Economia Politica con Quiz PDF
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Università degli Studi di Torino
Alice Marmotti
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Questi appunti di economia politica descrivono concetti fondamentali come la scarsità, il costo-opportunità, lo scambio volontario, l'efficienza e il ruolo del mercato e dello Stato. Vengono presentati esempi pratici come l'apertura di un birrificio, per illustrare i concetti. I concetti vengono descritti attraverso grafici e modelli economici.
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ECONOMIA POLITICA [CAP. 1] NOZIONI DI BASE L’economia politica si occupa della realtà che ci circonda (problemi concreti, fenomeni socioeconomici). Il nome deriva dal greco οικος (= casa) + νομος (= legge) à si riferisce alle regole di gestione della casa....
ECONOMIA POLITICA [CAP. 1] NOZIONI DI BASE L’economia politica si occupa della realtà che ci circonda (problemi concreti, fenomeni socioeconomici). Il nome deriva dal greco οικος (= casa) + νομος (= legge) à si riferisce alle regole di gestione della casa. ECONOMIA POLITICA = è una scienza sociale che studia alcuni aspetti del comportamento umano, legati al consumo, alla produzione di beni e servizi e alla loro distribuzione/allocazione tra vari agenti economici (tutto si basa però su ipotesi comportamentali). AGENTI ECONOMICI = esseri che agiscono nel campo dell’economia (es. individui, imprese, Paesi). Questi agenti vivono in una realtà circondati da ulteriori agenti economici con i quali interagiscono, allocano le risorse tra tanti usi alternativi (le impiegano in vario modo), si muovono e agiscono al fine di ottenere il massimo vantaggio per loro stessi. Il problema, che porta a definire l’economia una “scienza triste”, riguarda il fatto che si vorrebbe avere tanto/tutto, ma non si può (i desideri di consumatori e imprese sono potenzialmente illimitati): il problema economico fondamentale è la SCARSITÀ (che determina l’obbligo di scelta). Essa dipende da: a. Risorse limitate, quelle che si definiscono “fattori produttivi/di produzione”; come: - Terra e materie prime (es. l’aria che respiriamo è limitata dall’inquinamento) - Lavoro (es. il tempo che le persone hanno a disposizione in una giornata) - Capitale b. Vincoli tecnologici, bisogna sempre calcolare la realizzabilità dei processi di produzione Il problema della scarsità non si può in nessun modo eliminare quindi si deve scegliere. In primis bisogna definire e scomporre i problemi. DEFINIRE E SCOMPORRE I PROBLEMI Tutte le scelte economiche implicano l’investimento di risorse in solo una direzione; quindi, anche una privazione (o rinuncia) dall’altro lato à vi sono meccanismi di scelte: - Chi sceglie e come? - A che scopo? (l’agente economico mira al vantaggio personale) - Con quali conseguenze? Attraverso la scomposizione dei problemi, si acquisisce un modo di ragionale che porta alla formazione di un modello economico (rappresentazione semplificata della realtà). COME SI SCEGLIE Le scelte da parte degli agenti economici devono essere prese razionalmente (confrontando costi e benefici e valutando il vantaggio personale), si parla mira quindi al benessere personale (egoismo). In economia però si descrive solo il comportamento, senza applicare giudizi morali (giusto/sbagliato). Possono esserci due tipi di valutazioni: 1. TOTALI: intraprendere o meno un’attività à calcolo costi – benefici totali applicati a una scelta Es. Aprire un birrificio? Iscriversi all’università? [implicato un calcolo dei benefici (ambizione lavorativa) e dei costi (tassa universitaria)] 2. MARGINALI: fino a che punto portare avanti un’attività à calcolo costi – benefici marginali Es. Produrre la millesima bottiglia di birra? Seguire un minuto in più la lezione? 1 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino Ogni scelta comporta una rinuncia: se scelgo di fare qualcosa (opportunità) rinuncio a fare qualcos’altro (costo) à COSTO – OPPORTUNITÀ di una scelta è pari al valore della migliore delle alternative possibili, a cui sto rinunciando (varia da persona a persona). Es. Scelgo di stare a lezione e rinuncio a correre. Se correre è la cosa che più mi piace fare, la sua rinuncia determina il costo – opportunità della scelta di restare a lezione. SCAMBIO VOLONTARIO Escludendo furto e dolo, lo scambio di risorse se avviene è sempre volontario (nessuno può obbligare). Nella storia si sono sviluppati mercati il cui funzionamento dipende dalla presenza di: - Diritto di proprietà (chi ha che cosa) - Disponibilità nello scambio (se nessuno è disposto a scambiare il mercato non può girare) In una società in cui si è tanti, diversi (gusti e risorse), si comunica, è possibile: - Effettuare scambi convenienti - Specializzarsi (ognuno prende la sua strada) - Sfruttare vantaggi comparati (fare ciò che so fare meglio) Se avviene, lo scambio (che è volontario) è vantaggioso per tutti coloro che decidono di parteciparvi. Come si definisce ciò che è meglio? Si utilizza un criterio importante: l’efficienza. L’allocazione finale delle risorse è efficiente quando non esiste un’altra allocazione realizzabile in cui: - Tutte le parti coinvolte nello scambio stiano meglio - Anche solo qualcuno stia meglio, a parità di condizioni dell’altro (non peggiori l’altro) Ø Criterio chiamato “Ottimo Paretiano” da Vilfredo Pareto (economista, 1848 – 1923) Con l’allocazione efficiente non si spreca nulla e le risorse sono distribuite in modo da raggiungere il massimo benessere (sociale), date le condizioni di partenza (risorse dell’agente prima di scambiare). Il raggiungimento dell’efficienza va a vantaggio di tutti e porta equilibrio; tuttavia, l’allocazione non si dimostrerà per forza equa sotto il profilo distributivo (essendo diversa la quantità di risorse che ogni persona possiede à chi aveva di più continua ad aver di più e chi meno di meno, ma tutti migliorano la propria condizione). ORGANIZZAZIONE DEGLI SCAMBI Ci sono diversi modi per distribuire le risorse e affrontare il problema della scarsità. Le decisioni possono essere affidate: 1. MERCATO à economia di libero scambio che: Non elimina il problema della scarsità, ma offre una soluzione: a. Prezzo più alto per ciò che è più scarso e desiderabile (meno ce n’è più costa, solo chi può permetterselo lo acquista) à domanda > offerta. b. I prezzi variano fino a quando si raggiunge un equilibrio. Se tutto va bene, si ha la concorrenza perfetta (caso limite, non si realizza mai nella realtà) à si ottiene il miglior risultato possibile, il benessere massimo e dunque l’efficienza. è Adam Smith “lasciare il mercato libero d’agire e come una mano invisibile metterà a posto le cose da sé”. 2 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino PROBLEMA: - il mercato libero può fallire. 2. STATO à economia pianificata che: Non elimina il problema della scarsità, ma offre una soluzione: a. Un’autorità centrale decide tutto, nessuna scelta ai singoli PROBLEMA: -se il controllo dei comportamenti è imperfetto, manca incentivo a darsi da fare (≠ nel mercato ognuno deve attivarsi e scegliere per sé se vuole guadagnare). - se le decisioni vengono prese tempo prima, gli obiettivi sono imprecisi (sottovalutati eventi futuri) 3. MERCATO e STATO à economia mista che: Può presentare varie combinazioni a seconda delle varie società che attribuiscono un valore diverso a efficienze ed equità. PROBLEMA: - I mercati possono fallire - L’intervento pubblico (es. imposte, leggi, regolamentazioni) comporta dei costi in termini di efficienza. MODELLO ECONOMICO È una rappresentazione semplificata della realtà. Es. Il reddito che si guadagna è in relazione al titolo di studio conseguito? Dobbiamo analizzare la relazione tra reddito e istruzione che sono: due variabili economiche grandezze misurabili in euro (reddito) e anni (istruzione) N.B. Ci sono molti fattori che influenzano il reddito (es. età, professione, condizioni socio – economiche di partenza, residenza, etc.). Dall’analisi dei dati emerge che all’aumentare degli anni di studio il reddito aumenta. GRAFICAMENTE: la relazione è tra due variabili quindi facciamo due assi cartesiani e poniamo i punti relativi a anni di istruzione – reddito conseguito (es. 0 anni – 11.000; 5 anni – 14.000; etc.). L’unione dei punti mostra una relazione grafica con una retta segmentata che varia inclinazione. INCLINAZIONE O PENDENZA DI UNA CURVA L’inclinazione ha un valore e può essere: 1. POSITIVA = se all’aumentare della grandezza misurata sull’asse orizzontale, la grandezza misurata sull’altro asse aumenta (+). 3 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino 2. NEGATIVA = e all’aumentare della grandezza misurata sull’asse orizzontale, la grandezza misurata sull’asse verticale diminuisce (-). è Il SEGNO ci dice in quale direzione varia una grandezza all’aumentare dell’altra. L’inclinazione si calcola in questo modo: variazione (della variabile misurata) sull’asse verticale diviso variazione (della variabile misurata) sull’asse orizzontale. Il VALORE ci dice che differenza fa passare ancora un po' di tempo a studiare in termini di reddito. DUNQUE: dall’inclinazione della linea (spezzata), positiva, sappiamo che all’aumentare degli anni di istruzione, il reddito individuale aumenta. Con i dati che abbiamo possiamo calcolare quanto aumenta il reddito per ogni anno passato sui banchi alle elementari: § DR = (13902 – 10886) = 3016 § DA = (5 – 0) = 5 § PENDENZA à DR/DA = 3016/5 = 603 (ecco di quanto aumenta) Lo stesso può essere calcolato per l’università, le medie, etc. PENDENZE ESTREME L’inclinazione di una retta verticale è infinita. L’inclinazione di una retta orizzontale è zero. CHIAVI DI LETTURA Un modello economico piò essere letto seguendo due chiavi di lettura diverse: 1. POSITIVA (o descrittiva) à come funziona un sistema economico, che cosa accade e perché 2. NORMATIVA (o prescrittiva) à cosa sarebbe meglio fare per raggiungere un determinato obiettivo Si potrebbe stare meglio, come arrivare a stare meglio? Es. Per aumentare il numero di laureati si dovrebbero fornire più borse di studio. è Si entra nel campo della POLITICA ECONOMICA. Ma gli economisti vanno sempre d’accordo? sulle implicazioni positive, abbastanza Es. all’aumentare degli anni passati sui banchi di scuola, aumenta il reddito sulle implicazioni normative, meno (perché entrano in gioco opinioni proprie e considerazioni altre basate su valori/senso civico etc.) Es. libero mercato o regolamentazione; istruzione pubblica o privata LIVELLI DI ANALISI L’economia ha due livelli di analisi: a. Microeconomia = analisi delle scelte dei singoli agenti economici (es. imprese, funzionamento dei mercati). Presenta molti dettagli e volge ad analizzare che cosa, quanto, come e per chi si produce. b. Macroeconomia = analisi delle grandezze economiche aggregate (es. non più prezzo di una biro, ma dei prezzi all’interno di un sistema economico). Essa analizza l’andamento e la crescita della produzione, i prezzi, disoccupazione, commercio con l’estero. Viene dunque meno il dettaglio perché si affrontano le tendenze di grandi aggregati, ma si fonda comunque su scelte individuali (microeconomiche). 4 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino IL MERCATO [CAP. 2] I sistemi economici possono essere organizzati in vari modi affidando la decisione circa l’allocazione delle risorse a diverti enti tra cui: MERCATO = meccanismo potente di allocazione delle risorse. Il mercato svolge la funzione per cui è nato e può essere libero o regolato dallo Stato. A seconda di che cosa scambio, i dati del mercato sono formati da alcuni agenti economici. Iniziamo ad occuparci di mercati di beni e servizi, sui quali abbiamo: - consumatori che domandano (acquistano beni e servizi) - imprese che offrono (producono e vendono beni e servizi) ≠ mercato dei fattori di produzione Poniamo questo mercato come perfettamente concorrenziale (espressione che indica un caso limite, che non può avere una reale corrispondenza con la realtà). CONCORRENZA PERFETTA Gli agenti economici che operano in questo mercato (consumatori/imprese) sono: numericamente tantissimi ognuno di loro è piccolo rispetto alla scala del mercato (nessuno ha un ruolo di rilevanza) Ciò significa che non possono influenzare il prezzo, che prendono come dato; il comportamento di chi non può influenzare il mercato è definito “comportamento price – taker”. N.B. Il mercato di cui parliamo non ha una componente fisica (es. Porta Palazzo), ma tratta le interazioni tra agenti economici. Es. mercati di frutta e verdura si avvicinano di più alla concorrenza perfetta: tantissimi compratori e altrettanti venditori. Se voglio una mela la troverò offerta da tanti e il suo valore non varia in base a chi la produce. DOMANDA Corrisponde alla relazione tra quantità domandata e prezzo del bene (graficamente rappresentata da una curva di domanda). I consumatori agiscono razionalmente dunque: -più alto è il prezzo, minore è la quantità della domanda -più è basso, maggiore è la quantità è Ecco la LEGGE DELLA DOMANDA (vale per la maggior parte dei beni) CURVA DI DOMANDA INDIVIDUALE Essa indica la quantità domandata in corrispondenza di ciascun prezzo da un singolo consumatore (la curva varia da persona a persona). La curva che si forma sarà DECRESCENTE: - Il prezzo è troppo alto (pA), il consumatore non domanda il bene - La domanda aumenta al diminuire del prezzo, fino a quando si raggiunge la SAZIETÀ (non desideriamo più un bene) 5 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino CURVA DI DOMANDA DI MERCATO Essa indica la quantità domandata in corrispondenza di ciascun prezzo su tutto il mercato. Prendiamo in considerazione solo due consumatori (anche se nella realtà sono tantissimi): Chiara e Marco. La loro curva sarà diversa in base ai loro gusti e alle loro ricchezze: - C non acquista se il prezzo è più alto di p1, a 12 acquisterebbe 1 unità. - M non acquista se il prezzo è a 12, a 6 inizierebbe ad acquistare 3 unità e via così. La domanda sull’intero mercato si ottiene sommando orizzontalmente domande individuali di tutti i consumatori che operano sul mercato (es. a p1 nessuno domanda quindi 0 unità, a 12 Chiara domanda 1u, a 6 Marco 3u e Chiara 2u à 5u). La curva di domanda è decrescente: - al diminuire del prezzo, nuovi compratori domandano il bene, chi già acquistava il bene ne domanda quantità maggiori (fino a sazietà). OFFERTA Corrisponde alla relazione che lega quantità offerta e prezzo del bene. Anche le imprese e i produttori, come i consumatori, agiscono razionalmente: -più alto il prezzo, maggiore è la quantità offerta -più basso il prezzo, minore la quantità offerta è Ecco la LEGGE DELL’OFFERTA (vale per tutti i beni) CURVA DI OFFERTA INDIVIDUALE Essa indica la quantità offerta in corrispondenza di ciascun prezzo da una singola impresa. Poniamo le due variabili sugli assi cartesiani e notiamo come la curva è CRESCENTE: Se il prezzo è troppo basso, non conviene vendere il bene (costi di produzione), quindi l’impresa non offre il bene sul mercato. L’offerta aumenta all’aumentare del prezzo (conviene offrire), fino a quando si esaurisce la capacità produttiva (impianti, risorse etc.) à l’impresa offre già il massimo, la curva diviene verticale. 6 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino CURVA DI OFFERTA DI MERCATO Essa indica la quantità offerta sull’intero mercato. Prendiamo due imprese: quella di Paolo e quella di Francesca. - P non offre se il prezzo è più basso di 1, se è 2 offre 4u - F se il prezzo è meno di 2 non offre, a 3 offre 9u L’offerta sull’intero mercato si ottiene sommando orizzontalmente l’offerta di tutte le imprese che operano sul mercato (es. se il prezzo è 1 l’offerta è 0 quindi se il consumatore vuole comprare non lo trova, se è 2 l’offerta è 4u, se 3 è 15u etc.). La curva sarà crescente (più sono le imprese più la forma della curva è lineare): - all’aumentare del prezzo nuove imprese entreranno sul mercato a offrire il bene, chi già lo vendeva lo offrirà in quantità superiore fino a raggiungere il massimo (fino a capacità produttiva). EQUILIBRIO DI MERCATO Il mercato è un insieme di interazioni tra agenti economici razionali (consumatori/imprese) che perseguono il proprio interesse. Dalla loro interazione si determina il prezzo di equilibrio di mercato (che, in concorrenza perfetta, tutti prendono come dato e nessuno può influenzare). GRAFICAMENTE: rappresentate le due curve di “domanda” (decrescente) e “offerta” (crescente), il punto in cui si intersecano è il prezzo di equilibrio di mercato (pE). Prezzo in corrispondenza del quale: quantità domandata e quantità offerta coincidono (offrono tutto ciò che si vuole comprare) tutti soddisfatti (non c’è incentivo a modificare la situazione) DISEQUILIBRIO Si verifica quando il prezzo è diverso dal prezzo di equilibrio. Può essere: 1. Più basso di pE (pBpE) à quantità offerta è molto maggiore alla quantità di domanda per quel prezzo (beni invenduti) QoA – QdA = eccesso di offerta (o eccedenza). N.B. Nessuno può essere obbligato a offrire o comprare di più à gli scambi sono volontari e basati sempre sugli interessi del singolo agente economico. 7 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino RUOLO DEI PREZZI In un mercato perfettamente concorrenziale, i prezzi sono flessibili e riassumono in modo semplice e immediato: - Tutto ciò che del problema dei consumatori è rilevante per le imprese - Tutto ciò che del problema delle imprese è rilevante per i consumatori Rivestono un ruolo fondamentale nel processo di aggiustamento del mercato da una situazione di disequilibrio a una di equilibrio. Hanno due ruoli fondamentali: 1. SEGNALANO la scarsità relativa di un bene o servizio (sono segnali) Es. se il prezzo aumenta, il bene è scarso 2. INCENTIVANO consumatori e imprese a comportarsi in un modo tale da ridurre un eccesso di domanda o di offerta (sono incentivi) Es. PENURIA = eccesso di domanda. Sul mercato il prezzo è momentaneamente troppo basso: Prezzo inizia a salire e aumentare segnalando che il bene è relativamente scarso. o Incentivo per il consumatore: se aumenta il prezzo, diminuisce la domanda o Incentivo per l’impresa: se aumenta il prezzo, aumenta l’offerta perché conviene N.B. Il prezzo aumenta fino a quando l’eccesso di domanda viene eliminato (nel punto E). Es. ECCEDENZA = eccesso di offerta. Sul mercato il prezzo è momentaneamente troppo alto: Prezzo inizia a scendere e a diminuire segnalando che il bene è relativamente abbondante. o Incentivo per il consumatore: se diminuisce il prezzo, aumenta la domanda o Incentivo per l’impresa: se diminuisce il prezzo, diminuisce l’offerta. N.B. Il prezzo diminuisce fino a quando l’eccesso di offerta viene eliminato (nel punto E). VINCOLI E SCELTE [CAP. 3] La curva di domanda riassume molte informazioni. Quanto un individuo domanda di un bene o di un servizio non dipende solo dal prezzo di quel bene/servizio; la scelta del consumatore relativa a se e quanto acquistare dipende da: - prezzi dei bene e servizi disponibili sul mercato, - risorse disponibili per acquistarli (come il reddito), - gusti dell’individuo (cosa piace di più) ® NON si può avere tutto, si tratta di una scelta vincolata. 8 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino TEORIA DEL CONSUMATORE Iniziamo da un caso semplice: cosa accade quando, dato un reddito monetario si può scegliere tra (solo) due beni. Consideriamo che non ci sia futuro, dunque si deve spendere tutto oggi in questa scelta. Che cosa il consumatore può acquistare (graficamente: il vincolo di bilancio) Che cosa il consumatore desidera acquistare (graficamente: le curve di indifferenza) Questi sono i quesiti che dobbiamo porci che ci portano a sviluppare un modo di ragionare che passa dalla schematizzazione del processo di scelta e che si può applicare a problemi complicati. INSIEME DELLE ALTERNATIVE POSSIBILI È bene chiedersi cosa può acquistare il consumatore; per calcolare ciò si utilizza lo strumento grafico del vincolo di bilancio. Dato il reddito e dati i prezzi dei beni e servizi, il vincolo di bilancio è l’insieme dei punti che rappresentano le combinazioni di beni e servizi (panieri) che il consumatore può acquistare. VINCOLO DI BILANCIO = l’insieme delle alternative possibili. VINCOLO DI BILANCIO Esso è una retta (inclinazione costante). L’intercetta della retta con un’asse indica la quantità massima del bene che il consumatore può acquistare spendendo tutto il reddito nell’acquisto di quel bene (Q = M /p). Mentre tutti gli altri punti sulla retta sono i vari panieri. Analizziamo due beni: libri e DVD. Graficamente misuriamo: - Quantità di libri (QL) sull’asse verticale - Quantità di DVD (QD) sull’asse orizzontale. Prendiamo come dati: Prezzo dei libri (pL) Prezzo dei DVD (pD) Reddito monetario (M) ES. Se M = 200€, pL = 10€, pD = 20€ L’inclinazione (o pendenza) indica a quante unità del bene di cui si misura la quantità sull’asse verticale si deve rinunciare per ottenere un’unità in più del bene di cui si misura la quantità sull’asse orizzontale (è negativa, c’è un costo – opportunità). Spostandosi sulla retta aumenta la quantità di un bene e diminuisce quella dell’altro. In particolare, per ottenere un DVD (DQD +1) in più devo rinunciare a 2 libri (DQL -2). Ø E è il saggio di scambio di mercato (è la proporzione in cui il mercato mi permette di scambiare un bene piuttosto di un altro) Ø pD/pL è il prezzo relativo dei DVD (in termini di libri) Es. Se il prezzo di un cellulare è 200€ e quello di una camicia è 50€, il prezzo relativo di un cellulare è: 4€. 9 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino IN FORMULE à che si può riscrivere come: Se dividiamo per pL: Equazione della retta (vincolo) di bilancio, dove: M/pL è l’intercetta verticale - pD/pL è l’inclinazione (negativa) I PUNTI I punti che appartengono al vincolo di bilancio sono combinazioni di beni che costano M. Mentre: o I punti all’esterno del vincolo di bilancio sono combinazioni che costano troppo (non me lo posso permettere). o I punti all’interno sono combinazioni inefficienti (non convenienti) N.B. Il vincolo di bilancio si disegna prendendo come dati (fissi) il reddito e il prezzo dei due beni, quando il reddito e/o i prezzi variano il vincolo cambia (posizione). COSA SUCCEDE QUANDO VARIANO I PREZZI Se il prezzo dei DVD aumenta (da 20 a 40), vedremo come resta invariato reddito (M = 200) e prezzo dei libri (pL = 10). Tuttavia, bisogna ricalcolare le mie opzioni di acquisto: - La massima quantità di libri non varia (M/pL) à 200:10 = 20 - La massima quantità di DVD che posso acquistare varia (M/pD) à 200:40 = 5 Il vincolo ruota attorno al punto A, verso l’interno, assumendo una nuova inclinazione (più ripida) poiché ora ci vorrà una maggiore quantità di libri in cambio di un DVD rispetto a prima [- pD/pL à - 40/10 = - 4]. v L’aumento del prezzo di un bene sul mercato porta a diminuire la nostra possibilità di acquisto. Se invece il prezzo dei DVD diminuisce (da 20 a 10), vedendo che il costo dei libri invece non cambia così come il reddito (M). Anche qua vedremo un ricalcolo delle opzioni d’acquisto: - La massima quantità di libri che posso acquistare non varia (M/pL) à 200:10 = 20 - La massima quantità di DVD che si può acquistare varia (M/pD) à 200:10 = 20 Il vincolo ruota attorno al punto A, verso l’esterno, assumendo una nuova inclinazione (meno ripida) poiché ora ci vorrà una quantità di libri minore in cambio di un DVD [- pD/pL à - 10/10 = -1]. v L’abbassamento del prezzo di un bene sul mercato porta ad aumentare la nostra possibilità di acquisto. 10 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino COSA SUCCEDE QUANDO VARIA IL REDDITO Il reddito può aumentare (da 200 a 300), mentre né il prezzo dei libri varia (pL = 10) né quello dei dvd (pD = 20). In questo caso dobbiamo ricalcolare le nostre opzioni d’acquisto: - La quantità massima di libri acquistabili varia (M/pL) à 300: 10 = 30 - La quantità massima di dvd acquistabili varia (M/pD) à 300: 20 = 15 L’inclinazione della retta non cambia à il vincolo si sposta parallelamente a destra rispetto a sé stesso, verso l’esterno. v All’aumentare del reddito ho più possibilità di acquisto di beni. Il reddito può anche diminuire (da 200 a 100); in quel caso potrò acquistare la metà dei libri o dvd rispetto a prima. Anche in questo caso non varia l’inclinazione della retta à il vincolo si sposta parallelamente verso l’interno degli assi. v Al diminuire del reddito avrò possibilità di acquista ridotte. PREFERENZE DEL CONSUMATORE Tutto ciò che si è detto finora riguarda le possibilità di acquisto; tra le combinazioni di beni che può acquistare, il consumatore sceglie quella che preferisce (questione di gusti!). Per rappresentare le preferenze formuleremo alcune (ragionevoli) ipotesi sul comportamento del consumatore. Lo scopo è ordinare tutti i panieri secondo un ordine di preferenza e rappresentare graficamente le preferenze utilizzando una famiglia di CURVE DI INDIFFERENZA. Esse rappresentano i gusti di un consumatore e le IPOTESI sulle preferenze di un agente economico razionale sono: 1. COMPLETE à possiamo confrontare tutti i panieri e dire quali ci piacciono di più/meno o quali ci lasciano indifferenti. è Il consumatore non risponderà mai “non so”. 2. RIFLESSIVE à panieri identici sono per il consumatore indifferenti perché sono due combinazioni uguali. 3. TRANSITIVE à se il consumatore preferisce A a B, e B a C, allora preferirà anche A a C. è Il consumatore è coerente e non si contraddice. Nel caso più generale, valgono altre due ipotesi: a. MONOTONE à il consumatore preferisce i panieri in cui c’è di più (di almeno un bene, a parità del resto). è “di più è meglio”. b. CONVESSE à il consumatore consuma i beni congiuntamente e preferisce consumare un po' di entrambi piuttosto che solo uno dei due. RAPPRESENTAZIONE DELLE PREFERENZE Quando si tratta di beni (oggetti che apportano benessere al consumatore) “più è meglio” (monotonicità), quindi “meno è peggio” (vale per chiunque). Per descrivere le preferenze dobbiamo trovare delle indifferenze à rispetto a un paniere di partenza, per una persona in particolare, ci saranno: 11 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino - Panieri con “di più” di un certo/entrambi i beni (preferibili) - Panieri con “di meno” di un certo/entrambi i beni (non preferibili) - Panieri indifferenti che non sono né meglio né peggio (di meno di un bene, ma di più dell’altro à tali combinazioni saranno comunque peggiori rispetto a quelle in cui aggiungo solo di più, senza togliere). Un CURVA DI INDIFFERENZA è l’insieme delle combinazioni di beni rispetto al consumare le quali il nostro consumatore è indifferente à tutte queste combinazioni apportano a quel consumatore lo stesso identico benessere. La linea che deriva dall’unione di queste combinazioni indifferenti è una curva che cambia la propria inclinazione (inclinata negativamente). Le combinazioni blu sono indifferenti tra loro e saranno: - Meglio delle combinazioni rosse che possono a loro volta essere tra loro indifferenti (avere meno dvd = avere meno libri), - Peggio delle combinazioni verdi (avere più libri = avere più dvd). A curve di indifferenze più alte (più lontane dall’origine degli assi) associamo livelli di benessere più alti. L’insieme di queste curve compone una FAMIGLIA/MAPPA di curve di indifferenza (che servono per rappresentare i gusti di una persona). NON SI INCROCIANO Due curve di indifferenza non si incrociano mai perché le ipotesi sulle preferenze non lo permettono. Si verificherebbe infatti un caso di incoerenza che va contro la transitività: se si è indifferenti tra A e B come tra A e C, allora lo si dovrebbe essere anche tra B e C invece l’incoerente dice di preferire B. CURVA DECRESCENTE E CONVESSA La curva di indifferenza è (a) DECRESCENTE con inclinazione (o pendenza) negativa. Per rappresentarla poniamo due panieri composti da: 1. 18 libri e 2 dvd 2. 12 libri e 3 dvd La differenza tra i due panieri sta nella variazione della quantità dei due beni, nel paniere 2 infatti abbiamo: + 1 DVD e – 6 libri. Tale variazione rimanda al cosiddetto SAGGIO (MARGINALE) DI SOSTITUZIONE che è il saggio al quale il consumatore è disposto a scambiare un bene con un altro (mantenendo invariato il suo benessere). SMS = DQL / DQD L’SMS ci dà un’informazione, essa dice a quanti libri è disposto a rinunciare per ottenere un dvd in più (esso è un costo – opportunità dove il costo è la perdita di 6 libri, l’opportunità e ottenere 1 dvd). 12 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino La curva di indifferenza è (b) CONVESSA con inclinazione (o pendenza) negativa e, in valore assoluto, decrescente. Inseriamo tra i panieri una terza combinazione: 3. 7 libri e 6 dvd Ora che ho molti meno libri rispetto al paniere iniziale, se volessi 1 DVD in più sarei disposta a rinunciare a molti meno libri rispetto a prima: sono disposto a rinunciare a 1 libro, mentre prima ero disposta a darne 6 à l’SMS varia lungo la curva, dipende da quanto si consuma dei due beni. v Quando ho tanti libri, ci rinuncio volentieri per avere DVD (SMS = -6) v Quando ho tanti DVD, apprezzo molto consumare un libro in più (SMS = -1) QUINDI: all’aumentare della quantità di DVD, rinuncio a quantità via via inferiori di libri. Più consumo di un bene, più il beneficio e il desiderio di averlo diminuisce à il beneficio marginale (di un’unità in più) di un bene diminuisce all’aumentare della quantità consumata. SAGGIO MARGINALE DI SOSTITUZIONE In genere, i beni vengono consumati in quantità intere, tuttavia in termini teorici è possibili ridurre un incremento. Ad esempio, invece che aggiungere 1 DVD (rinunciando a 6 libri) ne aggiungiamo 0,6 o 0,2 facendo tendere l’incremento a zero. SMS = Tale operazione corrisponde al calcolo del limite e il risultato di questo calcolo porta a ottenere la misura della pendenza della curva di indifferenza in un punto (disponibilità a scambiare). Tale pendenza risulterà pari all’inclinazione della retta tangente alla curva di indifferenza in quel punto. UTILITÀ L’utilità serve a quantificare il benessere complessivo di un individuo. Inizialmente serviva per misurare la felicità, ora è considerato un modo di descrivere le preferenze: ® La funzione di utilità associa un numero ad ogni paniere di beni (significato ordinale). U1 < U2 < U3 < U4 Andiamo ad associare un numero ad ogni curva di indifferenza che abbiamo rappresentato, in particolare poniamo numeri maggiori a curve di indifferenza più alte (più benessere). L’associazione di numeri non quantifica la felicità, ci permette solo di ordinare (non ha senso dire che B rende l’individuo doppiamente felice rispetto ad A). N.B. Possiamo distinguere tra: utilità totale e utilità marginale. 13 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino UTILITÀ TOTALE L’utilità totale (UT) misura il livello di benessere che si ottiene consumando una combinazione di beni: - Aumenta all’aumentare della quantità consumata di uno o di entrambi i beni (inclinazione positiva). Ovviamente, se non consumo il livello di UT sarà pari a zero (il primo punto è sull’origine). - La curva che si crea è concava perché l’UT cresce, ma sempre più lentamente. UTILITÀ MARGINALE L’utilità marginale (UMG) misura l’incremento del livello di benessere che si ottiene consumando un’unità in più di un bene: - Diminuisce all’aumentare della quantità consumata del bene (1 DVD mi dà molto benessere, ma se ne consumo tanti inizia a non farmi né caldo né freddo) - La curva sarà convessa con inclinazione negativa (decrescente) IN FORMULE: ESEMPIO: Quantità 0 1 2 3 4 5 Utilità totale 0 60 110 150 180 200 Sulla base dei dati in tabella, qual è l’UMG della IV unità del bene? Se l’UMG misura l’incremento nell’UT associato al consumo di un’unità aggiuntiva del bene, in formule UMG = DUT/DQ, l’UMG della IV unità è pari a: (180 – 150)/(4 – 3) = 30/1 = 30. Possiamo calcolare l’UMG in tutte le unità: quantità 0 1 2 3 4 5 UMG 0 60 50 40 30 20 QUANTO VALE L’SMS Potremmo calcolare l’SMS in termini di UMG. Dobbiamo effettuare dei passaggi: 1. partiamo dalla formula dell’UMG: UMGL = DUT/DQL oppure UMGD = DUT/DQD. 2. possiamo scrivere questa formula anche: UMGL × DQL = DUT oppure UMGD × DQD = DUT 3. lungo una curva di indifferenza l’UT non cambia (UT = 0) perché il benessere non cambia dal momento che al salire della quantità di un bene, scende la quantità dell’altro à le due variazioni si compensano. Quindi possiamo scrivere la formula escludendo UT: - UMGL × DQL = + UMGD × DQD. 4. Possiamo scrivere questa formula anche: DQL/DQD = - UMGD/UMGL La pendenza della curva di indifferenza è il saggio DQL/DQD che mantiene costante UT. Questo SMS è il rapporto tra le UMG dei due beni (con segno negativo). SCELTA OTTIMA DEL CONSUMATORE Tra i panieri che può acquistare, il consumatore sceglie quello che apporta il benessere maggiore. Graficamente il paniere scelto si trova: 14 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino - sul vincolo di bilancio (combinazione che può acquistare in base ai prezzi decisi dal mercato) - sulla curva di indifferenza più alta possibile (avrà un punto in comune con il vincolo di bilancio). GRAFICAMENTE: Inseriamo nel grafico le curve di indifferenza e il vincolo di bilancio: La pendenza della curva di indifferenza (SMS) misura in ogni punto il saggio a cui il consumatore è disposto a scambiare i beni. La pendenza del vincolo di bilancio misura il saggio a cui il consumatore può scambiare i beni sul mercato. v SCELTA: si tratta di trovare la curva di indifferenza più alta, compatibile con il vincolo di bilancio. La SCELTA OTTIMA del consumatore è l’unico punto in comune tra il vincolo di bilancio e la curva di indifferenza più alta possibile. Il punto di scelta ha delle caratteristiche: o Il vincolo di bilancio e la curva di indifferenza hanno la stessa pendenza à in quel punto infatti sono tangenti: E = SMS à - pD/pL = -UMGD/UMGL Equazione che si può riscrivere come UMGD/pD = UMGL/pL à “uguaglianza delle utilità marginali ponderate” (il nome della formula è dato dal fatto che le UMG sono ponderate in base al prezzo). o Non posso fare di meglio, il consumatore non ha incentivi a cambiare posizione, sta spendendo tutto quello che ho nel miglior modo possibile (il numero di unità di DVD e di libri che posso acquistare con 1€ apportano la stessa UT). CURVE DI INDIFFERENZA PER RAPPRESENTARE TUTTI I GUSTI Considerando gli stessi due beni, le curve di indifferenza possono essere “adattate” a raffigurare i gusti di più individui. Ad esempio possono essere: CONVESSE – beni imperfettamente sostituibili Indicano beni imperfettamente sostituibili (SMS decrescente). Entrambi i beni vengono apprezzati (e consumati) da persone diverse, ma la quantità preferibile (o non) dipende dalla personalità. Quindi non sono interscambiabili: uno preferisce i DVD, l’altro i libri. se guardare DVD conta se leggere costa molta poco rispetto alla fatica rispetto ad ascoltare possibilità di leggere un musica 15 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino romanzo RETTE – beni perfetti sostituti Indicano beni perfetti sostituti (SMS costante). In questo caso, il consumatore è disposto a rinunciare ad un bene in alternativa all’altro (i due beni apportano lo stesso benessere). ES. un consumatore può considerare t-shirt e polo come beni che consuma in alternativa l’uno all’altro, in proporzioni fisse (ad esempio) uno ad uno à l’SMS vale -1. v Le preferenze del consumatore sono rappresentate da una famiglia di curve di indifferenza LINEARI (perché hanno pendenza costante). GRAFICAMENTE: (1) Rappresentiamo la scelta di una persona per la quale t-shirt e polo sono perfetti sostituti in proporzione 1:1: - Dati i prezzi e il reddito, poniamo il vincolo di bilancio (E = -2) che ci dice che sul mercato 1 polo vale 2 t-shirt. - L’SMS = 1 risulta inferiore al vincolo di bilancio; quindi, per avere una polo in più il consumatore è disposto a cedere meno t-shirt di quante il mercato richieda. RISULTATO: questa persona sceglierà di consumare solo t-shirt. (2) Rappresentiamo il caso di un’altra persona, per la quale t-shirt e polo sono sempre perfetti sostituti, ma in proporzioni 1:4: - Dati i prezzi e il reddito, poniamo un vincolo di bilancio (E = -2) che ci dice che sul mercato per avere 1 polo dobbiamo cedere 2 t-shirt. - L’SMS = 4 risulta superiore al vincolo di bilancio; quindi, per avere una polo in più il consumatore è disposto a rinunciare a più t-shirt di quante ne richieda il mercato. RISULTATO: questa persona sceglie di consumare solo polo. è Quindi, quando i beni sono perfetti sostituti, la scelta ottima del consumatore coincide con un’intercetta. FORMA A L – beni perfetti complementari Indicano beni perfetti complementi (da consumare insieme), sono beni che il consumatore consuma in proporzioni fisse (es. scarpa destra – sinistra). v Le preferenze del consumatore sono rappresentate da una famiglia di curve di indifferenza a forma di L. L’SMS vale: 0 nel tratto orizzontale della L infinito nel tratto verticale della L. 16 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino Es. un consumatore utilizza in proporzioni fisse (1 a 1) stampante e cartuccia del toner. Per aumentare il livello di benessere bisogno aumentare 2 a 2 à aumento di entrambi i beni. La soluzione di ottimo si ha in un punto (S) nel quale: o le quantità acquistate dei due beni sono uguali (1 a 1) à nell’angolo formatosi da L o è toccato dalla linea del vincolo di bilancio Es. macchina e ruote sono beni complementari, una macchina utilizza 4 ruote e ciò significa che questi due beni si consumano in proporzione fissa (4 a 1). INDIVIDUI E MERCATO [CAP. 4] La scelta di un consumatore può variare in seguito a: - Variazione del reddito - Variazione del prezzo Date le preferenze (considerando un solo individuo), variano le opportunità, tra le quali il consumatore può scegliere (varia il vincolo di bilancio). Bisogna chiedersi: v In che direzione varia la quantità domandata? Dipende dal tipo di bene v Di quanto varia? Dipende da sostituibilità di un bene, e dal suo peso sul reddito complessivo (se ho più sostituti la quantità domandata varierà di più) QUANTITÀ VARIAZIONE E VARIAZIONE DEL REDDITO Può capitare che il reddito aumenti, in questo caso: - Se la quantità domandata aumenta avremo di fronte un bene normale (o superiore) - Se la quantità domandata diminuisce avremo di fronte un bene inferiore (es. ho più soldi e posso permettermi dei beni di qualità superiore). GRAFICAMENTE: o Sentiero di espansione del reddito (SER): ci dice come varia la quantità domandata di tutti i beni al variare del reddito. o Curva di Engel: ci dice come varia la quantità domandata di un bene al variare del reddito. ESEMPIO CON BENI NORMALI: Se varia il reddito, per dati prezzi, varierà anche la combinazione ottimale di DVD e libri. Nel caso dei beni normali vedremo che la quantità consumata di entrambi i beni aumenta quando aumenta il reddito. Ciò significa che: § il SER ha inclinazione positiva § la CdE ha inclinazione positiva 17 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino ESEMPIO CON BENE INFERIORE: Se varia il reddito, varia anche la combinazione ottimale di vino da cucina e vino da tavole. In questo caso vedremo come il vino da cucina (bene inferiore, bassa qualità) diminuisce nel consumo, all’aumentare del reddito. Mentre, il consumo del vino da tavola (bene normale) aumenta perché ora posso permettermelo. Ciò significa che: § il SER inizialmente ha inclinazione positiva (quantità domandata aumenta di entrambi), poi curva e diventa si inclina negativamente se uno dei beni è inferiore. § Il CdE ha un’inclinazione negativa nel tratto un cui un bene “diventa” inferiore. N.B. Non è possibile rappresentare due beni inferiori insieme. QUANTITÀ DOMANDATA E VARIAZIONE DEL PREZZO Può capitare che il prezzo aumenti (tale variazione non dipende da noi), in questo caso: - Se la quantità domandata diminuisce avremo di fronte un bene ordinario - Se la quantità domandata aumenta avremo di fronte un bene di Giffen (comportamento anomalo) GRAFICAMENTE: o Sentiero di espansione del prezzo (SEP): ci dice come varia la quantità domandata di tutti i beni al variare del prezzo. o Curva di domanda: ci dice come varia la quantità domandata di un bene al variare del prezzo. ESEMPIO: Se varia il prezzo di un bene, varierà anche la quantità consumata di esso. In particolare, se all’aumento del prezzo la quantità del bene diminuisce allora sarà un bene ordinario à vale la legge della domanda. Ciò significa che: § Il SEP ha inclinazione positiva (quantità di entrambi i beni aumenta al diminuire del prezzo) § La CdD ha inclinazione negativa (quantità del bene aumenta al diminuire del prezzo) N.B. Non tutti i beni però rispettano la legge della domanda. EFFETTI Quando varia il prezzo del bene, si realizzano due effetti: 1. Effetto di sostituzione, legato alla variazione del prezzo relativo 2. Effetto di reddito, legato alla variazione del potere di acquisto Tale scomposizione degli effetti è utile solo a capire, ma nella realtà si osserva solo l’effetto totale. 18 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino EFFETTO DI SOSTITUZIONE Per tutti i beni: - La quantità domandata varia nella direzione opposta al prezzo relativo quindi: a. Aumenta se il prezzo diminuisce b. Diminuisce se il prezzo aumenta (lo sostituisco quindi con beni più convenienti) EFFETTO DI REDDITO Il potere di acquisto varia al variare dei prezzi, anche se di per sé il mio reddito non cambia. Tale effetto dipende dal bene che abbiamo: - Per beni normali à la quantità domandata varia in direzione opposta al prezzo quindi: a. Aumenta se il prezzo diminuisce (perché il consumatore si sente più ricco, consuma di più di un bene normale) b. Diminuisce se il prezzo aumenta - Per beni inferiori à la quantità domandata varia nella stessa direzione del prezzo: a. Diminuisce se il prezzo diminuisce (consumatore si sente più ricco, consuma di meno di un bene inferiore perché può permettersi di meglio) b. Aumenta se il prezzo aumenta EFFETTO TOTALE P- BENI NORMALI (o SUPERIORI) BENI INFERIORI Effetto di SOSTITUZIONE Q+ Q+ (saggio di scambio) Effetto di REDDITO Q+ Q– (potere d’acquisto) Effetto TOTALE Q+ Q+ Q– BENI ORDINARI BENI DI GIFFEN Affinché l’effetto di reddito prevalga sull’effetto di sostituzione (beni di Giffen) si deve trattare di beni molto importanti, per i quali il prezzo fa povertà. Nel caso dei beni di Giffen ci saranno dei beni che nonostante aumenti il prezzo vengono acquistati di più. Es. Può legarsi alla povertà che portava la gente a comprare comunque il cibo nonostante costasse molto (bene di sopravvivenza ¹ beni di lusso). SOSTITUIBILITÀ E SPESA Di quanto varia, in generale, la quantità domandata? a. Molto se il bene è normale, facile da sostituire, sul quale si spende molto reddito (es. m2 di un’abitazione) b. Poco se il bene è normale, difficile da sostituire, su cui si spende poco reddito (es. sale da cucina) c. Molto poco (se non addirittura nella stessa direzione del prezzo), se il bene è inferiore, difficile da sostituire, su cui si spende molto reddito 19 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino L’effetto di sostituzione (in genere) è più forte dell’effetto di reddito perché consumiamo molti beni. o Il reddito che destiniamo all’acquisto di un singolo bene ha un’incidenza modesta sul reddito complessivo o Quindi, la variazione del potere d’acquisto che una diminuzione del prezzo di un singolo bene comporta (l’effetto di reddito) è contenuta. PARTECIPARE AL MERCATO È possibile calcolare che beneficio ottiene una persona dalla partecipazione al mercato, sapendo che tutti gli scambi sono volontari e gli agenti valutano le azioni in maniera razionale (partecipando attivamente al mercato). La curva di domanda (relazione negativa tra quantità domandata e prezzo) rappresenta: 1. la quantità domandata di un bene in corrispondenza di ciascun prezzo à funzione di domanda diretta. 2. il prezzo al quale il consumatore è disposto a comprare ciascuna quantità di un bene à funzione di domanda inversa. D DERIVA DAL PROBLEMA DI SCELTA DEL CONSUMATORE Nel punto di ottimo, il rapporto tra l’utilità marginale (UMG) e il prezzo è lo stesso per tutti i beni (diversamente, sarebbe possibile spendere meglio il reddito). UMGD/PD = UMGL/PL = … = [costante] Ciò significa che io posso scrivere anche: Pi = UMGi/[costante] Per un consumatore che ha risolto il problema di come spendere nel migliore dei modi il reddito che ha a disposizione, il prezzo che paga è proporzionale all’utilità marginale (UMG). CURVA DI DOMANDA INVERSA La curva di domanda (inversa) indica la disponibilità a pagare per una data quantità: - tale curva è decrescente (come l’UMG) - Il prezzo fornisce informazioni circa l’UMG che il consumatore ottiene dal consumo di una certa quantità del bene (rivela le sue preferenze) - La differenza tra la disponibilità a pagare e il prezzo di mercato fornisce una misura di quanto varia il benessere quando il consumatore partecipa al mercato. Es. in un negozio c’è un orologio che costa 2000€, ma sarei disposto a pagare anche 3000€ perché per me quel bene vale molto. In un caso come questo, dove sono disposto a pagare anche di più del prezzo di mercato: o Conviene acquistare il bene o La differenza che sta tra il prezzo di mercato e il prezzo che pagherei è una misura tangibile, in termini monetari (1000€), del beneficio che si ottiene partecipando al mercato. 20 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino SURPLUS DEL CONSUMATORE Corrisponde al beneficio del consumatore. Data la curva di domanda e il prezzo di mercato (pE), il surplus corrisponde alla differenza tra: - i prezzi che i consumatori sarebbero disposti a pagare - quanto effettivamente devono pagare La differenza si calcola per ogni unità del bene acquistata: Pari a zero (E) per l’ultima unità acquistata (la disponibilità corrisponde al prezzo di mercato) Di valore positivo per le unità precedenti SURPLUS = è l’area compresa tra la curva di domanda inversa e la retta che corrisponde al prezzo di mercato. N.B. Il punto (QE) è dove la curva di domanda e la retta del pE si incontrano e corrisponde alla quantità che acquisto dato il prezzo di mercato. ESEMPIO: Supponiamo che la disponibilità a pagare do un consumatore per un bene che si consuma in quantità discrete (cioè in numeri interi), ad esempio magliette, sia quella in tabella e il prezzo di mercato di ogni maglietta è 20€. QUANTITÀ 0 1 2 3 4 5 6 7 8 DISPONIBILITÀ A 0 60 50 40 30 20 10 5 0 PAGARE Se il prezzo di mercato è pari a 20€, il consumatore acquisterà la quinta unità del bene: il prezzo che è disposto a pagare per la quinta unità è pari al prezzo di mercato à consumare quell’ultima unità lo rende indifferente. Per il consumatore per la prima maglietta pagherebbe 60€, dunque il surplus sarà: 60 – 20 = 40. Invece, per la seconda pagherebbe 50€, dunque il surplus sarà: 50 – 20 = 30. Per la terza magliette pagherebbe 40€, il surplus è: 40 – 20 = 20. Mentre per la quarta 30€, il surplus sarà: 30 – 20 = 10. Per la quinta pagherebbe 20€, il surplus è: 20 – 20 = 0 (la quinta unità del bene è l’ultima che acquista perché la disponibilità a pagare coincide con il prezzo, è un punto di indifferenza perché non ottiene alcun surplus, dalla 6 in poi non è più disposto a pagare 20€). Ø SURPLUS TOTALE si calcola sommando i singoli surplus, in questo caso è 100€. 21 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino LATO DELL’OFFERTA [CAP. 5] È il lato delle imprese, che offrono un bene sul mercato e sono anch’esse agenti economici razionali. TEORIA DELL’IMPRESA L’impresa: Trasforma i fattori di produzione chiamati INPUT (risorse naturali, capitale, lavoro) che acquista sul mercato, in un prodotto finito chiamato OUTPUT utilizzando le tecnologie che ha a disposizione Essendo essa un agente economico razionale ha come obiettivo quello di massimizzare il profitto, che corrisponde alla differenza tra ricavi (totali) e costi (di produzione). Per farlo: - Spende meno possibile per acquistare i fattori di produzione; - Produce la quantità che permette di ottenere il massimo profitto, a patto che produrre convenga (se il profitto è minore dei costi sostenuti, si sta producendo in perdita). COME SI PRODUCE È necessario introdurre un orizzonte temporale à in base al periodo di tempo durante il quale studiamo il comportamento dell’impresa, gli input si distinguono in: - Fattori di produzione FISSI: fattori la cui quantità non può essere variata nel periodo di tempo in cui osserviamo l’impresa. - Fattori di produzione VARIABILI: fattori la cui quantità può essere variata nel lasso di tempo considerato. Data questa distinzione chiamiamo: - BREVE PERIODO: il lasso di tempo in cui la maggior parte dei fattori di produzione sono fissi - LUNGO PERIODO: lasso di tempo in cui si può scegliere di variare la quantità di tutti i fattori produttivi. ESEMPIO: Consideriamo con caso semplice con due (soli) fattori produttivi: - Lavoro (L) come fattore di produzione variabile - Capitale (K) come fattore di produzione fisso La FUNZIONE DI PRODUZIONE rappresenta la relazione tra la quantità massima di output che si può ottenere utilizzando un ammontare di L (lavoro) e un ammontare di K (capitale) à q = q (L, K) Possiamo analizzare la funzione di produzione sia nel breve periodo che nel lungo periodo. COME SI PRODUCE NEL BREVE PERIODO Per dato capitale (fisso), la PRODUZIONE TOTALE corrisponde alla (massima) quantità prodotta/di output che si può ottenere utilizzando una certa quantità di lavoro à dipende dal fattore variabile (L). q = q (L) 22 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino GRAFICAMENTE: o Pari a zero quando non si impiega lavoro o Cresce all’aumentare del lavoro impiegato, ma non per sempre e non sempre alla stessa velocità UNITÀ DI 0 1 2 3 4 5 6 LAVORO (L) PRODUZIONE 0 10 40 90 160 190 180 TOTALE q (L) La curva avrà un’inclinazione inizialmente positiva (convessa), poi negativa (concava) à tale andamento ci dice che non sempre più risorse sono indice di più produzione. Dato il capitale (fisso), la PRODUTTIVITÀ MEDIA è invece la (massima) quantità prodotta per ogni unità di lavoro impiegata. Essa dipende da quanto input variabile si utilizza. PME = q(L)/L GRAFICAMENTE: o Partendo da zero, la PME ci dice di quanto aumenta la produzione (Dq) quando si utilizza una certa quantità di lavoro (DL). o La PME è l’inclinazione della retta che unisce l’origine degli assi con il punto sulla funzione di produzione che corrisponde a un certo livello di lavoro. In un grafico posso disegnare tutte queste rette per capire, in base alla loro ripidità, di quanto sta aumentando la mia produzione. UNITÀ DI LAVORO 0 1 2 3 4 5 6 (L) PRODUZIONE 0 10 40 90 160 190 180 TOTALE q (L) PRODUTTIVITÀ - 10 20 30 40 38 30 MEDIA q(L)/L = (10/1) = (40/2) Le rette che disegniamo (PME) aumentano fino al punto A. La retta tangente alla curva, passante per il punto A, indica il massimo della produttività: da quel punto in poi la produttività diminuisce. In particolare, la produttività media inizia a diminuire quando l’inclinazione delle rette nei punti è negativa. Dato un capitale (fisso), la PRODUTTIVITÀ MARGINALE dice di quanto aumenta la (massima) quantità prodotto/output se si impiega un’unità di lavoro in più (ragionamento al margine). PMGL = Dq (L)/ DL 23 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino GRAFICAMENTE: o L’effetto sulla produzione di incrementi molto piccoli della quantità di lavoro impiegata (PMG) è l’inclinazione della retta tangente alla funzione di produzione in ciascun punto. UNITÀ DI 0 1 2 3 4 5 6 LAVORO (L) PRODUZIONE 0 10 40 90 160 180 190 TOTALE q(L) PRODUTTIVITÀ - 10 20 30 40 50 60 MEDIA q(L)/L PRODUTTIVITÀ - 10 30 50 70 20 -10 MARGINALE Dq(L)/ DL (10 – 0)/(1 – 0) Da un certo punto in poi l’incremento di PMGL può arrestarsi e divenire persino negativo. Man mano che salgo sui punti la retta diventa sempre meno obliqua e più verticale (aggiungendo lavoro la produttività aumenta in positivo). DUNQUE: per una serie di punti la retta ha inclinazione positiva, poi raggiunge punto B (verticale) e dopo diminuisce (il lavoro che offro e la paga che devo garantire mi mettono in una condizione sfavorevole dove la produttività marginale è minima). Fino ad arrivare ad essere orizzontale nel punto C (dove il PMG è pari a 0) à dopo il punto C la retta ha inclinazione negativa (sotto 0). LEGGE DELLA PRODUTTIVITÀ MARGINALE DECRESCENTE Spiega l’andamento sopracitato; tale legge ci dice che aggiungere unità di un fattore produttivo variabile (es. lavoro) a una quantità data di un fattore produttivo fisso (es. capitale) può aumentare la produzione, ma fino a un certo punto. Infatti, da un certo punto in poi, ogni unità in più del fattore produttivo variabile (lavoro) produce meno output in più dell’unità precedente (nell’esempio sopra ciò accade dal punto B). FUNZIONE DI PRODUZIONE nel breve periodo GRAFICAMENTE: Traccio sui punti una retta tangente (PMG) e un’altra retta che parte dall’origine (0) e incrocia il punto in questione (PME). Notiamo che: Nel primo tratto la produttività marginale è maggiore di quella media perché è più inclinata (PMG>PME) Ci sarà un punto in cui le due rette (di PME e PMG) si sovrappongono (PMG = PME) à sono uguali nel punto in cui la PME è massima. Nel tratto finale, in particolare nel punto C la PMG è orizzontale (= 0) e la PME sarà maggiore perché più inclinata (PME > PMG). 24 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino COME SI PRODUCE NEL LUNGO PERIODO Due fattori produttivi, nel lungo periodo, sono entrambi variabili (non ci sono fattori di produzione fissi): - Le funzioni di produzione totale, produttività media e marginale possono essere rappresentate in grafici a TRE dimensioni, ma non è necessario. Rappresentiamo la TECNOLOGIA che ha a disposizione l’impresa per produrre. L’impresa combina gli input per produrre. Nel nostro modello gli input sono: o Quantità di capitale (K) o Quantità di lavoro (L) TECNOLOGIA DELL’IMPRESA La rappresenteremo utilizzando una famiglia (o mappa) di ISOQUANTI. Gli isoquanti sono delle curve à ogni isoquanto rappresenta tutte le combinazioni di input che permettono all’impresa di produrre un certo livello di output (es. q1). o Ad ogni isoquanto è associato un livello di produzione; o Ad isoquanti più lontani dall’origine corrispondono livelli di produzione più alti (q1 0. NEL LUNGO PERIODO: L’impresa sceglie la combinazione di input, che acquista sul mercato a un costo (nel breve periodo K – capitale/macchinari non lo facevamo variale, lo lasciavamo costante): CT = wL + rK GRAFICAMENTE: Bisogna rappresentare l’ISOCOSTO che è una retta e corrisponde all’insieme delle combinazioni di input che costano all’impresa lo stesso ammontare (ad esempio, CT1) à non è un vincolo poiché sarà l’impresa a decidere quanto spendere per acquistare le varie combinazioni. Osserviamo che: L’intercetta verticale indica quanto K posso acquistare spendendo CT1, se acquisto solo K; L’intercetta orizzontale indica quanto L possono acquistare spendendo CT1, se acquisto solo L. L’inclinazione sarà data da – w/r che è costante e pari al rapporto tra i prezzi dei due input, con segno negativo. A isocosti più lontani dall’origine si associano CT maggiori (CT1 < CT2) 28 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino ESEMPIO: Abbiamo i prezzi dei due input (L e K): - w=3 - r=1 Se acquisto un’unità in più di L (spendendo 3w), K diminuisce di 3 unità lungo l’isoquanto (- 3r). In termini di CT, spendo in più 1L = 3 (w) e risparmio - 3K = 3 (r) à il costo totale non cambia! SCELTA: MINIMIZZARE I COSTI DI PRODUZIONE L’impresa sceglie di acquistare la combinazione di input meno costosa tra tutte quelle che le permettono di produrre una certa quantità di output (ad esempio q1). GRAFICAMENTE: La scelta più conveniente è la combinazione di input che si trova: - sull’isoquanto a cui è associato il livello di produzione desiderato - sull’isocosto più basso possibile (che deve avere però un punto in comune con l’isoquanto) Nel punto di ottimo: à Tale formula corrisponde all’”uguaglianza delle produttività marginali ponderate” (l’impresa, se minimizza i costi, paga i fattori in proporzione alla loro produttività). COSTI DELL’IMPRESA nel breve periodo Le funzioni di costo sono: - COSTO TOTALE (CT) = il costo (minimo) che l’impresa deve sostenere per produrre una quantità di output. CT = CT(q) - COSTO MEDIO = il costo (minimo) che l’impresa deve sostenere per unità prodotta; nel breve periodo si distinguono in: a. Costo totale medio à CME = CT/q b. Costo fisso medio à CFME = CF/q c. Costo variabile medio à CVME = CV/q I costi medi saranno pari all’inclinazione della retta che unisce l’origine degli assi con il punto sulla funzione di costo (CT/CF/CV) che corrisponde a quel dato livello di output. - COSTO MARGINALE = la variazione del costo totale (minimo) a seguito di un incremento unitario della quantità prodotta. CMG = DCT/Dq. Il costo marginale sarà pari all’inclinazione della retta tangente alla funzione di CT (o CV) in un dato punto (sia che io consideri CT sia che io consideri CV è uguale, perché hanno stessa inclinazione e sono una la proiezione dell’altra). GRAFICAMENTE: Osservo che: in corrispondenza di qT troviamo il CME minimo 29 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino in corrispondenza di qV troviamo il CVME minimo in corrispondenza di qM troviamo il CMG minimo Notiamo che il CMG è minimo nel punto D; CME e CVME incontrano il CMG nel loro punto di minimo. ESEMPIO: Calcolare CV, CF, CME, CMG, CVME, CFME q 0 1 2 3 4 5 CT 100 180 280 450 680 1000 CF 100 100 100 100 100 100 CV 0 80 180 350 580 900 (CT – CF) CME - 180 140 150 170 200 (CT/q) CMG 80 100 170 230 320 (DCT/Dq o DCV/Dq) (180 – 100)/(1 – 0) CVME - 80 90 116,7 145 180 (CV/q) CFME - 100 50 33 25 20 (CF/q) 30 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino COSTI QUASI – FISSI Se da un lato esistono costi fissi (CF) legati all’acquisto di fattori di produzione fissi, dall’altro è bene sottolineare che l’impresa produce a patto di impiegare una certa quantità di fattore di produzione variabile (supponiamo L*, che è ¹ 0). Ø L* rappresenta un costo che l’impresa deve spendere per forza se vuole avviare la produzione. Es. per aprire il campus, la mattina, serve il lavoro del personale addetto alla sicurezza e alla gestione delle strutture del polo CLE. Si tratta di COSTI QUASI – FISSI (CF*): devono essere sostenuti (solo) se l’impresa decide di produrre (non dipendono dalla quantità prodotta) possono essere presenti anche nel lungo periodo COSTI DELL’IMPRESA nel lungo periodo Nel lungo periodo, l’impresa può variare anche il capitale impiegato. N.B. capitale = grandezza impianti, macchinari, etc. Nel breve e nel lungo periodo la tecnologia è la stessa (gli isoquanti sono identici); il lungo periodo mette in luce il variare del capitale in accordo con il variare della produzione (triplico lavoro = triplico capitale) à l’impresa può sfruttare rendimenti di scala costanti. NEL BREVE PERIODO NEL LUNGO PERIODO Nel lungo periodo, anche il capitale è quindi un input variabile: per qualsiasi livello di output, l’impresa può scegliere la grandezza degli impianti. Essendo un agente economico razionale sceglierà la scala dell’impianto che le permette di produrre una certa quantità sostenendo il minor costo possibile. Ø La quantità di output in corrispondenza della quale il CME di breve periodo è minimo è detta SCALA MINIMA EFFICIENTE. GRAFICAMENTE: Osservo che: - COSTO MEDIO (CMELP) = inviluppo inferiore delle curve di CME di breve periodo. - COSTO MARGINALE (CMGLP) = passa per le curve di CMG di breve periodo associate ai costi medi dell’inviluppo inferiore. 31 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino Nel lungo periodo, la tecnologia può presentare rendimenti di scala (RDS) diversi in corrispondenza di diversi livelli di produzione. Il costo medio di lungo periodo (CMELP) è: - Decrescente quando i rendimenti di scala sono crescenti (economie di scala) - Costante quando il rendimento di scala sono costanti - Crescenti quando i rendimenti di scala sono decrescenti (diseconomia di scala) I RICAVI IN CONCORRENZA PERFETTA Il mercato che analizziamo è perfettamente concorrenziale e quindi imprese/consumatori sono tantissimi e non influiscono sul prezzo di mercato (che è preso come dato). LE FUNZIONI DI RICAVO: Le funzioni di ricavo di un’impresa che non può influenzare il prezzo del mercato (price taker) prevedono: RICAVO TOTALE (RT) à l’ammontare che l’impresa ottiene dalla vendita di ciò che produce. RT = p×q RICAVO MEDIO (RME) à il ricavo per ogni unità di prodotto. RME = RT/q che corrisponde a (p×q)/q = p RICAVO MARGINALE (RMG) à misura di quanto varia RT quando si vende un’unità in più di un prodotto. RMG = DRT/Dq = p N.B. Sia RME che RMG sono al prezzo (= p). q 0 1 2 3 4 5 p 170 170 170 170 170 170 RT 0 170 340 510 680 850 RME 0 170 170 170 170 170 RMG - 170 170 170 170 170 GRAFICAMENTE: Possiamo osservare due casi: o se il prezzo è uguale a p* o se il prezzo aumenta (p’>p*) La curva del RME coincide con: La curva di RMG (entrambi = p) La curva di domanda di mercato che la singola impresa ha di fronte a sé 32 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino SCELTA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO L’impresa trasforma gli input in output utilizzando la tecnologia che ha a disposizione per produrre: - MINIMIZZA I COSTI DI PRODUZIONE = spende il meno possibile per acquistare i fattori di produzione (e quindi per produrre). - MASSIMIZZA IL PROFITTO = a. decide quanto produrre (la quantità che le permette di massimizzare il profitto) b. decide se produrre; il profitto può essere: § pari a zero (profitto normale) à conviene produrre (ricavi totali = costi totali) § superiore a zero (extra profitto) à conviene produrre (ricavi totali > costi totali) § inferiore a zero (perdita) à non conviene produrre (ricavi totali < costi totali) PROFITTO Il profitto è la differenza tra quanto ottiene l’impresa dalla vendita dei beni che produce (ricavi totali – RT) e quanto spende per produrli (costi totali – CT). P = RT – CT Può anche essere scritto come: P = RT × q/q – CT × q/q à (RT/q) × q – (CT/q) × q à RME × q – CME × q à (RME – CME) × q. Il profitto è massimo quando si produce la quantità di output in corrispondenza della quale: RMG = CMG = condizione di massimizzazione del profitto (vale indipendentemente dalla forma di mercato considerata) QUANTO PRODURRE: Abbiamo detto che l’impresa decide se e quanto produrre. GRAFICAMENTE: Possiamo rappresentare il profitto in due grafici con forma diversa. GRAFICO 1: Rappresentiamo il profitto in un grafico in cui poniamo: quantità di output (q) sull’asse orizzontale RT e CT sull’asse verticale Se il profitto (P) corrisponde a RT – CT, significa che sul grafico esso equivale alla distanza tra la curva del RT (che è una retta per un’impresa price – taker) e la curva del CT. GRAFICO 2: Rappresentiamo il profitto in un grafico in cui poniamo: quantità di output (q) sull’asse orizzontale RMG, RME, p, CMG, CME sull’asse verticale 33 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino Se il profitto (P) corrisponde a (RME – CME) × q, significa che graficamente esso equivale all’area del rettangolo con altezza pari alla differenza tra RME (che è uguale al prezzo) e CME, e base pari alla quantità ottima à (p – CME) × q SE PRODURRE La scelta se produrre oppure no dipende: o Dal fatto che l’impresa a. debba decidere se entrare (CONDIZIONE DI ENTRATA) b. sia già presente sul mercato e debba decidere: § se continuare a produrre § se chiudere (CONDIZIONE DI CHIUSURA) o Dalla presenza o meno di costi non recuperabili (costi sommersi, sunk costs), ossia costi che dovrebbe sostenere anche se decidesse di chiudere (es. costo dei macchinari/attrezzature obsoleti che non troverebbero acquirenti sul mercato). CONDIZIONE DI ENTRATA: Le nuove imprese che vogliono entrare sul mercato hanno delle condizioni di entrata. L’elemento centrale nella decisione è il profitto che dovrà risultare o pari o superiore a zero; l’impresario ricorre a una tecnologia che si basa sulla funzione di costo per calcolare il profitto, ma ciò che resta nell’oblio è il prezzo (non dipende da lui). Un’impresa (che non è ancora sul mercato) inizia a produrre se, in corrispondenza della quantità che permette di massimizzare i profitti, il prezzo è maggiore o uguale al CME. Notiamo che: Per p ³ CME entrando realizzerebbe un profitto normale o un extra profitto (entra) Per p < CME entrando produrrebbe in perdita (quindi non entra) N.B. Dato che stiamo analizzando il caso in cui l’impresa non esiste ancora non ci sono costi non recuperabili. PROFITTO NEGATIVO (PERDITA) Possiamo analizzare il caso in cui i costi totali (CT) sono più elevati e il prezzo di mercato è più basso. In questo caso rappresentiamo sul grafico: - RT* < CT* à ciò significa che i costi sono maggiori dei ricavi. QUINDI: il profitto (P) sarà uguale a RT* - CT* < 0 - p* < CME* à il prezzo di mercato è minore dei costi medi totali QUINDI: il profitto (P) sarà uguale a (p* – CME*) q < 0 v Risultati negativi! CURVA DI OFFERTA INDIVIDUALE La relazione tra la quantità offerta (che l’impresa è disposta ad offrire sul mercato) e il prezzo è la CURVA DI OFFERTA INDIVIDUALE (dell’impresa). Possiamo analizzare due casi: CASO 1: Se non ci sono CF (costi fissi) non recuperabili, il profitto: - è pari a zero quando il prezzo è inferiore al CME (non si produce) - coincide con il tratto crescente della curva di CMG, in cui il CMG è superiore al CME (conviene produrre) 34 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino CASO 2: Se tutti i CF sono non recuperabili (i costi rimangono in carico all’impresa), il profitto: - è pari a zero quando il prezzo è inferiore al CVME - coincide con il tratto crescente della curva di CMG, in cui il CMG è superiore al CVME N.B. L’impresa continuerà a produrre anche se in perdita, finché questa perdita sarà minore dei costi che sarebbe sottoposta a pagare nel caso chiudesse. CONDIZIONE DI CHIUSURA: - Se non ci sono CF non recuperabili, chiude se (in corrispondenza della q ottima) il prezzo < di CME (produrrebbe in perdita) - Se tutti i CF sono non recuperabili, chiude se il prezzo < del CVME (continua a produrre fino a quando può ridurre le perdite associate ai costi fissi che non può recuperare) PARTECIPARE AL MERCATO Così come c’è una misura che ci permette di dire quanto vale un beneficio per il consumatore che sceglie di partecipare al mercato (il surplus del consumatore), anche per l’impresa c’è un beneficio se sceglie di partecipare al mercato: il surplus del produttore. SURPLUS DEL PRODUTTORE Esso misura il beneficio che l’impresa ottiene partecipando al mercato ed è pari alla differenza tra: § Quanto l’impresa incassa effettivamente (dato il prezzo di mercato) § il prezzo a cui sarebbe disposta a vendere una certa quantità di un bene. GRAFICAMENTE: Rappresentiamo sul grafico: - la curva di offerta (O) - il prezzo di mercato (p*) - punti rossi che corrispondono a una serie di unità di prodotti che l’impresa sarebbe anche disposta a vendere a meno del prezzo di mercato SURPLUS = la somma estesa a tutte le unità prodotte della differenza tra: a. prezzo di mercato b. i prezzi a cui sarebbe disposta a vendere è È l’area compresa tra la retta corrispondente al prezzo di mercato e la curva di offerta. ESEMPIO: In una tabella inseriamo la quantità offerta da un’impresa in funzione del prezzo di vendita. Consideriamo che il prezzo di mercato di ciascuna unità del bene è 25€. 35 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino QUANTITÀ 0 0 1 2 3 4 5 5 5 5 5 PREZZO 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 1000 CALCOLO IL SURPLUS: bisogna fare la differenza (in ogni unità del bene) tra il prezzo di mercato (25€) e il prezzo a cui l’impresa sarebbe disposta a vendere quell’unità. In particolare: - Per la prima unità chiederebbe 10€ à 25€ - 10€ = 15€ - Per la seconda unità 15€ à 25€ - 15€ = 10€ - Per la terza unità 20€ à 25€ - 20€ = 5€ - Per la quarta unità 25€ à 25€ - 25€ = 0 Il surplus è la somma dei surplus per ogni unità di bene, quindi: 15 + 10 + 5 + 0 = 30€. CONCORRENZA PERFETTA [CAP. 7] DETERMINANTI DI DOMANDA E OFFERTA DI MERCATO La curva di domanda (D) e la curva di offerta (O) sono relazioni tra: - quantità domandata e prezzo ® D decrescente (caso dei beni di Giffen non è verosimile su interno mercato) - quantità offerta e prezzo ® O crescente Potrebbe accadere che: § varia il prezzo: graficamente ci si muove lungo una curva (D e O non si spostano) § varia una delle determinanti di D e O (diversa dal prezzo): graficamente si sposta l’intera curva. N.B. Le scelte di consumatori e imprese dipendono da tanti fattori, non solo dal prezzo ma da tutto ciò che determina il problema di scelta à D e O quindi cambiano spesso. Se variano le curve di offerta/domanda varia anche l’equilibrio di mercato. SPOSTAMENTO DELLA CURVA DI DOMANDA La curva di domanda (D) si sposta se variano: PREFERENZE (gusti) à cambiano i gusti, cambiano le scelte e si sposta la domanda. Influiscono diversi fattori sulle preferenze. Es. la pubblicità/campagne pubblicitarie, le mode che cambiano, nuove informazioni sui prodotti (es. molti hanno avuto problemi con quel servizio). REDDITO à imposte e tasse sui redditi NUMERO E PREZZO DI BENI SOSTITUTI NEL CONSUMO à se aumenta il prezzo di un bene sostituto la domanda aumenta. Es. se il caffè aumenta prezzo, dirigo la mia attenzione su beni sostituti come il thè che costano meno). NUMERO E PREZZO DI BENI COMPLEMENTARI NEL CONSUMO à se aumenta il prezzo di un bene complementare la domanda diminuisce. Es. con il caffè io consumo zucchero, ma il prezzo dello zucchero, che è bene complementare, aumenta andrò a consumare meno caffè). 36 Alice Marmotti | Università degli Studi di Torino ESEMPIO 1 – beni complementari: Se diminuisce il prezzo dei cellulari, la domanda di cover per telefoni aumenta; viceversa, se aumenta il prezzo dei cellulari, la domanda per le cover diminuisce à i due beni vengono consumati insieme. Vediamo come: ® D si sposta verso l’esterno (a destra, in alto), la domanda aumenta: si domanda una quantità maggiore del bene in corrispondenza di ciascun prezzo. ESEMPIO 2 – preferenze/nuove informazioni: Se uno studio dimostra che l’olio di palma è dannoso per la salute. Vediamo come: ® D si sposta verso l’interno (a sinistra, in basso), la domanda diminuisce: si domanda una quantità minore del bene in corrispondenza di ciascun prezzo. SPOSTAMENTO DELLA CURVA DI OFFERTA La curva di offerta (O) si sposta quando variano: COSTI MARGINALI DI PRODUZIONE à la curva di offerta (O) coincide con un tratto della curva dei costi marginali. Ciò può accadere in varie situazioni. Es. ci sono nuove tecnologie, costi di trasporto, costo dei fattori produttivi. NUMERO E PREZZO DI BENI SOSTITUTI NELLA PRODUZIONE à se aumenta il prezzo di un bene sostituto, l’offerta diminuisce. Es. il prezzo a cui possono vendere il caffè è minore rispetto al thè (il ricavo è minore), l’offerta del caffè diminuisce NUMERO E PREZZO DI BENI COMPLEMENTARI NELLA PRODUZIONE àse aumenta il prezzo di un bene complementare, l’offerta aumenta. Es. lo zucchero che consumo con il caffè posso venderlo a un prezzo maggiore ESEMPIO 1 – costi marginali: Se si inaugura un nuovo tratto autostradale che riduce i costi di trasporto, aumenterà la curva di offerta (O) poiché le spese (di trasporto) di un’impresa diminuiranno. Vediamo come: ® O si sposta verso l’esterno (a destra/in basso), l’offerta aumenta: si offre una quantità maggiore in corrispondenza di ciascun prezzo. ESEMPIO 2 – beni complementari: Se diminuisce il prezzo dei pannelli di legno, l’offerta del truciolato diminuisce perché l’impresa non trova conveniente vendere sul mercato un bene che dà poco ricavo (prezzo basso). Vediamo come: ® O si sposta verso l’interno (a sinistra, in alto), l’offerta diminuisce: