La Stampa - Cap. 17 - PDF
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This document discusses the history of the press, focusing on the development of print media in Italy. The text examines various historical laws, regulations, and theories related to the press.
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LA STAMPA CAP. 17 I DUE MODELLI La stampa è il primo mezzo di comunicazione di massa. Presto diventa il mezzo espressivo prediletto dalle persone, specie a finalità politica e poi scientifica. Col passare dei secoli le costituzioni liberali (americana e francese) recepiscono la possibilità di sta...
LA STAMPA CAP. 17 I DUE MODELLI La stampa è il primo mezzo di comunicazione di massa. Presto diventa il mezzo espressivo prediletto dalle persone, specie a finalità politica e poi scientifica. Col passare dei secoli le costituzioni liberali (americana e francese) recepiscono la possibilità di stampare come un diritto. C'è un'iniziale affermazione col le costituzioni liberali, garanzia soltanto a favore dei parlamentari 2 modelli: - Americano: 1 emendamento della costituzione del 1787, giusnaturalista (= si ritiene il diritto di usare la stampa un diritto naturale dell'uomo, elemento insito dell'uomo). La costituzione americana è il diritto del pensiero ---> Impostazione più strumentale. - Francese: dichiarazione dei diritti dell'uomo 1789 e costituzione del 1791, positivista (= tutti i diritti non sono propri dell'uomo, ma solo l'ordinamento che è nato dalla Rivoluzione francese ha attribuito all'uomo quel diritto). Orientato alla costruzione giuridica dell'individuo Il modello francese ispira, poi, le costituzioni europee continentali. ITALIA LIBERALE Nell'articolo 28 dello statuto albertino: la stampa sarà libera, ma una legge ne reprime gli abusi ---> la costituzione del 1848 non era una costituzione rigida che si pone sopra le altre leggi. Essendo flessibile si cambia come qualunque legge. Perciò, qualunque legge successiva limita o modifica lo statuto albertino stesso, è al pari delle leggi. È una costituzione flessibile, né esisteva la corte costituzionale. Nel 1848 c'è l'edito sulla stampa, la prima legge sulla stampa, che prevede: - Divieto di interventi preventivi. Non si può intervenire preventivamente sulla stampa, non c'è censura. Però si a mezzi successivi, può essere sequestrato dopo se le idee vanno contro la costituzione. - Distinta disciplina tra stampa comune (libri, editoria) e stampa periodica (quotidiani, settimanali, bimestrali). Ci sono tre segmenti: la produzione e realizzazione, la distribuzione (il prodotto realizzato deve essere portato al consumatore), poi c'è la vendita. I quotidiani vengono portati nelle edicole dalle redazioni, la stampa online viene distribuita con un upload. ITALIA LIBERALE 2 Commercialmente la stampa periodica e la stampa non periodica sono due cose diverse. I libri hanno bisogno di regolamentazioni diverse Abuso: disciplina speciale non codistica. Si distingue la diffamazione che può fare chiunque a diffamazione fatta attraverso la stampa. Prevede che ci siano pene diverse, prevedendo che le pene per la diffamazione attraverso la stampa siano più leggere. Questo perché vuole riconoscere il valore della stampa. In seguito, le monarchie e i governi successivi si rendono conto che la stampa è un mezzo pericoloso, il più pericoloso dopo il teatro. Perciò l'editto sulla stampa viene interpretato in modo restrittivo dalla polizia. Infatti, si emette un obbligo ad aver partecipato ad un corso di tipografi. I tipografi dovevano avere una speciale valutazione delle loro qualità morali (legge rimasta fino al 1997) Progressiva trasformazione in senso restrittivo, a mano a mano che emerge la sua connessione con la politica e lo sviluppo della dialettica tra le classi sociali Prassi applicative Leggi di polizia Autorizzazione all'esercizio dell'arte tipografica rilasciata a "persone oneste e probe che hanno compiuto il corso speciale o quello classico" ITALIA LIBERALE 3 Il sentire del regno d'Italia, fortemente ispirato dalla Rivoluzione francese, è molto elitario. Il 78% del paese era analfabeta e la letteratura e i giornali erano pensati per la classe colta. Però quest'idea viene rotta dal mercato: la popolarizzazione della letteratura e della stampa non avviene grazie ad una legge, ma grazie al mercato. Sonzogno inizia a pubblicare romanzi piccoli che si rivolgono alla classe media, romanzi rosa che si rivolgono alle casalinghe. I tre libri che rompono l'idea dell'elitarietà, sono i libri della letteratura dell'infanzia, come Cuore, Pinocchio, Giamburrasca. L'unica legge per popolarizzare era l'ingresso agli uffizi, perché faceva credere che ci fosse qualcosa di importante e prezioso. I quotidiani iniziano a fare dei trucchi per vendere di più, aggiungendo la cronaca nera, la piccola cronaca locale, le ricette di cucina, dei consigli sull'economia domestica. In questo clima arriva il fascismo. Il fascismo ha l'intento di popolarizzare la cultura, di diffondere i giornali che sostengono la causa fascista. La libertà di stampa, con Mussolini, viene funzionalizzata a qualcosa, a esprimere la grandezza del paese DALLA REPRESSIONE DEGLI ABUSI AI MEZZI PREVENTIVI - Libertà di stampa intesa come funzionale al sistema politico ---> con la funzione di esprimere la grandezza del paese - Al tradizionale ruolo repressivo dei pubblici poteri di affianca una articolata rete di controllo --- > iniziano i controlli. Ad esempio, il ministero della propaganda manda nelle redazioni le veline; sparisce la cronaca nera per dare l'impressione di un paese sereno, ordinato, senza crimini Si prevede già dall'editto della stampa che ogni testata abbia un gerente, ovvero un direttore responsabile. Sotto il regime fascista si fa un cambiamento: il direttore della testata ha una responsabilità oggettiva dei fatti altrui; quindi, devono fare attenzione a tutto ciò che viene scritto. Ha la responsabilità oggettiva di fatto altrui significa mettersi sotto un gioco di paura e di attenzione. In questo modo il primo controllo lo fa il direttore. Diventano i primi censori perché rischiano di rimetterci anche loro, e non solo chi ha scritto l'articolo. DALLA REPRESSIONE DEGLI ABUSI AI MEZZI PREVENTIVI In più si modificano le responsabilità dei reati a mezzo stampa sotto due profili: - Requisiti richiesti dall'edito per il gerente: diviene diretto gestore della testata e autorizzazione prefettizia alla sua nomina (ed eventuale revoca dopo due reati). Da gerente a direttore responsabile - Natura e estensione della responsabilità a desso imputabile: responsabilità oggettiva per fatto altrui DALLA REPRESSIONE DEGLI ABUSI AI MEZZI PREVENTIVI Nello stesso segno va l'istituzione dell'Ordine e dell'albo dei giornalisti per fare rappresentanza, garanzia, unità, su richiesta degli stessi giornalisti, a chi fa questo mestiere. Rappresenta uno strumento di controllo e selezione politica, si hanno i nomi. L'albo è fatto di tre albi: Giornalista professionista: quando si esercita come unica e sola attività quella di giornalismo Giornalisti praticanti: quelle persone che lavorano in una redazione per fare la pratica richiesta per diventare giornalisti, chi fa lo stage Giornalisti pubblicisti: i giornalisti che non hanno il giornalismo come attività principale ed esclusiva DALLA REPRESSIONE DEGLI ABUSI AI MEZZI PREVENTIVI Requisiti positivi: cittadinanza italiana. Godere dei diritti civili, attestato di attività svolta presso una testata Requisiti negativi: non avere condanne a pena detentiva superiore ai 5 anni, e previa valutazione della personalità e delle circostanze di fatto per chi aveva avuto pene inferiori, non aver svolto attività negli interessi della nazione Con l'edito sulla stampa il regime speciale con pene inferiori al regime codistico Codice Rocco: solo regime codistico, notevole arricchimento delle figure criminose Stampa come elemento essenziale Stampa come aggravante Riforme... INTERVENTI ECONOMICI A SOSTEGNO DELLA STAMPA Il fascismo inizia degli interventi diretti nei vari media. Il fascismo crea enti pubblici per sostenere i vari settori. Es: crea cinecittà, a spese del contribuente, per facilitare il cinema italiano. Per aiutare l'editoria crea un ente che gestisce le cartiere italiane: Ente nazionale cellulosa e carta: riunisce tutte le categorie legate al mercato della cellulosa nella logica autarchico-corporativa. Li aiuta controllando il prezzo della carta che deve rimanere basso. Fissa il prezzo della carta per svolgere un controllo sulla distribuzione della materia prima dell'editoria e poi del cinema. Controllare cellulosa e carta vuole dire controllare l'editoria e il cinema. INTERVENTI ECONOMICI A SOSTEGNO DELLA STAMPA L'apice si raggiunge nel 39 con Galeazzo Ciano che rinomina il ministero per la stampa e la propaganda in ministero per la cultura popolare. Gli italiani non hanno bisogno di essere propagandati, ma di essere acculturati. I controlli vengono assegnati a questo ente, mentre l'editoria viene assegnata a sun sottosegretario di mussolini. Alla caduta del fascismo, gli inglesi sistematicamente prendono il controllo delle testate in cui arrivano. Es: a Roma instituiscono il psycological warfare branch. All'inizio la resistenza controlla molto la stampa e le testate vengono rinominate. Questo clima di controllo dagli angloamericani dura dal 44 al 45 perché poi gli italiani si avvicinano alla scrittura della costituzione e si vuole che nel paese ci sia dibattito, confronto sulla nuova costituzione. Alla soglia dell'assemblea costituente si torna alle vecchie garanzie: no censura, no sequestro preventivo, il sottosegretario agli interni assume le funzioni del ministro della cultura popolare INTERVENTI ECONOMICI A SOSTEGNO DELLA STAMPA Quando si arriva alla costituzione, come nel 1848 si aveva avuto l'editto sulla stampa, nel 1948 si ha la legge sulla stampa (legge 47 del ‘48). In esso troviamo: Art. 1 definizione di stampa o stampato: sono considerate stampe o stampati, ai fini di questa legge, tutte le riproduzioni tipografiche o comunque ottenuti con mezzi meccanici o fisico-chimici, in qualsiasi modo destinate alla pubblicazione. Dunque, intento di diffondere queste carte e pressioni fisica o chimica. Art. 2: indicazioni obbligatorie sugli stampati: Ogni stampato, periodico e non, deve indicare il luogo e l'anno della pubblicazione, nonché il nome e il domicilio dello stampatore e se esiste dell'editore. Ai giornali si chiede di indicare luogo e data della pubblicazione, nome del domicilio dello stampatore, nome del proprietario e del direttore o vicedirettore responsabile Art. 3: direttore responsabile. Non ha una responsabilità oggettiva per fatto altrui, ma un culpa in vigilando, ovvero una responsabilità per non aver vigilato. Responsabilità molto più leggera. LEGGE 69/1963 - RIFORMA DELL’ALBO DEI GIORNALISTI E NASCITA DELL’ORDINE Si conferma per l’albo la struttura già presente in quello fascista, diviso in 3 professioni: Professionisti: esercitano in modo esclusivo e continuativo la professione di giornalista. Praticanti: non fanno parte dell’ordine, ma fanno pratica per diventare professionisti. Pubblicisti: coloro che pubblicano degli articoli ma non sono giornalisti di professione. Per iscriversi all’albo dei professionisti bisogna avere non meno di 21 anni, possedere i requisiti di cui all’art.31 e bisogna essere stati iscritti all’albo come praticanti per 18 mesi, per poi superare un esame nazionale, la prova di idoneità professionale, e diventare così professionisti. Visto che non è facile rimanere 18 mesi in una redazione, sono state create le scuole di giornalismo, dei master di 2 anni in cui, dopo 6 mesi di insegnamento teorici, si fanno 18 mesi di tirocinio simulando le redazioni giornalistiche, radiofoniche e televisive vere e proprie. LEGGE 69/1963 - RIFORMA DELL’ALBO DEI GIORNALISTI E NASCITA DELL’ORDINE Invece, per iscriversi all’albo dei pubblicisti bisogna comunque avere 21 anni e aver fatto pratica per 18 mesi, ma in realtà conta veramente dimostrare che si è scritto in maniera periodica per 2 anni per una testata ufficiale. In tutto ciò, la legge non dà una definizione di giornalista, ma dice al più che ha un diritto insopprimibile, ovvero la libertà di informazione e di critica, limitata all’osservanza delle norme di legge a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale [...]. La giurisprudenza, invece, ne dà una definizione (Cass. Civ. 23/11/1983, n.7007): “Si considera giornalista colui che con attività tipicamente anche se non esclusivamente intellettuale provvede alla raccolta, elaborazione o commento di notizie destinate ad essere diffuse tramite organi di informazione”. LEGGE 69/1963 - RIFORMA DELL’ALBO DEI GIORNALISTI E NASCITA DELL’ORDINE La vera novità di questa legge è però l’ordine dei giornalisti, che ha sede presso il ministero della giustizia e il cui Consiglio Nazionale è composto da 60 membri, 40 professionisti e 20 pubblicisti. Le funzioni del consiglio sono la formazione professionale - i giornalisti sono infatti tenuti a fare costantemente corsi di aggiornamento (20 crediti ogni anno, una parte della quale deve essere sulla deontologia professionale), a cui proprio l’ente provvede; la disciplina - rappresenta e tutela la categoria, ma punisce anche chi viola le regole deontologiche: prima con un avvertimento verbale, poi con una censura scritta e formale, per terza con un sospensione dall’ordine per un periodo determinato (dai 2 mesi a 1 anno) e infine con la radiazione dall’albo [art. 51, 52 e 52]. Al fianco dell’ordine nazionale, ci sono delle sedi regionali, delle articolazioni sul territorio del consiglio nazionale. SENTENZA CC 11/1968 Nel 1968 arriva davanti alla CC la seguente questione: se è vero che tutti sono liberi di manifestare il proprio pensiero, perché c’è un ordine dei giornalisti? A cosa serve? Si ritiene infatti che non c’è bisogno di un ordine e un albo, visto che tutti possono manifestare liberamente il proprio pensiero. La sentenza CC 11/1968 salva l’ordine affermando una ragione della sua esistenza: quest’ordine, attraverso l’iscrizione all’albo, non serve a selezionare chi scrive sui giornali, non è uno organo deputato a scegliere chi scrive e chi non scrive e questo si vede anche nella pratica, ma serve a dare rappresentanza e compattezza ai professionisti dell’informazione e dare una garanzia di preparazione ai lettori rispetto a chi li informa. Con questa dimostrazione e questi due scopi la CC salva l’ordine. Questo elemento della professionalità è ancora il grande argomento che tiene viva e dà un senso alla stampa, in contrapposizione a quelle che circolano liberamente su internet. L’informazione, infatti, va mediata, bisogna saperla raccogliere e raccontare, perché l’accesso all’informazione senza mediazione è pericolosa e non sicura. LEGGE 62/2001 Visto che la definizione di stampato non è più adatta per le nuove tecnologie, perciò arriva il prodotto editoriale: “[...] si intende il prodotto realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il libro, o su supporto informatico, destinato alla pubblicazione o alla diffusione di informazione presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico, o attraverso la radiodiffusione sonora o televisiva , con esclusione dei prodotti discografici o cinematografici”. Se quindi prima ci si concentrata sull’azione dello stampare, ora l’oggetto perde qualsiasi rilevanza e il prodotto diventa quello scritto, anche digitale, destinato alla pubblicazione e alla diffusione, spostando così l’attenzione sullo scopo del contenuto. Sono esclusi da ciò le registrazione audio e le opere filmiche, dimostrando così quanto sia ampia questa categoria così rappresentata. Ai prodotti editoriali si applicano le stesse indicazioni viste per gli stampati (legge 47/48*); se questo prodotto è pubblicato con periodicità regolare, allora richiede che la testata venga registrata presso il tribunale competente/il ROC, se invece non è un periodico (libro) ci sono cose diverse da indicare. Il discrimine è quindi la periodicità della diffusione. LEGGE 198/2016 - SPECIFICA DELLA LEGGE 62/2001 Precisa la legge precedente con una definizione di quotidiano online, che deve rispettare i seguenti requisiti: deve avere un direttore, diverso da quello del giornale cartaceo deve pubblicare prevalentemente online deve avere notizie proprie e non essere semplicemente la messa in digitale di quello cartaceo che produca essenzialmente informazione e non un pretesto per fare pubblicità deve essere aggiornato periodicamente che non sia un mero aggregatore di notizie ripubblicando quelle di altri IL ROC Quando avviene questo passaggio al digitale, e quindi al prodotto editoriale, viene prevista un’altra forma di registrazione, il ROC. È un registro degli operatori di comunicazione, un registro unico adottato dall’autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni con la finalità di garantire la trasparenza e la pubblicità degli assetti proprietari. Serve quindi per tenere insieme tutti quelli che fanno comunicazione, che non sono più solo le testate giornalistiche. Rotto infatti il monopolio della carta stampata, per registrare chi fa informazioni, serve quest’altro registro, in cui ci sono tantissimi altri soggetti: Serve a far sì che un singolo diventi proprietario di più soggetti diversi entranti in questa lista si distinguono i tre principali attori dei media: fornitori di rete (Wind), fornitori di contenuti (producono i contenuti - Netflix/Wikipedia) e fornitori di servizi (non produce, raccoglie i contenuti). IL ROC 2 gli operatori di rete, colui che proietta sulla rete i dispositivi di ognuno, che assegna quindi un indirizzo IP. Ha un carico tecnologico strutturale molto importante. i fornitori di contenuti, come Wikipedia o Netflix (in parte). i fornitori di servizi interattivi (associati o di servizi di accesso condizionato), come YouTube o Google, perché raccolgono solo i contenuti prodotto da altri. soggetti esercenti l’attività di radiodiffusione. le imprese concessionarie di pubblicità. le imprese di produzione o distribuzione di programmi radiotelevisivi. le agenzie di stampa a carattere nazionale. gli editori di giornali quotidiani, periodici o riviste. i soggetti esercenti l’editoria elettronica. le imprese fornitrici di servizi di comunicazione elettronica. gli operatori economici esercenti l’attività di call center. SEMPLIFICAZIONE 1.62/2001 ART.16 “I soggetti tenuti all’iscrizione al registro degli operatori di comunicazione sono esentanti dalla registrazione presso il tribunale” La seconda specificazione, considerando sempre la periodicità, si aggiunge con l’interpretazione delle legge che si considera testata quando c’è l’intento di avere un ricavo economico: se si pubblica periodicamente ma non è un’impresa editoriale da cui si guadagna, non viene considerata testata e quindi non deve registrarsi al ROC. SEMPLIFICAZIONE 1.62/2001 ART.16 La produzione professionale di informazione viene per mano di un’impresa. L’imprenditore non è quasi mai quello che investe, ma è quello che ha l’idea di un certo prodotto e al fine di produrlo chiede denaro a chi ha capitali, acquista le materie prime e retribuisce i lavoratori per raggiungere il suo scopo. Dalla vendita del prodotto, deve ridare gli interessi al capitale, deve acquistare le materie prime e pagare i lavoratori; quello che avanza da ciò è il suo guadagno personale - profitto. L’imprenditore ha diverse forme giuridiche. Tipicamente, parlando d’impresa si intende una società e ciò significa parlare di una forma giuridica che si dà l’imprenditore ed è anche un modo per separare la responsabilità dell’individuo da quella della società (ex in una bancarotta). Le legge 62/2001 dice che l’esercizio dell’impresa editrice di giornali quotidiani, che deve avere come oggetto l’attività editoriale (produzione di informazione), ha delle forme giuridiche precise: SEMPLIFICAZIONE 1.62/2001 ART.16 È definito dalla giurisprudenza da una serie di sentenze non smentite il fatto che le imprese editoriali sono “imprese di tendenza”. Questo significa che l’imprenditore può dare delle indicazioni ai propri dipendenti, quindi possono determinare la linea editoriale. Questa libertà di impresa si va a scontrare con la libertà di manifestazione del pensiero e il dovere di verità del giornalista, che però si può tutelare attraverso le clausole di coscienza, previste dal contratto, ovvero la possibilità di legittime dimissioni con indennità di fine rapporto, in 3 ipotesi: cambiamento sostanziale della linea politica del giornale. situazione incompatibile con la dignità professionale del giornalista. impiego del giornalista in un altro giornale dell’azienda con conseguente perdita della sua dignità professionale. LE NORME ANTITRUST L’antitrust è una politica, una tecnica, delle regole che servono contro il trust, ovvero la concentrazione proprietaria nelle mani di qualcuno. Ci sono due ordini di ragione: il primo è che in un paese come il nostro i mezzi di comunicazione non possono essere in mano a uno o a pochi, ma devono esserci molti proprietari per ragioni democratiche; la seconda è una ragione economica, per cui secondo una teoria capitalista la concorrenza faccia bene al mercato; infatti, è garanzia di prezzi più bassi e qualità migliore. In tutti i paesi a economia di mercato, ma ormai anche a quelli a base socialista, la concorrenza è vista come un fatto positivo e indispensabile per far progredire il mercato (fondamento dell’UE). LE NORME ANTITRUST La concentrazione proprietaria si contrasta in due modi: Antitrust passivo, per cui si fissa una soglia di mercato che non si può superare, un divieto di posizione dominante (non puoi avere più del 30%); è detto passivo/statico perché le autorità devono solo controllare che questo tetto non venga superato. Antitrust attivo, è un divieto di abuso di posizione dominante, cioè si può avere una posizione dominante ma non bisogna abusare di essa (puoi avere il 60% del mercato ma non bloccare la fornitura del materiale alle altre aziende dello stesso settore). A differenza del precedente, è quindi un comportamento attivo e non un tetto oggettivo. Queste condizioni sono controllate da un garante indipendente. LE NORME ANTITRUST Applicando questi discorsi alla stampa, sono rilevanti, oltre alla posizione dominate, anche l’essere società* controllate o collegate (art. 2359 codice civile). Sono considerate controllate le società in cui un’altra società (holding) possiede la maggioranza dei voti nell’assemblea ordinaria oppure che un’altra società abbia voti sufficienti per esercitare un’influenza dominante o ancora se ci sono dei vincoli contrattuali tra le due. Sono invece considerate collegate quando una società esercita su un’altra un’influenza notevole - 1/5 della società, ovvero 1/10 delle azioni quotate in borsa. LE NORME ANTITRUST - SOCIETA *Per società si intende la forma organizzativa più importante dell’impresa che si trova sul mercato, nel mondo profit, è quindi la forma giuridica che si dà l’impresa. Per società per azione si intende che il valore della società, solitamente grande, viene diviso in azioni, delle parti con uno stesso valore; coloro chele comprano sono proiettati di una parte della società in modo diverso, tanto che nel consiglio di amministrazione, che come de tutti gli azionisti, il peso del loro voto è diverso dipendentemente dalle loro azioni. Queste società possono mettere le proprie azioni in borsa, un mercato particolare in cui si gioca proprio la compravendita delle azioni delle varie società, il cui valore varia a seconda delle situazioni mondiali giornalmente. Questo viene fatto perché il valore del capitale azionistico può crescere esponenzialmente, ovvero speculare sulla buona riuscita dell’impresa. LE NORME ANTITRUST Si considera dominante nel mercato editoriale il soggetto che giunga a editare o controllare la società che edita testate quotidiane la cui tiratura, nell’anno precedente, abbia superato il 20% della tiratura complessiva dei quotidiani su base nazionale. Allo stesso modo, superato il 50% su base locale. Inoltre, anche se una società diventi titolare di collegamenti per il 30% della tiratura complessiva nazionale (art. 67/1987). Se si supera una di queste soglie, il Garante delle Comunicazione informa il Parlamento ed emana un atto in cui fissa un termine, tra i 6 e i 12 mesi, in cui quella quota in più va ceduta o venduta. LE NORME ANTITRUST Altre misure per controllare la dominanza sono i mezzi di trasparenza: obbligo di iscrizione al registro degli operatori della comunicazione (ROC), che arriva insieme al prodotto editoriale, quindi non solo la società ma il soggetto così da controllarne le proprietà e far sì che non superi la soglia prescritta obbligo di depositare annualmente presso il registro il proprio bilancio e comunicare ogni trasferimento di azioni, partecipazioni o di proprietà di imprese editrici LE NORME ANTITRUST Tema molto discusso è il fatto che i giornali, non essendo un mercato come gli altri perché strategico, debbano essere finanziati pubblicamente, soprattutto se di partito. Nel tempo ci sono state molte soluzioni: la calmierazione della carta o di altri materiali di produzione in epoca fascista; si è poi pensato di dare dei contributi in base alle copie stampate; si passa poi a dare un finanziamento per copie vendute; nessuno di questi ha mai completamente funzionato perché c’erano dei modi per aggirarle. Ultima novità in materia è la legge 26/10/2016, n. 198 - fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, il cui intento è sostenere la stampa e le radiotelevisioni locali, ovvero i media deboli, così da aumentare l’offerta informativa e mantenere viva la stampa. Questo fondo è costituito dallo 0,1% del reddito di chi fa pubblicità sulla stampa o dalle società operanti in questo settore o soggetti che fanno da intermediari tra chi vende e chi compra pubblicità. Si tassa così chi fa reddito con la sopravvivenza della stampa. Allo stesso modo funziona il mondo del cinema. LE NORME ANTITRUST Per avere questo finanziamento, l’impresa editoriale deve avere una certa forma: Deve essere una cooperativa giornalistica Enti senza fini di lucro o imprese editrici il cui capitale sia da essi interamente detenuto Imprese editrici la maggioranza del cui capitale è tenuta da cooperative (società con un’azionariato popolare, che vende le azioni a coloro che comprano il loro prodotto e investe il profitto, detto oggettivo, nell’attività), fondazioni o enti morali senza fini di lucro Bisogna esercitare in ambito commerciale un’attività informazionale autonoma e indipendente di carattere generale, per cui la società deve avere per oggetto proprio questo Il governo giallo-verde ha messo in atto un meccanismo per cui questo sistema andrà a ridursi progressivamente dal 2024 al 2027 fino alla totale abolizione ma, con il covid, si è prolungato questo periodo e il termine, che doveva cominciare a decorrere dal 2024, è per ora sospeso. Rimane comunque la minaccia di questa riforma, approvata ma sospesa. LE NORME ANTITRUST Un aspetto importante della filiera dell’editoria, oltre alla produzione, è la distribuzione del prodotto. Quando il giornale o il libro arriva in edicola o in libreria, il giornalaio o il libraio non lo compra ma lo tiene in conto vendita: non comprano le copie prese ma solo quelle vendute, perciò non fanno magazzino ma rendono indietro ciò che non hanno venduto. Questo perché son ritenuti la catena più debole della filiera editoriale. Altra grande discussione riguarda il luogo in cui si vedono i giornali. Gli edicolanti, infatti, sono deboli, ma in Italia si legge talmente poco, sia stampa periodica sia libri che, anche se le edicole e le librerie vorrebbero essere le uniche a venderli, il fatto che ci sia carenza di lettori ha creato delle norme che espandono questo diritto di vendita. Ad esempio, è concesso d’estate a molto esercizi nei luoghi di villeggiatura la vendita di libri e giornali; questa eccezione è generalizzata per i distributori di carburante e per i supermercati.