Politica Economica Internazionale - Lezioni PDF

Summary

Le lezioni di Politica Economica Internazionale trattano l'introduzione al corso, gli obiettivi, l'efficienza, il debito pubblico, la scelta tra obiettivi, gli interventi possibili, diverse visioni e strumenti. L'attualità della Manovra 2025 è citata come esempio di politica economica in atto.

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Politica Economica Internazionale Appunti delle lezioni e slides Lezione 1, 19/09/24 Introduzione Esame: ​ Parte 1 → 10 risposte multiple (0 punti risposta non data; 1 punto risposta corretta, - 0.5 punto risposta errata) ​ Parte 2 → due domande aperte da 10 punti ciascuna suddivise in sotto...

Politica Economica Internazionale Appunti delle lezioni e slides Lezione 1, 19/09/24 Introduzione Esame: ​ Parte 1 → 10 risposte multiple (0 punti risposta non data; 1 punto risposta corretta, - 0.5 punto risposta errata) ​ Parte 2 → due domande aperte da 10 punti ciascuna suddivise in sottopunti con difficoltà crescente Introduzione al corso Definizione: La politica economica è la disciplina che studia gli effetti dell’intervento dei poteri pubblici (Stato, Banca centrale, ed altre autorità) e dei soggetti privati (imprese e famiglie) nell’economia (produzione di beni e servizi) allo scopo di elaborare interventi destinati a modificare l’andamento del sistema economico per il raggiungimento di determinati obiettivi prefissati. Su cosa si interroga la politica economica? La questione fondamentale per la politica economica è quella di come raggiungere obiettivi stabiliti per la società, considerando i vincoli esistenti (visioni differenti, risorse scarse, comportamento strategico, shock esogeni improvvisi, come pandemie e scoppio di guerre). La politica economica internazionale interviene, ad esempio, sul commercio tra paesi, che dalla globalizzazione in poi è andato aumentando. I problemi della politica economica sono sempre più legati al interdipendenza strategica tra i paesi (tutti i paesi con il tempo si sono legati sempre di più, attraverso gli scambi commerciali) → una situazione di shock internazionale, come potrebbe essere un conflitto, che coinvolge paesi produttori di beni rilevanti, come materie prime, di cui c’è scarsità in altri paesi, ciò comporta delle ricadute importanti anche in altri obiettivi sociali (es. l’impatto della guerra sul prezzo dei beni alimentari, oppure sul prezzo del petrolio). In questo caso possono entrare in gioco delle sanzioni, nei confronti di un paese → la Russia non potendo esportare il proprio petrolio in alcune aree del mondo, che in precedenza ne richiedevano in grande quantità, ha visto il proprio prezzo crollare (quando c’è un difetto di domanda ed un eccesso di offerta di un bene, il prezzo dello stesso crolla). Scienza economica → si occupa di massimizzare il ritorno da una situazione di risorse scarse → come cambiarle per assicurarsi il raggiungimento degli obiettivi. Obiettivi → tipicamente l’obiettivo per una collettività è la massimizzazione del benessere → ciò può significare dare un giudizio di valore su quello che è il benessere di tutti gli individui e delle imprese, che sono all’interno della collettività. La prima difficoltà per un’autorità di politica economica è quindi capire quali sono gli obiettivi che massimizzano il benessere di una collettività. La massimizzazione del benessere passa in qualche modo attraverso il concetto di efficienza. Efficienza (economica) → usare il minor numero di risorse che permettono di raggiungere l’obiettivo → usare al meglio tutte le risorse per raggiungere l’obiettivo, senza avere sprechi. Se non sono in grado di usare le risorse in modo efficace, parte di esse andranno sprecate (ricorda che le risorse sono scarse, se c’è inefficienza, uno spreco, non riuscirò ad usarle per raggiungere altri obiettivi). Le risorse scarse possono essere raggirate attraverso il debito pubblico. Debito pubblico → posso decidere di raggiungere tanti obiettivi politici (es. ridurre povertà), ma per fare ciò ovviamente servono risorse → uno Stato può prendere a debito le risorse e ciò gli permette di avere più risorse di quante ne avrebbe normalmente per raggiungere gli obiettivi. Se gli obiettivi raggiunti permettono la crescita del paese nel lungo periodo allora non creo debito alle generazioni successive, al contrario, se le azioni compiute non producono l’effetto voluto si crea un debito che devono pagare le generazioni future. Per evitare che i governi nazionali sfruttano eccessivamente la leva del debito pubblico, l’UE si è dotata di alcune regole di bilancio: si cerca di adottare politiche economiche che in qualche modo stimolino la crescita nazionale, attraverso uno sviluppo sostenibile, ma cerca di limitare l’eccesso nell’uso di fondi che gli Stati non hanno (es. le regole di bilancio hanno lo scopo di evitare lo spostamento in futuro delle conseguenze delle azioni prese nel presente). Le risorse scarse ed i vincoli possono essere raggirati, ma non in eterno. Scelta tra diversi obiettivi → un governo ha un bilancio (dato dalle entrate che uno stato raccoglie attraverso le tassazioni) e deve decidere ogni anno, attraverso la legge di bilancio, come allocare queste risorse. Può decidere di perseguire diversi obiettivi (investire in sanità, sussidiare imprese che si occupano di intelligenza artificiale, migliorare la 1 sicurezza nazionale, ecc…), ma deve decidere, su quali di questi obiettivi concentrare le risorse. E’ necessario stabilire delle priorità nelle scelte: non è possibile fare tutto (vincoli nazionali e vincoli esterni). Quali interventi sono possibili? Le priorità dovrebbero essere definite dalla collettività (maggioranza) che punta alla massimizzazione del benessere, ma possono presentarsi differenti situazioni. Nel caso di fallimenti di mercato o fallimento di Stato, le priorità possono essere stabilite da gruppi di poche persone che hanno il potere, oppure, l’emergere di eventi esogeni (imprevedibili) possono ribaltare gli obiettivi che inizialmente si era posto il governo. Povertà in Italia → uno dei temi che osserveremo durante il corso sarà quello della povertà, che anche in Italia ha un’incidenza in aumento nelle famiglie. La riduzione della povertà, è uno degli obiettivi dell’attuale governo, che in qualche modo diventa sempre più pressante e fondamentale, dal momento che una fetta sempre maggiore di popolazione si trova in questa condizione. Quando parliamo di strumenti e di obiettivi in politica economica, dovremmo sempre chiederci quali sono i soggetti in grado di intervenire nell’economia. Le scelte possono essere diverse: è possibile che cittadini e imprese siano in grado in modo autonomo di raggiungere i loro obiettivi e risultati e quindi vengono lasciati liberi di operare, ma se invece, si ritiene che questa situazione possa non portare alla massimizzazione del benessere sociale allora ci sarà un’intervento da parte delle autorità di politica economica, che hanno il controllo sugli strumenti in grado di raggiungere determinati obiettivi. Quali autorità sono in grado di controllare degli strumenti efficaci di Politica Economica? ​ Governi nazionali → controllo sulla politica fiscale, politiche sociali; ​ Banche centrali → controllo sulla stabilità dei prezzi, l’inflazione; ​ Commissione Europea → agisce su politiche di redistribuzione (rende gli stati omogenei dal punto di vista economico e sociale); ​ Nazioni Unite → in alcuni casi contribuiscono alla formazione di accordi internazionali; ​ Lasciare cittadini ed imprese. Le autorità di politica economica intervengono, al fine di raggiungere gli obiettivi, con diverse funzioni: ​ allocativa → intervengono per correggere le situazioni non ottimali del mercato (i fallimenti del mercato) che riducono il benessere sociale. Nel caso di obiettivi allocativi, i mercati se non regolamentati producono delle “distorsioni” (fallimenti) che riducono il benessere delle società e potrebbero non portare al raggiungimento degli obiettivi sociali ​ di stabilizzazione → operare per stabilizzare i cicli macroeconomici. L’obiettivo in questo caso è di adottare strumenti che permettono di evitare situazioni di recessione economica (il tasso di crescita del prodotto interno lordo diminuisce). C’è bisogno di un’autorità in grado di ripristinare l’equilibrio macroeconomico in seguito a shock esogeni quali guerre, pandemie, scarsità di materie prime sui mercati internazionali, crisi finanziarie ​ redistributiva → redistribuire la ricchezza e il reddito (welfare e uguaglianza) ​ di crescita → favorire la crescita economica di lungo periodo e la sicurezza economica nazionale (fare un investimento oggi, per far aumentare in futuro il reddito pro capite della nazione) Due diverse visioni ➔​ Da un lato vi è l’idea che i mercati da soli, in concorrenza perfetta, producono il miglior risultato possibile. I mercati vengono lasciati liberi, ognuno persegue il suo interesse personale e lo Stato non interviene per allocare le risorse. Un esempio di questo filone sono i paesi federali, in cui vi è uno scarso intervento del governo federale in economia perché si ritiene che cittadini ed imprese debbano essere libero di perseguire il proprio interesse personale, ciò porterebbe al miglior risultato possibile. Se si ritiene che il mercato debba essere lasciato libero di operare ed ognuno persegua il proprio interesse economico allora, la funzione allocativa è pari a zero (non devo intervenire per allocare le risorse e per correggere il mercato). ➔​ Dall’altro lato ci possono essere situazioni di pesante intervento dello stato negli affari economici di un paese. Un tipico esempio è quello della Cina. Se riteniamo che il mercato non sia in grado di operare in maniera efficiente e crei risultati subottimali, allora le autorità di politica economica devono intervenire per correggere la situazione. Esempi di fallimento del mercato: ◆​ tutte le situazioni in cui non c’è concorrenza perfetta, ad esempio nel caso di monopolio → vi è un risultato subottimale per la collettività, in quanto la essa si trova a dover pagare un prezzo più alto per qualcosa che potrebbe ottenere ad un prezzo più basso, in una situazione concorrenziale (vi è uno spreco di risorse). ◆​ asimmetrie informative → condizione in cui un’informazione non è condivisa integralmente fra gli individui facenti parte dello stesso processo economico (se una persona, durante uno scambio, non ha le informazioni corrette e/o sufficienti, non compie una scelta efficiente). 2 Nel caso di obiettivi di stabilizzazione e redistributivi, c’è bisogno di un’autorità in grado di ripristinare l’equilibrio macroeconomico in seguito a shock esogeni quali guerre, pandemie, scarsità di materie prime sui mercati internazionali, crisi finanziarie. PIL (Prodotto Interno Lordo) - è il valore dei prodotti e servizi realizzati all'interno di uno Stato sovrano in un determinato arco di tempo. Detto valore è quello che risulta da un processo di scambio ovvero, in parole povere, dalla vendita di prodotti e servizi Lezione 2, 20/09/24 La Politica Economica nella realtà Attualità "Il governo Meloni lavora alla Manovra 2025: stretta su detrazioni, bonus e garanzie i temi sul tavolo. Non solo. Si profilano tempi piú lunghi per l’impostazione e l’invio a Bruxelles del Piano strutturale di bilancio richiesto dalle nuove regole Ue. Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, lo presenterá in Cdm dopo metà settembre. Poi il Parlamento avrà bisogno di almeno dieci giorni per l’esame, per le audizioni e per dare il suo parere. In questo primo anno di applicazione delle regole Bruxelles, comunque, sembra propensa a concedere flessibilità sui tempi. Non si potranno piú usare le una tantum, né la riprogrammazione della spesa per il cofinanziamento dei fondi Ue. Queste rigiditá già dal 2025 impongono scelte non facili per l’esecutivo, soprattutto per rifinanziare i 18 miliardi di interventi e bonus previsti per il 2024 e coperti solo per un anno. Allo studio ci sarebbe dunque una revisione delle agevolazioni e degli incentivi, lo stop dei "bonus a pioggia”. Strumenti della politica economica enunciati in questo articolo: riduzione dei bonus (strumento che ha la necessità di cancellare un intervento di politica economica ritenuto dannoso per la società). Obiettivi: intervenire sui redditi delle famiglie, cercando di aumentare il potere di acquisto, riducendo la tassazione. Gli interventi che il governo attuale prevede di fare con la nuova legge di bilancio, sono interventi pianificati, che grazie al fatto che la legge di bilancio viene approvata in parlamento, possono essere modificati con degli emendamenti, che tipicamente prevedono di spostare soldi su degli interventi piuttosto che su altri. Una legge di bilancio dice che rispetto ai costi che lo stato sostiene per raggiungere i propri obiettivi, nell’arco di un anno, viene detto a legislazione vigente. Alcuni concetti fondamentali dell’articolo ai fini della comprensione della Teoria della Politica Economica sono: ​ Coperta corta: le risorse finanziarie che un Governo deve allocare tra le diverse spese sono scarse e limitate. ​ Legge di Bilancio, Regole di bilancio UE: i Governi dei Paesi UE devono rispettare dei vincoli di bilancio e delle regole comuni nel definire le proprie spese ed il grado di flessibilità nell’uso degli strumenti di politica economica. La legge di bilancio è il bilancio dello Stato che viene votato in parlamento e sancisce gli obiettivi di politica economica stabiliti per quell’anno. Tipicamente la legge di bilancio ha una programmazione triennale, e ciò permette di dare delle valutazioni di medio-lungo periodo. L’articolo dice che il governo Meloni, lavorando alla manovra 2025 si troverà ad avere a che fare con delle nuove regole di controllo da parte dell’UE, quindi cambia leggermente il processo di valutazione dei bilanci dei singoli stati e cosa, questi ultimi, intendono fare con le risorse che hanno a disposizione. C’è la necessità da parte dei singoli governi nazionali di avere una forma di flessibilità da parte della Commissione Europea, su quelle che sono le spese che i singoli governi intendono fare. ​ Flessibilità: un governo nazionale chiede flessibilità, a chi deve validare il bilancio dello stato, in merito a tempistiche e sul rispetto o meno delle regole di bilancio stabilite (tipicamente esistono dei vincoli macroeconomici da rispettare). ​ Obiettivi politici: i Governi (e le coalizioni politiche che li formano) hanno obiettivi di Politica Economica diversi e questi si scontrano con i vincoli di bilancio, con dinamiche geopolitiche e shock esogeni. Un governo di centro-destra tende a seguire una linea caratterizzata da un minor peso dello Stato all’interno dell’economia, in un'ottica neoliberista, con l’obiettivo di lasciare individui, imprese e cittadini, liberi di organizzarsi sulla base di ciò che è meglio per loro → più mercato, meno stato Un governo di centro-sinistra tende ad essere più interventista dal punto di vista di gestione dell'economia, soprattutto perché vede nella tassazione uno strumento di riduzione delle disuguaglianze. Una delle prime domande da porsi è capire se l’intervento dello stato è dannoso, o se comporta un beneficio per la collettività → l’intervento è negativo o positivo rispetto al mercato lasciato libero di operare? Una volta ordinate le preferenze e compreso se l’intervento dello Stato è sempre necessario, cerchiamo di capire quali sono gli strumenti più adatti per raggiungere specifici obiettivi. 3 Infine è necessario capire come valutare la bontà delle politiche economiche attuali (valutare le politiche economiche ex post per comprendere se hanno raggiunto il loro obiettivo, o se in qualche modo non lo hanno raggiunto e perché → in questo caso è necessario un intervento per cancellare la politica dannosa). Conoscere la definizione di Politica Economica La Politica Economica studia una comunità riguardo all’individuazione dei fini (obiettivi). come perseguirli (strumenti) e l’esito degli interventi effettuati (valutazione). Altra definizione: La politica economica studia ciò che dovrebbe fare (valutazione normativa) le autorità che controllano gli strumenti di politica economica, per migliorare lo stato di un sistema (una comunità) che è ritenuto insoddisfacente in base agli obiettivi prefissati. Gli elementi chiave della definizione di Politica Economica ​ Comunità → aggregato di individui con preferenze ed obiettivi eterogenei. Nell’ambito dell’economia la comunità è rappresentata dai cittadini e dalle imprese di uno Stato o di un'unione di Stati. Esempio “di fantasia”: EU Carbon Border Adjustment Tax (CBAM). Qual è la comunità? Quali i potenziali contrasti attesi da tale politica? Cos’è? Una politica legata al problema del cambiamento climatico che ha l’obiettivo di ottenere una riduzione dell’inquinamento, tassando i prodotti inquinanti provenienti dall’estero. Con questa politica, l’impresa è disincentivata ad inquinare perchè, oltre ai costi di produzione essa deve acquistare il permesso ad inquinare → il costo di produzione sale, ogni impresa sarà quindi incentivata a cambiare i propri metodi di produzione, per farli diventare più green e sostenere meno costi. Essa ha come effetto quello di far aumentare le importazioni dei prodotti concorrenti, prodotti in paesi dove non è presente una regolamentazione ambientale (i prodotti esterni non essendo sottoposti a questa politica costano meno). I paesi che si adoperano per contribuire alla lotta per il cambiamento climatico si trovano quindi in una situazione di competizione internazionale considerata iniqua di fronte a quei paesi che non applicano le regolamentazioni. Questa tassa, voluta dalle stesse imprese europee, ha l'obiettivo di fargli riguadagnare competitività. Questa politica potrebbe creare uno svantaggio per i consumatori europei, che si troveranno a non poter più scegliere tra prodotti con prezzi più bassi (quelli importati), dovendo affrontare un aumento di prezzi. ​ Obiettivi ​ Autorità di politica economica → quali sono le autorità che hanno il potere all’interno di quella comunità. ​ Strumenti Comunità e preferenze individuali Le aggregazioni delle preferenze individuali e l’intervento dello stato per il benessere della comunità Una volta definito l’insieme di soggetti che fa parte di una comunità, come possiamo aggregare le preferenze di questi individui per stabilire un ordine di priorità, che un’autorità di politica economica dovrebbe avere per stabilire quali obiettivi perseguire? → Dove allocare le risorse scarse per massimizzare il benessere di una collettività. Le autorità di politica economica che prendono le decisioni, come possono definire gli obiettivi di interesse generale partendo da preferenze eterogenee? Per fare questo, ci viene in aiuto una sottobranca della politica economica, l’economia del benessere, che si occupa di fornire dei criteri per valutare socialmente (e quindi ordinare) allocazioni di risorse scarse tra di loro alternative ed in potenziale conflitto. Per allocazione di risorse scarse, si intende una combinazione di fattori di produzione (lavoro, capitale, risorse umane), per produrre beni e servizi che vengono consumati → un’allocazione di risorse indica una specifica combinazione dei fattori per produrre beni e servizi che vengono consumati dai soggetti della comunitá. In sintesi: cosa è meglio produrre e consumare con le risorse a disposizione? Un criterio fondamentale di ordinamento sociale molto utilizzato dagli economisti di tutte le scuole per valutare se uno stato del mondo (allocazione di risorse) sia desiderabile, è quello Paretiano. Un’allocazione di risorse è pareto ottimale (o pareto efficiente) quando non è possibile migliorare il benessere di un individuo della comunità senza peggiorare quello di un altro individuo. Quindi: data un’allocazione di risorse A, su un allocazione B è preferita da almeno un individuo ed A e B sono indifferenti per tutti gli altri individui → B è un miglioramento paretiano. Il criterio paretiano può essere utilizzato per perseguire l’efficienza e massimizzare il benessere all’interno di una collettività, ma, per capire a livello individuale, se gli individui stanno massimizzando il loro benessere, guardiamo alcuni concetti. Come misuriamo se un individuo sta massimizzando il proprio benessere? 4 ​ In economia, misuriamo il benessere di un individuo con il concetto di utilità individuale, Ui → utilità = concetto astratto che esprime la soddisfazione che ognuno di noi ha nel consumare alcuni beni e servizi. Su un piano grafico, l’utilità viene rappresentata attraverso curve di indifferenza → tutti i punti sulla curva rappresentano l’insieme delle combinazioni di consumo di due beni, che nell’esempio, danno ad Anselmo lo stesso livello di soddisfazione ​ Maggiore il consumo di beni e servizi, maggiore l’utilità, maggiore il benessere dell’individuo → quando aumento la quantità di beni consumati che mi piacciono, aumenta l’utilità. → Se Anselmo passa da una curva piú bassa ad una piú alta, la sua utilitá aumenterá. → Pendenza della curva di indifferenza = Saggio Marginale di Sostituzione = Tasso a cui un individuo è disposto a scambiare x quantitá di un bene per y quantitá dell’altro bene ed avere lo stesso livello di benessere. → La scelta di Anselmo dipende da quanto potrá spendere, dati i prezzi dei due beni, pb; pf , ed il suo reddito. La pendenza del vincolo di bilancio Ú data dal rapporto tra i due prezzi. → Il Vincolo di bilancio (retta blu) pone un limite alle possibilità di acquisto. → Dato questo vincolo, Anselmo si posiziona sulla curva di utilitá più alta: la scelta ottima del consumatore è il punto di tangenza tra vincolo di bilancio e curva di indifferenza. → Il consumatore massimizza il proprio benessere quando il SMS è uguale al rapporto tra i prezzi. Il vincolo di bilancio indica “dato il mio reddito e il prezzo dei beni, quanto posso comprare dei beni in questione” → situazione che massimizza il benessere di un consumatore Le curve di indifferenza indicano “cosa preferisco consumare”. La forma della curva di indifferenza non è casuale dato che esprime le preferenze di un individuo (la forma della curva è espressione delle preferenze degli individui). Quando abbiamo delle curve di indifferenza classiche, come quelle nel grafico, data la scelta ottimale del consumatore, la pendenza della curva, dice anche a quanto sono disposto a cambiare un’unità di un bene, con l’altro bene in questione, rimanendo sulla stessa curva di indifferenza → la pendenza della curva di indifferenza, il c.d. saggio marginale di sostituzione, dice quanto voglio cedere di Fortnite Items in più e a quanto rinuncerei di Poche Bowls per dire di essere ugualmente soddisfatto = è un saggio di scambio che mantiene intatta la nostra utilità (soddisfazione) rinunciando a qualcosa di un bene e avendo di più di un altro. La scelta ottima del consumatore è quando l’individuo sta massimizzando il proprio benessere data la situazione Cosa succede quando ci troviamo di fronte ad una comunità? Supponiamo ci siano due individui. → Il piano delle scelte di Adelina è "ribaltato" rispetto ad Anselmo per comodità di rappresentazione in un unico grafico (scatola di Edgeworth). → L’utilitá di Anselmo aumenta da sinistra a destra (U3 da + soddisfazione di U1) e quella di Adelina da destra a sinistra. → In questo mercato di "puro scambio", la ricchezza individuale è data dal valore monetario della quantità di beni inizialmente posseduti. → In A, ad esempio, Anselmo possiede QB di bowls e QA di items, mentre Adelina possiede QB di fortnite e QA di bowls. → Il passaggio dal punto A al punto B rappresenterebbe un miglioramento paretiano perché Adelina si troverebbe sulla stessa curva di indifferenza (U2), mentre Anselmo passerebbe su una curva piú alta (U2). Un individuo sta meglio e l’altro non sta peggio. → Una volta raggiunto B, questa allocazione di risorse costituisce un ottimo paretiano perché spostandoci da quel punto almeno uno dei due individui nella comunità starebbe peggio. → Notate che un ottimo paretiano è rappresentato da una situazione in cui le curve di indifferenza hanno uguale pendenza (il SMS dei due individui è identico in B). Come avviene il passaggio da un’allocazione all’altra? I due individui si incontrano sul mercato e scambiano i beni (domanda e offerta) fino a massimizzare le proprie utilità Come avviene il passaggio da un punto all’altro? Per ogni allocazione iniziale, il beneficio di uno scambio è dato dai guadagni di utilità che si ottengono quindi si scambieranno items e bowls fino a raggiungere B. Siamo in una situazione pareto ottimale, perché spostandosi da B, almeno uno dei due starebbe peggio (si sposterebbe su una curva d’indifferenza piú bassa). In B tutti e due stanno 5 massimizzando la propria utilitá. In quel punto, i Saggi Massimali di Sostituzione dei 2 individui sono uguali. Sappiamo anche che il consumatore massimizza la propria utilità quando il SMS è uguale al rapporto tra i prezzi. In concorrenza perfetta tutti i consumatori fronteggiano gli stessi prezzi. Quindi un ottimo paretiano è una situazione in cui i SMS dei consumatori sono tutti uguali ed essi sono uguali al rapporto tra i prezzi. Nel punto B non possiamo avere miglioramenti paretiani: spostandosi da B, in qualsiasi modo, miglioriamo la soddisfazione di qualcuno dovendo necessariamente ridurre la soddisfazione di qualcun altro. Quindi il punto B è un punto di ottimo paretiano. Quando abbiamo un ottimo paretiano non dovremmo spostarci, soprattutto se siamo in un mercato libero, dove non ci sono incentivi a muoversi perché non ci sono scambi. In un’economia di questo tipo ci sono molti punti pareto ottimali. Graficamente l’ottimo paretiano, è un punto in cui le due curve di indifferenza identiche sono tangenti. Indicazione di policy: impostare un mercato di concorrenza perfetta mi permette di ottenere allocazioni di risorse pareto ottimali. Comunitá e preferenze individuali: come raggiungere un'allocazione pareto ottimale? Ci pensa il mercato, per quanto visto nella scatola di Edgeworth (secondo i due teoremi fondamentali dell’economia del benessere) Primo teorema fondamentale dell’economia del benessere: “un mercato perfettamente concorrenziale porta ad un allocazione di risorse pareto-ottimale”. Gli individui sono in grado di raggiungere, in autonomia e su un libero mercato, un’allocazione pareto ottimale, perché si scambiano i beni fino a massimizzare le loro utilitá individuali. In un'economia di concorrenza perfetta, dove i prezzi sono uguali per tutti (senza discriminazione di prezzi), il vincolo di bilancio ha la stessa pendenza per tutti gli individui. In questa situazione, la pendenza delle curve di indifferenza dei due individui, che rappresentano le loro preferenze, diventa uguale in un punto di ottimo paretiano. Questo accade perché, quando due individui scambiano beni, raggiungono un punto di tangenza tra le loro curve di indifferenza, oltre il quale non hanno più incentivi a scambiare. In questo punto, la pendenza delle curve di indifferenza è la stessa della pendenza del vincolo di bilancio, che è determinata dal rapporto tra i prezzi. In un mercato di concorrenza perfetta, si raggiunge sempre un ottimo paretiano, che garantisce la massimizzazione del benessere collettivo. Le implicazioni politiche di questo teorema indicano che l'intervento dello Stato nell'economia potrebbe non essere necessario, poiché il mercato, in condizioni di concorrenza perfetta, è in grado di raggiungere autonomamente un'allocazione efficiente delle risorse e massimizzare il benessere della comunità. Secondo teorema fondamentale dell’economia del benessere: “qualsiasi allocazione di risorse Pareto Efficiente può essere raggiunta attraverso un’opportuna redistribuzione delle risorse inizialmente allocate”. Qualsiasi allocazione pareto ottimale desiderata potrebbe essere raggiunta ridistribuendo le risorse iniziali e poi lasciando agire gli agenti economici in autonomia su un mercato perfettamente concorrenziale. C’è una divisione tra i compiti dello Stato e gli obiettivi del mercato in economia → lo Stato deve consentire la redistribuzione delle risorse, ma nel fare ciò non deve intervenire negli scambi, ossia non deve alterare né le tendenze degli individui, né i prezzi dei beni. Se ciò avvenisse (ad esempio, altero il prezzo di un bene attraverso la tassazione), il vincolo di bilancio cambia la sua tendenza, perché, dato il mio reddito annuale posso comprare meno quantità di un bene perché l’altro costa di più → quando c’è una variazione del vincolo di bilancio (es. intervento dello Stato sui prezzi), i punti pareto ottimali che posso ottenere date le tendenze degli individui, sono diversi (proprio perché gli individui farebbero scelte diverse nell’ottica di massimizzare la propria utilità) → quindi lo Stato non deve intervenire nell’efficacia tra gli scambi degli individui. Lezione 3, 26/09/24 Implicazioni dei teoremi dell’economia del benessere Una volta individuato con il criterio paretiano, quali potrebbero essere le allocazioni desiderabili per una collettività, allora sappiamo che per raggiungere queste allocazioni desiderabili, dovremmo lasciare il mercato libero di operare → un mercato in concorrenza perfetta, è un mercato che spinge gli individui a scambiarsi beni, fino al un punto in cui le loro curve di indifferenza sono tangenti e quindi ad una situazione in cui sostanzialmente abbiamo il rispetto del principio Paretiano. ​ Un’implicazione politica riguardante il primo teorema fondamentale dell’economia del benessere è che le imprese ed i consumatori, se lasciate libere di perseguire i propri interessi privati, raggiungeranno un equilibrio pareto ottimale. Ogni intervento esterno teso a regolamentare il mercato ridurrebbe l’efficienza. Lo Stato deve intervenire il meno possibile nell’economia (nessun ruolo per lo Stato nella gestione dell’economia). → Se 6 l’autorità di politica economica interviene il meno possibile nel mercato e lascia gli individui liberi di scambiarsi beni e servizi come vogliono, allora si raggiunge l’ottimo paretiano (= si sta ottenendo un’efficienza dal punto di vista sociale). ​ Un’altra implicazione politica riguardante il secondo teorema fondamentale dell’economia del benessere si riferisce alla ripartizione dei compiti tra Stato e mercati. Lo Stato definisce le dotazioni iniziali di risorse (diritti di proprietà) senza distorcere l’operativitá dei mercati; il mercato libero da ogni interferenza assicura poi di raggiungere un'allocazione Pareto ottimale. Quindi, lo Stato non dovrebbe mai intervenire sui prezzi. Provate a vedere cosa succede alterando il vincolo di bilancio! Apparentemente qualcosa va sprecato. → Lo Stato ha il potere coercitivo di prelevare delle risorse e redistribuirle: può quindi intervenire nell’allocazione delle risorse, prendendo le dotazioni iniziali possedute dagli individui e redistribuendole per ottenere una specifica allocazione pareto efficiente. Gli individui saranno poi liberi di scambiarsi i beni, arrivando automaticamente ad una nuova allocazione pareto efficiente rispetto all’allocazione iniziale. In questo caso, l’unico ruolo che lo stato dovrebbe avere nell’economia, è quello di redistribuzione iniziale delle risorse, che deve avvenire sempre senza alterare le scelte di massimizzazione dell’utilità degli individui. La scelta ottima del consumatore prevede che ci si posizioni sulla curva di indifferenza più alta, dato il mio vincolo di bilancio. Nel momento in cui lo stato, in qualche modo, interviene sul prezzo dei beni (es. attraverso tassazione) succede che il prezzo del bene aumenta (il produttore incorpora il maggior costo di produzione nel prezzo finale) ed i consumatori si trovano a dover pagare di più → la scelta ottima del consumatore cambia. Ciò fa sì, che nel mercato di libero scambio, si ha un’alterazione di quello che potrebbe essere il punto di tangenza tra le curve degli individui (ora l’individuo si trova a dover scegliere una curva d’indifferenza diversa rispetto a quella che avrebbe scelto prima). In una situazione di questo genere quindi, l’intervento dello Stato, va ad alterare la possibilità di raggiungimento dell’ottimo paretiano, proprio perchè va ad inficiare su quella che sarebbe la scelta ottima, che massimizza il benessere di tutti gli individui nel mercato, dato che ora si troveranno a dover fare delle scelte su una curva di indifferenza più bassa (il benessere della collettività è ridotto rispetto a prima). Questo ragionamento non tiene conto di cosa viene fatto con la tassazione: uno Stato che colleziona gettito attraverso le tasse produce altri beni e servizi (scuole, strade, ecc..). Tuttavia, in un mercato di libero scambio, secondo il criterio paretiano e i teoremi fondamentali dell’economia del benessere, ciò va ad alterare la massimizzazione del benessere collettivo. Ricapitolando: il criterio paretiano può essere utilizzato per ordinare le preferenze tra allocazioni di risorse (alloco le risorse per raggiungere un obiettivo piuttosto che un altro). Secondo il primo teorema fondamentale dell’economia del benessere, raggiungo l’ottimo paretiano lasciando il mercato libero di operare, purché esso sia un mercato di concorrenza perfetta → caratteristiche di un mercato perfettamente concorrenziale: i beni prodotti sono uguali, i prezzi sono uguali per tutti i consumatori. Abbiamo detto che i due teoremi dell’economia del benessere trovano validità solo nei casi di mercati che si trovano in una situazione di concorrenza perfetta. Tuttavia, questi mercati non esistono, seppur molti Stati liberali (primi tra tutti gli USA) hanno come obiettivo quello di riprodurre il più possibile una situazione di concorrenza perfetta, eliminando il più possibile l’intervento di un’autorità terza, all’interno del mercato, lasciando gli individui liberi di perseguire i propri interessi individuali. Gli Stati fanno ciò perché ritengono che riproducendo un mercato di concorrenza perfetta, poi gli individui massimizzeranno il benessere collettivo, perseguendo il proprio benessere individuale (mano invisibile → situazione in cui tutti, perseguendo i propri interessi individuali, massimizzano anche il benessere collettivo). C’è un PERO’: affinché i teoremi siano validi nella realtà, dovremmo essere in un mondo ideale dove non esistono i fallimenti del mercato che devono essere corretti necessariamente dallo Stato. Essendo che la concorrenza perfetta non è riproducibile poiché esistono dei fallimenti di mercato, allora necessariamente se la concorrenza non è riproducibile, non può esistere nella realtà dei fatti e allora non sono veri nemmeno i teoremi fondamentali dell’economia del benessere (rimane il principio paretiano ma non possiamo contare sul fatto che si possa aspirare alla massimizzazione del benessere collettivo, e quindi scegliere come allocare le risorse scarse all’interno di una collettività, semplicemente lasciando operare liberamente il mercato). I fallimenti presenti sul mercato, portano all’esistenza di mercati imperfetti, ossia tutto quello che non è concorrenza perfetta (monopolio, oligopolio → situazioni in cui non ci sono n mila produttori che producono lo stesso bene), e che non permette il raggiungimento della massimizzazione del benessere collettivo. Tra i fallimenti del mercato troviamo: ​ asimmetria informativa → situazione in cui, all’interno di uno scambio tra soggetti, una delle due parti (il più delle volte il consumatore) ha minore informazioni rispetto ai benefici o ai costi associati allo scambio che sta effettuando → la sua curva di indifferenza è viziata rispetto a quello che penserebbe di ottenere in termini di benefici (i benefici/utilità di acquistare una certa quantità di beni sono inferiori rispetto a quello che penserebbe di ottenere). Se sta facendo una scelta viziata da un’informazione sbagliata, in seguito all’acquisto l’individuo non sta 7 massimizzando il proprio benessere individuale perché ha un costo o un beneficio diverso da quello atteso. Rispetto ad una situazione di informazione perfetta, dove tutti sanno i benefici e i costi del consumo, in questo caso siamo in una situazione in cui il benessere collettivo diminuisce, perché qualcuno si ritrova ad avere un'utilità più bassa ​ tragedia dei beni comuni, che ha come conseguenza il fenomeno del free riding, per quanto riguarda la produzione di beni pubblici (che sono beni non escludibili e non rivali = il consumo da parte di un individuo della comunità, non va a diminuire la possibilità da parte di un altro individuo di godere della stessa quantità di quel bene). Es. Un faro sulla costa è un bene pubblico, perché tutte le navi possono beneficiare della stessa quantità di luce emessa da quel faro, anche se non pagano nulla → questo è un fallimento di mercato perché non essendo il consumo di tale bene escludibile, non c’è nessun impresa che produce un bene pubblico, dal momento che tutti possono beneficiarne e nessuno paga il prezzo della produzione. Lo Stato è l’unica autorità economica che contribuisce a mitigare questo fallimento di mercato, perché solo lo Stato produce beni pubblici dal momento che ha il potere di coercizione nel raccogliere tasse: con la tassazione generale può finanziare la produzione di un bene pubblico. Anche quando lo stato decide di finanziare beni pubblici, raccogliendo le tasse, ci sarà qualcuno che pur beneficiando del bene pubblico, deciderà di pagare di meno (problema del free riding). Di conseguenza lo Stato raccoglie meno gettito rispetto a quello che servirebbe per produrre una quantità/ qualità di bene pubblico che massimizzerebbe il benessere collettivo. ​ esternalità (possono essere negative o positive) → ogni qualvolta un’azione da parte di un individuo genera un costo ai danni di un altro individuo che è esterno a quell’azione. Esempio di esternalità di produzione negativa è l’inquinamento che genera un danno alla collettività: l'impresa che persegue i propri interessi, cercando di massimizzare i profitti, sceglie un livello di produzione che causa anche inquinamento. Esso causa a sua volta una riduzione di benessere alla collettività (il benessere collettivo diminuisce rispetto a quello che sarebbe ottimale). Per ripristinare l’efficienza abbiamo bisogno di un intervento da parte dello Stato, che ad esempio tassa il bene inquinante: così facendo il consumo di quel bene diminuisce, la domanda cala, e diminuisce l'esternalità negativa (ovvero il costo che viene sopportato dalla comunità). Concetto chiave Dal momento che queste situazioni esistono, i due teoremi sono di scarsa applicabilitá e la realtá richiede un intervento dello Stato che operi su diverse funzioni. Lo Stato è l'unico attore in grado di ripristinare l’efficienza che un libero mercato non sempre (spesso) è in grado di produrre I due teoremi non ci dicono nulla neanche sull’equitá dell’allocazione dei beni che si ottiene dal libero mercato → il mercato può raggiungere l’ottimo paretiano, ma da un punto di vista di redistribuzione delle risorse, possiamo arrivare a diversi punti di ottimo paretiano, che sono rappresentati da tutti i punti di tangenza tra le curve di indifferenza degli individui. Questi punti di ottimo paretiano, dal punto di vista dell’efficienza sono tutti pareto efficienti, mentre dal punto di vista dell’equità di distribuzione dell’utilità all’interno della collettività, B è il punto più equo (vedi immagine sotto), perché permette ai due individui di avere la stessa quantità di consumo. I punti C e D sono poco equi. Raggiungimento dell’efficienza e dell’equità sono due obiettivi che per un’autorità di politica economica sono in trade off (in contrasto tra loro). → Possono esserci tante allocazioni pareto ottimali: la linea blu (curva dei contratti) li identifica → Tutti i punti di tangenza (uniti dalla retta blu) tra le curve di indifferenza sono degli ottimi paretiani. D é poco equo, ma B é sia efficiente che equo. → Il Secondo teorema conferma l’esistenza di efficienza ed equitá come due obiettivi distinti in potenziale conflitto tra di loro (si ricordi quanto visto prima sull’intervento dello Stato sui prezzi). Per quanto il libero mercato possa arrivare ad una certa allocazione, ad esempio B, c'è necessità di un’autoritá sovraordinata che redistribuisca le dotazioni iniziali. Funzioni di benessere sociale Supponendo che uno Stato si interessi solamente dell’efficienza e non dell’equità, con tante possibili allocazioni pareto ottimali, quale andrebbe perseguita da un’autorità di Politica Economica? Un modo per scegliere quale punto di ottimo paretiano massimizza il benessere della società, è quello di provare a definire una funzione di benessere sociale, ossia una sorta di curva di indifferenza che presenta l’utilità di tutta la collettività. ​ Riportiamo su un nuovo grafico, tutte le utilità raggiungibili nella nostra comunità e che erano rappresentate nella scatola di Edgeworth con la curva dei contratti. 8 Concetto chiave Per aggregare le preferenze degli individui per diverse allocazioni di risorse costruiamo delle funzioni di benessere sociale → SW(X) =f(U1(X),U2(X)...,Un(X)) Una funzione di benessere sociale sintetizza (in un numero o una curva) la valutazione che la società fa del benessere degli individui che compongono la comunità → è una funzione che aggrega il benessere dei singoli individui che fanno parte della comunità, sintetizzando in un unico numero il peso che la collettività dà all’utilità dei singoli individui. : funzione alla Bentham → il benessere sociale è dato dalla somma delle utilitá degli individui che compongono la comunità. Una diminuzione di utilità di un individuo diminuisce il benessere sociale se gli altri rimangono con la stessa utilità. Ma la variazione di utilità di un individuo può essere scambiata ad un tasso costante con quella di un altro e la SW non cambierebbe. Nel grafico: curve di isobenessere sociale Bentham → allo spostarsi da una curva di benessere sociale all’altra, aumenta l’utilità della collettività, ma il tasso di scambio tra l’utilità degli individui è costante (1 vale 1) : funzione alla Bernoulli → ha un carattere maggiormente egualitario rispetto a Bentham. Il tasso di scambio per aumentare di 1 l’utilitá tra chi dei due ne ha di meno, Ú largo. Il tasso di scambio di utilità tra due individui non è costante: un individuo che ha tanta utilità, per far aumentare di 1 unità l’utilità dell’individuo che sta peggio, deve rinunciare a molta utilità (saggio di scambio molto alto, che man mano che mi avvicino alla distribuzione più equa si riduce). Nel grafico: curve di isobenessere sociale Bernulli : funzione alla Rawls → in questo caso la funzione di benessere sociale si sposta (aumenta) solo al variare dell’utilità del benessere dell’individuo con l’utilitá più bassa nella comunitá (ossia l’individuo che sta peggio). La conseguenza è che non c'è sostituzione tra le utilità degli individui: o aumenta la situazione dell’individuo che sta peggio oppure la collettività rimane sempre allo stesso livello di benessere. Nel grafico: curve di isobenessere sociale Rawls Regola di scelta: perseguo la combinazione di utilitá degli individui della comunitá che mi consente di raggiungere la funzione di di benessere sociale piú alta possibile dato il vincolo della curva delle possibilitá di utilitá. Nota bene: il criterio paretiano serve per valutare diversi “stati del mondo (allocazione di risorse scarse)” e per valutare chi guadagna e perde da queste allocazioni, mentre la funzione di benessere sociale è una regola di aggregazione delle preferenze che aiuta le autorità di politica economica a decidere tra tutte le allocazioni pareto ottimali. Funzioni di Benessere Sociale (SWF) e Politica Molti discorsi fatti dai politici hanno come presupposto dei fondamenti legati alla massimizzazione del benessere sociale e a quelle che sono le scelte morali di priorità che una specifica coalizione di governo intende perseguire con delle scelte di politica economica. I politici raramente parlano esplicitamente di "Funzione di Benessere Sociale (SWF)". Tuttavia, molti discorsi e politiche si basano sui suoi principi: equitá, redistribuzione e benessere collettivo. Vediamo esempi concreti. ​ Barack Obama e l’Obamacare → durante la presidenza Obama venne introdotta una riforma sanitaria per garantire accesso universale alle cure mediche. Pagare le cure mediche della collettività aveva un costo ed ha fatto aumentare il deficit degli Stati Uniti. L’obiettivo di un presidente del partito democratico non era l’efficienza quanto piuttosto un obiettivo che perseguiva una maggiore equità nella redistribuzione delle risorse, ritenendo che il benessere collettivo potesse aumentare in virtù del fatto che ridurre le disuguaglianze potesse essere considerato un miglioramento del benessere collettivo. Obama attraverso questa politica è come se avesse massimizzato, tenendo presente una funzione alla Bernoulli o alla Rawls. 9 ​ Jacinda Ardern e il Wellbeing Budget in Nuova Zelanda → Bilancio del Benessere (2019): strumento informativo che ha lo scopo di misurare il ritorno in termini di benessere collettivo delle scelte di politica economica per giustificarle davanti alla collettività. Questo strumento ha l’obiettivo di rendere noto a tutti i cittadini, come le spese dello stato, orientate su diverse priorità, facessero aumentare il benessere collettivo su diverse dimensioni dello sviluppo, non solo l’efficienza in termini economici, ma anche verso altri elementi fondamentali (salute mentale, equità intergenerazionale e qualità della vita) per lo sviluppo di uno stato. Questo approccio massimizza il benessere sociale multidimensionale. Scegliere la Politica Giusta Obiettivo: applicare la Funzione di Benessere Sociale per scegliere la politica che massimizza il benessere collettivo. Di seguito le tre politiche da analizzare, con le considerazione fatte in aula: ​ Politica A: Riduzione delle tasse per le imprese per incentivare la crescita economica → alta efficienza e bassa equità ○​ L’efficienza potrebbe essere alta perché ci potrebbe essere una crescita economica che aumenta il Pil dello Stato: allo stesso tempo se crescono le aziende e potenzialmente i salari, non ci sarebbe erogazione di beni pubblici adeguata (produrre beni pubblici non riguarda le aziende). ○​ La politica non è adatta in Italia, a causa di alcune disuguaglianze abbastanza marcate. Aumentare l’efficacia per ridurre un’equità già abbastanza bassa non è conveniente. ○​ Ridurre le tasse alle imprese è conveniente in quanto il nostro sistema fiscale inventiva le imprese a non aumentare la produzione per non dichiarare di più → ridurre le tasse incentiva le imprese a produrre di più → maggiore produzione porta a maggiore occupazione ○​ Ragionamento docente: una riduzione delle tasse persegue l’efficienza e “strizza l’occhio” all’economia del benessere. La scommessa da parte di un governo è che questo realmente crei crescita economica: ridurre le tasse sperando che le imprese investono e facendo ciò aumenta il lavoro e, nel lungo periodo aumenta la crescita (ciò dovrebbe dare un ritorno nel lungo periodo). La riduzione delle tasse, se non fatta gradualmente, nel breve periodo porta alla riduzione del gettito fiscale, usato per finanziare la spesa pubblica. Laddove ci sono delle politiche di riduzione delle tasse, non sempre si trasformano in investimenti ​ Politica B: aumento delle tasse sui redditi più alti per ampliare l’esenzione al ticket sanitario → alta equità e basse efficienza (per le esternalità negative) ○​ L’aumento delle tasse sui redditi più alti potrebbe essere favorevole per aumentare l’equità, ma pensando all’Italia, in cui piccole-medie imprese sono una parte preponderante rischia di ridurre troppo l’efficacia (disincentivare la crescita dell'economia a favore di un ampliamento dell’equità che risulta comunque essere una trade-off non soddisfacente). ○​ Ragionamento docente: si vuole andare verso una maggiore equità, ma si riduce l’efficienza. Nel lungo periodo si potrebbe avere una riduzione della spesa sanitaria (investo in migliori cure sanitarie oggi, in modo tale che le persone abbiano bisogno di minor accesso alle cure domani), d’altro canto un aumento della tassazione potrebbe sacrificare l’efficienza e quindi ridurre la crescita economica. Lo Human Development Index segnala che dopo la pandemia l’accesso alla sanità in molti paesi sviluppati è diminuito. ​ Politica C: introduzione di un salario minimo ○​ Con l’introduzione di un salario minimo ci sarebbe efficienza sia da parte delle imprese che da parte dei lavoratori, che sono anche consumatori ed immetterebbero più denaro nel mercato ○​ Aumentando il salario minimo, chi già è pagato al di sopra del salario minimo non riceve delle conseguenze, mentre chi è pagato al di sotto, verrebbe pagato di più ○​ L’introduzione di un salario minimo potrebbe incentivare il lavoro in nero e quindi andare a diminuire l’efficienza e l’equità + fattore psicologico sui datori di lavoro che non pagheranno i dipendenti al di sopra del salario minimo, spostandosi anzi verso esso in tutte le categorie di lavoro, proprio perchè quella cifra diventa il minimo accettato dalla società ○​ Ragionamento docente: se si definisce un prezzo minimo per un bene, in questo caso il lavoro, sto impedendo alle forze di mercato (domanda e offerta) di operare la scelta più efficiente Non c’è una risposta corretta: in parte dipende da ciò che un governo intende perseguire. Ognuna di queste politiche determina un impatto nell’immediato e può avere un altro effetto nel lungo periodo. Le autorità di politica economica non sono degli aggregatori neutrali delle preferenze della collettività, ma possono perseguire i propri interessi personali. Comunitá e preferenze individuali 10 Le scelta della regola di aggregazione per una funzione di benessere sociale richiede dei giudizi di valore sul peso che i singoli individui hanno all’interno della societá: ad esempio, vale di piú il benessere delle famiglie con bassi redditi o essi contano quanto gli altri per prendere delle decisioni su obiettivi generali? Dalle preferenze individuali all’individuazione degli obiettivi collettivi: la scuola delle public choices Il Policy maker è sempre un aggregatore neutrale? Le autorità di politica economica non sono degli aggregatori neutrali delle preferenze della collettività, ma possono perseguire i loro interessi personali. Policy maker e comunitá come due gruppi distinti: ​ Politici con obiettivo di rielezione (ciclo politico della spesa pubblica). ​ Bureau con obiettivo di aumentare il loro potere discrezionale (teoria del Bureau ed asimmetria informativa). In questi casi, le azioni di Politica Economica dipenderanno dall’interazione tra il potere decisionale dei Policy Maker e quello che la comunità desidera che essi facciano. C'è un rischio di fallimento dello Stato. Lezione 4, 27/09/24 Concetto chiave L’autoritá di Politica Economica (policy maker) sono quelle istituzioni che hanno il potere di controllare uno strumento di politica economica che si presume abbia l’efficacia su un dato obiettivo. A questa autorità spetta il compito di individuare degli obiettivi di politica economica e di come utilizzare gli strumenti a sua disposizione per raggiungere tali obiettivi. Esistono diversi policy maker: legislatori, governi centrali e regionali, amministratori, burocrati, banchieri centrali, autoritá ed organizzazioni internazionali. Le autorità di politica economica si contrappongono ai soggetti (privati) su cui tali strumenti producono un effetto: i cittadini, le imprese, le organizzazioni. Una classificazione delle autoritá di Politica Economica molto utilizzata è quella di Musgrave, che suggerisce una tripartizione delle autorità di politica economica, sulla base degli obiettivi che essi sono in grado di perseguire per loro stessa natura: ​ La prima autorità di politica economica è quella in grado di allocare le risorse in modo piú efficiente → se il mercato non è in grado di raggiungere nella realtà un’allocazione di risorse che massimizza il benessere collettivo, intervengono le autorità di politica economica che sono in grado di ripristinare l’efficienza (perché hanno potere coercitivo). L’allocazione delle risorse ha un impatto a livello micro (imprese, famiglie, organizzazioni). Opera su singoli mercati - es. voglio ridurre la produzione di beni che causano inquinamento, come le acciaierie, quindi uso uno strumento di politica economica che incida sul mercato della produzione di acciaio (incide a cascata su chi va ad utilizzare il prodotto). ​ La seconda autorità di politica economica è quella in grado di stabilizzare il sistema macroeconomico → la funzione delle autorità di politica economica che si occupano di stabilizzare i cicli economici, ha impatto a livello aggregato. Sono politiche “grosse” che si occupano di indicatori macroeconomici (disoccupazione, tasso di interesse). La scelta dello strumento e di come usarlo per stabilizzare, è fatta sulla base di modelli macroeconomici aggregati. ​ La terza autorità di politica economica è quella in grado di redistribuire il reddito e la ricchezza → queste autorità perseguono l’equità ○​ Reddito = è una grandezza di flusso, che indica quanto ho guadagnato in un certo periodo di tempo (ad esempio con lo stipendio o con un investimento) ○​ Ricchezza = è un ammontare, uno stock (patrimonio) definito ad un dato periodo di tempo (es. risparmi che ho in banca) Obiettivi dell’autorità di Politica Economica secondo la tripartizione di Musgrave Le autorità che hanno una funzione allocativa perseguono l’obiettivo di correggere i meccanismi di mercato quando questi non garantiscono un’allocazione socialmente ottimale delle risorse scarse. Sono quindi chiamate Politiche di correzione dei fallimenti di mercato → le autorità di PE correggono il mercato quando funziona male, impedendo che le risorse scarse siano allocate in un modo che non massimizzi il benessere della societá. L'outcome finale è ripristinare l’efficienza.Ho un miglioramento paretiano se l’autorità d PE decide di intervenire. Obiettivi (alcuni esempi): ​ Controllare le esternalitá (inquinamento) ​ Fornire beni pubblici (mitigazione al cambiamento climatico, ricerca e sviluppo, sicurezza) ​ Ridurre il potere di mercato delle imprese (evitare monopoli non strategici) ​ Ridurre le asimmetrie informative (assicurazioni, droghe, alcool) ​ Favorire una politica industriale e commerciale che permetta ad industrie strategiche nazionali di far fronte alla competizione internazionale (Politica industriale e Politica Commerciale) → rientra nella funzione allocativa perché lo Stato sta decidendo di allocare le risorse per produrre qualcosa di strategico 11 Mentre i primi 4 obiettivi fanno parte della funzione allocativa intesa a correggere i fallimenti del mercato, quando si fa politica industriale o commerciale (come tasse in particolari settori per proteggere alcune industrie strategiche nazionali) vuol dire che si sta dicendo al paese cosa conviene produrre e cosa no. Le autorità che hanno una funzione stabilizzatrice intervengono con l’obiettivo di stabilizzare i cicli economici di recessione o surriscaldamento dell’economia. Le autorità che perseguono questo obiettivo di stabilizzazione agiscono attraverso strumenti come, politiche fiscali (controllate dai governi nazionali) e politiche monetarie (controllate dalle banche centrali). ​ Cicli economici di recessione dell’economia = quando il PIL pro capite di un paese è attorno allo 0 o negativo, per un periodo prolungato → significa che il tasso di crescita del PIL del paese è in recessione. Il paese, rispetto all’anno precedente, sta producendo meno beni e servizi. I fattori di produzione “capitale” e “forza lavoro”, sono input appartenenti alle famiglie. Il PIL è un circolo in cui il valore di tutto quello che viene prodotto è anche il valore della remunerazione che viene data ai cittadini che contribuiscono a produrre e poi a consumare. ​ Cicli economici di surriscaldamento dell’economia = situazioni in cui c’è inflazione (quando ci sono shock di offerta positivi → l’economia produce di più di quanto sarebbe necessario) Obiettivi (alcuni esempi): ​ Ridurre la disoccupazione ​ Avere un tasso d’inflazione limitato (in Europa la BCE ha un proprio mandato specifico di contenere il tasso di inflazione intorno al 2%) ​ Bilancia dei pagamenti con l’estero in pareggio (importazioni ed esportazioni) ​ Riduzione del debito pubblico (sostenibilitá finanziaria di lungo periodo) ​ Tasso di cambio favorevole (ora i tassi di cambio sono flessibili, ed il valore dello scambio tra monete è lasciato al libero mercato, ma quando venivano stabiliti i tassi di cambio, le autorità di politica economica dovevano ritirare o immettere moneta nei mercati finanziari per bilanciare domanda e offerta e far rimanere il tasso di cambio ad uno specifico livello) Le autorità che hanno una funzione redistributiva intervengono con l’obiettivo di rendere la distribuzione del reddito e della ricchezza meno diseguale di quella che viene generata spontaneamente dalle forze di mercato. Il mercato dà degli output e se c’è bisogno di intervenire ci saranno delle autorità che possono farlo (l’unica autorità che ha potere coercitivo nel prelevare beni di proprietà individuali, è lo Stato). Obiettivi (alcuni esempi): ​ Ridurre il tasso di povertá ​ Ridurre le disuguaglianze di reddito e di ricchezza ​ Ridurre le disuguaglianze nell’accesso ai beni e servizi fondamentali → questo è quello che chiamiamo Welfare state - es. accesso alla sanità. E’ una forma di redistribuzione indiretta del reddito e della ricchezza perché non si trasferiscono soldi agli individui, ma vengono offerti beni e servizi ad un prezzo basso in modo tale che il reddito venga utilizzato per altri consumi. ​ Ridurre disuguaglianze territoriali e geografiche → è uno dei primi obiettivi della Commissione Europea, la cd convergenza tra le varie aree dell’UE (ci sono aree con un reddito medio più basso e aree con un reddito medio più alto), con l’obiettivo di portare il mercato ad essere un mercato unico. Se i mercati tra paesi sono diseguali, con livelli di reddito e sviluppo diversi, ciò non può essere considerato un mercato efficace (un mercato efficace è quello dove le risorse possono spostarsi tra un’area e l’altra, e si spostano dove possono raggiungere un benessere più alto). L'obiettivo dell’UE è arrivare dappertutto allo stesso livello di reddito, in modo tale che il mercato sia efficace ed efficiente → ciò avviene attraverso dei fondi strutturali che vengono dati ad aree svantaggiate, nel territorio dell’UE, che hanno specifici obiettivi di sviluppo ​ Supportare il benessere di precise categorie di individui (svantaggiate o specifiche) nella comunitá (pensionati, disoccupati, lavori obsoleti, danni da maltempo). Quarta funzione non compresa nella tripartizione di Musgrave → Le autorità di politica economica possono garantire la crescita economica investendo in politiche per lo sviluppo di medio-lungo periodo. Riforme importanti che garantiscono che in un dato momento il paese possa posizionarsi su una capacità potenziale di crescita più alta. Ciò significa che a parità di input di produzione sono in grado di ottenere sempre più output → questo è quello che significa perseguire degli obiettivi di crescita economica. Esempio di politica di ampio respiro che guarda al futuro e che possa essere considerato attinente all’obiettivo di crescita economica è l’investimento nell’istruzione (investo sugli studenti oggi per avere dei lavoratori più formati domani). Trade-off tra obiettivi: le risorse sono scarse ed alcuni obiettivi potrebbero essere in contrasto tra di loro. La scelta è basata su prioritá politiche e sulla massimizzazione del benessere della comunitá. Una singola autoritá può esercitare piú funzioni. Es. l’obiettivo di diminuire la disuguaglianza introducendo un reddito di cittadinanza potrebbe andare in contrasto con altri obiettivi. 12 Gli strumenti a disposizione delle autorità di PE Date le funzioni obiettivo delle autorità di politica economica, quali sono le tipologie di politiche e gli strumenti utilizzati? ​ Politiche economiche strutturali (politiche economiche strutturali o microeconomiche) vengono usate da chi persegua obiettivi allocativi. Il fine ultimo di queste politiche è ripristinare l’efficienza del mercato (massimizzazione del benessere sociale) quando esso produce dei fallimenti. Gli strumenti strutturali per obiettivi di natura allocativa sono: ○​ Strumenti che fissano il quadro economico-istituzionale dei mercati → agisco sul funzionamento del mercato e vado a regolamentarli ponendo dei vincoli o liberalizzandoli attraverso: trattati internazionali per gli scambi commerciali, diritti di proprietá sulle risorse, costituzione, norme generali. ○​ Strumento di Regolamentazione dell’iniziativa privata → limiti che si pongono a ciò che si può o non si può fare: divieti di inquinamento (per sanare le esternalità negative), norme sulla sicurezza del lavoro, norme sulla concorrenza (cd antitrust). ○​ Market based instruments → tutto ciò che ha incidenza sul prezzo di un bene o di un servizio: sussidi, tasse, permessi negoziabili, quote di mercato, trasferimenti di fondi. Si agisce sulla capacità e sul costo che un'impresa ha di produrre un bene o un servizio (si va ad agire sul prezzo). ○​ Intervento pubblico diretto nella produzione di beni e servizi da parte dello Stato: un governo può decidere di produrre un bene o servizio, o di sussidiare ad alcune imprese la produzione di beni o servizi considerati strategici per l’economia nazionale. Un tipico caso italiano di industria molto sussidiata è l’agricoltura, la produzione di auto. Abbiamo: imprese pubbliche, imprese a partecipazione statale, golden power (= veto che uno stato fa all’acquisizione di un’industria nazionale considerata strategica). ​ Politiche economiche di stabilizzazione (politiche economiche di breve periodo o macroeconomiche o anticicliche) vengono usate da chi persegua fini di stabilizzazione. Il fine ultimo di queste politiche è contrastare i cicli economici come recessioni (disoccupazione) o il surriscaldamento dell’economia (aumento debito pubblico, inflazione, squilibri negli scambi con l’estero). ○​ Politica Fiscale e di Bilancio: tutto ciò che attiene alla spesa pubblica di uno Stato (ciò che lo Stato spende nell’arco di un anno, dove lo spende) - spesa pubblica, tasse e sussidi, emissione di titoli di stato (spendo di più di quanto incasso e quindi se voglio sostenere tutte le politiche che richiedono un costo, devo indebitarmi, emettendo titoli di stato). ○​ Politica Monetaria: tasso d’interesse, emissione di moneta, acquisto di titoli di stato, regolamentazione settore finanziario. ​ Politiche economiche redistributive: volte a modificare la distribuzione del reddito e della ricchezza tra gli individui nella comunitá, tra regioni del mondo, tra generazioni. L’obiettivo di queste politiche é prelevare ricchezza da alcuni soggetti per allocarla ad altri soggetti con difficoltá economiche o di disagio sociale ○​ Strumenti di sostegno al reddito delle famiglie: reddito di cittadinanza, reddito di inclusione, salario minimo, reddito di disoccupazione, imposte progressive. ○​ Sussidi di prezzo: IVA agevolata, prezzi calmierati (lo Stato definisce il prezzo di qualcosa, oltre al quale non si può salire). ○​ Produzione pubblica diretta di servizi di base: scuole, ospedali, assistenza pensionistica. Comprensione del linguaggio della PE dai media Cercate su google il seguente articolo di giornale "La transizione verso un’Europa piú verde il Sole 24 Ore". Leggete l’articolo in 5 minuti da soli. Dopo ragionate con i colleghi per definire: ​ Chi sono le autorità coinvolte? → UE (in particolare la Commissione Europea) e paesi membri (governi nazionali) ​ Quali sono gli obiettivi menzionati e a quali funzioni sono ascrivibili → obiettivo di transizione verde e supporto strutturale alle parti più colpite da questa transizione (funzione allocativa e redistributiva) ​ Ci sono obiettivi che confliggono con altri? → col perseguire l'obiettivo di limitare il cambiamento climatico si può avere diminuzione di efficienza in altri mercati (trade off tra obiettivi) ​ Sono menzionati strumenti di politica economica? Quali? → sussidi diretti alle medio-piccole imprese, sostegno a chi è colpito dalla manovra (lo stato contribuisce al consumo di un bene diminuendone il prezzo) Autorità di Politica Economica. Dove trovare informazioni "reliable"? Attualitá - Alcuni esempi: ​ In Italia, Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) svolge funzioni di indirizzo e regia della politica economica e finanziaria (fiscale e bilancio) dello Stato (tutte le funzioni). (Articolo Il sole 24 Ore sulla preparazione della Legge di Bilancio) ​ La Commissione Europea, si occupa di politiche di coesione (Funzione redistributiva) o di concorrenza (allocativa) 13 ​ La Banca centrale europea (BCE), il Sistema europeo di banche centrali (SEBC), il Comitato economico e finanziario, l’Eurogruppo e il Consiglio "Economia e finanza" (ECOFIN), sono responsabili della politica monetaria della UE (funzione stabilizzatrice). ​ Il WTO si occupa di regolamentare il commercio internazionale, garantire il libero scambio di merci, la giusta concorrenza sui mercati internazionali (funzione allocativa e redistributiva). (WTO e dispute con la Russia) ​ Il Fondo Monetario Internazionale (IMF) e la (World Bank) perseguono la cooperazione internazionale per favorire una crescita economica sostenibile globale (funzione allocativa e redistributiva). Lezione 5, 03/10/24 La teoria della politica economica: il controllo degli strumenti Preferenze, obiettivi, autoritá e strumenti in un unico modello teorico della PE Dopo aver definito come le autorità di Politica Economica potrebbero individuare gli obiettivi (aggregazione delle preferenze) e quali strumenti potrebbero usare (funzioni), osserviamo come si comportano per raggiungere gli obiettivi. Le autorità che manovrano gli strumenti hanno a disposizione dei modelli quantitativi che gli permettono di capire come devono usare lo strumento/strumenti a loro disposizione per raggiungere gli obiettivi. Esempio: la BCE di quanto deve aumentare il tasso d’interesse per riportare l’inflazione all’obiettivo del 2% quando si trova al 4.5% (= livello medio dei prezzi è aumentato circa del 4.5%)? Le autorità di politica economica utilizzano dei modelli, tipicamente macroeconomici, formati da diversi elementi. Un modello di politica economica: ​ Deve stabilire delle relazioni tra gli elementi del modello → ci saranno delle variabili, dei parametri e dobbiamo stabilire come una variabile del modello ne influenza un'altra (ci sarà una relazione di qualche tipo) ​ Variabili del modello ​ Definiamo delle variabili obiettivo e delle variabili strumento/i Teoria della Politica Economica Le relazioni - Un modello di politica economica, per essere definito tale deve stabilire le relazioni. Una relazione rappresenta i rapporti e le dinamiche causali tra le variabili di un modello. Ne esistono di 4 tipi: ​ Relazioni tecniche: sono relazioni che tendono a stabilire le forme funzionali di una specifica variabile e sono tipicamente espresse con una specifica equazione matematica. ​ Relazioni comportamentali: sono relazioni che definiscono come gli agenti economici (individui ed imprese), che vogliamo rappresentare all’interno del modello, si comportano. Esempio - funzione del consumo individuale → il consumo individuale è dato da un consumo di base Co, che può variare al variare del mio reddito medio xY: C = Co + xY ​ Relazioni di equilibrio: esprimono delle uguaglianze. Esempio - la domanda in equilibrio, è uguale all’offerta: D = 0 ​ Relazioni di definizione: sono equazioni che esprimono da cosa è formata un’altra variabile. Esempio - domanda aggregata = ai consumi aggregati + investimenti + spesa pubblica + esportazioni nette → domanda aggregata come formata dalle somme di altre 4 variabili. Le variabili - Dentro le reazioni ci vanno le variabili del modello, che possono essere di 2 tipi: ​ Variabili endogene (vengono spiegate dal modello): è il valore numerico che si cerca di ottenere attraverso il modello di politica economica; sono quindi il risultato del modello (qualcosa che voglio che venga numericamente risolto risolto dal modello). Esempio - la variabile endogena nel caso della BCE è il tasso (quanto devo aumentare il tasso d’interesse per raggiungere un obiettivo?) ​ Variabili esogene (vengono stabilite esternamente al modello): non si ottengono attraverso il modello. Sono cose che vengono prese per date, il cui valore numerico viene inserito già all’interno del modello. Esempio - la spesa pubblica di un governo (viene presa come data in un modello di politica economica perché il governo la decide ex ante facendo una previsione di bilancio → ciò incide sulla crescita economica), oppure, in un’economia chiusa, il prezzo del petrolio. Obiettivi e strumenti - Il terzo elemento di un modello di politica economica sono gli obiettivi, che possono essere di duplice natura: ​ Obiettivi fissi: quando l'autorità di politica economica decide di perseguire un numero specifico per una variabile → mira a raggiungere un obiettivo e fissa un valore puntuale per quell’obiettivo (es. la BCE ha un obiettivo di inflazione al 2% → manovra gli strumenti a disposizione per raggiungere nel breve-medio periodo quell’obiettivo). 14 ​ Obiettivi flessibili: sono quegli obiettivi non quantificati dalle autorità di politica economica → quando l'autorità di politica economica fissa un range di valori entro il quale rientrare (es. ridurre la disoccupazione è un obiettivo di tutti i governi ma non viene mai specificato di quanto, tuttavia si aggira attorno ad un range di valori). In questo caso, l’autoritá ottimizza la scelta sull’uso dello strumento. Uno strumento valido deve avere le seguenti caratteristiche: ​ Essere pienamente controllabile dall’autoritá di PE → per raggiungere gli obiettivi in base agli strumenti a disposizione, è necessario far sì che le autorità di politica economica abbiano il controllo su tali strumenti ​ Isolato dall’effetto di altri strumenti → se all’interno di un modello, dove vogliamo ottimizzare il raggiungimento dell’obiettivo, ci sono altri strumenti che hanno degli effetti proporzionali o in antitesi allo strumento principale, può succedere che, se l’effetto non è isolato da quello di altri strumenti, non sono in grado di prevedere ex ante, facendo muovere il mio modello, quanto, ad esempio, il movimento del tasso d’interesse possa avere effetti sull’obiettivo finale "inflazione", laddove muovendo il tasso d’interesse sto muovendo anche altri strumenti di PE che a loro volta hanno effetto sulle variabili obiettivo. Alla fine avrò un risultato diverso da quello che avevo previsto ex ante con i modelli di PE. Più lo strumento è isolato, quindi esiste uno strumento che ha effetto su un obiettivo, più è facile identificare come utilizzare quello strumento, perché nient’altro potrà incidere sul raggiungimento dell’obiettivo finale. ​ Efficace sull’obiettivo che si vuole raggiungere → uno strumento deve poter produrre effetti sull’obiettivo che intendo raggiungere. Esempio - il tasso d’interesse è efficace sull’obiettivo inflazione. Nella realtà gli strumenti di PE non sono sempre perfetti, perché presentano elementi di relazione ed interazione tra di loro. Un modello è un qualcosa che esemplifica la realtà, se la riproduce nella perfezione non è più un modello, perché perde la sua validità: deve semplificare per quanto possibile la realtà e le varie autorità di politica economica hanno dei modelli che sono adatti a capire come devono utilizzare gli strumenti. Ponendo il caso che un’autorità di politica economica abbia un modello formale con obiettivi fissi in forma strutturale e ridotta e costruisca un modello semplificato: ​ Forma strutturale di un modello: insieme delle relazioni (equazioni) che lo compongono ​ Forma ridotta: il modello strutturale si riscrive in funzione delle sole variabili endogene. Se Y é l’obiettivo, G lo strumento, I é esogeno, allora un esempio di forma strutturale è il seguente: ○​ C = Co + cY ○​ A = C + I + G ○​ Y = A Esempio di forma ridotta: Y = [ 1 / ( 1 − c ) ] ( Co + I + G ) → mette insieme tutte le equazioni del modello in un’unica equazione, e permette di capire quanto devo manovrare lo strumento per raggiungere un certo obiettivo. Risolvere il modello significa usare relazioni ed equazioni interne al modello per ottenere la variabile obiettivo. Concetto chiave Quando si ha un modello formale con obiettivi fissi entra in gioco la regola aurea di Tinbergen, che afferma che una condizione necessaria perché un problema di Politica Economica con obiettivi fissi abbia soluzione è che il numero di strumenti n, sia almeno pari al numero di obiettivi m (m n: quando ho un numero di strumenti inferiore agli obiettivi (sistema non risolvibile) non tutti i valori obiettivo sono raggiungibili (devo rinunciare a qualcosa). In quest’ultimo caso i policy maker possono: rinunciare a qualche obiettivo, oppure trovare nuovi strumenti controllabili, oppure virare su obiettivi flessibili (cerco di avvicinarmi quanto più possibile a quello che era il mio obiettivo fisso). 15 Obiettivi flessibili - Si pensi a due obiettivi, ma un solo strumento. La scelta dell’azione del policy maker verrá presa sulla base: ​ Delle preferenze dei policy maker (espressione del benessere collettivo): rappresentate da una funzione di perdita; ​ Dei vincoli a cui sono sottoposti (le relazioni nel modello economico) ​ Minimizzazione della perdita dati i vincoli. Il bliss point è il contrario di una curva di benessere sociale → all'allontanarsi da un certo punto diminuisce il benessere sociale. Il bliss point rappresenta gli obiettivi ideali fissati dai policy maker (U∗,n∗): è il punto che avrei se potessi raggiungere gli obiettivi fissi. I cerchi rappresentano l’insieme dei punti che danno al policy maker lo stesso livello di "perdita" per l'impossibilità di raggiungere il bliss point. La retta è il vincolo rappresentato dalla relazione esistente nella realtà tra inflazione e disoccupazione (al diminuire dell’inflazione, aumenta la disoccupazione). Visto che so che non posso raggiungere gli obiettivi fissi perché c’è una relazione inversa tra disoccupazione e inflazione, e avendo un solo strumento a disposizione, allora devo fare delle scelte che sono dettate da una minimizzazione della perdita del benessere sociale. La scelta migliore per il policy maker è utilizzare gli strumenti di politica economica che gli consentono di raggiungere la curva piú bassa dato il vincolo esistente tra le due variabili obiettivo (quindi mi posiziono su una curva di perdita sociale più bassa dato il vincolo). La forma delle curve di perdita spiegano molto delle preferenze dei policy maker per i singoli obiettivi. Attualitá Esempi di obiettivi fissi e flessibili ​ Rapporto deficit/PIL → secondo il Patto di Stabilitá e Crescita dovrebbe essere attorno al 3% (lo Stato non può spendere, ogni anno, più del 3% del PIL). Quando c’è più del 3% vuol dire che lo Stato si sta indebitando, perchè si hanno più entrate che uscite e quindi ci si deve indebitare in relazione al PIL ○​ * Deficit = differenza tra uscite ed entrate in rapporto al PIL ​ Rapporto debito pubblico/PIL → il Patto di Stabilità e crescita ha posto come obiettivo il 60% nell’area euro. ​ Tasso di inflazione area Euro: 2%. ​ Tasso di crescita del PIL o tasso di disoccupazione: obiettivo flessibile dei Governi. Concetto chiave Fonti affidabili di dati macroeconomici: IMF, Eurostat, ISTAT, World Bank, OurWorld in data Teoria della Politica Economica: ragionate voi → Elencate e spiegate quali sono le tre caratteristiche ideali di uno strumento di Politica Economica. ○​ Essere pienamente controllabile ○​ Isolato ○​ Efficace → Enunciate brevemente la regola aurea di Tinbergen → il numero di strumenti deve essere uguale al numero di obiettivi (m = n) affinché un problema di Politica Economica con obiettivi fissi abbia soluzione Caso pratico - Dopo la crisi finanziaria del 2008, molti paesi europei hanno sperimentato un rapido aumento del debito pubblico, un calo della crescita economica ed aumento della disoccupazione. I Paesi con maggior debito hanno rischiato il default. Obiettivi dei policy maker: ridurre il debito pubblico ma anche stimolare investimenti per ridurre la disoccupazione. Situazione: vincoli di deficit secondo le regole UE. Strumenti disponibili dei Governi: Politica fiscale restrittiva (riduzione spesa pubblica e/o aumento tasse) per rispettare vincoli di bilancio UE e "tranquillizzare" i mercati finanziari. → Guardate ai dati di disoccupazione e debito pubblico, quali sono stati gli effetti dell’uso dello strumento utilizzabile su entrambi gli obiettivi negli anni immediatamente successivi al 2008? Irlanda, Grecia ed Italia hanno subito più effetti dalla crisi finanziaria rispetto a Regno Unito e Germania (Stati considerati più solidi). Gli effetti dello strumento utilizzato sono che l’anno successivo la situazione è peggiorata (c’è stato un rialzo del tasso di disoccupazione e del debito pubblico), ma già nel 2010 la situazione va incontro ad un miglioramento (si stabilizzano sia il tasso di disoccupazione che il debito pubblico). → Pensando al teorema di Tinbergen, cosa concludete? Sono necessari due strumenti per perseguire questi due obiettivi. → Pensate che per raggiungere gli obiettivi sia stato necessario utilizzare un nuovo strumento? di che tipo? Tra disoccupazione e debito pubblico nel breve periodo c’è una relazione inversa e, per raggiungere entrambi gli obiettivi, abbiamo bisogno di un’altro strumento. La BCE ha creato un nuovo strumento che avesse efficacia sulla ripresa: acquistare i titoli dei paesi altamente indebitati, facendo si che lo spread scendesse e si potesse iniziare a raccogliere soldi per la spesa pubblica ad un prezzo più basso. 16 → Obiettivo principale del Bonus Edilizia (110%)? L’obiettivo era aumentare l’occupazione, rilanciare un settore sussidiando: in questo caso si è fatta una grossa spesa pubblica, sperando in un ritorno da un punto di vista economico. → Che tipo di strumento è? E’ una politica fiscale espansiva, con l’obiettivo di stabilizzare un settore e far riprendere l’economia dopo la crisi economica legata alla pandemia. → Con quale obiettivo potrebbe aver contrastato? Ha creato l’arricchimento di alcuni settori, ma è andata in contrasto con obiettivi di stabilizzazione macroeconomica (secondo le stime ha comportato un grosso aumento del deficit → molte più uscite rispetto alle entrate). Alla fine il moltiplicatore della spesa pubblica (= di quanto aumenta il reddito all’aumentare di 1€ della spesa pubblica) potrebbe essere stato inferiore a 1 (lo Stato ha speso 100 ma l’aumento del reddito, quindi il ritorno di questa politica è stato minore di 100). Valutazione ex-post delle Politiche Economiche La comunitá esprime le preferenze, le autorità di Politica Economica aggregano le preferenze e definiscono obiettivi, usando gli strumenti per raggiungerli → l’efficacia delle politiche va valutata rigorosamente. Una volta implementata una politica, stabilito un obiettivo e manovrato uno strumento in modo tale da raggiungere l’obiettivo, dobbiamo chiederci se veramente questi strumenti sono talmente isolati da essere gli unici responsabili del raggiungimento di un outcome, oppure se non sono efficaci. In quest’ultimo caso, devo in qualche modo testare questi strumenti di politica economica → devo quindi fare una valutazione ex post delle politiche. Queste valutazioni ex post sono fondamentali, perché andrebbero fatte per osservare se una politica è efficace rispetto all’obiettivo; altrimenti è inutile sprecare soldi pubblici su qualcosa che non raggiunge l’obiettivo, che sia fisso o flessibile. La valutazione ex-post delle Politiche o di un Programma ha lo scopo principale di: 1)​ Quantificare se si è raggiunto l’obiettivo 2)​ Capire se è stato merito della politica economica 3)​ Nel caso in cui ci si sia discostati dall’obiettivo, cercare di stabilire un nesso causale tra la politica e l'outcome finale; 4)​ Far giudicare ai cittadini la bontà dell’Agenda di Governo → i cittadini giudicano la politica attuata Una valutazione ex post, per essere svolta in maniera rigorosa, deve: ​ Basarsi sugli obiettivi fissi o flessibili di una Politica Economica ​ Valutare lo scostamento da tali obiettivi e capirne i motivi con un nesso di causa ed effetto ​ Avere a disposizione dei dati ufficiali che permettano di capire quale sarebbe stato il valore obiettivo della mia variabile riferimento, in assenza della Politica implementata → devo immaginare uno stato del mondo ipotetico in cui la politica non è stata adottata e successivamente comparare lo stato del mondo attuale con lo stato del mondo ipotetico (detto controfattuale), per poi osservare le differenze della variabile di outcome, con o senza l’applicazione della politica → questo è ciò che fa un valutazione di analisi controfattuale ex post delle politiche. Lo scopo è quello di stabilire un nesso causale tra un trattamento (politica) e una variabile di outcome. Se la politica è un sussidio di disoccupazione dovrei poter osservare, con dati ufficiali, un’Italia con il reddito di cittadinanza e la stessa Italia senza reddito di cittadinanza → ciò non è possibile: non si può avere l’Italia nello stesso momento con e senza la politica in questione, che è stata applicata a livello nazionale. Ho bisogno di due campioni identici (gruppo di controllo) per capire l’effetto della politica sulla variabile obiettivo perché devo isolare l’effetto della politica → è la politica che non ha funzionato o c’è qualcos’altro che è intervenuto a contro compensare gli effetti della politica? Nelle scienze sociali ci sono fattori non osservabili che possono compromettere l’effetto di qualcosa e non si riesce ad osservare che stanno avendo questo effetto. Nella valutazione dell’impatto delle politiche non si ha accesso ad un gruppo controfattuale (ad un gruppo di controllo ideale) quindi è necessario creare dei gruppi di controllo che potenzialmente possano simulare l'alterego. Per creare questi gruppi di controllo ideale devo avere politiche che vengono applicate solo su sottocampioni della popolazione, oppure idealmente posso provare a comparare ciò che è successo in un altro paese con caratteristiche molto simili. ​ I policy maker devono prevedere di svolgere tale attivitá: pochi politici sono interessati ad una reale e rigorosa valutazione, mentre è sempre piú prevista nell’ambito dei progetti di cooperazione internazionale dove si vuole conoscere l’efficacia degli interventi. Consideriamo gli individui di una comunità ed immaginiamo di sapere: ➔​ D = trattamento, ovvero la partecipazione o meno ad una data politica ➔​ Y = l’outcome, ovvero variabile su cui la politica ha l’obiettivo di incidere. Supponiamo di stimare l’esistenza di una correlazione positiva tra D ed Y. Sotto quali condizioni possiamo affermare che D è una causa determinante di Y? Causalitá: il trattamento ha un effetto causale sull’outcome per l’individuo medio nella comunità, se, in media, l’outcome del trattamento è diverso dagli outcome in assenza di trattamento. 17 Concetto chiave → Associazione vs Causazione ❖​ Associazione significa che due variabili si muovono insieme → non rilevante per la Politica Economica (anzi, rischia di produrre indicazioni sbagliate sugli effetti delle politiche). ❖​ Causazione significa che una variabile causa i movimenti dell’altra → rilevante ma difficile da misurare. La differenza tra correlazione e causazione sta nel dover dimostrare che una variabile di trattamento D causa direttamente una variabile di outcome Y: non ci dev’essere reverse causality o correlazioni spurie. Problema fondamentale dell’analisi controfattuale Non possiamo osservare, per lo stesso individuo, il suo outcome sia nel caso in cui riceva il trattamento sia nel caso in cui non lo riceva. Non possiamo osservare due stati del mondo contemporaneamente: la domanda fondamentale della valutazione é: qual è l’impatto di un intervento D su Y? Esso è dato da i = (Yi | D = 1)−(Yi | D = 0) Per un individuo che è sottoposto alla politica (D = 1), non possiamo contemporaneamente osservare anche Y nel caso in cui (D = 0) (controfattuale) e quindi non saremmo in grado di capire il reale impatto causale di questa. I sussidi di disoccupazione hanno un ruolo centrale nel sistema di welfare. Al tempo stesso, un’eccessiva generositá del sostegno potrebbe incentivare gli individui a permanere nello stato di disoccupazione, comportando costi aggiuntivi per le finanze pubbliche rispetto a quanto preventivato. Valutazione ex-post: i sussidi di disoccupazione causano un periodo di disoccupazione piú lungo? Per rispondere dovremmo prendere tutti i beneficiari del sussidio (trattamento), fare dei cloni che non lo ricevono (controllo) e valutare le loro differenze in termini di durata del periodo di disoccupazione (controfattuale) Soluzione al problema fondamentale dell’analisi controfattuale La chiave per stimare il controfattuale è passare dal livello individuale al livello di gruppo. Sebbene non esista un clone perfetto per una singola unità, possiamo fare affidamento sulle proprietà statistiche per generare due gruppi di unità che sono statisticamente indistinguibili l’uno dall’altro a livello di gruppo. Il gruppo che partecipa al programma é il gruppo di trattamento, e il suo outcome é (Y|D = 1) Il gruppo di confronto (gruppo di controllo) non partecipa al programma e ci consente di stimare l’esito controfattuale (Y|D = 0): l’esito che sarebbe prevalso per il gruppo di trattamento se non avesse ricevuto il programma. La sfida è identificare un gruppo di trattamento e un gruppo di controllo che siano statisticamente identici, in media, in assenza del programma. Problema fondamentale dell’analisi controfattuale: perché i due gruppi devono essere simili, eccetto per il trattamento? Esempio sul sussidio di disoccupazione. Supponiamo che il sussidio sia dato solo a chi ha perso il lavoro da piu’ di 6 mesi ​ Popolazione di riferimento: disoccupati ​ Gruppo trattati: tutti quelli che ricevono il sussidio ​ Gruppo controllo: i disoccupati che non hanno ancora ricevuto il sussidio ​ Effetti "confondenti": chi non trova lavoro in 6 mesi potrebbe avere una scarsa capacitá o abilitá lavorativa. ​ Questa condizione "strutturale" dell’individuo causa sia una disoccupazione media piú lunga sia il fatto che riceva il sussidio. ​ L’eventuale differenza nella durata della disoccupazione con il gruppo di controllo, quindi, non sarebbe data dal sussidio, ma dalle minori capacitá individuali (in termini di abilitá al lavoro) di chi si trova nel gruppo di trattati. I sussidi di disoccupazione aumentano la durata media della disoccupazione? I sussidi riducono l’urgenza di trovare un nuovo impiego, ma l’effetto dipende da durata ed ammontare del sussidio. Studi empirici dimostrano che allungano solo di poco la durata della disoccupazione perché un supporto economico può anche migliorare l’allineamento tra le competenze del disoccupato e il nuovo impiego, permettendo una ricerca piú accurata del lavoro. Senza sussidi di disoccupazione, i lavoratori cercherebbero un impiego piú velocemente, ma probabilmente accetterebbero lavori meno adatti alle loro competenze, con possibili effetti negativi sul salario a lungo termine. Quando Castro permise ad ex-carcerati di emigrare a Miami, si sparse l’idea che questi immigrati irregolari facessero aumentare i tassi di criminalità (criminalità importata da immigrati cubani) e diminuire i salari medi dei lavoratori, del paese ospitante, soprattutto in lavori in cui gli immigrati accettano un salario più basso. Studi successivi, hanno stimato che non c’è stato alcun impatto sull’economia di Miami → per stabilire ciò, hanno preso l’economia di Miami nei mesi/anni successivi all’esodo. comparandola con l’economia delle città vicine a Miami con la stessa struttura economica ma che non hanno avuto questo esodo. Il divieto di asilo ai rifugiati migliora il benessere sociale della collettivitá del paese ricevente? Esistono due scuole di pensiero: una che sostiene che l’immigrazione irregolare renda l’individuo propenso a delinquere; l'altra sostiene che la politica del paese ricevente, con riferimento allo status migratorio, determina questa propensione a delinquere o meno. Uno studio interessante è basato sull’analisi degli effetti del decreto flussi in Italia (decreto che ogni anno stabilisce quanti migranti regolari devono essere accettati nel paese → ciò si basa sulla domanda di lavoro da parte delle imprese italiane). 18 Spesso succede che questo decreto tende a regolarizzare chi è già arrivato con uno status di immigrazione regolare e già lavora. Questo decreto comporta che, in uno specifico giorno dell’anno, a mezzanotte, tutti i lavoratori immigrati regolari entrino nel sito dell'INPS per richiedere il visto di lavoro, fino ad esaurimento posti disponibili, stabiliti ogni anno dal suddetto decreto (chi prima arriva meglio alloggia). Questo elemento di discontinuità, genera un esperimento che permette di osservare come cambia lo status successivo degli individui, che non sono riusciti ad ottenere il visto e quelli che invece, arrivando prima, sono riusciti → la differenza tra le due categorie è quella di essersi connessi in tempo al sito. Questa situazione permette di studiare, come l’avere il visto, ha un impatto su alcune variabili di status di lavoro: chi è riuscito ad

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