Storia dell'Arte - PDF

Summary

Questo documento approfondisce la storia dell'arte, in particolare l'evoluzione della rappresentazione del Cristo e le opere di importanti artisti come Giotto. Analizza le differenze stilistiche e tecniche tra diverse epoche, evidenziando le innovazioni introdotte da Giotto rispetto alle opere precedenti.

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**STORIA DELL'ARTE** **14.31 Il Christus Patiens: una lenta evoluzione** La croce dipinta, spesso sagomata, è centrale nell\'iconografia cristiana, poiché si rivolge ai fedeli raccolti nella navata, fuori dal presbiterio chiuso. Questo si può vedere nella disposizione della croce nel Presepe di Gr...

**STORIA DELL'ARTE** **14.31 Il Christus Patiens: una lenta evoluzione** La croce dipinta, spesso sagomata, è centrale nell\'iconografia cristiana, poiché si rivolge ai fedeli raccolti nella navata, fuori dal presbiterio chiuso. Questo si può vedere nella disposizione della croce nel Presepe di Greccio, dipinto da Giotto, che mostra il "dietro le quinte" del presbiterio. Nel XII secolo, l\'iconografia seguiva lo stile bizantino del *Christus triumphans*, come nell\'opera del 1138 di Maestro Guglielmo, in cui Cristo è ritratto frontalmente, con uno sguardo rivolto ai fedeli, trionfante sulla morte. Ai suoi lati, la Madonna e san Giovanni appaiono a figura intera, con linee di panneggio elaborate. **Giunta Pisano** A metà del XIII secolo, Giunta Pisano (attivo dal 1229 al 1254) rinnova l'arte italiana con il suo *Christus patiens* nella Basilica di San Domenico a Bologna. Questo Cristo sofferente sulla croce, con il volto reclinato, gli occhi chiusi e il corpo curvato, segue l\'iconografia bizantina ma con un\'espressività che riflette il dramma gotico e il realismo umano dei nuovi ordini mendicanti (come francescani e domenicani). Le linee astratte definiscono il volto e i muscoli di Cristo, mentre la Madonna e san Giovanni appaiono come icone ai lati della croce. **Cimabue** Il crocifisso di Cimabue per la Basilica di Santa Croce a Firenze segue una tradizione recente, ma la rinnova in alcuni aspetti: la testa reclinata e la posa del corpo arcuato riprendono lo stile precedente. Tuttavia, l'opera si distingue per il chiaroscuro delicato che definisce ossa e muscoli, la trasparenza del perizoma e l'espressione sommessa del volto, più umile e composta rispetto ai modelli precedenti. Mentre Giotto rappresenterà Cristo come un uomo realistico, Cimabue mantiene una figura simbolica che unisce realtà e spiritualità. **Giotto** Tra le prime opere di Giotto c'è il Crocifisso realizzato per la Chiesa di Santa Maria Novella, probabilmente tra il 1285 e il 1290, prima degli affreschi di Assisi. Quest'opera mostra lo stile innovativo del giovane artista rispetto ai crocifissi di Giunta Pisano e Cimabue. Il corpo di Cristo è rappresentato in modo nuovo: senza la posa arcuata, si ripiega su se stesso, sofferente, con la testa inclinata, le braccia assottigliate, il costato in chiaroscuro naturale e il ventre gonfio, tipico di una morte violenta. Il viso appare sofferente, il sangue scorre dalle ferite, e le dorature del perizoma sono eliminate, rendendo Cristo un uomo reale, in carne e ossa. La Madonna e san Giovanni esprimono dolore attraverso lo sguardo rivolto al Redentore. La croce si allarga alla base, raffigurando la roccia del Golgota, con il teschio di Adamo ai piedi, simbolo dell'unione tra Antico e Nuovo Testamento. **14.32 Giotto e la rivoluzione della pittura** Giotto di Bondone (ca. 1267 - 1337) è il principale protagonista della svolta naturalistica nella pittura italiana tra il Duecento e il Trecento. Attivo in città come Roma, Assisi, Rimini, Padova e Bologna, è celebrato in opere letterarie come la *Commedia* di Dante (\"Credette Cimabue ne la pittura / tener lo campo, e ora ha Giotto il grido\...\") e nel *Decameron* di Boccaccio. Giotto viene ricordato da Cennino Cennini come l\'artista che trasformò la pittura \"di greco in latino\", e da Vasari come iniziatore della tradizione che porterà al Rinascimento di Raffaello e Michelangelo. **\"Di greco in latino\"** Giotto rompe gli schemi bizantini ed è considerato il primo artista moderno a riportare l\'arte alla rappresentazione della natura. Le sue figure tridimensionali sono vive e espressive, inserite in spazi coerenti e credibili, capaci di ingannare l\'occhio dello spettatore. La sua rivoluzione è stata profonda, con influenze che vanno oltre Cimabue e includono le scuole romana, senese e la cultura gotica francese. Le scene di Giotto sono chiare e organizzate in composizioni semplici e dirette, che sembrano aprirsi oltre la superficie, coinvolgendo chi osserva. Abbandonando la tradizione bizantina, Giotto crea un linguaggio nuovo e narrativo, influenzato anche dalla scultura di Arnolfo, con cui è possibile abbia avuto contatti a Roma. Della sua vita sappiamo poco: nato intorno al 1267, forse da una famiglia contadina, sarebbe stato allievo di Cimabue e potrebbe aver viaggiato a Roma verso il 1280, entrando in contatto con la scuola romana e opere classiche e paleocristiane. **Gli affreschi di Assisi** Giotto, poco più che ventenne, viene chiamato ad Assisi per affrescare la basilica superiore con le Storie della vita di san Francesco, realizzate nei primi anni Novanta del Duecento. Il ciclo si sviluppa in ventotto riquadri che raccontano episodi tratti dalla Legenda maior di Bonaventura. Rispetto ad altri artisti, come Berlinghieri, Giotto introduce novità significative: i personaggi sono più plastici, con pose ed espressioni diverse, e l\'illusione di profondità rende lo spazio più reale. Le ambientazioni, le architetture e gli oggetti sono contemporanei a Giotto, abbandonando il passato classico. Le scene sono semplici e immediate, ma arricchite da dettagli quotidiani, come il retro del crocifisso nel Presepe di Greccio o il drappo nella Predica davanti a Onorio III. L'unità del ciclo è data da una loggia finta con colonne tortili e un drappo geometrico realizzato da allievi. L'arte di Giotto rispecchia il rinnovamento spirituale dei francescani, con un linguaggio pittorico chiaro e semplice. **14.33 La novità giottesca nelle Storie di san Francesco** **Una nuova chiarezza narrativa** La pittura di Giotto si distingue per la chiarezza compositiva delle sue scene. Nel \"Dono del mantello\", Francesco giovane, biondo e imberbe, regala il suo mantello a un povero cavaliere. Le colline rocciose dietro i personaggi formano diagonali che si incontrano sulla testa del santo, il punto focale del dipinto. Nonostante la precisione compositiva, la scena mantiene il suo realismo, evidenziato dagli alberi, dalle rocce e dal cavallo che bruca. In un\'altra scena famosa, \"La Rinuncia ai beni paterni\", Giotto mostra Francesco che si libera dei beni terreni per diventare santo. La scena è divisa in due gruppi: a sinistra il mondo terreno (il padre e i cittadini), a destra il mondo spirituale (i frati, il vescovo e Francesco). Dietro ogni gruppo c'è un'architettura tardoantica. Due elementi dinamici, il braccio del padre trattenuto da un cittadino e le braccia di Francesco alzate verso il cielo, rompendo la divisione tra i due mondi. Questi segnano il centro dell\'azione: il dramma del padre, arrabbiato e preoccupato, e Francesco, che guarda verso la mano di Dio, mentre gli altri sembrano ignorarla. **Uno spazio reale che introduce la profondità** Con Giotto, lo spazio nei dipinti non è più solo piatto, ma si sviluppa in profondità su più piani. Nel *Presepe di Greccio*, Giotto rappresenta il presepe organizzato dal santo, con la scena affollata ma ben organizzata, creando una profondità realistica. La scena si svolge nel presbiterio, spazio riservato alla liturgia, con donne curiose che guardano dalla porta dell\'iconostasi, sopra la quale pende una croce lignea. Ogni elemento è dettagliato, come il ciborio a destra, il leggio, il pulpito a sinistra e il coro dove i frati cantano durante l\'apparizione. Il realismo giottesco si estende anche ai paesaggi urbani, come nel dipinto *Francesco onorato da un uomo semplice*, in cui è visibile la città di Assisi sullo sfondo, con il Tempio di Minerva trasformato in carcere e il palazzo comunale, ancora senza un piano, aggiunto solo nel 1305. **L\'invenzione dell\'iconografia francescana** L\'iconografia francescana è importante storicamente per come rappresenta i valori di povertà del francescanesimo, tralasciando le interpretazioni più mistiche della corrente \"spirituale\". Giotto enfatizza il legame di san Francesco con i papi, mostrando la sua relazione concreta e reale con la Chiesa, come nella scena della *Predica davanti a Onorio III*. Qui, Francesco parla con devozione mentre il papa ascolta attentamente, con le mani sotto il mento. Gli altri prelati mostrano stupore, mentre il frate accanto a Francesco appare stanco. **14.34 La Cappella degli Scrovegni** **Fra Assisi e Padova: il ruolo dei viaggi** Se consideriamo che i lavori ad Assisi siano terminati intorno al 1296-97, almeno sei anni separano il ciclo francescano dal capolavoro di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova. In questo periodo, Giotto compie viaggi a Roma (prima del Giubileo del 1300) e a Rimini, dove lavora agli affreschi della Chiesa di San Francesco, oggi Tempio Malatestiano. Anche se restano pochi frammenti di questi lavori, è probabile che questi viaggi abbiano influenzato la sua formazione. Giotto ritorna poi a Firenze verso il 1301, un periodo di grande attività edilizia, e successivamente arriva a Padova per una commissione francescana, decorando la sala del capitolo e la Basilica di Sant\'Antonio, di cui rimangono solo pochi frammenti. **La committenza** Giotto arriva a Enrico degli Scrovegni, un ricco banchiere, tramite i committenti francescani. Nel 1303, Enrico inizia la costruzione del suo palazzo e della Cappella della Santissima Annunziata dell\'Arena, oggi conosciuta come Cappella degli Scrovegni. L\'edificio, molto semplice, ha una navata unica coperta a botte ed è consacrato nel 1305. L\'abside, che ospita le tombe di Enrico e sua moglie, viene aggiunta tra il 1317 e il 1320. Enrico, figlio di un usuraio e disprezzato dalla città, usa il ciclo di affreschi per riscatto e autocelebrazione, sostituendo le tradizionali iconografie dei peccati legati al denaro con altre, come l\'Invidia al posto dell\'Avarizia. **Novità rispetto ad Assisi** Giotto, nel ciclo di Assisi, unisce espressività, illusionismo spaziale, chiarezza compositiva e capacità narrativa, ma porta queste innovazioni a un livello superiore. Ogni personaggio ha un volto unico, con sguardi e pose che esprimono emozioni, sofferenze e affetti. Lo spazio pittorico si integra con quello architettonico, facendo sovrapporre luci reali e pittoriche. Le figure sono più solide, costruite con volumi semplici, e le composizioni sono sintetiche, con pochi personaggi ma grandiosi. Giotto assorbe il pathos della scultura dei Pisano e Arnolfo, e una monumentalità classica. Inoltre, rispetto ad Assisi, il colore è arricchito da un chiaroscuro più morbido e dettagli sottili a pennellate. **Il ciclo iconografico** Le pareti raccontano storie della Vergine e di Gesù su tre registri, partendo dalla parete destra in alto e concludendosi sulla controfacciata con il Giudizio finale. Questo è il ciclo pittorico dedicato alla Vergine più grande e completo della pittura ad affresco italiana. Le scene sono circondate da una finta architettura, che termina con un zoccolo di marmo nel registro inferiore, dove si trovano sette Vizi e sette Virtù, che si collegano al Giudizio (i Vizi portano all\'inferno, le Virtù al paradiso). Sulla volta azzurra, decorata con 600 stelle dorate, ci sono clipei con Cristo, la Madonna e i profeti. Il committente è raffigurato nel Giudizio ai piedi della croce, mentre offre il modello della cappella alla Madonna con l\'aiuto di un chierico, probabilmente l\'autore del programma iconografico. **Il quotidiano** Come ad Assisi, abiti e scenografie sono moderni e la storia sacra appare viva e reale. L\'impressione di realtà è accentuata da dettagli quotidiani: nell\'Annuncio ad Anna \[190\], la casa di Anna è rappresentata in ogni particolare, come la coperta a righe e le suppellettili appese. Mentre Anna prega, l\'angelo entra dalla finestra. Fuori dalla stanza, Giotto aggiunge un dettaglio realistico: una serva filando la lana nel portico sotto una terrazza. **Sguardo ed espressione** Ogni volto è distintivo, e ogni espressione esprime le emozioni della scena, siano esse positive o negative. La scena della Cattura di Cristo è affollata e agitata: a sinistra ci sono gli apostoli bloccati dai soldati, con san Pietro che taglia l\'orecchio di un servitore del sacerdote; a destra, Caifa è in primo piano e indica l\'azione principale. Sullo sfondo, gli armigeri sono una massa indistinta di lance. Il movimento si ferma al centro, dove ci sono Gesù e Giuda, che indossa una veste gialla, simbolo del tradimento. Gesù guarda Giuda con compassione, pronto al sacrificio, mentre Giuda, con un\'espressione dura e ignorante del male che sta facendo, guarda accigliato il Redentore. **Prospettiva e illusionismo** Giotto nella Cappella degli Scrovegni usa la pittura per creare illusioni spaziali che si collegano direttamente con l\'architettura, usando prospettive innovative. Un esempio evidente sono i finti coretti nel terzo registro, che sembrano aprire una finestra su un altro ambiente. Questo trompe-l\'œil è il primo del genere da tempi dell\'arte romana. Altri dettagli sfumano i confini tra pittura e architettura: capitelli veri che si mescolano con quelli dipinti, decorazioni che sembrano in rilievo e Vizi e Virtù come statue dipinte. Le scene interagiscono con la struttura, come nel Giudizio finale, dove gli angeli sollevano una porzione di cielo, rivelando la Gerusalemme celeste. Inoltre, la veste del chierico sembra uscire dal dipinto. **14.35 Il Compianto sul Cristo morto** **I personaggi** La scena del *Compianto sul Cristo morto* è una delle più celebri del ciclo di Giotto. Raffigura Cristo deposto dalla croce, con la Madonna che lo abbraccia, mentre attorno ci sono altri personaggi. A sinistra, santa Marta e un gruppo di donne piangenti; a destra, Maria di Cleofa tiene le mani di Cristo, mentre Maria Maddalena, in lacrime, sostiene i piedi di Gesù. Dietro di lei ci sono Nicodemo e Giuseppe d\'Arimatea, con la stoffa per avvolgere il corpo. Al centro, san Giovanni Evangelista ha le braccia aperte. I santi formano due gruppi, uno a sinistra e uno a destra del corpo di Cristo. Dieci angeli nel cielo esprimono dolore in vari modi, tra cui chi si copre gli occhi, chi grida, chi si strappa i capelli. **La composizione** **\ **Gli sguardi dei personaggi sono tutti rivolti verso Cristo e la Madonna. La composizione si concentra sul lato sinistro, e il paesaggio, con una collina e un albero spoglio, guida lo sguardo verso il cuore della scena. L\'albero richiama la morte temporanea di Cristo e la sua futura resurrezione, mentre la figura di san Giovanni e le donne pie accentuano la profondità. Le pose naturali dei personaggi, colti di sorpresa, aggiungono realismo alla scena, che appare vivida e drammatica. I gesti, come quello di san Giovanni, richiamano l'iconografia classica, ma sono reinterpretati in modo moderno, rendendo questa scena una delle più potenti nella storia dell\'arte.

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