Rapporto Vivi/Morti in Letteratura PDF

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letteratura italiana letteratura rapporto vivi morti analisi letteraria

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This document explores the relationship between the living and the dead in literature, drawing examples from various literary works. It discusses concepts of intertextuality, immortality, and the role of writing in preserving memory. The document examines how this theme appears in various literary texts such as Orazio's Ode III, Ovid's Metamorphoses XV, Catullus's Carme 101 and how different authors address this theme.

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RAPPORTO VIVI/MORTI Il testo letterario è il prodotto della relazione tra l’autore e altri testi letterari, prodotto della cultura, delle esperienze di vita ecc,... INTERTESTUALITÀ= Produzione del testo letterario nata dall’incontro tra l’autore e altri testi letterari. Uno dei temi principali del...

RAPPORTO VIVI/MORTI Il testo letterario è il prodotto della relazione tra l’autore e altri testi letterari, prodotto della cultura, delle esperienze di vita ecc,... INTERTESTUALITÀ= Produzione del testo letterario nata dall’incontro tra l’autore e altri testi letterari. Uno dei temi principali della letteratura è la RELAZIONE TRA I VIVI E I MORTI. Non si tratta solo di un contenuto,spesso diventa tema vero e proprio,essendo così la figura dentro il testo diventando poi la dinamica che caratterizza il testo. Ha valenza METALETTERARIA/METADISCORSIVA Questa relazione tra vivi e morti è un tema che coglie il senso dell’espressione letterale,è un tema che permette di conoscere l’evocazione umanistica in quanto tale. Ad esempio: VICO→Scrive la Scienza Nuova (1744). Sulla copertina del libro viene posta un’Urna Cineraria che sta a simboleggiare la sepoltura, una delle cose che differenzia l’uomo dall’animale. Vico qui sta riconducendo l’HUMANITAS (umanità) a HUMORE (sepoltura). Per Vico quindi l’uomo è l’animale che seppellisce i morti. 55 HUMANITAS=Rapporto con il passato. Noi siamo qui in quanto eredi di un patrimonio culturale e l’UMANISTA se ne rende conto MUMFORD→ Padre dell’Antropologia. Dice che alle origini della città umana, c’è la citta dei morti (necropolis o cimiteri) che è l’anticipazione della città dei vivi. Ad esempio nel Paleolitico quando gli uomini iniziano a costruire le prime città che poi daranno vita alle prime civiltà partono prendendo come punto di riferimento le città dei morti. ESEMPI OPERE LETTERARIE DEL RAPPORTO VIVI/MORTI Orazio Ode III→ Exegi monumentum aere perennius Qui parla dell’immortalità della sua poesia, paragonata ad un monumento che dovrà garantire la perennità di una parte dell’autore stesso regalique situ pyramidum altius, Poesia paragonata alle piramidi (Monumenti funebri), ma è ancora più alta. (continua l’ode…) L’Immortalità a cui fa riferimento Orazio è un'immortalità terrena,che si protrae nel futuro. La sua voce deve giungere ai posteri. Si parla di un'immortalità umanistica. Si parla di un'immortalità relazionale,garantita dalle generazioni future. La poesia viene intesa come uno strumento di magia per battere la morte ; la scrittura è lo strumento per garantire l’immortalità dell’IO. Ovidio Metamorfosi XV→Anche qui c’è un augurio su posteri che continueranno a leggere la sua scrittura. Si parla anche qui di immortalità relazionale ,c’è un dialogo tra la scrittura e l’interpretazione del lettore. I significati delle parole dei testi vengono collocati in contesti molto diversi e possono assumere significati differenti. Non è però necessariamente un male. Catullo Carme 101→Lo scrive dopo aver visitato la tomba del defunto fratello. Qui si vede fondamentale il rapporto tra vivi e morti ,indirizza la propria parola al fratello defunto come LAVORO DEL LUTTO (faticosa consapevolizzazione della perdita -Freud-) Quindi in questo caso la poesia assume una duplice funzione: sia come appunto lavoro del lutto che dialogo diretto col defunto. In questo caso però si affronta non più la perdita dell’IO ma la perdita del TU. Proust→ ci parla della lettura come colloquio tra una persona presente e una assente(non per forza morto). Insiste molto sulla schiettezza che si crea tra lettore,lettura e silenzio. Si parla quindi di PAROLA POETICA COME RELAZIONE CON L’OLTRETOMBA MORTE DELL’IO ➞ Orazio e Ovidio MORTE DEL TU➞ Catullo PAROLA COME RELAZIONE-DIALOGO-AMICIZIA ➞ Proust. KOLOSSOS Con Kolossos si intende il concetto del doppio introdotto da Vernant (archeologia della psicologia antica). Questo concetto può essere paragonato alla lastra di pietra che si trova al posto del defunto Kolossos come DOPPIO= Il morto è il doppio del vivo stesso. La poesia di Orazio e Ovidio può essere intesa come Kolossos. (Ad esempio si considerino le piramidi di Orazio) σῆμα=sema,segno ma anche tomba, tumulo, sepoltura In questo caso ha significato di segno come un qualcosa che riempie il vuoto( es: voce per la lettura). La comunicazione orale prevede due soggetti, mentre invece la scrittura è il segno che prende posto,colma il vuoto,di una voce che non c’è. Stessa cosa vale ad esempio per un dipinto,un ritratto,ecc… Fotografia,ritratto,ecc= immagine sottratta al divenire. Ogni segno infatti può essere paragonato ad una piccola sepoltura. Sta li al posto di qualcosa che non c’è più. Platone, Fedro→In quest'opera si parla del Dio Thoth che trapassa le anime nel mondo dei morti. Ma è anche il Dio che ha inventato la scrittura. Il re degli Dei non è convinto della bontà della scrittura, dice che è pericolosa, è meccanica dato che chi scrive non necessariamente è una persona colta. Questo mito viene scritto da Platone che fa parlare Socrate →Mito della creazione e della scrittura. Platone per bocca di Socrate è diffidente verso la scrittura. Socrate dice a Fedro che la scrittura è come la pittura. Infatti in entrambi i casi si ha l'illusione di un soggetto vivente. Ma entrambe danno un messaggio non vivente,con il quale non si può entrare in relazione. Si tratta di un messaggio fisso che non cambia. In assenza del soggetto vivente che garantisce il vero significato della scrittura quindi,essa può andare in mano a chiunque e non può difendersi dai vari significati erronei che le possono attribuire Paradosso Le parole del Fedro le leggiamo in un testo scritto che Platone ha partorito per preservare le parole di Socrate. Allo stesso tempo però Platone ci mette in guardia riguardo alla medesima azione che sta compiendo ,ovvero scrivere. Però comunque si rende conto che è l’unico modo. Scrittura intesa come segno della mancanza di un soggetto. Platone,scrivendo di Socrate crea un doppio fittizio. Anche qui quindi possiamo notare come sia essenziale la relazione tra vivi e morti. W. Ong → Studioso e antropologo gesuita→ Scrive il Maranatha. Maranatha è un termine ebraico ed è anche il termine conclusivo della Bibbia. Significa letteralmente “Vieni Signore" ed è un’invocazione. Ong teorizza ciò che diceva Platone cioè che la scrittura è una parola morta. Non importa se la persona che scrive sia in vita o sia defunta,in quanto una volta che si mette per iscritto qualcosa,la parola viene strappata e inizia ad avere una propria sussistenza. Possiamo quindi definire la SCRITTURA come mortificazione (=messa a morte) della parola. Ong considera ogni opera scritta come l'epitaffio del proprio autore e l’unica scrittura che si sottrae a questo meccanismo è la Bibbia. Per verificare questa teoria cita un brano della seconda lettera ai Corinzi, dove la scrittura della Bibbia prende vita e diventa un vissuto,l’esperienza del cristiano quindi è lettera vivente,parola vivente. L’unico modo per far morire la parola della Bibbia sarebbe il non prendere atto delle scritture da parte del Cristiano. Quindi la struttura del Cristianesimo è il rapporto tra il Cristiano e la scrittura. Invece le scritture secolari sono caratterizzate dalla morte anche sotto il punto di vista della narrazione 2 RETROSPETTIVE INTERNA (Narrativa) ESTERNA (Lirica) Tutta l’esistenza umana è organizzata in Legata alla struttura della scrittura che forma narrativa,il quale significato è rimanda ad un periodo precedente rispetto estremamente legato al finale(unico modo alla scrittura stessa per capire la storia.) La Bibbia invece non è così MARANATHA= Apertura retrospettiva di una prospettiva futura Lotman→ La vita è il testo,la morte il finale e da lì si riparte indietro capendo la vita in modo retrospettivo. W. Benjamin, Il Narratore (1936)→Il morente è solo colui che nel momento della morte capisce il senso della sua esistenza. Rivela tutti i momenti in cui ha veramente incontrato sé stesso. E dato che è riuscito a comprendere,il morente assume l’autorità di conoscitore e consapevolezza del senso della propria vita nei confronti del vivente. Aristotele Problema XXX→ Perché tutti gli uomini straordinari sono melancolici? (Il libro si apre con questa domanda) -Nell’antichità la melancolia era considerata come una malattia data da una sovrabbondanza di Bile Nera. La melancolia è una condizione patologica di prostrazione dell’individuo. Si può sovrapporre ad una condizione di depressione con conseguente incapacità di agire e un ritiro dalla società per rimuginare su pensieri fissi e ossessivi. Aristotele pensava che gli artisti alternassero periodi melanconici a periodi di creatività. La scrittura può diventare un modo per affrontare la melancolia, che spesso ,come dice Freud, è legata al lutto Melancolia= Lutto Prolungato. Per Freud dovremmo riappropriarci del desiderio delle cose/persone che mancano e rivolgerlo in altro. ( Definizione del lutto per Freud) Ѐ vero che la melancolia è paragonata al lutto,ma in realtà differisce per due cose: Il lutto prima o poi cessa, il lutto melancolico invece non si arresta mai; Il lutto del melancolico non è legato ad un oggetto o ad una persona precisa. Blanchot→Si interrogherà sul lutto attraverso l’analisi della vicenda di Orfeo e Euridice. La poesia viene quindi intesa come mezzo di comunicazione tra vita e morte= Perché Orfeo possa cantarla, Euridice deve per forza trovarsi agli Inferi. Quando si arriva al fatidico momento del voltarsi di Orfeo,qui egli deve fare una scelta tra il continuare ad essere il marito di Euridice o essere il poeta che canta la perdita di Euridice. Nel momento in cui Orfeo si volta decide consapevolmente di essere il poeta che canterà la perdita della donna amata. Il poeta in quanto oggetto vivente deve rimanere fedele all’opera. G. Agamben→ In Stanze dice che la poesia è sempre legata all’essenza,al fantasma dell’oggetto desiderato. Quindi il melancolico deve necessariamente perdere l'oggetto a cui è legato in modo da stabilire una relazione con il fantasma dell’oggetto del suo desiderio. La perdita iniziale di questo oggetto gli conferisce la perfezione e l'immortalità. Il soggetto poetico quindi precede,anticipa,determina e richiede la perdita dell’oggetto poiché senza quest’ultima non ci sarebbe la scrittura LE ORIGINI DELLA LETTERATURA ITALIANA Le origini della letteratura italiana risalgono al XIII sec,periodo che coincide con la nascita dei primi documenti scritti in volgare italiano. Uno dei primi lavori in volgare fu Il Cantico delle Creature di San Francesco D’Assisi (anni 20 del 200). Infatti gli uomini della sua generazione sono tra i primissimi a scrivere in volgare, avendo tra l'altro pochissimi esempi antecedenti. La letteratura Italiana rispetto ad altre culture,ha iniziato a svilupparsi abbastanza tardi.Nonostante questo però, in breve tempo è arrivata a raggiungere un posizione di grande rilievo. Ma cosa si può trovare alle spalle di Dante? -Cantico delle creature di San Francesco di Assisi -La Scuola Siciliana,culla della poesia amorosa. Il nome di questa scuola deriva dal fatto che nacque dentro la corte di Federico II che durante quel periodo si trovava a Palermo. La Scuola Siciliana è l’origine per la necessità del re,Federico II, di creare uno stato monarchico unificato da estendere su tutta la penisola. Federico II appartiene alla dinastia degli Svevi (Suo nonno fu Barbarossa, suo Padre fu re del Sacro Romano Impero,sua madre era Costanza di Altavilla, a capo del regno di Sicilia). Quindi, Tedesco per padre e siciliano per madre, a Federico II possiamo attribuirgli la nascita di uno dei più grandi centri culturali dell'Europa Medievale. Ma non finisce qui, oltre ad un centro culturale,Federico II riuscirà a farsi eleggere come imperatore dei grandi elettori del suo regno. Uno dei più grandi progetti dell’imperatore fu quello di cercare di unificare tutta la penisola italica sotto il suo potere. L’Italia Settentrionale e la Toscana erano le regioni più sviluppate, ma al tempo la penisola era suddivisa in comuni,ovvero piccole città che si autogestivano. All'imperatore quindi non resta che provare a continuare a portare avanti il progetto di Barbarossa, di unificare tutti i comuni sotto un unico potere. L’unico stato che ovviamente si ribella è il Vaticano. A questo punto nascono due fazioni,Guelfi e Ghibellini: Guelfi: sostengono il PAPA per respingere Federico II Ghibellini: Sostengono Federico II Nel 1250 muore l’Imperatore e i Ghibellini, guidati da Manfredi figlio di Federico II riescono in qualche conquista. Tutta l’esperienza della scuola Siciliana,aveva un nesso con il sogno di unificare lo stato di Federico II in quanto egli,tra i suoi progetti, aveva anche quello di creare uno stato che avesse una lingua comune,una lingua colta che si basasse sul latino (Federico II scriveva in volgare). Quando si parla della scuola Siciliana,si parla di poesia laico-amorosa. Questa è una poesia che escludeva tutti i temi che avrebbero potuto rivelarsi problematici( politica,religione,ecc). Invece l’amore è un tema privo di rischio,che ha già alle spalle una tradizione letteraria. I Siciliani trattavano l’amore in modo scientifico-concettistico. Al tempo i manoscritti venivano trasportati in Toscana e trascritti da copisti toscani. Ciò fece sì che molte opere furono “Toscanizzate” (a parte poche eccezioni). Ecco perché la maggior parte delle opere della scuola Siciliana le leggiamo in toscano. (Si parla di produzione poetica Siculo-Toscana). Da un certo periodo in poi,la poesia amorosa e quella clerico-politica iniziano ad unirsi. GUITTONE D’AREZZO Uno dei più grandi esponenti dell’unione tra la poesia clerico-politica e amorosa fu Guittone d’Arezzo,personaggio che Dante stesso nominerà innumerevoli volte durante la sua produzione poetica. D’Arezzo compone alcuni canzonieri che possono essere suddivisi in due parti: la prima raccoglie le poesie di D’Arezzo in quanto notaio,la seconda invece raccoglie le poesie del poeta in quanto frate.Infatti Guittone entrerà a far parte di un ordine clericale, i Cavalieri della Beata Vergine Maria. La poesia di d'Arezzo è una produzione alquanto complicata e ricercata,scritta tutta in provenzale. Viene nominata TROBAR CLUS (Dal Dizionario : Poetare chiuso”: lo stile irto di tecnicismi, volutamente oscuro, di alcuni poeti provenzali e, per analogia, la componente ermetica di alcuni poeti moderni.) Lo stile trobar clus quindi è uno stile raffinato,ma chiuso, che si rifà alla durezza dell’espressione,in contrapposizione con il TROBAR EUS (Dal Dizionario : Lo stile agevole e piano di quei poeti provenzali che rifiutavano polemicamente le complicazioni formali del trobar clus, in nome di una poetica semplice e facilmente accessibile.) Comunque Dante non apprezzerà mai D’Arezzo fino in fondo,anzi lo considererà come un poeta troppo sopravvalutato. Il poeta,nonostante il giudizio di Dante,sarà però molto importante per quanto riguarda la tradizione letteraria in volgare. Fu infatti il primo ad applicare le tecniche stilistiche e retoriche dell’ARS DICTANDI ,ovvero la tecnica della prosa formale,un sistema che serviva per la stesura della prosa latina. Il Latino era la lingua utilizzata per tutti gli usi ufficiali delle arti,della politica, delle scienze,della legge,ecc (Pier delle Vigne fu un esponente dell’ars dictandi) D’Arezzo fa parte della generazione precedente a Dante,ci lascia una poesia in volgare Siamo nel Purgatorio della Commedia, Canto XXVI, Verso 55: Dante incontra Guittone d’Arezzo: riconosce il dolce stil novo di un poeta della vecchia generazione che era stato indisposto verso quelli della nuova generazione. Ad esempio contesta alcune cose della nuova poesia della generazione Dantesca che considera forzate. In questo incontro però Guittone si ricrede sul ritenere i poeti della nuova generazione inferiori.Quando si parla di dolce stil novo si parla di poeti giovani, che si contrappongono ai modelli delle generazioni precedenti. Redi 9 = Manoscritto che testimonia l’importante centralità di Guittone d’Arezzo nel panorama poetico durante la seconda metà del 200. Nella prima parte troviamo le sue lettere in prosa, la seconda invece sono un insieme di canti scritti da Frate Guittone e da Guittone in quanto poeta.(una parte dei testi di carattere clericale,l’altra amorosa) La produzione di guittone formata da circa 50 canzoni e 250 sonetti, la possiamo attribuire allo stile ricercato,cupo e di alta complessità metrica del Trobar Clus. Nel 1259 Guittone si ritrova a dover fronteggiare contro una politica che non condivideva, quindi decide di andare in esilio sperando nella pace tra le parti contrastanti(Guelfi e Ghibellini). Quest ultimi vincono e ciò porta ad un collasso degli equilibri: per l’occasione Arezzo scriverà un componimento di argomento politico, “Ahi lasso,or è stagion de doler tanto” Probabilmente è in questo periodo,in cui con la sconfitta, Firenze si ritrova a perdere la sua libertà, che Arezzo decide di diventare frate e inizieranno i suoi componimenti dove si vede una costante dialettica tra canti d’amore e canti di ragione. Si arriverà poi all’ultima parte della sua produzione poetica,dove Guittone, non più frate,si dedicherà principalmente a temi amorosi DOLCE STIL NOVO Il manoscritto CHIGIANO L VIII 305 conservato nella biblioteca apostolica vaticana, ci indica un passaggio epocale e sancisce la fine degli stili poetici toscani e della scuola Siciliana. D’Arezzo viene completamente cancellato e si inizia a dare spazio a nuovi nomi quali Guido Guinizelli, Cino da Pistoia, Guido Cavalcanti e Dante Alighieri. Sono i poeti definiti STILNOVISTI. Il termine Dolce Stil Novo viene utilizzato per la prima volta da Dante per bocca di Bonagiunta Orbicciani in un passo del Purgatorio riferendosi ad una delle canzoni più famose della Vita Nova: Donne ch’avete intelletto d’amore "O frate, issa vegg’io", diss’elli, "il nodo che ’l Notaro* e Guittone e me ritenne di qua dal dolce stil novo ch’i’ odo! *Giacomo da Lentini Prendiamo in considerazione il VV 52 del purgatorio, canto XXIV :Dante considera sé stesso come esponente stilnovista ovvero uno scriba che trascrive parole non sue, ma parole dettate da Amore. E io a lui: "I’ mi son un che, quando Amor mi spira, noto, e a quel modo ch’e’ ditta dentro vo significando". DOLCE= si tratta di uno dei parametri su cui si misura il distacco, il rifiuto di un modello aspro ,chiuso, in nome di eleganza,armonia, in contrapposizione a certi testi guittoniani AMORE= Sotto questo punto di vista si può ricollegare alla tradizione della poesia Siciliana, con Amore come tema principale Per gli stilnovisti Amore diventa il tema principale per esplorare l’esistenza umana nei suoi aspetti decisivi. L’Amore è l’esperienza che consente di riconoscere il limite tra IO e l’altro, è il confine tra materiale e spirituale, tra corpo e anima, tra umano e divino. Infatti questa è una poesia che si carica di figure trascendentali. Ma questo che tipo di amore è? Questo amore prende spunto dalla produzione letteraria dell’amore cortese, della tradizione letteraria cavalleresca. Qui infatti si ha una concezione dell’amore moralmente e concettualmente nobilitante. Questo nuovo amore però va incontro a numerosi rischi e critiche,in quanto è affidato alla libera scelta dell’individuo e va al di là delle classiche concezioni sociali. Infatti questo amore si crea al di fuori del vincolo del matrimonio. La società medievale è assolutamente patriarcale e le donne subiscono una costante limitazione. L’amor cortese invece è una relazione che capovolge la tradizione sociale poiché la donna diventa privilegiata e l’uomo in condizione di amante è subordinato ad ella come in un rapporto tra il vassallo e il suo signore.L’amore è descritto come un'esperienza interiore che permette ai due amanti di elevarsi a livello morale. (DE AMORE di Cappellano). GUIDO GUINIZZELLI Guinizzelli è considerato da Dante come il padre dello Stil Novo, in quanto di una generazione precedente a Dante e contemporaneo a Guittone d’Arezzo Un esempio di opera con tema AMORE CORTESE è la canzone di Guinizzelli, considerata anche come il manifesto del movimento Stilnovistico: Al cor gentil(nobile d’animo) rempaira (rimpatria) sempre amore come l’ausello in selva a la verdura; né fe’ amor anti che gentil core, né gentil core anti ch’amor, natura(la natura non ha creato l’amore prima del cor gentile e viceversa): ch’adesso con’ fu ’l sole, sì tosto lo splendore fu lucente, né fu davanti ’l sole; e prende amore in gentilezza loco così propïamente come calore in clarità di foco. L’animo nobile è un animo innamorato e le due cose sono inscindibili. Ciò che viene cantato da Guinizzelli è la nobiltà morale che si esprime amando. Addirittura paragona il rapporto tra donna e amante al rapporto con Dio. (Dopo questo paragone il poeta capisce di star azzardando e si immagina Dio che lo punisce) Un altro elemento importante del dolce stil novo è la Donna Angelo, ovvero una donna che è una mediatrice tra uomo e Dio aiutando a concepire in modo diverso questo rapporto. GUIDO CAVALCANTI Nasce a Firenze nel 1259. Le fonti più non lo descrivono come un poeta, ma come un filosofo Fu uno dei più importanti amici di Dante. Quest'ultimo lo vedeva come un punto di riferimento, come una guida, come un fratello maggiore. Ad un certo punto però avviene uno scontro tra i due del quale non si conosce la causa. La loro crisi si evince dal decimo canto dell'INFERNO (Incontro tra Dante e Cavalcante de’ Cavalcanti, padre di Guido.) Cavalcanti fu uno dei più grandi esponenti dello stilnovismo, lo stesso Boccaccio lo definisce come il più grande filosofo del tempo. Donna me Prega, viene considerata come la sua più famosa canzone, tant’è che Dante la cita anche nel De Vulgari Eloquentia come sommo esempio di composizione. In questo componimento Cavalcanti affronterà diverse questioni: 1. Dove si trova Amore 2. Da chi o cosa venga creato 3. La sua virtù 4. La sua potenza 5. L’essenza 6. Il movimento o il dinamismo 7. Il piacimento 8. Se sia visibile Cavalcanti parlerà sempre di amore, ma visto sotto un punto di vista negativo, in quanto lo definisce come uno sconvolgimento psico-fisico, un’esperienza drammatica, che porta il soggetto colpito ad uno stato di melancolia. DANTE ALIGHIERI Dante nasce nel 1265 a Firenze e morirà nel 1321. VITA NOVA (1292-1293) Il libro viene concepito dopo la morte di Beatrice, come rielaborazione del lutto. Quindi diciamo che può essere visto come una riconsiderazione della giovinezza del poeta. L’intento di Dante infatti è proprio quello di esprimere in modo profondo tutta la sua esperienza dell’Innamoramento. Questo libro è un’opera Nuova, difficile da ricollegare ad un genere letterario preciso o ad un modello precedente. Ѐ un testo che non si conforma a nessuno stile canonico. Comunque è considerato come il primo vero e proprio libro,concepito come tale, della letteratura italiana. L’unico genere a cui si può un po’ ricondurre è un testo autobiografico giovanile di Dante, scritto in prosa. Infatti viene narrata la storia della relazione con Beatrice, dal loro primo incontro che avviene al nono anno di vita di Dante, fino alla morte dell’amata. Ma oltre a questo è anche un’antologia commentata della produzione poetica di Dante. Qualcuno invece fa ricondurre il libro (Alfredo Schiaffini, linguista del 900) ad un genere AGIOGRAFICO, ovvero un genere Medievale dove veniva raccontata la vita di un Santo. La Vita Nova è un prosimetro, ovvero un libro che ha parti scritte sia in prosa che in poesia, come ad esempio il De Consolatione di Boezio. In quest’ultimo lavoro i brani in prosa e in poesia però sono stati composti contemporaneamente quindi si parla di processo sincronico; nella Via Nova invece le parti in prosa sono state composte dopo le parti in poesia. Parliamo quindi di processo Diacronico. Infatti il libro di per sé nasce in prosa, inglobando poi le parti in poesia scritte in passato. Le parti in prosa quindi assumono il compito di collegare le liriche,narrando le occasioni in cui sono state composte e poi commentandole. L’opera integrale possiamo suddividerla in tre parti distinte : Una prima parte introdotta dal proemio e conclusa con la crisi del Gabbo (Cap 1-9) La seconda parte è incentrata sulla materia nuova della poesia della lode (Cap 10-18) La terza parte comincia con la morte di Beatrice e termina con la visione finale Ma perchè Dante ha dato questo titolo all’opera? Dante sa che ricollocare alcuni avvenimenti all’età dell’infanzia nel Medioevo non era ben visto, in quanto si pensava che la conoscenza dei bambini fosse ancora acerba e confusa,non del tutto formata. I ricordi quindi potevano essere confusi(Infatti per questo motivo Dante fa qualcosa di mai visto prima). Il titolo infatti si rifà alla vita di Dante come amante di Beatrice e quindi soggetto ispirato. Quindi l’aggettivo Nova si rifà ad un particolare unico mai visto prima,grazie all’incontro con Beatrice oppure anche anche al rinnovamento interiore che avviene dopo il primo incontro con l’amata Apriamo parentesi sulla differenza tra Edizione Critica e Edizione Commentata di un libro: Editore Critico= produce un’edizione il più vicina possibile a quella dell'autore. Ad esempio le opere di Dante non ci sono arrivate originali,quindi nei secoli gli scrittori,per tramandare le opere le copiavano a mano, facendo errori,cambiamenti involontari ecc. Quindi un editore critico si occupa di raccogliere tutte le opere, confrontarle e trarne una ik più fedele possibile a quella originale. Ad esempio della Vita Nova abbiamo due filologi in rilievo, ovvero Michele Barbi e Guglielmo Gorni. Le due edizioni sono pressoché uguali se non per il fatto che l’edizione Barbi si chiama Vita Nuova, mentre l’edizione Gorni Vita Nova. Si differenziano anche per il numero di capitoli, infatti quella di Barbi ne presenta 42, quella di Gorni 31. Il commentatore invece è colui che commenta e interviene sul testo. Sul testo: CAPITOLO 1 L'incontro tra Dante e Beatrice viene descritto da Dante come uno sconvolgimento psico-fisico, un'epifania. Dante infatti parla proprio di sconvolgimento degli spiriti. Beatrice indossa un vestito sanguigno. Gli Spiriti sono forze che garantiscono la connessione umana tra corpo e spirito(oggi sarebbe il SNV). Quando queste funzioni vengono sconvolte si ha un senso di malessere(Cavalcanti che descrive l’amore doloroso) Nella Vita Nova gli spiriti parlano in Latino,infatti quello che dicono quando vengono sconvolta rimandano ad una realtà soprannaturale→ Amore come Dio. Beatrice come Beatitudine (Rapporto trascendente con il Divino) Libello= Sta per libretto,inteso come una piccola parte di un libro più grande ovvero la Memoria Da 1.9 a 1.11(Pag 10-11)→ Dante ci dice che l’amore che prova per Beatrice è un amore che non viola i dettami della ragione. Il poeta poi sa che non può indugiare troppo sulle esperienze giovanili quindi passa subito ai suoi 18 anni, dove avverrà il secondo incontro con Beatrice.(ripetizione num 9). Dante viene travolto, infatti verrà salutato da Beatrice, che in questo caso sta indossando un vestito bianco. Questa veste bianca (1.12) ci preannuncia il fatto che Beatrice morirà. Dopo questo incontro, Dante ha bisogno di rinchiudersi nella sua camera(succederà spesso, perchè quando si emoziona troppo ha bisogno di un momento di chiusura→simbologia del rapporto INTERNO-ESTERNO) per pensare alla donna amata, ma si addormenta e avrà una visione. Dante evoca un fantasma della donna amata con cui stabilisce un rapporto immaginario, dato che dal vivo non riesce a sopportare l’incontro. Da questa relazione con il fantasma di Beatrice nascerà poi tutta la scrittura. 9 è il numero che Dante assocerà sempre a Beatrice (quadrato di 3,numero divino) e cercherà in tutti i modi di collegarlo alla vita e ai fatti quotidiani. Qui Dante descrive anche come diventi servo di Amore Il sonetto di questo capitolo parla della sua visione. CAPITOLO 2: Il capitolo inizia con Dante che dice di aver inviato il sonetto del capitolo precedente ad alcuni commentatori, tra i quali c’era anche Cavalcanti. Quest'ultimo gli risponde e da lì instaurano un rapporto di amicizia. In questo capitolo Dante ci descrive il rapporto che ha con Amore come un rapporto tra il vassallo e il suo padrone. Avviene anche l’apparizione della prima donna specchio. Dante fa questa cosa per vedere se qualcuno fosse riuscito a trovare il significato vero di quel sonetto, ma nessuno ci riuscirà. Alcuni critici pensano che si trattasse del presagio di morte di Beatrice come suggerisce anche l’ultimo verso (14) →Appresso lo gir lo ne vedea piangendo. Il poeta quindi ci dice di leggere il libro tenendo conto però della morte della donna amata. CAPITOLO 10 : Qui come componimento poetico troviamo una canzone, Donne ch'avete.. Questa canzone sarà riportata da Dante per bocca di Bonagiunta nel purgatorio, quando poi verrà coniato il termine Dolce Stil Novo Paradigma Cavalcantiano: vede la poesia d’amore come un’analisi introspettiva del soggetto desiderante. La finalità della poesia è quella di lodare la donna amata vista come beatitudine. Qui Dante decide che le sue interlocutrici sono le donne, parla loro di Bea attraverso la poesia che diventa essa stessa il metodo di conversazione con le donne gentili.. Queste donne sono in grado di comprendere l’esperienza amorosa (Fatto rivoluzionario). Il dolore di Dante per la morte di Beatrice, diventa l’argomento da cui è originato il libro e anche la chiave di lettura di quest’ultimo. CAPITOLO 19: Muore Beatrice, ma Dante si rifiuta di parlare di questo. Ciò succede per 3 motivi: Non rientra nell’argomento del libro così come è stato scritto nel proemio Dante ritiene che la sua scrittura non sia all’altezza per poter parlare di questo fatto Se ne parlasse sarebbe quasi come una lode a sé stesso CAPITOLO 24: Dante si ritrova per le strade di Firenze, distrutto per la morte di Beatrice e si rende conto di essere in condizioni pietose. Inizia a guardarsi intorno per capire se qualcuno lo sta osservando e si rende conto che effettivamente c’è una donna che lo squadra dalla finestra. Il poeta inizia a pensare che se si dovesse creare un legame con questa donna, potrebbe fungere da Lavoro del Lutto. Per Dante quindi la donna Gentile diventa un nuovo oggetto degno di Beatrice. CAPITOLO 25: La caratteristica principale dell’amore per Beatrice è che è un amore che va sempre in accordo con la ragione, invece quello per l’amante no. Infatti nonostante la donna sia gentile, talvolta Dante ha pensieri peccaminosi verso di lei e potrebbe andare in contrasto con l’amore che provava per Beatrice. CAPITOLO 28: La prima visione che Dante ha di Beatrice avviene durante i suoi 18 anni. Lei gli appare avvolta in un drappo rosso sanguigno. Ora ne ha un’altra: da qui decide di rimanere fedele a Beatrice e anche all’opera (La Divina Commedia) che annuncerà alla fine del libro. CAPITOLO 29: I pellegrini volevano vedere il velo di Veronica, che aveva utilizzato l’indumento per asciugare le lacrime del Cristo durante la camminata verso la croce. Dante li osserva e si rende conto che nessuno tra loro può sapere della morte di Beatrice e ne vuole diventare l’annunciatore. Qui c’è quindi un lavoro del lutto = travagliata operazione psicologica grazie alla quale il soggetto si riappropria del proprio desiderio e può riversarlo su un altro oggetto. Nel malinconico non è chiaro quale sia il soggetto del lutto. DONNA GENTILE= Termine chiave dello stilnovismo, è una donna nobile ,una donna che sembra condividere con Dante il dolore per la morte di Beatrice. Il poeta ad una certa si ritrova davanti ad una scelta: non sa se rivolgere il proprio amore sulla donna amante oppure se rimanere fedele a Beatrice. CAPITOLO 31: Viene annunciata la Divina Commedia. Ong dice che tutte le scritture secolari hanno una caratteristica retrospettiva legata alla morte. Possiamo quindi vedere la Vita Nova come un PROSIMETRO RETROSPETTIVO. Dante infatti riorganizza il libro partendo dal finale che è la morte di Beatrice. É infatti il finale stesso che ci permette di comprendere l’opera e tutta la vita di Dante. Al contrario però delle opere secolari Dante attribuisce un significato e un contesto diverso, così da creare un’immagine di coerenza. Infatti spesso fa sì che l’opera successiva appaia come un esito naturale dell’opera precedente (Come se fosse un cammino). Teodolinda Barolini attribuisce a Dante una coerenza retrospettiva, dove il poeta reinterpreta il suo passato per renderlo coerente con le fasi future. Alle volte ci sono cambiamenti forti PANODIA= canto ripetuto, esprimere sempre la stessa cosa. Il finale della Vita Nuova non è per l’appunto la morte di Beatrice, ma l’annuncio della nuova opera che verrà. (Versione laica di un annuncio). Si ha quindi una rivendicazione profetica sia per la Vita Nova che per la Divina Commedia, scritta seguendo il modello biblico. L’amore che Dante prova per Beatrice , non è un amore gentile, segue le regole stilnovistiche ma va oltre. Questo sentimento è la perfetta sintesi tra Amore e Ragione, al contrario ad esempio di quello che c’è tra Paolo e Francesca (V canto dell'Inferno). La funzione della donna schermo,che ritroviamo nel libro, è simile alle funzioni delle ymaginationi. Dante e Beatrice erano sposati,ma ovviamente non tra di loro, anche se in tutte le sue opere non si parla mai della sua vera moglie, Gemma Donati e nemmeno dei duoi figli.In ogni caso la sua biografia con Bea,la sua vita parallela, è estremamente importante. La Vita Nova è un’autobiografia estremamente selettiva,molte delle fasi della sua vita non sono nemmeno menzionate. Nel libro Dante ci permette di confrontarci con tutte le fasi della sua vita in cui ha incontrato sé stesso in quanto poeta. L’Amore è alleato e coincide con la Ragione,non sono mai in contrasto. Beatrice al contrario della donna Gentile in sè, rispetta questo legame. Concetto di AMORE SUBLIMATO: Non ci deve esssere soddisfazione carnale. Anche se in realtà Dante dice che alle volte proietta il suo desiderio sul corpo di Beatrice. (Uno dei Temi principali della commedia) EPISTOLA TREDICESIMA A CANGRANDE L’autenticità di questa epistola in realtà è abbasta discussa. Generalmente la proprietà è attribuita all’Alighieri ma qualcuno sia totalmente o parzialmente falsa. In ogni caso se l’autenticità non fosse vera sarebbe comunque stata scritta da qualcuno di molto vicino a Dante. L’epistola quando è stata inviata a Cangrande è stata accompagnata da una copia del Paradiso. In questa epistola vengono spiegati alcuni concetti fondamentali della Commedia. L’aggettivo Divina lo ha suggerito ed introdotto Boccaccio , ma Dante non lo ha mai condiviso. Coloro che non considerano la lettera autentica sono anche convinti che l’aggettivo Divina sia stato assegnato senza essere stato prima autorizzato dal poeta. Giorgio Petrocchi è uno dei massimi filologi e critici, negli anni 60 del 900 ha prodotto un’edizione della critica della commedia secondo l’antica vulgata(Si consideri il manoscritto Urbinate come uno delle edizioni più importanti). Il testo di questa lettera è Polisemico,ovvero presente più significati. In questo caso ne possiamo ritrovare uno allegorico e uno morale. NEL PARAGRAFO 21: Questi diversi modi di trattare un argomento si possono esemplificare, per maggior chiarezza, con i versetti: "Allorché dall'Egitto uscì Israele, e la casa di Giacobbe (si partì) da un popolo barbaro; la nazione giudea venne consacrata a Dio; e dominio di Lui venne ad essere Israele". Infatti se guardiamo alla sola lettera del testo, il significato è che i figli di Israele uscirono d'Egitto, al tempo di Mosè; se guardiamo all'allegoria, il significato è che noi siamo stati redenti da Cristo; se guardiamo al significato morale, il senso è che l'anima passa dalle tenebre e dalla infelicità del peccato allo stato di grazia; se guardiamo al significato anagogico, il senso è che l'anima santificata esce dalla schiavitù della presente corruzione terrena alla libertà dell'eterna gloria. Viene fatto un parallelismo tra la Commedia e il testo Biblico. Infatti viene suggerito di leggere l’opera come se fosse la Bibbia. Dante quindi ci suggerisce un valore profetico del suo testo(ESODO). Cioè dobbiamo concepire la lettura della Commedia com il viaggio che hanno dovuto fare gli Ebrei in Egitto per liberarsi dalla schiavitù per arrivare lla terra promessa Forma particolare di allegoria: Interpretazione biblica della realtà ( Ad esempio virgilio che è un’allegoria interpretata da un personaggio storico reale ) Il mondo viene visto come un grande libro , viene introdotto l’esercizio del libero arbitrio dell’uomo tra bene e male Fine morale del libro: Cambiare la vita dei lettori. La commedia è stata concepita per agire, per operare eticamente ,per sviluppare la ragion pratica Perché è stato scelto proprio il titolo Commedia? 1. STILE → Lo stile utilizzato è molto più umile e basso rispetto a quello che veniva usato per scrivere le tragedie come ci viene suggerito anche nel De Vulgari Eloquentia (Libro 2 Cap 4 ). In più Dante ci dice che il fatto stesso di usare il volgare implica la scrittura di una commedia. ELEGIAくCOMMEDIAくTRAGEDIA 2. CAMMINO DA MISERIA A FELICITÀ → Nella commedia i giusti sono sempre premiati e i malvagi sono sempre puniti. Tutto ciò in contrapposizione con la vita reale. La Commedia è una commedia in virtù del Paradiso. LA DIVINA COMMEDIA : L’INFERNO Legge del Contrappasso(legame fra pena e peccato): ANALOGIA: La pena è analoga al peccato commesso(Ad esempio i Lussuriosi sono puniti essendo trasportati e vorticando dentro ad una tempesta eterna,così come da vivi hanno peccato lasciandosi trasportare dalle passioni) CONTRASTO: Il legame tra pena e peccato è al contrario (Ad esempio i morti Suicidi che in vita hanno rinnegato il loro corpo e nell’Inferno sono trasformati in arbusti immobili) Si può concepire l’Inferno anche come il luogo delle contraddizioni.(Ce lo dimostra il venire a mancare di Dante alla fine del V canto. La Divina Commedia per intero può essere invece considerata come una grande macchina volta a risolvere le contraddizioni. La divina commedia si apre con il primo canto che può essere un po ' considerato il prologo del libro. Il racconto è in prima persona svolto da Dante personaggio (Verranno distinti Dante personaggio e Dante autore), ce ne rendiamo conto subito dal “MI” utilizzato all’inizio del secondo verso. (Si noti anche la dialettica tra il “nostra” del primo verso e il “mi” del secondo) Con il nostra viene coinvolto anche il lettore e c’è un passaggio dialettico tra individuale e generale. Dante diventa il rappresentante di ogni persona nel Cammino di Redenzione L’inizio dell’opera, Nel Mezzo del cammin, ha un significato particolare in quanto: Siamo nel 1300, quindi ad inizio secolo Per la Cristianità fu un secolo importante in quanto il papa Bonifacio VIII ha proclamato il giubileo, ovvero un anno in cui i fedeli possono ottenere ,pagano, l’espiazione dei peccati. Dante viene eletto come uno dei più importanti esponenti dei Guelfi Bianchi(molto più moderati rispetto ai guelfi Neri) Nel 1301 addirittura diventa Ambasciatore presso la corte di Bonifacio VIII (Doveva riuscire a riappacificare Guelfi Bianchi e Guelfi Neri ). CANTO I Dante si ritrova a 35 anni anni (Nel mezzo di cammin) ad avere una crisi sia interiore,che politica. Si ritrova ad aver perso la retta via e, in senso religioso, si ritrova ad avanzare verso la perdizione. Dante si ritrova nella selva, prova ad allontanarsi per raggiungere il monte sulla cui cima splende il Sole (allegoria religiosa). Ma non ci riesce perché davanti a lui si parano 3 belve che gli impediscono l’ascesa. Costoro rappresentano ognuna aspetti diversi dei peccati: LONZA: Rappresenta la lussuria,la frode e l’incontinenza LEONE: Rappresenta La superbia o la violenza LUPA: Rappresenta la cupidigia intesa come avarizia Queste tre belve costringono quindi Dante ad affrontare un cammino attraverso i tre regni dell’aldilà. Per riuscire a raggiungere la luce,Dante deve allontanarsi da essa, confrontarsi coi peggiori peccati, per poi continuare un cammino rettilineo che all’inizio sembra allontanarlo dalla salvezza,ma poi scopre che in realtà questo cammino si ricongiunge ad essa. RAPPORTO TRA VIVI E MORTI: Dante in quanto vivo deve confrontarsi coi morti, col fine poi di risolvere la sua crisi. Quando Dante viene bloccato dalle tre fiere, si rende conto che non può farcela da solo (Significa che nessuno può salvarsi da solo). Avviene un cammino di salvezza di natura RELAZIONALE. VV 61 → Dante incontra Virgilio,il suo salvatore. La selva oscura è il limite tra la vita e la morte, tant’è che Virgilio dice subito che lui è defunto, esplicitando poi una sua biografia. Virgilio diventa un’allegoria della ragione, Dante gli chiede di prestargli soccorso. VV 83→Per la prima volta nella Commedia troviamo la parola AMORE. Dante chiede a Virgilio di aiutarlo in segno del grande amore del lettore che legge l’Eneide. Dante in quanto lettore di Virgilio può salvarsi. Si fa guidare dal suo modello preferito di scrittore,nonché suo autore preferito. Quella tra lettore e scrittore è una relazione d’amore che dura attraverso i secoli e le culture.(Anche prima di Dante c’erano testi che parlavano della visione dell’aldilà) La cosa strana di cui possiamo renderci conto è che Dante si fa accompagnare nel suo viaggio con fine ultimo la Salvezza, da un dannato.(Virgilio) Virgilio è stato scelto da BEATRICE come commissario di Dio. Beatrice è un’anima beata che scende all’Inferno e va chiedere aiuto ad un’anima dannata (Virgilio) che in quanto poeta può portare a termine il compito. (É necessaria la relazione d'amore tra scrittore e lettore, come quella instaurata tra Dante e Virgilio). CANTO II Dante viene colto dal dubbio di essere autorizzato o meno a fare questo viaggio. VV 5, abbiamo la Parola Chiave PIETATE, intesa come l’angoscia che in seguito deriverà dalla partecipazione emotiva alle pene dei dannati. Il dubbio del suo viaggio viene riportato prendendo esempio da due personaggi contrapposti (torna lo schema binario della contrapposizione tra Cristiano e Pagano). Abbiamo in primis San Paolo(modello cristiano) che doveva consolidare la fede cristiana durante i primi anni della diffusione del Vangelo; poi abbiamo la discesa agli Inferi di Enea(modello classico) nel sesto libro dell’Eneide (descritto da Virgilio stesso). Enea aveva come missione quella di fondare Roma. VV 35→ viene descritta la follia che per Dante è l’eccesso. VV 43→ Dante si chiede perché sia stato scelto Viene riportato anche uno schema a 3, Follia, Viltà e Magnanimità. Follia: andare oltre il limite di ciò che è lecito Viltà: non sporgersi mai, trattenersi sempre nel far qualcosa che sarebbe giusto fare (ONORATA IMPRESA) Magnanimità: Giusta misura tra le due cose, in quanto non si va mai oltre il limite, ma si compiono sempre le azioni giuste. Dante continua ad avere dubbi sul da farsi e Virgilio gli dice che l’impresa non è folle e sarebbe da vili non compierla. Virgilio si trova nel limbo in quanto anima non cristiana, mentre Beatrice si trova nel paradiso. Qui Beatrice viene descritta con lessico stilnovistico. (Beatrice va oltre il limite della ragione umana). Beatrice sottolinea la fama di Virgilio→ Qui si inizia a sentire la tensione tra l’immortalità dell’anima e la seconda morte (dannazione), però sulla Terra Virgilio è immortale grazie alla sua poesia. CANTO III Incontro con gli IGNAVI (esempio massimo di insignificanza) Si apre con la scritta sulla porta per la quale si accede all’Inferno: 'Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente. Dante ne rimane colpito in quanto si tratta di un luogo di perdizione dal quale non si può uscire. In questo caso però questo luogo di Dannati, se per le anime infernali diventa la fine del loro percorso, per Dante diventa l’inizio del cammino della speranza per la salvezza. Infatti il poeta deve considerare il suo percorso differente rispetto a quello di tutti gli altri. Nel Verso 15 Dante insiste di nuovo sul tema della Viltà, che viene poi confermato dalle anime che incontrerà. Ora i personaggi si trovano dell’ANTINFERNO o PATIBOLO, prima del fiume infernale. Perché queste anime sono trattenute qua? Sono anime che non possono assolutamente andare in Paradiso in quanto peccatrici,ma non possono nemmeno scendere all’inferno in quanto potrebbero inorgoglirsi di essere paragonate al Diavolo. Sono considerate talmente tanto poco che stanno nell'ANTINFERNO. Gli Ignavi (sanza ‘nfamia e sanza lodo) non sono riusciti a scegliere di schierarsi né dalla parte del bene, né da quella del male. La scelta per Dante è la libertà fondamentale data agli uomini e loro l’hanno sprecata abdicando la loro stessa condizione umana. VV 48 → sono talmente infimi che invidiano qualsiasi altra pena Per Dante queste anime non hanno mai vissuto esercitando il libero arbitrio in base al quale, una volta morti, li si va a condannare o a ricompensare. Come pena, sono costretti a correre per l’eternità dietro ad un‘ insegna bianca e velocissima. Durante la corsa sono tormentati da insetti che provocano loro ferite, dalle quali cola il sangue che diventerà cibo per i vermi in mezzo ai quali corrono le anime. Gli ignavi sono disprezzati da Dante poiché esse non sono mai state vive. In più non possono nemmeno sperare nella morte dell’anima. VV 49 → Di loro non rimane nemmeno il ricordo sulla Terra. (Il contrario di ciò che Dante aveva detto di Virgilio) VV 58-60 →Forse si sta parlando di Papa Celestino V, ovvero colui che dopo poco essere stato eletto Pontefice non se l’è più sentita ed ha abdicato. Dante gli attribuisce la colpa di aver fatto salire al pontificato papa Bonifacio VIII. Nell’Inferno troviamo molte allusioni a personaggi dell’Eneide di Virgilio. Ad esempio: VV 84 → Caronte che come nell’Eneide ha il ruolo di traghettatore Infernale.(Lui ed altre figure demoniache cercheranno di impedire il passaggio di Dante. Caronte avrà la previsione dell’anima di Dante che finirà in Purgatorio. (“Più lieve legno convien che ti porti”, VV 93) Dante sviene e si risveglia sull’altra sponda del fiume, quindi non sapremo mai come abbia fatto ad attraversarlo. CANTO IV Incontro con i NATI E NON BATTEZZATI,siamo nel LIMBO (1° Cerchio) Nel Limbo risiede Virgilio e si ha una situazione un po’ diversa rispetto a tutti gli altri gironi.Qui abbiamo alcune anime che addirittura sono esempi di MAGNANIMITÁ (virtù che si contrappone alla Viltà degli Ignavi del III canto ). Dante si sorprende appunto del fatto che appena entrato nell’Inferno incontra anime buone, tra cui alcuni dei personaggi che il poeta stesso ammira di più,come alcuni dei suoi modelli letterari e filosofici,ma anche grandi condottieri,eroi, ecc. Comunque sono tutti personaggi che vantano meriti. L’unica pena che affligge queste anime è l'eterno desiderio e la speranza di poter incontrare Dio. Al contrario degli altri gironi in più non si sentono urla strazianti,grida e bestemmie, ma solamente sospiri, nonostante tutto sia comunque avvolto nelle tenebre. VV 29-30→ Qui c’è una descrizione del Limbo discostata dalla teologia contemporanea a Dante Troviamo gli Infanti, ovvero bimbi morti prima di ricevere il battesimo (INNOCENTI) LIMBO DEI PADRI= Confinati coloro che avevano creduto nella venuta di Cristo prima ancora che accadesse (Mosè, Abramo,....) Comunque tutti i personaggi dell’antico testamento ebrei. Essi non potranno essere salvi fino a che Cristo non avrà compiuto morte e resurrezione eliminando così il peccato originario. A quel punto Cristo dovrà scendere agli Inferi così da aprire le porte del Limbo e benedire le anime. Per la chiesa Cattolica invece nel Limbo si potevano trovare solo gli Infanti. Dante personaggio invece (VV 42 centro di tutto il discorso), scrive che ci sono anche gli adulti, e la consapevolezza che ci siano anche i propri idoli all’Inferno è motivo di struggimento e grande dolore VV 52-62→ Le anime dei grandi si trovano in un castello avvolto dalla luce divina. In questi versi (e in generale nel canto) vengono ripetute continuamente le parole ONORE e VALORE. VV 68-69→ Possiamo attribuirgli un doppio significato: 1) Le tenebre circondano l’alone di luce del castello 2) La luce vince le tenebre. Dante incontra Omero,del quale non conosceva bene le opere, ma ne riconosce assolutamente la grandezza. Incontra anche Ovidio, Orazio e Lucano (VV 87-90) Manca Stazio che si troverà nel Purgatorio. La Commedia descrive l’esperienza attraverso la quale Dante è potuto diventare autore della Commedia stessa. L'oltretomba in cui Dante scende è un luogo in cui il confine tra realtà e finzione viene cancellato, un luogo in cui Dante pone i grandi personaggi del passato insieme a persone reali che lui ha conosciuto in vita, è un luogo in cui il confine tra letteratura e vita viene completamente cancellato. (Ad esempio Paolo e Francesca si trovano insieme a Didone Tristano e Achille). C’è l’incontro con Cesare, Enea, Ettore,... Equazione tra oltretomba e letteratura: Dante nonostante sia ancora vivo riesce a prendere la sua parte nel gruppo di grandi poeti morti, diventando così anche lui un grande poeta. ( VV 97-102) CANTO V Incontro con i LUSSURIOSI,siamo nel 2° cerchio,ma il 1° sotto la giurisdizione di minosse In questo cerchio ritroviamo il peccato dell’Incontinenza ,ovvero l’ incapacità di trattenersi agli istinti che in quanto tali,sono peccaminosi e quindi vanno controllati.m Quando il soggetto non riesce a controllarsi allora si entra nel peccato. Avviene l’incontro con Paolo e Francesca,entrambi peccatori carnali. Francesca si dimostra lettrice ,ritornando così al costante intreccio tra vita e letteratura. VV 37-38→ subordinano la ragione al talento, inteso come desiderio, in questo caso sessuale. L’Amore è armonico fino a che desiderio e ragione sono in equilibrio tra loro. In questo Canto il peccato è punito per ANALOGIA,infatti i peccatori sono travolti da una tempesta eterna. Il percorso di Dante nell’Aldilà si sta compiendo per Amore ed il poeta si sta rendendo conto che esiste un lato oscuro. A questo punto Dante va in crisi,soprattutto dopo aver dialogato con Francesca. Alla fine addirittura sverrà per lo sgomento. VV 100-106→ Abbiamo i concetti chiave dello stilnovo: ad esempio l’uccello,che per Guinizzelli, torna sempre al nido proprio come fa l’amore al cuore nobile. Abbiamo la ripetizione della parola Amor all'inizio di ogni terzina. Paolo e Francesca si confessano amore mentre leggono un libro (altro riferimento letterario) Quando leggiamo questo testo, tutto ciò che sappiamo su Paolo e Francesca ci viene tramandato dalla tradizione del commento di Dante (es: Boccaccio). Infatti sui due personaggi non abbiamo informazioni antecedenti o contemporanee all’episodio dantesco. Sappiamo solo che Francesca viene data in sposa a Gianciotto, costretta ad un matrimonio non per amore ma per convenienza politica. (Boccaccio dice che Gianciotto ha mandato suo fratello Paolo,sotto falso nome, a sposare Francesca,ingannandola.) Si noti come l’apertura dell’Inferno con questi due canti ci mostri personaggi poco infernali. Ad esempio appunto Francesca che è una perfetta nobildonna,più che colpevole ci dà la percezione di essere una vittima. VV 107→ Caina attende a chi vita spense(Caina riferimento all’ultimo cerchio dove si trovano i traditori della famiglia). Qui si parla di Gianciotto,che alla fine uccidendo sia Paolo che Francesca ha commesso un peccato più grave dell’adulterio. (Anche se il delitto d’onore,l’uxoricidio, fino al 1981 prevedeva un’attenuante.) Dante,dando a Gianciotto una pena peggiore,si pone in una posizione non del tutto scontata. Ma perchè quindi Francesca si trova all’inferno? Durante la lettura del canto si evince una caratteristica posseduta sia da lei che da altre moltissime anime peccatrici, ovvero quella di non riuscire a capire la propria responsabilità del peccato commesso, ma continuare ad attribuire la colpa ad altre persone. I personaggi Infernali continuano ad autogiustificarsi, al contrario delle anime del Purgatorio, la cui caratteristica è il pentimento. Francesca quindi non riesce a capire il suo sbaglio, appellandosi addirittura allo stilnovismo , dicendo che la colpa del suo peccato è l’amore al quale un cuore nobile non può resistere. Francesca infatti si vede passiva rispetto alla forza dell’amore. Dante personaggio a questo punto è molto scosso e inizia a domandarsi quale sia la differenza tra il suo amore,che lo sta guidando verso la salvezza e l’amore che invece ha portato Paolo e Francesca agli Inferi. La risposta gli arriverà nel Purgatorio: l’Amore è origine sia di vizio che di virtù. Sono esiti opposti di una stessa energia,ecco perché è difficile indirizzare questa forza verso la parte corretta.Il desiderio va instradato verso l’oggetto probo e avere la giusta intensità. Tutto ciò deve essere spinto dalla ragione che fa anche da regolatrice. Francesca e Paolo sono all’Inferno perché la loro ragione non è riuscita ad equilibrare il desiderio. Francesca mette sotto accusa (si parla del libro galeotto) il fatto che l’esaltazione dell’amore rischia di istigare i lettori come è successo a lei e al suo amante Ci sono alcuni critici che considerano Francesca come la proiezione di Dante (è una riflessione sulle degenerazioni umane). Si pensi al Bivio della Vita Nova tra l’amore per Beatrice e l’amore per la donna gentile. VV 138→ Verso ellittico,lascia cioè intendere l’inizio della relazione e che a causa del bacio il libro non fu mai finito di leggere. Se fosse successo i due amanti si sarebbero accorti che in realtà la storia da Lancillotto e Ginevra ha un finale tragico Viene introdotto il tema del cattivo lettore, in quanto se avessero finito la lettura probabilmente si sarebbero interfacciati con una specie di avvertimento. (Francesca incolpa il libro ma Dante porta alla luce la colpa del cattivo lettore.) Francesca viene descritta quasi come una Madame Bovary del 300, che non riesce a distinguere i fatti inventati della lettura dalla realtà. Degno di attenzione è il fatto che Francesca racconta la vicenda dal suo punto di vista mettendo in ombra la figura di Paolo (fatto straordinario in un contesto Medievale). Abbiamo una donna che racconta in prima persona ed un uomo, di fianco a lei, che tace e piange. CANTO X Incontro con i GOLOSI. Siamo nel 6° cerchio (Eretici) La pena delle anime che si trovano in questo girone è quella di trovarsi costrette dentro a tombe infuocate, in quanto gli eretici,soprattutto i seguaci di Epicuro,non credono nell’immortalità dell’anima (VV 13). Benvenuto da Imola,commentatore trecentesco, dice che l’eresia dell'epicureismo si pone in contrasto con le basi su cui si incentra la Commedia.Se le anime morissero non ci sarebbe l’aldilà, di conseguenza punizioni e ricompense sarebbero nulli. Si tratta del primo canto del basso Inferno. Le due parti,alto e basso Inferno ,sono separate dalle mura di Dite (Dio pagano infernale). Una volta arrivati Dante e Virgilio sono fermati dai Diavoli che non li vogliono far passare, gli chiudono la porta in faccia e i due sono costretti ad attendere un messaggero celeste. Appena riescono ad entrare,la prima cosa che incontrano è un cimitero. Qui i peccatori hanno proprio la volontà di fare del male (7° cerchio della VIOLENZA, 8° e 9° sono i cerchi della FRODE, nel primo ci sono i coloro che hanno recato danno al prossimo con cui non si aveva uno specifico vincolo amoroso; nel secondo ci sono coloro che hanno recato danno a qualcuno con cui erano legati, si ha quindi una FRODE AGGRAVATA o TRADIMENTO ) Il primo personaggio che Dante e Virgilio incontrano è Farinata degli Uberti (concittadino di Dante, lo incontriamo anche nel sesto canto), che riconosce subito il poeta dall’accento Fiorentino. Comunque Farinata fu uno dei più importanti politici Fiorentini contemporanei a Dante. Il Canto è diviso in tre tempi: 1. Abbiamo prima il dialogo tra Farinata e Dante che dopo un po’ diventa polemico in quanto il primo era Ghibellino e il secondo Guelfo. Si parla soprattutto di esilio 2. Il dialogo viene interrotto da un’altra anima fisicamente contraria a Farinata: si tratta di Cavalcanti (Padre di Guido) che intrattiene un dialogo acceso con Dante sulle sorti del figlio. Si chiede il perché dell’assenza del figlio accanto a Dante in questo viaggio nell’oltretomba 3. Si riprende il discorso con Farinata. Perché Farinata si trova all’Inferno? Egli può essere considerato un po’ come Francesca, personaggio apparentemente perfetto ma che in realtà nasconde lati infernali (Si prende il merito di aver salvato Firenze dopo la battaglia di Montaperti) Al tempo i Ghibellini (Siena), sconfissero i Guelfi (Firenze). Avevano pensato di radere al suolo quest'ultima città, ma grazie a Farinata viene evitato questo disastro (si veda VV 91) Da questo discorso viene fuori la superbia di Farinata, che si può confondere come Magnanimità ( VV 73). Il gesto di aver preso parola sopra a tutti per salvare Firenze è stato un gesto coraggioso. Farinata degli Uberti veniva da una delle famiglie più ricche e aristocraticamente alte di Firenze. Dante invece proveniva da una famiglia di scarso rilievo e quindi potrà iscriversi alla società dei medici. A questo punto incontriamo la vera e propria superbia di Farinata: dopo la sua morte aveva avuto un processo per eresia e il suo cadavere era stato riesumato e bruciato in quanto aderente all’Eresia Catara. Il lato infernale di Farinata lo si concepisce quando dà l'idea di essere ancora legato alle cose del mondo terreno. Beatitudine= perfetta conciliazione tra il mondo di Dio e il mondo terreno VV 63→ Il cui ora non ha funzione, forse si riferisce a Virgilio. Se invece si sciogliesse come complemento di destinazione diventerebbe colui/colei che Guido disdegna. Virgilio porta Dante a colui/colei (CUI) Guido disdegna. L’interpretazione più accreditata a cui si riferisce questo colei è Beatrice. Guido Cavalcanti aveva sposato una figlia di Farinata (anche la famiglia di Guido era di rango alto). Guido comunque non condivideva l’esperienza amorosa di Dante con Beatrice, ecco perché la disdegnava. Il V canto ha retrospettivamente influenzato la lettura di questo canto. Guido non credeva in Dio. Boccaccio dice che Guido spendeva la sua filosofia nella dimostrazione dell'inesistenza di Dio. Infatti la concezione della Commedia è inconcepibile per la visione filosofica di Guido (Boccaccio fa una novella riprendendo questo canto) Ritornando al CUI, la versione che si riferisce a Virgilio andava molto in voga tra i lettori contemporanei di Dante per una questione strettamente linguistica,nonostante non gli si sapesse attribuire un vero significato(forse solo quello che Guido va contro la tradizione classica). Molti altri dicono che non importa a chi si riferisce il Cui, tanto il viaggio rimane il fine ultimo importante. Il malinteso che si crea tra Dante e Cavalcante riguarda la vita/morte di Guido. Il padre dà per scontato che sia morto in quanto Dante utilizza il passato remoto. (Si noti un dialogo sulla VITA/MORTE intrattenuto da un morto e un vivo). Comunque Guido è vivo e Dante chiede a Farinata di dirlo a Farinata. Ma perchè all’Inferno le anime non possono sapere cosa succede ai vivi? Si tratta di una caratteristica dei dannati, possono predirre solo il futuro lontano, quello prossimo lo vedono annebbiato. Da questa spiegazione si capisce che la morte del figlio sia imminente Dante sarà coinvolto negli avvenimenti che porteranno alla morte di Guido: durante il priorato di Dante, i priori cercano di riportare la pace in città cercando di esiliare chi era stato violento durante gli scontri tra Guelfi Bianchi e Guelfi Neri. Tra questi c’era anche Guido che viene esiliato a Malsano, un luogo paludoso in cui Guido contrae una malattia che lo porta alla morte Qualcuno pensa il VV 63 si un'eco della genesi, ,Dante personaggio non sa cosa succederà VV 109→ Dante poeta è probabile che senta un senso di colpa per la morte dell’amico del quale si sente in parte responsabile. (Entrambi erano Guelfi Bianchi). CANTO XIV Incontro con i VIOLENTI CONTRO DIO, siamo nel 7° cerchio,suddiviso in 3 gironi (In ognuno è punita la VIOLENZA) I superbi veri e propri non compaiono nell’Inferno,ma ne abbiamo qualche esempio ogni tanto. Nel settimo cerchio si collocano le anime che in vita sono state violente. Si suddividono in tre categorie: Violenti col prossimo: sono immersi nel sangue bollente Violenti contro sé stessi: Vengono trasformati in arbusti e piante tormentate dalle arpie Violenti contro Dio,che si suddividono in: 1. Violenti contro Dio stesso,quindi i bestemmiatori, ecc. 2. Violenti contro la natura,ovvero i sodomiti,gli omosessuali e tutti coloro che praticano rapporti amorosi senza avere come fine ultimo la procreazione 3. Violenti contro l’arte, ovvero il lavoro,quindi tutti coloro che accumulano denaro e ne fanno dei prestiti con gli interessi. In poche parole gli Usurai. Sia nell’Inferno che nel Purgatorio,la lussuria è il peccato meno grave l’unica differenza è che nel Purgatorio l’eccessivo desiderio,sia eterosessuale che omosessule è punito allo stesso modo, imvece nell’Inferno viene fatta una distinzione. Abbiamo l’incontro con un personaggio della mitologia classica, Capaneo,che è uno dei sette re che stringono un’alleanza per dichiarare guerra a Tebe. Queste vicende vengono narrate da Stazio nella Tebaide, uno dei libri preferiti di Dante. (Incontreremo anche Stazio durante il viaggio di Dante nell’aldilà. Il poeta lo pone nel Purgatorio in quanto si immagina che Stazio si sia convertito segretamente al Cristianesimo prima di morire). La morte di Capaneo è simbolo della disobbedienza contro gli Dei: infatti quando giunge all’attacco di Tebe,sfida Giove per farsi fulminare VV 48→ Le edizioni critiche ci presentano due versioni 1. Maturi: non si può cambiare né maturare 2. Marturi: Non lo scalfisce Quando Virgilio durante il canto parla con Capaneo,utilizza un linguaggio forte e probabilmente gli sta urlando contro (utilizza alcune parole chiave come Superbia,Disdegno,ecc) Il peccato stesso è la pena: Per il dannato che continua a peccare per l'eternità la sua pena è il fatto stesso di continuare a peccare. CANTO XXV Siamo nella settima Bolgia, avviene l’incontro con Vanni Fucci che è un LADRO. Originariamente le bolge erano chiamate Borse. Le Bolge di Dante sono concentriche e dentro ad ognuna ci sono peccatori diversi: il primo che incontra Dante è Vanni Fucci che in vita ha derubato la chiesa di Pistoia(Dante inverrà contro questa città) di alcuni oggetti sacri. Oltre ad un ladro questo personaggio fu anche un VIOLENTO. Addirittura Vanni Fucci durante il canto compierà il gesto delle fiche,che può essere paragonato al nostro odierno dito medio. FRANCESCO PETRARCA Petrarca nasce il 20 luglio 1304 e muore il 19 luglio 1374. Il padre di Petrarca era un conoscente di Dante. In una lettera racconta di aver incontrato il sommo poeta, lo descrive come una persona piuttosto impegnativa e schiacciante. (Harold Bloom è un critico del 900 che elabora una teoria sui rapporti che avevano i vari scrittori italiani tra loro: The anxiety of influence) Petrarca confessa infatti di essersi sempre sentito molto schiacciato dalla grandezza di Dante e, nella lettera, utilizza addirittura alcuni versi della Divina Commedia. Petrarca deve moltissimo a Dante:(si parla di Dantismo Petrarchesco),ma nonostante ciò il poeta è riuscito a creare un modello di poesia volgare alternativo che è riuscito così bene da diventare un modello di riferimento per tantissimi anni,gettando poi le basi per quello che dopo verrà nominato Umanesimo. Ma in che modo Petrarca può rappresentare un’alternativa a Dante? Ad esempio dal punto di vista STILISTICO : La Commedia infatti è spesso definita come un lavoro plurilinguistico, mentre con l’opera Petrarchesca parliamo di monolinguismo,un lavoro completamente opposto.Si tratta di una poesia che si concentra su un certo modello linguistico e si avvale di un lessico ricercatissimo. Quindi una delle prime differenze che possiamo trovare è che il modello Dantesco è molto più inclusivo del modello Petrarchesco che è molto più selettivo. Petrarca affronta principalmente il tema dell’amore,utilizzando però un linguaggio altissimo e un vocabolario finemente selezionato e limitato DE RERUM VOLGARI FRAGMENTA, è il vero nome del Canzoniere ,che è un testo che ha come modello la Vita Nova di Dante. Il manoscritto originale di questo libro è conservato in Vaticano. Questo testo è diviso in due parti,comprende infatti una metà AUTOGRAFA, ovvero la parte scritta dall’autore stesso , e da una parte IDIOGRAFICA,ovvero scritta da un collaboratore sotto la supervisione dell’autore stesso. (Questo collaboratore ad una certa età,esasperato dalla convivenza con Petrarca decide di andarsene). Nonostante il manoscritto originale sia giunto a noi,ne sono state fatte delle edizioni critiche in quanto usurato dal tempo,risulta poco leggibile. Una tra le più autorevoli è stata prodotta da Gianfranco Contini. In alcune di queste possiamo trovare la differenza tra alcune edizioni che hanno la e, ed altre che riportano et,in questo caso la t non va pronunciata,ma ha solo valore grafico. Il Canzoniere è un testo che presenta una forte dialettica e una forte frammentarietà del testo SPARSA ANIME FRAGMENTA RECOLLIGAM : raccoglierò i frammenti sparsi nell’anima. Da qui si può cogliere già una natura frammentaria del testo. Ma in che modo il Canzoniere si rifà alla vita nova ? 1. Si tratta di un testo di poesia d’amore che ha come protagonista la donna amata 2. Il libro ha lo scopo di ricostruire la relazione del poeta con la donna amata 3. Anche qui si parte dalla morte della donna amata Il progetto del libro infatti nasce dopo il 1348,anno in cui avviene la morte di Laura,che fu anche l’anno della grande pandemia di peste(esattamente 21 anni dopo il primo incontro tra Laura e Petrarca) Il libro quindi diventa un po’ il lavoro del lutto dell’autore,sia per la morte di Laura che per la situazione pandemica generale che ha visto tanti morti. Al contrario di Dante però, Petrarca non scrive un prosimetro,nel Canzoniere abbiamo solamente delle poesie e l'istoria d’amore tra i due amanti la possiamo ricavare solo dai testi poetici. Il canzoniere può essere definito come un breviario laico d’amore, è composto da 366 poesie,,una per ogni giorno dell'anno, tutte di vario metro SECRETUM Il vero nome di questa opera è De Secreto Conflictu Curarum Mearum Si tratta di un ‘opera in latino che sviscera alcuni temi del canzoniere CONFLICTU: parola chiave in quanto si fa fronte al conflitto interiore che Petrarca non riesce a risolvere COMMEDIA: Definita come un cammino verso la soluzione dei Conflitti. Nel canzoniere invece non verranno mai risolti.Ci sarà un’analisi verso la soluzione,ma non si arriverà mai ad una fine. Si deve far fronte ad una circolarità dell’opera Con Petrarca,a differenza di Dante e Beatrice,si ha una figura femminile che rappresenta un'allegoria della Verità.La figura maschile del Canzoniere invece può essere paragonata a Virgilio,anche se qui la guida ha molta più autorità. Quest'ultima è Sant'Agostino. L'Inizio del Secretum riporta alla mente la selva oscura della Divina Commedia e Agostino dopo essere apparso al poeta decide di fargli da accompagnatore.Agostino avrà un ruolo fondamentale nella presa di coscienza degli errori del poeta. Laura invece diventa la figura della gloria poetica Lauro: amore per la poesia. Per Agostino l’amore è la peggiore delle pazzie,mentre Petrarca invece si fà difensore dell’amore celeste come la più nobile passione dell’anima. Soprattutto se la donna è pura,gentile,.. allora l’amore è degno;se la donna non è rispettabile si avrà un amore turpe.(Pensiero petrarchesco) Agostino invece pensa che se l’amore in tutte le sue forme sia solamente una distrazione verso l’amore per Dio. Qui si ha proprio uno scontro tra l’amore per il creato e l’amore per la creatura. Petrarca considera la donna come l’immagine terrena della bellezza divina,quindi amare una donna vuol dire amare il divino. Si ha quindi uno scontro tra i due personaggi Tutt’ora non si sa se il Secretum sia stato scritto prima o dopo la morte di Laura,molti pensano dopo attorno al 42-43. La linea melancolica della letteratura italiana preannuncia sempre una perdita,tant'è che Petrarca ne era fissato e ancora prima che accadessero i fatti aveva già composto un elogio funebre Dante considera Beatrice come la sintesi tra l’amore per la creatura e l’amore per il creatore e Virgilio,che ha ruolo di mediatore,porta a Beatrice. Per Petrarca invece questo fatto è irrisolvibile. Tutte queste teorie Dantiste vengono sempre smontate da Petrarca il quale le rende tutte degli antagonismi. Nel Secretum avviene che Petrarca personaggio prova a difendere tutte le teorie amorose di Dante,mentre Agostino le smonta tutte. Petrarca inizia a considerare l’amore per Laura come un tradimento verso il divino,mentre Dante considerava l’amore per Bea come l’inizio di una Vita Nova. Petrarca comunque abbraccia il pensiero di Agostino e lo fa suo. Il Secretum è la rappresentazione della dialettica interiore di Petrarca,dove il giovane Francesco rappresenta il poeta ancora ragazzo e immaturo,mentre Agostino rappresenta il poeta maturo Giovanile errore= si tratta dell’amore per Laura. Comunque per quanto Petrarca ci proverà ,non riuscirà mai ad essere Agostino al cento per cento CANZONIERE Quest’opera è suddivisa in due parti, ma non se ne conosce il motivo,dato che non c’è né un criterio né una spiegazione. Adesso per convenienza viene suddiviso secondo un criterio tradizionale ma non per volere del poeta Dopo il componimento 263 ci sono alcune carte bianche come testimonianza dell’impossibilità di riportare all’integrità la frammentazione dell’IO del poeta Abbiamo 366 componimenti che compongono un BREVIARIO LAICO che accompagna il lettore nel viaggio immaginario di un anno. Si tratta però di un anno simbolico in quanto in realtà l’esperienza amorosa dura quasi 30 anni. Il numero della donna amata nel canzoniere è il 6 SUL TESTO : COMPONIMENTO 1 Qui ci viene data la chiave di lettura del libro. I Rerum Vulgari Fragmenta possono essere considerati come frammenti dell’anima del poeta. Questo primo sonetto viene definito sia come proemio che come epilogo di questo percorso annuo e circolare Si parte dal giorno 06/04 e una delle caratteristiche fondamentali è che non si pone la questione della donna amata: Petrarca rispetto a Dante compie un passo indietro,c’è infatti un'autoanalisi delle contraddizioni della sua anima senza considerare la donna DICOTOMIA DEL TESTO: Scontro del poeta tra l’IO del presente e l’IO del passato. Tant’è che il libro è suddiviso in due parti, in morte e in vita di Laura. In più troviamo la differenza anche nei tempi verbali utilizzati, uno al passato che si riferisce all’Io del giovenile errore (VV 3) e 1 al futuro che si riferisce all'io più maturo. L’io del presente prova vergogna e la poesia è la confessione del peccato e del traviamento. Dante Non concorderebbe,in quanto per il poeta l’amore per Beatrice è ciò che lo pone sulla retta via. Petrarca invece considera l’amore per laura come una distrazione Nel Canzoniere abbiamo poca profezia sul futuro e la contraddizione dei due IO non viene mai risolta definitivamente ,mentre invece con Dante si riesce a risolvere qualsiasi tipo di contraddizione grazie all’amore per Beatrice ,amarla fa superare tutto. Ma questa grande sintesi Dantesca viene smontata da Petrarca ,in quanto è convinto che amare una creatura porti a distrarsi dall’amare il Creatore, il divino. Petrarca da una parte ostenta la sua vergogna e dall’altra ci costruisce la sua immortalità poetica, in quanto il Canzoniere è stato scritto per essere lasciato ai posteri. COMPONIMENTO 3 Avviene l'incontro con Laura e Petrarca ce ne parla. Ciò avviene il sei aprile 1324 che dovrebbe essere un Venerdì Santo anche se oggi gli studi hanno dimostrato che non è così. COMPONIMENTO 124 Viene considerato come l’espressione massima della Petrarchicità ,ovvero una continuità con la relazione fantasmagorico con Dante ,dove l’unica differenza sta nel fatto che in Dante l’evocazione del fantasma avviene in una stanza, Con Petrarca invece ciò avviene in uno spazio aperto. In questa canzone Petrarca si trova nel luogo in cui ha conosciuto Laura. Qui si ha un’argomentazione luttuosa in quanto tutto è avvenuto nel giorno del lutto universale. Alcuni pensano che questo testo sia stato scritto dopo la morte di Laura. Se dovesse essere così il lutto della morte dell’amata si trasformerebbe in fantasia di morte del poeta stesso. Petrarca immagina di essere lui stesso sepolto e Laura che piange la sua morte COMPONIMENTO 129 Anche qui ci troviamo di fronte ad un paesaggio naturale,ma il poeta è distante dal locus amoenus e anche dalla donna. Il locus amoenus del canto 126 è in Francia,Petrarca adesso si trova in Italia Al contrario di Dante che ha una visione statica e Onirica , Petrarca descrive l’ascesa della montagna che può essere interpretabile come un percorso di distacco , di crescita, di maturazione, ecc. Possiamo paragonarla come l’ascesa al Purgatorio di Dante Questo movimento è un’inquietudine che non porta a liberarsi dell’ossessione per la donna amata che lo ossessiona. Il movimento infatti è guidato dal desiderio,dalla passione COMPONIMENTO 333 (Siamo nella seconda parte del Canzoniere) Petrarca affida alle proprie rime il compianto della donna amata. In questo brano emerge chiaramente l’intento di Petrarca di trasformare Laura nella sua Beatrice. Infatti la donna amata chiama a sè l’amante: siamo di fronte al paradigma dantesco. Si noti il tema del Kolossos nella prima strofa COMPONIMENTO 366 Si tratta dell’ultimo canto dove Petrarca chiede perdono per non essere riuscito a distaccarsi dall’amore per Laura. La donna amata viene definita come Medusa, come una Gorgone che ha pietrificato il poeta. Petrarca descrive il suo amore come peccaminoso. Questa canzone è riferita alla Vergine : è una chiara impronta del modello di Dante in quanto anche quest’ultimo, una volta ritrovatosi in Paradiso si rivolge alla Vergine Qui abbiamo una chiara ritrattazione di ogni ipotesi di beatificazione dell’amore per Laura GIOVANNI BOCCACCIO Siamo nei primi anni del quattordicesimo secolo. Anche l’opera di Boccaccio è strettamente legata al modello Dantesco. Boccaccio è uno dei primissimi critici di Dante Boccaccio scrive il Decameron dopo l’ondata di peste, tant’è che la pandemia fa da cornice e motiva tutta la narrazione dell’opera. Al contrario del libro di Petrarca che non descrive affatto l’aspetto sociale-epidemico. Il Decameron nasce proprio come elaborazione del collasso della società in seguito alla pandemia e alcuni critici lo considerano come il libro scritto per i sopravvissuti. Anche per il Decameron,come per il Canzoniere,possediamo un autografo, il CODICE HAMILTON 90, conservato a Berlino nella Biblioteca Nazionale. Si tratta di un manoscritto che ha una storia: non è stato scoperto recentemente ma fino agli anni 60 del 900 si si era capito fosse un originale di Boccaccio. Ciò venne intuito da un allievo di Barbi ,Umberto Chiari,che negli anni 30 è riuscito ad esaminarlo a Firenze. Solo che Chiari non ha avuto tempo di approfondire gli studi. Dopo la guerra decide di pubblicare un articolo dove parla della sua teoria,ma viene rigettato dalla comunità letteraria. Ma come mai viene respinto? Perchè questo manoscritto è pieno di errori,alcuni sono tali da essere considerati impossibili da essere stati commessi da Boccaccio. Passa il tempo e Branca,filologo che ha rigettato Chiari,esamina di nuovo il manoscritto e si accorge che gli errori erano attribuibili ai futuri possessori che erano intervenuti sul libro. Altri invece potevano essere attribuiti a Boccaccio stesso.Comunque dopo questo esame Branca si rende conto che l’Hamilton 90 è un autografo e decide di produrre un’edizione critica basata proprio su questo libro. L’unico problema è che nell’Hamilton 90 manca l’VIII giornata e la VII e la IX sono incomplete. Quindi prende alcuni parti da un’edizione conservata a Parigi DECAMERON Il libro parte con una sottolineatura della qualità del libro stesso dove ci spiega come è strutturato. Il libro corrisponde ad un progetto organico strutturato DECAMERON: 2 parole greche che significano 10 e giorno. All’interno sono raccontate cento novelle,tant’è che per qualche anno il libro veniva appunto chiamato 100 Novelle. TEMATICHE: 1.GIORNATA (Pampinea): Argomenti vari. 2.GIORNATA (Filomena): Fortuna che domina gli individui. 3.GIORNATA (Neifile): Fortuna dominata dagli individui. Ingegno. 4.GIORNATA(Filostrato) : Amori infelici. 5.GIORNATA (Fiammetta) : Amori felici. 6.GIORNATA (Elissa, ricorda il nome greco di Didone) : Motti arguti ed efficaci, l’ingegno. Uno dei modi per evidenziare il proprio ingegno e la propria intelligenza era la trovata arguta, la parola che riusciva a salvare l’uomo da situazioni molto complicate rivolgendo la fortuna a suo favore. Costituiva il centro del Decameron. 7.GIORNATA (Dioneo) : Beffe, ingegno. Queste servivano per ricavare un interesse personale o semplicemente per farsi scherno degli altri, dimostrando la propria bravura. 8.GIORNATA (Lauretta) : Beffe. 9.GIORNATA (Emilia) : Argomenti vari. 10.GIORNATA (Panfilo) : Esempi di nobiltà e di virtù. Comparivano dei personaggi che evidenziavano la loro nobiltà quella dell’ingegno, dello spirito e della virtù. Il libro presenta una triplice struttura narrativa: 1. Abbiamo un primo livello narrativo EXTRADIEGETICO,quindi un livello narrativo fuori dalla narrazione. Si tratta di Boccaccio che parla in prima persona spiegando come deve essere letto il libro 2. Abbiamo il livello INTRADIEGETICO,ovvero la narrazione dei ragazzi 3. Infine abbiamo l'ultimo livello, quello DIEGETICO, ovvero le novelle Il termine Decameron, si riferisce anche ad un altro modello: esisteva un libro, l’HEXAMERON, scritto da Sant’Ambrogio e racconta la creazione del mondo nelle sei giornate Ma cosa c’entra il Decameron con l’Hexameron? Boccaccio ci avverte subito che le sue novelle non siano lì solo per intrattenimento ,ad esempio l'Hamilton 90 ha la struttura di un trattato accademico per intellettuali e non ha il fine di un intrattenimento di divertimento Boccaccio oltre alla distruzione sociale, ci narra anche il modo in cui questi dieci giovani ,che simboleggiano un microcosmo ideale , cercano di ricostruire la società Il cognome di questo libro,definito così da Boccaccio è PRINCIPE GALEOTTO , rimandando così al quinto canto dell’Inferno. (Galeotto fu il libro e chi lo scrisse, parole di Francesca) -Ma perchè ha scelto ciò? Boccaccio si propone subito di indicare il pubblico ideale e la finalità del suo libro,ovvero quella che il Decameron possa essere di conforto a chi soffre le pene d’amore. Il pubblico ideale invece sono le donne, in quanto in una società così patriarcale le donne non hanno modo di distrarsi in quanto costrette in casa. L’amore è considerato come una malattia che sgomenta. Quindi il Decameron parla di amore e si rivolge alle donne innamorate come la Francesca di Dante. Il Decameron,come scrive Boccaccio nel proemio, è stato scritto sia per dilettare,sia per dare consiglio (Qui si noti il ribaltamento del libro galeotto di Francesca) La lettura di un libro, se il lettore ne sa far buon uso, può dare consiglio Nella conclusione del libro Boccaccio riprende parola. Il Decameron è un prosimetro rivolto alle donne (riferimento Dantesco, Voi ch’avete…). Si ha un riavvicinamento rispetto al Distacco Petrarchesco. I dieci novellatori ci danno una vista sulla vita prima della peste,è una gigantesca riconsiderazione della vita dalla quale bisogna prendere spunto per ricostruire una società migliore. Alla fine del ritiro,i dieci giovani tornano a Firenze con la consapevolezza di ciò che hanno appreso Il Decameron è scritto per le donne e parla anche di donne, che spesso diventano le protagoniste. Nell’introduzione della prima giornata viene indicato come Boccaccio stia scrivendo una commedia in termini Danteschi. Si ha quindi un inizio doloroso e terrificante a cui segui gioia e letizia Qualcuno pensa che la tredicesima lettera a Cangrande sia stata scritta per mano di Boccaccio. SUL TESTO: GIORNATA 1 NOVELLA 1 Tema : Libero Regina : Pampinea Narratore : Panfilo. Scopo: dimostrare come Dio ascolti lo stesso le preghiere dei fedeli nonostante questi si affidino a dei falsi santi. Riassunto : La storia si apre con il mercante francese Musciatto Franzesi che deve lasciare la Francia per l’Italia ma non vuole farlo prima di aver trovato qualcuno che si occupi di riscuotere dei crediti che lui ha presso dei borgognoni, persone veramente di malaffare. Pensa quindi di rivolgersi a Ser Ciappelletto e affidargli l'incarico. Il vero nome di Ser Ciappelletto è Ser Cepparello da Prato che è un notaio chiamato così perché i francesi sono in realtà convinti che il suo nome sia un diminutivo di cappello. L’uomo ha una pessima reputazione, è dedito all’omosessualità, al gioco ha compiuto diversi atti violenti. Insomma è veramente una persona poco affidabile che però decide di accettare l’incarico perché in quel momento si trova in difficoltà economica. Così, Ser Ciappelletto parte per la Borgogna e viene ospitato da due fratelli fiorientini che fanno gli usurai. Mentre Ser Ciappelletto è ospite della casa, cade malato tanto gravemente che i due fratelli cominciano a preoccuparsi. Il problema risiede nel fatto che, qualora Ser Ciappelletto morisse da loro, dovrebbe essere seppellito in terra sconsacrata causando problemi alla fama dei due fratelli che non è immacolata all’interno del paese. D’altro canto i due non se la sentono nemmeno di lasciare il povero Ser Ciappelletto fuori di casa in quelle condizioni e sanno che qualora chiamassero un prete e lui si confessasse, nessuno potrebbe mai perdonarlo per tutti i suoi peccati. Ser Ciappelletto però sente i due discutere nella stanza accanto: li chiama e propone loro il suo piano. Chiamare un frate, confessarsi e fingere di essere colui che non è. E così viene fatto.Infatti, all’arrivo del frate Ser Ciappelletto si confessa e finge di essere una persona talmente tanto pia che il padre gli perdona peccati ridicoli. Per esempio, il frate gli chiede se è stato casto e Ser Ciappelletto dice di non aver mai avuto una donna nella sua vita, di non aver mai ucciso, di non esser mai stato violento, di non aver mai rubato. Inoltre si dimostra anche contrito quando dice che uno dei peccati più grandi che ha commesso è stato insultare sua mamma quando era piccolo e sputare in chiesa una volta. Il frate gli dà l’estrema unzione e, dopo poco, Ser Ciappelletto muore.Nel momento in cui i frati del convento vengono chiamati per allestire il suo funerale e la sua sepoltura, il frate che gli ha dato l’estrema unzione, si reca dal priore e racconta quanto Ser Ciappelletto fosse santo, quanto fosse buono quest’uomo. La voce si diffonde e viene fatta un’orazione in cui si esaltano le qualità di Ciappelletto. Inizia una lunga processione di fedeli che si recano sia al funerale che sulla tomba dell’uomo. Panfilo sottolinea che non sappiamo se effettivamente Ser Ciappelletto bruci o meno all’inferno perché potrebbe sempre darsi che, all’ultimo, nel profondo del suo cuore, si sia pentito delle malefatte e che quindi Dio, che è così misericordioso da ascoltare lo stesso le preghiere dei fedeli che si recano da Ser Ciappelletto, magari può esser stato abbastanza misericordioso da perdonarlo. Ser Ciappelletto sta morendo e si ritrova circondato da due usurai poco affidabili. La morte di Ciappelletto è un momento critico in quanto si giudica la vita del morente e sicuro Ser Ciappelletto non è giudicato bene. Chiamando il frate e confidandogli il falso, Ciappelletto vede la possibilità di poter commettere la sua ultima e più grande truffa recitando una parte che non gli appartiene. In questa novella sembra che Boccaccio stia mettendo in dubbio l’autorità della chiesa,ma se leggiamo la conclusione ci rendiamo conto che avviene un‘ esaltazione della misericordia e della grazia di Dio che operano in modi non convenzionali usufruendo dell’uomo peggiore della terra. Noi in quanto terreni non potremo mai sapere se ciappelletto sia finito in paradiso o all’inferno,quello che conta è la buona fede con cui si prega GIORNATA 3 NOVELLA 8 Tema: Uso dell’ingegno Regina: Neifile Narratrice: Lauretta Scopo: Riassunto: In un monastero vi era un abate a cui piaceva molto la moglie di un certo Ferondo, che però era molto geloso. Allora riuscì a parlare con la donna che era stanca di questa gelosia e finse di dirle un segreto: che il marito per guarire doveva morire, purificarsi in Purgatorio e dopo con determinate preghiere sarebbe ritornato in vita, però in cambio del segreto lei doveva donare all’abate il suo amore. La donna fiduciosa nelle sue parole accettò e passò molte notti con lui che nel frattempo teneva il marito sotto l’effetto di droga in una cella sotterranea. Ogni tanto andava dietro la cella e camuffando la voce gli fece credere di essere in Purgatorio e che era stato punito per la gelosia, e che in pochi giorni sarebbe tornato in vita. Nel frattempo la donna rimase incinta, cosicché l’abate disse al giovane che sarebbe tornato in vita e che Dio gli avrebbe regalato un figlio. Egli ne fu molto contento, tornò con la moglie e non smisero mai di ringraziare il frate. Il “Purgatorio” citato nella novella è il luogo in cui la relazione tra vivi e morti è la più stretta. Le anime sono in cammino e i vivi attraverso le preghiere possono aiutare il cammino dei defunti. La definizione di Purgatorio è tardiva,arriva durante il tredicesimo secolo e prima di Dante le definizioni di purgatorio erano alquanto rare. L’abate si mette i vestiti di Ferondo per andare dalla moglie che quando lo vede è convinta sia il fantasma del marito che viene ad espiare i peccati sulla terra. Questa è l’idea originaria del Purgatorio. Viene visto come l’articolazione del regno dei morti separato dal regno dei vivi. Perciò secondo Dante,questi regni in realtà sono proprio ultraterreni poiché posti sulla Terra. I vivi possono pregare per le anime nel Purgatorio per alleggerire e diminuire le pene delle anime. Oltre alle preghiere possono essere fatte opere di bene ed elemosina. Le opere di bene sono fatte a suffragio per la chiesa, motivazione che tra l’altro viene data a Ferondo quando chiede al monaco come mai dovesse mangiare nonostante fosse morto. Il bolognese gli dice che è stata sua moglie a mandargli quelle offerte. Ferondo però si lamenta della qualità del vino e del fatto che la moglie non gli abbia mandato delle candele. Quando la moglie rimane incinta dell’abate, Ferondo è richiamato in vita e ciò fece sì che l’abate venisse santificato e che Ferondo perdesse la sua gelosia ossessiva. La Leggenda Aurea fu uno dei libri più noti durante il Medioevo. Scritto da Jacopo da Varazze, il libro è pieno di racconti che riprendono il modello di Ferondo e il monaco Bolognese. Uno di questi racconta che un uomo rimane incastrato in una grotta che frana e lo si dà per morto, ma misteriosamente i massi si spostano dall’entrata e viene trovato vivo. RELAZIONE CON IL ventitreesimo CANTO DEL PURGATORIO Dante parla con Forese Donati,lo saluta come un vecchio amico. Dante esprime la sua angoscia per la pena che gli è stata data ma allo stesso tempo gioisce perchè sa che verrà salvato. Oltre ad essere un vecchio amico, Forese è anche imparentato con la moglie di Dante, Gemma Donati I Donati erano i più importanti tra i Guelfi Neri,sua moglie era cugina del capo della fazione e Forese era fratello di quest’ultimo. Esiste un celebre scambio di sei sonetti tra Dante e Forese. Appartengono al genere del Tenzone,ma non si sa se siano originali. Questi sonetti vengono considerati come l’antefatto del 23esimo canto del Purgatorio,ma qualcuno tra la critica è convinto siano stati scritti da qualche lettore. Il tenzone è un genere che non prevede uno scambio amichevole, quindi non può essere considerato come lo specchio del rapporto tra i due. Il primo sonetto che da via allo scambio parte da Dante che attacca Forese dicendogli che il suo matrimonio è fallimentare e sua moglie non è soddisfatta. Lo si capisce attraverso la sua tosse. Nel Purgatorio i golosi soffrono fame e sete e sono continuamente tentati osservando alberi pieni di frutti accompagnati da un ruscello di acqua dal quale non possono attingere. Forese infatti è quasi completamente scarno e Dante lo riconosce grazie alla sua voce Dal vv 76 del Canto: Forese è morto da nemmeno cinque anni e Dante sa che non è uno di quei peccatori che si pente prima della sua morte,ma lo fa all’ultimo momento. Per lui si è conclusa prima la possibilità di peccare,rispetto al pentimento del peccato commesso. Quindi Forese dovrà attendere qualche tempo in più nell’Antipurgatorio. Nell’antipurgatorio si sconta il ritardo del pentimento e non il peccato in quanto tale. Dante quindi chiede a Forese del perché sia già nel Purgatorio e lui gli risponde che è merito di sua moglie e delle sue preghiere. Il rapporto tra Forese e sua moglie è descritto in modo differente rispetto a come è stato descritto nello scambio di sonetti tra Forese e il poeta.. Qui si ha l’esempio di una coppia perfetta di coniugi dove l’amore va oltre la morte,esprimendosi nei pianti e nelle preghiere della vedova Ma cosa ha a che fare il 23esimo canto con la vicenda di Ferondo? In entrambi i casi c’è la lode della moglie Ruolo di intercessione dei vivi che pregano per le anime dei morti,in questo caso parliamo di vedove. Anche se in realtà le intercessioni sono differenti: nel canto abbiamo le preghiere della vedova,nella novella parliamo di offerte. Boccaccio ci fa capire che la questione delle intercessioni è complicata in quanto sono ricevute dalla chiesa come istituzione e quindi viene posto un intermediario tra il vivo e il morto. Da questo dubbio si capisce come già c'era il sospetto che gli ecclesiastici fossero dei corrotti e si approfittassero dei beni donati alla chiesa in quanto istituzione. Questa è la consapevolezza che porterà alla riforma protestante. Dante non collegherà mai le due cose prendendo in considerazione solo le preghiere nonostante fosse un grande critico per quanto riguarda la corruzione della chiesa Le offerte date a Ferondo,ovvero pane e vino, possono essere considerate come un capovolgimento dell’Inferno Dantesco in quanto tutte le anime trattenute sono a digiuno. Ci sono poi situazioni in cui Ferondo Durante la novella esprime il proprio desiderio per sua moglie attraverso l’ingordigia GIORNATA 6 NOVELLA 9 Tema: Parole argute Regina: Emilia Narratrice: Emilia Riassunto:La novella si apre con il ricordo dell’usanza delle classi fiorentine più agiate della fine del XIII secolo di riunirsi in gruppi secondo le contrade di appartenenza per tenere banchetti, divertirsi, celebrare insieme le festività cittadine o i successi militari, e per indire tornei di scherma e spada. Tra queste brigate, c’è quella di Betto Brunelleschi, che vuole far entrare nel proprio gruppo Guido Cavalcanti , per il prestigio del suo nome e per le sue virtù nobili. Il poeta ci viene descritto da Elissa, narratrice di questa novella, con grandi onori e lodi, che ne sottolineano soprattutto la spiccata propensione alla filosofia e le doti di uomo di cultura: Inoltre, Elissa sottolinea che proprio l’amore per la filosofia e la conoscenza, che ha fatto avvicinare Guido alla corrente dell’epicureismo , lo ha anche isolato dal resto degli uomini, così da farlo sembrare altezzoso e superbo. Cavalcanti viene così fermato un giorno dalla brigata di Betto presso la porta di San Giovanni, dove si trovano le tombe dei primi abitanti di Firenze. Betto e i suoi uomini circondano Guido e, con intento scherzoso ma anche desiderando “dargli briga”, gli chiedono di giustificare sia il suo rifiuto di unirsi a loro sia il suo ateismo:Guido risponde con una arguta, ma enigmatica risposta, cui egli abbina un gesto atletico che gli permette di saltare oltre le tombe e gli archi di San Giovanni:“Signori, voi mi potete dire a casa vostra ciò che vi piace”. I membri della brigata rimangono attoniti, poiché non hanno compreso il motto del poeta-filosofo, che viene però compreso e spiegato da Betto: per Cavalcanti, filosofo e poeta coltissimo, gli uomini della brigata sono “idioti e non letterati” e quindi assomigliano in tutto e per tutto ai cadaveri contenuti nelle tombe di San Giovanni, dove quindi si trovano a casa (“siamo, a comparazion di lui e degli altri scienziati, peggio che uomini morti, e per ciò, qui essendo, noi siamo a casa nostra”). La novella è ispirata dal decimo canto dell’Inferno ed è diventata talmente tanto famosa che chi legge il canto dopo averla letta lo fa con un’altra chiave di lettura Ci viene detto che Cavalcanti viene considerato come uno dei più grandi filosofi del suo tempo. Non si sa perchè ma Boccaccio non accenna mai al fatto che fosse anche un poeta. Nella novella Cavalcanti viene considerato come ateo e miscredente,così come suo padre(Cavalcante de Cavalcanti,protagonista del decimo canto).. Anche qui come nel decimo canto dell’Inferno, abbiamo un cimitero con grandi archi di pietra che fa da sfondo Altezza d'ingegno del canto dieci: Cavalcante si erge a fatica dalla sua tomba per vedere se un certo qualcuno,suo figlio,stia accompagnando Dante. Dante risponde subito che non è l’altezza d’Ingegno che gli permette di stare lì Ingegno e disdegno contraddistinguono anche il Guido di Boccaccio, il quale appunto esce dal cimitero dichiarando che quella non è la sua dimora,ma è la dimora della brigata che lo sta infastidendo. Quando Guido balzando al di là delle arcate di pietra,pone un confine tra vivi e morti, relegando i suoi interlocutori nella sfera della morte Il grande equivoco del canto dieci dell’Inferno invece è il fatto che Cavalcante pensa che Guido sia nella sfera dei morti,in quanto non riesce a capire bene cosa succederà nel futuro e non lo vede al fianco di Dante. Guido si trova apparentemente intrappolato nella città dei morti. Potrebbe uscire dal Battistero di San Giovanni ma la porta è temporaneamente bloccata. (Luogo della purificazione dei peccati). Questo passaggio può essere visto un po’ come la conferma di Boccaccio del fatto che Guido debba essere separato da Dante , che devono intraprendere strade diverse Boccaccio ce lo descrive come un filosofo ateo, ma in realtà nella descrizione viene detto che si richiude nelle sue riflessioni e il fine ultimo delle sue speculazioni in quanto convinto dell’esistenza di Dio erano in realtà frutto delle voci che correvano tra la gente volgare che non riusciva a capire gli studi di Cavalcanti. Per capire a fondo la novella ci sono altri aspetti da considerare Il rapporto tra la novella e la cornice del Decameron: abbiamo due brigate da considerare, quelle di Brunelleschi e quella dei dieci ragazzi in ritiro. Qual è il collegamento tra le due? L’onesta brigata,rappresenta l’atteggiamento tanto lodato da Guido,quella di Betto invece rappresenta gli atteggiamenti che Guido evita. Alla fine della novella però, c’è una sorta di elogio per Betto che riesce a capire le parole di Guido e si vergogna per l’atteggiamento mantenuto precedentemente. La brigata viene RIVENDICATA. Nell’introduzione alla prima giornata,viene descritta Firenze come luogo di morte, come la città dei morti. I ragazzi quindi ne escono per cercare una vita. Escono dalle case come Guido quando commette il balzo al di là degli archi di pietra. GIORNATA 7 NOVELLA 10 Tema:beffe fatte dalle donne ai danni dei mariti o degli altri uomini in generale. Regina: Narratore:Dioneo Riassunto:Nella città di Siena c’erano due giovani che erano molto amici e si chiamavano Tingoccio e Meuccio. Poiché ogni volta che prendevano parte alla messa sentivano parlare della gloria e della miseria che spetta alle anime nell’altro mondo secondo i loro meriti, si erano molto incuriositi e si promisero che colui che sarebbe morto per primo sarebbe tornato in vita per raccontare all’alt

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