Riassunto Work PDF
Document Details
Uploaded by AuthoritativeWalnutTree499
Università di Torino
Tags
Summary
Questo documento è un riassunto del libro "Il medium siamo noi". Il libro affronta la storia della comunicazione e dell'informazione, dalla scrittura sulle pareti delle grotte alle piattaforme digitali contemporanee. Analizza il ruolo dei media nella società e le sfide del giornalismo nell'era digitale, includendo la disinformazione e la crisi del giornalismo tradizionale. Si occupa anche delle prime agenzie di stampa in Italia e in Europa.
Full Transcript
Il medium siamo noi CAPITOLO 1 - IL PRIMO MESSAGGIO DELLA STORIA Medium immobile, medium viaggiatore Le prime tracce scritte si trovano su pietre e pareti di grotte, un medium statico che nel tempo si è evoluto diventando sempre più mobile. Con Gutenberg, la stampa a caratteri mobili e la diffusione...
Il medium siamo noi CAPITOLO 1 - IL PRIMO MESSAGGIO DELLA STORIA Medium immobile, medium viaggiatore Le prime tracce scritte si trovano su pietre e pareti di grotte, un medium statico che nel tempo si è evoluto diventando sempre più mobile. Con Gutenberg, la stampa a caratteri mobili e la diffusione della carta in Cina hanno accelerato la trasmissione delle informazioni, rendendola più veloce e accessibile. Il villaggio globale Nel 1814, con The Times, nasce un’informazione più rapida e diffusa. Marshall McLuhan parlerà di villaggio globale, un mondo connesso in cui testi e immagini viaggiano velocemente grazie ai giornali e ai trasporti. WWW e la rivoluzione digitale Nel 1994, con la diffusione del World Wide Web, Internet diventa il fulcro della comunicazione. L’utente può accedere istantaneamente a grandi quantità di dati, diventando protagonista dell’informazione. La crisi della carta stampata Internet riduce la centralità dei giornali cartacei, offrendo aggiornamenti in tempo reale. Dal 1992, le testate tradizionali cercano di competere online, ma con difficoltà. La globalizzazione porta nuovi media, con un ruolo sempre più globale. Il potere dell’algoritmo Le piattaforme digitali utilizzano algoritmi per decidere quali contenuti mostrare, non per informare, ma per vendere dati e pubblicità, influenzando le notizie a vantaggio del profitto. La malattia del giornalismo Il giornalismo perde pluralismo e credibilità, schiacciato da logiche commerciali. Le piattaforme digitali diffondono contenuti in base all’engagement, non all’attendibilità, generando sfiducia nell’informazione. Fake news e disinformazione Il web è invaso da fake news, rendendo difficile distinguere il vero dal falso. Un tempo si diceva: "Se è sul giornale, è vero", oggi si tende a credere ciecamente a tutto ciò che si trova online, senza verificare le fonti. 1 CAPITOLO 2 - LA “DEMOCRAZIA” DEL WEB, IL MEDIUM SIAMO NOI La crisi dell’editoria è aggravata dal fatto che la rete non solo informa, ma condiziona. La perdita di credibilità ha portato a una riduzione degli introiti, con conseguenti tagli agli investimenti, precarietà lavorativa e minore completezza dell’informazione. I media, invece di puntare sulla qualità, si sono spostati su contenuti più leggeri e gossip, perdendo autorevolezza. La pandemia del 2020 ha amplificato questa deriva, favorendo la manipolazione dell’opinione pubblica e alimentando il circolo vizioso della disinformazione. Giornalismo COVID-19 Durante il COVID-19, l’informazione si è rivelata spesso confusa e contraddittoria, disorientando il pubblico. L’assenza di una verifica rigorosa ha fatto emergere fake news e teorie complottiste, erodendo ulteriormente la fiducia nei media. Oggi la comunicazione non passa più solo dai media tradizionali, ma è dominata dal web, dove l’assenza di filtri amplifica il problema. Alcune piattaforme hanno introdotto abbonamenti a pagamento per sostenere il fact-checking, essenziale per garantire notizie affidabili. I Media cambiano, ma la notizia è sempre quella Le notizie restano, ma cambiano i modi di raccolta e diffusione. L’era digitale impone al giornalista di adattarsi, acquisire metodo e competenze e affinare le tecniche per distinguere verità e manipolazione. Conoscere il mondo significa saperlo raccontare in modo chiaro e attendibile. CAPITOLO 3 - LA NASCITA DEL GIORNALE Nel 1563, a Venezia, nasce il primo periodico settimanale, “Il Broglietto”, caratterizzato da fogli manoscritti con brevi cronache di eventi locali. Alla fine del XVI secolo, le pubblicazioni periodiche si diffondono in Europa, legate alle fiere del libro di Lipsia e Francoforte. Nel 1664, a Mantova, viene pubblicata la “Gazzetta di Mantova”, considerata il primo vero giornale. Con l’evoluzione tecnologica e la crescita della stampa, aumentano i quotidiani e le tirature. Nel 1695, l’Inghilterra abolisce la censura preventiva, aprendo la strada a una stampa più libera. Nascono i giornali della sera, aggiornando le notizie del mattino e portando maggiore pluralismo. Nel XIX secolo, la Rivoluzione Industriale porta progresso e favorisce la diffusione dell’informazione. Le nuove tecnologie permettono tirature elevate e distribuzione più rapida grazie ai moderni trasporti. La stampa diventa un pilastro delle democrazie moderne. 2 Innovazioni tecnologiche chiave 1798: Brevettata la macchina continua per la carta 1810: Stampi meccanici aumentano la produzione di copie 1820: Introduzione della fusione meccanica dei caratteri tipografici 1825: Nasce la prima ferrovia per trasporti rapidi 1832: Nascita delle agenzie di stampa in Francia 1836: La pubblicità inizia a finanziare l’editoria 1837: In funzione il telegrafo, permettendo comunicazioni rapide 1848: A New York nasce Associated Press, prima testata cooperativa 1851: Fondazione di Reuters 1859: A Firenze nasce “La Nazione”, primo quotidiano italiano nazionale 1876: Viene brevettato il telefono ed esce il “Corriere della Sera” L’ingresso nel XX secolo Nel XX secolo, l’informazione cambia con l’avvento della radio. Nel 1922, nasce a Londra la BBC, prima emittente radio ancora in attività. In Italia, sotto il regime fascista, l’agenzia di stampa Stefani diventa un mezzo di propaganda, controllando l’informazione nazionale. CAPITOLO 4 - LE AGENZIE DI STAMPA Le agenzie di stampa sono sempre state un elemento centrale del giornalismo, costituendo l’infrastruttura su cui si basano i mezzi di informazione. Pur con i cambiamenti imposti dai social media e dagli smartphone, continuano a raccogliere e diffondere notizie in modo certificato e strutturato. In Italia, l’agenzia più importante è ANSA, tra le principali a livello mondiale, insieme a Associated Press (USA), Reuters (UK), Agence France-Presse (Francia) ed Efe (Spagna). Le agenzie sono generalmente cooperative di gruppi editoriali che forniscono un servizio a pagamento in base alla tiratura dei giornali. Con l’avvento dell’era digitale, la diffusione immediata delle notizie sui social ha reso difficile per le agenzie di stampa trovare clienti disposti a pagare per i loro servizi. Sergio Lepri, direttore dell’ANSA dal 1966 al 1990, affermava: “Le agenzie di stampa sono come l’aria che respiriamo”. Quando scioperano, i giornali appaiono meno completi e più ricchi di opinioni che di notizie. Le prime agenzie di stampa e il loro ruolo La prima agenzia di stampa italiana fu l’Agenzia Stefani, fondata da Camillo Benso di Cavour e poi trasformata dal regime fascista in strumento di propaganda. Dopo la guerra, venne sostituita da ANSA, nata ufficialmente il 15 gennaio 1945, prima agenzia in Europa a essere gestita direttamente dai quotidiani, garantendone l’indipendenza. Oggi, le agenzie di stampa pubblicano contenuti anche per il pubblico, seppure in forma ridotta rispetto a quanto ceduto ai clienti. Nessun giornale, nemmeno il New York Times, può fare a meno delle agenzie, poiché garantiscono notizie verificate e affidabili. 3 Categorie di agenzie di stampa Agenzie di Stato: legate ai governi, come la TASS russa, fondata nel 1918. Agenzie non governative: indipendenti da istituzioni statali, operano su base commerciale. Le principali agenzie italiane ANSA: Sede centrale a Roma, con 80 sedi nel mondo, trasmette 3.500 notizie e 1.500 foto al giorno, archiviate nel database DEA (Documentazione Elettronica ANSA). Adnkronos: Fondata nel 1963, diffonde oltre 1.800 notizie giornaliere su politica ed economia. Askanews: Nata nel 2014, seconda per numero di giornalisti. Inter Press Service: Fondata a Roma nel 1964, specializzata in sviluppo economico. Italpress: Agenzia con sede a Palermo, fondata nel 1988, specializzata in sport. LaPresse: Agenzia multimediale con sede a Milano. Esistono inoltre numerose agenzie tematiche dedicate a settori specifici come tecnologia, religione e aeronautica. La classificazione delle notizie Nel 1947, in Italia nasce Radiostampa, concessionaria del Ministero delle Poste per i servizi telegrafici. Le agenzie hanno sviluppato codici per classificare le notizie, come il sistema SEAN, che includeva: CRO → Cronaca POL → Politica ECO → Economia SPE → Spettacolo SPR → Sport EST → Esteri Con il progresso tecnologico, i codici sono stati aggiornati con lettere che indicano l’urgenza della notizia: R → Routine U → Urgente B → Urgentissima (Bulletin) F → Flash (notizia straordinaria) Alcuni titoli includono segni come +++FLASH+++ per evidenziare urgenza (es. +++FLASH+++ Kiev, invasione russa iniziata +++FLASH+++). Per migliorare l’organizzazione, molte agenzie producono “pagine pronte”, ossia intere sezioni già impaginate per i giornali, riducendo il lavoro di selezione e montaggio delle notizie da parte delle redazioni. 4 Le agenzie e le logiche di schieramento Le agenzie di stampa devono mantenere una posizione equilibrata per essere accettate da tutti, accontentando le diverse sensibilità politiche dei giornali a cui forniscono le notizie. Tuttavia, l’obiettività assoluta non esiste: ciò che conta è raccontare i fatti così come sono avvenuti, senza omissioni o distorsioni. Sergio Lepri esprimeva bene questo principio con la frase: “Puoi pensare e votare come credi, quello che conta è che io non capisca come la pensi leggendo i tuoi articoli”. Questo concetto deve essere alla base del lavoro giornalistico. Per essere accreditata come imparziale e credibile, un’agenzia deve garantire completezza: deve riportare tutte le notizie rilevanti, senza selezionarle in base a preferenze ideologiche. La scelta delle informazioni da pubblicare deve dipendere dalla loro importanza e dal momento in cui vengono ottenute. Uno strumento per mantenere l’equilibrio è l’uso di un linguaggio essenziale e neutrale, lasciando che siano i fatti a parlare. Le notizie devono sembrare scritte dalla stessa mano e seguire regole precise affinché possano essere riprese facilmente dai giornali. La regola del lead Il principio base della scrittura giornalistica è la regola del lead: la notizia principale deve essere in testa all’articolo e rispondere subito alle sei domande fondamentali: Chi Who Cosa What Dove Where Quando When Perché Why Come How La trasparenza delle fonti Una cattiva abitudine diffusa nel giornalismo italiano è omettere la paternità delle notizie fornite dalle agenzie. Se i giornali non dichiarano le fonti, i lettori potrebbero dubitare della loro attendibilità. Per mantenere autorevolezza e credibilità, ogni testata dovrebbe adottare un comportamento trasparente e leale, riconoscendo l’origine delle informazioni pubblicate. 5 CAPITOLO 5 - LA RADIO La nascita della radio segna una rivoluzione per il giornalismo, introducendo un nuovo mezzo che trasforma l’informazione dallo scritto al parlato. Per la prima volta, le notizie possono essere raccontate in diretta, raggiungendo un pubblico più ampio e diversificato. La radio impone un cambio di stile, rendendo le notizie più concise, chiare e immediate. Il cronista non è più solo chi scrive, ma chi racconta i fatti con la propria voce. Le origini La tecnologia radiofonica nasce con Guglielmo Marconi, che nel 1894 sperimenta la comunicazione tramite onde elettromagnetiche. Nel 1896, brevetta in Inghilterra il telegrafo senza fili. Il primo vero segnale radio con voce e musica viene trasmesso nel 1906 dal canadese Reginald Fessenden. Durante la Prima guerra mondiale, inizialmente la radio viene considerata poco affidabile, ma poi vengono sviluppati dispositivi più sicuri. Nel 1922, in Inghilterra nasce la BBC (British Broadcasting Corporation), destinata a diventare un punto di riferimento dell’informazione radiofonica. La radio tra propaganda e informazione L’arrivo della radio segna una rivoluzione, ma anche un’opportunità per i regimi totalitari, che la usano per la propaganda. In Italia, la prima concessione per le trasmissioni viene assegnata all’URI (Unione Radiofonica Italiana), che nel 1928 diventa ENAR (Ente Nazionale Audizioni Radiofoniche). Durante la Seconda guerra mondiale, la radio è ormai il principale strumento di informazione di massa. La BBC gioca un ruolo chiave contro il nazifascismo, mentre in Italia si scontrano le trasmissioni partigiane con quelle della Repubblica di Salò. Dopo la guerra, nel 1946 nasce la RAI (Radio Audizioni Italiane), che mantiene il monopolio della radio fino al 1976, quando una sentenza della Corte Costituzionale sancisce il diritto al pluralismo. La radio nell’era della televisione e di Internet L’arrivo della televisione non sostituisce la radio, che anzi si adatta e si rafforza. Negli anni ‘90 trova nuove strategie per mantenere l’audience. Oggi, il principale ente di monitoraggio degli ascolti in Italia è il TER (Tavolo Editori Radio). La radio non è stata soppiantata dalla TV o da Internet, ma è diventata un mezzo complementare, rimanendo centrale nel panorama dell’informazione. 6 CAPITOLO 6 - LA TELEVISIONE Nel 1900 nasce la televisione, il medium che rivoluziona il giornalismo permettendo non solo di raccontare, ma anche di mostrare le notizie. La TV elimina la distanza tra il pubblico e gli eventi, offrendo l’illusione di essere presenti nei luoghi in cui accadono i fatti. Il giornalista diventa gli occhi e le orecchie dello spettatore. L’informazione televisiva nasce nei primi anni ’50 in Europa e in Italia. I primi esperimenti sulla trasmissione risalgono agli anni '80 dell'Ottocento, mentre la parola televisione viene usata per la prima volta a Parigi nel 1900. Nel 1925, John Logie Baird trasmette per la prima volta in diretta un volto umano. Le prime trasmissioni TV avvengono a New York nel 1928 grazie alla General Electric. Nel 1936, la BBC è la prima emittente a offrire un servizio televisivo regolare. Con la diffusione dei televisori nelle case, la TV compie il salto di qualità: negli USA, la percentuale di famiglie con un televisore passa dall’1% nel 1948 al 32% nel 1952. La televisione in Italia Il 10 settembre 1952, negli studi RAI di Milano, viene trasmesso il primo telegiornale sperimentale. Il 3 gennaio 1954, alle 20:45, va in onda il primo TG ufficiale. Il pubblico televisivo cresce rapidamente, superando i 4 milioni di abbonati nel 1963. Nei primi anni, i telegiornali erano impostati in modo istituzionale, con un’unica edizione serale e grande spazio alla politica interna, mentre la cronaca era quasi assente. Nel 1961 nasce la seconda rete RAI, e negli anni ‘60 il giornalismo televisivo evolve: i giornalisti iniziano a comparire in video e le dirette diventano centrali grazie ai progressi tecnologici. La fine del monopolio e l’ascesa delle TV private Negli anni ‘70 nascono le prime TV locali, come TeleBiella nel 1971. La riforma RAI del 1975 introduce maggiore pluralismo, mentre la sentenza n. 202 del 1976 della Corte Costituzionale apre la strada alle reti private su scala locale. Nel 1984, nasce Fininvest, il gruppo televisivo privato di Silvio Berlusconi, che arriva a controllare l’80% delle emittenti private e della pubblicità. La fine definitiva del monopolio pubblico arriva nel 1990 con la Legge Mammì, che impone alle reti private di trasmettere almeno un telegiornale. Simbolo di questa nuova fase è il TG5, diretto da Enrico Mentana, che diventa un modello di informazione televisiva più dinamica e moderna. Negli anni ‘80 e ‘90, le TV pubbliche e private si trasformano: nasce RAI 3, diretta da Angelo Guglielmi, che introduce format innovativi come i talk-show. Negli anni ‘90, il modello classico del telegiornale inizia a perdere attrattiva. Nel 1980, nasce negli USA CNN, il primo canale all-news al mondo. In Italia, il modello arriva più tardi: Rainews24 nasce nel 1994, seguito da Sky TG24. Il pubblico vuole un flusso continuo di aggiornamenti, non solo telegiornali. Con lo sviluppo dei dispositivi portatili, la fruizione dei contenuti video si sposta sempre più verso il web e i social media, portando a una trasformazione della programmazione televisiva. 7 Linguaggio televisivo Il linguaggio televisivo è in continua evoluzione grazie ai progressi tecnologici, che hanno dato ai giornalisti maggiore libertà di scrittura. Tuttavia, la quantità di notizie trasmesse in TV è rimasta stabile nel tempo. Il giornalismo televisivo ha una caratteristica unica: è sempre legato all’immagine. Non esiste informazione televisiva senza la possibilità di mostrare ciò che si racconta. Il materiale video utilizzato può essere: Immagini girate appositamente per il servizio Immagini di repertorio A queste si aggiungono altre risorse provenienti da social media e dal web. Il giornalista lavora a stretto contatto con chi riprende le immagini, accede agli archivi e interagisce con tecnici e montatori. La qualità del montaggio è fondamentale, perché permette di completare il testo, rafforzando il messaggio e attirando l’attenzione del pubblico. Oggi, molte aziende affidano la produzione di immagini a società esterne, anziché gestirla internamente. Anchorman L’anchorman è il volto familiare del telegiornale, il conduttore che entra nelle case del pubblico a orari fissi, diventando un riferimento per gli spettatori. Oltre a presentare le notizie, il conduttore assume il ruolo di mediatore emotivo, determinando il tono e il ritmo del telegiornale. Negli anni, la conduzione si è evoluta verso schemi più complessi e dialogici, con più conduttori, soprattutto nelle edizioni speciali. Il rapporto tra TV e social media Con la diffusione globale della tecnologia, le testate televisive hanno accesso a un’enorme quantità di materiale. La selezione di cosa mandare in onda è più lunga e, talvolta, si verificano errori nella trasmissione di contenuti non verificati. A differenza dei social media, la TV richiede tempo per elaborare e trasmettere le notizie. I social, invece, aggiornano continuamente il pubblico con un ritardo quasi nullo. Questa rapidità, però, espone l’informazione al rischio di fake news, in quanto le notizie possono essere diffuse senza verifiche adeguate. Anche il giornalismo televisivo deve confrontarsi con la sfida di distinguere tra fonti affidabili e contenuti non verificati. 8 CAPITOLO 7 - IL WEB: MORTE E RINASCITA DEL GIORNALISMO Con la creazione del World Wide Web nei laboratori del CERN di Ginevra ad opera di Berners-Lee negli anni ‘90, il giornalismo subisce un cambiamento radicale. I giornalisti non sono più gli unici a diffondere notizie: il pubblico ha ora la possibilità di controllare e verificare le informazioni ricevute. I primi giornali online nascono negli Stati Uniti, mentre in Italia il pioniere è L’Unione Sarda, che approda sul web nel 1994. Nel 1999, negli USA esistono già oltre 2.000 giornali digitali. Con il web, il giornalista non può più basarsi solo sulla propria reputazione: gli algoritmi hanno cambiato la percezione dell’informazione e la differenza tra contenuti verificati e opinioni personali si è assottigliata. Oggi, l’elemento chiave è la trasparenza, con fonti sempre accessibili e verificabili. Tuttavia, la complessità dei fatti rende difficile stabilire cosa sia realmente vero. Un altro aspetto fondamentale è la chiarezza, che consente di rendere le notizie comprensibili senza ambiguità. Infine, la prudenza è sempre più sacrificata: le notizie vengono pubblicate in tempo reale e aggiornate successivamente, il che favorisce la diffusione di contenuti falsi. Multimedialità Le nuove tecnologie hanno portato alla multimedialità, ovvero l’uso combinato di testi, immagini, audio e video per creare un prodotto informativo più completo. Aggiornamenti continui Nel giornalismo online, la rapidità è fondamentale: le notizie vengono aggiornate in tempo reale. Mostrare eventi in diretta – come una conferenza o un incendio – permette di anticipare la concorrenza. Per questo, nella scrittura digitale è preferibile un linguaggio sintetico e diretto. L’ipertesto e l’interattività L’ipertesto permette di collegare articoli e fonti tramite link e contenuti multimediali, rendendo l’informazione più ricca. Questo favorisce anche l’interattività, consentendo a giornalisti e lettori di scambiarsi opinioni e contributi. Tuttavia, l’interattività comporta dei rischi: la velocità di diffusione delle notizie online aumenta il pericolo di fake news. Per questo, esistono strumenti per verificare le informazioni in tempo reale, come il Verification Handbook, guida pubblicata dallo European Journalism Centre dal 2013. 9 Il Debunker Il debunker è l’esperto che smaschera le bufale online. Ogni giornalista dovrebbe conoscere le basi del debunking, essenziale per contrastare la disinformazione, soprattutto in situazioni di emergenza. Nel mondo anglosassone esistono squadre di fact-checking all’interno delle redazioni, mentre in Italia questa pratica è ancora poco diffusa. Un esempio è Pagella Politica, attiva dal 2012, che collabora con RAI e Facebook per verificare le dichiarazioni dei politici. CAPITOLO 8 - I SOCIAL NETWORK I social network hanno rivoluzionato la comunicazione, permettendo a milioni di persone di connettersi gratuitamente. Oggi sono tra i media più potenti e redditizi, mentre i giornali tradizionali hanno visto diminuire i loro guadagni. Anche testate di successo come il New York Times hanno margini di profitto inferiori al 10%, mentre Facebook supera spesso il 40%. Il futuro dell’informazione passa sempre di più dai social media, con la sfida di migliorare la qualità delle notizie ed evitare la diffusione di contenuti falsi. Ecco il numero di utenti delle principali piattaforme: Facebook → 2,91 miliardi Instagram → 2 miliardi YouTube → 2 miliardi TikTok → 1 miliardo Il numero di utenti dei social è enormemente superiore rispetto ai siti di informazione, rendendoli la principale fonte di notizie per milioni di persone. CAPITOLO 9 - LO SMARTPHONE Lo smartphone ha cambiato il modo di comunicare, sostituendo strumenti come fotocamere, navigatori, registratori e enciclopedie. Grazie ai sistemi Android e iOS, è diventato semplice da usare e sempre connesso. Per il giornalismo, lo smartphone ha segnato una svolta epocale. Prima, i giornalisti dovevano lasciare il luogo della notizia per chiamare la redazione e dettare il pezzo. Oggi possono scrivere, registrare video, scattare foto e trasmettere in diretta tutto con un solo dispositivo. Nei paesi anglosassoni, il giornalismo mobile si è sviluppato prima che altrove, ma questa accessibilità ha creato un problema: l’infodemia. L’enorme quantità di notizie in circolazione rende più difficile verificare le informazioni, aumentando il rischio di diffondere contenuti inesatti o falsi. 10 CAPITOLO 13 - FATTO E NOTIZIA I criteri di notiziabilità non sono assoluti: ogni fatto diventa notizia in base a fattori culturali, storici e ideologici. Il contesto in cui un evento avviene ne determina la rilevanza, e negli ultimi anni ha assunto sempre più peso anche l'emotività con cui viene percepito. Uno dei problemi principali è la sopravvalutazione o sottovalutazione delle notizie. Non si parla solo di fake news, ma anche della tendenza a dare maggiore o minore importanza a certi avvenimenti per motivi ideologici o politici. Un esempio è il cherry picking, ovvero la selezione solo dei dati che confermano una tesi, ignorando quelli contrari. Questa tecnica è molto usata in politica e ha trovato largo impiego anche durante la pandemia. Anche l’orientamento politico delle testate influenza il peso dato a una notizia, non solo in ambito politico ma anche nella cronaca, enfatizzando o ridimensionando determinati fatti. I principali criteri di notiziabilità: Novità → Quanto è recente Impatto → Quali sono le conseguenze Affinità con il pubblico → Vicinanza geografica o culturale Numero di persone coinvolte Contenuto emotivo Facilità di racconto → Potenziale narrativo Contenuto politico → Possibilità di creare dibattito Celebrità → Importanza delle persone coinvolte Adattabilità al medium → Efficacia sui diversi canali di informazione Precedenti → Somiglianze con fatti passati Aspetti pratici → Disponibilità di dati e materiali Quadro generale della giornata → Peso della notizia rispetto ad altri eventi 11 CAPITOLO 14 - FONTI: UNA PRIMA PANORAMICA Il rapporto con le fonti è uno degli aspetti più delicati del giornalismo. Sergio Lepri affermava che la fonte primaria è il fatto stesso, mentre la fonte secondaria è chi lo racconta. In genere, la fonte primaria è chi ha assistito direttamente all’evento, mentre la fonte secondaria è chi riporta ciò che ha sentito. Le principali categorie di fonti: Fonti giornalistiche → Altri giornali, agenzie di stampa Fonti istituzionali → Comunicati ufficiali, enti pubblici Fonti documentali → Rapporti, archivi, documenti ufficiali Fonti confidenziali → Testimoni anonimi o informatori Fonti online partecipative → Social media, forum, blog Banche dati → Archivi digitali e database Di norma, la fonte va sempre citata. Le eccezioni riguardano le fonti confidenziali, per le quali il giornalista deve garantire la veridicità delle informazioni attraverso verifiche rigorose. Nel giornalismo anglosassone, le fonti vengono classificate in base al livello di attribuzione: On the record → La fonte è identificata e citata testualmente On the background → La fonte è citata, ma senza nome On deep background → La fonte resta anonima e il riferimento è molto generico Off the record → La notizia non può essere pubblicata, ma serve per fornire un quadro più completo CAPITOLO 15 - TECNICHE Il pezzo di cronaca La prima frase di un articolo, un lancio di agenzia o un servizio radiotelevisivo si chiama lead o attacco e deve rispondere alle 5W (Who, What, Where, When, Why). Esistono diversi tipi di attacco: Riassuntivo → Contiene tutte le 5W, fornendo il nucleo della notizia. Narrativo → Parte da una scena o un breve riassunto. Interrogativo → Inizia con una domanda a cui il pezzo risponderà. Dichiarativo → Si apre con una dichiarazione significativa. Immaginifico → Usa un’immagine d’effetto per coinvolgere il lettore. Dopo l’attacco, il racconto deve essere chiaro e diretto, permettendo a chi legge o ascolta di comprendere cosa è accaduto o sta per accadere. Il bravo cronista valorizza i fatti con un linguaggio essenziale ed efficace. 12 L’inchiesta L’inchiesta è il genere giornalistico che richiede il massimo approfondimento. Il suo obiettivo è raccogliere informazioni dettagliate accedendo a fonti riservate e documenti non di dominio pubblico. Le relazioni personali, una rete di contatti solida e la capacità di muoversi in ambienti diversi sono essenziali per un giornalista investigativo. L’inchiesta è spesso costosa, lunga e rischiosa, tanto che molte testate non dispongono delle risorse per realizzarle da sole. Per questo motivo esistono realtà come il Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ), fondato nel 1997, che riunisce circa 200 reporter da tutto il mondo per condividere informazioni. Uno dei maggiori rischi è la possibilità di querele o cause civili, anche per notizie verificate. Inoltre, il giornalista deve evitare di forzare le conclusioni e mantenere massima accuratezza per non incorrere in errori gravi. Il reportage Il reportage è un racconto giornalistico che offre una visione approfondita di una realtà, un fenomeno sociale o un evento storico. Nel giornalismo anglosassone si distinguono due tipi di reportage: Hard news → Notizie del giorno raccontate secondo le 5W. Features → Storie più ampie, narrate con maggiore libertà espressiva. Un vero reportage richiede la presenza diretta del giornalista sul luogo dell’evento, che guida il lettore o spettatore all’interno della realtà che sta raccontando. Le testimonianze dirette delle persone coinvolte arricchiscono il racconto, rendendolo più autentico. Questo tipo di giornalismo richiede tempo, risorse e una pianificazione logistica accurata, oltre a una capacità narrativa capace di trasportare il pubblico nella scena raccontata. L’intervista L’intervista è uno strumento chiave per approfondire argomenti e raccogliere testimonianze dirette da personaggi pubblici o esperti. Un elemento essenziale è il rapporto di fiducia tra intervistatore e intervistato, affinché le risposte siano sincere e rilevanti. Se l’intervista viene pubblicata in forma di articolo, è importante considerare la possibilità di rettifica, per garantire fedeltà alle dichiarazioni rilasciate e rispettare l’integrità del racconto giornalistico. 13 L’intervista L’intervista è uno strumento fondamentale per approfondire temi e raccogliere testimonianze dirette, solitamente da personaggi pubblici o esperti. È essenziale che ci sia un rapporto di fiducia tra intervistatore e intervistato, per garantire risposte chiare e affidabili. Prima di condurre un’intervista, è utile preparare una serie di domande, prevedendo le possibili risposte e repliche per gestire il dialogo in modo fluido ed efficace. Una volta realizzato il colloquio, l’articolo deve includere un’introduzione che spieghi il contesto e il motivo dell’intervista. Le brevi Le brevi sono notizie concise che riassumono un fatto in poche righe. Scriverle richiede sintesi e precisione, perché spesso sono tra le più lette. Di solito, anticipano articoli più approfonditi, fornendo un’informazione chiara e immediata. Essendo essenziali, non devono contenere commenti o opinioni. Il loro scopo è informare in modo neutrale e diretto. Il commento Nel giornalismo italiano, il confine tra fatti e opinioni è meno netto rispetto ad altri paesi. Tuttavia, il commento gioca un ruolo importante nel dibattito pubblico e nell’identità di una testata. Può assumere diverse forme, come editoriali o corsivi, ma deve sempre rispettare alcuni principi: essere chiaro, sintetico e basato su una conoscenza approfondita del tema. Non deve scadere in eccessi ideologici, diffamazione o esibizione gratuita di cultura. Il pezzo di colore Il pezzo di colore racconta l’atmosfera di un evento, un luogo o una ricorrenza, aggiungendo dettagli e sfumature che completano l’informazione principale. Può essere indipendente o accompagnare un articolo più strutturato. In entrambi i casi, richiede attenzione ai particolari e la capacità di cogliere gli aspetti più interessanti per il lettore. Biografia e coccodrillo La biografia racconta la vita di una persona, solitamente di rilievo pubblico. Il coccodrillo, invece, è una biografia pubblicata subito dopo la morte di un personaggio noto. Questi articoli devono suscitare emozioni e interesse, senza cadere nella retorica o nell’eccessiva celebrazione. Scrivere una biografia o un coccodrillo avvicina il giornalismo alla narrazione letteraria, perché raccontare una vita significa, in un certo senso, raccontare una storia. 14 CAPITOLO 16 - TITOLI Il titolo è la prima e più sintetica risposta alla domanda “Qual è la notizia?”. Deve riassumere l’articolo in poche parole e attirare l’attenzione del lettore. Gran parte del successo di un articolo dipende dalla sua titolazione, che rappresenta una sorta di test parallelo al contenuto. Il titolo è scritto da una persona diversa dall’autore dell’articolo e deve seguire uno stile coerente con l’identità della testata giornalistica. I titoli nella carta stampata Nei giornali italiani, un titolo può essere composto da tre elementi principali: Occhiello → collocato sopra il titolo, fornisce il contesto della notizia. Titolo → il cuore della notizia, spesso sviluppato su più righe. Catenaccio o sommario → posizionato sotto il titolo, ne completa le informazioni. Data la limitata disponibilità di spazio, è fondamentale una scrittura sintetica ed efficace. Il titolo deve catturare l’attenzione senza forzature o ripetizioni, mantenendo una struttura chiara e leggibile. La lettura di un articolo segue un ordine preciso: si parte dal titolo, si passa al catenaccio e infine al sommario. I titoli nel giornalismo di agenzia Nei lanci d’agenzia, i titoli sono ancora più sintetici e soggetti a vincoli di lunghezza. Devono essere chiari, immediati e spesso iniziano con una parola chiave seguita dai due punti, per identificare il tema della notizia. I titoli nei telegiornali e nei giornali radio Nei TG e GR, i titoli vengono letti all’inizio dell’edizione, subito dopo la sigla. Ogni titolo è accompagnato da immagini e da un breve testo in sovrimpressione. I titoli nel giornalismo web Sul web, non esistono regole fisse: ogni piattaforma e social ha le proprie modalità di titolazione. I titoli devono essere ottimizzati con parole chiave, facilitando la ricerca online. Un problema diffuso è il fenomeno dei titoli clickbait, che puntano a ingannare il lettore con frasi sensazionalistiche e incomplete, solo per attirare clic. Questo riduce la qualità dell’informazione, rendendo i titoli spesso più accattivanti che realmente informativi. 15 CAPITOLO 17 - IL DESK Il desk è il cuore operativo di ogni redazione giornalistica. È il luogo dove le informazioni raccolte sul campo vengono elaborate per trasformarsi in notizie. Il termine, che significa “scrivania” in inglese, indica quella sezione della redazione che coordina e organizza il lavoro dei cronisti. Il desk non è solo revisione e impaginazione, ma anche previsione e gestione degli imprevisti. Ogni giorno si pianifica il lavoro, si raccolgono aggiornamenti e si adattano le notizie agli sviluppi della giornata. Chi lavora al desk ha turni lunghi e deve mantenere un flusso continuo di informazioni tra chi chiude la giornata e chi la inizia. La collaborazione con i cronisti è essenziale: il desk indirizza le inchieste, coordina la verifica delle fonti e imposta il racconto giornalistico. La cucina: Dino Buzzati definiva il desk la “cucina” della redazione, il luogo dove le notizie vengono “preparate” prima di essere servite al pubblico. Ogni testata può avere metodi di lavoro diversi, ma il risultato deve sempre essere chiaro, accurato e coinvolgente. CAPITOLO 22 - LA CRONACA NERA Il giornalista di cronaca nera deve seguire un metodo preciso e avere un’ottima conoscenza della terminologia tecnica. Un tempo si usavano i giri telefonici per raccogliere informazioni, oggi vengono consultati portali e agenzie di stampa. Tuttavia, il primo passo resta sempre raggiungere il luogo del fatto, osservare i dettagli e raccogliere testimonianze affidabili. Dopo aver ricostruito il contesto, è fondamentale capire gli sviluppi successivi: farsi domande e trovare le persone giuste a cui chiederle. Un livello più avanzato è quello di accedere alle ipotesi investigative, raccogliendo informazioni da fonti attendibili senza travisare i fatti. Il valore delle relazioni La cronaca nera si basa su una rete di contatti fidati. Verificare una segnalazione con almeno due fonti aiuta a evitare errori e imprecisioni. Il telefono del cronista è lo strumento principale per arrivare prima della concorrenza. Chi ha più fonti e le sa usare nel modo giusto ha un vantaggio decisivo. Le informazioni possono arrivare da luoghi ufficiali, come gli uffici delle forze dell’ordine, ma anche da posti informali, come bar e luoghi frequentati dai protagonisti dei fatti. Il contatto con il dolore Chi si occupa di cronaca nera è spesso a contatto con situazioni di forte impatto emotivo. È necessario mantenere un certo distacco, ma senza perdere sensibilità e rispetto per il dolore altrui. Il giornalista deve raccontare i fatti con precisione, senza forzature, ricordando che il rispetto per le persone coinvolte viene sempre prima della necessità di fare notizia. 16 CAPITOLO 23 - LA CRONACA GIUDIZIARIA La cronaca giudiziaria racconta vicende legate a processi, indagini e reati, rispettando il diritto di cronaca, che impone di diffondere notizie di interesse pubblico in modo veritiero, corretto e rispettoso della dignità delle persone coinvolte. Questo genere giornalistico deve tenere conto di limiti legali, come il segreto istruttorio, la presunzione di innocenza, il diritto alla privacy e il diritto di rettifica. Le fonti possono essere atti giudiziari, testimonianze, interviste, perizie e inchieste. Gli obiettivi variano: informare, denunciare, sensibilizzare o prevenire. L’impatto della cronaca giudiziaria può influenzare l’opinione pubblica, il dibattito politico e la giustizia stessa. È un genere complesso che richiede competenze, etica e responsabilità. Un buon cronista deve avere umiltà e curiosità, sapere quando e a chi porre le domande giuste e verificare sempre le risposte ricevute, perché anche le fonti più affidabili possono sbagliare. CAPITOLO 24 - IL GIORNALISMO POLITICO Il giornalismo politico combina cronaca, analisi e ricostruzione strategica degli eventi. L’obiettivo è raccontare cosa accade dietro le quinte del potere, interpretando segnali, dichiarazioni e tattiche dei protagonisti. Dagli anni ‘90 in poi, la politica è cambiata rapidamente, e con essa il modo di raccontarla. Oggi i politici puntano sempre più sulla comunicazione diretta, riducendo il ruolo dei giornalisti come mediatori, ma restano comunque dipendenti dai media per raggiungere il grande pubblico. Il Transatlantico di Montecitorio, un lungo corridoio di 56 metri dentro il Parlamento, è il cuore del giornalismo politico italiano. Qui, nelle pause delle sedute, i giornalisti più esperti costruiscono rapporti e raccolgono informazioni riservate. Tuttavia, limitarsi al “palazzo” può essere un errore: spesso, le vere tendenze politiche nascono nelle città e nei territori locali. Il compito del giornalismo politico è rendere visibili le dinamiche del potere, contrastando la naturale tendenza della politica a mantenere segrete alcune decisioni. Sapere che un giornalista o una sua fonte può rivelare ciò che accade rafforza la trasparenza democratica. Tuttavia, i social media offrono ai politici strumenti di comunicazione diretta che sfuggono al controllo della stampa tradizionale, influenzando l’agenda mediatica e il dibattito pubblico. 17 Il pastone Il pastone è stato per anni il formato principale delle pagine politiche dei quotidiani. Racchiudeva in un unico articolo dibattiti parlamentari, dichiarazioni e resoconti di eventi istituzionali, offrendo una sintesi della giornata politica. Il suo stile era simile a un bollettino, con una narrazione cronologica degli eventi. Tuttavia, con l’arrivo della Seconda Repubblica e del bipolarismo, questo modello è diventato obsoleto. Oggi è stato sostituito dalla nota, un articolo più mirato che si concentra su un solo tema centrale, considerato il più rilevante della giornata politica. Il retroscena Il retroscena è un genere giornalistico che si basa sulla capacità relazionale del giornalista. Non racconta solo i fatti ufficiali, ma svela accordi segreti, incontri riservati e strategie politiche non dichiarate. Spesso accompagna il pezzo principale e si costruisce grazie a soffiate, indiscrezioni e conversazioni con esperti, che aiutano a interpretare meglio le dinamiche politiche. Scrivere un buon retroscena richiede esperienza, discrezione e un’ottima rete di contatti. CAPITOLO 25 - IL GIORNALISMO ECONOMICO L’informazione economica esiste da secoli ed è sempre stata fondamentale per il commercio e i mercati. In un certo senso, il giornalismo economico è nato prima del giornalismo tradizionale. In Italia, il primo giornale economico fu "Il Giornale del Commercio". Nel 1865, a Milano, nacque "Il Sole", un quotidiano di battaglia. Nel 1946, venne fondato il "24 Ore", e nel 1965, i due giornali si fusero, dando vita a Il Sole 24 Ore, sotto il controllo di Confindustria. Nel tempo, l’informazione economica si è ampliata, con la creazione di rubriche e approfondimenti dedicati. Più di altri settori, questo giornalismo richiede competenze tecniche, che non si acquisiscono rapidamente. Oltre a conoscere i principali giornali economici italiani, un giornalista deve confrontarsi con le testate internazionali di riferimento, come The Economist e Financial Times. Per andare oltre la semplice raccolta di notizie, è fondamentale avere una rete di esperti e analisti, in grado di aiutare il giornalista a decifrare gli scenari economici e fornire un’informazione chiara e accurata. 18 CAPITOLO 26 - GLI ESTERI Le notizie dall’estero occupano spesso meno spazio rispetto a quelle nazionali, per diversi motivi. Il primo è il costo: mantenere un inviato o una sede di corrispondenza è molto oneroso, e poche testate possono permetterselo. Il secondo riguarda l’interesse del pubblico: molte persone seguono poco ciò che accade fuori dai confini nazionali. Il terzo è la scarsa specializzazione: il giornalismo internazionale richiede studio, conoscenza delle lingue e comprensione delle dinamiche geopolitiche, e pochi giornalisti hanno questa formazione. Chi lavora sugli esteri si divide in corrispondenti e inviati. Corrispondenti Il corrispondente vive stabilmente in una città estera e segue le notizie di quella zona. Le principali testate italiane hanno corrispondenti nelle capitali più importanti o in aree di rilievo geopolitico. Il suo lavoro prevede un’immersione totale nella cultura del paese in cui opera. Nei paesi democratici può basarsi sui media locali, mentre nei regimi autoritari deve cercare fonti alternative perché l’informazione ufficiale è spesso controllata. Se copre più nazioni, il suo compito è ancora più complesso, perché deve conoscere storie, lingue e dinamiche di più paesi. L’inviato L’inviato è il giornalista che parte all’improvviso quando accade un evento importante all’estero. Per svolgere il suo lavoro ha bisogno di supporto sul campo, spesso garantito dal fixer, una figura chiave che può fungere da interprete, autista e guida locale. Senza fixer, ottenere informazioni in certi contesti sarebbe quasi impossibile. Raccontare la guerra Il giornalismo di guerra è composto da due parti: il racconto in presa diretta e l’inchiesta, che cerca di ricostruire gli eventi andando oltre le versioni ufficiali. I conflitti sono sempre stati un terreno difficile per i giornalisti, perché le parti in guerra manipolano le informazioni per fini strategici. Per questo, raccontare la guerra in modo obiettivo è una sfida continua. Un punto di svolta è stato la Guerra del Golfo, il primo conflitto trasmesso in diretta TV, che ha segnato una rottura tra i media e i governi occidentali. Anche la Guerra in Vietnam ha imposto un cambiamento, spingendo i giornalisti americani a un approccio più critico. In guerra tutti mentono, sia i governi sia le autorità militari. Il rischio di diventare strumenti della propaganda è costante, specialmente quando si raccontano eventi emotivamente forti. Nella maggior parte dei conflitti non esistono solo buoni e cattivi, ma vittime, oppressi e civili innocenti che subiscono le conseguenze della guerra. 19 CAPITOLO 27 - CULTURA E SPETTACOLI Definire il giornalismo culturale non è semplice, perché i suoi confini sono ampi e difficili da delineare. Oltre alle arti, alla letteratura e alla filosofia, può includere anche la scienza, spesso trattata negli inserti culturali. Questo tipo di giornalismo si muove tra due mondi: quello specialistico, riservato agli esperti, e quello generalista, rivolto a un pubblico colto ma non necessariamente specialista. Il suo compito è rendere accessibili i contenuti prodotti dagli studiosi, selezionando ciò che può interessare un pubblico più ampio. Meno complessa è la definizione di giornalismo di spettacolo, anche se anch’essa ha sfumature diverse. In ogni caso, il suo ruolo è mediare tra chi produce spettacoli e chi li fruisce, raccontando eventi e atmosfere con occhi e orecchie ben aperti. Nel XXI secolo, il giornalismo culturale ha sofferto la crisi dei media tradizionali, con molte testate che faticano a rinnovarlo. Le risorse limitate e la riduzione del personale hanno spesso abbassato la qualità delle recensioni e degli approfondimenti, rendendo questa attività sempre più ripetitiva e meno incisiva. CAPITOLO 28 - GIORNALISMO SPORTIVO Come nel giornalismo culturale, anche in quello sportivo non conta solo la cronaca dell’evento, ma la sua interpretazione, i collegamenti con altre storie e il racconto del contesto. Lo sport è un mondo a parte, con sottosettori specifici: ogni disciplina ha i suoi giornalisti specializzati, che parlano un linguaggio spesso comprensibile solo agli appassionati. A differenza del giornalismo tradizionale, quello sportivo non segue rigidamente le 5W, perché il racconto si basa più su emozioni, metafore e iperboli. Questo stile, a volte lirico e a volte ironico, ha conquistato milioni di lettori, portando molti quotidiani a includere inserti sportivi nelle loro pubblicazioni. Il giornalismo sportivo ha anche contribuito all’invasione di termini stranieri nella lingua italiana, poiché molti sport nascono all’estero e mantengono la terminologia originale. Uno dei giornalisti sportivi più influenti è stato Gianni Brera, scomparso nel 1992, che ha creato uno stile unico ancora oggi centrale nel giornalismo sportivo moderno. Esistono diverse tipologie di giornalismo sportivo: Le pagine iper-specializzate, rivolte a un pubblico esperto che cerca analisi tecniche dettagliate. Le pagine generaliste, che si concentrano sugli elementi essenziali e sul racconto emotivo. Un mix tra i due, che cerca di bilanciare approfondimento e accessibilità per un pubblico più vasto. 20 CAPITOLO 29 - IL GIORNALISMO SPECIALIZZATO Comunicare argomenti tecnici e complessi richiede studio e competenza. Questo tipo di giornalismo è più adatto a approfondimenti, pubblicati su periodici, trasmessi in rubriche specialistiche o diffusi su canali web dedicati. La regola fondamentale è sempre la stessa: per spiegare un argomento, bisogna prima capirlo. Per questo motivo, spesso si ricorre alla figura dell’esperto, che aiuta a rendere accessibili concetti complessi. Nella carta stampata, ad esempio, è comune ospitare articoli scritti da accademici o scienziati, o rielaborare il loro contributo per un pubblico più vasto. Un altro strumento fondamentale è l’uso dei numeri. Le statistiche rendono un concetto più immediato, ma devono essere contestualizzate, confrontate con altre informazioni e spiegate in modo chiaro per evitare fraintendimenti. Giornalismo scientifico Il giornalismo scientifico si intreccia con molti altri settori, come economia, politica e cronaca. Non si limita a divulgare risultati di ricerca, ma affronta anche il loro impatto su identità, interessi e diritti. Per trattare argomenti scientifici in modo corretto, i giornalisti devono affidarsi a esperti qualificati, senza metterli sullo stesso piano di chi non ha competenze nel settore. Devono inoltre saper leggere testi di ricerca, analizzare dati e interpretare statistiche. Le principali fonti sono università, ministeri ed enti di ricerca, che spesso forniscono informazioni affidabili attraverso i loro uffici di comunicazione. Un buon articolo o servizio scientifico deve essere rigoroso nei contenuti, ma anche chiaro e coinvolgente, per attirare l’attenzione senza banalizzare i concetti. CAPITOLO 30 - CRONACA BIANCA La cronaca bianca ha un ambito molto ampio ed è strettamente legata ad altri settori del giornalismo. Racconta ciò che accade nel territorio di riferimento della testata, escludendo i temi specifici di cronaca nera, giudiziaria, politica, economia, sport e spettacolo. Chi si occupa di cronaca bianca segue argomenti molto diversi, tra cui: Enti locali → Comuni e amministrazioni locali, il livello di politica più vicino ai cittadini. Sanità → Ospedali, aziende sanitarie e gestione della salute pubblica. Istruzione → Scuole e università, spesso al centro di dibattiti culturali, politici e sindacali. Ambiente → Un tema complesso, legato ai cambiamenti climatici e agli interessi economici. Immigrazione → Argomento di grande rilevanza politica e sociale, che influenza il dibattito pubblico e le percezioni dell’opinione pubblica. Il cronista di cronaca bianca deve essere versatile, capace di affrontare tematiche diverse e di collegare gli eventi locali alle dinamiche nazionali e internazionali. 21 Data journalism. Guida essenziale alle notizie fatte con i numeri Capitolo 1 – E se il data journalism esistesse davvero? Il data journalism rappresenta un’innovazione importante nel mondo dell’informazione, basandosi sull’uso di dati per arricchire il lavoro giornalistico e offrire ai lettori contenuti più precisi, contestualizzati e interattivi. 1.1 Che cosa non è il data journalism Il data journalism è strettamente legato ai concetti di big data e open data, ma non si riduce solo a questi strumenti. Big Data → Si riferisce alla raccolta e analisi di enormi quantità di dati, trasformando il modo in cui il giornalismo si sviluppa e influenzando norme professionali, routine, deontologia, autorevolezza e competenze. ○ Algorithmic Culture → L’uso di algoritmi per interpretare i dati raccolti dalle attività online, influenzando la narrazione e la personalizzazione dei contenuti. Open Data → Permette l’accesso libero ai dati, spesso provenienti dalle pubbliche amministrazioni (PA). L’apertura dei dati pubblici è un elemento chiave per: ○ Creare database utili al giornalismo. ○ Aumentare la trasparenza delle istituzioni. ○ Superare le difficoltà di accesso ai dati in Italia, dove la disponibilità di informazioni ufficiali è spesso limitata. 1.2 Che cosa è diventato il data journalism Il termine data journalism comprende diverse pratiche di raccolta, analisi e visualizzazione dei dati. Nikky Usher introduce il concetto di giornalismo interattivo, dove il lettore è coinvolto attivamente grazie a visualizzazioni dinamiche e strumenti interattivi. Esistono riconoscimenti specifici per il settore, come il Data Journalism Award, che premia i migliori progetti in diverse categorie: Visualizzazione → Capacità di rappresentare i dati in modo chiaro e accessibile. Valore investigativo → Uso dei dati per scoprire e raccontare storie di rilevanza pubblica. Capacità di fornire dati open → Progetti che favoriscono la condivisione e la riutilizzabilità delle informazioni. 22 1.3 Cosa serve affinché il data journalism diventi stabile e duraturo? Per affermarsi, il data journalism deve essere sostenuto su più livelli: Politico → Maggiore trasparenza da parte dei governi e una cultura dell’open data più solida. Economico → Investimenti delle aziende editoriali per sviluppare competenze e strumenti adeguati. Culturale → Lettori sempre più abituati a un’informazione basata su dati, interattiva e verificabile. Per i lettori, i vantaggi del data journalism sono molteplici: maggiore comprensione, contestualizzazione dei fatti, precisione e, in alcuni casi, anche un’esperienza più coinvolgente e intuitiva. ANDERSON distingue due approcci fondamentali: Records → Indagini basate su documenti e dataset strutturati. Reports → Indagini basate su interviste e raccolta diretta di informazioni. L’unione di questi metodi rende il data journalism un potente strumento per l’informazione moderna, capace di individuare tendenze, scoprire correlazioni e raccontare storie in modo innovativo e approfondito. Capitolo 2 – Il commento è libero, ma i fatti sono sacri. Come è nato il data journalism Il data journalism nasce come evoluzione del giornalismo di precisione, un approccio che utilizza l’analisi dei dati per rafforzare l’accuratezza dell’informazione. Inizialmente basato su piccole basi di dati, con il tempo ha integrato tecnologie più avanzate come machine learning e big data. La diffusione degli open data ha accelerato questa trasformazione, rendendo i dati più accessibili e aumentando il loro impatto sul giornalismo. 2.1 I pionieri L’uso dei dati nella stampa ha radici lontane. Già nel 1821, il Guardian pubblicò una tabella sulle scuole di Manchester, mentre nel 1848, Horace Greeley del New York Daily Tribune condusse un’inchiesta sui rimborsi spese dei parlamentari. Questi esempi dimostrano come il giornalismo basato sui dati abbia origini anglosassoni, anticipando di oltre un secolo l’avvento del data journalism moderno. 23 2.2 La data visualization La visualizzazione dei dati è un elemento fondamentale del data journalism, perché rende i numeri più comprensibili e accessibili al pubblico. Tra i primi pionieri troviamo: Florence Nightingale → Nel 1858 usò un diagramma a cunei per dimostrare l’impatto delle condizioni igieniche sulla mortalità nei campi militari. Charles Booth → Creò mappe sulla povertà di Londra, permettendo di visualizzare le disuguaglianze sociali. Questi lavori dimostrano come i dati possano raccontare storie potenti attraverso rappresentazioni visive efficaci. 2.3 Gli esordi computazionali e il giornalismo di precisione Negli anni '50, l’introduzione dei calcolatori segna una svolta per il giornalismo. Philip Meyer, giornalista e ricercatore, introduce il concetto di giornalismo di precisione, applicando metodi scientifici all’inchiesta giornalistica. Questo approccio ha permesso di ottenere risultati più accurati e verificabili, portando persino al premio Pulitzer per alcune inchieste basate sui dati. 2.4 Il NICAR e il Guardian Data Blog Negli anni successivi, istituzioni come il National Institute for Computer-Assisted Reporting (NICAR) e il Centre for Investigative Journalism (CIJ) hanno contribuito alla diffusione del data journalism. Nel 2005, il Freedom of Information Act (FOIA) ha facilitato l’accesso alle informazioni pubbliche, spingendo molte testate a investire nell’analisi e nella visualizzazione dei dati. Un esempio di successo è il Guardian Data Blog, uno dei primi progetti a dimostrare il potenziale del data journalism su larga scala. 2.5 Gli esordi in Italia In Italia, il data journalism inizia a svilupparsi nel 2012, con progetti pionieristici come: “Patrie Galere” di Jacopo Ottaviani, un’indagine sulle carceri italiane. “Scuole Sicure” di Guido Romeo, Marco Boscolo ed Elisabetta Tola, che analizza la sicurezza degli edifici scolastici. Iniziative come datajournalism.it, Data Ninja e Spaghetti Open Data hanno giocato un ruolo cruciale nella crescita del settore, promuovendo l’uso dei dati nelle inchieste giornalistiche. 24 Capitolo 3 – Dai dati all’informazione I colossi digitali come Google, Facebook, Apple, Microsoft e Amazon competono per offrire servizi gratuiti che permettono di pubblicare, conservare e condividere contenuti. Il vero obiettivo di queste aziende, però, è raccogliere e valorizzare i dati a fini commerciali. Questo solleva importanti questioni su privacy, controllo dei dati e trasparenza, mettendo in discussione il ruolo di governi e istituzioni nel regolamentare il settore. 3.1 Evincere una storia dai dati I dati sono una fonte preziosa, ma non sempre raccontano la verità assoluta. Dati incompleti o errati possono portare a conclusioni fuorvianti. Il passaggio dai dati all’informazione è un processo interpretativo, dove lo stesso dataset può generare narrazioni diverse. Un esempio tipico sono i sondaggi di opinione, che possono essere facilmente manipolati cambiando il campione analizzato o il modo in cui vengono presentati i risultati. Per questo motivo, è essenziale che il data journalism segua criteri rigorosi di verifica e contestualizzazione, evitando interpretazioni distorte o fuorvianti. 3.2 Errori comuni nell'interpretazione dei dati L’analisi dei dati può portare a interpretazioni errate o manipolazioni intenzionali. Alcuni degli errori più comuni nel data journalism includono: Cherry Picking → Selezionare solo i dati che confermano una tesi, ignorando quelli che la contraddicono. Questo approccio può distorcere la realtà e alimentare narrazioni parziali o fuorvianti. Correlazione non implica causalità → Due variabili possono essere correlate senza che una sia la causa dell’altra. Esistono correlazioni spurie, dovute al caso o a fattori esterni non considerati. Manipolazione delle statistiche → La presentazione dei dati può essere soggettiva. Le percentuali, i grafici e i valori assoluti possono essere utilizzati per enfatizzare o sminuire determinati aspetti. La trasparenza è essenziale per evitare distorsioni. Bias negli algoritmi → Gli algoritmi non sono neutri e possono riflettere i pregiudizi di chi li ha creati. Un caso noto è l’algoritmo COMPAS negli Stati Uniti, criticato per aver classificato in modo differente i cittadini bianchi e neri nel sistema giudiziario, evidenziando problemi di equità e discriminazione. 3.3 Conclusioni L’interpretazione corretta dei dati richiede consapevolezza delle scelte fatte nel processo di analisi. Chi racconta storie basate sui dati deve essere in grado di riconoscere questi errori e evitarli, garantendo un’informazione completa, trasparente e attendibile. 25 CAPITOLO 4 – DATA JOURNALISM: OLTRE I CONFINI DELLA REDAZIONE Nonostante il data journalism sia sempre più presente nelle redazioni, il suo sviluppo è rallentato da diversi ostacoli. Tra i principali fattori di resistenza troviamo: 1. Le strutture organizzative, che spesso non sono pronte a integrare nuove figure professionali come analisti di dati e programmatori. 2. I principi etici del data journalism, come apertura e trasparenza, che possono entrare in conflitto con il giornalismo tradizionale. 3. La cultura giornalistica consolidata, ancora legata a metodi e routine meno orientate all’uso dei dati. 4.1 Organizzazioni e pratiche editoriali Le redazioni sono ambienti complessi, e l’introduzione del data journalism modifica i processi produttivi e i valori editoriali. Alcune testate hanno creato team dedicati, composti da: Un giornalista, che racconta la storia. Un programmatore, che raccoglie ed elabora i dati. Un esperto di visualizzazione, che presenta le informazioni in modo chiaro e accessibile. Nelle redazioni più piccole, le risorse limitate spesso costringono a preferire giornalisti con competenze multiple, capaci di gestire sia la parte analitica che quella narrativa. 4.2 Principi di apertura e trasparenza Il data journalism si distingue dal Computer-Assisted Reporting (CAR) perché promuove la pubblicazione dei dati grezzi, permettendo ai lettori di verificare e riutilizzare le informazioni. L’approccio open source ha influenzato questa filosofia, favorendo: Condivisione dei dataset Partecipazione attiva del pubblico Sperimentazione e innovazione nel racconto dei dati 4.3 Una contro-cultura giornalistica Il data journalism ha sviluppato una propria identità, diversa da quella del giornalismo tradizionale. Molti data journalist provengono da ambienti esterni alle redazioni, come il mondo accademico o quello tecnologico. A livello internazionale, l’importanza della collaborazione è sempre più riconosciuta. Un esempio è il progetto European Data Journalism Network, che unisce diverse testate europee per condividere risorse e metodologie nel campo del data journalism. 26 4.4 Conclusioni Il data journalism sta trasformando le strutture organizzative, introducendo nuovi principi di trasparenza e collaborazione. Tuttavia, ci sono ancora sfide da affrontare, come il miglioramento dell’accesso ai dati delle pubbliche amministrazioni e delle piattaforme digitali, che spesso non sono soggette a leggi sulla trasparenza come il Freedom of Information Act (FOIA). CAPITOLO 5 – GIORNALISMO AUTOMATIZZATO E IMMERSIVO L’abbondanza di dati e l’uso crescente degli algoritmi stanno trasformando il giornalismo, rendendo il digitale fondamentale nella produzione e distribuzione delle notizie. 5.1 Mediatizzazione del giornalismo La mediatizzazione descrive il cambiamento sociale legato all’evoluzione dei media. Il data journalism sta sperimentando nuove tecnologie come realtà virtuale, robot journalism e data-driven stories, rendendo i processi automatizzati sempre più centrali nell’economia e nelle decisioni statali. 5.2 Giornalismo automatizzato Il robot journalism utilizza algoritmi per creare automaticamente articoli basati su dati strutturati, migliorando velocità e precisione. Esempi concreti sono: Quill, una piattaforma che genera contenuti automaticamente. Associated Press, che usa software per creare rapporti finanziari e sportivi. Tuttavia, la personalizzazione estrema delle notizie e la mancanza di trasparenza negli algoritmi sollevano questioni etiche. 5.3 Giornalismo immersivo Il giornalismo immersivo sfrutta tecnologie come droni, realtà aumentata e realtà virtuale per offrire esperienze informative più coinvolgenti. Queste innovazioni permettono un nuovo modo di raccontare i fatti, ma pongono anche problemi di privacy e manipolazione delle informazioni. 5.4 Conclusioni Il data journalism aiuta a ridurre l’asimmetria informativa, promuovendo trasparenza e accountability. Tuttavia, pone sfide legate a privacy, etica e sostenibilità economica. L’uso di tecnologie avanzate può rafforzare il ruolo del giornalismo come strumento di indagine e controllo del potere. 27 CAPITOLO 6 – DATA JOURNALISM E DEMOCRAZIA DELLA RESPONSABILITÀ Il giornalismo è spesso definito "quarto potere", con il compito di vigilare sulle istituzioni e informare il pubblico. Questo concetto, introdotto da Edmund Burke, è oggi riconosciuto in molte democrazie avanzate, dove i giornalisti godono di protezioni specifiche, come il Primo Emendamento negli USA o il Freedom of Information Act (FOIA). Tuttavia, non sempre i media riescono a svolgere adeguatamente questa funzione, soprattutto quando mancano accesso ai dati, risorse o un pubblico attento e consapevole. 6.1 CAR, data journalism e il quarto potere L’uso dei dati nel giornalismo non è nuovo, ma con l’introduzione del Computer Assisted Reporting (CAR), l’analisi statistica è diventata una pratica consolidata. Oggi, il data journalism ha ampliato questa tradizione, permettendo di raccontare storie attraverso dataset complessi e strumenti digitali avanzati. Questo aiuta i giornalisti a: Monitorare il potere e i processi democratici Condurre indagini più approfondite grazie all’accesso a database pubblici Fornire un’informazione più trasparente e verificabile Tuttavia, per essere efficace, il data journalism ha bisogno di un pubblico attivo e interessato. 6.2 Una nuova forma di accountability journalism? Il giornalismo basato sui dati rafforza il ruolo del watchdog, aiutando i media a controllare il potere con maggiore precisione. Un esempio è l’indagine di Craig Butt per The Age di Melbourne, che ha utilizzato dataset sui redditi familiari e sulla spesa per quartiere per rivelare la dipendenza dal gioco d’azzardo nelle aree più svantaggiate. Questi strumenti permettono di analizzare fenomeni sociali con dati concreti, aumentando l’impatto delle inchieste giornalistiche. 6.3 Miglior storytelling, più engagement Il giornalismo digitale offre nuove modalità di interazione con il pubblico, grazie a: Contenuti generati dagli utenti Social media e commenti Link e condivisioni Il data journalism, in particolare, sfrutta mappe e grafici interattivi, permettendo ai lettori di personalizzare l’esperienza informativa. Un esempio è The Guardian, che ha usato il crowdsourcing per verificare documenti e rendere le sue data stories più partecipative. 28 6.4 Successi di visualizzazione La combinazione tra visualizzazione dati e interattività apre la porta a un numero infinito di storie, coinvolgendo il pubblico su più livelli. Grazie alle nuove tecnologie, il data journalism ha trasformato il modo in cui le informazioni vengono presentate e comprese, rendendole più accessibili e coinvolgenti. 6.5 Conclusioni Con la crescente digitalizzazione della società, il data journalism sta diventando uno strumento sempre più essenziale, sia per le indagini giornalistiche, sia per il coinvolgimento del pubblico. Tuttavia, rimane una sfida: attualmente, il giornalismo basato sui dati raggiunge principalmente un pubblico di nicchia, sollevando interrogativi su quanto possa realmente influenzare il dibattito pubblico in un’epoca di post-verità. CAPITOLO 7 – LE FONTI DEI DATI: DALLE RADICI AI FRUTTI Il data journalism si basa sulla qualità delle fonti. Le più affidabili sono le grandi organizzazioni statistiche, come ISTAT in Italia, EUROSTAT per l’Europa e l’OCSE, che forniscono dati su vari temi economici, sociali e ambientali. 7.1 Dati già cucinati Molti siti ufficiali organizzano i dati per temi e categorie, rendendo facile la ricerca attraverso motori interni. I file sono scaricabili in formati come.xls e.csv, e in caso di dati mancanti, si può contattare l’help desk dell’ente. 7.2 Documenti precotti Alcuni dati sono pubblicati in formato PDF, rendendone difficile l’estrazione. Per trasformarli in file editabili si possono usare strumenti come Tabula o Knight-Mozilla OpenNews, che permettono di selezionare e convertire le informazioni in un formato utilizzabile. 7.3 Gli ingredienti crudi dei dati Spesso i dati completi sono inclusi in paper accademici o documenti scannerizzati. In questi casi, si possono utilizzare strumenti OCR (Optical Character Recognition) come ABBYY FineReader per estrarre il testo e trasformarlo in un dataset. 7.4 Numeri da grattugiare Quando i dati sono pubblicati solo su pagine web senza la possibilità di scaricarli, è necessario ricorrere allo scraping, ovvero l’estrazione automatizzata delle informazioni. Esempi di utilizzo dello scraping: Scuole in Chiaro → un progetto che raccoglie dati sulle scuole italiane. Dollars for Docs di ProPublica → un’inchiesta sui pagamenti delle case farmaceutiche ai medici. 29 7.5 Dati seminati e dati raccolti Se un dataset non esiste, i giornalisti possono raccogliere i dati autonomamente, ad esempio attraverso form di Google o sondaggi. Tuttavia, questa metodologia presenta problemi di selection bias, ovvero il rischio di ottenere un campione non rappresentativo della popolazione. CAPITOLO 8 – MAPPING: ELEMENTI DI CARTOGRAFIA DIGITALE L’uso delle mappe nel giornalismo ha una lunga storia. Nel 1854, John Snow utilizzò una mappa per mostrare la diffusione del colera a Londra, rivelando che l’acqua era il veicolo della malattia. Oggi, il data journalism sfrutta le mappe digitali per evidenziare pattern e correlazioni. 8.1 Dalla carta al digitale: le mappe interattive Il digitale ha rivoluzionato la cartografia, rendendo le mappe interattive e più accessibili. Oggi è possibile integrare grafici e dataset per raccontare storie in modo più intuitivo e coinvolgente. 8.2 Dataset geografici Per creare una mappa interattiva è necessario un dataset geografico, che può essere realizzato con strumenti come Excel o Google Spreadsheet. 8.3 Dal dataset alla mappa Esistono piattaforme che permettono di visualizzare i dati su mappe, tra cui: FusionTables Carto Il processo per creare una mappa prevede: 1. La preparazione del dataset 2. Il caricamento su un software di cartografia 3. La configurazione della mappa e delle informazioni da mostrare 4. La pubblicazione e condivisione con il pubblico 8.4 Geolocalizzazione di unità amministrative Nell’Unione Europea, le aree amministrative sono classificate con il sistema NUTS. Strumenti come Carto permettono di realizzare mappe choropleth, che colorano le aree in base a valori numerici. Per livelli di dettaglio maggiori, si possono scaricare tabelle dei poligoni dai database geografici e combinarle con altri dati. Conclusione Citare sempre la fonte dei dati è essenziale per garantire trasparenza e credibilità nel giornalismo basato sui numeri. 30 CAPITOLO 9 – DATA VISUALIZATION Le visualizzazioni dei dati sono strumenti essenziali per il data journalism. Non solo catturano l'attenzione, ma aiutano anche a comprendere informazioni complesse in modo immediato ed efficace. Attraverso grafici, mappe e diagrammi, è possibile individuare connessioni, pattern e anomalie che potrebbero sfuggire in una semplice tabella numerica. 9.1 Perché visualizzare? In un mondo caratterizzato da un sovraccarico informativo, è sempre più difficile mantenere alta l’attenzione del pubblico. La visualizzazione offre un accesso rapido e intuitivo ai dati, permettendo di trasmettere informazioni in modo più efficace rispetto a un testo tradizionale. 9.2 Visualizzare le news: l’innovazione di Otto Neurath Negli anni '30, Otto Neurath sviluppò il sistema ISOTYPE, che utilizzava pittogrammi per rappresentare i dati in modo semplice e comprensibile. Questo metodo ha dimostrato l’importanza della comunicazione visiva accessibile, anticipando le moderne infografiche. 9.3 Information overload e pregiudizio di conferma L’abbondanza di informazioni online ha ridotto il confine tra produttori e consumatori di notizie, portando a una diffusione incontrollata di contenuti. Fenomeni come il clickbait e le filter bubble aumentano il rischio di manipolazione dell’informazione, spingendo l’utente verso contenuti che confermano i suoi pregiudizi. 9.4 Visualizzazioni come metafore visive Secondo Edward Tufte, una buona visualizzazione deve essere chiara, incisiva e mettere in evidenza i dati più rilevanti. Un esempio efficace è la rappresentazione della distribuzione dei ristoranti italiani e cinesi a Bolzano, che ha permesso di analizzare la dinamica culturale della città. 9.5 Gli errori da evitare Per creare visualizzazioni efficaci, è importante evitare alcuni errori comuni: Evitare scale differenti che possono distorcere la percezione dei dati. Iniziare gli assi dal valore zero per rappresentare correttamente le variazioni. Eliminare effetti tridimensionali superflui che rendono la lettura meno intuitiva. Usare una legenda chiara per facilitare l'interpretazione. Mettere in risalto i dati più importanti, evitando distrazioni grafiche inutili. 9.6 Quando rompere le regole Una volta assimilate le regole di base, è possibile sperimentare con soluzioni visive più originali per rendere le storie memorabili. Il lavoro di Nigel Holmes, ad esempio, ha mostrato come una presentazione grafica creativa possa aumentare il coinvolgimento del pubblico. 31 9.7 Strumenti per la visualizzazione Non esiste un unico strumento perfetto per tutte le esigenze. Alcuni dei più usati sono: Datawrapper → Per grafici semplici e interattivi. Raw Graphs → Basato su D3.js, utile per visualizzazioni avanzate. Carto e Mapbox → Per creare mappe interattive. D3.js → Libreria JavaScript avanzata per grafiche personalizzate. Timeline.js → Per rappresentazioni temporali di eventi. CAPITOLO 10 – PIATTAFORME PER IL WHISTLEBLOWING DIGITALE Negli ultimi anni, il giornalismo investigativo ha adottato strumenti digitali per proteggere le fonti anonime. Le piattaforme di whistleblowing permettono una comunicazione sicura tra informatori e giornalisti, garantendo anonimato e privacy. 10.1 Il legame tra whistleblowing digitale e data journalism Casi come WikiLeaks e i Panama Papers hanno dimostrato il potenziale del whistleblowing nel rivelare scandali globali. Documenti trafugati da fonti interne hanno portato alla luce corruzione, evasione fiscale e abusi di potere, rendendo questi strumenti cruciali per il giornalismo investigativo. 10.2 Strumenti di crittografia e piattaforme di whistleblowing Due delle principali piattaforme per il whistleblowing sono: GlobaLeaks → Sviluppato nel 2010, sfrutta la rete Tor per proteggere l’anonimato delle fonti. È usato da organizzazioni indipendenti e testate investigative. SecureDrop → Creato dalla Freedom of the Press Foundation, è utilizzato da grandi giornali come il Washington Post per raccogliere segnalazioni in modo sicuro. Entrambi i sistemi utilizzano crittografia avanzata, rendendo molto difficile intercettare o tracciare le comunicazioni. 10.3 Diversi approcci al whistleblowing digitale Le testate giornalistiche adottano strategie diverse per gestire le informazioni ricevute: Alcune pubblicano direttamente i documenti ricevuti, come ha fatto WikiLeaks. Altre analizzano i dati prima della pubblicazione, collaborando con esperti per evitare errori. Alcune organizzazioni coinvolgono più media partner, condividendo i dati per massimizzare l’impatto dell’inchiesta. 32 10.4 Hackerare il giornalismo: la fusione tra hacker e reporter L’uso della crittografia e della cybersecurity nel giornalismo è frutto dell’integrazione tra la cultura giornalistica e quella degli hacker etici. Figure come Julian Assange e Edward Snowden hanno evidenziato come le competenze informatiche possano essere utilizzate per sfidare il potere e rivelare verità scomode. Il giornalismo moderno, quindi, non si limita più alla raccolta di informazioni, ma deve anche proteggere le fonti e i dati sensibili in un ambiente digitale sempre più sorvegliato. CAPITOLO 11 – LE LICENZE CREATIVE COMMONS La pubblicazione e la condivisione di contenuti online sono spesso soggette a restrizioni legate al diritto d'autore. Le licenze Creative Commons (CC) offrono una soluzione flessibile, permettendo agli autori di stabilire le condizioni con cui il loro materiale può essere riutilizzato legalmente. 11.1 Il diritto d’autore nel giornalismo e nei contenuti online Molti editori online utilizzano il diritto di cronaca per pubblicare contenuti prodotti dagli utenti senza autorizzazione, spesso violando il diritto d'autore. Un caso emblematico è stato il Corriere della Sera, che nel 2015 ha pubblicato un instant book sull'attentato a Charlie Hebdo senza il consenso dei creatori dei materiali usati. 11.2 Il sistema normativo italiano In Italia, il diritto d’autore è regolato da una legge del 1941, con norme specifiche sulla riproduzione di fotografie e documenti ufficiali. Tuttavia, nella pratica giornalistica, queste regole vengono spesso ignorate o interpretate in modo elastico. 11.3 È possibile una tutela globale delle opere digitali? Con la diffusione di Internet, è diventato necessario definire standard internazionali per la tutela del diritto d’autore. La Convenzione di Berna del 1886 è stato uno dei primi tentativi di armonizzare queste normative a livello globale. 11.4 Dallo sviluppo del copyleft alle Creative Commons L'idea di un diritto d'autore più aperto e flessibile nasce con il concetto di copyleft, promosso da Richard Stallman, che ha sviluppato le quattro libertà fondamentali del software libero. Successivamente, Lawrence Lessig ha creato le licenze Creative Commons, che permettono agli autori di stabilire regole personalizzate per l'uso delle loro opere. 11.5 Le sei licenze Creative Commons Le licenze CC si dividono in due categorie principali: Open → Permettono un utilizzo ampio dei contenuti. Closed → Impongono limitazioni più rigide, come il divieto di uso commerciale. Tutte le licenze prevedono l’obbligo di attribuzione (BY), e possono includere altre clausole per adattarsi alle necessità dell’autore. 33 11.6 Casi d’uso nel giornalismo Diverse testate e piattaforme editoriali adottano licenze Creative Commons per favorire la diffusione delle notizie. Progetti come GroundReport e Chicago Stories ne fanno uso per condividere contenuti verificati, garantendo la trasparenza e la disseminazione dell'informazione. 11.7 Open data e pubblica amministrazione Il Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) stabilisce che i dati pubblicati sui siti delle amministrazioni siano considerati open data, a meno di specifiche restrizioni. Questo principio di "Open Data by Default" è fondamentale per favorire la trasparenza e garantire l’accesso pubblico alle informazioni. CAPITOLO 12 – FREEDOM MA NON TROPPO: IL FOIA ITALIANO La tensione tra trasparenza e privacy è al centro del Freedom of Information Act (FOIA), che garantisce ai cittadini il diritto di accedere agli atti pubblici. Tuttavia, in Italia, questa normativa presenta ancora molte limitazioni. 12.1 Il problema della trasparenza nella pubblica amministrazione In ogni democrazia, la trasparenza è fondamentale per garantire il controllo dell’operato delle istituzioni. In Italia, il sistema amministrativo è complesso e burocratico, rendendo spesso difficile accedere alle informazioni. 12.2 Il FOIA: un modello americano poco applicato in Italia Negli Stati Uniti, il FOIA è stato introdotto nel 1966, e nel 1996 è stato aggiornato con l'eFOIA per includere contenuti digitali. In Italia, la Legge 241 del 1990 ha permesso un primo accesso agli atti amministrativi, ma con molte restrizioni. La riforma del 2016 non ha eliminato completamente questi limiti, lasciando ancora ampie zone d’ombra. 12.3 Confusione normativa e limiti di accesso L'accesso ai dati pubblici in Italia è regolato da diverse normative, tra cui: Legge 241/1990 Decreto legislativo 33/2013 Disegno legislativo 97/2016 Tuttavia, esistono molte eccezioni, tra cui la protezione della sicurezza nazionale, delle relazioni internazionali e dei dati personali. La mancanza di chiarezza normativa spesso limita il diritto di accesso effettivo ai dati. 12.4 L’era degli algoritmi e il rischio di opacità Oggi, il controllo delle informazioni non riguarda solo i documenti amministrativi, ma anche l’uso di algoritmi decisionali da parte della pubblica amministrazione. Una sentenza del TAR del Lazio del 2017 ha obbligato il Ministero dell’Istruzione a rendere pubblici gli algoritmi usati per il trasferimento dei docenti. Questo dimostra l’importanza del FOIA nel garantire trasparenza anche sulle decisioni automatizzate che influenzano la vita dei cittadini. 34 CAPITOLO 13 – IDENTIKIT DEL DATA JOURNALIST ITALIANO Il data journalism ha iniziato a diffondersi in Italia nel 2012, portando alla crescita di una nuova generazione di giornalisti specializzati nell’analisi e nell’uso dei dati. 13.1 Freelance o redattori? Nel panorama giornalistico internazionale esistono due modelli principali: Journo-coder (USA) → Il giornalista ha anche competenze di programmazione. Modello tripolare (Europa) → Il lavoro è diviso tra giornalista, analista dati e sviluppatore. In Italia, il data journalism segue due modelli organizzativi: 1. Sub-contracting → Le testate affidano il lavoro a freelance o agenzie esterne, come Data Ninja o Datajournalism.it. 2. Produzione interna → Alcune redazioni investono in sezioni dedicate, ma spesso mancano le competenze tecniche. 13.2 General o investigative? Il data journalism può assumere due forme principali: General Data Journalism (GDT) → Analizza dati pubblici già disponibili. Investigative Data Journalism (IDJ) → Richiede ricerca approfondita e verifica dei dati. Progetti come "Confiscati Bene" dimostrano come la collaborazione tra redazioni e giornalisti freelance possa migliorare la qualità delle inchieste. 13.3 Data-driven o hypothesis-driven? Le inchieste basate sui dati possono nascere in due modi: Hypothesis-driven → Si parte da un’ipotesi giornalistica e si cercano dati per confermarla o smentirla. Data-driven → I dati stessi guidano l’inchiesta, portando alla scoperta di nuove storie. Spesso, i due approcci si sovrappongono, come dimostrato dall’inchiesta "Il prezzo dell’amianto", che ha unito ricerca ipotetica e analisi approfondita dei dati disponibili. 35 CAPITOLO 14 – I DATI NELLE REDAZIONI: UN’INDAGINE DI SFONDO Il data journalism in Italia è ancora una pratica di nicchia, con circa 2.000 giornalisti specializzati in questo settore. Il loro lavoro si distingue dal web journalism, poiché richiede competenze tecniche avanzate e una conoscenza approfondita della gestione e analisi dei dati. 14.1 Chi sono i data journalist italiani? I giornalisti che lavorano con i dati possiedono competenze linguistiche e informatiche superiori alla media, spesso acquisite attraverso esperienza diretta o formazione accademica avanzata. Questa nicchia professionale si contraddistingue per un approccio più analitico all’informazione e una maggiore familiarità con strumenti digitali e software di analisi. 14.2 Formazione e competenze I data journalist dimostrano una forte capacità di adattamento alla tecnologia e all’innovazione. Molti di loro si formano in maniera autonoma o attraverso percorsi accademici specifici, sviluppando abilità che vanno oltre la scrittura tradizionale. L’utilizzo di fonti digitali e di strumenti per il trattamento dei dati è una caratteristica distintiva di questa professione. 14.3 L’accesso ai dati e l’importanza delle fonti Disporre di accesso diretto ai dati e conoscere le tecniche per analizzarli offre ai giornalisti un vantaggio significativo nella produzione di inchieste approfondite. Tuttavia, il data journalism richiede anche una rigorosa gerarchia delle fonti, per garantire l’attendibilità e la trasparenza delle informazioni utilizzate. 14.4 Conclusioni Nonostante il crescente interesse per il data journalism, i giornalisti specializzati nei dati rappresentano solo il 6% del totale in Italia. Questo evidenzia una scarsa diffusione della cultura dei dati aperti, attribuibile sia alla specificità della professione sia alla mancanza di una mentalità orientata alla trasparenza e alla condivisione delle informazioni pubbliche. 36