetiche minimizzino le possibilità di contatto con neonati. VIRUS VARICELLA – ZOSTER (VZV) Infezione Primaria Varicella = malattia tipica dell’infanzia. Trasmissione mediante aerosol respiratorio, fluido delle vescicole. Incubazione di 2 settimane, diffusione per via ematica. Eruzione cutanea, pruriginosa, prima sul tronco, poi in tutto il corpo. Rash, papule, vescicole, croste. Eruzioni in ondate successive, presenza simultanea di lesioni a diverso stadio. Sintomi per circa 2 settimane. Immunità permanente. Guarigione spontanea, rare complicanze (polmonite, meningoencefalite). VIRUS VARICELLA – ZOSTER (VZV) Infezione Ricorrente Infez. latente nei gangli dorsali di nervi sensitivi, le cui terminazioni arrivano alla cute. Zoster: affezione esclusiva dell’adulto, causata da riattivazione di infez. latente. Di solito limitata all’innervazione cutanea di un singolo ganglio sensitivo: dolori anche forti e vescicole. Complicazione più comune: nevralgia posterpetica. L’immunità non protegge e possono aversi molte ricorrenze. HERPES ZOSTER Può verificarsi a qualsiasi età, ma è più frequente dopo i 50 anni. Il virus latente si riattiva nel ganglio e discende lungo il nervo sensitivo, fino a raggiungere la pelle. Formazione di vescicole, spesso accompagnata da intenso dolore, che può durare alcuni mesi (nevralgia posterpetica). Complicazioni rare (encefalite, zoster disseminato). Più grave in pazienti immunodepressi CITOMEGALOVIRUS (CMV) Infez. molto diffusa. In individui sani spesso asintomatica. Trasmissione: placenta, saliva, urina, latte materno, secrezioni genitali, tessuti trapiantati. Le cellule infettate aumentano in dimensione (citomegalia). CITOMEGALOVIRUS (CMV) Infezione, Patologia Infez. primaria di solito nell’infanzia, clinicamente silente. L’infez. attiva si può mantenere per lungo tempo, con escrezione di CMV in saliva e urina. Rare complicazioni: epatiti e polmoniti. Mononucleosi: più frequente dopo emotrasfusione. Rare complicazioni: epatite, polmonite, encefalite, polineurite (Guillan-Barrè), retinite. Immunocompromessi: grave forme sistemiche o polmonite, epatite, encefalite, retinite. Nei trapiantati spesso associato a rigetto, importante determinare lo stato di donatore e ricevente ed il monitoraggio preventivo (carica virale). CITOMEGALOVIRUS (CMV) Malattia nel feto L’infez. primaria della madre in gravidanza può causare la malattia citomegalica del neonato (10% dei casi). Trasmissione transplacentare. Possono essere infettati “in utero” anche feti le cui madri hanno infez. cronica/ricorrente. Microcefalia e calcificazioni, sordità, epatosplenomegalia, ritardo mentale. Fatale in circa il 30% dei casi. Nei sopravvissuti gravi compromissioni. VIRUS DI EPSTEIN BARR (EBV) Infetta prima le cellule epiteliali dell’orofaringe, e successivamente i linfociti B Il recettore cellulare è la molecola CD21 Latente in linfociti B Con capacità oncogena MALATTIA Mononucleosi infettiva: trasmessa a giovani adulti con la saliva. Febbre, faringite, linfadenite, splenomegalia, alterazioni funzione epatica, comparsa in circolo di grossi linfociti T atipici, blastizzati in risposta ad antigeni virali (a volte essudato grigiastro sulle tonsille. ONCOGENESI Il virus di Epstein Barr è associato a diversi tumori umani: Linfoma di Burkitt. Carcinoma nasofaringeo. Malattia di Hodgkin. Linfomi in immunodepressi