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GUERRA DEI TRENT' ANNI (cap. 20) (1618 - 1648) Antecedenti Dopo l'abdicazione di Carlo V l'impero godette di un periodo sostanzialmente tranquillo. La costante minaccia turca, che più di una volta giunse a mettere...

GUERRA DEI TRENT' ANNI (cap. 20) (1618 - 1648) Antecedenti Dopo l'abdicazione di Carlo V l'impero godette di un periodo sostanzialmente tranquillo. La costante minaccia turca, che più di una volta giunse a mettere a repentaglio la stessa Vienna, portò i successori di Carlo V, Ferdinando I (1556-64) e Massimiliano II (1564-76), ad una politica di tolleranza religiosa della quale approfittarono i principi protestanti per rendere nullo o quasi il reservatum ecclesiasticum stabilito dalla pace di Augusta (= divieto di secolarizzare i beni ecclesiastici dopo il 1552). La pace di Augusta (1555), inoltre, si era limitata a riconoscere la coesistenza delle due confessioni cattolica e luterana senza tener conto della confessione calvinista che col tempo si era diffusa nei territori dell'impero. Con Rodolfo II (1576- 1612) la situazione cambia profondamente. Educato dai gesuiti presso la corte dello zio Filippo II di Spagna, egli abbandona la politica tollerante del padre e, forte anche del fatto di aver inflitto una pesante sconfitta ai turchi (1593), inizia una forte controffensiva cattolica e pretende che venga rispettato il reservatum, che con il passare del tempo diventa sempre più difficile da applicare, essendo molti beni passati di mano in mano a seguito di vendite e/o di eredità. Il conflitto si acutizzò alla morte di Mattia (1612-1619) che era succeduto a Rodolfo II e che, essendo malato e senza eredi, aveva lasciato il trono di Boemia (possedimento ereditario degli Asburgo), al cugino Ferdinando II (1617), rigido assertore della controriforma cattolica e destinato, alla morte di Mattia, a salire sul trono imperiale. La Boemia era un territorio molto vasto, ricco di miniere d'argento e in posizione strategica per la difesa contro i Turchi. Chi possedeva la Boemia, inoltre, aveva anche il titolo di grande elettore era cioè uno di quelli che eleggeva l'imperatore e, dopo la riforma protestante, la Boemia diventava l'ago della bilancia essendo gli arcivescovi di Colonia, Magonza e Treviri cattolici, il principe del Palatinato calvinista, ed i principi di Sassonia e Brandeburgo luterani. Il casus belli è dovuto al divieto imposto da alcuni funzionari imperiali, di edificare alcune chiese riformate; alcuni nobili boemi irrompono nel castello di Praga, sede dei rappresentanti imperiali, e dopo una accesa discussione li defenestrano (23 maggio 1618 Defenestrazione di Praga). E' questo l'inizio della guerra dei trent'anni che comincia come guerra di religione e termina come conflitto per l'egemonia in Europa. In essa confluiscono le tensioni tra stati cattolici e protestanti ma anche quelle tra i rappresentanti degli stati territoriali ed i principi, tra città imperiali e imperatore, tra Asburgo e Francia. Nella guerra dei trent'anni che si svolse a più riprese, possiamo distinguere 4 periodi: 1) Boemo - palatino (1618 -23)  termina con la vittoria delle forze cattoliche che spaventa molto le corti europee che temono un eccessivo rafforzamento dei due rami degli Asburgo 2) Danese (1625 - 29)  nel 1625, preoccupato per l’espansione del controriformismo cattolico, Cristiano IV di Danimarca decide di scendere direttamente in campo per appoggiare le forze protestanti. Ancora una volta, però, Ferdinando II, aiutato anche da truppe mercenarie guidate da Vallenstein, riesce ad avere ragione delle forze protestanti guidate da Cristiano IV e appoggiate da Inghilterra, Francia e Olanda. Forte di queste vittorie, Ferdinando II emana un nuovo atto di restituzione (1629) che ribadisce l’obbligo della restituzione dei beni confiscati alla Chiesa dopo il 1552) 3) Svedese (1630 - 35)  l’esercito di Vallenstein, sempre più fuori controllo, si era diretto verso il Baltico minacciando la Svezia. Gustavo II Adolfo ottiene molte vittorie mettendo seriamente in difficoltà l'imperatore Ferdinando II, ma la sua morte sul campo di battaglia ribalta le sorti del conflitto. Il rafforzamento dell’impero, coalizzato con la Spagna, preoccupa sempre più la Francia che, dopo essere intervenuta indirettamente finanziando Danimarca e Svezia, decide di mobilitarsi direttamente. 4) Francese (1635 - 48)  l’aggressività francese si diresse prevalentemente verso la Spagna, ma un esercito si diresse pure verso il Reno occupando la Lorena. L’impossibilità di sostenere economicamente i costi di un proseguimento della guerra e la morte di Ferdinando II, portarono alla pace di Vestfalia (1648), firmata da Ferdinando III, e consistente in una serie di trattati il cui scopo è quello: di regolare la questione religiosa tedesca, regolare l'assetto politico istituzionale dell'impero, regolare i conflitti territoriali connessi al conflitto PACE DI VESTFALIA (1648) La fine della guerra dei 30 anni segnò uno spaventoso regresso per la Germania sia sul piano demografico che economico, sociale e politico. Circa 1/3 dei terreni della Germania settentrionale rimase per molto tempo incolto per la mancanza di popolazione; terre un tempo fertili divennero foreste abitate dai lupi. Sul piano politico la Germania, dopo il trattato di Vestfalia, non fu più soggetto ma oggetto passivo della politica europea e sottoposta a controllo straniero: il re di Svezia ebbe il diritto di partecipare, con diritto di voto, alla dieta imperiale e così la Francia che aveva ottenuto il vicariato su Metz, Toul e Verdun, che erano terre imperiali. I poteri del sacro Romano Impero ne risultarono profondamente indeboliti mentre i singoli stati componenti l'impero si trovarono a godere di piena sovranità. Problema religioso: Vengono riconfermate ed estese ai Calvinisti le clausole della pace di Augusta (cuius regio...). I sudditi che non vogliono uniformarsi alla fede del loro principe devono andarsene dal paese entro due anni; l'unico miglioramento riguarda la possibilità, per il suddito dissidente, di emigrare senza subire la confisca dei beni. Viene confermato il resevatum ecclesiasticum il cui "anno normale" viene spostato al 1616 (per la Boemia) e al 1624 per il resto dell'impero (non più il 1552). Assetto interno dell’impero: La Germania si trova ancora smembrata in una miriade di staterelli (350) dotati ognuno di un'autonomia quasi assoluta. Nei vari principati vengono restaurate le dinastie regnanti prima del 1618. Vengono approvate limitazioni alle prerogative dell'imperatore che non può reclutare uomini nè imporre tasse senza l'approvazione della Dieta imperiale. Ognuna delle entità politiche componenti l'Impero (Stati, città, vescovadi,...) e presenti nella Dieta, godono della piena sovranità e possono stringere alleanze all'interno e all'esterno dell'impero purchè non siano contro l'imperatore. La Baviera mantiene la dignità elettorale acquisita durante la guerra ed il Palatinato la riacquista ( i grandi elettori diventano 8: Colonia, Magonza, Treviri, Palatinato, Sassonia, Brandeburgo, Baviera). Viene riconosciuta l'indipendenza della Svizzera dall'impero e le nazioni europee si impegnano a garantirne la neutralità perpetua. Con queste disposizioni la pace di Vestfalia determinò la decadenza del Sacro Romano impero Germanico che scompare come organismo politico, e conseguentemente una decadenza degli Asburgo che si vedranno impossibilitati ad estendere la loro influenza in territorio tedesco, governando solo sui domini ereditari degli Asburgo, e cercando quindi, d'ora in poi, di espandersi verso sud-est (Italia e Balcani). Si rafforzano invece Baviera, Brandeburgo e Balcani. Assetto internazionale: La Francia conferma i possedimenti di Metz, Toul e Verdun, acquista la sovranità su parte dell'Alsazia e la semisovranità (influenza) sulla Lorena; Umiliati gli Asburgo dei due rami, la Francia diventa la massima potenza europea e si avvia verso una pericolosa politica di prestigio che avrà termine solo nel 1871 quando verrà sconfitta dalla Prussia. Oltre ad essersi avvicinata al Reno, considerato da sempre "confine naturale", la Francia non solo non rischia più di divenire un'appendice di una Mitteleuropa asburgica, come ai tempi di Maria dei Medici, ma era oramai diventata una potenza imperialistica di primo piano, gravante sia sulla Germania che sull'Italia. La Svezia rafforza la sua presenza nel Baltico con l'acquisizione della Pomerania occidentale ed il controllo delle foci dei principali fiumi tedeschi (Weser, Elba, Oder), e quindi delle più importanti vie di traffico commerciale della Germania. Poichè i territori sulle foci dei fiumi erano feudi imperiali, la Svezia poteva partecipare anche alle Diete imperiali. La Spagna, pur continuando la guerra con la Francia, è oramai in pieno declino, ridotta al rango di potenza di secondo piano cui è preclusa ogni velleità egemonica. Il Portogallo torna indipendente (era stato unito alla spagna nel 1580 sotto Filippo II). La Repubblica delle Province Unite vede riconosciuta formalmente la propria indipendenza. Gli Asburgo d'Austria, hanno oramai un titolo imperiale che non ha più alcun valore mentre la società e l'economia tedesche sono allo sfascio; regioni come la Boemia e il Württemberg sono letteralmente devastate mentre la popolazione è falcidiata dalla peste e dalle carestie; alle tradizionali epidemie si aggiungono nuove malattie anch'esse portate e diffuse dagli eserciti (sifilide, di origine americana). Le attività industriali e minerarie sono quasi completamente cessate mentre merci olandesi e francesi invadono i mercati tedeschi. La tolleranza religiosa che la ragione non era riuscita a far trionfare, fu imposta questa volta da uno spaventoso calo demografico (in alcune zone oltre il 60%): pur di avere delle braccia per lavorare le loro terre, molti principi accettarono anche lavoratori di religione diversa da quella ufficiale dei rispettivi stati. Data la drastica carenza di mano d'opera nessun principe era così folle da costringere ad emigrare la popolazione sopravvissuta, neppure se essa era di religione diversa; anzi, molto spesso i principi cercheranno di garantire con franchigie religiose speciali quanti volessero venire ad abitare nel loro territorio. Il frutto più considerevole della pace di Vestfalia fu quello di aver posto come principio regolatore della vita politica europea quello dell'equilibrio, prescindendo da ogni valutazione confessionale. La pace segnò il definitivo crollo del progetto politico-religioso degli Asburgo e la fine delle guerre di religione. La guerra aveva portato allo stremo tutte le potenze coinvolte che, alla fine, impossibilitate a pagare i soldati, avevano visto i propri eserciti trasformarsi in orde barbariche dedite ad ogni sorta di violenze e saccheggi. Alla fine della guerra la Germania, che contava circa 16 milioni di abitanti, si ritrova con poco più di 6/7 milioni di sudditi.

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