Summary

Questo documento tratta dell'arte neoclassica e romantica, esplorando le caratteristiche principali di entrambi i movimenti, gli artisti chiave e le opere più importanti. Vengono analizzati temi come la ragione, il sentimento, la natura e l'importanza della soggettività individuale nell'arte.

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IL NEOCLASSICISMO Il XVII secolo è chiamato Età dei Lumi poiché si diffonde uno spirito scientifico e razionalista che sottopose a critica i valori tradizionali. Questo diede vita a riforme sociali, politiche e culturali, determinando una rottura radicale con il passato. La seconda metà del Settecen...

IL NEOCLASSICISMO Il XVII secolo è chiamato Età dei Lumi poiché si diffonde uno spirito scientifico e razionalista che sottopose a critica i valori tradizionali. Questo diede vita a riforme sociali, politiche e culturali, determinando una rottura radicale con il passato. La seconda metà del Settecento fu caratterizzata dalla cultura illuministica, di cui si possono delineare delle costanti fondamentali: - il primato della ragione come strumento di conoscenza della realtà; - la concezione empiristica del sapere e l’affermazione delle verità sperimentali; - la fiducia nel progresso - il sensismo: una dottrina filosofica che riteneva che la conoscenza derivasse esclusivamente dall’esperienza concreta. All’interno del movimento emerse anche una linea di pensiero che considerava la natura come guida della civiltà. Dal pensiero illuminista hanno avuto origine due tendenze artistiche. La prima, dominante nella seconda metà del settecento in italia e Francia, nasce dalla convergenza di Illuminismo e Neoclassicismo. L’arte, seguita dalla ragione, deve seguire i criteri classici di bellezza, regolarità, semplicità e armonia. Alla definizione dell’estetica neoclassica offrì un contribuito essenziale Johann Joachim Winckelmann, che spinse a considerare le opere classiche non soltanto come testimonianze scomparse, ma anche come opere d’arte di interesse e valore per gli artisti contemporanei. (Sublime) Osservando le opere del periodo, si può affermare che il neoclassicismo ebbe un carattere sostanzialmente omogeneo. In pittura si preferì dare spazio a soggetti storici e edificanti, che fossero esempio di virtù essenziali, di integrità, di coraggio ed eroico patriottismo. Si privilegiarono il disegno lineare dai contorni netti e scarni, e vi fu la prevalenza di colori tenui. Sul piano compositivo si optò per la veduta frontale e schemi prospettici semplici. JACQUES - LOUIS DAVID L’artista che riassume al meglio l’intera vicenda neoclassica è il pittore francese Jacques - Louis David. IL GIURAMENTO DEGLI ORAZI Tra il 1784 e il 1785 dipinse il Giuramento degli Orazi, che divenne la summa dell’estetica contemporanea. Un’intensa luce laterale illumina la scena, i colori brillanti hanno una stesura compatta che procede per contrasti con poche sfumature. Anche la composizione è limpida ed essenziale: l’ambiente è uno scarno atrio cubico ottenuto mediante una prospettiva centralizzata. In questo spazio sintetico e parole figure si collocano tutte sotto la linea d’orizzonte, disponendosi in orizzontale e per gruppi. La triplice arcata, invece, sottolinea sul piano geometrico la tripartizione logica dei personaggi. Il punto focale del quadro e il nucleo emotivo della scena sono le mani dei figli protese verso quelle del padre. La chiarezza della composizione è rafforzata dalla contrapposizione tra la disperazione delle donne accasciate e la volontà indomita delle figure maschili, energiche. In questo modo, il quadro mette in scena un mondo antico fondato sulla fede nella ragione e i diritti dell’individuo. LA MORTE DI MARAT Il dipinto La morte di Marat (1793) di Jacques-Louis David è uno dei capolavori del Neoclassicismo, oltre che un’icona della Rivoluzione Francese. L’opera ritrae il drammatico assassinio di Jean-Paul Marat, un giornalista e rivoluzionario, ucciso il 13 luglio 1793 da Charlotte Corday, una giovane sostenitrice dei Girondini. David rappresenta Marat al momento immediatamente successivo alla sua morte, seduto nella sua vasca da bagno, che era per lui un luogo di lavoro a causa di una grave malattia cutanea che lo costringeva a immergersi frequentemente in acqua. La scena è di una semplicità essenziale, ma carica di pathos: Marat è raffigurato con il corpo inclinato, la testa reclinata e il braccio destro penzolante, mentre l’altro è ancora appoggiato a un tavolino su cui si trovano carta, penna e il coltello insanguinato usato per l’omicidio. La composizione è dominata da un forte contrasto tra luce e ombra, con il corpo pallido di Marat che emerge dal fondo scuro, richiamando l’iconografia classica del martirio cristiano. Il lenzuolo bianco che copre parte del corpo di Marat e la sua posa richiamano le immagini della Pietà o del Cristo morto, sottolineando la santificazione laica del personaggio. David include dettagli che rafforzano il messaggio politico dell’opera. La lettera che Marat stringe nella mano sinistra è un appello d’aiuto di una vedova, simboleggiando il suo impegno per i più deboli. L’iscrizione sul tavolino, “À Marat, David”, conferisce all’opera un carattere votivo, trasformando Marat in un martire della Rivoluzione. AMORE E PSICHE La scultura di Amore e Psiche, realizzata da Antonio Canova tra il 1787 e il 1793, è una delle opere più celebri del Neoclassicismo. Rappresenta un momento carico di dolcezza e sensualità, ispirato al mito narrato nelle Metamorfosi di Apuleio. La storia mitologica racconta l’amore travagliato tra Psiche, una mortale di straordinaria bellezza, e Amore (Cupido), il dio dell’amore, che culmina in un’unione divina. Canova raffigura il momento in cui Amore, con ali leggere e un gesto delicato, si china verso Psiche per risvegliarla con un bacio dopo averla salvata da un sonno profondo. La posa dei due amanti è studiata con precisione per trasmettere armonia e movimento. Psiche è distesa su una roccia e si solleva leggermente verso Amore, che la sostiene con grazia. Le loro braccia si intrecciano in un cerchio che guida l’occhio dello spettatore attraverso la scena. Canova esprime qui il tema dell’amore eterno attraverso la fusione perfetta delle forme umane e un’eleganza che trascende il tempo. Il marmo, levigato fino a sembrare morbido come la pelle, cattura ogni dettaglio: i lineamenti delicati dei volti, la consistenza delle ali di Cupido e le pieghe dei drappi che coprono parzialmente Psiche. Il gesto degli amanti è carico di significato: le mani di Psiche che accarezzano la testa di Amore rappresentano l’abbandono e la fiducia, mentre l’inclinazione del corpo di Cupido verso Psiche simboleggia la protezione e la devozione. Le ali di Amore, scolpite con estrema minuzia, aggiungono leggerezza alla composizione, enfatizzando la natura divina del personaggio. La scultura non è solo una celebrazione dell’amore, ma anche un’allegoria dell’unione tra l’anima (Psiche, il cui nome significa appunto “anima”) e il sentimento (Amore). FRANCISCO GOYA Francisco Goya è contemporaneo a David e Canova. La sua pittura fin dagli esordi rivela un’adesione ai modelli neoclassici. IL 3 MAGGIO 1808 L’opera è ispirata a un episodio del 1808 quando, durante la campagna di Napoleone in Spagna, il generale Murat dette l’ordine di catturare e fucilare i ribelli all’invasione. Per il pittore la guerra è priva di ogni grandezza e idealità, come dimostrano i soldati francesi che uccidono in nome dei nobili valori di fraternità, libertà e giustizia. La composizione ha una struttura a fregio, orizzontale: le figure sono disposte senza soluzione di continuità. La drammaticità della composizione è data dalla contrapposizione tra il gruppo dei soldati e quello dei condannati, che risalta luminoso sullo sfondo. Le vittime esposte in modo dinamico, esprimono paura, errori e morte. Al contrario, i fucilieri sono visti di spalle, senza volto, uguali. La scena è percorsa da una vasta gamma di emozioni, dalla paura, alla disperazione e allo sgomento, fino all’accettazione del martirio, esemplificata dall’uomo che spalanca le braccia in gesto di crocifissione, mentre la sua camicia bianca, si fa simbolo della purezza. IL ROMANTICISMO Il romanticismo è un movimento di pensiero che si diffonde in tutta Europa nella prima metà dell’Ottocento. Gli ideali della rivoluzione francese erano falliti e il Romanticismo propose una nuova visione anti-illuminista e anti-classica, che privilegiava la soggettività individuale, il sentimento e la fantasia. Tra i protagonisti della storia dell’arte romantica abbiamo: Friedrich, Constable e Turner, Gericault e Delacroix e Hayez. I romantici ereditano dal Neoclassicismo la serietà e il rifiuto per l’arte frivola. Inoltre, la sensibilità individuale è il principio che guida l’artista nella realizzazione dell’opera. L’espressione del proprio mondo interiore deve rispondere ai criteri di genuinità e spontaneità perché il valore dell’opera è determinato dalla sua autenticità. Di conseguenza, l'individualità acquista un’importanza centrale nel fare artistico. Ogni opera è unica in quanto manifesta l’esperienza personale dell’artista. CASPAR DAVID FRIEDRICH Per l’artista romantico, la natura è un elemento fondamentale: essa è sia la forza creatrice sia il luogo privilegiato dall’esperienza spirituale ed emotiva dell’individuo. Tra i primi ad interpretare questa concezione vi è Friedrich. Per Friedrich l’artista è colui che fa da tramite tra la spiritualità dell’uomo e quella del mondo. VIANDANTE SUL MARE DI NEBBIA Il viandante porta appunto già nel nome l’idea del percorso, di una ricerca senza fine che si perde nei misteri della vita e riprende i temi dell’errare e dell’esule, caratteristici del movimento Romantico. La natura nel quale è immerso, ora un massiccio di montagna, ora il vasto mare di nebbia, rappresenta la poetica del sublime e del bello, che si innescano come moto dell’anima al cospetto della magnificenza e all’imponenza del paesaggio. La posizione dell'uomo rispetto alla vastità del paesaggio permette di capire quanto sia piccola la dimensione umana a confronto con la natura, facendo dunque nascere un senso di sgomento di fronte all’immensità dell’universo, dato anche dall’uso dei colori con tonalità tali da creare uno stacco con lo sfondo. L’uomo si trova dunque di fronte all’infinito come qualcosa di inaccessibile, che va al di là della comprensione umana, ma dal quale allo stesso tempo viene attratto. Sempre questa sua posizione evoca proprio la parte nascosta e inconscia dell’animo umano, suscitando anche un senso di inquietudine e di ricerca di ciò che sta al di là di quei limiti imposti dalla natura. Particolare è l’interpretazione data al bastone al quale si regge il viandante: si tratta infatti delle illusioni, che sorreggono l’uomo nella sua esistenza, facendo riferimento dunque alla poetica romantica di Giacomo Leopardi. Lo stile è innovativo: l’artista mira all’essenziale sgombrando la tela da tutto ciò che può essere superfluo. Gli elementi che compaiono sono, come caratteristico del movimento romantico, fortemente evocativi, dalla roccia ripida, scura, dai tratti rigidi, alla sagoma dell’uomo e all’indefinitezza del paesaggio nebbioso che ha davanti. Particolari sono sia la scelta prospettica che prevede un punto di vista poco al di sotto della testa della figura umana, in modo da dare all’osservatore la stessa visuale del viandante, e la scelta di rappresentare l’uomo di spalle, posto di fronte al paesaggio, invitando lo spettatore a partecipare alla visione come se dovesse immedesimarsi nel personaggio nella contemplazione della natura e nella meditazione che ne consegue. TEMPESTA DI NEVE SUL MARE La linea dell’orizzonte abbassata offre l’impressione di essere immersi nella tempesta. Questa linea si curva in una spirale vertiginosa, che ruota intorno ad un punto leggermente decentrato e sembra che tutti gli elementi naturali, la tempesta di neve, il vento, il mare ed il cielo, diventati tutt’uno, si avviluppino su se stessi, dimostrando la forza distruttrice della natura. Anche i colori, relativamente pochi (troviamo il verde, il marrone ed il grigio) sono utilizzati in modo da contribuire a formare questo vortice che conduce chi guarda verso il punto luminoso, che identifica il battello. È su questo punto, centro focale del dipinto, infatti, che si concentra l’attenzione. L’imbarcazione, appena abbozzata a dimostrazione della piccolezza delle cose umane e della fragilità dell’uomo, impotente di fronte alla forza devastante della natura, sembra risucchiata dal vortice. Il disegno è praticamente inesistente, per privilegiare gli effetti della luce e del colore, le forme sono imprecise e sembra quasi che si dissolvano, anche gli spazi non sono distinguibili. Nel contrasto tra colori scuri e più chiari prevalgono i colori dalle tonalità spente, che, evocando sul piano simbolico il dramma e la disillusione, acuiscono il senso della tragedia e la consapevolezza dell’impossibilità di salvezza. IL CARRO DI FIENO Il carro rappresenta una scena comune nella campagna di Suffolk: un carro di fieno fermo in un piccolo corso d’acqua che fiancheggia una casa tipica con grandi alberi ombrosi. Sulla destra in lontananza, appaiono campi soleggiati, e un profondo cielo sovrasta la scena idilliaca. La semplicità del paesaggio trasmette un senso di serenità e calma. La composizione del quadro è significativa: la costruzione del dipinto si basa su un’alternanza di luci e ombre. Molto sottile è la trama di relazioni dei toni naturali tra il corso d’acqua, gli alberi, le sponde del fiume e la casa: le diverse tonalità si completano a vicenda. Constable intoner riproduce la luce sull’acqua attraverso brevi e leggeri colpi di bianco, una tecnica giudicata all’epoca imprecisa e adatta a bozzetti. IL BACIO A prima vista, il soggetto sembra di natura sentimentale più che politico. Durante il Risorgimento ogni messaggio politico doveva essere mascherato dagli artisti: questi si ritrovavano perciò a calare i loro messaggi in realtà storiche lontane dal presente, oppure a nasconderli creando allusioni e simbolismi. Dietro il Bacio si nasconde, quindi, un significato politico legato alla circostanza in cui venne presentato: il 9 settembre del 1859, a tre mesi dall’ingresso di Vittorio Emanuele e del suo alleato Napoleone III a Milano. Il pubblico dell'epoca interpretò subito questo quadro in termini politici: a suo avviso, era evidente che vi fosse rappresentato l'addio alla donna amata da parte di un patriota costretto all'esilio. L'opera rappresenta l'attimo terribile del distacco tra due giovani condannati ad una separazione piena di tragici enigmi. L’ombra che sale le scale è il segno che il giovane è pronto a fuggire, il bacio è dunque d’addio. Il pugnale che si intravede ci dice ancora qualcos’altro del giovane: ovvero che è evidentemente un rivoluzionario antiaustriaco. Nel dipinto le figure sono disegnate con una precisione e nettezza di contorni proprie della pittura classica, ma il loro atteggiamento appassionato, l'abbandono languido della donna e il piegarsi su di lei dell'uomo creano un’atmosfera intensa e commossa, tipica dell'arte romantica. C’è una straordinaria attenzione per i dettagli (le pieghe della veste, i riflessi della stoffa), che conferisce al dipinto un grande realismo. Il vestito della donna appare turgido e corposo da un lato e trasparente e morbido dall’altro. La sua flessuosa figura, ritagliata tra il rosso delle calze e il bruno del mantello del giovane, è impreziosita dai riflessi cangianti e lucenti della veste di seta che sembra aggiungere luce alla scena. LA ZATTERA DELLA MEDUSA E LA LIBERTÀ CHE GUIDA IL POPOLO: DUE CAPOLAVORI A CONFRONTO TEMA E CONTESTO STORICO: “La Zattera della Medusa” di Géricault si basa su un fatto storico drammatico accaduto nel 1816, quando la fregata francese “Medusa” naufragò al largo delle coste africane. Gli ufficiali abbandonarono i passeggeri, lasciandoli su una zattera improvvisata. Dei 147 sopravvissuti iniziali, solo 15 furono recuperati, dopo giorni di fame, cannibalismo e sofferenze indicibili. Il dipinto è una denuncia dell’incapacità e dell’ingiustizia del governo monarchico restaurato, un simbolo della fragilità e dell’abbandono dell’uomo di fronte alla crudeltà della natura e dell’ordine sociale. In netto contrasto, “La Libertà che guida il popolo” di Delacroix celebra un evento rivoluzionario: le Tre Gloriose Giornate del luglio 1830, in cui il popolo parigino insorse contro il re Carlo X per difendere i propri diritti. Questo dipinto non è solo una narrazione di fatti storici, ma una potente allegoria: la Libertà è rappresentata come una figura femminile ideale che conduce il popolo alla vittoria, incarnando il coraggio, la ribellione e la speranza di un futuro migliore. A differenza di Géricault, Delacroix non si concentra sulla sofferenza, ma sull’azione collettiva e sull’ideale di progresso. COMPOSIZIONE: In “La Zattera della Medusa”, Géricault costruisce una scena estremamente drammatica e dinamica. La composizione ha una forma piramidale complessa, con la base occupata da corpi esanimi o morenti e il vertice che culmina nella figura di un uomo che agita un panno per attirare l’attenzione di una nave all’orizzonte. Questa diagonale ascendente rappresenta il contrasto tra la speranza di salvezza e la disperazione collettiva. L’intera scena è carica di movimento e tensione, accentuata da dettagli realistici: i corpi contorti, la pelle livida, le espressioni di angoscia e rassegnazione. In “La Libertà che guida il popolo”, invece, Delacroix utilizza una struttura piramidale più simbolica e ordinata. Al centro domina la figura della Libertà, una donna fiera e determinata, che guida il popolo verso un futuro glorioso. Attorno a lei, il movimento caotico delle masse è organizzato in un equilibrio compositivo perfetto: alla base ci sono i caduti, simbolo del sacrificio necessario, mentre ai lati si schierano combattenti provenienti da diverse classi sociali. Qui la diagonale conduce lo sguardo verso l’alto, culminando nel tricolore francese, che brilla come un faro di speranza. PERSONAGGI: Géricault popolò la sua “Zattera” di figure profondamente umane, ispirate a studi dal vivo, autopsie e modelli reali. Ogni personaggio rappresenta una diversa reazione alla tragedia: dalla rassegnazione alla speranza, dalla disperazione all’indifferenza. Non ci sono eroi né figure allegoriche, solo vittime della crudeltà umana e naturale. Il dipinto è un esempio di realismo drammatico, con una visione spietata della condizione umana. Perfino il colore della pelle dei naufraghi, che passa da toni malsani a sfumature cadaveriche, racconta una storia di sofferenza estrema. In “La Libertà che guida il popolo”, i personaggi non sono rappresentazioni realistiche, ma tipi ideali. La figura centrale, la Libertà, è un’allegoria femminile che mescola umanità e divinità. Con il seno scoperto – simbolo di nutrimento e maternità – e il tricolore francese in una mano, incarna la forza e il sacrificio necessari per la rivoluzione. Intorno a lei, il borghese col cilindro, il giovane operaio e il bambino che brandisce un’arma rappresentano l’unione delle classi sociali nel perseguire un ideale comune. Qui, i personaggi sono eroi che trascendono il loro tempo. STILE E TECNICA Géricault dipinse “La Zattera della Medusa” con un realismo impressionante. I dettagli anatomici sono frutto di studi approfonditi, e il contrasto tra luce e ombra aumenta il dramma visivo. I colori cupi – marroni, grigi e neri – riflettono il tono disperato del soggetto, mentre l’uso del chiaroscuro accentua la tensione emotiva. Nonostante sia un’opera romantica, il dipinto mostra un’influenza neoclassica nella precisione dei corpi. Delacroix, invece, adotta uno stile più libero e fluido in “La Libertà che guida il popolo”. Le pennellate sono dinamiche, quasi nervose, e i colori vibranti – il rosso del sangue, il blu e il bianco della bandiera – trasmettono energia e passione. La teatralità è palpabile: ogni elemento sembra progettato per evocare emozioni potenti e coinvolgere lo spettatore nella scena. Questo stile, tipico del Romanticismo, enfatizza il pathos e l’eroismo. MESSAGGIO: Il messaggio di “La Zattera della Medusa” è amaro e critico. Géricault condanna l’indifferenza e l’inefficienza del potere, lasciando allo spettatore il compito di riflettere sulla vulnerabilità umana e sulla crudeltà della società. È un’opera che non offre risposte o speranza, ma pone domande profonde sul valore della vita e sull’ingiustizia sociale. Al contrario, “La Libertà che guida il popolo” è un’opera celebrativa e ottimista. Delacroix esalta il coraggio e il sacrificio del popolo, dipingendo la rivoluzione come un evento eroico e necessario. La Libertà stessa, con il suo sguardo determinato e la sua postura fiera, è un invito a lottare per un ideale più alto, un simbolo di speranza che trascende il momento storico. PRERAFFAELLITI Il Romanticismo inglese trova espressione nella Confraternita Preraffaellita, fondata nel 1848 da artisti come Dante Gabriel Rossetti, William Holman Hunt, John Everett Millais ed Edward Burne- Jones. Ispirati dalla pittura italiana e fiamminga del Quattrocento, i Preraffaelliti, sostenuti dal critico John Ruskin, reagirono contro l’industrializzazione e il conformismo della società inglese, promuovendo un ideale medievale ricco di spiritualità, immaginazione ed erotismo. Con un realismo meticoloso e una cura virtuosistica per dettagli e materiali, la loro arte anticipò il Simbolismo e influenzò il design modernista. OPHELIA Ophelia di John Everett Millais, dipinto tra il 1851 e il 1852, è una delle opere più iconiche del Preraffaellitismo. CONTESTO E SOGGETTO Il dipinto rappresenta Ofelia, personaggio tragico dell’Amleto di Shakespeare. Nella tragedia, Ofelia, devastata dalla morte del padre Polonio per mano di Amleto e dall’amore non corrisposto di quest’ultimo, impazzisce e si lascia annegare in un fiume. Millais cattura il momento esatto in cui il corpo di Ofelia, galleggiante tra i fiori, viene trascinato dalla corrente, pochi istanti prima che affondi. L’opera è straordinaria per la cura ossessiva con cui Millais riproduce la natura. La scena è ambientata lungo un fiume immerso in una vegetazione lussureggiante e ricca di dettagli botanici. Ogni fiore e pianta ha un significato simbolico, in linea con il testo shakespeariano: - rose: simbolo di amore e bellezza, ma anche di dolore. - viole del pensiero: rappresentano il pensiero e il ricordo. - margherite: simboleggiano l’innocenza. - papavero rosso: un’allusione alla morte. La figura di Ofelia, interpretata dalla modella Elizabeth Siddal, è al centro della scena, fluttuante nell’acqua. Il volto è rivolto verso l’alto, con gli occhi socchiusi e la bocca semiaperta, esprimendo un misto di abbandono e pace. Le sue mani sono aperte in un gesto che evoca il martirio o la resa. Millais segue i principi preraffaelliti, lavorando con un realismo minuzioso e un’attenzione quasi scientifica alla resa dei dettagli naturali. Dipinse il paesaggio, lungo il fiume Hogsmill, per catturare la luce e i colori della natura con precisione. Questo approccio innovativo rese l’opera rivoluzionaria per l’epoca, ma anche estremamente faticosa per l’artista. Il corpo di Ofelia, invece, fu dipinto in studio. Elizabeth Siddal posò per ore in una vasca piena d’acqua riscaldata da candele, cosa che le causò un grave raffreddamento, simbolo del sacrificio artistico associato al lavoro. L’opera è una riflessione sulla fragilità umana e sul rapporto tra bellezza, morte e natura. Ofelia, simbolo di innocenza distrutta, si fonde con l’ambiente circostante, suggerendo un ritorno alla terra e alla ciclicità della vita. Tuttavia, il suo volto sereno e la morbidezza dei colori conferiscono un senso di pace e armonia, trasformando la tragedia in un momento di struggente bellezza. Quando fu esposta per la prima volta alla Royal Academy nel 1852, il dipinto ricevette critiche contrastanti. La resa eccessivamente dettagliata della natura fu considerata eccessiva da alcuni, ma col tempo “Ophelia” è diventata uno dei capolavori più celebri dell’arte vittoriana, ammirato per la sua capacità di combinare poesia, dramma e maestria tecnica.

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