I percorsi di vita - Riassunto del libro PDF

Document Details

VibrantGodel

Uploaded by VibrantGodel

Università degli Studi di Cagliari

Tags

psychology developmental psychology life course social psychology

Summary

Questo riassunto del libro "I percorsi di vita" esplora le storie di tre donne italiane, Maria, Laura ed Elena, e i loro percorsi di vita, analizzando come gli eventi storici e il contesto familiare influenzano le scelte e le esperienze individuali. Il libro approfondisce il paradigma dei percorsi di vita, partendo dalla psicologia dello sviluppo e dalla sociologia del percorso di vita.

Full Transcript

lOMoARcPSD|42623195 I percorsi di vita - riassunto del libro Psicologia Dello Sviluppo (Università degli Studi di Cagliari) Scan to open on Studocu Studocu is not sponsored or endorsed by any college or univer...

lOMoARcPSD|42623195 I percorsi di vita - riassunto del libro Psicologia Dello Sviluppo (Università degli Studi di Cagliari) Scan to open on Studocu Studocu is not sponsored or endorsed by any college or university Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 I percorsi di vita Dall'adolescenza alla vecchiaia Cap. 1 Tre vite 1. Maria Nata nel 1908 in un paese tra le montagne della Valtellina, proviene da una famiglia modesta: il padre contadino e la madre si occupa dei figli, del giardino e lavora come donna di servizio a ore. Negli anni 20, le condizioni di vita della famiglia sono particolarmente dure. Maria è costretta fin da piccola ad aiutare i genitori nel lavoro nei campi, abbandonando la scuola. A 17 anni conosce Luigi, un 20enne che vive nello stesso paese. Luigi ha ereditato dal padre un piccolo podere di montagna difficilmente sfruttabile. Malgrado i problemi, nel 1926 i due si sposano e Maria resta subito incinta. Seguono 8 gravidanze in 15 anni, una dopo l’altra(due moriranno). A metà degli anni 30 la situazione economica si aggrava e il futuro appare sempre più incerto. Nel 1939, Luigi, padre di sette figli, è esentato dall' arruolamento. Maria, oltre a contribuire al lavoro nei campi, si occupa delle faccende domestiche e accudisce i figli. Durante la guerra, le difficoltà economiche della famiglia peggiorano, anche se il contrabbando con la Svizzera aumenta le entrate. Nonostante questo il clima familiare è sempre più teso e Luigi, quando beve, tende a diventare violento. Poco dopo la fine della guerra, Maria, Luigi e i figli si trasferiscono in pianura, acquistando un piccola proprietà nella zona di Varese. I figli maggiori trovano un posto in fabbrica e la vita si fa meno dura. Lavorando senza sosta, Luigi riesce a costruire una piccola abitazione, facendo fruttare il suo modesto patrimonio. Purtroppo a 50 anni, l’uomo perde una gamba in un incidente di lavoro e non può più occuparsi dei campi. Nessuno dei figli è intenzionato a succedergli: i maschi preferiscono continuare a fare gli operai nelle industrie lombarde, ele femmine hanno già fatto famiglia. Dopo aver venduto a buon prezzo i terreni, Maria e Luigi vanno a vivere con i figli più piccoli in una villetta costruita ai margini della proprietà. A 47 anni, Maria diviene nonna e la famiglia continua ad aumentare con regolarità, fino a raggiungere venti nipotini. Gli anni passano in fretta e, all’età di 80 anni, Luigi muore e i figli si disputano l'eredità. Maria non si lascia abbattere dalla morte di Luigi, né dai conflitti familiari, preferisce attendere che le dispute si esauriscano da sole. Conduce una vita molto regolare, scandita dalle uscite per andare a messa e dalle visite ai vari nipoti. Morirà a 92 anni, dopo che la demenza senile l’avrà costretta a trasferirisi in una casa di riposo. 2. Laura Nata alla fine degli anni Trenta in un piccolo paese dell'Italia meridionale, Laura è la quarta di cinque figli. La crisi economica degli anni 20-30 e le ingerenze del regime fascista hanno causato la rovina dell'importante azienda agricola posseduta dai genitori: gli impiegati sono stati licenziati e le proprietà vendute, a essi rimane solo una modesta abitazione e un piccolo appezzamento di terreno, coltivato per il fabbisogno della famiglia. Laura frequenta la scuola, ma nessuno la incoraggia ad applicarsi, perché l'istruzione non è ritenuta indispensabile per una ragazza, i genitori le garantiscono un'educazione artistica e musicale. Abbandonata la scuola, si occuperà delle faccende domestiche, guadagnando qualche soldo extra con lavori massacranti come la raccolta dei pomodori e delle olive. A 20 anni, Laura è una ragazza carina e i pretendenti non le mancano, ma lei sogna un uomo che condivida la sua passione per la lettura e sappia apprezzare la musica e la pittura.. Alla fine degli anni 50, la situazione economica dell'Italia meridionale è estremamente precaria. Laura legge l'annuncio di un'offerta di lavoro in Svizzera romanda. La prospettiva di emigrare la spaventa, ma la famiglia insiste, allettata dall'idea di uno stipendio fisso. Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 Consapevole che nulla la trattiene al paese, a 24 anni Laura accetta di partire accompagnata da una sorella. In Svizzera, le condizioni di vita si rivelano altrettanto dure. Il lavoro in fabbrica è faticoso e ripetitivo, talvolta pericoloso. Laura e la sorella trovano alloggio in uno dei tanti capannoni di fortuna, montati rapidamente per accogliere la manodopera straniera. Gli emigranti sono stipati in stanze minuscole, ma le due ragazze non si lasciano abbattere; sostenendosi a vicenda, scoprono un mondo sconosciuto. In fabbrica, Laura ha notato un giovane ingegnere impiegato nell'ufficio tecnico, Paul che si innamora immediatamente di Laura, che si distingue per i suoi modi raffinati. Negli anni 60, non è certo prassi comune per un promettente ingegnere svizzero sposare un'emigrante italiana che parla a malapena francese. Fortunatamente, la famiglia di Paul non si preoccupa di quello che dirà la gente e accoglie Laura come una figlia e poco tempo dopo viene organizzato il matrimonio. La sorella di Laura si sistema in un appartamento non lontano. Inizialmente la coppia non naviga certo nell'oro. A 28 anni, dopo la nascita del primo figlio, Laura smette di lavorare, perché «logicamente» è il marito che dovrà far carriera. Entrambi avrebbero desiderato una famiglia numerosa ma, dopo una seconda difficile gravidanza quattro anni più tardi, non arriveranno altri figli. Grazie alle sue doti e al sostegno della moglie, Paul giunge rapidamente al vertice della scala gerarchica ed è nominato direttore di una grande impresa. Laura, anima del focolare, fa la sua parte allevando i figli e preoccupandosi di garantire alla famiglia una casa confortevole. Gli anni passano e i figli si rendono autonomi. Laura vorrebbe riprendere a lavorare, ma cosa può fare una casalinga di mezza età che non è nemmeno in grado di scrivere correttamente in francese? L'arrivo dei nipotini le permetterà forse di compensare questa insoddisfazione, riempiendo i vuoti delle sue giornate con nuovi progetti di vita. 3. Elena Elena è nata alla fine degli anni 60 nella periferia di Bologna, da genitori con un livello di istruzione elevato: il padre dirige l'impresa di famiglia, mentre la madre è casalinga. Seguendo la strada tracciata dai genitori, la carriera scolastica di Elena procede senza difficoltà, fino al superamento a pieni voti dell'esame di maturità. Durante l'adolescenza, la ragazza adotta un look punk, ma il suo abbigliamento non suscita la disapprovazione della madre, una ex sessantottina con la passione per gli abiti eccentrici. A 17 anni, Elena si mette con Roberto, un compagno di liceo, rapidamente integrato nella famiglia. Con la maturità in tasca, opta per un periodo di praticantato nello studio di un architetto amico del padre. L'anno dopo si iscrive ad architettura a Firenze, pur continuando a vivere nella casa dei genitori. Nel frattempo si conclude la relazione con Roberto: i due giovani non condividono più le passioni adolescenziali per la musica d'avanguardia e per le uscite con gli amici. Elena desidera un partner che sappia comprenderla meglio, e aspira a un avvenire differente, più ricco e intenso. Al termine del primo anno di architettura, si domanda se la carriera che ha scelto sia quella giusta per lei, e a 23 anni, Elena decide di cambiare rotta e si iscrive a psicologia. Dopo tre anni di avventure con ragazzi, sui banchi dell'università conosce Pietro, di qualche anno più giovane. Elena si laurea a 28 anni e rimane con Pietro fino alla conclusione del suo corso di studi. Appassionata di psicologia scolastica, approfondita durante il tirocinio, Elena cerca lavoro in un mercato già saturo. Dopo diversi mesi di tentativi infruttuosi, viene scelta per sostituire, durante il congedo per maternità, la psicologa di un centro dove ha già effettuato un periodo di pratica. Questa prima esperienza le consente, qualche mese più tardi, di trovare un posto in una città vicina. Terminati gli studi, anche Pietro è alla ricerca di un impiego, ma deve accontentarsi di sostituzioni temporanee. La coppia si barcamena per qualche anno finché, quando Laura ha 33 anni, i genitori le finanziano l'acquisto di un appartamento, dove i due vanno a vivere dopo il matrimonio. Pietro, utilizzando una delle stanze come studio, può dedicarsi all'attività privata. Entrambi concentrati sulla realizzazione professionale e desiderosi di mantenere la propria autonomia, Pietro ed Elena si ritrovano nel tempo libero, dedicandosi alla comune passione per lo sport. Quando la situazione lavorativa e finanziaria della coppia si stabilizza, un progetto a lungo rimandato Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 sembra finalmente realizzabile: a 35 anni, Elena dà alla luce una bambina. Decisa a non rinunciare alla professione, accetta l'aiuto della madre e della suocera, che durante le ore di lavoro si occupano alternativamente della bambina. Oggi Elena, a quasi quarant'anni, si interroga sull'opportunità di dare un fratellino o una sorellina alla figlia. 4. Tre percorsi dei nostri tempi. Maria, Laura ed Elena sono diventate adulte e hanno lasciato la casa dei genitori; si sono sposate e hanno avuto figli, scegliendo di rinunciare al lavoro o di mantenere l'attività professionale. Le esistenze di queste tre donne sono contrassegnate da eventi felici e spiacevoli, che le rendono uniche e ciascuna compie il proprio percorso.. Nonostante l'unicità dei percorsi, emergono logiche comuni: il peso dell'ambiente familiare d'origine; l'influenza del periodo storico; il ruolo degli uomini che le hanno amate, accompagnate e talvolta sfruttate; i condizionamenti derivati dal mercato del lavoro e dagli atteggiamenti dei contemporanei; le esigenze collegate al ruolo di madri; l'importanza del significato attribuito da ciascuna donna alla propria vita. I ricercatori specializzati nell'analisi dei percorsi di vita hanno il compito di individuare i meccanismi psicosociali che strutturano le traiettorie individuali. Studiare le vite umane e la loro cronologia è un'impresa complessa. I percorsi implicano dimensioni multiple e intercorrelate, che tuttavia non sempre evolvono parallelamente e a un ritmo comune. Nei brevi resoconti delle storie di Maria, Laura ed Elena, emergono le logiche alla base delle traiettorie collegate alla professione, alla famiglia, all'identità e alla salute. Oltre a osservare il marchio della storia, cogliamo l'influenza del coniuge, dei figli, dei parenti di vario grado e degli amici nell'orientare il destino. L'obiettivo di quest'opera è di chiarire le dimensioni sociali, psicologiche e storiche che spiegano le traiettorie di vita dei nostri contemporanei. Cap. 2 Percorsi di vita: una nuova prospettiva. Il paradigma dei percorsi di vita deriva dalla psicologia dello sviluppo nell’arco di vita(lifespan) e della sociologia del percorso di vita. Il percorso di vita individuale è composto da diversi tipi di traiettorie, contrassegnate da tappe e da transizioni. Tale paradigma prevede cinque principi fondamentali: 1) lo sviluppo per tutto il corso della vita; 2) la considerazione del contesto; 3) la temporalità degli eventi; 4) le vite collegate; 5) e l’intenzionalità. Un modello esplicativo si sviluppa in risposta a dei bisogni derivati dal contesto sociale. Gli eventi storici che hanno rivoluzionato la prima metà del 20esimo secolo, condizionano le esistenze di milioni di persone, che hanno contribuito alla comparsa, negli anni 60, di un nuovo paradigma, un’interpretazione dei fatti centrata sulla dimensione temporale delle vite umane. Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 La psicologia e la sociologia hanno contribuito in maniera determinante a tale evoluzione teorica. La prima metà del secolo scorso è stata determinata da eventi storici quali: le due GM, la risi degli anni 20, la depressione degli anni 30 e la nascita dei regimi totalitari. I primi studi sui percorsi di vita hanno indagato gli effetti prodotti sulle traiettorie di vita da specifici periodi storici. Questo filone di ricerca è emerso negli anni 60 nell’ambito della storia sociale, nata con lo scopo di approfondire i destini delle persone. L’esordio del 20esimo sec. è contrassegnato dal crollo definitivo delle strutture sociali tradizionali, sostituite da nuovi stili di vita. In passato la società era organizzata in gruppi gerarchici distinti e radicati, attualmente, invece, vi è un’estrema variabilità e indeterminatezza delle situazioni sociali. L’evoluzione verso una maggiore complessità delle strutture moderne suggerisce l’opportunità di approfondire la portata delle trasformazioni osservate nelle vite individuali. L’aumento della longevità con il declino della fertilità modifica la struttura anagrafica delle popolazioni occidentali. Con la riduzione della mortalità precoce, la vecchiaia si ‘’democratizza’’. Queste evoluzioni attribuiscono una nuova importanza alla questione dell’invecchiamento e allo studio del legame tra le differenti tappe dell’esistenza. 1. Il contributo della psicologia dello sviluppo Nella prima metà del 20esimo secolo, studiosi come Freud, Vygotskij e Piaget hanno elaborato teorie sullo sviluppo psichico, intellettuale o morale del bambino. Diverse sul contenuto e sugli obiettivi, sono accomunate però nella concezione dello sviluppo come una successione invariabile di stadi cumulativi, qualitativamente differenti. Il bambino passa da uno stadio all’altro secondo un ordine preciso e predeterminato, integrando nel corso di ciascuna tappa nuove acquisizioni, che vanno ad aggiungersi a quelle dello stadio precedente, fino al raggiungimento delle capacità di adulto. 1.1. Compiti evoluti di ciascuna tappa Le prime teorie sullo sviluppo dell’adulto vengono proposto solo verso la fine degli anni 50. Secondo autori come Erikson, Havighurst e Levinson, ciascuna età della vita è caratterizzata da possibilità di sviluppo e traguardi specifici. Il ciclo di vita è suddiviso in tappe gerarchiche: in ogni stadio, l’individuo svolge particolari compiti di sviluppo per poter passare allo stadio successivo. In base a questa prospettiva, il giovane adulto ha il compito di trovare un partner, imparare a convivere, mettere al mondo figli e prendersene cura. Un adulto di mezza età ha l'obbligo di assistere ai figli, far fronte alle responsabilità professionali, adempiere ai suoi doveri sociali e civici. Chi entra nella terza età deve accettare i segni dell'invecchiamento e adeguarsi alle necessità del resto della famiglia. Questo approccio ha il vantaggio di evidenziare le sfide specifiche che rendono l’individuo nelle differenti fasi della sua esistenza, ma trascura la variabilità delle situazioni individuali. 1.2. Psicologia dello sviluppo nell’arco della vita(lifespan). Per avere una visione omogenea e lineare dello sviluppo, lo studioso tedesco P. Baltes ha elaborato una teoria dello sviluppo nell’arco della vita, o lifespan: Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 essa considera lo sviluppo come un processo che si realizza per tutto il corso della vita. In ogni fase dell’esistenza sono in atto processi multipli, alcuni di tipo continuo, altri discontinui e innovatori. Ciascuna tappa implica una serie di problematiche o situazioni che impongono un adeguamento(biologico, sociale, familiare e professionale) e che variano nel corso dell’esistenza. Le strategie per combattere o compensare le perdite cognitive date dall’invecchiamento costituiscono un esempio di compito evolutivo della terza/quarta età. La psicologia lifespan considera lo sviluppo come un insieme di traiettorie(cognitive e affettive) che possono prendere direzioni diverse, inoltre lo sviluppo implica sia guadagni che perdite. Questo approccio sottolinea la plasticità dello sviluppo e la possibilità di orientarlo e condizionarlo. A differenza dei precedenti modelli del ciclo di vita, la psicologia lifespan insiste sul concetto di continuità dello sviluppo che si applica sia alla maturazione psicologica e cognitiva, sia all’investimento in ruoli sociali. Lo sviluppo ottimale consiste nella capacità di mantenere una certa continuità nell’esercizio dei ruoli sociali(esterni) nel sentimento di un’identità interiore. 1.3. Invecchiare con successo: ottimizzazione selettiva con compensazione. Per controbilanciare la comparsa di deficit, la soluzione migliore consiste nell'adottare differenti strategie di adattamento che rientrano in un modello di ottimizzazione selettiva con compensazione: riflettono l’interazione tra il potenziale di sviluppo e i limiti imposti dall’età. Il modello è diviso in: 1) selezione: la decisione da parte degli individui di concentrare le loro energie in determinati campi più importanti, aumentando la probabilità di ottenere i risultati desiderati. E’ influenzata da fattori ambientali, dalla motivazione, dalle attitudini personali e dalle capacità biologiche; Implica una riduzione del numero dei campi nei quali l’individuo ha la possibilità di investire, ma non impedisce di optare per nuovi obiettivi nello stesso campo. 2) ottimizzazione: fa riferimento ai meccanismi e alle strategie che gli individui utilizzano per aumentare il loro potenziale di funzionamento nei campi selezionati; 3) compensazione: entra in azione per rimediare alla perdita di capacità grazie all'investimento di risorse esterne, inoltre include i processi psicologici che permettono di relativizzare l’importanza delle perdite subite, proteggendo il Sé e l'identità personale in modo da operare una nuova selezione degli obiettivi. Le tre componenti descritte funzionano in stretta interazione. La psicologia dell’arco di vita ha ispirato una serie di ricerche che soltanto in rari casi hanno considerato questa dimensione in maniera sistematica. 2. Contributi della sociologia I lavori di G.H. Elder sui Figli della Grande Depressione hanno evidenziato l'impatto del contesto sociale e storico sulle esistenze individuali. Alcuni principi fondamentali del paradigma dei percorsi di vita sono stati formulati in seguito alla pubblicazione delle sue opere. 2.1. La traiettoria di vita dei figli della grande depressione La depressione economica degli anni 30 ha avuto delle conseguenze importanti. Elder ha dimostrato che i bambini nati degli US nei primi anni 20, cresciuti in un periodo di Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 relativa prosperità economica, hanno subito in misura minore le privazioni della Grande Depressione rispetto ai bambini nati negli anni 30. A causa della drastica riduzione del reddito familiare, questi ultimi sono stati costretti a crescere in un contesto di socializzazione difficile, contrassegnato da povertà, lavoro minorile, sovvracarico di fatica per le madri e indebolimento dell’autorità paterna. Tali circostanze hanno provocato una disorganizzazione, rendendo le famiglie più fragili con conseguenze estremamente negative per lo sviluppo socio affettivo dei bambini nati in quegli anni. Al contrario, i figli nati negli anni 20 erano già abbastanza grandi per non lasciarsi abbattere dall’instabilità dei contesti familiari causati dalla crisi ma, allo stesso tempo, erano ancora troppo giovani per subire le conseguenze della disoccupazione. Nel caso di questa generazione più fortunata, altri luoghi di socializzazione e figure di riferimento diverse(scuola, gruppo dei pari) svolgevano un ruolo di compensazione. Dunque gli individui nati negli anni 30 hanno avuto un’infanzia più difficile rispetto a quelli nati negli anni 20. Helder ha confermato l’importanza dei primi anni nel determinare la traiettoria di formazione, ma anche l’immagine di Sé e il benessere psichico, fino all’adolescenza e all’esordio dell’età adulta. In base a questo studio, gli svantaggi della schiera nata negli anni 30 non persistono oltre i 40 anni. Tale risultato si spiega tenendo conto di un secondo contesto socio-storico favorevole: durante il secondo conflitto mondiale e la successiva guerra in Corea, le forze armate americane reclutarono numerosi soldati provenienti dalle classi sociali inferiori, con in tasca un diploma della scuola dell'obbligo. Il servizio militare ne favoriva l'indipendenza, ponendo fine alle pressioni del mercato del lavoro. Al rientro dalla guerra, i reduci interpretavano l'esperienza vissuta come valorizzante e beneficiavano della legge G1 Bill, che offriva ai soldati congedati la possibilità di frequentare corsi di formazione, con l'obiettivo del reinserimento nel mercato del lavoro. Grazie a questa legge, molti individui appartenenti alla coorte degli anni Trenta sono riusciti, con qualche anno di ritardo, a reintegrarsi in una traiettoria professionale e familiare standard. La legge ha dunque permesso ai figli della Grande Depressione di rimediare agli svantaggi dei loro primi anni di vita. I lavori di Elder hanno evidenziato l'impatto sulle traiettorie individuali di cambiamenti storici, mediati da sconvolgimenti familiari. I risultati delle sue ricerche dimostrano che le trasformazioni storiche esercitano un'influenza diversa a seconda dell'età o della tappa della vita in cui si trova il soggetto quando si verifica il cambiamento. 2.1.1. I significati impliciti dell’età I sociologi hanno indagato le diverse dimensioni implicite nella nozione di età anagrafica, come l’invecchiamento biologico, l’età psicologica e l’età sociale. L’età anagrafica esprime la maturità fisica ed emotiva, ma anche la disponibilità dell’individuo ad assumere determinati ruoli o la probabilità che viva specifiche esperienze. Nel contesto dei percorsi di vita, l’età deve essere considerata in base ai vari processi collegati. Un effetto apparentemente attribuibile all’età può costituire in realtà un effetto coorte, cioè il risultato di esperienze collettive vissute da un gruppo di persone nate in un particolare periodo storico. A questo si aggiungono gli effetti del periodo, che coinvolgono in maniera uniforme l’insieme delle coorti, e gli effetti della tappa di vita, che si riferiscono alla posizione in cui si trova, in un dato momento, l’individuo rispetto al percorso di vita. Solo l’effetto età è dovuto alla maturazione biologica. Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 Oltre a considerare l’invecchiamento, la nozione di età anagrafica implica effetti collegati alla tappa del percorso di vita e alle esperienze storiche e sociali associate al divenire della propria schiera di nascita. 2.2. Una società in classi di età Secondo la ricercatrice Matilda W. Riley la società è stratificata essenzialmente sulla base dell’età. Gli strati di età costituiscono posizioni della struttura sociale da riassegnare costantemente: quando gli individui più anziani perdono le loro posizioni i più giovani li sostituiscono. I soggetti appartenenti a una stessa schiera procedono collettivamente: cominciano ad andare a scuola alla stessa età, accedono al mercato del lavoro per un numero di anni analogo. Come sostenuto dalla Riley, ciò rende le posizioni sociali estremamente omogenee dal punto di vista delle schiere che le occupano, condizionando il funzionamento sociale d’insieme. Vi sono altri fattori di stratificazione sociale, come il sesso, il livello di istruzione, il reddito, e l’origine etnica. Negli anni 20, il sociologo K. Mannheim insisteva sull’importanza nella struttura sociale della nozione di ‘’generazione’’, l'insieme di individui di una classe di età che condividono esperienze culturali e storiche specifiche e sono consapevoli di tale appartenenza a un gruppo. Le generazioni non possono essere definite da intervalli prestabiliti, calcolati in anni, poiché le caratteristiche culturali e storiche che distinguono o accomunano gli individui variano a seconda dell’epoca, come il sentimento di appartenenza a una generazione. Un eventuale aumento dell'età pensionabile incide sugli individui che rientrano nelle fasce di età direttamente interessate e coinvolge anche tutte le coorti successive, determinando una serie di trasformazioni dell'occupazione. Il pensionamento obbligatorio instaurato nel 1898, ma consolidato nel primo dopoguerra (1919), modificò, all'epoca, la dinamica delle coorti presenti sul mercato del lavoro. Gli individui passano attraverso età regolate da ‘’statuti’’ molto diversi, associati a tappe del percorso di vita, superando transizioni socialmente organizzate. I contesti socio-storici influenzano la progressione delle differenti coorti, ma anche la storia contribuisce a trasformare il percorso delle generazioni. 2.3. Una nuova istituzione: il percorso di vita Le principali transizioni dell’esistenza sono organizzate dalle istituzioni centrali che strutturano la vita sociale: la scuola, le forze armate, le politiche sociali, la chiesa, il mercato del lavoro e quello dei consumi. Tali istituzioni definiscono modelli di traiettorie tipici, promulgando norme che fissano limiti di età per usufruire di determinate risorse; stabiliscono cosa dobbiamo, possiamo o non fare, a seconda della nostra età anagrafica. Tali programmi non si limitano a imporre dei vincoli, ma offrono una serie di opportunità, derivate dalla natura sia materiale che normativa dei regolamenti. I percorsi di vita individuali sono il risultato di una combinazione di traiettorie cognitive, affettive e professionali costruite dall’individuo stesso, negoziate in funzione dei modelli culturali e istituzionali prevalenti, dove il singolo ha una scarsa influenza. Il paradigma dei percorsi di vita, considerando sia le dimensioni individuali che quelle istituzionali, si propone di fornire un quadro generale dell'esistenza umana, che integri gli Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 aspetti psicologici dello sviluppo e le dimensioni macrosociologiche. 3. Come seguire gli individui nel corso della loro esistenza? La principale sfida del paradigma dei percorsi di vita consiste nel riuscire a integrare il fattore tempo nello studio delle vite umane. Per realizzare quest’obiettivo, è stato adottato un nuovo approccio sperimentale, ideando studi longitudinali in grado di seguire gli individui nel corso del tempo. Le prime ricerche di questo tipo sono state condotte negli Stati Uniti all’inizio degli anni 20, da psicologi dell’età evolutiva interessati ad approfondire lo sviluppo fisico, psichico e sociale del bambino. Alcuni ricercatori continuarono a raccogliere dati oltre il periodo dell’infanzia, ottenendo informazioni sulla traiettoria di formazione, il lavoro, la vita di coppia e la genitorialità. Questi lavori (Oakland Growth Study o Berkeley Guidance Study) hanno aperto la strada allo studio empirico dello sviluppo dell'adulto, e il paradigma dei percorsi di vita ha affrontato un’ampia gamma di questioni. Uno degli studi ormai classici è il Seattle Longitudinal Study, ideato nel 1956 da W. K. Shaie, psicologo di origine tedesca emigrato negli USA. In quegli anni, le strategie di ricerca sullo sviluppo dell’adulto erano trasversali(confrontavano due gruppi di individui con età diverse). Le strategie longitudinali, invece, indagano i cambiamenti che si verificano nel corso del tempo nei gruppi di coetanei, e i primi studi si erano limitati a considerare le traiettorie di una sola schiera. Lo studio di Schaie includeva invece nel contesto di un’indagine unica, diverse schiere, nate in diversi periodi e seguite per un ampio segmento del loro percorso di vita. In base a questo protocollo di ricerca, gli individui che avevano 40 anni nel 1940 possono essere confrontati ai 40enni nel 1950 o nel 1960; oltre a studiare la continuità e il cambiamento nel corso dell’esistenza, evidenzia se le generazioni successive si sviluppano in maniera simile alle precedenti. Chiarisce le implicazioni sullo sviluppo individuale di contesti sociali differenti e in evoluzione. Studi così articolati sono raramente realizzati a causa dei costi elevati. In questo campo l'Italia si è distinta con l’inchiesta longitudinale sulle famiglie italiane(ILFI), uno studio articolato in cinque rilevazioni successive, effettuate nel 1997, 1999, 2001, 2003 e 2005. Nel corso della prima rilevazione, sono state raccolte informazioni retrospettive, relative a tutti gli eventi rilevanti accaduti ai partecipanti tra la loro data di nascita e la data dell’intervista. Le quattro successive hanno permesso di aggiornare le informazioni, domandando ai soggetti di riferire i cambiamenti avvenuti nell’anno in corso. Questi dati consentono di studiare le relazioni di interdipendenza tra dimensioni come l’educazione, la traiettoria professionale e la dinamica familiare, distinguendo gli effetti del periodo, della tappa di vita e della schiera, senza trascurare gli effetti dell’interazione tra le traiettorie dei vari membri del gruppo familiare. Un'importante innovazione introdotta negli studi dei percorsi di vita è il ricorso a questionari retrospettivi, che permettono una ricostruzione dettagliata di specifiche traiettorie. 4. Traiettorie, transizioni, tappe ed eventi Il percorso di vita individuale è composto da diverse traiettorie di tipo diverso(familiare, Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 cognitivo, affettivo, professionale etc.) Una traiettoria di vita è definita come un modello di stabilità e di cambiamento a lungo termine, destinato a descrivere gli sviluppi che si verificano in periodi prolungati dell’esistenza o nella sua totalità; può essere interpretata come una storia dei differenti ruoli svolti da altre persone nella vita di un individuo, in vari campi di attività. La traiettoria, intesa come storia relazionale, è il risultato di tutti gli eventi e le interazioni sociali che scandiscono l’esistenza. I periodi di rapida trasformazione della traiettoria sono detti transizioni (il primo lavoro, la creazione di un legame di coppia stabile, la nascita di un figlio o «genitorialità», il pensionamento). Le transizioni si alternano a fasi di apparente inerzia, definite tappe, durante le quali le strutture fondamentali dell'esistenza sono relativamente immobili. I periodi di transizione sono associati a eventi detti normativi, cioè attesi e strutturati dalle istituzioni. Altri eventi, detti non normativi, rimettono in discussione un percorso di vita conforme alle regole e alle aspettative sociali. A seconda del contesto storico, la distinzione tra i due tipi di eventi può variare in maniera sostanziale. Per esempio, il divorzio, stigmatizzato negli anni Sessanta, ha progressivamente perduto il suo carattere non normativo, per divenire un evento di transizione talvolta inatteso, ma certamente accettabile nel percorso di vita contemporaneo. 5. Cinque principi Il primo dei cinque principi fondamentali del paradigma dei percorsi di vita fa riferimento allo sviluppo per tutto il corso della vita. I guadagni e le perdite rientrano in processi di sviluppo, che proseguono dalla nascita fino alla morte e sono evidenziabili solo da una prospettiva a lungo termine. È inoltre fondamentale tener conto dell'inserimento dell'esistenza in un tempo storico e in uno specifico luogo. La temporalità degli eventi di vita postula antecedenti e conseguenti, transizioni e modelli di comportamento in funzione dell'età (biologica, psicologica e sociale). Il principio delle vite collegate sottolinea che le traiettorie individuali sono il risultato delle interazioni con altri individui (parenti, amici, vicini di casa, colleghi). Le influenze del contesto storico si esprimono attraverso questa rete di relazioni condivise. Infine, l'intenzionalità o capacità di agire (agency) è la dote manifestata da quegli individui che non si limitano a subire passivamente le influenze del contesto sociale e le limitazioni strutturali, ma si dimostrano attori della propria vita, compiendo scelte consapevoli e accettando soluzioni di compromesso tra le varie alternative. 6. Logiche in interazione Il paradigma presentato studia lo sviluppo umano dal concepimento alla morte, evidenziando le logiche alla base di traiettorie diverse, ma ricostruendo anche le interazioni reciproche tra traiettorie, oltre ad incollarle in contesti sociali particolari. La distinzione tra traiettorie sociali (familiari, professionali o di salute) e psicologiche (identitarie e cognitive) è oggi ritenuta del tutto arbitraria. Cap. 3 Traiettorie di vita I percorsi di vita individuali sono il risultato di diversi tipi di traiettorie(cognitive, familiari, professionali e di salute) in costante interazione reciproca e condizionata dai percorsi degli Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 altri individui. Le traiettorie evolvono a ritmi particolari, che rispondono a logiche sociali, determinate dall’età anagrafica o dall’età sociale. Il percorso di vita si costruisce con l’interazione tra più traiettorie(cognitive, familiari, professionali e di salute). 1. Le traiettorie dello sviluppo cognitivo La psicologia dell’arco di vita distingue due componenti del funzionamento intellettivo: le capacità cognitive meccaniche-pragmatiche o l’intelligenza fluida-cristallizzata. Le capacità meccaniche sono implicate nei compiti di ragionamento e risoluzione dei problemi, ma determinano anche la percezione spaziale delle informazioni e la velocità di elaborazione degli input. Tali capacità dipendono dal funzionamento del sistema nervoso centrale. Le meccaniche dell’intelligenza più studiate sono: - la velocità di elaborazione; - la memoria di lavoro; - e l’inibizione cognitiva, cioè la capacità di sopprimere attivamete informazioni non pertinenti per evitare la saturazione della memoria di lavoro, con conseguente allungamento dei tempi necessari per compiti di ragionamento elementari. L’insieme dei processi di elaborazione delle informazioni è chiamato anche ‘’intelligenza fluida’’, l’intelligenza cristallizzata è meno dipendente dai fattori biologici. Oltre ad essere multidimensionale, l’intelligenza è multidirezionale: le sue due componenti principali evolvono in maniera differente con l'avanzare dell’età. 1.1. Il peso relativo di biologia e cultura nelle diverse età della vita Le capacità cognitive meccaniche sono strettamente collegate a fattori biologici. Le abilità pragmatiche dipendono invece dalla cultura e dall’esperienza. Con cultura si intendono le risorse sociali, materiali e simboliche basate sulle conoscenze prodotte dagli esseri umani nel corso dei millenni. Le ricerche sull'invecchiamento hanno evidenziato che, nella terza e quarta età, la variazione delle differenze tra individui può essere spiegata dal declino neurofisiologico. Si osserva una relazione significativa tra declino cognitivo e quello delle capacità visive, uditive e del senso dell’equilibrio. I risultati esposti confermano la teoria della differenziazione-dedifferenziazione delle funzioni cognitive, secondo la quale nel bambino l’intelligenza è relativamente indifferenziata e tutte le funzioni cognitive tendono a somigliarsi. Nell’adolescenza e nell’età adulta, tali capacità si specializzano progressivamente, per poi ritornare all’indifferenziazione nell’aziano. I due estremi della vita sono contrassegnati dalla massima indifferenziazione. Lavori recenti sulle capacità meccaniche di bambini, adulti e anziani hanno dimostrato il ruolo di meccanismi analoghi per tutto l'arco di vita, ma il loro peso relativo varia a seconda dell'età. Questa teoria della differenziazione-dedifferenziazione può essere riformulata in termini di intelligenza meccanica, combinando il peso relativo dei fattori biologici e di quelli culturali. Nel bambino, il precoce apprendimento dei processi elementari si basa principalmente sull'utilizzo delle capacità meccaniche: è il bagaglio biologico che garantisce un rapido sviluppo; in seguito, questi processi sono sfruttati per arricchire un altro tipo di bagaglio(le capacità pragmatiche). Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 Crescendo, il bambino ricorre a processi misti, dipendenti sia dalle componenti biologiche che da quelle culturali. In età scolare, quando le abilità cognitive cominciano a differenziarsi. Nell'età adulta, lo sviluppo dell'intelligenza è in gran parte influenzato dalle esperienze e dai fattori culturali. Se i processi meccanici cominciano a manifestare segni di declino, le capacità pragmatiche possono compensare. Nella vecchiaia, quando le capacità pragmatiche non riescono più a rimediare al declino neurofisiologico, i fattori biologici riprendono il sopravvento. Nei primi anni di vita i fattori biologici contribuiscono in maniera determinante alla crescita, ma intorno ai 20 anni cedono il passo ai fattori culturali, che assumono un ruolo sempre più importante con l'avanzare dell'età. Tale componente culturale deve poter rimediare al declino dei fattori biologici. Per mantenere costante il livello del funzionamento cognitivo, i progressivi deficit neurofisiologici sono associati a un corrispondente aumento del bisogno di fattori collegati alla cultura. 1.2. La compensazione del declino e la plasticità Secondo Paul Baltes, questa architettura dello sviluppo prefigura i compiti adattivi affrontati dagli individui nel corso dell'esistenza, concettualizzati nei tre seguenti obiettivi: 1) lo ‘’sviluppo di guadagni’’:includono l'insieme dei comportamenti che consentono di ottenere livelli di funzionamento superiore o di migliorare la capacità adattiva; 2) il ‘’mantenimento di guadagni’’: permette di conservare lo stesso livello di funzionamento nell'affrontare nuovi compiti; 3) e la ‘’regolazione delle perdite’’: si riferisce ai comportamenti che agevolano un funzionamento adeguato per un livello inferiore, in seguito al fallimento dei tentativi di mantenimento o di recupero delle capacità. Questi tre obiettivi sono realizzati grazie al modello di ottimizzazione selettiva con compensazione. Le capacità cognitive rivelano una certa plasticità: grazie a un allenamento sistematico, gli individui riescono a migliorare significativamente il loro rendimento, o persino a invertire il declino collegato all'età. L'esempio del «doppio compito» consente di illustrare le caratteristiche di adattamento e plasticità descritte. L'invecchiamento è spesso associato a una riduzione della precisione, dell'automatismo delle azioni elementari e della coordinazione dei processi sensomotori. Dunque, con l'avanzare dell'età, cresce l'importanza dei processi attentivi per compensare il declino sensomotorio. Per studiare questo fenomeno, sono stati ideati compiti combinati, che prevedono, per esempio, l'associazione di un esercizio di memorizzazione a uno di locomozione. In un primo tempo, adulti appartenenti a tre fasce di età (20-30 anni, 40-50 anni e 60-70 anni) sono sottoposti a un periodo di addestramento, finché la loro performance non raggiunge un livello di precisione prestabilito. Ovviamente, i soggetti più anziani richiedono tempi di apprendimento più lunghi. In una seconda fase, le capacità di memorizzazione dei partecipanti sono valutate in condizioni differenti: in posizione seduta, in piedi, camminando lungo un tracciato semplice e complesso. I risultati rivelano un crollo della performance mnemonica in seguito all'associazione tra compito di memorizzazione e tracciato complesso, dovuto all'impossibilità di attivare gli automatismi utilizzati normalmente nelle altre tre condizioni. Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 In questa particolare situazione di «doppio compito», con l'avanzare dell'età si riscontra un netto aumento dei «costi cognitivi». I risultati dello studio illustrano il cambiamento del ruolo dell'attenzione nelle diverse fasce di età. Le ricerche sull'invecchiamento sottolineano il precoce declino delle cognizioni meccaniche, ma rivelano anche la capacità degli individui di compensare i deficit, sviluppando le loro capacità pragmatiche. È importante precisare che non tutte le persone invecchiano allo stesso modo. ma si osserva un'estrema variabilità nella capacità di adattamento individuale all'inevitabile declino. 1.3. Le differenze tra individui e gruppi della stessa età Ricerche longitudinali come il Seattle Longitudinal Study di Schaie hanno dimostrato che l'invecchiamento cognitivo è contrassegnato da una relativa stabilità, mentre gli studi trasversali, confondendo l'effetto coorte con l'effetto età, avevano suggerito un declino molto più rilevante. In un intervallo di sette anni tra le valutazioni, circa l'80% dei soggetti di età compresa tra 53 e 60 anni e il 50% di quelli della fascia 74-81 non manifestavano alcuna riduzione della performance cognitiva. Nei casi di declino cognitivo nel corso dei sette anni, raramente il calo coinvolge più di una o due dimensioni; meno del 5% dei soggetti di 74 anni ha subito un declino in tutte le dimensioni considerate. Si osserva una generale tendenza alla stabilità, fatta eccezione per gli ultimi anni di vita. Oltre a segnalare le differenze tra individui, i ricercatori hanno evidenziato gli scarti tra coorti (cioè i gruppi di persone nate negli stessi anni). In linea generale, alla stessa età, le coorti recenti hanno performance cognitive migliori. Tra gli elementi da considerare, figurano l'aumento degli anni di istruzione, la maggior complessità della realtà quotidiana e le esigenze della mobilità professionale, che obbligano gli individui a restare flessibili. Inoltre, i progressi in campo medico hanno contribuito ad allungare la vita e potenziarne la funzionalità. Le nuove coorti raggiungono un'età più elevata, ma in condizioni di salute migliori rispetto alle coorti precedenti, con conseguenze rilevanti sulla conservazione delle loro risorse cognitive. 1.4. Un declino disuguale Per spiegare le differenze interindividuali a partire dai 60 anni, sono stati identificati diversi fattori. L'influenza della componente genetica non riesce a spiegare più di un quarto della variabilità della performance cognitiva. Le malattie croniche costituiscono il principale tra i fattori in grado di influire sulle traiettorie cognitive, causando un declino delle conoscenze. Gli individui con un livello cognitivo superiore tendono a rivolgersi più tempestivamente ai professionisti, rispettano maggiormente i consigli degli esperti e accettano più facilmente di modificare il loro stile di vita, contribuendo così a ridurre la morbilità. Anche le circostanze ambientali possono incidere in maniera determinante sulle traiettorie dello sviluppo cognitivo dopo i 60 anni. Il declino cognitivo risulta ritardato negli individui che vivono in contesti favorevoli. I deficit sono meno marcati negli individui che si impegnano in attività stimolanti. Una famiglia intatta costituisce un sostegno importante e il declino cognitivo risulta meno grave. Altri tre fattori sembrano avere un impatto rilevante: lo stile cognitivo, la velocità di Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 elaborazione delle informazioni e il grado di soddisfazione personale. Gli individui che, nella mezza età, manifestano uno stile cognitivo flessibile sono più preparati ad affrontare l'invecchiamento e sanno sfruttare al massimo le loro strategie adattive. Anche conservare un elevato livello di funzionamento in termini di rapidità del trattamento delle informazioni costituisce un vantaggio per la preservazione delle capacità pragmatiche. Infine, gli individui che si dichiarano soddisfatti della propria esistenza (nella mezza età e nei primi anni della vecchiaia) sono meno soggetti al declino. 2. Le traiettorie familiari Le ricerche basate sui dati longitudinali, seguendo tappa per tappa i percorsi di vita, indicano uno sviluppo delle traiettorie cognitive continuo e progressivo 2.1. Le tappe dello sviluppo familiare La prospettiva dello sviluppo familiare si è ispirata alla psicologia dello sviluppo per studiare il ciclo di vita della famiglia e indagare i fattori che ne determinano la stabilità e uno sviluppo armonioso. In base a quest'approccio, tutte le famiglie passano attraverso un certo numero di trasformazioni significative nel loro sistema dei ruoli, in risposta ai compiti predominanti del momento. ES. Una giovane coppia senza figli deve crearsi una propria «cultura condivisa», cioè un insieme di norme, abitudini e riti, che le consenta di strutturare la vita quotidiana, rendendola più stabile e prevedibile. Questa prima tappa prevede il confronto e la riconciliazione delle idee e convinzioni dei due partner, nonché la definizione di un insieme di ruoli coniugali, che specificano gli obblighi di entrambi nella relazione e le rispettive funzioni nella vita di coppia. L'arrivo di un figlio obbliga la coppia a ripensare il proprio funzionamento nel quadro della genitorialità; consiste nell'integrare la funzione di socializzazione del bambino, cioè nella trasmissione al figlio degli schemi culturali e sociali, mantenendo al tempo stesso una vita di coppia soddisfacente. Il ciclo familiare viene valutato sulla base dell'età del figlio più grande. Seguendo lo sviluppo psicosociale del primo nato, la struttura familiare si trasforma, adeguandosi all'ambiente, ma quando comincia ad andare a scuola, i genitori, oltre a conformarsi alle nuove esigenze di orario, devono accettare l'influenza degli insegnanti e dei pari. In risposta ai nuovi apprendimenti e alla maggiore autonomia del figlio, i genitori sono dunque chiamati a modificare le loro aspettative. Anche il passaggio all'adolescenza, accordando un ruolo molto più importante al gruppo dei pari, modifica il funzionamento familiare in relazione ai compiti di socializzazione di un figlio sempre più autonomo. I genitori, quando i figli ormai adulti hanno lasciato la casa, sono infine costretti a ridefinire la propria vita coniugale, riattribuendo la priorità alla relazione di coppia, dopo anni di identificazione nel ruolo genitoriale. L'ultima tappa generalmente considerata nei modelli di sviluppo del ciclo familiare è il pensionamento, che implica la necessità di accettare la rinuncia all'attività professionale, adattando la vita familiare alla perdita di un legame sociale significativo. Il ridimensionamento delle entrate economiche incide sulle pratiche di consumo, mentre l'aumento del tempo libero consente ai coniugi di dedicarsi a nuove attività e conduce a una ridistribuzione, in realtà piuttosto limitata, dei compiti domestici. 2.2. Riciclare la famiglia? I modelli di sviluppo chiariscono l'evoluzione della famiglia nel corso della vita, ma si scontrano con diverse problematiche. In seguito alla contemporanea diversificazione dell'esistenza, un numero crescente di percorsi familiari non rientra in questa cronologia così ben scandita. In tutti i paesi dell'Europa occidentale, la demografia sociale ha subito drastiche Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 trasformazioni negli ultimi quarant'anni: mentre negli anni Sessanta un'intera generazione finiva per sposarsi, ora un terzo circa degli individui sfugge alla regola. Lo stesso discorso vale per la genitorialità che, da obbligo sociale, talvolta subito, si è trasformata in una scelta consapevole, spesso rimandata a lungo, finché, in alcuni casi, la coppia si accorge che è ormai troppo tardi. Cresce dunque il numero delle persone che non si sposano, non fanno figli, oppure divorziano e si risposano, rendendo impossibile la loro classificazione in uno schema di tappe cronologiche ben ordinate. Il divorzio, ma soprattutto un secondo matrimonio, obbliga a ‘’riciclare’’ la famiglia, cioè a cominciare un nuovo ciclo di tappe (adeguandosi alla convivenza con il partner scelto, accogliendo l'arrivo di un figlio, e così via) in un contesto familiare spesso più complesso, perché include anche la gestione delle relazioni con i membri dell'unione precedente. In molti casi, almeno uno dei due partner ha già vissuto l'esperienza della paternità o della maternità e la presenza, più o meno regolare, di un figlio(1 matrimonio) nella casa della coppia determina una serie di dinamiche particolari (come il conflitto di lealtà), che conferiscono caratteristiche del tutto specifiche alla nuova esperienza genitoriale. Alcuni autori preferiscono aumentare il numero di tappe da prendere in considerazione, aggiungendo alla lista i seguenti stadi: divorzio, stadio monoparentale, formazione di una nuova coppia, coabitazione con i figli del partner, nascita di un figlio della nuova coppia. Alcuni ricercatori hanno tentato di elaborare modelli teorici dello sviluppo familiare, riunendo non meno di una ventina di tappe: - coppia senza figli; - famiglia con figlio in età prescolare; - stadio di transizione del divorzio; - famiglia monoparentale con figlio in età scolare; - ricostituzione del nucleo familiare; - famiglia ricostituita con figli in età scolare ecc… Questi modelli presentano tuttavia seri limiti: non riescono a cogliere la complessità delle traiettorie analizzate e, proponendo una moltiplicazione delle tappe, nel tentativo di rendere le situazioni concrete più intellegibili, ne complicano ulteriormente la comprensione. 2.3. Differenti traiettorie familiari È necessario un nuovo approccio alla questione, che si concentri sulle traiettorie di vita familiare degli individui, evitando di inquadrare a priori in tappe predeterminate, derivate da principi teorici. Adottando questa prospettiva, abbiamo esaminato i dati del Panel Vivere in Svizzera: sulla base delle risposte dei 3.200 individui con più di 35 anni sottoposti al questionario retrospettivo, nell'insieme le traiettorie familiari continuano a seguire il modello classico. La figura indica la proporzione di individui che, in ciascun anno dell'esistenza, vive con entrambi i genitori biologici, con uno solo, con un genitore biologico e il coniuge, con il partner, con il partner e i figli avuti insieme, con il partner e i figliastri, oppure con i propri figli biologici ma senza partner. Sono stati registrati anche i periodi di vita durante i quali ciascun individuo è vissuto da solo, mentre tutte le altre possibili situazioni non incluse nelle categorie considerate sono riunite in un gruppo residuo. Le traiettorie familiari degli individui residenti in Svizzera appaiono estremamente standardizzate: Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 la maggioranza è cresciuta con entrambi i genitori biologici. In linea generale, dopo essere andati a vivere da soli i per un breve periodo, i soggetti sono rapidamente passati allo stadio della vita di coppia e, intorno ai 30 anni, alla genitorialità. Una delle caratteristiche del paradigma del percorso di vita consiste appunto nella particolare sensibilità alle differenze interindividuali: qualsiasi discorso che tenda a presentare come fenomeno generale il risultato di una media statistica è guardato con sospetto. Ricorrendo a tecniche statistiche sofisticate, abbiamo tentato di evidenziare eventuali divergenze nelle logiche alla base dei percorsi familiari, individuando le seguenti cinque traiettorie contrastanti. In linea generale, la logica delle traiettorie familiari prevede un'evoluzione standard: gli individui crescono insieme ai due genitori biologici, vanno a vivere da soli per qualche anno, si impegnano in una relazione di coppia coronata, intorno ai 30 anni, dalla nascita di un figlio. I risultati rivelano piuttosto una semplificazione, nell'epoca contemporanea, dei percorsi di vita familiare per un numero sempre più elevato di individui, alcuni dei quali rinunciano alla genitorialità scegliendo una vita di coppia senza figli, mentre altri saltano anche lo stadio della vita di coppia stabile, alternando fasi di convivenza a periodi di vita da single. In uno studio condotto in 17 paesi europei, più gli Stati Uniti e la Nuova Zelanda, Elzinga e Liefbroer hanno rivelato la presenza di una varietà di traiettorie, particolarmente importanti nelle coorti più recenti, distinguendo diversi sottogruppi: - alcuni individui seguono una traiettoria caratterizzata da una transizione rapida alla genitorialità, nell'ambito di un matrimonio non preceduto da una lunga coabitazione; - altri si sposano, ma ritardano la genitorialità; - altri ancora giungono al matrimonio solo dopo una lunga convivenza, per poi passare rapidamente allo stadio della genitorialità; - nel quarto gruppo, la transizione alla genitorialità avviene invece al di fuori dal matrimonio; - tale transizione non si verifica nel quinto gruppo, malgrado l'individuo abbia vissuto diverse esperienze di coabitazione; - i casi di divorzio in presenza di figli sono riuniti nel sesto gruppo; - mentre gli individui rimasti celibi/nubili costituiscono il settimo gruppo. I modelli alternativi, che attualmente riguardano un individuo su tre, sono tuttavia in aumento rispetto alla coorte degli individui nati tra il 1945 e il 1949. In particolare, è cresciuto il numero dei single, passando dall'11% nella coorte 1945-1949 al 24% nella coorte 1960-1964. Nei vari paesi, emergono rilevanti disparità nelle proporzioni associate a ciascuna delle sette categorie, ma in linea generale si osserva un considerevole aumento della diversità delle traiettorie nelle coorti recenti. Per quanto riguarda l’Italia, Billari ha segnalato tre tendenze: 1) il prolungamento della coabitazione con i genitori; 2) una percentuale molto bassa di convivenze al di fuori del matrimonio; 3) una ridotta fecondità. In media, gli italiani lasciano la casa dei genitori poco prima dei trent'anni, per sposarsi. Contrariamente a quanto accade nei paesi nordeuropei, il matrimonio non è preceduto (o sostituito) da un lungo periodo di coabitazione. Prima delle nozze, la coppia è concentrata sul tentativo di mettere da parte i risparmi necessari per trovare un alloggio e conquistare Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 l'indipendenza economica dai genitori, mentre nei paesi del nord l'autonomia è acquisita nel decennio precedente, in seguito a una precoce decoabitazione quando la formazione professionale non è ancora terminata. Emergono tuttavia differenze considerevoli tra le diverse regioni del paese, in particolare tra il nord, dove le traiettorie sembrano rispondere a una logica del consolidamento delle acquisizioni professionali e finanziarie nel contesto rassicurante del domicilio genitoriale, e un sud economicamente più precario, dove l'abbandono della casa dei genitori, la transizione alla vita di coppia e alla genitorialità avvengono molto più precocemente. In tutti i casi descritti, l'influenza della formazione e delle traiettorie professionali è innegabile. 3. Le traiettorie professionali Oltre alla sfera familiare, anche la professione contribuisce in maniera decisiva all'inserimento sociale. In base ai risultati delle ricerche, i percorsi maschili si distinguono per molti aspetti da quelli femminili, in tutti i paesi studiati. Secondo la logica della tripartizione descritta da Kohli, dopo un periodo di formazione più o meno lungo, prevale l'attività a tempo pieno, fino al pensionamento, più precoce in alcuni paesi (come Francia e Italia) rispetto ad altri (Germania e Svizzera). Tale descrizione della traiettoria media può risultare fuorviante, poiché ignora le variazioni rispetto al modello prevalente. Il modello del part-time maschile resta poco diffuso in tutta Europa e non risulta in aumento dagli anni Settanta. Nel considerare le traiettorie maschili, non possiamo perciò parlare di una trasformazione sostanziale dell'impegno individuale in relazione al lavoro remunerato e alla famiglia. In tutti i paesi europei, all'omogeneità delle traiettorie maschili si contrappone l'estrema variabilità di quelle femminili. Le ricerche condotte in Svizzera hanno consentito di distinguere cinque tipi di traiettorie prevalenti nelle donne: 1- La prima traiettoria è incentrata sul focolare domestico: dopo una fase di formazione, le donne che seguono questo percorso esercitano un'attività professionale a tempo pieno per un periodo di tempo limitato, la porzione restante della sequenza considerata è trascorsa a casa. La donna si dedica alla vita familiare e all'educazione dei figli, senza mai rientrare nel mondo del lavoro. Dunque, l'attività professionale costituisce una componente trascurabile di questo tipo di traiettoria, che definiamo dell'anima del focolare. 2-La seconda categoria riunisce un insieme di traiettorie opposte alla precedente, dominate dall'attività professionale a tempo pieno, per una durata media di 25 anni. Il lavoro è proseguito in maniera continua, fatta eccezione per una breve pausa in coincidenza con il periodo di massima natalità (tra i 30 e i 35 anni). 3-Anche nel terzo gruppo la sfera professionale predomina, ma il tempo pieno comincia a lasciare spazio, intorno ai 25 anni, al part-time, che diviene una costante a partire dai 40 anni. Il 23% delle donne lavora più di 15 anni a tempo parziale, mentre resta a casa meno di 2 anni. 4-Infine, la quarta traiettoria si distingue dalla prima perché dominata dalla sfera familiare in maniera transitoria. A partire da un'età media di 32 anni, si osserva una netta ripresa dell'attività professionale (essenzialmente a tempo parziale), che raggiunge il picco nei primi anni della 40ina. Le traiettorie di queste donne sono dunque caratterizzate da un reinserimento tardivo e parziale nel mondo del lavoro, dopo un periodo relativamente lungo dedicato alla famiglia e Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 all'educazione dei figli. In tutti i paesi europei, la responsabilità della famiglia e dei figli continua a ricadere prevalentemente sulle donne, per questo motivo, una percentuale rilevante non si inserisce nel mercato del lavoro. Emerge una rilevante disomogeneità nella partecipazione delle donne al mercato del lavoro nei diversi paesi europei. In alcune nazioni, la percentuale di donne professionalmente attive si avvicina a quella maschile. Questi dati sono in gran parte determinati dalle politiche sociali previste da ciascun governo. In paesi dove la funzione di supporto dello stato è minima, come l'Inghilterra, osserviamo un'enorme partecipazione delle donne al mercato del lavoro, in occupazioni spesso mal retribuite e poco protette. Mentre nei paesi scandinavi i programmi assistenziali promossi dai governi socialdemocratici assicurano congedi per maternità prolungati e offrono possibilità di impiego nel settore pubblico e garantiscono alle donne carriere più rapide e stabili rispetto ad altri contesti sociali. In paesi dominati invece da politiche più conservatrici, fondate su di una concezione tradizionale dei ruoli maschile e femminile, uno stato che non si fa carico della maternità e della prima infanzia obbliga le donne a scegliere tra il lavoro e la formazione di una famiglia. In Italia (ma anche in Spagna e Germania), una donna che non ha intenzione di ritirarsi dal mercato del lavoro è obbligata a rinunciare ai figli (o ad averne al massimo uno solo). Le politiche sociali spiegano dunque, almeno in parte, il calo della natalità riscontrato in questi paesi (particolarmente marcato in Italia). 4. Le traiettorie di salute Vi è una terza traiettoria: quella della salute. In media, la durata di vita nell'ultimo secolo si è notevolmente allungata, malgrado un'estrema variabilità individuale. 4.1. Età anagrafica e salute La maggior parte dei dati disponibili deriva da studi trasversali, che non permettono una conoscenza approfondita delle traiettorie di salute, ma consentono comunque di dedurre alcune importanti conclusioni. In primo luogo, lo stato di salute e la longevità sono strettamente collegati allo status sociale degli individui e al genere. Sulla base dei dati dell'Health Survey for England, Bopp e Minder hanno confrontato, per quattro gruppi di età (20-34 anni, 35-49, 50-64, 65 e oltre) l'impatto sulla salute di fattori strutturali come l'educazione, lo status professionale, l'impiego, le risorse materiali ed economiche della famiglia, valutando, inoltre, l'influenza di alcuni comportamenti individuali, come il fumo e l'attività fisica. Secondo gli autori, i fattori sociali e il tipo di mestiere esercitato, hanno un effetto sullo stato di salute molto più marcato rispetto ai comportamenti individuali, per tutti i gruppi di età considerati. Nei giovani come negli anziani, il livello di istruzione ha un impatto determinante sulla salute; un impiego remunerato costituisce un indicatore importante dello stato di salute nelle società contemporanee, nelle quali sono soprattutto le donne a subire privazioni materiali. I rischi per la salute femminile sono aggravati dall'aumento del tasso di divorzi riscontrato in molti paesi e dagli effetti cumulativi dovuti alle scelte legate alla cura dei figli, come la rinuncia al lavoro anche a costo di ritrovarsi alla fine dell'esistenza a non godere dei benefici di una rendita collegata all'attività lavorativa. Sembra dimostrata inoltre l'associazione tra condizioni di salute più precarie nella classe Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 operaia, maggiori difficoltà materiali e un tasso di disoccupazione (sia maschile che femminile) più elevato. Una seconda importante constatazione si riferisce al legame tra lo stato di salute e l'età anagrafica. Oggi il rischio di decesso si concentra prevalentemente nella quarta età, con un differenziale marcato tra donne e uomini. Su tutto l'arco di vita, ma con un rilevante aumento in funzione delle classi di età e una marcata prevalenza negli uomini, le cause di decesso principali sono il cancro e le patologie del sistema circolatorio. Tale disparità tra uomini e donne si osserva per la maggior parte delle cause di decesso, ma in particolare per gli incidenti e le morti violente, le malattie dell'apparato respiratorio e di quello circolatorio. Malgrado un tasso di mortalità degli uomini più elevato per tutto l'arco di vita, se consideriamo le malattie croniche il quadro per le donne appare meno roseo: la prevalenza di malattie come diabete, ipertensione arteriosa, angina pectoris, cardiopatie, asma, artrosi o artrite è molto più elevata nel sesso femminile, in particolare con l'avanzare dell'età. Dopo la trentina, le donne presentano un tasso di malattie croniche superiore agli uomini, e questo scarto si mantiene fino alla terza e quarta età, inoltre, le donne sono più soggette a patologie come i calcoli biliari e renali, i disturbi allergici, ma soprattutto l'artrosi, l'osteoporosi e le malattie mentali. 4.2. Disuguaglianza delle traiettorie di salute Negli ultimi anni sono stati proposti tre gruppi di modelli, che collegano le traiettorie di salute alle condizioni psicosociali. 1-I modelli dei periodi critici insistono sull'influenza esercitata da un numero limitato di fasi particolarmente delicate dell'esistenza, prima fra tutte l'infanzia. Le privazioni e i fattori patogeni, come le infezioni, o l'esposizione a determinati farmaci, hanno conseguenze molto variabili nei diversi stadi dell'esistenza. 2-I modelli della progressione condividono con i precedenti la constatazione del ruolo cruciale per la salute in età adulta delle circostanze di vita infantili, ma i loro effetti, ritenuti indiretti, sono mediati da altre traiettorie, come quelle familiari e professionali. Patologie precoci rischiano di compromettere il percorso scolastico e formativo, relegando gli individui in professioni meno qualificate, mal retribuite e più pericolose. Le risorse economiche e culturali sono fondamentali per una gestione efficace dello stato di salute. Dunque, l'interazione di differenti fattori negativi, correlati al percorso di vita, causa una moltiplicazione delle problematiche collegate alla salute. 3-Infine, i modelli dell'accumulazione sottolineano l'influenza sulla salute di tutti i fattori evidenziati dai modelli precedenti, a prescindere dalla tappa di vita, attribuendo la priorità alla tendenza cumulativa di tali effetti. I fattori negativi di ciascuna tappa possono essere attenuati da circostanze specifiche, collegate a tappe precedenti o successive. Per esempio, il rischio di decesso per malattia cardiovascolare è più elevato nei soggetti cresciuti in ambienti sociali svantaggiati; in molti casi, all'effetto di abitudini alimentari scorrette si somma un abbandono scolastico precoce, che conduce ad attività professionali non qualificate, associate a un aumento della percentuale di incidenti sul lavoro e a comportamenti a rischio (come il fumo e l'abuso di alcol). Malgrado questi svantaggi, un'alimentazione sana nel corso dell'infanzia o una migliore igiene di vita a partire da una certa età riescono a compensare, almeno in parte, i rischi accumulati. I tre modelli illustrati possono essere considerati complementari poiché tutti gli effetti postulati sono stati confermati da studi internazionali. Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 Questa prospettiva interpreta la salute come il risultato di un'interazione tra i fattori biologici e le condizioni socioeconomiche specifiche di un periodo storico o di un gruppo. La salute di ciascun individuo è concettualizzata come la somma delle sue esperienze 4.3. Indebolimento della salute associato alla vecchiaia L'allungamento della speranza di vita media nell'ultimo secolo ha creato una «terza età», descritta per la prima volta negli anni 70 da Neugarten, contrassegnata da una grande quantità di tempo libero e da condizioni fisiche generalmente buone. Nella maggior parte degli individui, i problemi di salute insorgono più tardi, nella cosiddetta «quarta età», il cui esordio è fissato piuttosto arbitrariamente a 80 anni. In quest'ultima fase, le situazioni di dipendenza dalla famiglia o dalle istituzioni sono frequenti, con importanti ripercussioni finanziarie o sul piano dell'organizzazione quotidiana delle persone dipendenti, dei loro familiari e, più in generale, del contesto sociale. In Italia e negli altri paesi industrializzati, circa il 50% degli uomini e il 75% delle donne raggiungono oggi gli 80 anni. Come sono vissuti gli anni di vita guadagnati? Emergono due ipotesi contrastanti: Secondo la tesi della pandemia di malattie e handicap, l'allungamento della vita è associato a un accumulo di patologie gravi nella quarta età. Al contrario, in base alla tesi di compressione della morbilità, il periodo di dipendenza, sempre più breve, è limitato alla fase che precede direttamente il decesso. L'inchiesta ILSA (Italian Longitudinal Study on Aging) ha calcolato la prevalenza di diverse malattie in una popolazione italiana di età compresa tra i 65 e gli 84 anni, intervistati nel 1992-93 e tre anni più tardi. Alcune delle domande riguardavano l'autonomia funzionale dei soggetti nelle attività quotidiane, come mangiare, lavarsi, vestirsi. La salute mentale era valutata ricorrendo a un test frequentemente utilizzato in campo geriatrico, il Minimal Mental State Evaluation, che considera dimensioni come la memoria, il calcolo mentale, il riconoscimento di oggetti. Sulla base di questi parametri, Nadia Minicuci e colleghi hanno arbitrariamente definito tre stati di vitalità: gli individui con «vitalità debole» ottengono risultati nel quarto inferiore delle dimensioni relative all'autonomia funzionale e alla salute mentale; i soggetti con punteggi nel quarto superiore manifestano invece una «vitalità elevata»; mentre per tutti gli altri si parla di «vitalità intermedia». La probabilità di rientrare nella categoria con vitalità elevata aumentava nei soggetti più giovani, negli uomini, nelle persone sposate e nella fascia socio economica più alta. Le traiettorie di salute degli anziani sono state esplorate confrontando lo stato di vitalità dei partecipanti valutato con le rilevazioni del 1992 e del 1995. Se un individuo ha una vitalità elevata nel 1992, è molto probabile che, tre anni più tardi, rientri nella categoria intermedia o abbia conservato lo stato di salute della prima rilevazione. I decessi sono piuttosto rari e non si osservano casi di passaggio da uno stato di vitalità elevata a debole. I pochi individui che nel 1992 manifestavano una vitalità debole vanno incontro a un destino molto differente: la transizione più probabile è il decesso, mentre la probabilità che le loro condizioni restino stazionarie o migliorino al livello di vitalità intermedia sono pressoché identiche. Nella maggior parte degli individui classificati nella categoria intermedia nel 1992, l'evoluzione più probabile, tre anni più tardi, consiste nel conservare lo stesso stato di salute. La probabilità di miglioramento è molto più elevata rispetto a quella di declino, ma il rischio di Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 decesso è tutt'altro che trascurabile. Questi risultati hanno il merito di dimostrare che la categoria con vitalità intermedia è di gran lunga la più rappresentata. Il declino associato alla vecchiaia non è certamente assimilabile a una condizione di dipendenza: la traiettoria più frequente prevede uno stato di vitalità intermedia stabile, nel quale l'autonomia è limitata da qualche incapacità. Lo studio longitudinale SWILSOO (Swiss Interdisciplinary longitudinal Study on the Oldest Old) ha seguito per dieci anni una prima coorte composta da 340 individui, che nel 1994 avevano un'età compresa tra 80 e 84 anni; una seconda coorte composta da soggetti della stessa età è stata seguita per cinque anni, a partire dal 1999. Nei primi cinque anni, uno dei principali obiettivi dello studio consisteva nel verificare la fondatezza delle tesi della pandemia di handicap e della compressione della morbilità. Sulla base di differenti indicatori(incapacità di spostarsi in maniera autonoma su distanze medie o di salire le scale, differenti parti del corpo doloranti, calo della vista o dell'udito, energia ridotta e percezione di disturbi della memoria) sono stati definiti tre stati di salute: 1)stato d'indipendenza: assenza degli indicatori elencati o presenza di un solo indicatori; 2)stato di fragilità: presenza di almeno due indicatori; 3)stato di dipendenza: assenza di autonomia, il soggetto non è in grado di compiere le attività di base della vita quotidiana, come vestirsi o nutrirsi. All'esordio dello studio, la fragilità risulta lo stato di salute più frequente nel campione, e due individui su cinque hanno preservato la loro indipendenza, mentre solo il 12% dei soggetti lamenta uno stato di dipendenza. Quando i partecipanti hanno quasi 90 anni, i casi di dipendenza aumentano, passando dal 12 al 27%. Tuttavia, circa il 50% dei soggetti ha mantenuto uno stato di fragilità. I risultati di questa ricerca smentiscono dunque l'idea che la quarta età sia contrassegnata da dipendenza e malattie croniche, ma non forniscono nemmeno elementi sufficienti per confermare la tesi alternativa della compressione della morbilità. L'elemento costante è la stabilità: gli individui hanno ottime probabilità di preservare a lungo termine le condizioni di salute che manifestavano all'esordio di questa fase dell'esistenza. A prescindere dallo stato specifico(indipendente, fragile o dipendente) è la prognosi di continuità a dominare. Per esempio, nei soggetti risultati indipendenti il rischio di decesso o handicap grave è molto ridotto nei 12-18 mesi successivi alla prima rilevazione. Può capitare che il soggetto diventi fragile, ma la probabilità di restare indipendente è molto più elevata. Nei casi di fragilità, il rischio di decesso nell'anno seguente aumenta ma resta modesto, e la probabilità di ritrovare l'indipendenza è leggermente superiore a quella di una transizione verso la dipendenza; si osserva dunque una certa reversibilità della traiettoria di salute, anche nella quarta età. Tuttavia, nei casi di dipendenza il rischio di decesso aumenta notevolmente e la probabilità di recuperare l'indipendenza è pressoché inesistente. In tutte le circostanze, la traiettoria più frequente prevede la stabilità nel corso del tempo dello stato di salute. Durante i primi cinque anni dello studio longitudinale, circa un terzo dei partecipanti è deceduto. Il decesso improvviso di un individuo indipendente e in buona salute è un evento piuttosto raro. È ancor meno frequente una traiettoria dall'indipendenza alla dipendenza, senza passare per la fragilità. Le traiettorie più comuni implicano tutte la fragilità, sia come tappa finale successiva Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 all'indipendenza e precedente il decesso, che come tappa intermedia tra indipendenza e dipendenza, seguita dal decesso. La fragilità risulta dunque una tappa quasi obbligatoria nelle traiettorie che conducono al decesso durante la quarta età, ma si osserva una notevole variabilità nella sua durata e posizione lungo la traiettoria. L'indebolimento procede a velocità variabile, incidendo in maniera molto diversa sulla salute dei singoli ottuagenari. Per spiegare tale variabilità individuale abbiamo bisogno di modelli molto più complessi rispetto a quelli della pandemia o della compressione della morbilità, probabilmente basati sulle logiche già evidenziate dai modelli dei periodi critici, della progressione e dell'accumulazione. 5. Felici per tutta la vita? La dimensione fisica non esaurisce tutti gli aspetti del concetto di salute. Come evidenziato da un comunicato dell'Organizzazione mondiale della sanità almeno una persona su quattro soffre di un problema psichico nel corso dell'esistenza, e nel 20% dei disturbi di salute è possibile risalire a una causa psichica. Inoltre, nove dei dieci paesi con il tasso di suicidi più elevato si trovano in Europa. Tuttavia questi dati sono prevalentemente trasversali, e i rari risultati longitudinali disponibili si riferiscono a disturbi specifici o a popolazioni cliniche particolari. L'inchiesta Eurobarometro del 2002, realizzata su 16.000 persone provenienti da 15 paesi (tra cui l'Italia) e due regioni (Irlanda del nord e Germania dell'Est) includeva uno strumento per la diagnosi dei disturbi psichici che valuta l'occorrenza di stati emotivi correlati a problemi di salute mentale (condizioni di tensione, depressione o affaticamento) o a un grado elevato di benessere (sensazione di felicità, energia, calma e pacatezza, vitalità). Secondo il rapporto dell'Opinion Research Group, in Europa il 23,4% dei soggetti intervistati (di età superiore ai 15 anni) soffre di disturbi collegati alla sfera psichica, con una percentuale più elevata di donne (28%) rispetto agli uomini (19%). Sui 17 paesi considerati, l'Italia si colloca al sedicesimo posto per le donne e al quindicesimo per gli uomini, con il 30,2% di individui che dichiarano un livello di malessere elevato. Quali sono i fattori responsabili del benessere nel corso dell'esistenza? Una prima conclusione può essere tratta dalla letteratura scientifica sull'argomento: le variabili considerate rilevanti in campo sociologico (reddito, livello di istruzione, stato civile, religione) non consentono spiegazioni esaustive, riuscendo a giustificare non più del 5% della variabilità interindividuale. Tali differenze sembrano in parte collegate alla realtà di paesi che presentano tassi di malessere molto elevati, spesso collegati alla situazione economica e politica. In misura minore, la variabilità è attribuibile anche a un tratto di personalità, l'ottimismo, che garantisce un benessere più intenso e stabile per tutto il corso dell'esistenza. Ma questa dimensione può subire variazioni più o meno temporanee, dovute alle preoccupazioni quotidiane o a eventi dolorosi. Gli adolescenti vivono una fase di transizione importante, contrassegnata da enormi sconvolgimenti, che includono profonde trasformazioni fisiologiche e fisiche, le prime relazioni intime, questioni esistenziali, scelte professionali complesse, la ricerca di uno stile di vita da adottare e di valori da condividere. Il disagio adolescenziale è in gran parte spiegato dalla necessità di adattarsi a questi cambiamenti, facendo fronte alle pressioni e aspettative del contesto sociale. Gli elevati livelli di stress sono il risultato della ricerca di senso dell'adolescente, impegnato a trovare il proprio «ancoraggio» nella sfera professionale, affettiva, familiare e civica. Ma anche l'idea che la vecchiaia costituisca il periodo più felice dell'esperienza deve essere Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 valutata con cautela. Tenendo presente l'effetto del periodo, dobbiamo considerare che gli individui inclusi nella fascia tra i 60 e i 75 anni al momento dello studio hanno vissuto gran parte della loro esistenza nei decenni del «boom economico», periodo storico che ha offerto opportunità uniche, garantendo una vecchiaia al riparo da preoccupazioni finanziarie. Per concludere, le importanti differenze individuali che caratterizzano le traiettorie nella seconda metà della vita sono collegate in modo particolare al benessere, condizionato dallo stato di salute. Oggi la salute è spesso preservata nella terza età e, nella maggior parte dei casi, le patologie gravi e invalidanti tendono a insorgere più tardi e, a questo proposito, studi dimostrano che il tasso di prevalenza dei sintomi depressivi è particolarmente elevato nei pazienti anziani affetti da malattie gravi (come il diabete, l'insufficienza cardiaca o l'Alzheimer). Le traiettorie di salute nella terza e quarta età non presentano un'evoluzione uniforme, come dimostrato dai dati dello studio SWILSOO: malgrado il declino funzionale, numerosi individui conservano un livello di benessere elevato. 6. Ancoraggio sociale delle traiettorie di vita Diversi fattori possono contribuire a spiegare le traiettorie della sfera lavorativa. Nelle donne, l'inserimento professionale è certamente influenzato dalla maternità, con rilevante aumento della probabilità di un ritiro dal mercato del lavoro, mentre negli uomini questa dimensione non esercita alcun effetto. In paesi come l'Italia, il reinserimento professionale è piuttosto raro, anche quando i figli sono ormai grandi. Le traiettorie femminili sono significativamente influenzate dal livello di istruzione: a una scolarità elevata corrisponde una maggior continuità della carriera, in particolare nel settore dei servizi. Un numero limitato di fattori sociali motiva o impedisce il ritorno sul mercato del lavoro delle italiane costrette a interrompere le loro traiettorie professionali in seguito alla maternità: il numero di figli, la separazione o il divorzio e la regione di residenza. In Italia la presenza di più di un figlio o di un solo genitore aggrava significativamente la precarietà della famiglia, obbligando spesso le donne a riprendere il lavoro. La situazione è molto diversa al sud, dove una percentuale di donne più elevata abbandona il mondo del lavoro e ha ben poche probabilità di farvi ritorno; le scarse opportunità di lavoro nel meridione e norme più tradizionaliste nell'assegnazione dei ruoli familiari contribuiscono a scoraggiare l'impiego femminile. Non si esclude anche l'influenza di un effetto coorte: tra le nuove generazioni, sempre più donne, anche al sud, optano per una traiettoria continua, scegliendo di non rinunciare alla carriera. Anche le traiettorie familiari sono condizionate da diversi fattori: la coorte di nascita: la tendenza all'allungamento del periodo di formazione e la difficoltà a trovare un impiego stabile ritardano il matrimonio e l'arrivo dei figli, creando una nuova tappa di vita, fondata sulla dipendenza economica dai genitori, associata a una relativa autonomia nello stile di vita. In Europa, la traiettoria familiare contrassegnata da matrimonio e maternità precoci prevale nelle coorti che hanno raggiunto la maturità negli anni 50 e 60 , mentre diminuisce nettamente nelle coorti recenti, in particolare nei paesi con governi socialdemocratici, liberali o conservatori che promuovono specifici programmi di protezione della maternità. Il calo è invece meno evidente nei paesi con regimi definiti «mediterranei» o negli stati appartenenti all'ex blocco dell'Est. Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 Nelle nuove generazioni, si diffondono traiettorie «alternative», che prevedono il matrimonio o la maternità ritardata, un periodo di coabitazione precedente al matrimonio e la genitorialità al di fuori del matrimonio Il livello di istruzione incide anche sulle traiettorie familiari, determinando un aumento di situazioni meno tradizionali in coincidenza con una scolarità elevata. Sono soprattutto i laureati a rimandare la nascita del primo figlio o a scegliere consapevolmente di non averne. Anche le traiettorie collegate agli aspetti cognitivi, al benessere e alla salute rispondono a una logica sociale, come attestato dai modelli dell'accumulazione di traiettorie. 7. Continuità delle traiettorie Le traiettorie di vita rispondono a logiche convergenti benché, ovviamente, non permettano di definire con certezza l'evoluzione dell'esistenza di una determinata persona. Ci consentono di affermare, per esempio, che una donna con un basso livello di istruzione ha maggiori probabilità di sposarsi in giovane età e di dedicarsi ai figli rispetto a una laureata. In definitiva, il principale fattore esplicativo di una traiettoria è la traiettoria stessa. Conoscere la situazione nella quale l'individuo si trovava l'anno precedente ci consente di predire con la massima precisione possibile il suo percorso attuale. L'elemento distintivo delle traiettorie è la continuità: i momenti di transizione sono rari se confrontati ai lunghi periodi di stasi. Una volta scelto il binario (tempo pieno o part-time? Vita da single o matrimonio? Figlio sì o figlio no?), gli individui proseguono ciascuno per la propria strada, nella buona e nella cattiva sorte, seguendo una stessa logica, anche quando eventi decisivi, e talvolta inattesi, stravolgono le loro esistenze. Cap. 4 Vite collegate Il paradigma dei percorsi di vita attribuisce grande importanza al principio di interdipendenza, che postula un collegamento tra le diverse traiettorie esistenziali, inserite in reti di relazioni interpersonali. Per comprendere la traiettoria di un figlio bisogna tener conto di quella dei genitori etc.. Le reti sociali svolgono un ruolo cruciale nelle fasi di transizione dell’esistenza, ma talvolta sono questi particolari periodi a determinare una ridefinizione delle reti. Storici e antropologi hanno dimostrato la natura collettiva delle transizioni esistenziali nelle società preindustriali. L’influenza del gruppo sull’individuo è particolarmente evidente nei rituali tipo il matrimonio, la nascita dei figli, la malattia o la morte. Il paradigma dei percorsi di vita segnala l’importanza dell’interdipendenza tra cicli di vita, postulando l'inserimento nelle reti di relazioni interpersonali delle singole traiettorie e transizioni. Il principio delle vite collegate implica anche dimensioni tipo la partecipazione a club, circoli e associazioni politiche o professionali, oltre che dimensioni di tipo interpersonali(famiglia, amici). 1. Un convoglio di parenti e amici All’inizio degli anni 80, gli studiosi Kahn e Antonucci hanno proposto il modello del convoglio per descrivere l’importanza delle relazioni interpersonali nel ciclo di vita. In base a questo modello, dalla nascita alla morte, gli individui sono accompagnati nel loro Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 percorso da una schiera di parenti e amici, che garantiscono loro protezione e supporto nei momenti cruciali della vita. Diversi studi hanno dimostrato l’impatto positivo del supporto sociale sulle traiettorie di vita, rendendo meno gravose le problematiche professionali e sentimentali, attenuando i disturbi psicosomatici, depressivi o patologie di altro tipo, riducendo il tasso di mortalità. Questo è caratterizzato da una dimensione dinamica: alcuni dei membri sono permanenti(genitori, fratelli, sorelle) mentre altri cambiano nel corso del tempo, determinando una trasformazione delle tipologie di aiuto scambiate in diversi periodi dell’esistenza(matrimonio, l’arrivo di un figlio, divorzio,pensionamento…). 2. Infanzia: modelli di attaccamento e la sicurezza del percorso 2. Infanzia: i modelli dell'attaccamento e la sicurezza del percorso Nelle prime fasi dello sviluppo, il percorso di vita del bambino comincia a intersecarsi con quello dei genitori, grazie alla costruzione di legami di attaccamento. Nel corso delle interazioni con la madre e il padre, il bambino elabora gradualmente una serie di rappresentazioni mentali di queste relazioni. Tali modelli operativi interni (Bowlby) guidano il comportamento del bambino, aiutandolo a prevedere e interpretare le azioni dei genitori. I modelli di attaccamento non influenzano soltanto gli affetti, le cognizioni e i comportamenti nel corso dell'infanzia, ma condizionano le rappresentazioni dei legami affettivi nelle fasi successive del percorso di vita. Emergono due categorie fondamentali: più della metà dei bambini manifesta comportamenti e rappresentazioni che permettono di esplorare il mondo esterno, acquisendo uno stile di attaccamento definito sicuro; altri elaborano rappresentazioni poco chiare, inquiete oppure prive di emozioni, che si esprimono in comportamenti ansiosi, ambivalenti o distaccati, in particolare in situazioni nuove o in presenza di estranei. Esperienze di vita possono influenzare il tipo di attaccamento: per esempio, un legame di tipo sicuro può trasformarsi in ansioso in seguito a eventi traumatici come il divorzio o la perdita di un genitore. Lo stile di attaccamento sviluppato con i genitori influenza la futura relazione con il partner. I comportamenti e le rappresentazioni di attaccamento rientrano in un generale processo di regolazione delle emozioni. In quest'ottica, le interazioni con la madre forniscono il modello iniziale di acquisizione di una strategia di regolazione delle emozioni. Il bambino utilizza la madre come una fonte di informazioni e, attraverso gli scambi reciproci, costruisce una personale strategia di regolazione affettiva. Figure di attaccamento primarie impermeabili alle emozioni non riescono a trasmettere ai figli alcun modello di regolazione. Poter contare, fin dall'infanzia, su uno stile di attaccamento sicuro costituisce un innegabile vantaggio in termini di apertura al mondo: l'individuo riesce ad adattarsi più facilmente a nuove interazioni sociali e ad ambienti diversi, ma a sua volta deve partecipare attivamente alla creazione dei propri modelli di attaccamento, che si modificano nel corso della vita grazie alle interazioni con i genitori e con le altre persone significative. 3. L'impatto della socializzazione sull'adolescenza Il principio delle vite collegate è stato affrontato principalmente da studi incentrati sul tema della socializzazione, definita come il processo attraverso il quale l'individuo apprende e Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 interiorizza gli elementi della propria cultura e li integra nella personalità, influenzato da esperienze e agenti sociali significativi. Sono state proposte diverse pologie di stili educativi. Pioniera in questo campo è la ricercatrice Diana Baumrind, partita dal postulato che tutte le strategie di socializzazione, nel contesto familiare, siano collocabili su due grandi assi: da un lato, la dimensione del controllo indica fino a che punto i gesti del bambino siano condizionati, limitati e moderati da tentativi di induzione diretta del comportamento, senza riferimento a motivazioni o alla sua vita psichica; dall'altro lato, il sostegno, garantito dai genitori, è espressione di motivazioni ed indice di incoraggiamento, dialogo e comunicazione. Sulla base dell'incrocio di questi due assi, D. Baumrind distingue quattro modalità di socializzazione: 1. Il modello autorevole è il risultato della combinazione di controllo e sostegno, cioè l'integrazione tra incoraggiamento e sorveglianza; 2. Nello stile autoritario, è il controllo a dominare, mentre il sostegno passa in secondo piano; 3. Nel modello permissivo, l'accento è sulla comunicazione e il sostegno, evitando qualsiasi induzione diretta di comportamento; 4. Inne, il genitore negligente non si preoccupa né di sostenere, né di controllare, disinvestendo la funzione di socializzazione e abdicando al suo ruolo. I quattro modelli di socializzazione descritti condizionano le traiettorie di vita dei bambini. La socializzazione, inoltre, influenza la maniera in cui è vissuta la transizione all'età adulta, incidendo dunque sul percorso di vita. Gli stili genitoriali sono anche il risultato di norme culturali e della costruzione istituzionale dei contesti di vita imposta dalla scuola, dal mercato di lavoro, dall'industria del tempo libero e dei consumi. 4. La vita di coppia Nel contesto dei gruppi sociali più ampi, andare a vivere con il partner obbedisce a una logica di "riequilibrazione" relazionale. Le reti personali e le coppie sono spesso omogenee, poiché tendiamo a frequentare individui simili a noi per età e status sociale. Per descrivere le coppie formate da persone che si somigliano i sociologi hanno introdotto il termine di omogamia. Dunque, le reti sociali influenzano le coppie, ma queste ultime, a loro volta, finiscono per modificare le reti dei futuri coniugi. La progressione nella vita di coppia conduce a un indebolimento degli altri legami che tendono a essere trascurati nelle fasi iniziali di costruzione della relazione intima. Questa tendenza all'isolamento, nella maggior parte dei casi solo temporanea, è denita ritiro diadico. Una volta costruita la coppia, i coniugi si reinseriscono in reti sociali modificate. Infatti, con il progredire della relazione intima, aumenta il numero di conoscenti e amici comuni, determinando la creazione di una nuova rete sociale. 5. Diventare genitori Anche la genitorialità causa significative modifiche nelle dimensioni e composizione delle reti sociali. La trasformazione è particolarmente marcata per le donne, che riducono drasticamente la Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 frequenza dei contatti e assistono alla contrazione della loro rete sociale. Al contrario, nell'uomo le dimensioni della rete restano invariate, mentre il numero dei contatti tende ad aumentare includendo figure femminili più vicine alla compagna. L'arrivo di un bambino svolge il ruolo di focus, termine inglese usato in questo caso per descrivere il rafforzamento dei legami tra i due nuclei originari della coppia, determinato dalla nascita del figlio comune. Secondo la definizione del sociologo nordamericano Feld, un focus è un'entità, un centro di interesse, una persona o un compito intorno al quale si organizzano attività comuni. In questo senso, le famiglie che hanno bambini piccoli passano più tempo insieme rispetto alle famiglie che hanno gli adolescenti o giovani adulti stabilendo legami interpersonali più saldi, favorendo la coesione del gruppo. Spinti dall'affetto per il neonato e dal desiderio di contribuire ad accudirlo, familiari e amici dei due neo-genitori stabiliscono legami interpersonali più saldi, favorendo la coesione del gruppo. Si osserva inoltre un avvicinamento tra ciascun neo-genitore e i membri della famiglia di origine, in particolare tra la neomamma e la propria madre: tale vicinanza rischia di creare tensioni con la suocera, che sente minacciati i propri diritti sul nipotino. Il bambino-focus determina dunque una trasformazione delle attività e delle preoccupazioni dei neo-genitori, che si affidano all'esperienza di parenti e conoscenti con figli per ottenere sostegno e consigli. L'educazione dei bambini resta un compito tipicamente femminile che si rivolgono alla rete sociale, in cerca del conforto di cui hanno bisogno nel loro nuovo ruolo. L'arresto provvisorio, o più duraturo, dell'impegno professionale e di altre attività del tempo libero riduce ulteriormente la rete sociale femminile, rendendola ancor più omogenea: la neomamma tende a frequentare i familiari, le amiche e le vicine di casa nella sua stessa situazione. Tale contrazione della rete sociale incide ovviamente sulla futura possibilità di riprendere una carriera professionale. 6. L'attività professionale nelle transizioni familiari Nella stragrande maggioranza dei casi le traiettorie professionali maschili si concentrano su di un'attività a tempo pieno, sulla base del modello di «tripartizione del percorso». La fase attiva segue un periodo di formazione e si conclude soltanto con il pensionamento. Al contrario, le traiettorie femminili sono molto più sensibili alle transizioni familiari e, a seconda del numero di figli e del livello di formazione delle interessate, oscillano tra il tempo parziale, fasi di aspettativa, la ripresa del lavoro e il tempo pieno. 6.1. Interdipendenza maschile e femminile Nelle famiglie con figli, la differenza tra traiettorie maschili e femminili dipende dall'interdipendenza tra uomo e donna imposta dall'organizzazione sociale dell'attività professionale, dei compiti educativi e della vita quotidiana. Nella società contemporanea, l'impegno della socializzazione dei figli ricade quasi interamente sulle spalle dei genitori, in considerazione del ruolo soltanto marginale svolto dalle istituzioni (e in particolare dagli asili nido). Norme sociali attribuiscono principalmente alle donne la responsabilità dei compiti di socializzazione. Nelle società capitalistiche contemporanee, l'organizzazione del lavoro è costruita su di una dicotomia del mercato, che vede da un lato gli impieghi ‘’di carriera’’, prestigiosi, ben Downloaded by Sara Cherchi ([email protected]) lOMoARcPSD|42623195 retribuiti e associati alla mobilità sociale, ma che richiedono un impegno talvolta eccessivo, e dall'altro i ‘’lavoretti’’ senza prospettive di carriera, precari e malpagati, spesso part-time. Con l'arrivo dei figli, le esigenze del mercato impediscono alla coppia la costruzione di una doppia carriera. Vi è una stretta influenza reciproca tra traiettorie femminili e maschili. Il part-time, la ripresa tardiva della professione o il ritiro dal mercato del lavoro dominano le traiettorie femminili perché l'impiego a tempo pieno costituisce una costante di quelle maschili; in un certo senso, le donne sacrificano le loro traiettorie, a vantaggio delle carriere di mariti e compagni, in circostanze in cui spetta essenzialmente alla coppia farsi carico dei figli. Ma la prospettiva causale può essere rovesciata, ipotizzando che gli uomini siano spinti a far carriera dalle scarse ambizioni professionali di compagne incoraggiate a dedicarsi ai figli dalle norme sociali e dalle istituzioni. I percorsi di tutti i membri della famiglia sono dunque collegati, nel quadro di un sistema sociale che il singolo individuo non è in grado di modificare. Il collegamento sistematico tra coniugi si esprime anche nella similarità delle rispettive traiettorie familiari. L'espressione omogamia di traiettoria definisce la tendenza a mettersi in coppia con individui che presentano un percorso familiare analogo o simile al proprio. 6.2. Differenza di età tra coniugi La differenza di età tra coniugi è determinata da alcune norme sociali. Come dimostrato da diverse indagini, da oltre un secolo è raro riscontrare uno scarto superiore a 4-5 anni tra marito e moglie. Nei casi di differenza di età più marcata, nella stragrande maggioranza dei casi è l'uomo a essere più anziano. Mentre l'unione tra coetanei tende a essere percepita come un matrimonio d'amore, un rilevante scarto di età suscita il sospetto che si tratti di un matrimonio di convenienza, risultato di calcoli o di pressioni sociali. Poiché la scena sociale è in gran parte strutturata per età, i diversi luoghi di incontro (come discoteche, sale studio, centri di villeggiatura) favoriscono le interazioni tra potenziali coniugi appartenenti alla stessa fascia di età. L'omogamia di età delle coppie implica una so

Use Quizgecko on...
Browser
Browser