Riassunto Economia Aziendale PDF

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Summary

Questo documento è un riassunto di Economia Aziendale, che copre le funzioni economiche, i beni, i servizi e la produzione. Analizza i bisogni umani, la scala dei bisogni e la distinzione tra beni a fecondità ripetuta e semplice. Illustra la relazione tra consumo, risparmio e investimento, e introduce il concetto di innovazione e progresso tecnico.

Full Transcript

Economia -- riassunto Catturi ***Lezione 1*** **Le funzioni economiche** L\'uomo, in quanto essere vivente, avverte continuamente dei bisogni, e il suo obiettivo, da sempre, è quello di creare le condizioni e trovare i mezzi per tentare di soddisfarli nel miglior modo possibile. Si considerano bi...

Economia -- riassunto Catturi ***Lezione 1*** **Le funzioni economiche** L\'uomo, in quanto essere vivente, avverte continuamente dei bisogni, e il suo obiettivo, da sempre, è quello di creare le condizioni e trovare i mezzi per tentare di soddisfarli nel miglior modo possibile. Si considerano bisogni tutte quelle manifestazioni fisiche o psicologiche che provocano nell\'uomo uno stato di disagio, sofferenza o insoddisfazione. I bisogni, pertanto, possono essere definiti sia **materiali** che **immateriali**. Nella vita dell\'uomo, questi bisogni assumono diversi gradi di urgenza in base alle modalità con cui si manifestano. Gli studiosi di psicologia concordano universalmente sul fatto che l\'uomo affronta più tipi di bisogni: - \"Problemi\". Situazioni emerse, casuali e non necessarie, che richiedono adeguate soluzioni, generalmente senza che quelle stesse situazioni si ripresentino nelle medesime modalità. - \"Bisogni\". Sono fatti che richiedono interventi risolutivi, ma non definitivi. Queste situazioni, caratterizzate dalla loro ciclicità, sono destinate a ripresentarsi nel tempo, con intervalli più o meno ampi, alternando il bisogno alla soddisfazione. - \"Mancanze\". Quando l\'uomo non dispone di qualcosa di cui, tuttavia, non ha effettivamente necessità. - \"Desideri\". Si tratta di aspetti che inducono a intraprendere percorsi alternativi rispetto alla comune esperienza, senza che ciò sia determinato dalla presenza di problemi o bisogni. Ciascuno di noi presenta una varietà di bisogni, per i quali è impossibile procurarsi simultaneamente i mezzi necessari a soddisfarli in quantità tale da non desiderare di disporne di più. Non siamo in grado di possedere tutte le cose fino al punto di sentirci completamente sazi. Questo vale sia per i singoli individui che per l'intera comunità. Di conseguenza, si devono effettuare delle scelte tra diverse combinazioni possibili di due o più oggetti che servono a soddisfare i bisogni percepiti. La scelta consiste nel decidere a partire da quale momento conviene rinunciare all\'uso di un supplemento di un bene per poter soddisfare i bisogni legati a un altro. Le cose che servono a esaudire le nostre esigenze, cioè a soddisfare bisogni e desideri, sono definiti \"**beni**\" o "**servizi**", beni possono essere oggetti materiali e immateriali e servizi quando si parla di oggetti immateriali. Nonostante ogni uomo percepisca questi bisogni, non è scontato che tutti li collochiamo sullo stesso piano di intensità o importanza. Per questo è importante parlare della \"**scala dei bisogni**\", riferita sia a un individuo che a una comunità. Ovviamente, tutto ciò che ci circonda influenza questa scala dei bisogni: dall\'ambiente geofisico al momento storico, fino ai cambiamenti socio-economici. Tra le persone che hanno contribuito a sviluppare questo concetto, ricordiamo Maslow ed Herzberg, i quali hanno definito una scala dei bisogni individuali, che rappresenta un importante punto di riferimento per le nostre riflessioni. Ad oggi, la nostra società ha maggiormente bisogno di servizi piuttosto che di beni. Questo è evidente, ad esempio, dalla percentuale di lavoratori nei settori primario, secondario e terziario, dove gran parte della forza lavoro si trova nel settore terziario. Ma come avviene il soddisfacimento delle esigenze? Come si appagano i bisogni? Non basta disporre dei beni; è fondamentale anche possedere il loro valore. Il valore, infatti, rappresenta il contenuto del bene ed è ciò che serve per soddisfare i bisogni. Facciamo una distinzione tra \"**valore**\" e \"**utilità**\" di un bene. Mentre l\'utilità è la capacità del bene di soddisfare i bisogni, il valore è il suo contenuto ed essenza, ovvero il materiale, non necessariamente fisico, di cui è composto il bene. **Utilità** = capacità del bene a soddisfare potenzialmente i bisogni **Valore** = contenuto del bene, rilasciato nell'atto del suo utilizzo Ogni atto di godimento di un bene---che si tratti di utilizzo, consumo o impiego---ci consente di appropriarci del valore intrinseco del bene, attingendo a esso per compensare e placare i nostri bisogni. È in questa attività di compensazione che si consuma o si distrugge il valore, esaurendo il bene in modo più o meno rapido e definitivo. Bisogna fare una distinzione tra i beni materiali: 1\. **A fecondità ripetuta** (durevoli); 2\. **A fecondità semplice** (singolo uso). I beni a fecondità semplice si esauriscono in un unico atto di utilizzo o in un solo atto d\'impiego, soddisfacendo così, in modo più o meno completo, il bisogno per cui sono stati creati. *(Quando parliamo di beni a fecondità semplice (come cibi o prodotti usa e getta), possiamo usarli subito oppure decidere di tenerli per dopo. Allo stesso modo, per i beni a fecondità ripetuta (come elettrodomestici o mobili), possiamo decidere di non usarli subito.* *Tuttavia, se scegliamo di rimandare l\'uso, dobbiamo stare attenti che il tempo non rovini il bene o ne diminuisca il valore. Ad esempio, se lasciamo un cibo troppo a lungo, potrebbe scadere e perdere il suo valore.)* Anche i servizi, sebbene siano considerati beni immateriali, presentano la caratteristica di essere a singolo uso. Tuttavia, a differenza dei beni materiali, il loro utilizzo deve avvenire immediatamente, ovvero nel momento in cui diventano disponibili. I beni materiali a fecondità ripetuta, invece, si esauriscono attraverso un uso prolungato nel tempo, poiché rilasciano valore attraverso molteplici atti di impiego, causando così il loro deterioramento. Per questo motivo, da tali beni origina un flusso di servizi che rimane attivo per un periodo pluriennale. Per questo si fa una distinzione tra i beni \"pluriennali\", nel senso che il rilascio del valore avviene nel corso di più anni, fino al loro completo esaurimento, e i beni \"annuali\", ovvero a fecondità semplice. Questa distinzione si basa sul fatto che si può usufruire di un bene annuale all\'interno di un periodo di 12 mesi, considerando quindi la durata di un fenomeno inferiore a un anno come se si manifestasse in un unico istante. I bisogni che devono essere soddisfatti ciclicamente, a intervalli di tempo più o meno ampi, indicano che ci sono disponibilità di beni e servizi in ogni momento in cui si avverte questo bisogno. Per questo si parla di \"**flusso**\" di beni e servizi. L\'aumento e la diminuzione dell\'intensità di tale flusso influenzano il grado di soddisfazione raggiunto da ogni individuo e la qualità della vita che conduciamo. Possiamo suddividere i beni in \"**a lento rigiro**\" e \"a **veloce rigiro**\". Il termine \"rigiro\" è sinonimo di rinnovo, quindi i beni a veloce rigiro sono quelli di utilizzo annuale o a fecondità semplice, che devono essere rinnovati o sostituiti rapidamente dopo l\'uso. I beni a lento rigiro, invece, sono a fecondità ripetuta o pluriennali. Anche questi devono essere sostituiti, ma nel lungo periodo, poiché si esauriscono nel corso di più anni. È indispensabile avere un flusso continuo di valore e un\'intensità adeguata che provenga dalla massa dei beni disponibili, insieme a un costante flusso di servizi per garantire la pronta soddisfazione dei bisogni emergenti. I beni, oltre ad essere desiderati, risultano disponibili in quantità limitata, e per assicurarvi il godimento, i componenti della comunità sociale sono disposti a pagare un prezzo. (pag 12-13) Tornando alla questione dei bisogni, è importante sottolineare che i beni sono limitati e non tutti i bisogni possono essere soddisfatti. Per garantire la disponibilità dei beni di consumo, siamo disposti a pagare un prezzo sempre più elevato man mano che aumenta la loro scarsità. Ogni individuo, in passato, ha avuto a disposizione due sistemi per ottenere i beni necessari alla propria soddisfazione: A. Le risorse naturali. B. Il bagaglio di conoscenze dei membri della sua comunità, che include abilità manuali, creative e intellettive. Con l\'aumentare e il cambiamento della qualità dei bisogni, l\'uomo ha dovuto inventare e innovare i processi per affinare le risorse naturali. Nella creazione di beni per soddisfare i nuovi bisogni, l\'uomo ha utilizzato beni \"intermedi\" o strumenti, che devono essere necessariamente composti o fabbricati. Da sempre, l\'attività lavorativa, mirata alla creazione di valore, si è realizzata attraverso l\'impiego di beni strumentali---impianti, macchine, attrezzature, ecc.---noti anche come **beni intermedi**. Questi beni costituiscono il \"patrimonio\" o \"capitale tecnico\", fattori indispensabili per l\'esecuzione dei processi di lavorazione, poiché combinano lavoro umano e risorse naturali. Sono definiti intermedi perché permettono la realizzazione di beni destinati al consumo finale. Parliamo ora di \"**progresso tecnico**\" o \"**tecnologico**\", termini che si riferiscono alla creazione di strumenti sempre più complessi ed efficaci per realizzare nuovi processi di creazione di valore. Una certa quantità di risorse naturali e lavoro umano non deve essere destinata all\'ottenimento di beni di consumo finale, ma alla produzione di beni utili al consumo intermedio. La formazione del patrimonio tecnico, o la realizzazione di investimenti, è quindi il risultato di una privazione, cioè della decisione di risparmiare. Si definisce \"attività di produzione\" quella che porta all\'aumento del valore intrinseco dei beni e alla loro capacità di soddisfare i bisogni umani. La produzione è la trasformazione, attraverso processi di lavorazione più o meno sofisticati, delle materie prime in prodotti finiti, o il trasporto dei beni dal luogo di fabbricazione a quello di consumo. Il consumo, infine, consiste nell\'uso e impiego dei beni e dei servizi per soddisfare bisogni personali o collettivi. Il **risparmio** è la parte non consumata delle risorse disponibili, mentre l**'investimento** è quello destinato all\'ottenimento di beni intermedi, ovvero all\'implementazione del patrimonio del capitale tecnico strumentale nel processo di produzione. Quest\'ultimo, come sappiamo, è costituito da beni a fecondità ripetuta o pluriennali. *C (consumo), R (risparmio) e I (investimento) sono misurabili in termini quantitativo-monetari e sono tra loro correlabili: si può consumare solo quanto è stato prodotto e investire solo ciò che è stato risparmiato.* L\'**innovazione** consiste nell\'introdurre una nuova concezione nei processi di produzione, applicando risultati di scoperte scientifiche a tali processi. È opportuno distinguere tra innovazioni di \"**prodotto**\" e innovazioni di \"**processo**\". - Le innovazioni di \"**prodotto**": ampliano la quantità e la differenziazione dei beni prodotti o dei servizi offerti. - Le innovazioni di \"**processo"** si dividono in: a. 1\. \"[Tecniche o tecnologiche]\". b. 2\. \"[Gestionali]\", che riguardano gli strumenti di decisione e controllo. c. 3\. \"[Organizzative]\", quando vengono adottati nuovi modelli di combinazione e funzionamento. Non c\'è dubbio che l\'innovazione sia uno dei principali fattori di crescita socio-economica di una collettività. Tuttavia, i benefici dell\'innovazione non si diffondono in modo uniforme tra le diverse comunità sociali. La globalizzazione dei processi di produzione e consumo genera forti disuguaglianze tra popoli e classi sociali. Di fronte alla continua necessità di beni e servizi, l\'uomo ha creato luoghi, le cosiddette \"**aziende\"**, dove si organizzano processi di lavorazione combinando capacità umane e lavoro strumentale. L\'economia aziendale è la disciplina scientifica che studia i criteri per la gestione di qualsiasi tipo di azienda, indipendentemente dal prodotto o servizio offerto. Essa indaga sui criteri da seguire per prendere decisioni razionali e responsabili, al fine di elaborare modelli organizzativi efficaci e migliorare la qualità della vita degli individui. Per fare ciò, l\'economia si avvale di informazioni quantitative e monetarie, insieme ad altri strumenti contabili. L\'insieme di questi strumenti costituisce l\'oggetto di studio di un\'area denominata metodologia contabile. Il rapporto tra economia aziendale e metodologia contabile consente di interpretare efficacemente aspetti specifici di eventi quotidiani e di evidenziare con precisione contabile le tendenze evolutive di diverse realtà economiche. ***Lezione 2*** **Similitudini e metafore** Il concetto di azienda non è necessariamente legato esclusivamente a un luogo fisico in cui si realizzano processi di produzione di beni o di erogazione di servizi. Infatti, in tale contesto opera un gruppo più o meno numeroso di persone che lavorano in modo continuativo e coordinato, sviluppando conoscenze, impiegando capacità, manifestando abilità e svolgendo attività lavorative; provvedendo all'impiego di risorse scarse e limitate. Per spiegare il concetto di azienda, utilizzeremo similitudini e metafore. Esistono alcune terminologie importanti associate all\'azienda, tra cui: unità, attore, soggetto, agente, individuo, entità e cellula. A ciascuno di questi termini è necessario aggiungere la parola \"economico\". 1. Ad esempio, quando parliamo di \"**unità economica**\", ci riferiamo all\'unicità che rende l\'azienda un'entità particolare, distinta e diversa dalle altre. \"Unità nella molteplicità.\" Ognuna di esse è irripetibile, una singolarità e una particolarità non clonabile. L\'unità aziendale non è definita una sola volta durante la sua vita; si modifica nel tempo, e possono essere staccate o aggiunte al complesso originario una o più \"parti\". Ogni azienda ha una specifica cultura, che rappresenta una sintesi unica di quella posseduta dagli uomini che la compongono. Inoltre, ogni azienda è unica perché deriva dal confronto tra la propria cultura e quella dell\'ambiente in cui opera e vive. Parlando delle **aziende multinazionali**, il problema nella loro gestione, definite \"unità multiculturali\", è che non si possono applicare criteri di comportamento rigidi e uniformi a tutte le unità operative in contesti culturali e paesi diversi, anche se tutte fanno parte della stessa entità aziendale. È un grave errore storico, politico e socio-economico imporre modelli economico-aziendali ritenuti validi ed efficaci in aree culturali e ambienti molto diversi da quelli di origine. Similitudini della parola "Unità aziendale" possono essere "Soggetto, individuo o agente" economico. 2. L\'azienda, come "**attore**", svolge un ruolo e un compito specifico, attraverso cui sviluppa e comunica una storia fatta di momenti e intersezioni di comportamenti che vengono rappresentati e interpretati su uno scenario. L\'attore-azienda, che opera in un contesto socio-economico, ha una precisa funzione: creare valore per soddisfare i bisogni umani. 3. L\'azienda, come \"**cellula**\", risente e vive della vita delle cellule con cui ha continui scambi di risorse ed energia. Allo stesso modo, anche le aziende dipendono dalla vita di quelle con cui hanno rapporti comunicativi. Noi ci concentriamo sui rapporti interaziendali a carattere economico-finanziario. Questi rapporti di affari sono fondamentali per acquisire i fattori che alimentano i processi di creazione del valore e per diffondere il valore creato attraverso il collocamento sul mercato. Pertanto, la morte di un\'azienda o la sua cattiva salute possono creare un effetto domino negativo. Ricordiamo inoltre che la fattispecie aziendale è diversificata, le aziende in comunicazione tra loro non sono solo quelle simili a loro stesse ma sono anche aziende che svolgono un lavoro di produzione completamente diverso rispetto a quella presa in considerazione. **3 teorie per definire l'unità azienda** Esistono principalmente tre direttrici di ricerca, ognuna delle quali offre una diversa interpretazione teorica dell\'azienda, le quali sono destinate per la loro natura a nascere, crescere, morire e risorgere nuovamente in base al contesto storico e geografico. **Teoria Contrattualistica** La teoria contrattualistica è la prima posizione teorica che sostiene che ogni fatto interaziendale deve essere instaurato e modellato seguendo regole appropriate, conformandosi alla tipologia prevista dall\'ordinamento giuridico vigente nell\'area territoriale in cui si manifesta. L\'azienda è, infatti, \"un insieme coordinato di contratti\" (rapporti giuridici) messi insieme per realizzarla. L\'azienda deve essere considerata un istituto da regolamentare nella sua struttura, poiché ogni fatto inerente ai comportamenti aziendali ha rilevanza non solo tecnica ed economico-finanziaria, ma anche giuridica, generando diritti e obbligazioni. Tutte le operazioni di gestione esterna (acquisto di fattori, atti di vendita) o di gestione interna (atti di utilizzo delle risorse, assemblaggio) devono rispettare disposizioni legislative riguardanti l\'acquisizione, l\'impiego dei fattori e la vendita dei prodotti. Questa posizione concettuale ha avuto origine all\'inizio del XX secolo e si è rapidamente diffusa nel mondo economico più sviluppato. Questa posizione appare, nella quotidianità, poco coerente con il continuo e rapido cambiamento della storia umana e delle nuove situazioni. Nessuno può negare che ogni rapporto interaziendale debba essere configurato secondo le disposizioni del vigente ordinamento giuridico, ma questo rappresenta solo un aspetto del complesso fenomeno aziendale. Troppo spesso ci si trova di fronte a situazioni e tipologie operative che devono essere definite e disciplinate per similitudine, piuttosto che per esplicita e concreta previsione. **Teoria Sistemica** La **teoria \"agenziale**\" rappresenta l\'unità aziendale, in particolare quelle costituite in forma societaria, come l\'espressione specifica di un rapporto configurato nel contratto di mandato. In questo contesto, i manager si impegnano a compiere uno o più atti giuridici per conto degli azionisti, o di \"agenzia\", in cui i manager assumono stabilmente l\'incarico di promuovere gli interessi degli azionisti, ricevendo una retribuzione legata ai risultati ottenuti. A metà del XX secolo, negli studi aziendali, si afferma una nuova concezione che vede l\'azienda come un sistema, ovvero \"un insieme coordinato di risorse umane e materiali\", accompagnata dalla diffusione di una cultura tecnico-scientifica. Questo ha dato impulso alla teoria sistemica, piuttosto che a quella sistematica. Le interpretazioni sono molteplici, con relazioni tra grandezze quantitative e monetarie. Il riferimento sistemico amplia gli studi aziendali verso orizzonti culturali non esclusivamente contabili. Questa teoria si basa sullo scambio di informazioni e di conoscenze fra i due più importanti operatori aziendali: 1) i gestori che ricercano i modi di acquisizione dei fattori da impiegare nei processi di creazione del valore e 2) gli ingegneri che predispongono la tecnologia per questi processi di creazione. [Il limite] di questa teoria è che i sistemi studiati sono considerati \"chiusi\", ovvero definiti e stabili in determinate circostanze di tempo e di luogo. Essi, infatti, assolvono ripetutamente la stessa funzione e non ammettono cambiamenti. Tuttavia, come abbiamo già detto, l\'azienda è inserita e opera in un ambiente in continua mutazione. L\'evidenza di questa constatazione ha portato a considerare l\'azienda come un sistema \"aperto\", capace di ricevere stimoli ambientali e di rispondere, in misura variabile, ai cambiamenti strutturali e operativi. Il problema principale di questa teoria è che, per i suoi sostenitori, l\'azienda può essere ricondotta a un modello matematico. Tuttavia, l\'uomo, con i suoi valori e obiettivi, rappresenta una variabile difficile da quantificare, il che rende imprecisa qualunque definizione del sistema aziendale e degli obiettivi perseguiti in un contesto matematico. **Teoria Organicistica** La teoria organicistica è una nuova teoria aziendale che pone l\'uomo al centro della storia. Riconosce l\'azienda come un organismo vivente, che costituisce un organo di un più vasto organismo sociale. Non si tratta di accantonare le teorie precedenti, ma di riconoscerne la validità parziale, esaltando le potenzialità di un fenomeno complesso e variegato. L\'azienda non è solo un insieme coordinato di contratti e non si struttura unicamente in un sistema di risorse combinate per raggiungere un determinato obiettivo; è un individuo economico vivente. L\'attività aziendale si caratterizza e si struttura in relazione alla scala dei bisogni percepiti dai membri della comunità sociale in cui si svolge. Sottolineando il ruolo dell\'uomo nel dominare la tecnologia, gli obiettivi operativi vengono fissati attraverso decisioni che utilizzano tecniche e modelli organizzativi coerenti con la cultura della comunità aziendale. Gli organi di cui è composta, uniti in un sistema unitario, assolvono specifiche funzioni coordinate, permettendo un\'equilibrata crescita dimensionale e un armonioso inserimento nell\'ambiente, attraverso le direttrici pensate e predisposte dal top management. ***Lezione 8*** **Tempi Storici e Tempi Scientifici nelle** **definizioni di azienda proposte dai maestri** L\'oggetto di studio della nostra disciplina è l\'azienda. Di essa cominciamo a delineare la possibile struttura e a individuare i criteri di comportamento che i suoi organi devono seguire per raggiungere gli obiettivi prefissati. In realtà, la definizione di azienda è un riferimento concettuale che riflette e sintetizza le esperienze vissute da chi la propone. È come un \"quadro d\'autore\". In questo contesto, parliamo di tempi storici e tempi scientifici, poiché le formulazioni letterali dei concetti di azienda rappresentano la sintesi del pensiero dottrinale dell\'autore e l\'interpretazione del periodo storico-culturale in cui vive. Come abbiamo già detto, le relazioni tra un\'unità aziendale e l\'ambiente in cui è inserita sono mutevoli e permettono all\'organismo aziendale di adattarsi continuamente alle differenze e alle trasformazioni del contesto, proseguendo efficacemente nel proprio percorso. Le diverse definizioni di azienda non sono in conflitto tra loro, ma testimoniano l\'evoluzione delle situazioni, dei tempi e delle teorie a cui esse fanno riferimento. **Giuseppe Cerboni**, considerato il primo studioso di ragioneria, e quindi di economia aziendale, offre un concetto di azienda rilevante dal punto di vista scientifico. Egli apprezza, da un lato, gli elementi costitutivi e strutturali, e dall\'altro, i caratteri dinamici e operativi dell\'azienda, proponendo una definizione sufficientemente completa, sebbene frammentata. Questo significa che, pur descrivendo adeguatamente il fenomeno aziendale, Cerboni non sviluppa una visione unitaria e organica. Questa frammentazione impedisce infatti una visione complessiva dell\'azienda come organismo, rappresentando un limite concettuale evidente, soprattutto alla luce delle teorie moderne. Le posizioni di Cerboni hanno comunque influenzato molti studiosi successivi nella disciplina ragionieristica ed economico-aziendale. **Giovanni Rossi**, ad esempio, conduce un\'indagine scientifica incentrata sugli enti, ossia quelle forme associative di persone che si costituiscono in gruppi per soddisfare i propri bisogni. La sua analisi si basa sull\'osservazione della tendenza naturale degli individui a unirsi e collaborare per raggiungere obiettivi comuni, in particolare nell\'ambito della soddisfazione di necessità economiche e sociali. Rimane comunque una definizione di tipo giuridico. **Fabio Besta**, per esempio, ha proposto una visione più unitaria della gestione aziendale, definendola come un \"cumulo di capitali\" che forma un tutto. Egli intende per capitale il complesso delle risorse destinate all\'attività aziendale, con l\'azienda stessa vista come soggetto di riferimento di tali operazioni. Per Besta, il carattere distintivo dell\'azienda è rappresentato dalle operazioni gestionali, che coinvolgono il patrimonio di un singolo individuo, una famiglia o una qualsiasi entità. La sua visione si rifà chiaramente alla teoria contrattualistica, ponendo particolare attenzione all\'aspetto giuridico delle operazioni aziendali. Tale constatazione emerge non solo dall\'uso dei termini \"negozio\" e \"rapporti\", che assumono quel significato, ma soprattutto dall\'intera opera di Besta, composta da riflessioni sui livelli di responsabilità e sulle metodologie di controllo, che si inseriscono in questa funzione. Nonostante le numerose critiche mosse alle sue riflessioni, l\'interpretazione di Besta sui segni del suo tempo fu precisa e fruttuosa nei risultati, tanto che molte delle sue considerazioni sono tutt\'oggi valide se adattate al contesto culturale odierno. La critica più forte al pensiero bestano, tuttavia, deriva dalla sua convinzione di non poter proporre norme gestionali comuni per tutte le fattispecie aziendali, probabilmente giustificata dalle indubbie differenze strutturali tra i vari cumuli di capitali a disposizione delle diverse unità aziendali. In modo simile a Besta, si colloca **Giovanni Massa**, il quale sostiene che un ente, definito genericamente come \"azienda\", possiede un patrimonio ben determinato, una persona fisica o giuridica che lo gestisce e lo amministra, e una serie di atti e fatti che costituiscono tale amministrazione. Tutti questi elementi si raggruppano in un organismo provvisorio che svolge la propria esistenza. Con Massa e Besta si inizia a vedere il manifestarsi della teoria organicistica. **Gino Zappa** sviluppa il concetto di azienda in due fasi. Nella prima, sottolinea il carattere unitario e la missione di questa entità. Nella seconda, esamina i suoi componenti strutturali e vitali. Egli definisce l\'azienda come una \"coordinazione economica in atto\", istituita e guidata per soddisfare i bisogni umani. Zappa completa il concetto precisando che l\'unità aziendale è una coordinazione di operazioni economiche, in cui l\'uomo e la ricchezza sono elementi essenziali. La \"coordinazione economica in atto\" rappresenta la razionale e continua combinazione di risorse umane e materiali, e la capacità dinamica dell\'azienda di adattarsi alle mutevoli condizioni interne ed esterne. In sostanza, con Zappa emerge una visione sistemica dell\'azienda, che si basa sulla necessità di coordinare i suoi componenti per raggiungere uno scopo prestabilito: il soddisfacimento dei bisogni umani. La costituzione e l\'esistenza dell\'azienda, inoltre, non sono transitorie, ma permanenti, proprio perché i bisogni umani si rinnovano, si ampliano e si diversificano continuamente. **Pietro Onida**, seguace del pensiero zappiano, aggiunge che \"l\'unità nella molteplicità\" significa che l\'azienda è composta da numerosi elementi di diversa natura, i quali, lungi dall\'essere riuniti in modo casuale, risultano invece strettamente coordinati da vincoli di complementarità e interdipendenza, instaurando tra di essi un sistema unitario organizzato. La \"permanenza nella mutabilità\" rappresenta la capacità di adattarsi costantemente alle mutevoli condizioni ambientali; per questo motivo, è possibile prevedere la necessità e l\'opportunità di cambiamenti sia negli elementi che compongono il sistema, sia nelle relazioni che li coordinano. **Carlo Massini** si sofferma sul concetto di \"istituto\", incentrato sull\'uomo, sulle molteplici comunità che esso costituisce, sui piani formali di aggregazioni e sulle diverse finalità assegnate a quelle stesse aggregazioni. Secondo Massini, il concetto di istituto si può osservare anche come un \"sistema sociale di accadimenti\"; tuttavia, esso non è un puro sistema, ma un essere che diventa più vasto. **Aldo Amaduzzi**, ripercorrendo in gran parte lo sviluppo concettuale già esposto da Zappa, riconosce che le unità economiche della collettività, che assumono la configurazione di un mondo economico particolare rispetto al sistema generale, ovvero al mondo collettivo, sono le aziende. Queste, attraverso l\'iniziativa degli individui spinti dai loro desideri, organizzano e gestiscono la produzione, lo scambio e il consumo. La sua definizione descrive l\'azienda come un sistema meccanico, in cui le forze che agiscono e le conseguenti azioni e reazioni costituiscono la struttura e la dinamica del sistema stesso. (Pag 167). Amaduzzi, inoltre, è un esperto degli attori che hanno provocato e consentito la crescita socio-economica del nostro Paese nell\'immediato dopoguerra. Aderisce alla teoria sistemica e rappresenta gli interessi prevalenti dell\'attività aziendale, riconoscendoli non solo nel soggetto economico, ma anche in tutti coloro che contribuiscono a quell\'attività con le proprie energie e capacità fisiche e intellettive. Ci sembra una posizione particolarmente rilevante per gli effetti sociali e per l\'organizzazione economica complessiva di cui è portatrice. **Giovanni Ferrero** sintetizza il pensiero di Onida e quello di Amaduzzi, affermando che l\'azienda è concepita come uno strumento dell\'operare umano in campo economico, in cui persone e mezzi si integrano in modo coordinato e dinamico. Questo approccio rende complementare la loro destinazione come elementi costitutivi dell\'azienda stessa, tanto da considerarla una mobile unità economica. Ferrero aderisce alla teoria sistemica, che si presenta indubbiamente come la posizione scientifica più adatta a un\'interpretazione sintetica del fenomeno aziendale. **Alberto Ceccherelli** è un sostenitore della teoria organicistica, secondo la quale l\'azienda si presenta come un\'entità viva e operante, che contribuisce sia al conseguimento di finalità proprie sia a scopi comuni, sviluppando un proprio e particolare dinamismo e determinando il dinamismo della società. Essa appare quindi come un complesso minore inserito in un più vasto contesto. Ceccherelli definisce l\'azienda come un organismo naturale elementare della società economica, derivante dall\'organizzazione delle forze e delle energie personali e dei mezzi esterni. Già nel 1946, per Ceccherelli, l\'azienda rappresenta una coordinazione di operazioni inscindibili nel tempo. Il termine \"coordinazione\" richiama la posizione zappiana, ma riconoscendo il carattere della coordinazione di operazioni, si intende affermare valenze più significative rispetto alla mera \"somma\" di esse, richiamando la continuità longitudinale dell\'organizzazione. Per Ceccherelli, l\'azienda è una forma di organizzazione degli elementi offerti dalla natura per soddisfare i bisogni umani. Completa il proprio concetto di azienda definendone puntualmente l\'aspetto strutturale e dinamico, quasi a voler affermare l\'inopportunità di racchiudere in poche parole un programma di studio su un fenomeno complesso come quello aziendale. Considera le \"disposizioni di mezzi economici e di forze di lavoro\" come un \"complesso di risorse ordinate in virtù del raggiungimento di un determinato fine\". In altre parole, si tratta di organismi nei quali la qualità e la quantità delle risorse disponibili, ma soprattutto i criteri che le coordinano, appaiono continuamente mutevoli in base alle variazioni delle condizioni interne ed esterne dell\'organismo stesso. I più immediati interpreti del pensiero cecchevelliano sono: **Paolo Emilio Cassandro** definisce l\'azienda come qualsiasi unità economica in cui si svolge un\'attività di produzione o di consumo. ***Lezione 9*** **[L'azienda Universale]** A. **Condizioni di esistenza** L\'azienda rappresenta il fattore comune che unisce i diversi sistemi politico-istituzionali, le varie stringhe di valori etici di coloro che operano nel campo economico, e le differenti scale di bisogni percepiti dai membri delle comunità sociali. Il nostro obiettivo è individuare e riflettere sui **caratteri essenziali** e distintivi dell\'azienda, indipendentemente dai percorsi storici e culturali intrapresi e vissuti dalle diverse comunità sociali. Ogni azienda, qualunque sia il contesto culturale in cui opera, presenta costantemente alcuni caratteri che definiamo condizioni per l\'esistenza. Tali condizioni sono: 1. è una **comunità di persone**; 2. dispone di un sistema di risorse, chiamato **patrimonio**, per esercitare un\'attività economica; 3. *Gli ambiti/dimensioni in cui opera l\'azienda universale sono: uno puramente economico, uno sociale, e infine una terza dimensione di natura politica.* Queste sono le condizioni minime, ma universali, affinché si possa ragionevolmente considerare l\'esistenza di un\'entità aziendale. La **comunità di persone** si costituisce con l\'intento di: - assolvere alla specifica **missione/funzione** di creare valore economico; - raggiungere il **fine** per cui è stata creata, ovvero il soddisfacimento dei bisogni umani; - essere un **organismo** formato da più organi, i quali svolgono funzioni specifiche e armoniosamente coordinate. Ciascun organo, potendo decidere in modo libero e autonomo la propria traiettoria di vita, è investito della - **responsabilità economica, giuridica** e **sociale** derivante dagli effetti delle decisioni prese; - le decisioni si concretizzano in atti di disposizione sulle risorse destinate all\'attività svolta, ovvero in **operazioni di gestione**; - il tutto si realizza all\'interno di un quadro di **valori etici** condivisi Per riconoscere e accettare l\'esistenza di un\'azienda, è necessario che tutti i caratteri descritti siano contemporaneamente presenti e verificati. Lo studio delle dinamiche economiche è possibile solo attraverso l\'individuazione e la conoscenza dei centri di propagazione di tali dinamiche, ovvero le aziende. L\'azienda universale non è una realtà concreta, riscontrabile in un determinato contesto, ma rappresenta una **costruzione ideale**, caratterizzata da ***elementi strutturali e dinamici*** comuni a qualsiasi ambiente culturale. Come abbiamo già detto, la prima condizione di esistenza dell\'azienda universale è il fatto che essa costituisca una comunità di persone. Queste persone sono organizzate e coordinate per svolgere un\'attività economica, ovvero per attivare un processo di creazione di valore, impiegando strumenti e modalità operative direttamente legate alle conoscenze possedute dai membri di quella comunità. Non si tratta di un semplice insieme di individui riuniti per ragioni occasionali o contingenti, né di un\'organizzazione che segue logiche puramente meccanicistiche o sistemiche. L\'azienda rappresenta e manifesta visivamente e operativamente il legame profondo, la comunione di intenti, che unisce più persone con l\'obiettivo di raggiungere traguardi comuni, spinti dagli stessi valori. Questi individui condividono le difficoltà che ostacolano il raggiungimento degli obiettivi prefissati, contribuiscono a individuare e delineare percorsi operativi più adeguati al loro raggiungimento e collaborano per armonizzare e integrare gli interessi comuni. All'interno della comunità aziendale è possibile individuare tre categorie di soggetti: 1. I portatori di capitale proprio; 2. I managers; 3. I dipendenti. *I valori, le norme e gli interessi della collettività sono considerati come un insieme unitario, superiore agli interessi personali o di specifici gruppi all\'interno della comunità* I tratti caratteristici di ogni comunità (anche quella aziendale) si manifestano nel fatto che i soggetti che la compongono: 1. maturano un\'identità unitaria e condivisa; 2. acquisiscono un forte senso di appartenenza; 3. attivano tra loro rapporti di solidarietà. Non c\'è dubbio che un elemento importante e unificante delle diverse persone e degli organi aziendali sia costituito dall\'informazione e dalla sua circolarità, attraverso processi di comunicazione interna efficaci e rapidi. L\'azienda è un «caleidoscopio» di interessi che devono mantenere un equilibrio o comporsi in modo unitario, senza che un gruppo di persone, identificabile al suo interno e portatore di uno specifico interesse, prevalga sugli altri. Questa linea di ricerca mette in luce le correlazioni esistenti e significative tra la **cultura antropologica** e quella aziendale, poiché per lo studio dell\'azienda è necessario considerare entrambe le dimensioni. Ogni gruppo di persone all\'interno dell\'azienda deve contribuire alla definizione delle strategie aziendali e all\'attuazione dei piani operativi. È fondamentale predisporre strutture di governo e di controllo in cui i rappresentanti di tali gruppi possano legittimamente e responsabilmente partecipare alla definizione delle traiettorie di sviluppo dell\'organismo aziendale. Queste considerazioni richiamano nuovamente il problema dei flussi comunicativi interni all\'azienda. La condivisione degli obiettivi gestionali può avvenire tra tutte le persone della comunità aziendale solo attivando intensi e diffusi flussi informativi, i quali non solo costituiscono il cemento tra gli organi aziendali, ma rappresentano anche l\'essenza vitale di un\'entità socio-economica che, altrimenti, rimane fredda e distante dalle percezioni motivazionali. Sebbene siano numerosi gli elementi che contribuiscono a creare quello che potremmo definire un clima aziendale, la presenza di capi autoritari, arroganti o distanti genera generalmente un\'atmosfera di sfiducia e tensione, percepibile nell\'aria. Ciò è spesso provocato da procedure non trasparenti nell\'assunzione del personale, dall\'adozione di un sistema incentivante troppo verticistico o dall\'implementazione di una struttura retributiva le cui meccaniche di assegnazione non sono chiare e comprensibili.\" **Lezione + che Catturi non spiega bene** **Caratteri istituzionali delle aziende** ![](media/image2.png) ![](media/image4.jpeg) **L'azienda non è solo la somma delle parti ma anche le relazioni che intercorrono tra le stesse.** ***Lezione 10*** **La Missione Aziendale** La funzione di ogni organismo aziendale è, in sintesi, creare valore. I beni materiali e i servizi sono la fonte e l\'origine di un flusso di valore, erogato a beneficio di coloro che ne fruiscono; tale flusso, in relazione all\'intensità con cui scorre, può interrompersi o instaurarsi in un solo istante. Qualunque azienda è immersa in un determinato ambiente, dal quale trae le risorse necessarie per esistere, e all\'ambiente restituisce quanto elabora internamente. Questo avviene in uno straordinario ciclo di vita: si acquisiscono beni e servizi dall\'ambiente circostante e, attraverso un processo di assemblaggio interno, si restituiscono nuovi prodotti all\'esterno. Così, \"creare valore\" assume il significato di modificare la forma e la composizione di beni originalmente disponibili, in modo da aumentare il valore e soddisfare i bisogni attraverso il loro consumo. La cultura espressa dall\'organismo aziendale rimane contaminata da molte aree culturali; è proprio la sintesi delle numerose e diversificate culture aziendali a contribuire in modo significativo alla definizione della cultura antropologica. I beni e i servizi, contenitori di valore, forniti da terze aziende, una volta prelevati dall\'ambiente e introdotti nel meccanismo aziendale, vengono sottoposti a un processo di assemblaggio volto all\'ottenimento di nuovo valore. Creare valore assume il significato di modificare la forma e la composizione di beni originariamente disponibili, in modo da aumentare il loro valore e, tramite il loro consumo, soddisfare in modo più intimo e completo nuovi e vecchi bisogni. Questa è l\'attività delle aziende descritta **da Alberto Ceccarelli**, il quale considera nel loro funzionamento che l\'attività di lavoro deliberativa ed esecutiva di uno o più individui si applica ai beni che costituiscono la dotazione dell\'azienda per aumentarne l\'utilità. Ne deriva quindi che un\'attività di creazione di valore economico implica sempre una distruzione di valore originariamente disponibile. Il nuovo valore creato, attraverso il processo realizzato all\'interno dell\'unità aziendale, si sintetizza in quelli che sono i nuovi beni o servizi che l\'azienda propone al **mercato**. Questi beni e servizi vengono diffusi nell\'ambiente in attesa che le persone intenzionate a consumarli li acquistino e li facciano propri. È proprio con il "**riconoscimento" ambientale del valore creato dall\'azienda** che si rende possibile la continuità nel suo ciclo di vita. Le risorse finanziarie percepite dalla vendita di beni fabbricati o dei servizi resi consentono l\'acquisizione di ulteriori risorse dall\'ambiente, per continuare ad alimentare il proprio processo di creazione di valore.\" Le aziende possono essere divise in: **Aziende di produzione (imprese)** Le aziende di produzione hanno la funzione di fabbricare beni o di fornire servizi. **Aziende di consumo o di erogazione** Alle quali si può aggiungere la qualifica di semplici o pure. Le quali sono deputate al soddisfacimento dei bisogni umani mediante il consumo del valore diffuso dal primo tipo di aziende, attraverso la vendita di beni fabbricati e dei servizi resi a coloro che ne avvertono la necessità. *Esempio azienda di produzione: fabbrica di automobili* *Esempio di azienda di consumo: concessionaria automobilistica* Ci sono poi le **aziende definite "miste" o "composte**," che rappresentano unità socio-economiche che realizzano contemporaneamente, al loro interno, sia la funzione di produzione sia quella di consumo. In qualunque tipo di azienda sono presenti le funzioni di consumo, produzione, risparmio e innovazione. Pertanto, il criterio di distinzione dell\'azienda non può essere quello della funzione esercitata. Questo è il motivo per cui è stata introdotta la "prevalenza della funzione economica assoluta," intesa come rilevanza. Qual è, quindi, la funzione "principale" rispetto alle altre? Questa distinzione ridà validità all\'originaria classificazione. Ma cosa intendiamo per "prevalente?" È difficile da stabilire, poiché tutte le funzioni sono necessarie e indispensabili per il corretto funzionamento dell\'organismo aziendale. Se mai si può effettuare una distinzione, questa può riguardare specificamente la funzione di produzione, cioè quella relativa alla creazione di valore. In effetti, nell\'attuale panorama sociale ed economico, è possibile suddividere le comunità di persone impegnate: 1. aggiungere (creare) valore nei beni (e in modo indiretto nell'uomo) mediante l'**assemblaggio** di valori originari disponibili 2. aggiungere (creare)valore nell'uomo (in modo diretto) mediante la **trasformazione** di valori originari disponibili Mentre da una parte, l\'assemblaggio di valori nei beni evidenzia il processo attraverso il quale si crea valore, mediante l\'assemblaggio di oggetti originariamente disponibili per ottenerne altri. Dall'altra, con l\'espressione "trasformazione di valori nell\'uomo" intendiamo un evento di innegabile grandezza, poiché attraverso le attività esercitate in queste comunità di persone si attiva un processo mediante il quale il valore dei beni si trasforma in valori umani. Si consuma, infatti, il valore accumulato nei beni e nei servizi, e si ripristinano capacità umane, sia intellettive che manuali. La globalità si riflette nel fatto che ogni azienda è sintesi delle molteplici funzioni economiche che la dottrina ha saputo discernere. In questo contesto, il carattere dell\'universalità può essere riconosciuto nel fatto che l\'azienda ha mantenuto costanti, indipendentemente dai tempi storici e dagli eventi culturali, alcuni aspetti delle sue molteplici attività economiche. ***Lezione 12*** **Il fine ultimo dell'attività aziendale** Abbiamo ormai accertato e convenuto che la funzione di ogni azienda è la creazione di valore. Ma perché crearlo? A chi e a che cosa è destinato? Come già è stato detto, il bisogno degli uomini è il motivo. L\'ottenimento di quegli oggetti e la loro predisposizione all\'uso risultano indubbiamente facilitati qualora gli uomini si organizzino in una comunità definita azienda. L\'efficacia e la sollecitudine della risposta delle comunità sociali nella dimensione culturale dipendono non solo dal livello tecnologico degli strumenti impiegati dalle aziende nei processi di produzione, ma anche dal livello dell\'esperienza maturata, dalle abilità e dalle manualità acquisite dai singoli componenti della comunità aziendale nell\'esecuzione delle loro azioni. I beni fabbricati e i servizi resi, in definitiva, sono espressione e concretezza della correlazione e dell\'integrazione fra il **patrimonio delle conoscenze**, le **competenze dei componenti del corpo aziendale** e il **patrimonio strutturale**, ovvero l\'insieme degli strumenti impiegati nei processi di lavorazione. **Le condizioni necessarie per il raggiungimento del fine aziendale** Ci sono delle condizioni necessarie ed indispensabili per il raggiungimento del fine aziendale, ovvero il soddisfacimento dei bisogni umani, che si rende possibile solo se l\'azienda crea valore. Le condizioni obiettivo di base, perché si verifichino le aspettative che la comunità sociale ripone sull\'azienda, sono state individuate da Guido Ponzanelli, il quale ritiene che le funzioni assegnate ai singoli organi che compongono l\'organismo aziendale debbano essere armoniosamente coordinate e svolte. Consideriamo l\'azienda come un organismo vivente. È naturale che essa operi per continuare nel tempo la sua traiettoria di vita. Due sono i presupposti affinché ciò si realizzi: 1\. Che essa si sviluppi e cresca in senso qualitativo e quantitativo. 2\. Che le funzioni svolte dai suoi organi vengano coordinate e svolte in modo armonioso e in equilibrio. Ma sopravvivere e crescere per quale motivo? Uno degli obiettivi dell\'attività dell\'azienda è "**equilibrio economico a valere nel tempo**". **Egidio Giannesi** auspica che il raggiunto equilibrio economico si mostri "suscettibile di offrire una rimunerazione adeguata ai fattori utilizzati e un compenso al soggetto economico," dell\'azienda. Le aziende ricercano costantemente l\'equilibrio funzionale, ma è uno strano equilibrio quello definito dall\'autore come equilibrio economico, che comprende le rimunerazioni dei fattori e il compenso del soggetto economico, tutti interessati ai risultati conseguiti dall\'azienda. Allora, Giannesi vuole rappresentare la condizione gestionale dell\'attività (valore economico riconosciuto dal mercato maggiore di quello proposto dall\'azienda) che risulti vantaggiosa per la molteplicità degli attori o portatori di interessi che operano all\'interno di ogni azienda. La visione di Giannesi sembra avvicinarsi a quella di equilibrio o pareggio computistico con il "compenso al soggetto economico," posto a saldo del documento contabile che confronta e sintetizza il valore riconosciuto dal mercato con quello proposto dall\'azienda. Una situazione di equilibrio nella gestione richiama una condizione di stasi, di bilanciamento, di simmetria fra grandezze economiche contrapposte. Ma l\'obiettivo di fondo dell\'azienda è l\'intrapresa di nuove attività e l\'attivazione di diversi processi per la creazione del valore. L\'azienda non tende al rispetto di leggi preordinate, se non quelle giuridiche. Non può contentarsi di percorrere le traiettorie di sviluppo disegnate nel passato, ma vive di eventi che si sovrappongono e si conseguono gli uni con gli altri. Il presente è sempre diverso dal passato e, allora, anche dal futuro, più o meno prossimo. Ogni azienda manifesta la propria creatività assumendo la consapevolezza del nuovo che continuamente le si prospetta. Le aziende sono instabili, sottoposte all\'azione del tempo, e i loro comportamenti non sono per forza ripetibili e ripetuti, ma si modificano proprio con le esperienze vissute che riconfigurano il bagaglio delle conoscenze possedute. Le aziende sono un continuo fuggire dall\'equilibrio che non consente loro di beneficiare di vantaggi competitivi e, quindi, di non vedere riconosciuto dal mercato il valore che si dichiarano di aver assemblato. L\'azienda, pertanto, è una struttura di non-equilibrio, ovvero una struttura dissipativa, che esiste in quanto, appunto, dissipa e diffonde energia ed è in interazione con il mondo esterno. La condizione obiettivo relativa all\'equilibrio economico, delineata da Giannesi, introduce la condizione definita da Ceccarelli come l\'ottenimento di "**risultato economico utile**," che viene definito come l\'aumento dell\'utilità o del rendimento che l\'attività deliberativa ed esecutiva di una o più persone consente di applicare ai beni che formano le dotazioni dell\'azienda. Passiamo quindi dall\'esposizione delle condizioni obiettivo all\'individualizzazione dei soggetti destinatari e operatori del valore creato, tanto che diversi autori considerano quest\'ultimi al pari del fine ultimo dell\'esistenza e dell\'operatività aziendale. Ceccarelli modifica la sua articolazione rispetto a quella presentata in precedenza, diventando: "La verifica delle condizioni propedeutiche per assolvere la funzione assunta ed accertare i destinatari operatori del prodotto e della funzione in modo da raggiungere il fine prefissato." **Il profitto e le responsabilità dei manager** Il profitto è considerato tradizionalmente come il compenso rispetto a colui o coloro che impiegano permanentemente le proprie risorse finanziarie in attività aziendali, subendo il rischio che i risultati economici negativi conseguenti all\'attività intrapresa ne distruggano il montante. Insomma, a fronte dell\'incertezza del recupero di mezzi finanziari impiegati, l\'investitore richiede un compenso che, in definitiva, si configura come rimunerazione del soggetto economico dell\'azienda, cioè del suo proprietario. Il profitto costituisce una specie di fondo da cui si prelevano le risorse per reintegrare i consumi effettuati dall\'azienda medesima nella realizzazione del processo interno di creazione del valore. Dal resto, nell\'assunzione di iniziative da parte della maggioranza degli uomini, in qualunque campo si manifestino, è presente l\'interesse personale. Per questo il profitto è il risultato gestionale, ricercato e perseguito anche dai **manager aziendali**, poiché spesso essi risultano destinatari diretti di una parte di quel valore. Tra i manager e i proprietari aziendali, tanto che la responsabilità fiduciaria dei primi soggetti nei confronti dei proprietari impone loro l\'obbligo e la convenienza della ricerca della massimizzazione dei profitti, per conto certamente dei proprietari, ma in definitiva a vantaggio anche di loro stessi. La ricerca del vantaggio personale, perseguito dal singolo manager, può entrare in conflitto con gli interessi dei proprietari o con quelli dell\'intera comunità sociale. L\'etica della responsabilità è la necessità di formulare previsioni attendibili sulle possibili conseguenze e sui probabili effetti, a medio e lungo termine, delle decisioni che siamo chiamati a prendere come manager, il quale ha un dovere che deve essere rapportato alle conseguenze che discendono dagli atti compiuti per realizzarlo. Appunto, la concomitanza di interessi tra colleghi, dirigenti e proprietari di azienda sembra definire e separare quel gruppo da tutti gli altri coinvolti nella stessa azienda. I manager sono titolari di un rapporto fiduciario attribuito loro, non solo dai proprietari dell\'azienda, ma anche da una pluralità di altri attori, primi fra tutti i dipendenti dell\'azienda stessa e i creditori aziendali. Possiamo definire come comportamenti responsabili da parte dei manager tutti quelli che tendono a diminuire la solidarietà patrimoniale dell\'organismo socio-economico, avvantaggio dell\'incremento immediato e contingente del risultato economico di breve periodo. I manager vengono meno alla responsabilità giudiziale quando approvano o promuovono l\'adozione dei numerosi trucchi contabili che tendono ad annacquare il patrimonio netto o aumentare in modo artificiale il risultato economico conseguito. Le aziende possono operare per massimizzare il profitto anche: - spremendo il personale dipendente con orari di lavoro disumani - con la corresponsione di retribuzioni a livello di sussistenza - impiegando minorenni nella realizzazione di processi interni di lavorazione. I successi e le crisi dell\'azienda si riverberano sull\'intera collettività sociale in cui è inserita. Così, i processi di produzione chiariscono benefici collettivi a tutti coloro che hanno contribuito in varia misura, in diversi modi fra loro; ne consegue pertanto l\'impossibilità pratica di suddividere il valore creato, in parte equamente, fra tutti gli attori che hanno contribuito a crearlo. **[Classificazione delle aziende]** Nello studio aziendale, la grandezza relativa al profitto e la sua periodica rilevazione contabile sono considerate da tempo un parametro di misura dell\'efficienza gestionale, ma anche un criterio di classificazione delle aziende. Riconosciamo: 1. 2. 3. 4. ***Lezione 15*** **Il patrimonio aziendale come sistema di stock** Approfondiamo ora la conoscenza del sistema e delle risorse destinate ai processi di creazione del valore, realizzabili o già realizzati in qualsiasi unità economica. Il patrimonio aziendale è indispensabile per la realizzazione di specifici processi di produzione, finalizzati alla creazione di beni o servizi. Esso rappresenta un\'entità composta da diverse parti, ciascuna delle quali, pur possedendo una propria autonomia, assume rilevanza e risulta funzionalmente comprensibile solo se considerata nel suo insieme. Per questo motivo, si parla di \"**compagine patrimoniale**" Il patrimonio deve essere variato, modellato, vitalizzato e gestito attraverso un intervento costante dell\'uomo, che lo plasma, modifica e incrementa in base ai mezzi disponibili e agli obiettivi operativi da perseguire. **Ma perché è necessario fornire informazioni dettagliate e complesse sul patrimonio aziendale?** *La conoscenza del patrimonio e dell\'unità economica considerata è fondamentale per esprimere giudizi sulla sua capacità di raggiungere gli obiettivi gestionali previsti nel breve, medio e lungo periodo.* Le informazioni patrimoniali sono essenziali per comprendere diversi aspetti della cultura aziendale, sebbene non possano coprire ogni aspetto. I **documenti contabili e il patrimonio** a disposizione non riflettono la professionalità delle persone all\'interno dell\'azienda e i sistemi di controllo progettati per garantire un uso razionale e responsabile delle risorse, né il sistema delle relazioni tra gli organi interni. Tuttavia, **molti sono interessati a conoscere l\'evoluzione del patrimonio aziendale** per valutare la composizione e la struttura, monitorare le modifiche nel tempo e affrontare i processi di innovazione tecnologica. La conoscenza del patrimonio aziendale mira a soddisfare una serie di bisogni informativi, poiché su ogni organismo socio-economico si concentrano gli interessi di numerosi portatori, la cui presenza è in costante aumento. Tra questi troviamo: - gli investitori di capitale di rischio (i proprietari) - i dipendenti - i finanziatori esterni, sia istituzionali che privati - le autorità politico-amministrative che stabiliscono le regole per le aziende - consulenti - revisori contabili Ognuno di essi tendono a rielaborare l\'informazione ricevuta in modo da trovare valenze specifiche in base alle loro necessità. **Come si trasmette il patrimonio?** Per trasmettere l\'informazione patrimoniale, è necessario disporre di: 1. Un mezzo in grado di trasferirla, consentendole di raggiungere coloro che intendono acquisire la conoscenza della struttura qualitativa e quantitativa del patrimonio aziendale; 2. Criteri elaborativi condivisi che utilizzino simboli il cui significato e procedura di codifica siano facilmente comprensibili a tutti gli interessati dal segnale informativo. Nell\'attuale **ordinamento giuridico europeo**, esiste una **delineazione riguardante la struttura formale e sostanziale del patrimonio aziendale**, fornendo segnali puntuali e informativi per descrivere tale struttura. Tuttavia, i principi generali e particolari che regolano la redazione dei documenti patrimoniali [non sempre sono adeguati] a rappresentare la realtà operativa dell\'azienda, che cambia rapidamente e si arricchisce di nuovi aspetti, strumenti e metodologie. Di conseguenza, la qualità delle informazioni trasmesse non sempre risulta soddisfacente. Considerando questo, ci sono tre ordini di riflessioni da fare: 1. Il documento patrimoniale di un\'azienda nazionale **ha una valenza informativa diversa se pubblicato all\'estero**, poiché gli standard di codifica possono variare. 2. **Alcune operazioni gestionali potrebbero non essere regolate da norme** condivise e controllabili, risultando quindi al di fuori del sistema di scritture contabili ufficiali e non emergendo nei documenti patrimoniali diffusi. 3. È importante considerare la consapevolezza e la verifica dei controlli sull\'applicazione delle norme, **interrogandosi su chi debba garantire la loro corretta applicazione**. Durante la diffusione del segnale informativo patrimoniale, eventi e situazioni possono influenzarne la definizione, classificandosi come "interferenze" o "rumori di fondo o di ambiente". Per "**interferenze"** si intende ogni informazione trasmessa a aziende concorrenti nel tentativo di disturbare il messaggio comunicato dall\'azienda, alterando così l\'intelligibilità e la chiarezza del patrimonio. D\'altra parte, il "**rumore di ambiente**" si riferisce a tutte le perturbazioni o intralci che ostacolano il funzionamento delle aziende nel contesto in cui operano, impedendo all\'azione amministrativa di procedere secondo i principi di una corretta gestione. La trasmissione delle informazioni patrimoniali avviene attraverso la codifica e la traduzione in simboli, tra cui spiccano i dati quantitativi monetari. Questi vengono aggregati e comunicati insieme in un documento, redatto in forma di prospetto, noto come "**Situazione**", "**Stato**" o "**Conto Patrimoniale**". Tale documento costituisce una fonte di segnali informativi che permettono di acquisire una conoscenza adeguata del patrimonio aziendale. Non esiste un documento aziendale che possieda la stessa sinteticità e potenzialità comunicativa del conto patrimoniale. La sua redazione ha lo scopo di comunicare un aggregato informativo che rappresenta un vero e proprio patrimonio di conoscenze, poiché è composto da un sistema di informazioni elementari relative a ciascun cespite del patrimonio aziendale. **Pertanto, il patrimonio aziendale si configura come un insieme coordinato di elementi, ognuno dei quali svolge un ruolo specifico nel contesto delle risorse disponibili.** Per stabilire se una risorsa contribuisce alla composizione della struttura aziendale o ne attiva il funzionamento, è necessario considerare la dimensione qualitativa del patrimonio aziendale. Attraverso la sua rappresentazione, si intende documentare gli aspetti relativi alle caratteristiche funzionali dei singoli elementi. Un aspetto distinto è la gestione della struttura aziendale, che riguarda gli elementi con una valenza nel medio-lungo termine, come beni durevoli o diritti al godimento dei servizi, nell\'arco di più anni. Al contrario, la gestione della sua attivazione si realizza attraverso beni e servizi che generano valore in modo immediato, sia nel breve che nel lungo termine. **Gli stock** La quantità di ciascun elemento patrimoniale in un determinato momento, espressa nell\'unità di misura più appropriata, rappresenta una \"massa disponibile\", convenzionalmente definita \"stock\". Pertanto, il patrimonio aziendale, in qualsiasi momento di osservazione, è considerato un insieme coordinato di elementi, ovvero un aggregato o un sistema di **stock**. **Il termine stock si riferisce, quindi, alla \"situazione\" di un elemento patrimoniale in un momento specifico, espressa in diverse unità di misura a seconda della natura dell\'elemento stesso.** La massa di ciascun elemento patrimoniale, e quindi l\'insieme coordinato degli stock del patrimonio aziendale, deve essere \"misurata\" utilizzando uno strumento univoco e universalmente riconosciuto. A tal fine, si utilizza il **modulo monetario**, così che la dimensione quantitativa del patrimonio di qualsiasi azienda sia espressa dall'ammontare risultante dalla somma dei valori monetari attribuiti a ciascuno dei suoi elementi. In definitiva, attraverso il documento denominato situazione patrimoniale, intendiamo mostrare le caratteristiche funzionali degli elementi che compongono il sistema. La **misura monetaria dello stock patrimoniale** assume un significato gestionale specifico se rapportata a una data di riferimento, poiché, in momenti diversi da quello utilizzato per l'apprezzamento quantitativo, quella massa avrà sicuramente modificato il suo peso a causa dell'azione continua di chi opera in azienda. *Col passare del tempo, l\'azione amministrativa influenzerà non solo il valore monetario dei singoli elementi patrimoniali e il valore sintetico del loro insieme, ma anche la struttura qualitativa di tale insieme.* In sintesi, ogni \"accumulazione\" di beni o denaro costituisce uno stock, definito da: 1. la quantità degli oggetti di cui è composto, espressa in termini monetari; 2. il momento in cui avviene l\'accertamento di questa quantità o valore. Ipotizziamo dunque un arco di tempo con un **istante iniziale = t~i~** e un **termine = t~f~**. Uno **stock** patrimoniale, che chiameremo **S**, ha un valore di 100€ all\'inizio del periodo e di 120€ alla fine. Se definiamo: - **S~f~** come la misura finale dello stock patrimoniale al tempo T~f~ = 120 - **S~i~** come la misura iniziale dello stesso stock al tempo T~i~ = 100 - **ΔS** rappresenta la variazione subita dall\'elemento patrimoniale durante l\'intervallo di tempo considerato. S~f\ -~ S~i\ =~ ΔS 120 -- 100 = 20 **Stock economici/reali e finanziari/monetari** Parliamo ora della natura degli stock che compongono il patrimonio aziendale. Gli elementi del patrimonio aziendale devono essere ricercati nei beni disponibili in un dato momento, ossia negli: 1. 2. **Stock Finanziari o Monetari,** in quanto mezzi destinati ai futuri acquisti da terzi per ottenere ulteriore valore economico, necessario a sostenere i processi produttivi interni. Gli stock finanziari o monetari, invece, si riferiscono alle risorse monetarie disponibili in quello stesso momento, risorse che possono essere scambiate sul mercato per ottenere valore economico e beni necessari alla realizzazione dell\'attività aziendale. ***In sintesi, il patrimonio aziendale è costituito da due componenti: da un lato, l\'insieme dei beni, materiali e immateriali, a disposizione dell\'azienda per l\'esercizio della propria attività economica, che consentono l\'attivazione dei processi di creazione del valore; dall\'altro, la moneta e i suoi sostituti, che fanno parte del patrimonio rilevabile al momento dell\'analisi, in quanto rappresentano e sostituiscono il valore economico.*** Possono tuttavia verificarsi situazioni giuridiche e operative molto diverse: - **Diritto di Proprietà e Diritto di Godimento** - **Nuda Proprietà / Diritto di proprietà SENZA Diritto di Godimento** **Stock Monetario** D\'altra parte, oltre allo stock di moneta disponibile in un dato momento e immediatamente spendibile, l\'azienda può: - Vantare il diritto di ricevere denaro da terzi in un futuro più o meno prossimo, diventando così titolare di un credito finanziario. - Avere un obbligo di pagamento a terzi per determinati importi, generando debiti o obblighi finanziari. In effetti, considerando un\'azienda come un\'unità socio-economica, essa contrae un debito finanziario anche nei confronti dei proprietari. Questi ultimi, infatti, le forniscono mezzi finanziari per l\'esercizio dell\'attività economica, senza un obbligo di rimborso, poiché tali fondi vengono erogati con un carattere permanente e senza limiti temporali al loro utilizzo. **Parte finanziaria del Patrimonio** ***Lezione 16*** **Fonti e impieghi di risorse finanziarie (struttura qualitativa)** Con lo studio della struttura qualitativa del patrimonio aziendale si intende analizzare l\'origine delle risorse finanziarie disponibili per l\'esercizio dell\'attività economica e le loro diverse destinazioni. In particolare, si indaga sulle fonti da cui l\'unità aziendale ha attinto queste risorse e sugli impieghi conseguenti. ![](media/image6.jpeg) **Le fonti sono considerate i finanziamenti di cui l\'azienda ha beneficiato, mentre gli impieghi rappresentano gli investimenti realizzati con tali mezzi.** L\'analisi qualitativa del patrimonio si concentra, quindi, sui modi attraverso i quali l\'azienda acquisisce le risorse finanziarie. Questi modi si riferiscono alle metodologie utilizzate per ottenere e individuare la concretezza dell\'impiego delle risorse finanziarie, evidenziando la natura specifica di tali utilizzi. Iniziamo l\'analisi degli stock, focalizzandoci inizialmente sul settore economico del patrimonio, per poi passare a quello finanziario. È fondamentale distinguere tra le diverse tipologie di fonti finanziarie, prima di presentare le possibili fattispecie di impiego. L\'approccio operativo si concentra sulla ricerca di finanziamenti che permettano di realizzare gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi gestionali programmati. Occorre identificare le fonti da cui l\'azienda ha attinto le risorse finanziarie per soddisfare il fabbisogno emerso per la creazione di beni. Questi beni costituiscono, senza dubbio, l\'aggregato più significativo degli stock del patrimonio aziendale. Possiamo suddividere nuovamente i beni in due categorie: quelli a fecondità ripetuta e quelli a fecondità semplice. I beni a fecondità ripetuta (Lento rigiro, utilizzo pluriennale) sono essenziali per definire la struttura dell\'azienda e sono direttamente correlati alla sua capacità di produrre nuovi beni o prestare nuovi servizi. **Finanziamenti economici** - Per definire il patrimonio e fissarne il valore temporale, è necessario rilevare le \"**masse**\" di beni disponibili che superano il fabbisogno immediato. Il patrimonio è composto dalla potenzialità di valore economico in un dato momento, quindi è importante considerare **i beni di attivazione non ancora utilizzati**. Questi beni rappresentano un valore economico pronto a supportare i processi di creazione di nuovo valore per l\'azienda in futuro. Questi beni sono riportati nello stato patrimoniale con le denominazioni di \"**disponibilità economiche**\", \"**rimanenze**\", \"**stock**\" o \"**giacenze di magazzino**\" = *Le materie prime non ancora lavorate, le materie accessorie, i combustibili e i lubrificanti non consumati, e i prodotti finiti rimasti invenduti rientrano nella categoria dei beni a veloce rigiro.* - L\'aggregato che comprende gli elementi che rimangono nell\'azienda per un lungo periodo e che ne definiscono la capacità di produzione è chiamato \"**patrimonio strutturale**\", \"**patrimonio fisso**\" o \"**patrimonio immobilizzato**\". Questo termine tecnico è comunemente riferito alle \"**Immobilizzazioni materiali**\", che includono = *fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature.* Sempre parlando delle analisi sugli stock economici, **i diritti o crediti di natura economica**, che esprimono attese o potenzialità di godimento di servizi, si suddividono in base alla durata temporale del diritto: 1\. **I diritti o crediti economici con durata inferiore a un anno** fanno parte delle **disponibilità economiche**, specificamente sotto forma di **risconti attivi**. 2\. **I diritti o crediti economici con durata pluriennale**, oltre un anno, rientrano nelle **immobilizzazioni Immateriali**. Lo stesso ragionamento si applica agli **obblighi economici**. 1\. Gli obblighi o debiti economici con durata inferiore a un anno sono identificati con "**rendite o ricavi anticipati**", ovvero come "**riscontri passivi**". 2\. Gli obblighi o debiti economici con durata pluriennale, oltre un anno, sono classificati come "**rendite o ricavi anticipati pluriennali**". **Finanziamenti finanziari** Per quanto riguarda gli stock finanziari, i sostituti di diritti o crediti finanziari vengono valutati ogni volta che la riscossione del denaro è rinviata nel tempo. Esigenze contabili e operative spingono gli analisti aziendali a distinguere tra crediti finanziari: - **esigibili** - **non esigibili** (I non esigibili rappresentano una particolare forma di prestito che l\'azienda concede ad altre imprese, senza la previsione di restituzione, configurandosi come un **prestito permanente**. -- Questo diritto avrà il suo eventuale smobilizzo alla vendita a terzi di quella fattispecie di credito che renderà chi lo comprerà un "socio"- questo titolo ha la denominazione di "**Immobilizzazioni Finanziarie**" -- "**Partecipazioni**" I crediti finanziari **esigibili** devono essere suddivisi in base alla loro durata: 1. Quelli di **durata pluriennale**, ossia quelli la cui conversione in denaro avverrà gradualmente in periodi amministrativi futuri, vengono definiti \"**immobilizzazioni finanziarie**\". 2. Invece, i **crediti con durata entro o inferiore all\'anno**, la cui riscossione è prevista nel periodo amministrativo immediatamente successivo all\'analisi, sono chiamati \"**disponibilità finanziarie\"** o \"**liquidità differite**\" La **sottoscrizione di obbligazioni, quote o titoli aziendali** genera un credito permanente e incondizionato, che conferisce lo status di proprietario di una parte dei mezzi propri dell\'azienda. Il carattere permanente di questo credito implica una partecipazione stabile, mentre la natura incondizionata rende la remunerazione incerta, sia nell\'ammontare che nel momento in cui verrà percepita. **Impieghi e investimenti** Abbiamo appena visto le fonti, che rappresentano le origini dei mezzi finanziari che l\'azienda ha avuto a disposizione, mentre gli impieghi riguardano le destinazioni. In qualsiasi momento dell\'interrotta vita aziendale, viene constatato che: ***I = S*** *impieghi = finanziamenti* perché l\'azienda non può impiegare risorse finanziarie se non le ha attinte da qualche fonte. D\'altra parte, i mezzi finanziari di cui disponi sono sicuramente impiegati e se non lo sono rimarranno in forma liquida. Per la tradizione contabile, le fonti di finanziamento aziendale si distinguono in esterne e interne. Le fonti esterne rappresentano risorse finanziarie ottenute in prestito, che l\'azienda deve restituire entro un certo periodo; si tratta quindi dei debiti esigibili. Le fonti interne, invece, comprendono risorse finanziarie che l\'azienda ha acquisito senza l\'obbligo di rimborso, in quanto destinate a rimanere nel patrimonio aziendale per un uso permanente; queste risorse corrispondono ai debiti non esigibili o ai **mezzi propri (capitale).** Per quanto riguarda lo schema, si segue una formula simile ai finanziamenti. ***Lezione 20*** **Il soggetto economico e l'ente aziendale.** **L'intervento delle amministrazioni pubbliche in campo economico** Il \"soggetto economico\" dell\'azienda è la persona o il gruppo di persone che di fatto ha ed esercita il supremo potere volitivo nell\'azienda medesima, subordinandolo ai vincoli dell\'ordine giuridico e morale, ai quali deve necessariamente sottoporsi. Si tratta di un organo aziendale nel quale si accentra e al quale fa capo il massimo potere decisionale, quello che orienta le grandi direttrici di cambiamento dell\'unità aziendale. L\'azienda è dotata di mezzi finanziari a titolo permanente, cioè con vincolo di patrimonio, tanto da costruire i cosiddetti mezzi propri. Si riconosce invece come \"**soggetto giuridico**\" o \"**titolare**\" dell\'azienda, la persona nel cui nome viene esercitata l\'attività economica; a quella persona vengono riferiti i diritti e gli obblighi che derivano dagli atti di gestione compiuti per svolgere la funzione che ha assunto l\'organismo socio-economico e per consentire di raggiungere il fine per il quale è stato generato. L\'azienda è autonoma ed unitaria nell\'ordinamento giuridico e di conseguenza è in grado di compiere operazioni di gestione prendendosi la responsabilità degli effetti delle scelte e delle decisioni effettuate, cioè esercitando i diritti ed assumendo le obbligazioni che si accompagnano a quelle stesse operazioni. Non è possibile concepire un\'azienda senza il suo soggetto giuridico; è l\'unico modo per proclamare, testimoniare e documentare la sua esistenza. Le azioni, i rapporti, gli atti di comunicazione generati dall\'organismo aziendale, non solo generano effetti economici, ma quei processi richiedono l\'assunzione di comportamenti che hanno anche rilevanza giuridica, poiché devono modellarsi secondo procedure e canoni previsti dal sistema di valori giuridici codificati. Affinché gli atti compiuti da un qualunque soggetto si collochino in quella dimensione, occorre che il soggetto aziendale sia, \"riconosciuto\", dall\'ordinamento giuridico, cioè ne accerti e testimoni l\'esistenza. Nello specifico, le persone giuridiche titolari di azienda possono assumere la configurazione di: 1. **Associazioni**, costituite da un complesso di persone fisiche che si uniscono e si organizzano per il raggiungimento di un comune obiettivo. (Es. Società per azioni per l'esercizio di una particolare attività economica) 2. **Fondazioni**, che nascono in virtù della permanente destinazione di un complesso coordinato di beni a uno scopo specifico. (Es. Ente che opera nel settore culturale-artistico ad esempio per il ricovero per gli anziani) *(Entrambe possono essere sia di diritto privato o di diritto pubblico)* Ciò che è fondamentale è l\'esistenza di un insieme di risorse fra loro coordinate, definite anche come la presenza di un **patrimonio finalizzato al perseguimento di un determinato fine**. **Condizioni necessarie per l'esistenza di un ente (Il fine dell'azienda)** Ci sono delle condizioni necessarie per definire l\'esistenza dell\'ente: 1. Perseguire un fine lecito. 2. Disporre di una fonte erogatoria di risorse da destinare al raggiungimento di quel fine, il patrimonio 3. Essere riconosciuti attraverso specifici atti compiuti da organi delegati dallo Stato. **1.Fine lecito** Il fine perseguito dall\'ente aziendale, tuttavia, non può essere che la soddisfazione al più alto grado possibile dei bisogni umani. I fini si possono dividere in due categorie: Tutte le aziende, sia pubbliche che private, assumono la funzione economica di creare valore per soddisfare i bisogni umani, tra cui deve essere compresa anche **la remunerazione dell\'investimento di risorse finanziarie in attività aziendali**, cosa che appare legittima e doverosa. **Enti Pubblici** Indipendentemente da quanto appena detto, gli enti pubblici, in quanto realizzano fini di interesse generale, sono quelli che tendono a soddisfare i bisogni di natura politico-amministrativa, come lo Stato e gli altri enti a cui lo Stato medesimo delega parte delle proprie funzioni, come ad esempio i comuni e le regioni. I nuovi enti pubblici politico-amministrativi rispondono all\'esigenza di soddisfare nuovi e vecchi bisogni di quella **specifica natura**, avvertiti dalle persone che operano ed esistono in aree più o meno vaste. Gli enti pubblici che perseguono **fini di natura sociale** sono invece quelli a cui lo Stato o gli enti locali affidano l\'esercizio di attività inerenti all\'assistenza, alla provvidenza, all\'educazione e alla difesa dell\'ambiente naturale e della cultura. Si tratta generalmente dell\'erogazione di servizi a favore della persona in modo diretto. (Esempi di questi enti sono l\'**INAIL** e l**\'INPS.)** L'importanza di questi servizi è ritenuta così fondamentale e di interesse così vasto che si è ritenuto necessario sottrarre quell'esercizio al potere decisionale dei singoli cittadini. I **bisogni di natura professionale a carattere generale** vengono soddisfatti dalle associazioni a cui lo Stato riconosce il diritto alla tutela degli interessi delle persone che esercitano libere attività professionali, si parla allora di "**ordini**" e "**Collegi**" professionali. **La privatizzazione** Le privatizzazioni al contrario è quel processo giuridico-economico che sposta la proprietà di un ente dal controllo statale e lo da ad un privato (Il processo inverso si dice Nazionalizzazione) sono delle decisioni prese dall'attuale governo non solo per ridefinire e ridurre l'ambito dell'intervento pubblico in economia ma anche per consentire allo Stato di acquisire risorse finanziarie con la vendita di una parte o della totalità delle aziende pubbliche e diminuire l'esposizione debitoria dello Stato nei confronti dei cittadini. **Enti Privati** Gli enti privati, come abbiamo già detto, perseguono obiettivi di interesse particolare. Il fine perseguito dall\'azienda non può essere rigidamente classificato o compreso in una sola fattispecie, perché le valenze del suo operare sono molteplici. Detto questo, possiamo cercare di definire alcune linee guida. Possiamo comunque ritenere gli enti \'**morali\'** quando realizzano fini di natura sociale, sotto forma di associazioni e fondazioni rivolte all\'esercizio dell\'assistenza e della beneficenza in complementarietà con gli enti pubblici. 2. **2.Il Patrimonio** Il secondo elemento, affinché l\'ente possa assumere la funzione di soggetto giuridico aziendale, è la **disponibilità di un sistema coordinato di risorse, cioè di un patrimonio destinato all\'esercizio dell\'attività dell\'azienda**. Si tratta di uno degli elementi che consentono di individuare l\'esistenza e di caratterizzare un organismo aziendale. **3.Il Riconoscimento** Il terzo e ultimo elemento è il riconoscimento dell\'azienda, nel senso che l\'ordinamento giuridico deve apprezzarne la nascita e consentirne l\'esistenza. Il riconoscimento degli enti può essere specifico, ottenuto mediante un decreto del capo dello Stato o di un\'autorità pubblica delegata, o generico, ottenibile mediante la compilazione e la raccolta di particolari documenti che attestano la nascita dell\'ente e, quindi, la costituzione dell\'azienda, con la successiva presentazione di quei medesimi documenti presso la Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura. **L\'intervento delle amministrazioni pubbliche** L\'intervento delle amministrazioni pubbliche viene tradizionalmente considerato tale quando ogni **atto compiuto incide sull\'attività dei soggetti economici operanti nel Paese**, con l\'obiettivo di eliminare il divario esistente fra l\'ordine economico attuale e quello desiderabile, conforme ai fini che si intendono perseguire. L\'attività di intervento può concretizzarsi: 1. **nel prelievo dei mezzi finanziari dai soggetti economici** operanti nel territorio necessari allo Stato, spesso per mantenere la propria struttura organizzativa e per promuovere azioni di sviluppo comunitario; (intervento indiretto) 2. **nell\'erogazione di quei mezzi a sostegno di iniziative** programmate o meno; (intervento indiretto) 3. nell\'intervento in senso stretto e diretto, **quando lo Stato diventa esso stesso attore economico**; In qualunque modo si classifichi un intervento pubblico, esso avrà sempre come obiettivo strategico di fondo il conseguimento del massimo livello del reddito nazionale possibile. I presupposti motivazionali di natura sociale dell\'intervento pubblico in economia devono essere individuati nell\'aumento della produttività del lavoro, conseguente all\'intensa innovazione tecnologica e informatica nei processi di creazione del valore, accompagnato da un parallelo incremento della popolazione con basso livello professionale, soprattutto di provenienza extracomunitaria e talvolta anche legale. Questi elementi di cambiamento pongono sfide sociali di difficile controllo, relative all\'inserimento equilibrato ed efficace nei processi di produzione. D\'altra parte, poiché i ritmi di sviluppo socioeconomico non si manifestano con la medesima intensità nelle varie aree del nostro Paese, il divario tra le regioni si aggrava sempre di più, provocando disequilibri che devono essere colmati con un\'intensa e mirata azione politica. Un **altro fattore di squilibrio sociale** è che la struttura dei consumi non riflette la scala più desiderabile dei bisogni della comunità. Esistono bisogni ampiamente sentiti, come *assistenza, abilitazione e istruzione,* il cui mancato appagamento dipende da una carenza delle strutture istituzionali e organizzative. Altre volte affrontiamo bisogni dalla natura indefinita. L\'impatto ambientale delle iniziative economiche evidenzia la vastità del problema e le difficoltà legate alla sua gestione. I poteri pubblici devono correggere queste distorsioni dello sviluppo socioculturale. Parliamo di provvedimenti legislativi, sia nazionali che regionali, che concedono risorse finanziarie a fondo perduto per aziende, specialmente in crisi, agevolando contributi, riducendo interessi e concedendo esenzioni fiscali in determinate condizioni (come calamità naturali, aree sottosviluppate o attività economiche da incentivare). L\'intervento pubblico può essere ancora più diretto con la nazionalizzazione di aziende in certi settori economici (come l\'energia) o con la partecipazione azionaria. **Partecipazione statale** La tipologia di intervento pubblico che ha caratterizzato il periodo socio-economico e politico del nostro Paese successivo alla Prima Guerra Mondiale, è conosciuta come partecipazione statale. Le aziende a partecipazione statale sono quelle che, pur operando sotto il diritto privato, hanno una parte dei mezzi propri apportata dallo Stato o da altri enti pubblici. Lo Stato, divenendo comproprietario di un numero crescente di aziende, ha istituito un apposito Ministro delle Partecipazioni Statali. Le principali cause politiche che hanno spinto lo Stato a diventare agente dell\'economia nazionale o a controllare la gestione delle aziende private sono: 1. Motivi occasionali o accidentali. 2. Difesa della sicurezza e dell\'indipendenza dello Stato. 3. Ideologie politiche prevalenti. In conseguenza di grandi eventi naturali o bellici, o per salvaguardare i posti di lavoro in settori di crisi profonda, lo Stato può espropriare aziende, trasferendole nel settore pubblico, tramite nazionalizzazione o partecipazione nei mezzi propri. Anche aziende impegnate in ricerche tecnologiche avanzate, vitali per la sicurezza nazionale, possono essere sottoposte a rigidi controlli o nazionalizzate. Ad oggi, per ridurre la posizione debitoria pubblica, si è ritenuto opportuno alleggerire l\'intensità dell\'intervento pubblico in campo economico, affidando alle autorità pubbliche solo funzioni di indirizzo, programmazione, coordinamento, regolazione e controllo. Ha così avuto inizio la stagione delle **privatizzazioni.** ***Lezione 22*** **La Gestione: definizione concettuale e ricorrenti classificazioni** Per gestione aziendale intendiamo il complesso delle operazioni relative alle risorse che compongono il sistema dei patrimoni disponibili a livello di una singola unità socio-economica, realizzate dagli organi che ne costituiscono la struttura. Ognuno di questi organi, come sappiamo, è responsabile di specifici compiti o attività che consentono all\'organismo aziendale di assolvere nel tempo, con razionalità, efficacia e responsabilità, alla funzione assegnata e di raggiungere, di conseguenza, il fine ultimo stabilito. La gestione implica anche la massimizzazione dell\'obiettivo prefissato. Pertanto, essa mira al costante sviluppo dell\'organismo socio-economico e alla sua crescita nel tempo, attraverso il dominio delle mutevoli condizioni ambientali e il confronto con le altre aziende nel suo ambiente e dei processi interni di creazione del valore. Inoltre, il compimento delle operazioni di gestione ha **rilevanza giuridica**, poiché implica atti di disposizione sulle risorse disponibili e regola i rapporti tra le persone della singola comunità aziendale o unità economica, dai quali emergono diritti e obblighi disciplinati secondo l\'ordinamento giuridico. *Il termine \"gestione\" si riferisce all\'insieme delle azioni, ovvero degli atti, che sono impostati e coordinati da chi ha il potere e il dovere di farlo, investito dell\'autorità per svolgere una funzione specifica. Essa coinvolge anche coloro che manifestano capacità, attitudine e abilità nella realizzazione pratica di questi atti e, di conseguenza, assumono la responsabilità degli effetti derivanti da tali atti.* Si presuppone l\'esistenza di due elementi fondamentali: - un organo o un sistema coordinato di organi, ciascuno dei quali svolge un compito specifico e ha il potere di utilizzare determinati mezzi. - I mezzi e le risorse disponibili per realizzare la missione a cui è adibito. È importante notare come ciascuna di queste risorse subisca continui cambiamenti quantitativi e qualitativi a causa della natura degli atti promossi dai componenti degli organi suddetti, che assumono la responsabilità dell\'uso corretto di tali risorse. Il piano di coerenza organizzativa deve essere garantito non solo in **senso orizzontale**, cioè a livello delle risorse patrimoniali e delle specifiche funzioni assegnate a ogni organo, ma anche in **senso verticale**, cioè tra la funzione organica e le risorse disponibili. Questo crea le premesse più efficienti per raggiungere il fine aziendale, evidenziando come e se la gestione comporti problemi di ordine organizzativo. La loro soluzione, in risposta a criteri di razionalità, è legata alle motivazioni culturali dominanti nel momento gestionale. Affinché l\'organo aziendale possa esprimere efficacemente la propria capacità gestionale, è necessario che, oltre al potere di disposizione sulle risorse, venga attribuito anche quello di definire l\'obiettivo da raggiungere. Quest\'ultimo può essere imposto al gestore da un altro organo, collocato a un livello gerarchicamente superiore, che assume le decisioni sull\'utilizzo delle risorse e detiene il potere di fissare **specifici obiettivi strategici**. Si configurano due diverse situazioni operative: - la **struttura piramidale**, riguarda un\'unità aziendale strutturata in più organi, che si dispongono in una gerarchia piramidale, distinguendo i livelli volitivi, direttivi ed esecutivi. - con **gestore collocato in unità aziendali diversa**, ipotizza un gestore collocato in un\'unità aziendale diversa da quella in cui si trova l\'organo di deliberazione strategica. In un gruppo aziendale, le linee strategiche di sviluppo sono predisposte dall\'organo volitivo del capogruppo, mentre le aziende indipendenti devono delineare e perseguire obiettivi tattici coerenti con la missione fissata dall\'azienda madre. Il termine \"**gestore**\" si riferisce a una persona fisica, **singola o costituita da un gruppo di individui**, che **amministra** le risorse del sistema dei patrimoni aziendali, predisponendo e attuando linee di azione per conto di terzi. Il gestore non deve necessariamente avere un rapporto di dipendenza con la proprietà aziendale, poiché la qualifica deriva dall\'attività svolta. Al variare dei piani organizzativi, cambiano gli organi predisposti alle decisioni operative, il potere decisionale esercitato e i piani di responsabilità per gli effetti delle decisioni prese. *La gestione è una rete di poteri, azioni e responsabilità orientate al raggiungimento degli obiettivi strategici.* Distinguiamo i differenti piani operativi sui quali si interfacciano l\'organo volitivo e il gestore: Spesso una persona può ricoprire contemporaneamente il ruolo di soggetto economico, organo volitivo e gestore di un\'azienda, ma ciò non è sempre vero. Definiamo e classifichiamo le operazioni di gestione in due categorie: esterna e interna. **Operazioni di gestione Interna** Le operazioni di gestione interna riguardano specificamente l\'organizzazione e l\'impiego dei fattori portatori di valore, tradizionalmente denominati \"fattori della produzione\". La gestione interna riguarda non solo la funzione caratteristica dell\'azienda, ovvero il processo tecnico-produttivo di assemblaggio del valore economico, ma include anche le molteplici operazioni che concretizzano le funzioni di servizio assunte dai vari organi di supporto **Operazioni di gestione Esterna** Le operazioni di gestione esterna si concretizzano nei numerosi rapporti di scambio che un\'azienda intrattiene con altre unità socio-economiche nel suo ambiente. Questi atti, che includono comunicazioni, permessi e ricevute, permettono all\'azienda di operare e svilupparsi, acquisendo l\'energia necessaria per alimentare i propri processi di vita e crescita. La gestione esterna di un\'azienda si riferisce alla funzione mercantile, ovvero all\'insieme delle operazioni relative all\'acquisizione dei mezzi per la produzione di beni e servizi. ***In sintesi, la gestione ha rilevanza giuridica, organizzativa, tecnica, economico-finanziaria e politico-sociale.*** La coordinazione sistemica delle operazioni richiede che l\'organo direttivo disponga di un disegno gestionale unitario, con i vari organi aziendali che lo realizzano condividendo l\'obiettivo da raggiungere. Ciò è fondamentale per garantire la continuità della manifestazione dell\'azienda. Gli analisti aziendali, insieme a statistici e matematici, individuano e propongono strumenti sempre più sofisticati per svolgere un efficace controllo, suddividendo il fenomeno in tre fasi: "antecedente" , "concomitante" e "susseguente". Queste operazioni rientrano in un\'unica area di attività e studio chiamata **controllo di gestione** o **controllo direzionale**. **Gestione Ordinaria e Straordinaria /caratteristica e extra-caratteristica** La **gestione ordinaria** si riferisce alla routine giornaliera o a fatti ripetitivi nel tempo, con periodicità prevedibile e programmabile, come ad esempio le operazioni di acquisto dei beni per la produzione. Invece, la **gestione straordinaria** si riferisce a eventi non ricorrenti nel breve periodo o i cui effetti operativi si rivelano a lungo termine, come l\'acquisto di un bene strumentale. Gli analisti aziendali utilizzano anche il termine **caratteristica** per indicare le operazioni legate all\'attività principale, mentre la gestione **extra-caratteristica** (gestione secondaria) si riferisce ai fatti amministrativi relativi a un\'eventuale attività secondaria. **Gestione "Economica" e "Finanziaria".** Ricordando la divisione del patrimonio aziendale nei settori economico e finanziario, è naturale considerare che la gestione si suddivida in gestione economica e gestione finanziaria. La gestione economica si occupa delle dinamiche operative relative agli stock economici, mentre l\'aspetto finanziario riguarda le operazioni che incidono sul patrimonio di natura finanziaria. ***Lezione 23*** **Caratteristiche dei flussi generati dalle operazioni di gestione.** **Le variazioni** Le operazioni attivate dagli organi aziendali modificano sia qualitativamente che quantitativamente il patrimonio aziendale, e queste modifiche vengono chiamate **variazioni**. Le variazioni subite dagli elementi del patrimonio aziendale derivano dai rapporti instaurati con altri organismi socio-economici. Qualunque operazione provoca un movimento di energia o di valore economico. L\'effettiva constatazione di questo movimento è chiamata **flusso**. Alcuni analisti definiscono il flusso come **l\'aggregato delle operazioni di gestione [esterna]**. Ad esempio, parallelamente al flusso degli acquisti di beni o servizi, si individua quello dei relativi pagamenti. Allo stesso modo, il flusso delle vendite dei prodotti o della prestazione dei servizi contrappone quello delle riscossioni di denaro. La diversa natura degli oggetti movimentati consente di separare i flussi in quelli relativi ai beni e servizi, che denominiamo "**reali**" o "**economici**", e in quelli relativi al denaro, che riconosciamo come "**finanziari**" o "**monetari**". Le operazioni di gestione esterna si possono suddividere i flussi in: - **flussi bilaterali** - **flussi unilaterali** che gli analisti economico-aziendali denominano "trasferimenti", quando l\'operazione vede l\'azienda considerata come unica origine e destinazione del flusso. Qualunque operazione di gestione esterna, attivando un rapporto di scambio, genera un flusso bilaterale, poiché i movimenti derivanti da quell\'operazione, interessando oggetti di natura diversa, sono paralleli. Possiamo distinguere il flusso bilaterale in: 1. **[Semplice]**. Che si manifesta con qualunque operazione di acquisto effettuata dall\'azienda per un fattore portatore di valore, regolato tramite pagamento in contanti, o con la vendita di beni e servizi, ricevendo denaro in cambio. 2. **[Composto]**. Che si verifica quando l\'operazione di gestione genera almeno due flussi in una delle direzioni del rapporto instaurato dall\'azienda con un\'altra unità socio-economica, come nel caso di un prestito con un istituto di credito 3. **[Complesso]**, quando l\'operazione di gestione provoca più flussi orientati in un verso rispetto al perimetro aziendale e correlativamente più flussi in direzione opposta. Questi 3 flussi implicano l'esistenza di un "**rapporto di scambio**", intendiamo l\'atto mediante il quale un soggetto riceve, in virtù di altri soggetti, una certa natura e ne cede in contropartita altrettante verso un\'altra natura. Per comprendere le dinamiche dei flussi, occorre suddividere i movimenti in due parti. La prima parte si riferisce all\'acquisizione di denaro grazie alla concessione del prestito e alla sua successiva restituzione al termine del temporaneo periodo d\'uso delle risorse finanziarie. La seconda parte attiene invece all\'erogazione, da parte della medesima azienda, di mezzi finanziari come compenso per il servizio ricevuto per utilizzare tali mezzi monetari. Si decide di utilizzare mezzi monetari non propri. È in questo caso che emerge la caratteristica di \"**scambio**\" del rapporto di prestito e la duplice e contrapposta natura dei flussi che esso ha attivato. I **flussi interaziendali rappresentano** movimenti di oggetti omogenei, cioè beni e servizi, ma anche denaro e i suoi sostituti, che si trasferiscono da un\'azienda all\'altra nel periodo di tempo considerato. Ne consegue che ogni flusso risulta definito in funzione di tre aspetti: 1. la ***natura*** degli oggetti che si spostano da un\'azienda all\'altra; 2. la ***direzione*** di scorrimento degli oggetti; (I flussi possono essere "in entrata/inflow" o "D'uscita/outflow") 3. la ***sua intensità***, con riferimento all\'unità di tempo presa in considerazione per l\'indagine. Si distingue l\'intensità dei flussi in due categorie: La prima è l\'**intensità istantanea**, che rappresenta, come già indicato, la quantità di oggetti omogenei relativi ai flussi generati da una singola operazione di gestione esterna. La seconda è l**\'intensità media**, che si riferisce al periodo amministrativo del flusso e all\'intensità monetaria o finanziaria che ha provocato quel movimento. Inoltre, oltre all\'intensità istantanea e a quella media dei flussi gestionali, esiste anche l**\'intensità globale o totale**, che si riferisce alla somma delle singole intensità dei flussi della medesima natura e della stessa direzione, che hanno interessato l\'azienda nell\'arco di tempo considerato. ***Lezione 24*** **I rapporti di scambio internazionali e il modello a raggiera** Concentriamoci sulla diversa motivazione e sulla tipologia dei flussi che derivano dalla gestione esterna. È utile rappresentare la gestione con una **struttura a raggiera**, al cui nucleo posto al centro del sistema, riguardante l\'azienda sottoposta ad analisi, sono collegati a corpi periferici, ovvero le aziende terze. **Come è formato questo modello a raggiera?** Pertanto, la costituenda azienda deve immediatamente muoversi per disporre di tali mezzi, promuovendo operazioni gestionali con gli attori collocati nell\'aggregato dei finanziatori, cioè coloro che erogano risorse finanziarie. Un aggregato periferico della struttura a raggiera che analizziamo è quindi riconoscibile negli attori socio-economici che destinano all\'attività aziendale i mezzi finanziari di cui dispongono, dopo aver soddisfatto i propri bisogni. Le [risorse destinate all\'implementazione] della struttura patrimoniale e alla sua successiva attrazione [possono provenire] sia da fonti interne sia da fonti esterne: - Le **fonti interne** trovano il loro limite nelle assegnazioni del proprietario, se l\'unità aziendale è individuale, o negli apporti dei soci, se assume forma societaria. Questi sono finanziamenti erogati in modo durevole, senza limiti temporali sulla loro permanenza nell\'ambito dell\'economia dell\'azienda che li ha ricevuti. - Le **fonti esterne**, invece, dipendono dai rapporti più o meno intensi instaurati con gli istituti di credito o con il pubblico in generale, poiché si tratta di risorse finanziarie disponibili per l\'esercizio dell\'attività aziendale sotto forma di prestito. I finanziamenti provenienti da fonti esterne, ovvero quelli ottenuti dall\'unità aziendale a titolo di prestito, restano a disposizione dell\'azienda solo temporaneamente. Le operazioni di gestione attivate con il soggetto economico generano un flusso bilaterale composto, costituito da due flussi d\'entrata: uno di natura finanziaria, relativo alle risorse acquisite dall\'azienda a titolo permanente, e l\'altro di natura economica, riguardante il servizio prodotto dall\'azienda medesima nell\'utilizzo di quelle risorse. In contropartita, si manifesta un flusso di uscita di natura finanziaria, relativo ai dividendi pagati dall\'azienda al suo soggetto economico. D\'altra parte, la contrazione di prestiti attiva un flusso bilaterale composto, ma più frequentemente complesso, costituito dagli stessi flussi d\'entrata dell\'operazione precedente. I flussi finanziari in uscita, invece, si concretizzano nel rimborso o nella restituzione, graduale o meno, delle risorse finanziarie ricevute in prestito, insieme al pagamento degli interessi da parte dell\'azienda finanziata. **Dove si trova il valore economico che l\'azienda destina al processo di creazione del valore?** Nei beni e nei servizi predisposti da altre aziende attive sul mercato. Per questo motivo, l\'azienda centrale del nostro modello deve attivare delle operazioni gestionali, cioè rap

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