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Questi appunti trattano di Economia Aziendale, nella sezione 1, fornendo definizioni di base e principi introduttivi. L'obiettivo principale è comprendere il concetto di azienda, i suoi tipi e funzionamento, e l'importanza dell'economia aziendale per raggiungere obiettivi di efficacia ed efficienza.

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Economia Aziendale ——— Introduzione ——— Il corso è diviso in 3 blocchi: 1. teorico e generale 2. momenti tipici della gestione: - direzione (strategica) - gestione (quotidiano) - organizzazione - contabilit...

Economia Aziendale ——— Introduzione ——— Il corso è diviso in 3 blocchi: 1. teorico e generale 2. momenti tipici della gestione: - direzione (strategica) - gestione (quotidiano) - organizzazione - contabilità con principi di bilancio + dati extracontabili (il bilancio dice se abbiamo chiuso l'anno in utile o in perdita, ma è un'informazione parziale perché non spiega il perché) 3. Esercitazioni>> All'esame seguono il ragionamento, non tanto il calcolo L'obiettivo del corso è capire cos'è un'azienda, i diversi tipi di azienda, il funzionamento dell'interno di un'azienda. L'Economia Aziendale permette alle aziende di raggiungere i propri obiettivi con efficacia ed efficienza. Si analizzano i processi e le combinazioni produttive con le quali si producono flussi di valori che, a loro volta, esprimono la creazione di ricchezza da parte dell'azienda. Si parte dal presupposto che tutte le aziende hanno meno risorse di quante ne necessitano. “Aziendalizzazione” significa saper gestire le risorse in un certo modo (il contrario di aziendalizzazione è “spreco”). ——— Sezione 1 ——— (1) Le unità elementari del sistema economico: individui e aziende Economia = oikos (casa) + nomos (norma) = amministrazione della casa L’ECONOMIA è la scienza che studia le modalità di allocazione (ossia il modo in cui distribuiamo) di risorse limitate tra usi alternativi, al fine di massimizzare il valore creato L’economia è una scienza sociale, infatti la cosa più importante sono le persone e i loro comportamenti: al centro dell'ECONOMIA abbiamo le persone. Le persone perseguono molteplici fini. Il perseguimento di tali fini suscita bisogni, per soddisfare alcuni dei quali le persone svolgono ATTIVITÀ ECONOMICA (produzione e consumo di beni economici). Gran parte dell’attività economica si svolge in famiglie (anche se qui spesso manca il criterio di scambio, ossia la base per un sistema orientato alla creazione di valore), imprese, amministrazioni pubbliche e aziende non profit. Dunque le PERSONE sono il centro dell’attività economica (che infatti è svolta dalle persone per le persone; solo le unità economiche formate da aggregati di individui possono essere definite aziende, le attività individuali no). Abbiamo delle persone nel cuore dell'azienda o persone esterne con cui l’azienda si relaziona: - clienti a cui si vende il bene/servizio - dipendenti che producono bene/servizio (≠ macchine) Le persone sono coinvolte nell’attività economica nella loro INTEREZZA, in quanto sono membri della società umana che hanno dei fini non necessariamente materiali (ma anche sociali, spirituali…)>> gli economisti studiano che ogni persona è orientata a raggiungere il proprio benessere individuale MA nella realtà non è così: molte persone sono infatti ispirate da principi di solidarietà e altruismo. Nella teoria economica classica l’unità aziendale esiste solo quando gli interessi dei singoli vengono messi da parte, dando vita a un SISTEMA dotato di esistenza propria. Comunque i fini perseguiti dalle persone creano bisogni (Il BISOGNO è una MANCANZA reale o percepita). I bisogni si dispongono in gerarchia, come evidente nella Piramide di Maslow: alla base della piramide ci sono bisogni primari (gli altri passano in secondo piano), seguono i bisogni affettivi (fondamentali per l'uomo), l’autostima, la fiducia e il rispetto per noi stessi, e infine l’autorealizzazione dell'immagine di noi stessi (diventare quello che abbiamo sempre voluto essere) Questa classificazione dei bisogni rapportata a livello aziendale diventa come lo schema proposto a sinistra. Questi bisogni in generale si soddisfano attraverso dei beni, che non sono statici ma sono dinamici e soggetti ad apprendimento. I BENI si classificano in: 1. ECONOMICI => Un BENE ECONOMICO è una merce/servizio che ha 2 caratteristiche: da un lato è UTILE (quindi è favorevole soddisfarlo), dall'altro è SCARSO rispetto alle esigenze 2. LIBERI => Un BENE LIBERO è disponibile liberamente e contribuisce a creare l'utile che il bilancio ci porta a formulare (anche se non si contano nel bilancio). Come arriviamo a produrre i beni che servono a soddisfare i bisogni delle persone? ATTRAVERSO L'ATTIVITÀ ECONOMICA, che è diversa dall'ATTIVITÀ DI AZIENDA: l'azienda svolge attività economica, ma non ogni attività economica è d'azienda (perché per essere un'azienda servono dei requisiti, che, come vedremo dopo, sono l’essere in equilibrio economico e perdurare nel tempo, la sistematicità, l’autonomia e l’economicità) L’Attività economica è formata da diverse operazioni: 1. operazione di trasformazione tecnica (trasformazione fisica, spaziale, logica…) delle materie prime, degli impianti, dei dati, delle conoscenze,… (sono le operazioni più interne) [ex: una società di consulenza assiste un'impresa a risolvere un problema: si vende un servizio perciò non si parla effettivamente di trasformazione tecnica] 2. operazione di negoziazione (operazioni che si rivolgono all’esterno) di: - beni privati e beni pubblici - capitali - lavoro [ex: assunzioni] - coperture di rischi [ex:chiedere prestiti] 3. operazioni di configurazione e governo: - configurazione dell’assetto istituzionale - organizzazione - sistema informativo La produzione nell’attività economica è determinata dalle suddette CONDIZIONI DI PRODUZIONE: 1. la TERRA, remunerata dalla rendita => la terra in passato era un fattore fondamentale di produzione, ora è relativo perché oggi si parla di: a. economia dei servizi (non tanto dei materiali) b. delocalizzazione (o decentramento) dell'impresa [ex: i call center rispondo dall'Albania per l'Italia] 2. il LAVORO, remunerato dal salario e regolamentato rispetto al denaro e alle materie prime => oggigiorno si osserva una precarizzazione del lavoro e un’instabilità rispetto al passato: da una parte questo è motivato dalle stesse imprese (che vogliono essere flessibili sui posti di lavoro, anche se questo si scontra con le tutele lavorative di molti paesi e questo spiega perché spesso le imprese si spostano in luoghi dove le tutele non ci sono), dall'altra parte è motivato dal lavoro agile come lo smart working 3. il CAPITALE, remunerato dall’interesse => è strettamente collegato al sistema bancario del paese di riferimento; 4. l’ORGANIZZAZIONE dei FATTORI PRODUTTIVI e dell'IMPRENDITORIALITÀ, remunerati dal profitto => come organizzare il capitale? si può avere un grande capitale e pochi lavoratori utilizzando le macchine; oppure, se prendiamo un'impresa artigianale, avremo meno capitale e più lavoro: bisogna organizzare e gestire le risorse per ottenere un certo capitale 5. le REGOLE e i SERVIZI PUBBLICI (PA), remunerati dai tributi => il settore pubblico da un lato offre dei servizi alle imprese (sicurezza, illuminazione, trasporti,...), dall'altro richiede un compenso tramite la tassazione>> c'è un fenomeno che si chiama BEPS (acronimo che sta per “Base Erosion and Profits Shift”): alcune aziende (Starbucks, Google,...) sono accusate di utilizzare questo metodo che consiste nell'avere un quartier generale con delle sedi nazionali (Starbucks Italia, Francia, Germania…). In ogni paese queste aziende fanno il bilancio e dichiarano il profitto per pagare le tasse, ma ogni paese ha un certo livello di imposizione fiscale (tassazione). Il quartiere generale impone alle sedi di pagare alla sede con il minor livello di imposizione fiscale una quantità di denaro (in cambio di un servizio come un corso di formazione) cosicché nei paesi con l'imposizione fiscale più alta si paghino meno tasse>> è una sorta di evasione fiscale ma non è illegale (dunque si agisce attraverso la comunicazione: il consumatore dovrebbe evitare quelle imprese) Oggigiorno sono diffuse delle TENDENZE DI CAMBIAMENTO, tra cui: 1. dematerializzazione della produzione => si parla di “economia dei servizi” 2. cambiamento del peso e delle relazioni di influenza tra economia reale, economia finanziaria, economia virtuale e/o simbolica 3. competizione basata non sui beni/servizi, ma sempre più sulle conoscenze 4. globalizzazione dei mercati => cadono le barriere e diventa più facile il trasferimento nello spazio di beni/servizi; competizione e collaborazione tra aziende; BEPS 5. confini delle aziende diventano mutevoli sul piano della forma giuridica e del soggetto economico di riferimento; DECENTRAMENTO del potere decisionale alla periferia del sistema 6. progresso tecnologico nel campo dell’elettronica => negli ultimi anni ha permesso il salto qualitativo della produzione (con una certa diversificazione e personalizzazione dei prodotti per le esigenze del cliente), il decentramento produttivo e anche una certa FLESSIBILITÀ produttiva 7. Rapido sviluppo di network sociali o istituzionali => LE RETI: Forme di collegamento, collaborazione, alleanza tra organizzazioni produttive e con consumatori; Le performance di ogni unità appartenente alla rete (gruppi, distretti, alleanze) dipendono anche da come è organizzata e opera la rete e da come opera il macrosistema (paese o comunità economica, detta area economica integrata) 8. OUTSOURCING/ESTERNALIZZAZIONE => insieme delle pratiche adottate dalle imprese o dagli enti pubblici di ricorrere ad altre imprese per lo svolgimento di alcune fasi del proprio processo per raggiungere una maggiore efficienza e mantenere vantaggi competitivi In un’organizzazione abbiamo: 1. una parte di produzione di beni/servizi e di esecuzione di performance quali-quantitative 2. una parte di gestione, cioè il management Il MANAGEMENT di ogni organizzazione si occupa di alcune attività interdipendenti, tra cui: 1. identificazione di scopi e obiettivi => è fondamentale darsi degli obiettivi di tipo strategico 2. organizzazione e strutturazione delle attività => è fondamentale per raggiungere tali obiettivi [ex: edifici, macchinari, libretti, licenze, …] 3. gestione e guida del personale 4. monitoraggio dell'organizzazione per vedere se ci si sta avvicinando o meno all'obiettivo => si deve rendere conto sia delle risorse interne sia delle circostanze esterne di mercato e ambiente Il SISTEMA ECONOMICO si compone di numerose ATTIVITÀ ECONOMICHE, ma non tutte le attività economiche sono AZIENDE. Qual è la finalità di ogni azienda? La FINALITÀ PRIMARIA dell’azienda è la creazione di valore, che l’azienda raggiunge mediante la dinamica degli andamenti economici, finanziari, tecnici, patrimoniali, organizzativi => Le aziende producono beni, servizi, politiche o programmi che hanno un valore maggiore rispetto al valore delle risorse che hanno impiegato per crearli. Questo valore aggiunto che l’azienda crea è tale solo se risulta sostenibile nel tempo e se viene creato senza danneggiare il benessere sociale o contrastare le esigenze degli stakeholder (cioè gli individui, i gruppi o le entità che hanno un interesse diretto o indiretto nelle attività e nelle decisioni di un'organizzazione, e possono influenzare o essere influenzati dalle performance dell'azienda>> stakeholder interni: tutti quei soggetti che interagiscono dall'interno dell'organizzazione come dipendenti, titolari, manager e collaboratori; stakeholder esterni: tutti quei soggetti che operano al di fuori dell'azienda, ma hanno comunque interesse nelle sue attività e nei suoi obiettivi strategici, che possono ostacolare o aiutare a raggiungere). [ex: lavoro minorile, sfruttamento del lavoro, no alla sicurezza fisica, no discriminazione, no inquinamento…] Esistono (solo in teoria) 3 tipi di aziende, individuati sulla base di come tali attività economiche si rapportano al mercato: 1. IMPRESA (o AZIENDA FOR PROFIT) => è un’azienda che si colloca sul mercato operando in condizioni di competizione, crea valore di tipo economico e dev'essere responsabile dal punto di vista sociale [ma anche ambientale, ecc => l’impresa ha RESPONSABILITÀ SOCIALI, nonostante queste responsabilità non siano il fine dell'azienda a meno che non siano il servizio che essa stessa propone => ci sono casi di brainwashing (l'azienda mente sull'essere sostenibile), MA NON SI PUÒ CHIEDERE ALL'AZIENDA DI PENSARE ESCLUSIVAMENTE AL SOCIALE, anche se farlo è utile per perdurare nel tempo, così come prestare attenzione alle leggi] => La logica delle aziende private for profit è quella di svolgere attività che sono ritenute economicamente convenienti (sulla base di ragionevoli previsioni economiche), quindi l'impresa for profit deve operare in modo tale che ricavo>costi 2. AZIENDE/AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE => crea valore di tipo pubblico (non creano profitto) e sociale, e deve essere responsabile nell'uso delle risorse, che devono essere gestite in maniera efficiente ed efficace (non sprecare risorse) => La logica delle aziende pubbliche è quella di svolgere attività che siano socialmente rilevanti e politicamente convenienti ed accettabili (sulla base delle diverse interpretazioni delle funzioni pubblicistiche) => operano 3. AZIENDE NON PROFIT => creano valore pubblico e sociale (non creano profitto ma sono private), e hanno una capacità di accedere alle risorse largamente condizionata dall’efficienza dei processi produttivi e dall’efficacia dell’azione => La logica delle aziende non profit è quella di intervenire in ambiti non interessanti per il mercato e non coperte dall'intervento pubblico: operano acquisendo gratuitamente alcuni fattori produttivi e cedono gratuitamente beni/servizi ad alcune categorie di utilizzatori (sono le fondazioni e le associazioni di ogni tipo) La valutazione del GRADO DI ECONOMICITÀ di un'azienda appare tanto più difficile e soggettiva quanto più l’azienda opera in assenza del mercato, che assegna un prezzo ai beni acquistati e venduti dall’azienda. Per alcuni tipi di azienda il valore è misurato non da scambi (valore di scambio, cioè il valore monetario scelto per l'acquisto di un bene, nel suo mercato di riferimento, tenendo conto dell'equivalenza di valore di un altro bene o servizio simile), MA come impatto sull’interesse generale (public value; valore d’uso, cioè il valore percepito dal cliente di un prodotto-servizio offerto da un'impresa). (1) L’IMPRESA: Il VALORE ECONOMICO (quantificabile in €) è il valore generato dall’impresa attraverso il processo di trasformazione delle risorse in nuove risorse (tangibili o intangibili) Un’impresa genera valore se il valore di mercato dei prodotti/servizi offerti è superiore al valore di mercato delle risorse impiegate nel processo di trasformazione e se il valore delle risorse in output è superiore a quello delle risorse in input. L’impresa opera sul mercato prendendo delle risorse (INPUT) materiali o immateriali, che vengono trasformate attraverso dei PROCESSI DI TRASFORMAZIONE (solitamente segreti= black box) per ottenere il prodotto/servizio finale (OUTPUT). Nell’impresa for profit gli input e gli output (il valore aggiunto) possono essere quantificati in euro. Per entrare sul mercato non ci sono ostacoli, ma vi è una molteplicità di domande e offerte. Dunque si crea un equilibrio tra domanda e offerta che determina il prezzo e la quantità. Se si produce di meno il prezzo aumenta, ma attira nuovi venditori così aumenta la quantità e cade il prezzo. L'impresa deve fare in modo che da un lato il servizio sia di qualità e non inferiore a quello del competitor, ma non può vendere il bene a un prezzo superiore (sennò il pubblico si reca dal competitor). La concorrenza perfetta fa in modo che l'impresa operi con: - efficienza (quanto costa l'output) - efficacia (quanto l'output soddisfa) Il fatturato e il profitto indicano l'andamento dell'azienda (se lavora bene o no), ma a questi si aggiungono indicatori di sostenibilità e di equilibrio finanziario (infatti posso fare profitto ma magari non ho un patrimonio solido e sono indebitato). (2) L’AZIENDA PUBBLICA (PA): La natura dei prodotti e delle attività della PA è eterogenea (ad esempio il comune si deve occupare delle scuole, delle strade, della spazzatura MENTRE la Apple pensa solo ai suoi prodotti), gli obiettivi sono complessi e la loro realizzazione è difficile a causa dI: - vincoli legali e formali (formalizzazione delle attività amministrative) - necessità di consenso e trasparenza (mentre nel privato il black box può esistere, nel pubblico non è possibile, infatti non ci devono essere segreti in nessun ambito) - influenza politica - assenza del prezzo di cessione (cioè il prezzo di vendita) Rispetto all'impresa (che opera sul mercato in condizioni di competizione), le aziende pubbliche sono difficili da definire: per l'economista sono private, per l'aziendalista sono pubbliche (perché è più importante fornire il servizio che fare profitto) Il mercato delle imprese pubbliche è differente: è sempre di tipo competitivo ma le imprese pubbliche che concorrono sono di meno (competizione attenuata e indiretta). Inoltre non posso andare a vedere l’output immediato, ma devo considerare l’OUTCOME rispetto al bisogno per il quale esiste quella specifica azienda pubblica (ma questo discorso dell’outcome vale anche per le aziende non profit). Dove c’è un mercato rientrano le imprese, dove c’è un bisogno rientrano le organizzazioni non profit o che vertono sul pubblico. [esempio sulle università: ogni università per cercare di aumentare l'output (numero studenti laureati) in passato ha aumentato il numero di corsi proposti da ciascuna facoltà così da aumentare il numero di iscritti e di laureati, MA la qualità si va a perdere in questo modo. Infatti l'output deve corrispondere al bisogno espresso dal mercato del lavoro (che sarebbe l’outcome). Per misurare questo indicatore bisogna misurare il tasso di occupazione dei laureati a un certo lasso di tempo dalla laurea] Dunque tra OUTPUT e OUTCOME c'è bisogno di TEMPO. Tra i due, il risultato più significativo da misurare è l'outcome (che corrisponde nel caso delle aziende pubbliche al VALORE PUBBLICO) e abbiamo due fattori da prendere in considerazione: 1. tempo 2. fattore contesto [esempio: l'università di Messina avrà meno laureati perché ci sono meno persone che vivono lì vicino] Spesso è difficile calcolare il valore aggiunto economico nel pubblico e nel non profit, perché talvolta l'input è volontario a in generale non avvengono transazioni (≠da impresa for profit) Uno dei problemi del mercato è l’ASIMMETRIA INFORMATIVA, infatti l'informazione perfetta (soprattutto in ambito pubblico e sociale) non esiste. (3) L’AZIENDA NON PROFIT: L’azienda non profit persegue finalità e obiettivi sociali, ha un’utilità pubblica e una natura giuridica privata. Spesso (ed erroneamente) si pensa che non sia rilevante la dimensione economica o che non ci si debba preoccupare dell’efficienza economica o di produrre utili. Rispetto alle aziende pubbliche, non sono pubbliche ma private (o miste), non raccolgono contributi in modo coattivo e non si sviluppano per realizzare un determinato modello politico della società. DIFFERENZA TRA AZIENDA PUBBLICA E AZIENDA NON PROFIT entrambe vogliono produrre valore sociale, ma: AZIENDA PUBBLICA AZIENDA NON PROFIT Oltre a produrre valore sociale hanno una Cerca di soddisfare i bisogni che la pubblica LEGITTIMAZIONE POLITICA (un ente non può gestire per limitatezza delle risorse politico le finanzia) monetarie. Un'impresa sociale ha come finalità prioritaria il sociale: dunque non chiede finanziamento pubblico ma tutto il profitto che fa lo riversa nel pubblico (tranne quello utilizzato per mantenersi) Rispetto all’impresa, perseguono un valore sociale (non economico) e non hanno il fine di produrre remunerazioni per tutti i fattori di produzione (interessi particolari e privati) secondo i livelli del mercato: - Alcuni rinunciano del tutto alla remunerazione (volontari) - Altri accettano remunerazioni inferiori a quelli di mercato: dipendenti o conferenti di capitali di prestito Sostenere che le PA, le fondazioni, le associazioni di ogni tipo e finalità sono organizzazioni produttive, aiuta ad attribuire naturalmente a tali organizzazioni le “regole della produzione” che sono state sviluppate nelle esperienze delle imprese, esposte al vaglio della competizione. Molto spesso si confondono i concetti di azienda e impresa, infatti tutte le aziende esistono per creare valore, ma: - azienda (generale) => si presenta sotto una forma giuridica ed è identificata ai fini della legge; è un complesso di beni organizzati dall'imprenditore per l'esercizio di un'attività d'impresa; tutto ciò che lavorando crea valore - impresa => è l'attività economica svolta in maniera professionale e organizzata dall'imprenditore (crea valore economico); è for profit (2) I caratteri distintivi di un’azienda L’AZIENDA (cioè un sistema unitario di processi economici complessi) è oggetto di studio di diverse discipline. In particolare, il focus di tutte le discipline aziendali consiste nel trovare la migliore combinazione di risorse limitate rispetto ai bisogni per aumentarne l’utilità e il valore. Differentemente da come esposto nella teoria classica, oggi si ritiene che le aziende hanno come fine ultimo di concorrere al progresso della società, creando valore (e non la massimizzazione del profitto / interesse di un soggetto). L’ECONOMIA AZIENDALE si qualifica come disciplina economica di seconda approssimazione (studi induttivi-deduttivi, non astratti come in micro e macroeconomia) che si affaccia anche al diritto, all'ingegneria, alle altre scienze sociali (psicologia, sociologia…) e alla tecnologia. La caratteristica peculiare dell’economia aziendale è l'UNITARIETÀ, cioè il vedere insieme i 3 momenti di un'azienda. I tre momenti di un'azienda sono: 1. GESTIONE 2. ORGANIZZAZIONE 3. RILEVAZIONE L’economia aziendale è una scienza relativamente giovane, che nasce ufficialmente nel 1927 ad opera di Gino Zappa (il quale postulava l'identità e l’autonomia dell’azienda rispetto ai soggetti che la compongono): questi 3 momenti fino al 1927 venivano studiati in maniera isolata e separata, ma da quell'anno si è capito che tra questi 3 aspetti vi è una RELAZIONE DI INTERDIPENDENZA. Prima infatti lo studio di questi 3 aspetti era effettuato dalla ragioneria e dall'elaborazione dei sistemi contabili (a partire da Luca Pacioli a cavallo tra 400 e 500), che tendeva alla loro separazione. Dal XX secolo: - il nucleo originario della rilevazione (contabilità) si mantiene - si sviluppano gli aspetti della gestione con le nuove tecniche industriali - la dimensione organizzativa si sviluppa autonomamente - si conferisce maggiore attenzione alle aziende e amministrazioni pubbliche e aziende non profit (solo dagli anni 70) L’economia aziendale è: DIFFERENTE COMPLEMENTARE - dal management (studi - all’economia politica (micro, macro, principalmente induttivi) politica economica) - al diritto - alle scienze sociali (psicologia, sociologia…) - all’ingegneria gestionale I 3 momenti di un’azienda (che dopo verranno approfonditi): 1. GESTIONE: a) OPERATIVA (breve periodo) => è una fase del processo di pianificazione aziendale che si concentra sulle attività e le azioni specifiche necessarie per raggiungere gli obiettivi operativi di un’organizzazione. Il piano operativo aziendale traduce la strategia aziendale e i piani strategici in piani concreti e dettagliati che guidino le attività quotidiane e a breve termine. b) STRATEGICA (lungo periodo) => non possiamo avviare un'impresa se non abbiamo in mente una strategia, ossia il procedimento per conseguire un dato obiettivo. Nella strategia rientrano dunque gli obiettivi strategici (lungo periodo perché ci vogliono anni per raggiungerli). Ma è necessario avere la certezza di poter raggiungere tali obiettivi e per farlo bisogna realizzare un'analisi strategica. Bisogna inoltre effettuare una serie di controlli strategici (che sono più concreti dei controlli a lungo periodo). Per raggiungere l'obiettivo dobbiamo avere ovviamente delle risorse che verranno affidate a un dirigente, responsabile di quello specifico obiettivo, il cui operato viene controllato (e non viene controllato solo come fine a se stesso, ma anche in relazione agli altri obiettivi) Analisi strategica SWOT: - s= strenght (punti di forza) - w= weakness (punti di debolezza) Queste 2 lettere fanno capo all’analisi interna, dove vado a vedere: analisi degli stakeholder BPR (Business Process Reengineering) => è un approccio alla gestione dei processi aziendali emerso nei primi anni '90 che si basa sul ripensamento e la riprogettazione radicale dei processi esistenti, al fine di ottenere miglioramenti sostanziali in termini di efficienza, efficacia, qualità e soddisfazione del cliente. La tecnologia usata nel BPR sfrutta strumenti come l'automazione dei processi robotici o i sistemi di gestione dei flussi di lavoro. HR (Human Resources) => le persone che lavorano dentro un’azienda BSC (Balanced Scorecard) => è un sistema di misurazione dei risultati aziendali che ha lo scopo di organizzare le attività dell’impresa tramite l’identificazione di metriche (le cosiddette driver di performance) in grado di valutare l’efficienza dei processi aziendali. L’elemento innovativo della balanced scorecard, rispetto all’analisi classica effettuata con gli indici economico-finanziari, è di allargare la prospettiva includendo altri indicatori (come i tempi di consegna, il numero di resi, gli scarti di produzione, eccetera) e con essi definire strategie, obiettivi e azioni. - o= opportunities (opportunità) - t= threats (minacce) Queste 2 lettere fanno capo all’analisi esterna, in cui troviamo l’analisi PEST: metodologia che si basa su alcune variabili del contesto che riescono a tratteggiare lo scenario esistente nell'ambiente in cui opera un'azienda, al fine di individuare quali variabili possono essere rilevanti nel processo decisionale aziendale, nelle scelte strategiche e operative dell'azienda => P = political (fattori politici), E = economical (fattori economici), S = social (fattori sociali), T = technological (fattori tecnologici) Le immagini mostrano una mappa di stakeholder, detta MATRICE POTERE-INTERESSE uno strumento che aiuta a classificare i vari gruppi di interesse in base a due criteri principali: Potere (asse orizzontale) e Interesse (asse verticale). La mappa è divisa in quattro quadranti che rappresentano diversi tipi di approcci da adottare con gli stakeholder in base alla loro posizione. ❖ Quadrante in alto a sinistra (basso potere, basso interesse): Qui ci sono stakeholder con poco potere e basso interesse Non sono influenti né particolarmente coinvolti nel progetto o nella questione Essi richiedono un monitoraggio minimo, poiché non richiedono un coinvolgimento attivo ❖ Quadrante in alto a destra (alto potere, basso interesse): Questi stakeholder hanno alto potere ma basso interesse Pur non essendo molto coinvolti, hanno il potenziale di influenzare significativamente il progetto (fattori politici) Possono essere gestiti tramite attività di lobbying (o lobbismo) => fare lobbying vuol dire “esercitare pressioni in modo organizzato”; Un gruppo di pressione/interesse (detto lobby), è un gruppo organizzato di persone o di aziende che cerca di influenzare con varie strategie dall'esterno le istituzioni per favorire particolari interessi, la cui influenza può far leva su elementi immateriali, come il prestigio di cui il gruppo gode, o su elementi materiali, come il denaro di cui dispone; in genere i servizi di lobbismo sono offerti da ditte specializzate (anche se le modalità non sono sempre trasparenti e legali) ❖ Quadrante in basso a sinistra (basso potere, alto interesse): Stakeholder con basso potere ma alto interesse. Non possono influenzare le decisioni in modo diretto, ma sono molto interessati agli sviluppi L'approccio suggerito è CSR (Corporate Social Responsibility) => il CSR è l'integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali e ambientali nelle loro operazioni interessate (in altre parole le variabili sociali possono essere gestite con iniziative di responsabilità sociale per mantenerli favorevoli o indifferenti) ❖ Quadrante in basso a destra (alto potere, alto interesse): Stakeholder con alto potere e alto interesse. Sono definiti come Key Players (giocatori chiave) e rappresentano il gruppo più influente in quanto hanno un ruolo critico per il successo dell’azienda stessa Questi richiedono attenzione prioritaria e coinvolgimento attivo per garantire che il progetto proceda con il loro supporto. 2. ORGANIZZAZIONE l’organizzazione aziendale è resa evidente dall’ORGANIGRAMMA, cioè una rappresentazione grafica che consente la visualizzazione chiara ed immediata della struttura organizzativa aziendale per comprendere i ruoli, i legami funzionali e gerarchici tra le persone, la divisione dei compiti e le responsabilità di chi lavora in azienda. Ma è come se l’organigramma fosse un telaio di una macchina fermo da mettere in moto con altri strumenti gestionali, tra cui il più importante è la GESTIONE DELLE RISORSE UMANE detta HRM (human resource management): consiste in un approccio strategico volto a massimizzare le prestazioni e l'esperienza dei dipendenti concentrandosi su personale efficace, assunzione, distribuzione e supervisione dei lavoratori all'interno di un'organizzazione. Questa attività non si può standardizzare perché ovviamente le persone sono tutte diverse, ecco perchè esistono dei professionisti. 3. RILEVAZIONE Le operazioni di rilevazione fanno riferimento alla raccolta dei dati e delle informazioni per la formulazione delle decisioni e per l’informativa dei soggetti che hanno in qualche modo interessi nell’impresa. Dunque è fondamentale parlare di SISTEMA INFORMATIVO (≠da sistema informatico), cioè quel sistema che permette di raccogliere i dati, elaborarli e trasformali in informazioni da diffondere a tutti i soggetti interessati alla vita aziendale, sia interni che esterni (clienti, finanziatori, eccetera) [si occupa di capire di che dati ho bisogno, di fare un'analisi costi-benefici (capire quali sono i dati importanti e i loro costi)]. Esistono le proxy, cioè degli indicatori spia che si utilizzano per controllare dei dati che altrimenti sarebbero troppo onerosi e difficili da calcolare [un esempio è l'assenza per malattia, ci fa capire la buona volontà] Il sistema informativo si compone del: a. sistema contabile => Il sistema contabile è un insieme di rilevazioni scritte di natura quantitativa che permette di annotare fatti di gestione, conoscere il risultato della gestione e produrre informazioni di supporto ai processi decisionali interni ed esterni dell'impresa (mediante il bilancio si capisce quali sono i costi evitabili) b. sistema extracontabile => Il sistema informativo extra-contabile concerne le informazioni qualitative e quantitative che hanno origine diversa da quelle generate dalle contabilità strutturate [un esempio possono essere le valutazioni ricevute dagli utenti dopo aver soggiornato in una struttura alberghiera o aver fruito di qualsiasi altro tipo di servizio] Dunque da entrambi i sistemi è possibile ottenere informazioni che aiutano i soggetti interni all’impresa a prendere decisioni operative, tattiche e strategiche. Definiamo ora le CONDIZIONI della FUNZIONALITÀ AZIENDALE, infatti non tutte le attività economiche sono aziende. Per essere aziende devono: 1. essere destinate a perdurare nel TEMPO, al di là del permanere delle persone (l’azienda non deve avere una data di scadenza e non può avere un obiettivo momentaneo, perché ha bisogno di tempo per affermarsi sul mercato e accrescere l’utilità dei propri beni; poi può fallire, ma almeno l'idea dev'essere questa) 2. possedere un SISTEMA DINAMICO e COORDINATO rispetto al tempo, allo spazio, alle scelte amministrative o organizzative, alla produzione e le correlate operazioni finanziarie, al personale Affermiamo che l’azienda è un complesso di RELAZIONI, infatti i singoli fattori aziendali non danno vita alle operazioni. Tali relazioni sono tutte legate tra loro da: - rapporti di coordinazione => ogni funzione aziendale verte infatti allo stesso obiettivo, cioè la creazione di valore usando metodi economicamente convenienti - rapporti di combinazione => devono garantire uno stato di ordine per non sovvertire l’unità aziendale; per raggiungere lo stato di ordine bisogna effettuare costantemente monitoraggio e controllo - rapporti di composizione => legano le modalità interne di gestione con le circostanze esterne di mercato e di ambiente (infatti se i rapporti con l’esterno avvengono in maniera caotica la funzione economica dell’azienda e la sua durabilità sono messe in pericolo) L'azienda per rispettare tali condizioni deve vivere in: a. EQUILIBRIO ECONOMICO, ossia mantenere efficienza ed efficacia a lungo periodo (sistematicamente quello che si spende per la produzione lo si copre con ciò che si ricava, il costo è minore dell’incasso) => La creazione di valore non è limitata nel tempo ma consiste nel raggiungimento, conservazione, miglioramento di posizioni di equilibrio economico durevole (che permane nel tempo, e questo distingue l’impresa dalla singola negoziazione; deve permanere non solo nel breve periodo, ma anche nel medio e nel lungo) ed evolutivo (margine evolutivo = ricavi>costi). Il reddito o il risultato economico non possono dare una misura esaustiva dell’equilibrio economico perché rendono conto solo degli elementi quantificabili (non vedono le carenze interne dell’azienda, l’operato dei manager…) + poco significativi per alcuni tipi di aziende che non operano sul mercato b. EQUILIBRIO FINANZIARIO, ossia avere le entrate in denaro che coprano le uscite nel medio periodo (avere solidità patrimoniale e mezzi finanziari) c. deve rispettare gli interessi dei vari stakeholder [no lavoro minorile, no inquinare…] I CARATTERI DISTINTIVI DI UN'AZIENDA SONO: 1. SISTEMATICITÀ (visione sistemica/coordinazione) => l'azienda è un sistema aperto e dinamico (è relazionato al contesto in cui opera, cioè un ambiente mutevole) di elementi tutti avvinti tra loro da relazioni di funzionalità predisposte in base alla situazione presente o passata, sempre dinamiche e rivolte al futuro => l'azienda è unica e qualsiasi cosa accade coinvolge tutte le parti (dunque i manager non possono pensare solo alla propria area di competenza ma devono coordinarsi con le altre parti del sistema); Azienda come sistema di persone che opera in modo coordinato per il raggiungimento dell'equilibrio economico 2. AUTONOMIA (strategica, organizzativa, finanziaria, gestionale)>>> l'autonomia offre la garanzia che scelte e operazioni siano tutte collegate tra loro da relazioni di funzionalità orientate alla creazione del valore, senza ricorrere sistematicamente a interventi di sostegno o di copertura delle perdite da parte di altre economie (se manca l’autonomia le risposte agli impulsi esterni non si ispireranno a ciò che è conveniente per l’azienda) => autonomia non è indipendenza, infatti l'autonomia è relativa (sono autonomo in uno spazio di manovra strategico dove si prendono decisioni per mantenere l’azienda in equilibrio economico) mentre l'indipendenza è assoluta => oggi il concetto di autonomia risulta essere relativo, infatti alcune aziende per garantire una combinazione produttiva conveniente devono raggrupparsi ad altre aziende e sottostare a un disegno strategico sovra-aziendale. 3. ECONOMICITÀ (convenienza economica)>> capacità di sopravvivere in un lungo periodo (equilibrio economico per ottenere durabilità) tenendo conto delle condizioni di funzionamento per l’azienda. L’intera attività dell’azienda è permanentemente ispirata a logiche di: a. efficienza operativa => ottimizzare il rapporto tra qualità/quantità dell’output e le risorse input impiegate (efficienza è l’attitudine dell’azienda ad impiegare in modo economico le proprie risorse necessarie per realizzare un prodotto o, più in generale, per svolgere una certa attività: in senso tecnico è sinonimo di ottimizzazione degli input per ottenere certi output; in senso pratico sono efficiente se riduco gli sprechi e le attività inutili e se dedico la dovuta attenzione al contenimento dei costi) => rapporto tra quello che l’azienda produce e le risorse impiegate b. efficacia strategica => capacità dell’azienda di raggiungere i suoi obiettivi di output, cioè di identificare e attuare, con logica innovativa, produzioni atte a soddisfare le complessive attese degli utilizzatori (se faccio bene un lavoro, raggiungendo obiettivi di qualità, tempestività, ecc. sono efficace); prendere decisioni affinché le proprie capacità interne permettano di raggiungere gli obiettivi prefissati e perseguibili (cioè plausibili) => rapporto tra obiettivo e risultato c. contemperamento degli interessi, ossia fare un compromesso con tutti>> ci sono dei trade off (degli scambi, dei compromessi) La tensione permanente tra questi fattori non porta necessariamente al profitto ma alla creazione del valore e alla sopravvivenza (durabilità): Infatti in un regime di concorrenza perfetta l'obiettivo è quello di acquisire il vantaggio competitivo nel mercato di riferimento. Ma l’ambiente di mercato è mutevole: ci sono delle dinamiche esterne che la singola impresa non è in grado di controllare, ma può captarle per fare una nuova previsione di mercato. Le dinamiche esterne potrebbero essere: - cambiamento dei gusti e delle preferenze del mercato - cambiamento delle normative (se un prodotto è fuori norma non si può vendere) - progresso tecnologico, che influenza i prodotti disponibili, e quindi i gusti e le preferenze a sua volta Dunque l'azienda deve plasmare la propria produzione su queste dinamiche esterne perché altrimenti se continua a produrre un prodotto che non vende aumenta la rimanenza (i prodotti nel magazzino). L’azienda deve aumentare la propria durabilità attraverso i fattori di autonomia ed economicità. Infatti la FLESSIBILITÀ è fondamentale per un’azienda: è l’unico modo che ha per stare al passo con un ambiente esterno variabile e non diventare obsoleta (come accade alle aziende rigide) All'interno di un’azienda ci sono individui che apportano beni e che hanno come obiettivo quello di essere remunerati. Infatti l’obiettivo dell’azienda, che è il perseguimento del profitto, prevede la remunerazione di 2 soggetti: 1. chi conferisce lavoro (i lavoratori) 2. chi conferisce capitale di rischio (gli investitori) Il profitto deriva, a seguito dello svolgimento dell’attività economica, dall’incidenza dei ricavi rispetto ai costi. Quello che resta dopo la remunerazione della forza lavoro e di tutti i fattori produttivi si chiama risultato residuale, che spetta a chi conferisce il capitale di rischio, cioè chi ha investito. Il capitale di rischio è soggetto al successo o meno dell’attività: infatti qualora un’azienda fallisse i primi a essere remunerati sono i lavoratori, quello che rimane viene conferito agli investitori. Il capitale di prestito è connesso all'autonomia, perché molto spesso le imprese, soprattutto in fase di costituzione, hanno bisogno di risorse finanziarie che di fatto non hanno; se i costi eccedono i ricavi si va incontro a una perdita e si fa ricorso al capitale di prestito per sanare la perdita (il capitale viene fornito con interessi), e se la richiesta di capitale di prestito è eccessiva si perde l’autonomia decisionale nell’azienda. (3) I fattori aziendali I fattori aziendali principali sono i FATTORI PRODUTTIVI, ossia gli elementi che, se ben relazionati tra loro, stanno alla base della struttura operativa di un’azienda. Nella teoria classica i fattori produttivi corrispondono a qualsiasi elemento disponibile per la produzione o che permetta di ottenere risultato economico, e si dividono in diverse classi, tra cui: 1. terra/natura => è il complesso delle risorse naturali (terra, materie prime, energie naturali) che contribuiscono al processo produttivo 2. lavoro => è l'attività umana, fisica ed intellettuale che concorre con gli altri fattori della produzione di beni e servizi 3. capitale => è il complesso delle risorse materiali prodotte dal lavoro nel corso dell'investimento (ad es. impianti, fondi finanziari, scorte); risorse necessarie per avviare l'attività produttiva Ma per noi questa divisione è insufficiente perché non rende sufficientemente conto dell’aspetto contabile: infatti per gli aziendalisti i fattori produttivi: - si devono poter tradurre in quantità monetarie reali - devono esercitare influenza sui processi economici che si verificano nell’azienda - devono poter essere vincolati alla combinazione aziendale per un periodo più o meno lungo - nel caso dell’impresa si devono compensare i costi dei fattori produttivi in un dato tempo; nel caso di unità con funzioni aziendali che adempiono a scopi sociali, assistenziali ecc. si devono poter rinnovare quei fattori che conseguono alla creazione del valore Un CICLO PRODUTTIVO si compone di diverse fasi, correlate a delle trasformazioni finanziarie: 1. approvvigionamento => - denaro, + debito perché sosteniamo dei costi 2. trasformazione dei fattori in prodotti da immettere sul mercato (può essere tecnica, ma anche speculativa o di altro genere) 3. vendita => + denaro, + crediti di funzionamento (sostituzioni pro-tempore di denaro; dilazioni di pagamento che si concede al cliente, il quale dunque si trova in debito) perché otteniamo un ricavo maggiore dei costi All’interno di un ciclo produttivo, i fattori produttivi possono essere: 1. fattori a fecondità semplice => esauriscono la loro utilità economica in un ciclo produttivo (che inizia dell'approvvigionamento delle materie prime fino alla vendita del bene) [ad esempio lo sono le materie prime] 2. fattori a fecondità ripetuta>> vengono utilizzati in più cicli produttivi [macchinari, impianti…] Oltre ai fattori produttivi materiali e tangibili, esistono degli elementi IMMATERIALI (e qualitativi) che non sono dei veri e propri fattori produttivi, in quanto non possono essere tradotti in quantità monetarie (quindi non rientrano del Conto Economico), MA esercitano un’influenza non trascurabile sull’attività dell’azienda. Tra questi troviamo le condizioni esterne (positive o negative), l’organizzazione interna, le conoscenze (il know how), le motivazioni… (4) Le combinazioni economiche sono l'insieme delle operazioni economiche che si verificano all’interno dell’azienda e attraverso le quali si esplica l’attività economica. Queste sono importanti per capire: - come si formano i costi e i ricavi; - perché e come si hanno utili (= eccedenza dei ricavi rispetto ai costi) o perdite (=eccedenza dei costi rispetto ai ricavi) ; - perché ci si deve indebitare oppure no; - l’articolazione (o la struttura) delle combinazioni economiche. A. LA CONFIGURAZIONE DELL’ASSETTO ISTITUZIONALE L’assetto istituzionale definisce il tipo di società verso cui tendere e definisce il soggetto economico. Il soggetto economico (portatore di interessi economici istituzionali dell’azienda) esercita le prerogative di governo economico della stessa. Differenza tra soggetto economico e soggetto giuridico (che a volte nella realtà coincidono, soprattutto nelle aziende individuali e in società di persone): A. SOGGETTO ECONOMICO => è il detentore del potere di decidere gli indirizzi strategici; è una persona o un gruppo di persone che di solito corrisponde a soci e manager; il soggetto economico di diritto è quello a cui teoricamente sono demandate le iniziative di costituzione, di funzionamento e di governo dell'azienda, ma nella realtà l'attività di governo è esercitata solo da una ristretta cerchia di persone che prende le decisioni e costituisce il soggetto economico di fatto (spesso il soggetto economico di diritto assegna funzioni a coloro che sono più specializzati nel districarsi nel complesso tessuto aziendale). B. SOGGETTO GIURIDICO => persona fisica o altro su cui ricade la responsabilità giuridica degli effetti che l’attività aziendale produce (titolare diritti e responsabile obblighi nell’ambito della regolamentazione delle relazioni tra individui). Per determinare il soggetto economico occorre fare riferimento alla TEORIA DELL’INTERESSE PREVALENTE: La teoria sostiene che le funzioni di governo economico competano a colui o coloro il cui interesse viene ritenuto prevalente nella specifica azienda e nelle circostanze e condizioni spazio-temporali intercorrenti. Poiché nei decenni passati la proprietà è stata ritenuta l'unica depositaria dell'interesse prevalente, si deduce che il soggetto economico coincida con il portatore di capitale a titolo di pieno rischio (per la giurisprudenza stiamo parlando dell’imprenditore, cioè la figura astratta che ha le caratteristiche di potere di iniziativa e di rischio economico), MA oggigiorno si considera il soggetto economico come una creazione dell'economia aziendale e c’è necessità di allontanarci da questo schema concettuale per considerare gli andamenti reali delle aziende. La realtà attuale presenta due linee di tendenza: - allargamento della base decisionale, che ha portato ad assegnare sempre più di frequente ai manager professionisti funzioni di governo (e si risolve in un maggiore spazio del soggetto economico di fatto) - tendenza all'ampliamento della sfera dei soggetti il cui interesse nell’azienda viene ritenuto prevalente, che porta all'ampliamento della rete di relazioni Dunque il soggetto economico è il detentore del potere di decidere gli indirizzi strategici: di regola detengono questo potere i soci (che rappresentano il nucleo di comando del capitale conferito all'azienda) insieme ai manager a cui gli stessi soci delegano tale potere. In linea di principio, tutti i portatori di interessi (stakeholder) dovrebbero partecipare al governo dell’azienda. Tuttavia ciò determinerebbe: ➔ Elevati costi di governo ➔ complessità organizzativa ➔ Qualità e tempi delle decisioni inadeguati ➔ Mancato riconoscimento della maggiore criticità di alcuni contributi. Per tali motivi, una o poche categorie di portatori di interessi partecipano direttamente al governo dell’azienda, mentre le altre categorie partecipano attraverso meccanismi indiretti di rappresentanza / controllo. Al soggetto economico, che esercita le prerogative di governo economico dell’azienda (cioè il potere supremo di comando), fanno capo due insiemi fondamentali di diritti-doveri: 1. il diritto-dovere di governare, ossia di guidare l’azienda e di prendere le decisioni ultime (fissare gli obiettivi, le strategie e le politiche aziendali + scegliere i soggetti che contribuiranno alla vita economica dell’azienda e stipulare con questi patti e contratti) 2. il diritto di godere dei risultati residuali positivi, e il dovere di farsi carico degli eventuali risultati residuali negativi Il governo economico dell’azienda si basa su diverse prerogative, le quali, a loro volta, consistono nel diritto-dovere di: - Progettare e mettere in atto le strutture di governo e di controllo - Fissare gli obiettivi, le strategie e le politiche aziendali - Scegliere i soggetti che contribuiranno alla vita economica dell’azienda (e stipulare con questi patti e contratti) - Sorvegliare il funzionamento dell’azienda B. GESTIONE La gestione si divide in: a) gestione caratteristica (core business) => questa gira intorno alla trasformazione della materia prima in prodotto/servizi: a.1) strategica => sistema di pianificazione strategica nel lungo periodo, che mira a formulare strategie che vengano attuate (N.B. la struttura aziendale deriva dalla pianificazione strategica) attraverso: - VISION, che si occupa dell'azione in prospettiva futura e spiega cosa l'impresa vuole divenire (rappresenta cosa l’azienda vuole essere) - MISSION, che lavora sul presente e si concentra su ciò che vuole ottenere nel momento attuale (rappresenta come l’azienda vuole realizzare tale obiettivo) a.2) operativa (le abbiamo spiegate sopra) => sistema di: - programmazione => si definiscono il budget e gli obiettivi operativi (che riguardano un solo anno) - controllo => attraverso valutazione, reporting e feedback b) gestione accessoria / extra-caratteristica, che si divide in: - finanziaria => si riferisce al ricorso al capitale di prestito (che generalmente si ottiene dalle banche): infatti la domanda di denaro di un’azienda non è continua, ma ha dei picchi (tipicamente quando si fa ricerca e sviluppo, ossia quando si assorbono denaro o mezzi finanziari senza restituire nulla; anche nella produzione è così) e degli abbassamenti (tipicamente quando il prodotto finito si stabilisce sul mercato e si vende, ossia quando le risorse finanziarie vengono rese e non assorbite); La gestione finanziaria è fare in modo che quando servono risorse vi si può accedere senza alti tassi di interesse e quando se ne hanno a sufficienza si possano reinvestire senza lasciarle li - patrimoniale => se un'azienda ha un patrimonio immobiliare alto, una parte del profitto o della perdita dipende da come il patrimonio viene gestito, utilizzato e sfruttato (non solo da come si produce il servizio), e servono delle figure che si occupino di questo; dunque la gestione patrimoniale riguarda gli investimenti effettuati dalle aziende (che spesso investono in attività collaterali rispetto alla propria) - tributaria => riguarda i rapporti con lo stato e il pagamento delle imposizioni fiscali; il suo obiettivo è pagare meno tasse possibili nel limite della legalità (conoscere le detrazioni, sfruttarle…) - assicurativa => spesso le aziende ricorrono a contratti di assicurazione per evitare di soccombere e pagare l’intero onere qualora si verifichi un evento negativo La gestione caratteristica e quella patrimoniale concorrono alla produzione del reddito; le altre gestioni si limitano ad assorbire risorse. All’interno del bilancio è possibile separare i costi della gestione caratteristica e di quella accessoria: dobbiamo capire cosa ci porta più profitto e cosa meno, perché qualora il core business ne portasse di meno bisognerebbe cambiare l’intera struttura aziendale. C. ORGANIZZAZIONE L’organizzazione di un’azienda si struttura su diverse variabili: - il rapporto tra la struttura organizzativa di base e la struttura organizzativa delle singole unità aziendali - la distribuzione del potere - la cultura ed il clima organizzativo - i sistemi operativi, di pianificazione, di programmazione, di informazione, di gestione del personale Secondo MINTZBERG la struttura organizzativa ideale è l’organigramma rappresentato in figura: - in alto c'è il top management (vertice strategico) - in mezzo il low management (linea intermedia) - alla base nucleo operativo (il front office) ai lati notiamo lo staff di supporto (chi opera il bilancio, il sistema informativo) e la tecnostruttura (la parte più professionale) Eppure esistono moltissimi tipi di ORGANIGRAMMI, tra cui i principali sono: 1. la struttura elementare 2. la struttura funzionale pura 3. la struttura divisionale pura (spesso la si utilizza per organizzare la produzione dei diversi prodotti offerti da un brand) 4. la struttura funzionale di un’impresa multibusiness 5. la struttura mista: 5.1 divisionale con una funzione centralizzata 5.2 funzionale con una divisione 6. la struttura a matrice (usata di solito dalle società di consulenza) La migliore tra le diverse strutture non si può determinare… o meglio, DIPENDE! - la struttura elementare va bene per organizzazioni piccole (organizzazione familiare, piccoli comuni) - la struttura divisionale si addice alle multinazionali Come definiamo se un’azienda è grande? vedendo il numero dei dipendenti e il ricavo di vendita. Un’altra possibile forma organizzativa è rappresentata dalle RETI, ossia delle relazioni di collaborazione e strategie di aggregazione (vedi foto sotto) Non bisogna sapere tutte queste strutture a memoria, basta ricordare che quando si stabiliscono degli obiettivi si deve anche stabilire la forma di organizzazione adatta a perseguire tali obiettivi (dunque l'organizzazione è il mezzo/strumento usato per perseguire gli obiettivi). D. RILEVAZIONE Le operazioni di rilevazione sono attività di: - Raccolta - Elaborazione - Conservazione - Diffusione dei dati e delle informazioni, e servono per supportare le scelte dei decisori sia interni sia esterni all’azienda. Le operazioni di rilevazione riguardano i sistemi informativi, che si dividono in: - contabili: a. contabilità generale (conto economico/stato patrimoniale) b. contabilità analitica (controllo di gestione) - extracontabili (5) Classificazione delle aziende e Corporate Governance L’AZIENDA INDIVIDUALE: 1. NON ha AUTONOMIA PATRIMONIALE (il patrimonio del titolare è indistinto dal patrimonio dell’impresa) 2. NON ha PERSONALITÀ GIURIDICA (l’imprenditore è responsabile dei diritti e dei doveri derivanti dallo svolgimento dell’attività) => c’è un unico soggetto che è responsabile dal punto di vista giuridico e patrimoniale. Le SOCIETÀ sono delle organizzazioni di persone e beni finalizzate al perseguimento di uno scopo produttivo mediante l’esercizio in comune di un'attività economica. Con il contratto di società due o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio in comunità di un'attività economica allo scopo di dividerne gli utili. A)SOCIETÀ DI PERSONE: 1. hanno AUTONOMIA PATRIMONIALE (il patrimonio aziendale è distinto da quello personale dei soci; la società ha un proprio patrimonio distinto da quello dei soci) => l’autonomia patrimoniale è IMPERFETTA, ossia qualora il patrimonio sociale non dovesse essere sufficiente a coprire i debiti contratti dall’azienda, i creditori possono rivalersi sul patrimonio personale dei soci; nel momento in cui il patrimonio non è in grado di coprire le spese i soci devono intervenire 2. NON hanno PERSONALITÀ GIURIDICA (i soci rispondono direttamente delle obbligazioni sociali) B)SOCIETÀ COOPERATIVE: 1. hanno AUTONOMIA PATRIMONIALE PERFETTA 2. hanno PERSONALITÀ GIURIDICA 3. i soci hanno RESPONSABILITÀ LIMITATA (limitata al patrimonio che conferiscono) C)SOCIETÀ DI CAPITALI: 1. hanno AUTONOMIA PATRIMONIALE PERFETTA (il capitale ed i beni sociali costituiscono un patrimonio distinto e separato da quello dei soci; capitale azienda ≠ capitale soci) 2. hanno PERSONALITÀ GIURIDICA (la società risponde per le obbligazioni sociali con il suo patrimonio) Ora possiamo analizzare il soggetto giuridico e il soggetto economico nelle diverse aziende che abbiamo analizzato sopra: Le AZIONI sono uno strumento di partecipazione alla proprietà di una società. In particolare, un'azione rappresenta la quota minima in cui è diviso il capitale di una particolare tipologia di società (dette per l'appunto società per azioni). Esistono diverse categorie di AZIONI, che attribuiscono diritti economici e sociali diversi ai loro possessori: 1. AZIONI ORDINARIE => Diritto di voto in assemblea ordinaria e straordinaria; diritto al dividendo; diritto al rimborso del capitale in sede di scioglimento della società 2. AZIONI PRIVILEGIATE => L'atto costitutivo può prevedere che abbiano diritto di voto solo nell'assemblea straordinaria; In compenso hanno un trattamento privilegiato in sede di distribuzione dei dividendi e di rimborso del capitale in caso di liquidazione della società 3. AZIONI DI RISPARMIO =>Non danno diritto di voto né in assemblea ordinaria né in assemblea straordinaria; sono privilegiate in sede di distribuzione dei dividendi e di rimborso del capitale; possono essere emesse solo da società per azioni quotate in borsa La somma delle azioni privilegiate e di quelle di risparmio non può mai superare il 50% del capitale sociale. In questo caso particolare assistiamo alla PRESENZA DI DELEGHE, attraverso le quali: - Un socio o un gruppo di soci possono acquisire il potere decisionale, in assemblea, integrando la quota di capitale posseduta mediante deleghe, ovvero esercitando il diritto di voto di azioni possedute da altri - La delega può essere gratuita o a titolo oneroso Esistono anche delle AZIONI PROPRIE: 1. Può accadere che uno dei soci di minoranza decida di uscire dalla società mettendo a disposizione il proprio pacchetto azionario, normalmente offerto in opzione agli altri soci 2. Nel caso di società quotate alla Borsa valori, questa operazione consente di accrescere la considerazione degli investitori nella società, rappresentando un segnale di fiducia della società in sé stessa 3. Altro scopo per una società quotata può essere quello di sostenere il corso del titolo, dirottando fondi sullo stesso e provocando un aumento della domanda, con conseguente incremento del prezzo di riferimento 4. Nel caso di grandi società, l'acquisto di azioni proprie può essere finalizzato alla successiva cessione delle stesse al management, in esecuzione dei cosiddetti piani di stock option. Dunque l’insieme delle regole e dei meccanismi attraverso cui le imprese sono governate e controllate consentendo la determinazione del soggetto economico rappresenta la CORPORATE GOVERNANCE aziendale. Esistono diversi modelli di corporate governance: a) OUTSIDER SYSTEM => è quello “anglosassone”; Tipico delle public company (proprieta’ polverizzata dove nessun azionista ha interesse a realizzare reale azione di controllo): - I manager apportando le abilità imprenditoriali e le competenze manageriali rappresentano il soggetto economico - il mercato dei capitali (borsa) controlla il soggetto economico attraverso le fluttuazioni del valore dei titoli che derivano da operazioni decise dal management. CRITICITA’(induce s.e. ad operare nel breve periodo; consente solo di sanzionare) b) INSIDER SYSTEM => è quello “tedesco-giapponese”; Tipico delle societa’ ad azionariato concentrato con una decisiva presenza di presenza di banche, investors istituzionali: - proprieta’ esercita un forte potere decisionale - Si identifica un soggetto o ristretto nucleo di comando da cui dipendono le decisioni aziendali più rilevanti - Il fatto che i portatori di capitale di rischio siano anche i componenti del soggetto economico determina sia vantaggi (unita’ di intenti e dedizione; agilita’) che svantaggi (debolezza finanziaria; manageriale; accentramento potere e competenze) Il MODELLO ITALIANO DI CORPORATE GOVERNANCE: a seguito della riforma del Diritto delle Societa’, intervenuta per mezzo del D.Lgs n.6/2003, il modello di Corporate Governance puo’ sostanzialmente assumere tre diverse declinazioni: 1. SISTEMA TRADIZIONALE - Assemblea dei soci: rappresenta l’organo sovrano della società, è titolare della funzione decisionale. Essa: approva il bilancio; nomina gli amministratori; stabilisce il compenso degli amministratori. - Consiglio di amministrazione: sono titolari delle funzioni deliberative, a loro e’ affidata la gestione dell’impresa. Al suo interno troviamo amministratori non esecutivi ed esecutivi (hanno rappresentanza della società; redigono il bilancio; convocano l’assemblea in casi eccezionali). - Collegio sindacale: E’ l’organo di controllo interno, vigila sull’amministrazione e sul rispetto dello statuto. 2. SISTEMA MONISTICO (Insider system) - Consiglio di amministrazione: sono titolari della funzione deliberativa (gestione aziendale). Si divide in amministratori non esecutivi ed esecutivi (manager dell’azienda) i quali: a) hanno la rappresentanza della societa’ b) redigono il bilancio c) convocano l’assemblea in casi eccezionali d) nominano il Comitato per il controllo della gestione (amministratori esecutivi; i controllati nominano i controllori) 3. SISTEMA DUALISTICO (Outsider system) - Consiglio di gestione: organo amministrativo a cui compete esclusivamente la gestione dell’azienda. - Consiglio di sorveglianza: svolge la funzione di controllo della società, tipiche del collegio sindacale e assume alcuni poteri dell’assemblea per esercitarli in modo piu’ professionale [es. approvazione bilancio]. Nomina il consiglio di gestione - Creazione di un contrappeso tra l’amministrazione e il controllo affidato a persone competenti (soci potrebbero non avere le skills necessarie); controllori nominano controllati La TEORIA DELL’AGENZIA: Un soggetto (principale) delega l’utilizzo di alcune risorse ad un altro soggetto (agente) il quale opera rappresentando gli interessi del principale. L’agente ed il principale sono caratterizzati da interessi non allineati per via di una differente propensione al rischio e disponibilità di informazioni. (il cosiddetto “problema di agenzia”)

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