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University of Padua

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French Literature Gustave Flaubert realism literature

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LETTERATURA FRANCESE 1 - GUSTAVE FLAUBERT (2-4) - CHARLES BAUDELAIRE (4-8) - EDMOND DE GONCOURT (9-12) - ANTOINE DE SAINT-EXUPĖRY (13-17) - JEAN GIRAUDOUX (18- 20) - ALBERT CAMUS (20- 24) - PHILIPPE JACCOTTET ( 24- 27) - ROMAIN GARY (28-30) - JEAN-CHRISTOPHE RUFIN (31-32)...

LETTERATURA FRANCESE 1 - GUSTAVE FLAUBERT (2-4) - CHARLES BAUDELAIRE (4-8) - EDMOND DE GONCOURT (9-12) - ANTOINE DE SAINT-EXUPĖRY (13-17) - JEAN GIRAUDOUX (18- 20) - ALBERT CAMUS (20- 24) - PHILIPPE JACCOTTET ( 24- 27) - ROMAIN GARY (28-30) - JEAN-CHRISTOPHE RUFIN (31-32) 1 GUSTAVE FLAUBERT Gustave Flaubert ė considerato il padre del romanzo moderno, figlio dell’ illustre chirurgo Achille-Cléophas Flaubert, compì gli studi secondari nella città natale, a Rouen. Fu indirizzato dalla famiglia agli studi giuridici e inviato a Parigi; ma riconobbe presto la sua vocazione letteraria; nel febbraio del 1843 cominciò a redigere il romanzo “L’Éducation sentimentale”, per concretare le sue prime conclusioni sulla vita: lo sfiorire dei sogni giovanili al contatto col reale e nel gennaio 1844 fu toccato da una prima crisi di epilessia. Flaubert fu il primo romanziere in Francia a giungere al concetto di stile, inteso come creazione estetica pura. In Madame Bovary Flaubert inserisce nella verità umana la componente del disincanto, “abbassa” drasticamente la dimensione del sogno. L’autore morì a Croisset, per un attacco cerebrale, l’8 maggio 1880. Ha lasciato, delle sue opere, 21.350 fogli manoscritti, con la richiesta - non realizzabile - di essere sepolto con essi. L’OPERA: MADAME BOVARY Madame Bovary venne etichettato come romanzo realista (anche dalla censura libraria dell'epoca), ė un romanzo cerniera che quindi pone un confine tra la letteratura precedente e quella successiva. - Il realismo Il realismo si dice inaugurato da madame bovary , perché l’autore non racconta la storia di un personaggio, ma racconta una storia dal pov del personaggio, se raccontasse e basta sarebbe un guardare la storia dall'esterno e di conseguenza dare un giudizio e Flaubert è uno scrittore non giudicante. Lui non racconta Emma, il suo personaggio, altrimenti sarebbe giudicare. Madame Bovary è la storia di Madame Bovary dal punto di vista del personaggio. - Punto di vista Il punto di vista ė quello di Emma Bovary, vediamo tutto dagli occhi di Emma. Noi non leggiamo lo sguardo dell'autore, ma di Emma stessa. Intro: “Nous étions en classe quand....” Chi parla? : Tutto è impostato a partire dagli occhi di Emma. Questo è un romanzo in cui il solo punto di vista è della protagonista, ovvero Emma, ed è un romanzo che sfugge alle regole dei buoni costumi dell'epoca. In Emma Bovary vengono spezzate le regole della morale borghese, fondata sulla facoltà di giudicare: il narratore non giudica il comportamento altrui, vediamo tutti dagli occhi di Emma, di conseguenza non si riesce ad inquadrare perfettamente la protagonista. L’autore stesso diventa Emma e, per spiegare quest’estrema adesione alla realtà di Emma, Flaubert disse “Madame Bovary c’est moi”. Questa assenza di giudizio, che ha sancito la novità del romanzo, la si percepisce anche in una delle tarde edizioni (1885), più precisamente nelle attività del disegnatore. - Il processo Madame Bovary esce a feuilleton nel 1856 nella Revue de Paris, poi in volume nell’aprile del 1857. In mezzo a queste due date c'è stato un processo a gennaio 1857 a carico di Flaubert dal Tribunale correzionale di Parigi (oltraggio morale pubblica (è adultera) e religiosa (Emma si trova con il suo amante in un luogo religioso). L'autore, poi, dedica il romanzo al suo avvocato Marie-Antoine-Jules Senart in quanto questo avvocato è riuscito a dare l'autorità al libro dell'assenza di giudizio su una giovane protagonista che vive dentro un romanzo che noi leggiamo attraverso i suoi occhi. Il 7 febbraio del 1857 il romanzo è stato assolto, anche l'autore, tutti senza spese: il tribunale riconosce il lavoro letterario dell'autore come lavoro serio, anche se “Impregnato di un realismo volgare” (volgarità nel realismo, ovvero che non si riesca ad unire il comportamento di Emma con un giudizio → Emma è adultera, quindi spezza le regole dei buoni costumi borghesi e sarebbe quindi condannabile, ma non c’è nessuno che in realtà la giudica.) IL PERSONAGGIO DI EMMA Il realismo non corrisponde con la narrazione della realtà: La realtà serve da ispirazione per il romanziere. A partire da questa ispirazione, l’autore ne fa una sintesi che gli serve per tipicizzare la realtà e produrre un 2 personaggio e una situazione che sono emblematici. Ispirandosi alla realtà, Flaubert sceglie degli elementi assolutamente reali e li rincolla per creare una “sintesi tipo”, ovvero crea un prodotto artistico che non corrisponde perfettamente alla realtà ; Flaubert crea un “tipo” (es. tipo dell’eroe medievale). Emma è un personaggio inesistente nella realtà ed è un personaggio emblematico: infatti, qualsiasi lettrice troverà in Emma dei caratteri somiglianti a se stessa, o anche un sentimento somigliante in quanto Emma è creata da elementi reali. Il personaggio di Emma Bovary è infatti ispirato ad una storia, pare ricalcare il percorso tragico di una tale Adèle-Delphine Couturier, moglie di un ufficiale sanitario di Rouen, morta a soli 27 anni nel 1848, sommersa dai debiti e ripetutamente ‘macchiata’ da amori adulteri. Emma Bovary è costituita da tutti elementi reali, a cominciare dall’ambientazione, ovvero la Normandia (dove era nato Flaubert). Flaubert sceglie un personaggio femminile, giovane e di campagna, orfana di madre. Emma è stata educata dalle Orsoline in un convento di Rouen, grande metropoli della Normandia. Riceve una formazione raffinata e fatta apposta per le giovani donne destinate ad un buon matrimonio: suona il piano, legge romanzi romantici, legge Rousseau e sogna di avere questa realizzazione di una vita alla Cenerentola che finisce bene... Emma si sposa con un medico di Yonville (nella realtà è il paesino di Ry), Charles Bovary, il quale le dà una vita molto agiata nel piccolo paese immaginario di Yonville in cui l’unica vita mondana che si intravede è a Rouen. Emma non si sente realizzata nella piccola città di campagna. ESTRATTO L’estratto che riportiamo qui fa parte del capitolo 3 della seconda parte del romanzo. Emma aveva da poco partorito e all’epoca i neonati venivano messi in balia. In questo estratto vediamo la lunga strada che percorre per far visita alla bambina. Quando fa questa strada, incontra Léon, ragazzo giovane e praticante in uno studio notarile. Sono andati a trovare la bambina dalla balia e stanno tornando. DESCRIZIONE Siamo in estate e l’argine è più alto. Nella stagione calda il fiume ha poca acqua e quindi si dice che colava senza rumore proprio per questo motivo → “La rivière coulait sans bruit” Siccome c’è poca acqua, i fili d’erba si stendono lungo la poca acqua che scorre come se fossero dei lunghi capelli, delle chiome abbandonate → Il gesto di incurvarsi, la capigliatura sciolta può essere considerata come un’immagine evocativa, che rimanda alla sera e al coricarsi. C’ė una sensualità nella descrizione che ė realistica e sensuale: il frusciare leggero del vestito di seta intorno al corpo di Emma; il busto curvo in avanti; lunghi esili steli vi si curavano tutti insieme, secondo gl’impulsi della corrente, adagiandosi nella sua limpidezza come verdi chiome sparse, Emma sale le scale e va via (lei è innamoratissima di Léon anche se non lo dice esplicitamente, la sensualità è infatti implicita). Non c’ė narrazione, ma solo descrizione: sono gli occhi di emma che vedono/sentono tutte queste cose. DUBBIO (La prairie semblait vide) I prati sembravano vuoti: il lettore è incerto a causa di quel “sembravano”. Evidentemente c’è un occhio che non è quello del narratore onnisciente, ma ci sono degli occhi che guardano intorno. Questa frase installa il lettore in un’atmosfera di incertezza, per cui è costretto a leggere tutto il romanzo dietro questo “semblait”, che sono gli occhi di Emma. ERRORE DI TRADUZIONE, PRESENZA DI ONOMATOPEE E LA DOMANDA era l’ora del pranzo, non della cena, questo perché nell’Ottocento, per riferirsi al pranzo si usava la parola “dîner”. Come onomatopee troviamo: Frôlement (strofinio) de la robe d’Emma qui bruissait (faceva rumore) tout autour. Il narratore poi pone una domanda alla quale, non essendo un narratore onnisciente, non c’è risposta. Non è un narratore che sa la risposta, non è onnisciente. I personaggi, descritti, non raccontano (ils ne songeaient pas à s’en raconter la sensation ou à en découvrir la cause). Nulla è detto con certezza, ma noi riusciamo ad intuire ciò che succederà 3 TEMPI VERBALI DELLA NARRAZIONE - passato remoto : azione puntuale e eventi - Imperfetto: descrizione, (l’autore rifiuta l'onniscienza e non sa con certezza ciò che succede. Non c’è racconto in questa parte, c’è una predominanza di descrizione): - Dell’ambiente esterno e della natura (la berge, les murs des jardins, un escalier des quelques marches, la terre du sentier) - del personaggio di Emma (leurs pas, la robe d’Emma, son ombrelle déployée) e della sua interiorità (leurs yeux étaient pleins d’une causerie plus sérieuse, ils sentaient une même langueur, c’était comme un murmure de l’âme...) - Present proverbiale : considerazione universale che resta impersonale (on) TEMPI VERBALI DEL DISCORSO DIRETTO - presente: interrogazione/risposta : I due, in discorso diretto, si scambiano solo una parola LA SEMPLICITÁ IMMEDIATA DEL ROMANZO Flaubert fa un lavoro molto faticoso, laborioso. Infatti è stato il primo grande maestro di stile che raggiunge la semplicità narrativa e non la ricchezza anche se il lavoro narrativo è stato molto faticoso. Lui cerca la semplicità narrativa a tutti i costi: lavora sulla lingua, sul lessico, sulle forme grammaticali per rendere la lettura più pulita e semplice possibile. CHARLS BAUDELAIRE Baudelaire può essere identificato come il poeta filosofo che appare al pubblico come “artista in rivolta”, in quanto la sua creazione poetica nasce dal disprezzo per quella che Auerbach chiamava “realtà preformata dell’epoca in cui viveva” (mentalità borghese del tempo). Per Baudelaire, scrivere è una forma di rivolta verso la realtà preformata, lui identifica la poesia come una ricerca dell’assoluto, fuori da un’esistenza chiusa entro le nebbie della Noia, fuori dall’«existence brumeuse». Baudelaire quindi è in rivolta verso questa preformazione della realtà e punta ad un assoluto che lo trova al di fuori di un’immagine poetica dell’esistenza nebbiosa : la sua rivolta, quindi, viene chiamata l’ASSOLUTO. Quindi, per Baudelaire la poesia è l’aspirazione infinita verso questo assoluto che, nei suoi versi, prende il nome di Ignoto, Nuovo, Male, Bene, Abisso, Ideale, Altrove. (Nei testi di Baudelaire le nouveau è in minuscolo e in corsivo, Idéal è maiuscolo, Inconnu è maiuscolo, Ailleurs maiuscolo, abime minuscolo, Bien e Mal maiuscolo). La ricerca che Baudelaire compie è una ricerca che prende il nome di Fleurs : questa ricerca, quindi, si svolge tramite fiori (sceglie la parola Fiori come sinonimo di Poesia). A partire da questa identificazione dei fiori con la poesia, il titolo che Baudelaire dà alla sua raccolta (Fleurs du Mal) indica le Poesie del Male LE FLEURS DU MAL LA SCELTA DELLE POESIE Parliamo di “testi-campione” prelevati da tutto il Male percepito dal poeta e fatto oggetto di elaborazione artistica. Quindi è stata fatta una scelta di queste poesie, non parliamo di tutte le poesie del male che Baudelaire ha elaborato. Di solito, un’antologia viene fatta dagli studiosi ed è una scelta che si fa a posteriori, invece qui no: è l’autore che sceglie e che quindi compone la sua antologia scegliendo dei testi, Baudelaire sceglie un ex-ergo per la sua raccolta (frase che si mette in alto a destra di una pagina bianca per far capire il senso dell’opera). 4 THEODORE AGRIPPA D’AUBIGNE Questo ex-ergo è tratto da un poeta dimenticato del 16° secolo, ovvero Théodore Agrippa d’Aubigné, poeta-soldato dell’epoca delle guerre di religione in Francia, che aveva conosciuto la violenza del Male. Théodore Agrippa d’Aubigné scrive “Les Tragiques” (opera sulle guerre di religione in Francia) e muore dopo poco la pubblicazione: per questo era stato dimenticato. Baudelaire, invece, recupera quest’autore che nessuno leggeva più e sceglie 6 versi della sua opera “Les Tragiques”, che sono fondamentali per comprendere il senso della raccolta “Les Fleurs du Mal” di Baudelaire: FRANCESE ITALIANO “On dit qu’il faut couler les exécrables choses Dans le Si dice che bisogna seppellire le cose esecrabili Nel puits de l’oubli et au sépulcre encloses, Et que par pozzo dell’oblio, rinchiuse nel sepolcro, E che il male, les écrits le mal ressuscité fatto rinascere dalla scrittura, Infetterà il modo di Infectera les mœurs de la postérité; vivere della posterità; Ma il vizio non ha come madre Mais le vice n’a point pour mère la science, Et la la scienza, E la virtù non è figlia dell’ignoranza. vertu n’est pas fille de l’ignorance”. IL MALE solito non si parlava del Male, in quanto ritenuto un argomento capace di infettare il modo di vivere della posterità. Esempio da “Les Tragiques”: (Due bambini che succhiano il latte dalla madre (madre = francia). Ma, avendo succhiato troppo, il latte finisce e questo latte bianco diventa rosso → Immagine del latte che diventa sangue. I bambini divorano la madre) Legittimando il male come argomento di poesia, Baudelaire rivendica con la sua opera il potere di una verità artistica dura, violenta, esplicita nel disincanto. E questa verità crea nei Fleurs du Mal un Uomo nuovo, ovvero l’IO POETANTE, capace di rivoltarsi da quella che era per esempio la corrente romantica di inizio secolo. E a questo uomo, Baudelaire offre una metafisica, non solo un percorso di ricerca da compiere. LE FLEURS DU MAL “publié la même année de Madame Bovary” Ci sono 2 edizioni: - Les Fleurs du Mal uscirono in prima edizione nel 1857: erano composte di 100 poesie. Queste furono oggetto di censura e subirono un processo per oltraggio alla morale pubblica. - La seconda edizione esce nel 1861 con 126 poesie divise in 6 sezioni. Nell’edizione definitiva, 6 sono le sezioni in cui è articolato il percorso, le quali costituiscono i 6 momenti della ricerca dell’assoluto, come le 6 tappe di un itinerario di cui l’io poetico, emblema dell'Uomo, è protagonista. Protagonista del percorso :l’Uomo che cerca l’assoluto, l’Ignoto, il nuovo… All’inizio c’è anche una dedica al lettore, come figura di ipocrita fratello del poeta: «Hypocrite lecteur, ‒ mon semblable, ‒ mon frère!» A questo lettore non solo sono dedicate Les Fleurs du Mal , ma questo lettore viene in un certo senso rimproverato di essere ipocrita, di non voler conoscere la realtà che corrisponde con il MALE. Lo rimprovera perché questo vorrebbe fingere di non conoscere la realtà preformata: non conoscere il mostro della Noia : FRANCESE ITALIANO Il en est un plus laid, plus méchant, plus immonde Ce n’è uno più brutto, più maligno, più immondo,... e... Et dans un bâillement avalerait le monde! in un solo sbadiglio ingoierebbe il mondo! È la Noia! C’est l’Ennui ! Questo mostro impalpabile lo conosci, lettore, - Tu le connais, lecteur, ce monstre délicat, — ipocrita lettore, - mio simile, - mio fratello Hypocrite lecteur, — mon semblable, — mon frère ! Il poeta vuole invitare il lettore ad andare contro la staticità e la stabilità della realtà preformata 5 TITOLI SEZIONI - Spleen et ideal : Spleen → terme qui vient de l’Angleterre du XVII° siècle. Rappresenta un état d'âme de mélancolie (stato d’animo di melanconia) - tableaux Parisiens - Le vin - Fleurs du mal - revolteé - la mort Quindi, la raccolta poetica “Les Fleurs du Mal” è il luogo letterario in cui si svolge l’itinerario dell’Uomo alla ricerca dell’assoluto. Per sfuggire dalla Noia, la ricerca dell’Uomo inizia avendo come oggetto la ricerca dell’Ideale sulla terra, per poi fallire in quanto l’Uomo si accorge di essere vittima di qualcosa che lo opprime: Il tempo. Per questo motivo, l’Uomo cade nell’avvilimento dello Spleen (Spleen et Idéal) Viene tentata quindi la via dell'immersione nella città, vivendo anche a contatto con gli abitanti della città: l’uomo cerca nella comunità la possibilità di emergere (Tableaux parisiens). Ma non ci riesce, quindi si dà prima all’alcool (Le vin) e poi alle vie delle depravazioni (Fleurs du Mal): Poi arriva alla Rivolta (La Révolte), ma non riuscendo a sfuggire ancora dalla noia, l’Uomo trova una via d’uscita solo nella morte (La Mort): quindi l’uomo sceglie di prendere la Morte come unica fedele compagna. L’ultima tappa è ben lontana dall’idea del SUICIDIO, ma sta a indicare il fatto che quest’Uomo ha la forza di prendere la Morte come compagno di viaggio e dire: “andiamo insieme”. Quindi la ricerca dell’Assoluto continua in compagnia dell’ultimo elemento della vita, ovvero la Morte (la morte arriva sempre, da lei non si può scappare, per questo viene definita come “Fedele”). L’Uomo nuovo non muore, ma sale sulla nave con la Morte come compagna di viaggio : Immagine della Morte come capitano della nave che attraverserà tutti i limiti, anche fino in fondo agli abissi (“Au fond de l’Inconnu, pour trouver du nouveau”). Il messaggio di Baudelaire è decisamente AMBIGUO (ambiguo=poetico): quindi è un messaggio non chiaro a tutti allo stesso modo. Per Baudelaire, l’ambiguità è il linguaggio della poesia: è un elemento apparentemente muto, ma capace di parlare a chi ha preso il volo verso l’assoluto (lo vediamo nel suo componimento “élévation”). COMPONIMENTO: ELEVATION terza poesia della raccolta, fa parte della sezione Spleen et Idéal Struttura poetica: Sembra indicare la strada da seguire verso l’alto, come in volo, per giungere alla luce assoluta. Struttura poetica: - 5 quartine - rima incrociata con indipendenza di ogni quartina (le quartine sono sganciate tra di loro) - ABBA, CDDC, EFFE, GHHG, LMML - nessuna ripresa rimica (suoni in rima) - altissima frequenza di riprese interne di suoni Au dessus des étangs, au dessus des vallées, Des montagnes, des bois, des nuages, des mers, Par delà le soleil, par delà les éthers, Par delà les confins des sphères étoilées, Mon esprit, tu te meus avec agilité, Et, comme un bon nageur qui se pâme dans l’onde, Tu sillonnes gaiement l’immensité profonde Avec une indicible et mâle volupté. Envole toi bien loin de ces miasmes morbides; Va te purifier dans l’air supérieur, Et bois, comme une pure et divine liqueur, Le feu clair qui remplit les espaces limpides. Derrière les ennuis et les vastes chagrins Qui chargent de leur poids l’existence brumeuse, Heureux celui qui peut d’une aile vigoureuse S’élancer vers les champs lumineux et sereins; 6 Celui dont les pensers, comme des alouettes, Vers les cieux le matin prennent un libre essor, – Qui plane sur la vie, et comprend sans effort Le langage des fleurs et des choses muettes! TRADUZIONE In alto, sugli stagni, sulle valli, sopra i boschi, oltre i monti, sulle nubi e sui mari, oltre il sole e oltre l’etere, al di là dei confini delle sfere stellate, tu, mio spirito, ti muovi agilmente: dividi la profonda immensità, come un buon nuotatore che gode in mezzo alle onde, gaiamente, con virile e indicibile piacere. Fuggi lontano da questi miasmi ammorbanti, e nell’aria superiore vola a purificarti e bevi come un liquido divino e puro il fuoco che colma, chiaro, le regioni limpide. Fortunato colui che può con ala vigorosa slanciarsi verso campi sereni e luminosi, abbandonando i vasti affanni ed i dolori, peso gravante sopra la nebbiosa vita; colui che lascia andare i suoi pensieri come le lodolette verso i cieli, nel mattino; colui che sulla vita plana e, sicuro, intende la segreta lingua dei fiori e delle cose mute. SPIEGAZIONE Baudelaire dà voce alla sua aspirazione, assoluta e appassionata, a elevarsi al di sopra delle miserie, degli affanni che frenano l’individuo e non gli consentono di vivere con pienezza. Questo tema è sviluppato in due momenti distinti ben individuabili: - nella prima parte (le prime tre quartine) il poeta sollecita la propria mente a oltrepassare i limiti opprimenti della realtà circostante - nella seconda parte (ultime due quartine) egli considera felice colui che sa elevarsi. Invito al lettore di prendere il volo per purificarsi. Fortunato colui che può lanciarsi con un’ala dello spirito verso i campi luminosi e sereni Baudelaire riprende Lucrezio (De Rerum Natura) e i suoi “templa serena”, ovvero spazi ritagliati nel cielo per il solo poeta. Baudelaire riprende Petrarca e l’immagine delle ali dell’ingegno poetico Baudelaire riprende Joachim du Bellay RIFERIMENTI CLASSICI Baudelaire riprende Lucrezio (De Rerum Natura) e i suoi “templa serena”, ovvero spazi ritagliati nel cielo per il solo poeta, riprende anche la penna d’ingegno di Petrarca e l’immagine delle ali dell’ingegno poetico, oltre che a riprendere Joachim du Bellay. Ma allora, Baudelaire, è un classico? La risposta ė si: - Propone un componimento poetico, ovvero una poesia (un poème) - Proponne un verso nobile, l’alessandrino (verso della poesia d’amore rinascimentale) : 12 sillabe - Cesura divisibile per due ,ciò dona un ritmo (6 sillabe e 6 sillabe). Baudelaire fa la cesura di senso che aiuta, per l’appunto, a comprendere meglio l’opera stessa. Troviamo uno stacco visibile con un trattino (riga 19) : come abbiamo detto questo è un percorso ambiguo, l’uomo si eleva. Ma proprio in questa riga c’è un verbo che indica il contrario (plane = precipitare, profonda orizzontalità). - PLANER → planer sur... = dominée par la pensée / être dans le monde de l’imagination / perdre le contact avec la réalité. L’uomo si sostituisce al destino, è lui stesso il destino in quanto è capace di planare sulla vita. STRUTTURA LESSICALE realtà preformata, spleen (noia) - miasmes morbides - ennuis - vastes chagrins - poids - existence brumeuse Percorso verso l’assoluto - anafora = Au dessus de... Par delà de... - se mouvoir avec agilité - sillonner 7 L’assoluto, sganciato dalla realtà preformata - air supérieur - espaces limpides - champs lumineux et sereins cieux Movimento dello spirito : Buon nuotatore, uomo molto forte quindi un atleta, maschile (male volupté). Spazio acquatico? Profondo del mare? Al nuotatore viene dato un manuale di istruzioni (scritto all’imperativo nella terza quartina), le quartine sono discorsi indipendenti: - s’envoler - aller - boire Destinazione del viaggio: - air supérieur - pure et divine liqueur - feu clair Direzione finale - Da miasmes morbides a espaces limpides Struttura lessicale e narrativa identificazione della beatitudine, della fortuna, della felicità: Heureux... - Celui qui peut s’élancer - direzione: champs lumineux et sereins - Celui dont les pensers - direzione : cieux - Celui qui planer sur la vie - Celui qui comprend sans effort le langage des fleurs et des choses muettes: l’ultima beatitudine Nel risultato della poesia di Baudelaire troviamo la parola "fleurs" (fleurs con la f minuscola perché sono muti). Il Poeta pratica l’ascolto e poi produce la sua poesia. Il linguaggio della poesia è il linguaggio di tutte le cose (mute) che parlano per via simbolica, poetica, allusiva, non corrisponde alla realtà preformata. Quindi è un linguaggio in cui il simbolo del fiore rimanda alla produzione letteraria. SYMBOLISME mouvement littéraire de la fin du XIXe siècle Le symbolisme naît en 1866 avec la publication de Jean Moréas du Manifeste du symbolisme dans le Figaro. Mais on sait qu’il existait bien avant avec les poèmes de Baudelaire, Verlaine, Nerval... Dans le symbolisme, on voit que le poète doit déchiffrer le monde à travers l’utilisation des symboles qui lui permettent de découvrir le sens caché du monde : Pour comprendre, donc, les correspondances entre le monde visible et celui invisible. Correspondances de Baudelaire : Nature vue comme un lieu sacré, comme un temple vivant qui parle aux hommes mais avec un langage très hermétique, elle s’exprime à travers des confuses paroles. 8 EDMOND DE GONCOURT Coetaneo di Baudelaire, con lui vediamo l’eccezionale comunione artistica con il fratello minore, Jules de Goncourt (1830-1870), morto prematuramente, questa rappresenta un caso eccezionale di scrittura a 4 mani, sono dei romanzieri a 4 mani. Fra i due c’è quindi una forte intesa e sincronia tra i due, lavoro nel quotidiano di intesa, solidarietà intellettuale fra i due. La loro scelta artistica è profondamente innovativa per l’epoca. Per loro, il romanzo era il frutto di un’indagine metodica sulla realtà che li circondava c’era una convinzione stilistico-letteraria della documentazione,quindi la loro è una scrittura onesta e rigorosa: non c’è una scelta di fonti, non parlavano solo di cose belle, ma raccontavano la realtà cruda dei fatti : l’artista sceglie in modo libero e indipendente e si documenta per scrivere. Questa è una rivoluzione culturale, che supera per sempre il rifugio nell’immaginazione, tipico del Romanticismo di inizio secolo Esempi: - Soeur Philomène : vita documentata di una suora, infermiera in ospedale che dà tutta sé stessa anche nell’assistenza di malati in punto di morte (Loro documentano prima sul posto, osservavano e poi hanno messo tutto su carta → Elaborazione di racconto). - Manette Salomon : storia perfettamente documentata di un pittore di talento, rovinato dall’amore per la sua bellissima modella. La storia è ambientata nel circuito delle gallerie d’arte di Parigi del tempo. All’interno di questa mondanità artistica della capitale, la rovina del pittore è un percorso di vita studiato tutto nei dettagli dai due fratelli IL NATURALISME (1870-1884) Terme qui désigne le peintre qui rejette les sujets historique, mythologique et qui préfère imiter les formes de la Nature. On parle, donc, de la vie quotidienne (facendo osservazioni scrupolose e minuziose) et on applique la Méthode Scientifique à la littérature (Méthode Scientifique = Observation + expérimentation dans la littérature). Forma di necessità letteraria di documentare l’oggetto del narrare per farne poi una produzione artistica. Il loro oggetto del narrare è infatti ciò che li circondava, la realtà che li circondava (Si definiscono infatti “raconteurs du passé”, così come gli storici potevano definirsi “raconteurs du passé”)Le loro storie si basano su una grande documentazione, ma ovviamente la scrittura viene rielaborata: non si basa quindi solo su ciò che hanno osservato. L’evento che segna la carriera artistica dei fratelli è la morte del fratello minore Jules de Goncourt : Edmond continua a scrivere romanzi, conservando integro il progetto narrativo Naturalista progettato con il fratello (forma di onore reso a chi non c’è più, come se fosse una conservazione della compagnia del fratello). Vuole quindi rendere onore all’idea anche di fraternità e scrive “Les frères Zemganno” LE FRÉRES ZEMGANNO (1879) 8 EDIZIONI Parla della storia di due fratelli acrobati clown, quindi due personaggi del circo, (Il loro cognome “Zemganno” richiama gli tzigani, zingari bohémiens). Il romanzo viene come documento naturalista: Edmond ha fatto un’indagine minuziosa sul mondo circense e vediamo l’impresa acrobatica come la metafora di qualsiasi creazione artistica: questa è un’arte acquisita al caro prezzo della fatica e della malinconia, dello sforzo fisico e dell’impossibilità di lasciar trasparire qualsiasi vena di tristezza, qualsiasi ripensamento, o il sentimento della propria diversità. Eppure questo è un romanzo fatto di leggerezza, non si sente il peso della documentazione, ma possiamo anche affermare che questa è una leggerezza tragica, del salto nel vuoto Il rapporto che li lega (sia per quanto riguarda due fratelli che per due acrobati in generale) ė di fiducia totale. - Nel caso degli acrobati, deve esserci una sincronia dei corpi e della mente, fra salti, lanci del trapezio, volteggi con esito le spalle del compagno/fratello. Senza intesa, si potrebbe arrivare anche alla morte. - Mondo di arte purissima, distante dalla vita comune mondo dove tutto è arte: il circo 9 RIFERIMENTI PER EDMUND I riferimenti sono due in totale: - Le Cirque d’Hiver a Parigi dal 1852, inaugurato da Napoleone III: ha la forma del circo anche se non ha un tendone, è uno spazio costruito in pietra. - I saltimbanchi di Picasso, anni 1905- 1909 : idea dell’artista puro I PROTAGONISTI Gianni e Nello Bescapè (12 anni di differenza) (Cognome del padre, la madre era una zingara) sono di provenienza italiana, la loro ė una storiacircense di acrobati, non immediatamente toccati dalla fortuna e dal successo e il loro obiettivo ė di aspirare all’impresa acrobatica straordinaria, mai vista prima, lavorare alla ricerca di una creazione artistica completamente nuova. Vengono ingaggiati a Londra e poi tornano in Francia dove vengono assunti al Cirque d’Hiver I due acrobati lavorano ad una perenne ricerca di miglioramento di loro stessi. Impresa eccezionale di Nello che salta per 14 piedi di altezza, che finisce sulle spalle di Gianni in piedi in equilibrio sul bordo di una botte i due fratelli puntavano alla più alta libertà: liberi dalle leggi di natura, liberi dalla forza di gravità, vediamo anche il loro momento di trasformazione identitaria: un cognome nuovo, Zemganno, mai avuto prima, consigliato dal direttore del Circo proprio per rinnovare l’immagine del circo stesso ZEMGANNO Il nuovo cognome rappresenta una trasformazione identitaria. Avere questo nuovo cognome fa anche riferimento alla nuova impresa acrobatica che nessuno ha mai visto prima. Il cognome che richiama la figura dello zigano, o tzigano, o zingaro bohémien, apolide, assolutamente libero. In questa libertà, i due fratelli rinascono intraprendendo questa nuova impresa acrobatica che li rende liberi. Nello alla fine non muore, ma cadendo è come se avesse perso entrambe le gambe e di conseguenza la sua libertà. ESTRATTO E ANALISI DEL TESTO Dans cette écurie, dans ces coulisses du Cirque, In questa scuderia, fra le quinte del Circo, Nello Nello éprouvait une sensation particulière. Après qu’il provava una sensazione particolare. s’était fait avec du blanc un visage de statue, dans Dopo essersi fatta con la biacca una faccia da statua, lequel ne demeurait de vivant que l’animation de l’œil in cui, di vivo, rimaneva soltanto l’animazione entre des paupières rougies comme par la gelée, dell’occhio fra palpebre arrossate come dal gelo, quand il était coiffé de sa perruque pyramidale, quand dopo essersi messo in testa la sua parrucca il avait sur le dos ces costumes qu’il imaginait piramidale, e aver indossato uno di quei costumi che lui-même et sur la soie tendre desquels il aimait à ideava egli stesso e sulla cui seta morbida amava far faire appliquer, avec des reliefs trompeurs, une applicare, con rilievi ingannatori, un ragno colossale, colossale araignée, une chouette aux yeux d’or, des una civetta dagli occhi dorati, o sciami di piccoli volées de petites chauves-souris [...] qui n’étaient sur pipistrelli [...], che sulla stoffa figuravano soltanto l’étoffe qu’une ombre noire et une silhouette macabre come un’ombra nera ed un macabro contorno, allora ; alors ‒ et pour peu que la grande glace de l’écurie (e bastava che il grande specchio della scuderia gli eût renvoyé deux ou trois fois au jeune homme son avesse due o tre volte rimandata l’immagine di quel autre lui-même du soir ‒, alors une vie nouvelle, une suo alter-ego della sera), allora un vita nuova, diversa vie différente de celle du matin, une vie fantasque se da quella del mattino, una vita bizzarra si metteva per mettait, pour ainsi dire, à couler dans ses veines. Oh così dire a scorrere nelle sue vene. Oh, il clown non ! cela n’allait pas pour le clown à avoir le sentiment arrivava ad avere il sentimento d’una metamorfosi, d’une métamorphose, d’une transformation en un d’una trasformazione in uomo-statua dei paesi homme-statue du pays sublunaire dont il portait la sublunari di cui egli portava la livrea, no, ma tuttavia livrée, non ! mais toutefois il se passait au-dedans de nell’intimo di Nello si verificavano piccoli fenomeni Nello de petits phénomènes anormaux. Ainsi dans le anormali. Così nel clown infarinato e vestito di visioni clown enfariné et habillé de visions, il se faisait si creava d’un tratto una serietà che aussitôt dans son individu un sérieux qui, même dans perfino nelle farse, se egli ne faceva una, introduceva une de ses farces, s’il en faisait une, donnait à cette un carattere trasognato, che era come un’allegria farce un caractère rêveur, et qui était comme de la sospesa all’improvviso, fermata da qualcosa d’ignoto. gaieté tout à coup suspendue, arrêtée par quelque La sua voce non aveva assolutamente più lo stesso chose d’inconnu. Sa voix n’avait pas absolument le suono che aveva nella vita solita, assumeva un ché même son qu’elle del timbro grave che, in un lento parlare, ha la voce avait dans la vie ordinaire ; elle était un rien timbrée delle emozioni umane. E nei gesti, senza che Nello lo de la note grave qu'à, en un parler lent, la voix des facesse apposta, entrava qualcosa di funambolesco émotions humaines. Enfin ses gestes, il y descendait, e, sans que Nello le voulût, du funambulesque, et dans nei momenti in cui non era in scena, e perfino nelle ces instants où il n’était pas en scène, et même pour azioni più normali, egli sentiva le proprie membra les actions les plus ordinaires, il sentait ses membres atteggiarsi in arabeschi eccentrici. Non basta, anche 10 se contourner en des arabesques excentriques. Bien da solo egli era spinto a gesti da sonnambulo e da plus, tout seul, il était poussé à des gestes de allucinato, di quelli che gli psicologi chiamano somnambule et d’halluciné ; et que les physiologistes movimenti simbolici, gesti a cui la sua volontà era del appellent des mouvements symboliques, gestes dont tutto estranea. Egli si sorprendeva a far muovere il n’avait pas l’absolue volonté. Il se surprenait à faire sulla parete illuminata da una lanterna d’un corridoio jouer sur le mur, éclairé par un quinquet d’un corridor vuoto l’ombra cinese delle dita d’una sua mano vide, l’ombre chinoise des doigts de sa main contratta, divertendosi a lungo con la loro danza contractée, s’amusant longtemps de leur danse uncinata sul muro: e ciò senza uno scopo, solo per crochue sur la muraille ; et cela sans but, pour se farsi piacere da solo, e come se il suo corpo avesse faire plaisir à lui tout seul, et comme si son corps obbedito all’impulso di correnti magnetiche obéissait à l’impulsion de courants magnétiques cervellotiche e di forze saltellanti della natura. biscornus et de forces capricantes de la nature. Puis, Poi, a poco a poco, in uno stato vago ed esaltato ad peu à peu, en un état à la fois vague et exalté, et un tempo, e come in mezzo ad un leggero cancellarsi comme au milieu d’un léger effacement autour de lui della realtà attorno a sé e ad una specie di de la réalité et d’une espèce d’endormement de addormentarsi dei pensieri del giorno nella suatesta, sapensée du jour, dans sa tête, semblable à cette simile a quella testa vuota in cui si vede un cucchiaio tête vide où l’on voit une cuiller retirer une à une les che trae fuori, ad una idées, le clown arrivait à n’avoir plus que le reflet de ad una, le idee, il clown arrivava ad avere soltanto più sa blanche figure renvoyée par les glaces, les images il riflesso della sua faccia bianca rimandato dallo des monstres que rencontraient ses yeux sur son specchio, le immagini dei mostri che i suoi occhi habit, et encore, le murmure resté dans ses oreilles scorgevano sul suo vestito, e poi il mormorio de la musique diabolique de son violon. rimastogli negli orecchi della musica diabolica del suo Et cet état indéfinissable aux sensations fugaces et violino. Questo stato indefinibile dalle sensazioni hétérogènes avait une grande douceur pour Nello, fugaci ed eterogenee aveva una grande dolcezza per qui, aux côtés de son frère, toujours la tête baissée et Nello, che a fianco del fratello, il quale stava sempre toujours tourmentant le sol d’un bout de bois, restait, a testa bassa e tormentava il suolo con un pezzo di lui, les bras croisés, la tête au mur, les traits dans une legno, rimaneva a braccia conserte, la testa sorte de dilatation extatique, avec un pâle sourire de appoggiata al muro, i lineamenti estaticamente Pierrot sur sa blanche figure, et immobile, et dilatati, con un pallido sorriso semblant demander qu’on n’interrompît pas le doux da Pierrot sulla faccia bianca, e immobile pareva et riant et bizarre mensonge de son existence au chiedere che non s’interrompesse la dolce, ridente e cirque bizzarra menzogna della sua esistenza al Circo. Formato da tre subordinate molto lunghe dopo la frase iniziale corta che spiega l’oggetto del testo. Essendo la frase costruita con arte ci fa dimenticare la sua lunghezza, l’oggetto del narrare è profondamente localizzato : dietro le quinte del circo (stato in luogo). Tutto questo narrare finisce dentro alle vene di Nello : stato in luogo (nelle sue vene), determinazione dello spazio. Notiamo tre figure sul vestito di Nello che creano un’ombra macabra sul suo abito - un grande ragno - una civetta - sciame di pipistrelli Frasi secondarie : - “Après que” - “Alors” → sospensione che specifica che quello che viene raccontato è l’altro nello, riflesso dallo specchio della scuderia La sensazione particolare di Nello : una vita fantasmagorica che si metteva a colare nelle sue vene, però, abbiamo una precisazione in forma negativa dell’oggetto del narrare: dentro a questo spazio, nella sua interiorità non c’è il sentimento di una metamorfosi, di una mutazione... ma c’è qualcosa di anomalo (frase avversativa rinforzata) ,all’interno di Nello ci sono piccoli fenomeni anomali. Si mette in risalto lo spazio narrativo: il mistero dell’artista, è qualcosa di ignoto (coniata dalla poesia di Baudelaire) ed è in realtà il suo essere artistico. Vengono dati singoli elementi sulla serietà dell’artista, fatta di gaiezza sospesa: - la voce era diversa dal suono normale, aveva il timbro di una nota grave, il parlare lento delle emozioni umane (il clown non può lasciar trasparire le sue emozioni) - i gesti che fa sono gesti senza che Nello lo volesse, c’era qualcosa di sonnambulismo. Era spinto a gesti da sonnambulo, senza la sua volontà, gesti che hanno una definizione scientifica: mouvements symboliques. Nel testo di “Mèmoire sur la décomposition de la pensée” di Maine de Biran: essere sotto ipnosi o in stati di sonnambulismo che si caratterizzano per mancanza del sonno. All’inizio dell’800 lo stato del sonnambulismo veniva studiato e questo mostra quanto la narrazione naturalista è esatta. 11 “et comme si son corps obéissait à l’impulsion de courants magnétiques” : il suo corpo obbedisce ad una forza esterna, non è lui che vuole muovere questa produzione artistica, ovvero la figura dell'ombra delle mani. L’artista quando è completamente ispirato non è più padrone di sé stesso e produce l’arte più eccelsa. Il circo gli è entrato dentro, produce arte indipendentemente dalla sua volontà. IL NUCLEO è capire che è un effetto di straniamento: - realtà attorno cancellata, - addormentamento del suo pensiero diurno, vuoto - vivere nel sonnambulismo RISULTATO → IMMAGINE ARTISTICA. “le clown arrivait à n’avoir plus que le reflet de sa blanche figure renvoyée le reflet de sa blanche figure renvoyée par les glaces par les glaces, les images des monstres les images des monstres que rencontraient ses yeux sur son habit, et encore, le murmure resté dans le murmure resté dans ses oreilles ses oreilles de la musique diabolique de son violon.” Il clown arriva ad avere solo ed esclusivamente nient’altro che un riflesso della sua figura riprodotta dallo specchio, le immagini viste sul costume, il mormorio del suono del violino. Tutto questo non è la realtà, ma sono figure della realtà; l’oggetto d’arte ė il doppio della realtà, passato attraverso lo specchio, le sue orecchie, i suoi occhi: un doppio per il quale MI SERVE l’artista, che lo riproduca Fingere vuol dire creare da un lato un oggetto di finzione, un romanzo. Dall’altro lato c’è il senso del fingere dicendo menzogne, valenza morale. Spesso per noi le due cose si mescolano. Per Nello sono le due cose messe insieme, storpia la realtà dice una bugia ma è anche creazione: - Abbiamo letto la dolcezza di un personaggio che chiede che questa realtà menzognera non smetta di esistere. L’interruzione dell’esistenza di Nello nel circo non deve avvenire almeno nel romanzo, deve rimanere sospesa nella menzogna del circo. Nello è colui che non dovrebbe mai morire anche se si sacrifica per quel salto mortale impossibile. - L'immagine di Nello è cristologica, colui che si sacrifica per l’arte Dilatazione statica della figura di Nello: anche se Nello è morto (caduta) l’artista non morirà mai, perchè rimane vivo in questa realtà fittizia e IL CIRCO DIVENTA QUINDI EMBLEMA DELL’ARTE, creazione libera e diversa dalla “vie ordinaire”, nonostante sia immersa nella vita ordinaria. 12 ANTOINE DE SAINT-EXUPÉRY Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry, nacque a Lione il 29 giugno 1900 e morì nel Mar Tirreno il 31 luglio 1944. Apparteneva ad una famiglia di nobili origini: era infatti figlio del visconte Jean de Saint-Exupéry e di Marie Boyer de Fonscolombe. Il padre è morto quanto aveva 4 anni, ma, nonostante questo, ha avuto un'infanzia felice, grazie alla madre che lo ha cresciuto, insieme ai suoi fratelli, nel castello di Saint-Maurice-de-Rémens. Antoine frequentò il collegio gesuita di Notre Dame de Sainte Crois e nel 1912 salì per la prima volta su un aereo nell'aeroporto di Ambérieu. Durante la prima guerra mondiale soggiornó prima presso il Collegio di Montgré a Villefranche-sur-Saône e poi in un collegio di padri maristi a Friburgo in Svizzera. Nel 1917 è tornato in Francia e si è iscritto prima al Liceo Bossuet e poi al Liceo Saint-Louis di Parigi. Nel 1921 si arruolò nel II reggimento di aviazione di Strasburgo ed ottenne il brevetto di pilota civile e militare. Antoine visse a Parigi per un periodo di tempo, durante il quale ebbe una storia d'amore con Louise Leveque de Vilmorin e nel 1926 pubblicó, sulla rivista Le Navire d'Argent, il suo primo racconto, L'aviatore. Sempre nel 1926 è stato assunto come pilota di linea commerciale dalla Compagnia Generale di Imprese Aeronautiche Latécoère. Antoine visse per circa un anno a Capo Juby, dove scrisse il suo primo romanzo, Courrier Sud, al quale è seguito Vol de nuit. Lasciata l'Africa, si trasferì nel 1930 a Buenos Aires, dove lavorò come direttore dell'aereo postale Argentina-Francia. Nel 1932 tornò in Francia, dopo una serie di vicissitudini che avrebbero portato alla confluenza della compagnia per cui lavorava nella futura Air France. In Francia si è dedicato alla scrittura e al giornalismo ed ha brevettato un dispositivo per l'atterraggio di aerei. Nel 1939 pubblicó il libro Terre des hommes, che ottenne un notevole successo e ricevette un premio da parte dell'Accademia Francese. Il 3 settembre 1939 si arruolò nell'aeronautica militare di Francia, desiderando di assumere il comando di una squadriglia di caccia. Il 22 maggio 1940 Antoine effettuó una missione di ricognizione su Arras e da questa esperienza compose l'opera "Pilota di guerra" (Pilote de guerre). A causa di un incidente, durante la seconda guerra mondiale, si dovette fermare per un periodo a New York e poi, nel 1942, si trasferì nel Québec. In America, nel 1943, venne pubblicata la sua opera più famosa, "Il Piccolo Principe". Al momento dello sbarco degli alleati in Africa del Nord, chiese di essere arruolato nell'aviazione americana e di poter tornare in Francia in volo. Tornato in Europa, gli sono state affidate 5 missioni di ricognizione fra la Sardegna e la Corsica e durante l'ultima ricognizione è precipitato nel Mar Tirreno ed è morto. È il 2004 quando vengono recuperati, a oltre settanta metri di profondità nel mare al largo di Marsiglia, i resti di un velivolo Lockheed P38 Lightning, lo stesso a bordo del quale lo scrittore francese compì il suo ultimo volo. Il suo corpo, però, non sarà mai ritrovato. Il velivolo fu abbattuto presumibilmente da un caccia tedesco. Nel 2008 Horst Rippert, ex pilota della Luftwaffe, confessò di aver colpito un P-38 proprio nella notte del 31 luglio 1944 al largo della costa marsigliese. Rippert raccontò la verità prima di morire per sgravarsi la coscienza, e aggiunse di aver sperato fino all’ultimo che non fosse davvero lui: non voleva essere l’assassino del Poeta del Cielo. ANTOINE: SCRITTORE-MILITARE Antoine, quindi, ha avuto un ruolo molto importante durante gli anni delle guerre: era stato ingaggiato dal governo della resistenza francese (De Gaulle) per combattere contro il nazismo,oltre al suo ruolo di aviatore, pilota militare, rappresentante delle forze dell’Armée de l’Air contro l’occupazione nazista, Antoine collaborava anche nella missione Béthouart, destinata a prevedere l’aiuto americano, il riarmo dell’esercito francese e l’auspicato sbarco degli Alleati in Provenza (lui ci tiene molto a questo in quanto la sua stirpe aveva possedimenti proprio lì). NB → Lui non era soldato, non era abile nel combattimento a causa di molti incidenti che ha avuto con l’aereo (avvenimenti ripresi nel Piccolo Principe) Ma al tempo, Antoine era già uno scrittore di prestigio : - L’Aviateur - Courrier Sud - Vol de nuit (1931) - Terre des hommes - Pilote de guerre - Le Petit Prince (1943) opera più importante e riconosciuta, uscì per la prima volta durante la Seconda guerra mondiale il 6 aprile 1943 (USA, New York). Quest’opera è stata tradotta in 553 lingue e dialetti 13 del mondo ed è stato venduto in milioni e milioni di copie. Antoine de Saint-Exupéry un aviatore che scrive opere letterarie o uno scrittore che pilota aerei? suo nipote, Matthieu de Saint-Exupéry, dice che lui sapeva che lo zio scriveva libri, ma per lui era innanzitutto un pilota. VOL DE NUIT 1931 romanzo documentario della vita vera che racconta l’esperienza concretamente vissuta dai piloti di voli aeropostali. Racconta l’eroismo degli uomini, il dovere da compiere in una dimensione eroica in letteratura. Anche se è un documento che parla di eroismo, in realtà parla di vita assolutamente vera. Antoine compie una scelta estetica : sceglie di comporre un racconto, apparentemente poetico, in cui l’azione reale, il dovere da compiere e la documentazione dell’avventura umana si inseriscono in una visione eroica, ma soprattutto «pacatamente» eroica o normalmente eroica, l’eroismo come semplice compimento del proprio dovere nel quotidiano. Quindi l’eroismo che troviamo in quest’opera è un eroismo normale, ė l’ eroismo di chi ha scelto il rischio per lavoro: volare in cieli notturni con biplani della strumentazione ancora primordiale (gli aerei erano stati inventati da poco) per trasportare materiale postale. Vol de nuit è quindi un romanzo dell’azione reale in cui lo scrittore: - elimina ogni decoro retorico-stilistico - rifiuta l’appoggio della dimensione romanzesca - opera una scelta estetica del tutto nuova: avventura reale ma rischiosa - vengono prese delle immagini (realmente esistite e che esistono nel presente) di un’ombra minacciosa → sono le ombre dell’uragano - vengono prese delle immagini (reali) di un territorio oscuro da oltrepassare la notte nei cieli d’Argentina Vediamo il coraggio del pilota rimasto bambino: L’autore tira fuori il bambino che è in lui ed esorcizza queste immagini minacciose, dalla fantasia fatata dell’infanzia si aggiungono dei colori dorati e argentei della notte argentina (che sono i colori delle stelle durante la notte); per il protagonista e per il lettore questi colori dorati e argentei della fantasia fatata dell’infanzia tolgono la paura, come Peter Pan, fedele compagno delle stelle, non ha paura di volare, così il protagonista di Vol de nuit (assoluto doppio dell’autore) vive fino in fondo l’azione che è suo dovere compiere assumendo tutta la responsabilità del volo. Vol de nuit è il romanzo dell’assenza di paura, è il romanzo del normale coraggio. TRADUZIONI Vol de nuit ha avuto tantissime traduzioni: vediamo alcuni esempi di quarti di copertina Traduzione di Fusta Cataldi Villari Traduzione di Maurizio Ferrara Traduzione di Cesare Giardini Per combattere la concorrenza dei Il volo è stato il grande amore di Fabien, giovane pilota, sorvola mezzi di trasporto terrestri, Antoine de Saint-Exupéry e Volo di pianure e montagne dell’America bisognava volare di notte e, nei notte è il miglior romanzo mai del Sud sul suo biplano per tempi eroici dell’aviazione, non era scritto sul periodo eroico degli portare a termine la missione difficile rimetterci la vita. E allora albori dell’aviazione. Ma nella affidatagli dal responsabile Rivière, perché Fabien ha accettato di vicenda del pilota postale Fabien, che lo segue via radio alzarsi in volo, in condizioni in volo sul Sud America durante dall’aeroporto di Buenos Aires. estreme, sapendo che potrebbe un terribile uragano, mentre, a Siamo agli albori dei collegamenti essere l’ultima volta, mentre chi lo terra, l’assistente di volo Rivière aerei internazionali e librarsi tra le aspetta muore d’angoscia? Per segue via radio l’evolversi terribile nuvole comporta un rischio di vita amore del prossimo? Per senso del viaggio, non c’è solo il pathos ma regala anche emozioni fuori del dovere? Certo, sono eroico della conquista dell’aria (il dal comune. Quando un uragano motivazioni che possono mattino seguente un altro pilota porta fuori rotta il biplano le sorti smuovere le montagne, ma ce n’è prenderà il posto dello del coraggioso Fabien sono un’altra, ancora più forte, che ha scomparso), ma c’è soprattutto lo segnate: il serbatoio del spinto l’uomo ad andare sempre sbigottimento, il dolore della carburante sempre più vuoto, i oltre i suoi limiti: la sfida a questi moglie di Fabien che, precipitatasi messaggi con l’aeroporto sempre limiti, all’ignoto, al mai tentato nella sala radio, pian piano più difficili. Eppure oltre alla prima. Saint-Exupéry racconta una realizza, attraverso i silenzi e gli certezza della fine c’è solo la storia di cui tante volte era stato sguardi furtivi degli operatori, la risolutezza del giovane aviatore, protagonista, perché anche lui drammaticità della situazione. «In deciso a non fermarsi. E a godere volava di notte per portare la nome di cosa? – si domanda anche in quel momento del senso 14 posta, prima e durante la guerra. Rivière – Quegli uomini che di meraviglia per ciò che osserva Ma non si sentiva un eroe, non stanno per sparire avrebbero sotto di sé e sopra le nuvole. pensava di sacrificarsi per gli altri: potuto vivere felici... In nome di Antoine de Saint-Exupéry, semplicemente, non poteva cosa li ho strappati a quel conosciuto dai lettori di tutto il sottrarsi alla sfida. Accettarla e santuario? In nome di cosa li ho mondo per Il Piccolo Principe, andare “oltre” aveva forse più strappati alla felicità individuale? ebbe una vita intensa e valore della vita stessa. Vol de La prima legge non è forse quella sorprendente, contraddistinta dalla nuit, scritto nel 1931, ottenne il di difendere quelle felicità?». passione per i voli aerei e dalla premio Femina nello stesso anno voglia di superare ogni limite, e rese celebre il suo autore. proprio come il protagonista di questa storia. Volo di notte è il romanzo breve più emozionante tra i suoi libri per adulti: nel 1931, quando venne pubblicato, lo rese celebre in tanti paesi del mondo e gli valse il Prix Femina. UN ROMANZO DELL’AZIONE Lo scrittore, che ha effettivamente soppresso ogni decoro retorico-stilistico e che si è negato l’appoggio della dimensione romanzesca, ha operato una scelta estetica del tutto nuova per l’epoca: le immagini di un’ombra minacciosa (le ombre dell’uragano), le immagini di un territorio oscuro da oltrepassare (la notte nei cieli d’Argentina) sono esorcizzate dall’oro e dall’argento della fantasia fatata dell’infanzia. Vol de nuit, non è un romanzo romanzesco, non è un romanzo d’avventura, e non è un romanzo puramente documentario. Saint-Exupéry crea la formula originalissima di un racconto poetico, in cui l’azione reale, il dovere da compiere e la documentazione dell’avventura si inseriscono in una visione eroica dell’uomo e del mondo, in una visione cautamente metafisica. Vediamo un contrappunto fra il realismo documentario della rischiosissima esperienza di volo e una poesia sognatrice (poesia interiore del personaggio) CAPITOLI XV E XVI (VERSO FINE ROMANZO) FRANCESE ITALIANO il ne distinguait plus la masse du ciel de celle de la Lui sta volando di notte. C’è un momento in cui il terre, perdu dans une ombre où tout se mêlait, une ciclone lo avvolge e il racconto, in modo descrittivo e ombre d’origine des mondes all'imperfetto, dice che il pilota era perso in un’ombra, un’ombra all’origine dei mondi. le pilote... s’enlisait peu à peu dans cette ombre... Il pilota si perde poco a poco in quest’ombra, viene risucchiato da quest’ombra Il lut sa hauteur « cinq cents mètres ». C’était le Si trovava a 500 metri, all’altezza delle colline. Fabien niveau des collines. Il les sentit rouler vers lui leurs sentiva le colline muoversi verso di lui, le colline sono vagues vertigineuses. sganciate dal suolo les masses du sol, dont la moindre l’eût écrasé, La sabbia mobile danza attorno a lui e lo tira giù. étaient comme arrachées de leur support, Come fanno le masse del suolo a danzare? Dal déboulonnées, et commençaient à tourner, ivres, punto di vista poetico, le masse del suolo sono autour de lui. Et commençaient, autour de lui, une svitate dalla terra (déboulonnées). sorte de danse profonde et qui le serrait de plus en plus. Le immagini hanno una forza morale? Sì, le immagini danno coraggio. Questa forza è la forza morale della fantasia. 15 FRANCESE ITALIANO Il en prit son parti. Au risque d’emboutir, il atterrirait Fabien prende la sua decisione, anche al rischio di n’importe où. Et, pour éviter au moins les collines, il sbattere a terra, non importa dove. Lancia un razzo lâcha son unique fusée éclairante. La fusée abbagliante di soccorso, ma questa dopo pochissimo s’enflamma, tournoya, illumina une plaine et s’y si spegne nel mare... Il ciclone l’ha spostato dalla sua éteignit : c’était la mer. tratta costiera nel mare. Il suo ultimo volo → doveva fare un volo in Savoia, l’aereo è stato ritrovato a Marsiglia in mezzo al mare... Fabien...il aurait pu lutter encore, tenter sa chance : il Dentro la metafora, Fabien ha fame di quella luce che n’y a pas de fatalité extérieure. Mais il y a une fatalité è un pasto mortale, cioè un’esca. Lui saliva a causa intérieure: vient une minute où l’on se découvre della sua fame di luce. Fabien, anche se sa che è un vulnérable ; alors les fautes vous attirent comme un tranello, sale sopra le nuvole anche se poi non potrà vertige...à cette minute... luirent sur sa tête, dans scendere più. une déchirure de la tempête, comme un appât mortel au fond d’une nasse, quelques étoiles Il jugea bien que c’était un piège : on voit trois étoiles dans un trou, on monte vers elles, ensuite on ne peut plus descendre, on reste là à mordre les étoiles... Et les nuages perdaient, à mesure qu’il montait, leur Le nuvole, a mano a mano che saliva, perdevano la boue d’ombre, ils passaient loro ombra. Quindi quando Fabien arriva sopra le contre lui, comme des vagues de plus en plus pures nuvole, vede che queste si sono trasformate in onde et blanches.” pure e bianche. Fabien émergea. Sa surprise fut extrême: la clarté Chiude gli occhi, la luce era così forte. Non pensava était telle qu’elle l’éblouissait. Il dut, quelques che la notte, le nuvole potessero essere così secondes, fermer les yeux. Il n’aurait jamais cru que luminose les nuages, la nuit, pussent éblouir. Comme une barque qui passe la digue, il entrait dans Questa parte del cielo sconosciuta è nascosta è les eaux réservées. Il était pris dans une part de ciel come la rada delle isole felici. inconnue et cachée comme la baie des îles bienheureuses. L’isola che non c’è : Antoine conosceva James Matthew Barrie, autore di Peter Pan, Antoine ha un Peter interiore : lui è il pilota romanziere che scrive il Piccolo Principe, se lo porta dentro, è il suo fanciullo. ITALIANO FRANCESE Fabien pensait avoir gagné des limbes étranges, car On avait dénoué ses liens, comme ceux d’un tout devenait lumineux, ses mains, ses vêtements, prisonnier qu’on laisse marcher seul, un temps, parmi ses ailes. Car la lumière ne descendait pas des les fleurs. « Trop beau », pensait Fabien. Il errait astres, mais elle se dégageait, au-dessous de lui, parmi des étoiles accumulées avec la densité d’un autour de lui, de ces provisions blanches.... trésor, dans un monde où rien d’autre, absolument rien d’autre que lui, Fabien, et son camarade, n’était vivant. Pareils à ces voleurs des villes fabuleuses, murés dans la chambre aux trésors dont ils ne sauront plus sortir. Parmi des pierreries glacées, ils errent, infiniment riches, mais condamnés. Pensava di essere in uno strano limbo, in cui tutto era condannato sopra le nuvole, in mezzo alle stelle, su luminoso. Ma questa luce non veniva dagli astri, ma queste acque riservate in cui Fabien è atterrato: si sprigionava da quei depositi bianchi (dalle nuvole). questo cielo di notte è il mondo del pilota. Lui è Lui era avvolto da questa forte luce. infinitamente ricco, ma condannato. Il romanzo non finisce qui, ma finisce a terra. La conclusione del romanzo è in un ufficio di notte. 16 CAPITOLO 20 I radiotelegrafisti di turno, in camice bianco, silenziosi, sembrano chini su un semplice esperimento. Toccano gli strumenti con le loro dita delicate, esplorano il cielo magnetico, rabdomanti che cercano le vene d’oro. «Non risponde?» «Non risponde.»... I secondi sgocciolano via, sgocciolano veramente come sangue. Dura ancora, il volo? Ogni secondo porta con sé una probabilità. Ed ecco che il tempo, scorrendo, distrugge qualche cosa [...]. Ogni secondo porta con sé qualche cosa. La voce di Fabien, il volto di Fabien, il suo sorriso. Il silenzio guadagna terreno.Un silenzio sempre più pesante, che si stabilisce su quell’equipaggio come il peso di un mare. CAPITOLO 22 «Il Patagonia è arrivato? » «Non lo aspettiamo più: scomparso. Com’è il tempo?» «Bello. Fabien è scomparso?» Ne parlarono poco. Una grande fraternità li dispensava dalle frasi. AZIONE - effetto di attrazione / calamita pallida → aimant pâle - azione del pilota: à la poursuite d’une lumière - stelle :ce signe dont il avait faim - azione del pilota: il montait vers des champs de lumière - forma dell’ascesa. il s’élevait peu à peu, en spirale, dans le puits qui s’était ouvert, et se refermait au-dessous de lui 17 JEAN GIRAUDOUX Originario della piccola cittadina di Bellac, nella Haute-Vienne, Jean Giraudoux fu studente liceale a Sceaux grazie a una borsa di studi per eccellenza di risultati in ambito filosofico, in latino, in greco antico ed in lingua e letteratura tedesca. Fu studente universitario a Parigi, dove, nel 1903, venne ammesso all’École Normale Supérieure, con un premio d’eccellenza in lingua e letteratura tedesca. Vinse nel 1905-1906 un soggiorno a Monaco di Baviera... visse poi un lungo periodo in Germania, prima di intraprendere la carriera diplomatica ed entrare al Ministero degli esteri dal 1910. Fu poi chiamato alle armi nel 1914 e ferito nel corso della Prima guerra mondiale. ANNI DELL’OCCUPAZIONE NAZISTA - All'inizio della Seconda guerra mondiale (1939) era presidente del “Conseil supérieur de l'Information”: - 1940: seguì il governo a Bordeaux, poi si trasferì a casa della madre a Vichy L'autore, quindi, visse in modo apparentemente contrastante gli anni dell'occupazione nazista: era molto combattuto da un lato per l'amore della lingua tedesca, dall'altro per il fatto che un popolo e una cultura così amata da lui potesse causare così tanto dolore con l'ascesa nel nazismo, Infatti, condannò subito il procedere del Maresciallo Pétain (capo del governo di Vichy), ma fu tra i pochissimi a conservare la passione per la cultura tedesca, con la quale vedeva perduto ogni contatto per il permanere della guerra e delle sue atrocità. Purtroppo, Jean Giraudoux non poté vedere la fine della guerra, né dunque la Liberazione (in Francia fu ad agosto del 1944) visto che morì a Parigi il 31 gennaio 1944 per malattia. LA FIGURA DELL’AUTORE IMPEGNATO Quella di Jean Giraudoux è una figura profondamente impegnata : scrittore di romanzi, di saggi e soprattutto di testi teatrali. Lui opera in parallelo ad un credo sociale, al servizio di un mondo migliore: attraverso le sue opere, Giraudoux mette in guardia contro le ostilità, le guerre, le atrocità immaginabili. Inoltre, mostra in modo molto esplicito come l'atrocità, le guerre e la tragedia non esisterebbero se nel mondo predominasse la semplice buona volontà degli uomini. Giraudoux rappresenta il genio teatrale che assume tutta la responsabilità della sua parola e sa mettere in scena i ‘grandi ignobili ’: coloro che causano le guerre e le atrocità, i cosiddetti “fabbricanti di tragedie”. L’agire dei fabbricanti di tragedie mostra in modo esplicito come l’atrocità, la guerra, la tragedia non esisterebbero affatto se predominasse la semplice buona volontà degli uomini. Alla base del pensiero di Giraudoux c'è quindi un pensiero di buona volontà del genere umano, così come Giraudoux lo leggeva nella filosofia di Michel de Montaigne negli “Essais”, in cui afferma: “Il n'est rien si beau et légitime que de faire bien l'homme et dument” - “Non c'è nulla di tanto bello e legittimo, quanto fare l'uomo, bene e debitamente”. LA GUERRE DE TROIE N'AURA PAS LIEU Era il novembre 1935, quando La guerre de Troie n’aura pas lieu andò in scena per la prima volta, a Parigi, mentre sull’Europa si allungavano ombre di ostilità imminenti (come adesso in Ukraina). Quest'opera rende esplicita la volontà completamente malsana di chi sobilla una nazione affinché entri in guerra (i fabbricanti di tragedia), contro il buon senso e la disperata voglia di pace di grandi personaggi come Ettore, da un lato, o Ulisse, da parte avversa. Jean Giraudoux mette in scena i personaggi dell’Iliade in un’atmosfera tesa, tragicamente ironica, fatta di parole, scontri verbali, conversazioni, alla vigilia di una guerra di Troia che potrà esserci o non esserci. 18 TRAMA Nello scompiglio portato a Troia dalla bella Hélène, la famiglia reale , con Priam ed Hécube, regina madre, con la schiera dei figli, Pâris, Cassandre, Polyxène, Hector e la moglie Andromaque, con la servitù, con i fedeli marinai, si mette in gioco di fronte a intellettuali e politici, a Démokos, Olpidès, Busiris. Discute se restituire Hélène ai greci. Accoglie il loro portavoce, l’astuto Ulysse, con il suo marinaio Oiax. Ascolta la messaggera degli dèi, l’evanescente Iris. Cerca di far chiudere le porte della città per lasciar fuori tutte le guerre e garantire, a Troia, la pace. Vive la trappola di un futuro già scritto, di una guerra comunque fatale. PERSONAGGI Sul palco animato dai personaggi della “Guerre de Troie n’aura pas lieu”, la responsabilità della conclusione tragica ė tutta in carico a figure secondarie, numerose e banali, capaci di fomentare frenesie di guerra con il loro disordinato parlottìo, con false dicerie e una gran dose di pregiudizi. La responsabilità della conclusione tragica prescinde gli sforzi dei ‘grandi’ Ettore e Ulisse... Loro non vogliono la guerra per i loro popoli, ma... Il dramma messo in scena da Giraudoux non può avere lieto fine, poiché la storia è storia. Il poema epico, l’Iliade è già stato scritto, la guerra di Troia c’è stata. Ettore e i ‘grandi’ che hanno la responsabilità dei popoli sono dentro la trappola di un futuro tragico già esistito. ATTO II SCENA 5 Scena in cui Ettore, obbligato a celebrare i soldati morti con un discorso, mostra la sua intenzione di non voler più intraprendere mai più altre guerre. Ettore, figlio del Re Priamo, costruisce con profonda ironia la condanna di qualsiasi tipo di conflitto sanguinario. Da un lato abbiamo i greci che accusavano Troia (in particolare Paride) di aver rapito la bella Elena. Eppure, nonostante i grandi sforzi di Ettore, il dramma messo in scena da Giraudoux non può avere un lieto fine, il poema epico è stato già scritto. Hector rifiuta le grandi dichiarazioni perché rifiuta le false dichiarazioni. Ma, obbligato a parlare, procede in due tempi: - Presentazione delle tre agonie, una di seguito all’altra (juxtaposition) compiendo una parodia del “grande discorso ai morti” - Parodia del canto per la morte ‘eroica’ del soldato éventré sul campo di battaglia « Eh bien, mon vieux, ça ne va si mal que ça” - Parodia del canto per la morte ‘eroica’ del soldato dont la massue a ouvert le crâne sul campo di battaglia « Ce que tu peux être laid” - Parodia del canto per la morte ‘eroica’ del piccolo scudiero del bras gauche sul campo di battaglia. « Tu as la chance de t’en tirer avec le bras gauche” - Proclamazione che oppone i vivi e i morti (→ déserteurs: i vigliacchi, coloro che scappano. Ettore dice che i disertori sono loro che sono ancora vivi). Très bien, très bien, je leur parle... (Il se place au pied des portes). Ô vous qui ne nous entendez pas, qui ne nous voyez pas, écoutez ces paroles, voyez ce cortège. Nous sommes les vainqueurs. Cela 19 vous est bien égal, n’est-ce pas ? Vous aussi vous l’êtes. Mais, nous, nous sommes les vainqueurs vivants. C’est ici que commence la différence. C’est ici que j’ai honte. Je ne sais si dans la foule des morts on distingue les morts vainqueurs par une cocarde. Les vivants, vainqueurs ou non, ont la vraie cocarde, la double cocarde. Ce sont leurs yeux. Nous, nous avons deux yeux, mes pauvres amis. Nous voyons le soleil. Nous faisons tout ce qui se fait dans le soleil. Nous mangeons. Nous buvons... Et dans le clair de lune !... Nous couchons avec nos femmes... Avec les vôtres aussi... Ettore allora dice ai morti Noi troiani abbiamo vinto la guerra, quindi siamo i vincitori. O almeno, noi siamo i vincitori vivi e voi quelli morti. I vivi si distinguono dai morti per una coccarda, ma si sa che solo i vivi, vincitori o meno, hanno la vera coccarda, anzi hanno una doppia coccarda. Loro hanno due occhi e possono fare quello che vogliono: mangiano, bevono, stanno sotto al sole, dormono con le loro mogli, ma anche con le mogli di quelli morti... Lui è un generale sincero, non vuole la guerra e soprattutto non vuole fare questa cerimonia visto che a causa di un'altra guerra molti dei suoi soldati sono morti ingiustamente. In chiusa, il messaggio incisivo: “La guerre me semble la recette la plus sordide et la plus hypocrite pour égaliser les humains”. Per rifiutare di parlare ai morti e cerimoniarli, Ettore risponde utilizzando il lessico giuridico (Pledoyer = difesa). Un discours aux morts de la guerre, c'est un playoder hypocrite pour les vivants, une demande d'aquittement... Je ne suis pas assez sur de mon innocence”. ALBERT CAMUS Nasce in Algeria nel 1913. Fu antifascista e membro attivo del partito comunista, partecipò alla Resistenza antinazista e antiborghese e fu giornalista e direttore della rivista Combat. Opere molto famose come L'Etranger, La peste ed il saggio sull'assurdo Le Mythe de Sisyphe. Aderisce alla filosofia dell'Esistenzialismo. Camus fu uno dei più grandi esponenti di questa corrente, assieme a Jean-Paul Sartre. Quella dell'esistenzialismo è una una filosofia che consiste nel impegno del singolo nella ricerca del significato e della possibilità dell’esistenza il modo cioè d'essere specifico dell'uomo, caratterizzato dall'irripetibilità e dalla precarietà (Sartre). LE MYTHE DE SISYPHE (immagine letteraria e allegorica dell’ esistenzialismo) S'il y a un destin personnel, il n'y a point de destinée supérieure ou du moins il n'en est qu'une dont il juge qu'elle est fatale et méprisable. Pour le reste, il se sait le maître de ses jours. À cet instant subtil où l'homme se retourne sur sa vie,Sisyphe, revenant vers son rocher, contemple cette suite d'actions sans lien qui devient son destin, créé par lui, uni sous le regard de sa mémoire, et bientôt scellé par sa mort. Ainsi, persuadé de l'origine tout humaine de tout ce qui est humain, aveugle qui désire voir et qui sait que la nuit n'a pas de fin, il est toujours en marche. Le rocher roule encore. Je laisse Sisyphe au bas de la montagne ! On retrouve toujours son fardeau. Mais Sisyphe enseigne la fidélité supérieure qui nie les dieux et soulève les rochers. Lui aussi juge que tout est bien. Cet univers désormais sans maître ne lui paraît ni stérile ni futile. Chacun des grains de cette pierre, chaque éclat minéral de cette montagne pleine de nuit, à lui seul, forme un monde. La lutte elle-même vers les sommets suffit à remplir un cœur d'homme. Il faut imaginer Sisyphe heureux. Sisifo è condannato a portare un masso su di una montagna. Ogni volta che arriva in cima, la pietra cade e così sarà per sempre. Quella di Sisifo è una fatica inutile, non porta a nessun buon risultato. Che senso ha portare su questo masso se poi continua a cadere? Beckett, tre anni prima, fa uscire “En attendant Godot” che affronta lo stesso tema dell'assurdità dell'esistenza umana. Se c'è una fatalità superiore, il destino personale lo giudica come fatale e disprezzabile, non importa al singolo. 20 Il momento sottile è quando Sisifo, dopo aver portato il masso in cima, lo vede cadere. Poi, ritornando giù, contempla questa processione di azioni senza legame logico: Sisifo quindi contempla il suo destino che lo porterà eventualmente alla morte. Sisifo, visto comme un aveugle, cieco ma con il desiderio di vedere la realtà dei fatti, non si ferma mai, cammina sempre anche se il masso continua a venire giù. Sisifo rappresenta una fedeltà superiore che potrebbe sollevare tutti i massi. Sisifo capisce che deve diventare lui padrone del proprio destino, lui decide di portare su il masso e decide di prendere questo eterno impegno. Bisogna immaginare Sisyphe heureux LA CHUTE (153 PAGINE) Albert Camus scrive “La Chute” → romanzo uscito nel 1956 dalla casa editrice Gallimard. Spesso definito come testamento intellettuale di Camus in quanto è stato l'ultimo romanzo scritto (Camus muore 4 anni dopo, il 4 gennaio 1960, in un incidente stradale. La macchina era guidata da Gallimard stesso). Riceve il premio Nobel per la Letteratura nel 1957 Questo romanzo spesso si ritrova nelle copertine con immagini elaborate da disegnatori di prestigio che cercano di prendere un tema importante del romanzo per metterlo in copertina→ uomo al tavolino di un bar, ci sono due bicchieri ma il protagonista è uno solo. TRAMA A parlare, confessandosi, è Jean-Baptiste Clemance un ex-avvocato parigino ritiratosi in Olanda (l'ambientazione è più precisamente in un bar nel porto di Amsterdam) a seguito di un evento traumatico accaduto molti anni prima a Parigi. Ad ascoltarlo è un interlocutore silenzioso, di cui non abbiamo altre notizie se non quelle che ci racconta il protagonista: alla fine si scopre che questo interlocutore è un suo connazionale, francese e parigino, di professione avvocato, di passaggio ad Amsterdam per i 5 giorni della narrazione (trama narrativa nella sua durata di cinque giorni). FORMA Non abbiamo nessun intervento dialogico, la forma è completamente monodialogica → La Chute è la storia di un percorso esistenziale raccontato in prima persona (je) ad un'altra persona (vous) di cui si registrano le reazioni e le curiosità, senza che questo secondo personaggio del racconto assuma alcuna figura. “Vraiment, mon cher compatriote, je vous suis reconnaissant de votre curiosité. Pourtant, mon histoire n’a rien d’extraordinaire... “ Il protagonista, nel corso della sua lunga confessione, assume la figura dell'uomo che ha scoperto di non amare la sua vita → ha avuto l'esperienza traumatica della propria vigliaccheria, testimone inerte del suicidio di una giovane donna gettatasi nella Senna e da allora, vive dentro di sé una grande vergogna di sé stesso. Il protagonista trova poi nel suo interlocutore una forma di solidarietà che gli permette di passare da un “je” ad un “nous” → “Oui, nous avons perdu la lumière, les matins, la sainte innocence de celui qui se pardonne luimême...” L’ambientazione ė molto cittadina: il porto di Amsterdam in Olanda. L'ex-avvocato parigino ha un desiderio che lo porta verso il suo interlocutore, un personaggio incontrato per caso. “...le désir où je suis de bien vous faire comprendre cette ville, et le cœur des choses. Car nous sommes au cœur des choses. Avez-vous remarqué que les canaux concentriques d’Amsterdam ressemblent aux cercles de l’enfer? L’enfer bourgeois, naturellement peuplé de mauvais rêves” - I canali concentrici di Amsterdam assomigliano ai cerchi dell'Inferno. Camus, più che della sua interiorità, vuole far luce sul mondo assurdo in cui tutti noi viviamo. Trama narrativa di 5 giorni → La confessione di tutta un’esistenza entro 5 giorni di conversazione. PAGINE 12 “Dans ces pays, [...] ils aiment à respecter, par bonté, et par modestie. Chez eux, du moins, la méchanceté n’est pas une institution nationale. [...] Mais permettez-moi de me présenter: Jean- Baptiste Clamence, pour vous servir. Heureux de vous connaître. Vous êtes sans doute dans les affaires? À peu près? Excellente réponse!” - L'interlocutore non risponde, le sue risposte non sono nemmeno scritte, ma è il protagonista a “dirle” rispondendo egli stesso alle sue domande. In questo sta proprio il paradosso dell'opera, l'interlocutore è totalmente silenzioso. Il dialogo c'è, ma è implicito 21 PAGE 47 “Vraiment, mon cher compatriote, je vous suis reconnaissant de votre curiosité. Pourtant, mon histoire n’a rien d’extraordinaire. Sachez, puisque vous y tenez, que j’ai pensé un peu à ce rire, pendant quelques jours, puis je l’ai oublié. De loin en loin, il me semblait l’entendre, quelque part en moi”. - L'interlocutore ha apparentemente curiosità nel conoscere la storia del protagonista. Questo racconta di un riso che c'è stato → la risata è come il gusto della madeleine per Proust. Questa è una risata di donna un po' diabolica che lui ha sentito camminando per le strade di Parigi tre anni dopo l'evento traumatico. Lui si è voltato ma non c'era nessuno. Continua il cammino e sente di nuovo la risata. Capisce che questa risata era dentro di sé. A causa di questo evento, decide di abbandonare Parigi. PAGE 48 “Un silence en moi [...]. Il me semblait que je désapprenais en partie ce que je n’avais jamais appris et que je savais pourtant si bien, je veux dire vivre”. - Questa risata in realtà è un silenzio dentro di lui. Da questo evento traumatico, il protagonista sente di aver disimparato qualcosa che non aveva mai imparato ma che sapeva fare benissimo: vivere. Questo silenzio così profondo fa di lui un ignorante che adesso non sa più vivere. PAGE 120 “Mais dans certains cas, continuer, seulement continuer, voilà ce qui est surhumain. Et lui n’était pas surhumain, vous pouvez m’en croire. Il a crié son agonie et c’est pourquoi je l’aime, mon ami, qui est mort sans savoir”. - Continuare e andare avanti è sovrumano → Lui va avanti dopo aver visto una ragazza suicidarsi. - Fa riferimento a Gesù cristo→ Gesù, innocente, muore. Per Camus, Cristo è un emblema perfetto della condizione umana. La morte sulla croce lo rende uno che non si sottrae all’esperienza più tipica per l’uomo, ovvero l’assurdo. In questo senso lo 'straniero' Meursault può essere considerato una figura di Cristo: Meursault infatti, che non crede in nessuna verità assoluta, si lascia condannare a morte senza reagire in nome della propria verità di persona. PAGE 145 “Je mêle ce qui me concerne et ce qui regarde les autres. Je prends les traits communs, les expériences que nous avons ensemble souffertes, les faiblesses que nous partageons, le bon ton, l’homme du jour enfin, tel qu’il sévit en moi et chez les autres” - La sua storia la vive nel bar del porto di Amsterdam e si fa avvocato di tutti i deboli e gli oppressi. Mescola ciò che riguarda sé stesso e ciò che riguarda tutti gli altri, prende i tratti comuni. - Il protagonista si riconosce in una fraternità di sofferenza insieme a tutti gli uomini comuni che lo circondano. In questa comunione, trova quella che è la felicità. Quindi conclude con l’impersonale proverbiale, valido per tutti gli uomini PAGE 152 “Ma solution, bien sûr, ce n’est pas l’idéal. Mais quand on n’aime pas sa vie, quand on sait qu’il faut en changer, on n’a pas le choix, n’est-ce pas ? Que faire pour être un autre ? Impossible. Il faudrait n’être plus personne, s’oublier pour quelqu’un, une fois, au moins. Mais comment ? Ne m’accablez pas trop. Je suis comme ce vieux mendiant qui ne voulait pas lâcher ma main, un jour, à la terrasse d’un café : «Ah! monsieur, disait-il, ce n’est pas qu’on soit mauvais homme, mais on perd la lumière». Oui, nous avons perdu la lumière, les matins, la sainte innocence de celui qui se pardonne lui-même. Regardez, la neige tombe ! Oh, il faut que je sorte ! Amsterdam endormie dans la nuit blanche, les canaux de jade sombre sous les petits ponts neigeux, les rues désertes, mes pas étouffés, ce sera la pureté, fugitive, avant la boue de demain”. - Riconosce che tutti gli uomini sono accomunati: tutti hanno perso la luce e la santa innocenza. Tutti sono deboli. Nel momento che il protagonista arriva a questa conclusione, usa il “noi”. - Il suo percorso esistenziale si compie perché riesce a passare da un “io” ad un “noi”, concludendo con un impersonale: quindi lui arriva a trovare il significato della sua esistenza La reazione dell’individuo, nel pensiero di Camus, sfocia quasi ottimisticamente nella rivolta, intesa come vera e propria morale: l’uomo che si rivolta è colui che, rifiutando ogni conformismo, riesce, nella solidarietà con i suoi simili, a salvare i grandi ideali di libertà, giustizia, verità, bellezza. Per riassumere→ ESISTENZIALISMO come narrazione, filosofia e allegoria. 22 TESTO ESTRATTO DALLE PAGINE CENTRALI DEL ROMANZO: evento dirompente della vita del protagonista Tiens, la pluie a cessé! Ayez la bonté de me raccompagner chez moi. Je suis fatigué, étrangement, non d’avoir parlé, mais à la seule idée de ce qu’il me faut encore dire. Allons! Quelques mots suffiront pour retracer ma découverte essentielle. Pourquoi en dire plus, d’ailleurs? Pour que la statue soit nue, les beaux discours doivent s’envoler. Voici. Cette nuit-là, en novembre, deux ou trois ans avant le soir où je crus entendre rire dans mon dos, je regagnais la rive gauche, et mon domicile, par le pont Royal. Il était une heure après minuit, une petite pluie tombait, une bruine plutôt, qui dispersait les rares passants. Je venais de quitter une amie qui, sûrement, dormait déjà. J’étais heureux de cette marche, un peu engourdi, le corps calmé, irrigué par un sang doux comme la pluie qui tombait. Sur le pont, je passai derrière une forme penchée sur le parapet, et qui semblait regarder le fleuve. De plus près, je distinguai une mince jeune femme, habillée de noir. Entre les cheveux sombres et le col du manteau, on voyait seulement une nuque, fraîche et mouillée, à laquelle je fus sensible. Mais je poursuivis ma route, après une hésitation. Au bout du pont, je pris les quais en direction de Saint-Michel, où je demeurais. J’avais déjà parcouru une cinquantaine de mètres à peu près, lorsque j’entendis le bruit, qui, malgré la distance, me parut formidable dans le silence nocturne, d’un corps qui s’abat sur l’eau. Je m’arrêtai net, mais sans me retourner. Presque aussitôt, j’entendis un cri, plusieurs fois répété, qui descendait lui aussi le fleuve, puis s’éteignit brusquement. Le silence qui suivit, dans la nuit soudain figée, me parut interminable. Je voulus courir et je ne bougeai pas. Je tremblais, je crois, de froid et de saisissement. Je me disais qu’il fallait faire vite et je sentais une faiblesse irrésistible envahir mon corps. J’ai oublié ce que j’ai pensé alors. «Trop tard, trop loin...» ou quelque chose de ce genre. J’écoutais toujours, immobile. Puis, à petits pas, sous la pluie, je m’éloignai. Je ne prévins personne. Mais nous sommes arrivés, voici ma maison, mon abri! Demain? Oui, comme vous voudrez. Je vous mènerai volontiers à l’île de Marken, vous verrez le Zuyderzee. Rendez-vous à onze heures à Mexico-City. Quoi? Cette femme? Ah! je ne sais pas vraiment, je ne sais pas. Ni le lendemain, ni les jours qui suivirent, je n’ai lu les journaux - SPIEGAZIONE Il poeta è stanco, fa fatica a raccontare, a confessarsi e a cercare di capire quale sia il senso dell'esistenza. Non è stanco di parlare, ma sente già la fatica di ciò che dovrà raccontare al suo interlocutore → Questa fatica è esplicita nella frase: “Je suis fatigué, étrangement, non d’avoir parlé, mais à la seule idée de ce qu’il me faut encore dire”. La fatica del racconto equivale alla fatica della ricerca esistenziale Poi dice “affinché la statua sia nuda, bisogna raccontare le cose così come stanno”. Quindi, per conoscere la verità, si deve togliere il velo dalla statua. Il protagonista sta per raccontare il suo evento traumatico. Camus usa, quindi, prima i verbi all'imperfetto, tempo verbale della descrizione. Poi passa al passato remoto : passato della non azione che cancellò per sempre l'innocenza del protagonista. Per concludere di nuovo con l'imperfetto. L'inizio del racconto è segnato da una formula avverbiale :Voici, l'autore ha deciso quindi ditogliere il velo dalla sua statua. Ed è da qui che il protagonista inizia a raccontare l'avvenimento traumatico e dice: Quella notte di novembre, 2 o 3 anni prima di quella sera in cui il protagonista ha sentito la risata della giovane donna, stava camminando sulla sponda sinistra della Senna sul Pont Royal per tornare a casa. Quando arriva alla fine, prende la strada verso Saint-Michel. Era l'una di notte e il protagonista si sentiva felice. Attraversando il ponte, il protagonista sente il rumore della pioggia. Vede una donna guardare la Senna, con la nuca bagnata. Je fus sensible come se fosse attratto da questa figura femminile. Ma in realtà il protagonista non fa nulla per lei. Quando la vede sporgersi, non la ferma, non si avvicina nemmeno. L'uomo si sta confessando tramite la narrazione - Volli correre e non mi mossi - Je voulus courir et je ne bougeai pas. Vediamo l'incapacità di prendere una decisione e una posizione nella ricerca di un senso dell'esistenza. Conclusione della non azione : lui va via senza fare nulla, anzi si dice di far veloce e vuole andare via dalla scena. Non dice nemmeno nulla a nessuno. In realtà lui non ha fatto niente ed è qui che risiede il suo percorso esistenziale : Ultima parte del testo, l'autore è andato a capo. Perché? → la narrazione dell'evento cerniera è finito, quindi il protagonista è riuscito a togliere il velo alla statua, lui stesso rimane nudo, e può continuare con la sua confessione alla ricerca del senso esistenziale. Il protagonista e l'interlocutore escono da un bar verso il porto di Amsterdam e Jean-Baptiste chiede all'altro di riaccompagnarlo a casa e poi comincia faticosamente il suo racconto. Allo stesso modo, nel racconto, il protagonista, dopo essere stato con un amico, sta percorrendo la strada per tornare a casa. Il racconto, che permette il percorso esistenziale, è compiuto “en abime” ed è reso possibile dalla condivisione con l'interlocutore di un percorso reale e concreto identico a quello di tre anni fa → il percorso verso casa. 23 Vediamo un percorso per tornare a casa dentro un altro percorso verso casa. Perché si verificasse questo evento traumatico, il protagonista ha dovuto compiere questo percorso verso casa sua. Quindi il percorso verso casa sta dentro al percorso esistenziale del protagonista e di tutti gli uomini comuni. Cosa ci fa capire tutto questo? → Camus vorrebbe tornare a casa sua in Algeria per conoscere sé stesso, ma non ci riesce PHILIPPE JACCOTTET Il poeta nasce nel 1925 a Moudon, nel cantone di Vaud nella Svizzera francofona. Ha vissuto poi a Losanna fino alla conclusione dei suoi studi universitari in Lettere: ha inoltre ricevuto una formazione in filosofia, filologia greca e tedesca. Fu un celebre e raffinato traduttore, in particolare di Ungaretti, che ha conosciuto durante un viaggio in Italia nel dopoguerra, di Thomas Mann, Omero, Robert Musil, Hölderlin, Rilke, Gongora ed altri… La sua produzione è vastissima, e non solo poetica. Si contano prose che associano descrizione a meditazione come Promenades sous les arbres (1957), saggi critici, e un’opera poetica che si sviluppa su quasi 70 anni di scrittura (L’Ignorant, 1958; À la lumière de l’hiver, 1977; Pensées sous les nuages, 1983; Notes du ravin, 2001). Motto della poesia di Jaccottet → “L'effacement soit ma façon de resplendir" - “la cancellazione sia il mio modo di risplendere” (primo verso dell'ultima quartina di “Que la fin nous illumine”) Lui poneva molti quesiti al mondo, ma poi o dava risposte leggere o non le dava proprio. useremo l'analisi del 2007 di Jean Starobinski, messa come prefazione alle poesie di Jaccottet. Starobinski è un critico svizzero, che ha cercato di trasmettere il senso per cui, leggendo le poesie di Jaccottet, noi lettori capiamo che possiamo fidarci dell'autore. Starobinski ha cercato di capire questa sensazione del lettore, che non viene dominato dalla parola poetica: non ci si sente di fronte un testo che si impone alla lettura. Lui ha interpretato la poesia di Jaccottet come una "parola poetica leale” Jean Starobinski, preface a jaccottet traduzione À l'approche de ces poèmes s'éveille une confiance. Una fiducia si desta nell’accostarsi a queste poesie. Notre regard, passant d'un mot à l'autre, voit se Una parola leale, una parola che ha sede nel senso, déployer une parole loyale, qui habite le sens, così come la voce esatta dimora nella melodia, si comme la voix juste habite la mélodie. Nulle feinte, spiega davanti allo sguardo che la percorre. Nessuna nul apprêt, nul masque. Nous pouvons accueillir sans finzione, nessuna affettazione, nessuna maschera. E ruse interposée, cette parole qui s'offre à nous sans possiamo accogliere senza astuzia interposta questa détour. Un émerveillement, une gratitude nous saisit : parola che s’offre a noi con franchezza. Un la diction poétique, le discours poétique (mais délivré sentimento di gratitudine e di stupore s’impadronisce de tout artifice oratoire) sont donc possibles, toujours di noi: la dizione poetica, il discorso poetico (spogliato possibles! ora d’ogni artificio oratorio) sono ancora possibili, sempre possibili! Starobinski prova un senso di stupore e gratitudine: idea della fiducia, della parola leale. “la voix juste” = la vo

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