Appunti Psicologia Generale e della Comunicazione Prima Parte PDF

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Questi appunti riguardano la prima parte del corso di Psicologia Generale e della Comunicazione presso l'Università di Torino (UNITO). Coprono argomenti quali l'introduzione al corso, il comportamentismo, il cognitivismo, gli approcci alla cognizione umana e le tecniche di neuroscienza cognitiva. Sono disponibili per il download su Docsity.

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Psicologia generale e della comunicazione prima parte Psicologia Generale Università di Torino (UNITO) 30 pag. Document shared on https://www.docsity.com/it/...

Psicologia generale e della comunicazione prima parte Psicologia Generale Università di Torino (UNITO) 30 pag. Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) lunedì 21 febbraio 2022 PSICOLOGIA GENERALE E DELLA COMUNICAZIONE INTRODUZIONE AL CORSO - DUE MODULI: generale – comunicazione (dottoressa Ronga) - 2 esoneri online (in presenza 2 o 3 turni) 4 aprile e 1 giugno (31 domande a risposta multipla). Se si passano entrambi si può usare l’orale solo per confermare il voto, se invece si decide di fare l’orale il range in cui può cambiare il voto è di 4 punti (se prendo 23 all’esonero e decido di fare l’orale posso prendere minimo 19 e massimo 27). - bastano gli appunti delle lezioni - Attività integrativa, possibilità di fare dei video Pitch di 5/7 minuti in cui si presentano gli articoli caricati su mode. Gruppi di 5 persone, nel video si può fare ciò che si vuole. Chi lo fa ha due punti in più all’esame da sommare alla media dell’esame. Articoli di Psicologia cognitiva. Inviare entro primo esonero. LA PSICOLOGIA La psicologia è la disciplina che studia le capacità cognitive dell’uomo. I processi permettono di: vedere, prestare attenzione, percepire, parlare, interpretare situazioni, decidere, pianificare, ricordare. La psicologia attua il metodo scientifico per risolvere i casi. Questo però porta ad avere dei problemi: - alcuni processi cognitivi non possono essere studiati scientificamente perché la nostra mente è un caos. Bisogna pensare però che alcune parti del nostro cervello sono deputate a funzioni specifiche (neuroscienza) - per studiare come ragiona un essere umano bisogna ragionare e questo vuol dire che il soggetto corrisponde con l’oggetto (chi studia è anche l’oggetto studiato) La psicologia vuole essere scientifica ma vuole allo stesso tempo studiare la mente, questo porta ad arrivare a conclusioni temporanee. il problema principale è che l’oggetto di studio (mente) è difficile da osservare, noi le esperienze le viviamo ma non le vediamo. È difficile trovare l’oggetto di studio della materia psicologica. IL COMPORTAMENTISMO Il comportamentismo ha provato a risolvere il problema decidendo di non studiare la mente in quanto non può essere vista e misurata. L’unica cosa studiabile è la modificazione di un comportamento come conseguenza dell’esperienza. Posso studiare quindi lo stimolo presente nell’ambiente e la risposta dell’individuo che lo riceve. Il comportamentismo pensa all’essere umano come un soggetto estremamente passivo, in balia di ciò che capita nell’ambiente. Ad esempio, sviluppo e apprendimento sono viste come accumulazione progressiva di associazioni stimolo-risposta (se prendo sempre 5 e mia mamma mi cucina le lasagne faccio un’associazione tra le 2 cose). Il comportamentismo riesce a studiare gran parte della psiche umana, vedendo l’apprendimento come un’associazione stimolo-risposta è riuscito a cogliere tutta quella parte di cognizione dell’essere umano implicita. COGNITIVISMO Oggetto di studio e ruolo dell’essere umano ribaltati. Si possono studiare le attività mentali non osservabili a partire da comportamenti osservabili. Ha rivendicato l’idea che studiando le risposte agli stimoli sia possibile arrivare a capire anche le funzioni cognitive e trarre 1 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) inferenze sui processi di manipolazione mentale delle info (se do da studiare 50 pagine e vedo che i miei alunni se ne ricordano solo 5 posso partire da questo dato per capire che la loro memoria a breve termine è limitata). Negli anni 80 e 90 c’era l’idea che la mente funzionasse come un computer: se riesco a costruire un computer che reagisce a determinati stimoli esattamente come risponderebbe un essere umano. Il cognitivismo nasce negli anni 70. QUATTRO APPROCCI ALLA COGNIZIONE UMANA Psicologia sperimentale Disciplina che vede l’uomo come elaboratore di informazioni dal basso verso l’alto, approccio bottom up. (elabora stimolo che parte dall’ambiente per poi arrivare alla risposta), questo è l’approccio standard e assume un’elaboraizone seriale (prendendo un elemento alla volta). È molto schematico: stimolo – attenzione – percezione – processi di pensiero – decisione – risposta e azione. BOTTOM-UP vs TOP_DOWN: se scrivo il gatto è nella cesta, mi viene spontaneo leggere il gatto è nella cesta perché la nostra mente da già per scontato che la frase venga scritta senza ripetizioni inutili. Questo succede perché lo stimolo che arriva dall’ambiente non è predominante ma è condizionato dall’esperienza del singolo individuo da ciò che quindi ha immagazzinato nella sua memoria, approccio top down. Questo tipo di approccio ci dimostra che la mente non è osservabile ma è studiabile attraverso la sua reazione agli stimoli. Ci possono essere risposte diverse ad uno stesso stimolo. I processi top down sono quelli più facilmente influenzabili, sono quei processi in cui la cultura è un elemento predominante. Un barista a cui presentiamo una tazzina del caffè avrà una percezione a questo stimolo molot diversa rispetto a un carpentiere questo perché appunto due persone diverse possono avere due reazioni completamente diverse ad uno stesso stimolo. L’evoluzione ha portato la psicologia sperimentale a preferire metodologie top down a quelle bottom-up. Un esperimento riguarda la presentazione di rebus tipo che vengono automaticamente letti dalla mente come se fossero delle parole data la somiglianza dei segni utilizzati con alcune lettere dell’alfabeto. Limiti della psicologia sperimentale: - validità ecologica: quanti risultati ottenuti in laboratorio sono raggiungibili nel mondo reale? - evidenze indirette dei processi interni - teorie espresse in termini linguistici: e quindi molto vaghe - specificità del paradigma: i risultati ottenuti sono ottenibili solo in laboratorio in condizioni specifiche - prevalenza di teorie specifiche invece di architetture generali: questo porta ad avere teorie molto dettagliate riguardo alcune funzioni cognitive tralasciandone altre Neuroscienza cognitiva Si occupa di individuare aree cerebrali (corteccia cerebrale: lobo frontale attenzione, occipitale visione, parentale sensoriale, temporale memoria)implicate in compiti cognitivi. Esiste poi una suddivisione più specifica, in base alla struttura delle cellule, le aree di Broadman. I neuroni sono la cellula base del sistema nervoso, ha un nucleo (riceve info), assone e detriti (passano info a un altro neurone). La dimensione di questi tre elementi può variare in base alla sua funzione. La suddivisione di Broadman raggruppa neuroni con caratteristiche simili, queste non sono condivise da neuroni di aree adiacenti. La suddivisione per lobi è più semplice di questa. 2 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) Il cervello ha una serie di strutture sottocordicali, amigdala e ipocampo (memoria implicita e esplicita), cervelletto (movimenti), ipotalamo. La neuroscienza cognitiva cerca di identificare quali zone competono a una certa funzione. Vengono messe in atto diverse tecniche: risonanza magnetica funzionale (capisce strutture del cervello, quale area più attiva). Ogni tecnica non basta da sola, serve uno stimolo per capire quale funzione cognitiva è ingaggiata in quale area cerebrale. Tecniche - Registrazioni a unità singola: micro-elettrodo nel cervello che registra scariche elettriche delle singole cellule. Molto invasiva, con problema etico di base; - Elettroencefalogramma (EGG): misura attività elettrica del cervello per mezzo di elettrodi sullo scampo. Valuta bene durata di processi cognitivi (buona risoluzione temporale, scarsa spaziale). L’EGG occorre che lo stimolo sia presentato più volte, utilizzare un task (compito, stimolo) che sia affine alla funzione; - Temografia ed emissione di positroni (PET): l’attività viene misurata attraverso un liquido, liquido di contrasto. L’apparecchiatura è in grado di valutare dove è andato il liquido che emana dei positroni (innocui). Dove c’è più afflusso di sangue, c’è più afflusso di liquido e quindi più emissione di prositroni. Quindi più funzionamento di energia. È una misura indiretta dell’attività cerebrale attraverso sistema circolatorio. La risoluzione spaziale è accurata, quella temporale più bassa (per misurare determinate particelle del sangue ci vuole tempo, PET fornisce foto del compito cognitivo). - Risonanza magnetica funzionale o strutturale (fMRI o MRI): analizza particelle di ossigeno nel sangue, senza liquido di contrasto. Deduco se aria attiva in base all’afflusso di sangue, ma senza emissione di positroni. Fornisce info in base a flusso ematico, tramite misura indiretta. La risoluzione spaziale è accurata, quella temporale più bassa (per misurare determinate particelle del sangue ci vuole tempo, PET fornisce foto del compito cognitivo). - Magneto- encefalografia (MEG): misura campi magnetici prodotti da attività elettrica del cervello. Meno invasiva e molto costosa. È una misura diretta. Risoluzione spaziale soddisfacente, temporale eccellente. Il problema riguarda la correlazione e il nesso causale, tutte queste tecniche correlano un esercizio cognitivo a un’attivazione neuronale. Non danno però un’indicazione causale. Es se non piove non utilizzo gli ombrelli, è causale. Bisogna mettere a tacere l’area inibendola, così sono sicura che è causale. Per metterla a tacere uso la Simulazione magnetica transcarica (TMS) che crea un campo magnetico per inibire (con un coil, interruttore che diminuisce l’attivazione non la spegne) temporaneamente l’attività di 1 cm cubico circa di corteccia cerebrale. Se un’area è critica per un compito, se inibita, osserveremo un peggioramento della prestazione cerebrale (se peggiora quell’area ha un ruolo causale su quella prestazione cognitiva). L’inibizione è lieve quantitativamente e temporalmente (modulazione varia di qualche mezzo di secondo, rispetto alla normalità). Dopo 10/15 minuti attività elettrica torna come prima, non si subisce danno. Simula una lesione, mettendo a tacere una specifica area. Risoluzione spaziale scarsa (usata con fMRI), ma buona risoluzione temporale. Effetti talvolta marginali. Il vantaggio della TMS è che è innocua, ma ovviamente per questo è necessario di creare paradigmi molto sofisticati (diminuzione è sempre minima). Inibisce un’area non azzerandola, ma modulandola… anche la performance si modula e non azzera. Le modulazioni sono molto blande quindi i paradigmi e gli strumenti devono essere sofisticati. Bisogna inoltre far sì che i paradigmi, i compiti cognitivi non durino un tempo superiore a 10/15 min (durata effetto). I limiti delle tecniche - Sono descrittive, non esplicative. Non forniscono una teoria sul funzionamento della mente umana. - Metodiche che rivelano solo associazioni tra configurazioni di attivazione cerebrale e comportamento, si può aggirare analizzando una porzione grande di popolazione; - Si assume una specializzazione funzionale delle aree (si premette che esistono aree cognitive e che il compito cognitivo è riservato a una specifica area); 3 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) - Il cervello è attivo anche quando non riceve lo stimolo sperimentale (anche quando non si fa niente si risponde agli stimoli interni); - Ecologicamente non sono ottimali, sono invasive. Sono situazioni specifiche e lontane dalla vita di tutti i giorni. I limiti della TMS Prima di eseguire una TMS bisogna considerare diverse variabili. Con la TMS se la performance peggiora rispetto a una situazione senza la TMS posso dedurre che l’area inibita abbia un ruolo in quel compito. Il fatto che i partecipanti peggiorino può anche essere dettato dal fatto che si trovano in una situazione non tranquilla (es laboratorio). È fondamentale avere sempre la situazione sotto controllo. Se applico la TMS a un’area che non reputo critica, o a una non area (area vuota). Il partecipante, che non è stato messo al corrente, vive quindi lo stesso una situazione di stress, ma io che faccio l’esperimento so che non sto inibendo un’area critica. Il peggioramento delle condizioni del paziente analizzato, infatti, può avvenire a causa della situazione di disagio in cui si trova (es. laboratorio). Se l’area nel paziente a cui applico la TMS (che continua teoricamente a vivere la stessa situazione emotiva) da lo stesso risultato dell’area, non sottoposta alla TMS, allora il mio test è valido. Es. Per la comunicazione visiva ci sono 2 aree del cervello addette che si trovano nella parte posteriore del cervello. Nell’esperimento del video l’obiettivo è quello di valutare se inibendo la corteccia visiva primaria si può inibire la percezione visiva stessa. In questo modo si vanno anche ad inibire i nervi ottici, è quindi molto probabile che il paziente durante l’esperimento chiuda per un attimo gli occhi. Questo è, però, un problema perché durante la TMS si studia anche il movimento degli occhi (eye-tracking) e quindi è fondamentale che il paziente osservi attentamente. I principali problemi tecnici della TMS sono: - localizzazione: individuare l’area giusta, basta utilizzare un software studiato apposta per sceglierla; - movimento oculare: risolvibili con l’utilizzo dell’eye-tracking; - movimenti del paziente: risolvibile solo con l’immobilizzazione, è il problema peggiore di tutti. La TMS può funzionare anche al contrario: può anche eccitare, mi aspetto che la performance aumenti. La logica rimane comunque invariata. Neuropsicologia cognitiva Sfrutta pazienti con lesioni permanenti per vedere in che tipo di situazione si trova, valuta quindi le prestazioni cognitive in cerebro-lesi (per trauma o malattia). Servono delle accortezze metodologiche. Per verificare se il mio test è valido devo eseguirlo su un paziente che ha quell’area lesionata e su uno che ce l’ha sana. Assunti- la neuropsicologia funziona bene se si ipotizza: - Modularità: è vera solo in parte. Processori/moduli indipendenti (isolati e con specificità di dominio), pur ammettendo processi dominio-indipendenti (si visione, no ragionamento). Per modularità si intende che esistono delle funzioni cognitive (come ad esempio il linguaggio, la memoria ecc.) e che sono indipendenti l’una dall’altra. È pero vero che ci sono macro-aree del cervello che svolgono macro-funzioni (come ad esempio per il ragionamento, dove servono diverse funzioni contemporaneamente); - Modularità anatomica: ogni modulo è localizzato in un’area del cervello, aree specifiche del cervello che svolgono solo determinate funzioni cognitive e non altre, ad esempio l’area visiva primaria, che si occupano solo della ricezione degli stimoli; - Uniformità dell’architettura funzionale tra le persone: non ci sono differenze individuali nella disposizione dei moduli. La struttura del cervello di una persona è più o meno simile alla struttura del cervello di un’altra persona 4 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) - Sottrattività: una lesione può causare solo peggioramenti e non miglioramenti. Una lesione può danneggiare un modulo, ma non può introdurne di nuovi. Il nostro cervello non può lavorare meglio senza una parte di esso. Sembra banale ma ci sono strutture che meno complesse sono e meglio funzionano in determinate situazioni (tolgo neuroni, meno passaggi, più veloce; l’assunto invece dice il contrario, se metto a tacere una determinata area introduco solo un deficit). I principali modi per comprendere il funzionamento cognitivo sono: - Dissociazioni: il paziente sa fare il compito A ma non sa fare il compito B (tuttavia, potrebbe essere perché il B è troppo difficile) - Doppia dissociazione: il paziente 1 con una certa lesione sa fare A ma non B mentre un altro paziente con un altro tipo di lesione sa fare B ma non A. Per essere sicuri che è presente una doppia dissociazione nel mio compito devo andare a verificare anche i risultati dei test che i due pazienti hanno eseguito riguardo le loro aree funzionanti, se questi test danno esito positivo allora mi trovo in questa situazione. Es. doppia dissociazione per produzione e comprensione del linguaggio (un gruppo con lesione all’area di Broca e non a quella di Wernicke e un gruppo con lesione all’area di Werrnicke e non all’area di Broca): Area di Wernicke (area che sta a cavallo tra lobo temporale e lobo parietale) e area di Broca, attraverso l’applicazione del metodo della doppia dissociazione è stato dimostrato che l’area di Broca è deputata alla produzione del linguaggio e quella di Wernicke alla comprensione del linguaggio. Quindi un paziente con una lesione nell’area di Broca avrà problemi a parlare ma riuscirà a comprendere ciò che gli viene detto, viceversa un paziente con una lesione nell’area di Wernicke riuscirà a parlare bene ma avrà problemi nella comprensione IL CASO DI PHINEAS CAGE (1848) I più grossi progressi nell’area della neuropsicologia sono stati fatti a fine 800. Il caso di Phineas Cage è il caso di una persona che, mentre lavorava, a causa di un incidente si è ritrovato con una sbarra infilata nell’orbita destra. Questa sbarra, essendo entrata perfettamente dritta, ha lesionato solo il lobo frontale. La principale conseguenza è stato un netto cambio di personalità: una volta ripreso dal trauma è diventato da persona educata a persona senza freni che tendeva a insultare chiunque e a bestemmiare. È un classico esempio di caso da studio neuropsicologico perché è un paziente di cui si sono analizzate le conseguenze di un danno celebrale. Phineas Cage è diventato così aggressivo perché il lobo frontale ha la funzione di inibire gli stimoli (il suo era gravemente danneggiato). Tra i vari danni è diventato anche disattento, non era in grado di inibire l’attenzione, non era più in grado di comprendere a quali informazione prestare attenzione e a quali no. Quando decido che un informazione è importante mi concentro su quella e il mio lobo frontale si occupa di inibire l’attenzione su tutti gli altri. È più corretto, quindi, dire che Cage non era più in grado di non essere attento agli stimoli inutili (rischiava di distrarsi facilmente perché reagiva a tutti gli stimoli che lo circondavano senza distinzione). I limiti della neuropsicologia - pazienti possono sviluppare strategie compensatorie: raggiungono lo stesso risultato nei vari task, ma con strade diverse. L’unico modo per rimediare è creare dei test semplici che portano la persona a prendere un’unica strada. Questo porta a situazioni in cui magari una persona risolve un task per la comprensione del testo utilizzando l’area della memoria (gli faccio vedere una parola e si ricorda che è scritta così); - assunzione di serialità: molte aree del cervello funzionano in modo integrato, servono a svolgere più funzioni (a loro volta integrate); 5 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) - le lesioni celebrali sono solitamente molto estese: è il limite più grosso. Le aree colpite di solito sono molteplici e in misura differente. In una situazione del genere è difficile individuare il problema maggiore; - studio di aspetti specifici della cognizione umana: riguarda un’area molto specifica dello studio della mente umana PERCEZIONE VISIVA Il principale organo di senso è l’occhio. La retina ha due tipi di recettori visivi: coni e bastoncelli, mandano input alle cellule gangliari (magno-cellulari e parvo-cellulari) che costituiscono la retina stessa. Gli assoni delle cellule gangliari formano il nervo ottico. Ogni occhio ha 2 nervi ottici. I due nervi ottici si incrociano (chiasma ottico) e metà degli assoni procedono verso l’emisfero ipsi-laterale, metà verso l’emisfero contro-laterale. Nel nucleo genicolato laterale ci sono strati diversi. Ci sono quelli parvo-cellulari che si occupano della forma e del colore, strutture che si occupano del come e del cosa uno stimolo viene recepito; quelli magno- cellulari che si occupano del movimento. Questa struttura garantisce che ciò che vedo dal lato sinistro viene elaborato dall’emisfero destro e viceversa. Principio basico sistema nervoso umano. Scienza cognitiva computazionale Modelli computazionali per comprendere l’attività cognitiva (diverso da intelligenza artificiale, che però usa tecniche simili). Ha lo scopo di simulare il comportamento dell’essere umano. Da le stesse risposte delle persone (non risposte migliori) in tempi equivalenti (nelle stesse tempistiche degli esseri umani). Metodi per costruire modelli computazionali - Sistemi di produzione: insieme di regole “se... allora”, operano sulla base di rilevazione di corrispondenze tra la parte “se” della regola e i contenuti della memoria di lavoro; - Reti connessioniste: reti di nodi interconnessi attraversati da attivazioni, possono rappresentare il comportamento cognitivo senza utilizzare regole esplicite Esempio 1: fiume-verde-foglia -> mi viene in mente il bosco, se do al computer quelle tre parole e il computer genera bosco fa qualcosa di simile a quello che farebbe l’uomo, nella nostra memoria semantica il concetto di bosco è strettamente legato ai concetti di fiume, verde e foglia. Esempio 2: il canarino ha la pelle – il canarino è giallo -> la seconda affermazione è quella che mi viene in mente per prima in meno tempo rispetto alla seconda. Sono tutte e due informazioni vere. Costruisco un programma che subito associa il canarino al giallo ma non al fatto che ha la pelle, per arrivare alla pelle devo collegarmi al nodo che è un uccello, poi che è un’animale e quindi che ha la pelle. Al nodo canarino associo subito che è giallo ma per scoprire che ha la pelle devo spostarmi e questo richiede più tempo. Questo approccio simula il funzionamento della mente umana con un software. Il problema è che mi servono modelli computazionali estremamente specifici. I modelli computazionali richiedono input specifici (problema di tipo tecnico che non è un ostacolo). Vantaggi: se ho trovato un modello computazionale che funziona bene non mi serve più fare ricerca sulle persone. Prima di crearlo serve comunque una ricerca per creare un modello valido; Super vaghezza teorie psicologiche espresse linguisticamente: viene espressa in termini di programma computazionale, supera il limite del fatto di essere espressa linguisticamente, l’output di questo processo è un programma computazionale e questo fa sì che non sia vago ma estremamente preciso. Se descrivo linguisticamente una cosa c’è sempre un gap ontologico tra linguaggio (modo con cui veicolo l’informazione) e l’informazione stessa; Limiti: il vero problema è che l’uomo interpreta, quello che manca al programma del computer è che il computer non interpreta, il programma manipola simboli. La scienza 6 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) computazionale non simula totalmente il sistema cognitivo umano ma simula solo quella che è la sintassi. ESPERIMENTO DELLA STANZA CINESE (Searle) La sintassi non è condizione sufficiente per la determinazione della semantica. Si vuole mettere in evidenza quelli che sono i limiti della scienza computazionale. Turbing era un informatico che disse che se un essere umano si interfaccia con una macchina (computer), senza sapere se è una macchina o un computer, e non si accorge che è una macchina allora si può dire che la macchina pensa. Si fanno domande a una scatola nera senza sapere se dentro c’è un computer o un essere umano, se le risposte non mi fanno capire che è un computer allora posso dire che la struttura del computer è simile a quella degli esseri umani. Searle dice che questo sistema di input/output non basta. L’esperimento della stanza cinese è un esperimento mentale, dentro c’è Searle che non sa nulla di cinese e riceve da fuori dalla stanza degli ideogrammi cinesi, non li capisce ma tramite un dizionario sa che a partire da quegli ideogrammi X deve rispondere con altri ideogrammi Y (esempio domanda che giorno è oggi formulata con ideogrammi, grazie al dizionario rispondo con altri ideogrammi che è lunedì). L’essere umano però non si limita a utilizzare la sintassi ma padroneggia la semantica. Se chiedo ad un cinese “che giorno è?” la domanda grazie all’esperienza semantica. Searle ci dice che l’essere umano è caratterizzato sempre da una componente semantica, la sensazione di aver capito qualcosa. Ci dice che simulare non è comprendere, simulare come una persona, partendo da determinati input, arriva a output tramite un processo computazionale non vuol dire comprendere come lavora la mente umana, perché la mente umana ha una componente legata alla semantica. Agnosia visiva e Via Ventrale: Si mostra una fessura al paziente e si da un cartoncino al paziente. Si chiede di descrivere verbalmente ciò che si vede e di interagire con l’oggetto (testano via ventrale e dorsale). Evidenze che supportano l’ipotesi di Goodale-Milner vengono dallo studio di pazienti con un quadro neuropsicologico noto come Agnosia Visiva, conseguenza di una lesione alla Via Ventrale. Questi pazienti hanno gravi deficit nei giudizi percettivi (non solo verbali) relativi agli attributi di oggetti (forma, colore, dimensione ecc.), mentre non hanno difficoltà a interagire. I pazienti con Agnosia Visiva falliscono in un compito in cui venga richiesto loro di riportare l’orientamento della fessura, ma riescono perfettamente ad inserire un cartoncino nella stessa fessura. Il problema non è di linguaggio. Es video: confonde lucchetto con un telefono, sa interagire con il lucchetto ma non lo sa riconoscere. Questo non basta per dire che esistono due vie una indipendente dall’altra. Bisogna cercare una patologia per il partner opposto. Atassia ottica e Via Dorsale: La dissociazione opposta a quella osservata è visibile nel disturbo neuropsicologico chiamato Atassia Ottica, che è causato da lesioni alla Via Dorsale. Hanno difficoltà nell’interazione con l’oggetto. Sono in grado di riportare l’orientamento corretto della fessura, ma non riescono ad inserire un cartoncino o la loro mani in essa. 7 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) ILLUSIONE DEI CERCHI DI EBBINGHAUS I due cerchi sono uguali ma appaiono quello di sinistra più piccolo e quello di destra più grande. Il giudizio offerto è un giudizio di riconoscimento, utilizzando la via ventrale (quella cosciente). Con il giudizio cosciente quello di dx più grande (via ventrale, via neuroanatomica che cade nelle illusioni). Di fronte allo stimolo chiedo un task specifico “Dimmi a parole le dimensioni dei due cerchi arancioni”. Posso utilizzare altri task che non riguardano la via ventrale, come disegnare il cerchio o preparare movimento con le dita per afferrare i due cerchi. In questo modo uso la via dorsale, quella più automatica. Il metodo di afferramento uguale tra i due cerchi, la distanza tra pollice e indice per afferrare i due cerchi sono uguali. All’interno della stessa persona c’è una dimensione neuroanatomica e una procedurale-motoria. Ventrale vede illusione, dorsale le giudica uguali (perchè se no non preparerebbe allo stesso modo il sistema motorio). Quella dorsale non sottoposta a illusione. Quindi le due vie sono separate e indipendenti. Questo paradigma se applicato a soggetti sani da questi risultati, se viene fatto a pazienti con agnosia visiva non saprebbe rispondere (stesso discorso per pazienti soggetti ad atassia ottica, saprebbe afferrare). I pazienti con una delle due vie danneggiate non sono utili per questo esperimento, in quanto questo esperimento necessita del supporto di entrambe le vie sani. Esistono queste la via dorsale e la via ventrale, sono indipendenti ma possono interagire tra loro. La via dorsale (interessata alla memoria intrinsecamente procedurale data dall’esperienza e difficile da tradurre a parole, memoria procedurale) non ha in sé la conoscenza dell’oggetto, non lo riconosce, quindi interviene la via ventrale (interessata alla memoria consapevole, memoria dichiarativa). Le due vie possono agire indipendentemente, ma in alcune azioni concrete devono interagire. LESIONE IN AREA OCCIPITALE Cosa può succedere se anziché avere una lesione ventrale o dorsale, si ha un paziente con lesione in serie occipitale zona V1 e V2? Ha un deficit per entrambe le vie, la logica che sta alla base riguarda il fatto che l’informazione stappandosi lì non può andare né nella via dorsale né in quella ventrale. Pensando alla performance a determinati task chi ha lesione ha zona primaria V1 V2 e chi ha lesione agli occhi (cieco, manca retina), non ha stessi comportamenti. È probabile che entrambi i pazienti adottino metodologie compensative. Il blindsight è situazione patologica in cui c’è lesione a aria visiva primaria. La corteccia visiva V1 e la V2 sono le parti che danno vita all’esperienza cosciente di un dato stimolo. La struttura sottocorticale funziona se la lesione è nella corteccia visiva primaria. Manca l’esperienza fenomenica. Nella cecità assoluta (no retina) non c’è elaborazione dello stimolo, invece nel blindsight l’elaborazione dello stimolo fino a V1 e V2 funziona (senza che il soggetto ne sia consapevole). Lo scotoma , nel blindsight, genera una situazione per cui io all’interno del campo visivo una parte io non riesco a percepirla. 8 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) I pazienti sono i credo di localizzare uno stimolo senza averne consapevolezza. Questo dimostra che la percezione consapevole di uno stimolo è indipendente dalla sua elaborazione. I pazienti affetti da blindsight dimostrano che un pezzo di loro percepisce lo stimolo, senza che loro ne siano consapevoli. Come per agnosia visiva solo che li ko la via ventrale, mentre qui sono ancora attive le vie sottocorticali. Questo ci dice che ci sono strutture neurocognitive consapevoli e inconsapevoli per l’elaborazione di stimoli. X Y Movimento occhio conscio Movimento occhio inconscio Campo visivo XeY Stimoli Zona scomatosa Y Esistono tre tipi di blindsight Percezione inconscia Tre modi per presentare stimoli al di sotto del livello di consapevolezza 1. Stimoli deboli 2. Stimoli presentati per breve tempo 3. Stimolo bersaglio seguito/preceduto da rapidissimo stimolo di disturbo (masking, che inibisce l’elaborazione dello stimolo bersaglio) Esempio di compito per valutare la percezione senza consapevolezza in individui sani. Decidere se una cifra bersaglio chiaramente visibile è < o > a 5. Pochi secondi prima della cifra bersaglio viene presentata una cifra per tempo brevissimo. Essa può essere < 5 o > 5. Nel caso di congruenza con cifra bersaglio la risposta alla cifra bersaglio è più rapida. Manipolando la natura dello stimolo percepito non consapevolmente, nonostante questo quando c’è congruenza tra gli stimoli, i partecipanti sono più veloci di quando c’è incongruenza. Due criteri per stabilire se la persona ha percepito lo stimolo: - limite soggettivo: la persona non sa riferire consapevolezza dello stimolo; - limite oggettivo: la persona mostra un costo in decisioni a scelte forzate (nell’es. Cifra < o > 5?) Viene usato il limite oggettivo dati in ambito di neuroscienza suggeriscono che l’esperienza consapevole si accompagna ad attività neurale sincronizzata che riguarda numerose aree cerebrali. Un elaborazione non serve che sia acconcia per avere una risposta, l’elaborazione inconscia è completa e profonda del materiale nonostante non ci sia consapevolezza. Il tempo è solo un metodo si possono usare altri stimoli deboli, presentati per breve tempo e stimoli bersaglio. 9 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) Percezione di oggetti Il riconoscimento di oggetti è un processo complicato. Parlando di percezione di oggetti agisco sia processi top-down che bottom-up. Quando si parla di percezione bottom-up si fa riferimento alla via dorsale. Processi top down/percezione indiretta: processi interni influiscono sulla percezione. Sono al bar che aspetto il mio amico Marco e ogni volta che entra qualcuno mi giro d’istinto per vedere se è lui. Processi bottom up/percezione diretta: dipende fortemente dalle caratteristiche dello stimolo e molto meno dalla mia percezione. I processi bottom up utilizzano la via dorsale, se voglio afferrare una tazza attivo lo stimolo motorio necessario per farlo. Se mostro a dei soggetti destrorsi due tazze apparentemente identiche ma una girata col manico a sinistra e l’altra col manico a destra, il paziente non solo sarà portato ad afferrare quella col manico a destra ma la considererà anche più bella LA GESTALT La Gestalt è un insieme di filosofi tedeschi che hanno creato le leggi che regolano la percezione degli oggetti. Queste possono essere tutte raggruppate all’interno della legge della premianza: gli esseri umani tendono a percepire quella che possiede la forma migliore, più semplice e più stabile. Alcune di queste leggi sono: - legge della prossimità: vengono raffigurati 6 pallini ma alcuni ne percepiscono 4 perché preferiscono immaginarla così visto che l centro dell’immagine stessta ci sono 4 pallini abbastanza vicini mentre gli altri 2 sono posizionati agli estremi - legge della somiglianza: vengono mostrate 4 colonne, 2 formste da 4 x e 2 da 4 zeri. Alcuni percepiscono quest’immagine così e altri preferiscono rappresentarla come un’immagine formata da 4 righe formate da 2 x e 2 zeri. - legge delle continuità: ci è più facile vedere l’immagine come unica piuttosto che separata - legge della chiusura: immagine di un triangolo e un cerchio con delle interruzioni, la nostra mente però li vede come tali perché capisce le figure che sono rappresentate e quindi “colma” gli spazi vuoti presenti nelle due raffigurazioni. - legge della simmetria: tendiamo a unificare gli oggetti se sono simmetrici tra di loro - effetto della superiorità della configurazione: tendiamo a percepire l’intero più facilmente rispetto ai singoli elementi. Un’immagine famosa che dimostra questa teoria è quella che, a primo impatto, sembra raffigurare un volto ma che in realtà è un insieme di figure. Un altro esempio è quello di collocare in un’immagine a) un insieme di H che messe insieme formano a loro volta un H e in un’immagine b) tante S messe in modo tale da formare nuovamente un H. Il paziente, seguendo la logica congruenza/incongruenza, riuscirà a riconoscere immediatamente in entrambe le immagini la sagoma dell’H formata dalle singole lettere ma riconoscerà in modo più immediato le singole lettere della prima immagine (le singole H) rispetto a quelle della seconda immagine (le singole S). Questo succede perche nella seconda immagine c’è appunto un’incongruenza tra l’immagine formata dalle singole lettere, che è un H, e le singole lettere che la formano, che sono delle S. - legge del destino comune: gli effetti visivi che sembrano spostarsi assieme vengono raggruppati assieme - articolazione figura/sfondo: lo sfondo non ha una forma. Quando percepiamo un’immagine con uno sfondo tendiamo a percepire uno stimolo in contrapposizione con lo sfondo stesso. Per questo motivo quando vediamo un’immagine con sfondo nero all’interno del quale c’è un vaso bianco non percepiamo i 2 volti da quella raffigurazione e viceversa. Il video dell’esperimento di Johanson ci dimostra che il nostro sistema cognitivo è molto efficace nel capire i movimenti anche partendo da stimoli molto semplici e ci dice come l’aspetto legato al movimento, che sembra di per sé semplice e banale, in realtà sia un sistema utilizzato dagli esseri umani per la socialità con gli altri. È quindi un processo che mi permette di accedere anche al livello emotivo della persona. 10 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) I neuroni mirror sono quelli presenti in gran parte nella corteccia pre-motoria e motoria e si attivano sia quando devo compiere un movimento sia quando lo vedo fare da qualcun altro. Percezione diretta La via dorsale finisce nelle aree deputate al movimento, riguarda la percezione diretta. Affordance: ha a che fare con tutti quegli oggetti con forte componente motoria. Gli usi potenziali degli oggetti sono direttamente percepiti (no conservati in memoria a lungo termine). Se siamo sintonizzati correttamente, possiamo cogliere le informazioni dall’ambiente in modo relativamente automatico (risonanza). L’oggetto richiama automaticamente schemi motori. Vedere un certo oggetto fa risuonare schemi comportamentali, per questo si parla di risonanza. Guardando solo il movimento siamo in grado di capire il tipo di movimento, ma anche altri dettagli. Siamo capaci di percepire il movimento biologico anche con informazioni visive limitate. I processi implicati nel movimento biologico sono diversi da quelli implicati nella percezione del movimento generale. Ci sono indizi per decidere se stiamo osservando un uomo o una donna: strutturali (ampiezza spalle o anche) e dinamici (maggiore oscillazione della parte superiore del corpo negli uomini). Inoltre si riesce a percepire la componente comunicazionale, comportamentale, di interazione tra i soggetti. Esistono doppie dissociazioni: - pazienti con difficoltà nella percezione del movimento in generale, ma non del movimento biologico (ciechi al movimento); - Pazienti con difficoltà nella percezione del movimento biologico ma non del movimento non generale. NEURONI SPECCHIO Da un punto di vista neurocognitivo, questi comportamenti, vengono spiegati con dai neuroni specchio. Determinati neuroni, individuati da prima nelle scimmie, si attivano sia nell’eseguire un’azione sia nell’osservarla. I neuroni specchio costituiscono il 17% dell’area F5 della corteccia pre-motoria. Nelle scimmie l’attività del sistema è determinata dal significato o scopo delle azioni osservate. Vi sono evidenze di un sistema di neuroni specchio anche negli esseri umani. Il fatto che esistono la tipologia dei comportamenti esaminati si deve ai neuroni a specchi, scoperti dall’Università di Parma (Rizzolati). Sono stati scoperti per caso mentre si cercava nello specifico la corteccia pre-motoria nelle scimmie (aree specifiche per movimenti specifici). Sono neuroni che si attivano sia nell’eseguire che nel osservare una determinata azione, quindi anche in assenza di un movimento manifesto. È come se la scimmia stesse vedendo se stessa allo specchio compiere l’azione. Hanno caratteristiche visuo-motorie perché si attivano sia nello svolgere che nell’osservare. Esistono anche neuroni specchio audio-visivi. L’obiettivo di questi neuroni è: - apprendimento come imitazione, bambini quando vengono al mondo imitano non avendo processi di pensiero e motori evoluti. C’è anche una regione posteriore del lobo parietale che è mirror. Il sistema specchio dell’uomo è molto più grande rispetto a quello delle scimmie. Un’altra sua caratteristica è l’attivazione somatotopica. Quando osservo movimenti di braccia si attiva la stessa area deputata al movimento delle braccia stesse; - comprensione per fare un’azione devo prima capirla. Con il termine comprensione in questo caso intendiamo che bisogna apprenderne lo schema motorio e lo stato mentale della situazione che stiamo osservando 11 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) AZIONI DEL VOLTO E IMITAZIONE Nel caso dei movimenti facciali, se osservo qualcuno che fa un’espressione vengono stimolati dalla mia corteccia per un istante gli stessi muscoli facciali che attiva la persona mentre fa quel movimento. Questo dimostra che il sistema motorio si può attivare anche a cascata. Per far sì che questa cosa avvenga è necessario che un essere umano osservi l’azione compiuta da un altro essere umano (se guardo un cane mentre abbaia, non mi viene da abbaiare). Neuroni a specchio e imitazione Posso chiedere ai partecipanti di osservare un’azione e compierne una diversa per verificare come funziona questo meccanismo. Es: l’esperimento più famoso riguarda il movimento delle dita. Se il partecipante muove il dito indice mentre vede un’altra persona che lo muove ci mette molto meno tempo perché osservandolo il suo cervello ci mette meno tempo a elaborare il movimento. Se invece guarda una persona muovere il dito medio il partecipante dovrà prima inibire lo stimolo di muovere quel dito e poi cercare di muovere il dito indice. Questa può essere vista come una simulazione di ciò che sto osservando, simulo per comprendere il significato di quell’azione IMMAGINI VISIVE Creare un’immagine visiva è un processo che attiva il nostro sistema visivo. Se voglio rappresentare la mia abitazione devo attivare quella che è la mia rappresentazione visiva della casa. L’immaginazione visiva e la percezione visiva sono vicine tra di loro. Esempio per dimostrarlo: - rotazione mentale: vengono mostrate 2 immagini, viene chiesto ai partecipanti se l’oggetto di destra corrisponde a quello di sinistra leggermente ruotato, di solito in un test le coppie di immagini sono per il 50% uguali e per il 50% no. Nel caso in cui i 2 oggetti fossero uguali, più l’oggetto di destra è ruotato rispetto a quello di sinistra, più tempo ci metterà il mio cervello a rispondere. Questo dimostra che c’è una relazione lineare tra cosa faccio nella vita e il tempo che ci impiega la mia mente per farmelo fare. - esplorazione delle immagini: task che avviene in 2 fasi. 1) memorizzare una mappa con degli oggetti, 2) immaginare di percorrere delle distanze fintanto che da un punto non se ne raggiunge un altro e poi premere un pulsante. Dopo averla memorizzata la mappa viene tolta, a quel punto bisogna affidarsi alla propria memoria figurativa per svolgere il compito. Questo compito dimostra che c’è una relazione lineare tra le distanze che separavano le coppie successive di oggetti nella mappa mentale e la quantità di tempo che passava prima che i soggetti premessero il pulsante. Anche qui non c’è una corrispondenza univoca (non ci metto lo stesso tempo che ci impiegherei nella vita reale) ciò che rimane invariato è la relazione che c’è tra le varie distanze e il tempo impiegato dal paziente per raggiungerle. Da un punto di vista neurocognitivo le stesse strutture anatomiche utilizzate per vedere sono utilizzate anche per l’immaginazione visiva Come si può manipolare il tempo di reazione di un paziente agendo su un qualcosa che riguarda sia l’interazione visiva che l’immaginazione visiva? Si può usare la TMS applicandola sulle aree interessate per inibirle, in questo modo il reaction time aumenterà. EVIDENZE NEURO PER LA TEORIA DELL’ANTICIPAZIONE PERCETTIVA Le aree celebrali in cui si formano le rappresentazioni sia immaginative che percettive: buffer visivo. Come procedere: 12 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) rTMS applicata all’area 17 per compromettere i compiti di formazione delle immagini. Tuttavia, non necessariamente un deficit di immaginazione visiva si associa a deficit di percezione visiva, non sempre ci sono situazioni in cui vengono compromesse entrambe. Per l’immaginazione visiva, infatti, alcune volte il cervello applica una serie di strategie compensatorie per far sì che la persona riesca a immaginare immagini attraverso altre modalità. Un aspetto che non riesce a cogliere bene la scienza computazionale è che l’essere umano non rappresenta simboli ma immaginazioni mentali di quei simboli. Non riusciamo a rendere tutto simbolico, traduciamo in strutture cognitive create dalla nostra mente. Le uniche cose che riusciamo ad astrarre sono i singoli elementi (abbiamo una nostra immagine mentale di tazza, cucchiaio, frigo), questo fenomeno è chiamato dicotomia spaziale/simbolico. L’ATTENZIONE Ci permette di selezionare alcuni stimoli al posto di altri. Per selezionare si intende individuare quelli che godono di maggiore attenzione cognitiva rispetto agli altri. Quando recupero un’informazione devo concentrarmi sugli stimoli presenti dentro di me isolandomi da quelli esterni. Quando ad esempio cerco di ricordarmi qualcosa alzo gli occhi al cielo per cercare di raccogliere meno stimoli possibili dall’esterno. L’attenzione è una funzione cognitiva staccata dalla vista e dall’udito, posso direzionare lo sguardo verso qualcuno che parla ma pensare ad altro. L’input dell’attenzione vince sempre sugli altri 2, “vedo” meglio l’oggetto a cui sto pensando rispetto a quello che sto osservando o sentendo. Es: devo imparare 3 frasi di una poesia e decido di prestarci attenzione 2 volte al giorno e negli stessi giorni decido di ascoltare la musica con le cuffie 100 volte senza prestarci attenzione, ricorderò molto meglio la poesia delle canzoni. L’attenzione ha due caratteristiche: - attenzione focalizzata: serve a selezionare gli stimoli giusti, per testarla si presentano 2 o più stimoli e viene chiesto al partecipante di prestare attenzione solo ad alcuni - attenzione divisa: l’attenzione ci permette di selezionare gli stimoli ma non è detto che mi focalizzo solo su uno. Su 3 stimoli posso prestare attenzione a 2 e isolare il terzo. Limite di tali studi 1. analizzano l’attenzione rispetto agli stimoli provenienti solo dall’ambiente esterno quando in realtà l’attenzione riguarda anche stimoli interni 2. l’attenzione è modulata da nostri obiettivi e stati d’animo, differentemente da quanto accade in laboratorio: problema legato a quanto sia ecologico fare studi sugli esseri umani in laboratorio, soprattutto per quanto riguarda l’attenzione che in realtà è molto condizionata da stimoli naturali. SELECTIVE ATTENTION TEST (esempio di attenzione focalizzata visiva): bisogna cercare di contare esattamente il numero di passaggi effettuati dalla squadra di basket vestita di bianco. Nel video ci sono 3 ragazzi vestiti di bianco e 3 vestiti di nero che si mescolano tra di loro rendendo più difficile il compito. La cosa particolare dell’esperimento è che ad un certo punto in mezzo ai ragazzi ne passa uno travestito da gorilla che in pochi riescono a cogliere proprio perché il video ti invita chiaramente a focalizzare la tua attenzione sui passaggi effettuati dai ragazzi vestiti di bianco. Il video ci dimostra che l’attenzione ci aiuta ad elaborare alcuni stimoli al porto di altri che di per sé è positivo, l’aspetto negativo di questa cosa però è che con questa selezione “relativizzo” gli stimoli che mi circondano escludendo quelli che sono al di fuori del mio campo attenzionale. Quelli non considerati non vengono quindi elaborati e ricordati dalla persona (se ad uno stimolo B che in quel momento non sto considerando più di tanto do un’attenzione di 10 perché decido di focalizzarmi su altro, in una situazione normale gli darei un’attenzione di 30) Indagata sperimentale con compiti di ombreggiamento: si presentano due messaggi differenti in ciascun orecchio e si chiede di prestare attenzione solo a uno dei due. Il messaggio trascurato viene memorizzato? Effetto cocktail party: se all’interno di una festa (dove quindi si presuppone 13 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) ci sia molto casino) una persona pronuncia il nostro nome anche se non le presto attenzione questo stimolo viene catturato e quindi rispondo. Questo effetto si basa sulla seconda caratteristica dell’attenzione ovvero la sua automaticità. Possiamo quindi seguire una sola conversazione mentre molte persone parlano selezionando il canale uditivo. Detto ciò, nel momento in cui qualcuno pronuncia il mio nome anche in una situazione in cui c’è molto casino, il mio sistema cognitivo riesce a captare questo stimolo e a farmi rispondere. Tre teorie a riguardo: - teoria del filtro (broadbent 1958): partono tutte e tre dal registro sensoriale che è un magazzino passivo e influenza il nostro sistema cognitivo. Il fatto che uno stimolo non viene attenzionato non vuol dire che non ci sia quindi se lo vedo o lo sento viene comunque raccolto dal mio sistema nervoso. Tutte queste informazioni vengono raccolte appunto nel registro sensoriale. Secondo questa teoria esiste un filtro che agisce in questo modo: se io raccolgo due informazioni diverse una passa attraverso questo filtro e viene raccolta dalla memoria a breve o lungo termine, l’altro resta nel registro sensoriale in attesa di essere recuperato. Limiti dello studio: se i due stimoli hanno stessa natura (due parole) c’è più competizione tra di loro se invece sono diversi (parola e immagine) può essere che riesco a prestare attenzione a entrambe in parallelo; se sono simili quello trascurato viene comunque recuperato - teoria dell’attenuazione: l’info trascurata è solo attenuata e non decade mai quindi può essere riattivata in un secondo momento quando ce ne sarà l’occasione - teoria dell’elaborazione completa: vengono elaborati tutti gli stimoli ma solo uno è in grado di determinare la risposta fondamentale. Le neuroscienze ci dicono che gli stimoli a cui prestiamo più attenzione sono quelli che stimolano un’attività elettrica maggiore. Teorie più attendibili di quelle appena citate: - teoria di Treisman: filtro difettoso - teoria di Broadbent: teoria rivisitata rispetto a quella del 1958 ATTENZIONE FOCALIZZATA VISIVA - Sistema endogeno: controllato da intenzioni e aspettative; si attiva con indizi presentati centralmente - Sistema esogeno: sposta in modo automatico l’attenzione verso stimoli periferici Studi di neuro imaging hanno evidenziato correlazioni tra di loro. Il limite di queste tecniche è quello di evidenziare correlazioni e non legami causali tra i 2 sistemi. Per dimostrare il ruolo causale serve un’azione compiuta dal paziente mirata all’obiettivo che voglio raggiungere (e quindi inibendo un’unica area) attraverso la tecnica della TMS. Nel caso della neuro imaging è quindi più difficile individuare i nessi causali perché si parla di aree molte e diverse tra di loro. Tre teorie diverse sull’attenzione focalizzata visiva: - riflettore attenzionale: può spostarsi ma non consente di vedere al di fuori. All’interno di un campo visivo posso spostare questo riflettore - obiettivo zoom: l’obiettivo può essere ristretto o allargato in base al compito che chiedo di fare - riflettori multipli: l’attenzione visiva è molto flessibile. È un’evoluzione della prima teoria, ci dice che non sempre c’è solo un riflettore attenzionato per ogni istante ma possono anche essercene diversi. Il modo migliore per capire quale di queste teorie è la più adatta per descrivere al meglio la nostra attenzione è il seguente: ESPERIMENTO, presentazione di 23 lettere e 2 cifre sullo schermo, il compito dei partecipanti è individuare dove sono le cifre. Richiede un processo attenzionale perché le cifre sono difficili da notare dato che sono molte di meno. Vengono dati al paziente degli indizi con dei segni messi nelle posizoni in cui dovrebbero uscire le cifre per 14 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) fargli capire in anticipo dove potrebbero essere posizionate. Nel caso in cui le cifre compaiano negli stessi punti indicati dal suggeritore si parla di indizi validi, se invece non è così si parla di indizi non validi; in quest’ultimo caso le cifre vengono comunque posizionate tra gli indizi (gli indizi vengono posizionati sulla stessa riga, nel caso di indizi non validi le cifre saranno comunque posizionate sulla stessa riga tra un indizio e l’altro). Cosa ci dicono le teorie a riguardo applicate all’esperimento? Teoria obiettivo zoom: dal punto di vista temporale la prestazione dovrebbe essere paragonabile in entrambe le casistiche, il tempo che ci mettono i partecipanti a indicare i numeri nella condizione in cui gli indizi sono validi dovrebbe essere lo stesso impiegato per individuarli in caso di indizi non validi (vado a cercarli sulla stessa riga zoomando l’attenzione su meno numeri). Teoria dei riflettori multipli: dati i miei indizi uso un riflettore metaforico su uno e l’altro sul secondo, di conseguenza se le cifre compaiono esattamente dove avevo focalizzato l’attenzione li trovo subito altrimenti no. Risultati dell’esperimento: la localizzazione delle cifre nel caso di indizi sbagliati peggiora drasticamente in quanto a tempistica, la teoria più affidabile è quella dei riflettori multipli. L’attenzione può selezionare sia una parte di spazio che specifici oggetti. Può quindi essere usata in modo flessibile in base agli obiettivi individuali che mi pongo. INIBIZIONE DI RITORNO Quando usiamo l’attenzione la spostiamo da un punto all’altro. Con il termine inibizione di ritorno si intende che la priorità percettiva tende a ridursi per quegli elementi che hanno avuto sempre la priorità in una determinata regione nell’ultimo periodo. Se voglio tornare a focalizzare l’attenzione su una porzione visiva che ho appena abbandonato faccio molta più fatica, questo succede perché nel momento in cui abbandono una cosa che stavo attenzionando devo inibire l’attenzione stessa che prima avevo su quell’oggetto (e che quindi considero poco importante), di conseguenza tornarci subito dopo risulta più complicato. Attenzionare un’area nuova è meno complicato rispetto che attenzionare un’area vecchia. DISTURBI DELL’ATTENZIONE VISIVA FOCALIZZATA Tendenzialmente provengono dalla lesione o dal malfunzionamento del lobo parietale. Negligenza spaziale del lobo parietale (Neglect) Porta alla perdita di consapevolezza degli stimoli presentati nell’emicampo visivo controlaterale la lesione (la causa è spesso un ictus perché non basta una lesione circoscritta per avere un problema così grosso). Questo disturbo dipende spesso da problemi al lobo parietale destro. Dal punto di vista comportamentale il paziente avrà difficoltà a rispondere a stimoli che si trovano sulla parte sinistra di ciò che gli viene presentato. Un test molto banale per capire se il paziente ha questo problema è quello di far ricopiare un’immagine, se ne ricopia solo la parte destra allora ha questo problema. Un test un po’ più scientifico è quello della cancellazione delle linee di albert. Il compito consiste nel barrare tutte le linee che vede all’interno di un foglio che gli viene presentato. Anche in questo caso nelle linee che si trovano a destra del foglio non avrà problemi, in quelle a sinistra invece ne avrà parecchi. Il neglect è la ridotta tendenza o incapacità ad esplorare lo spazio controlaterale, il disturbo riguarda tutte le modalità sensoriali e si rileva anche nella memoria, nell’immaginazione e nella lettura. Può colpire sono un tipo di coordinate spaziali: egocentriche o allocentriche. Egocentriche vuol dire che ciò che è compromesso è esattamente tutto ciò che si trova a sinistra del mio campo visivo ma non le singole parti sinistre degli oggetti che si trovano a sinistra. Allocentriche vuol dire che invece faccio fatica a percepire tutte le parti sinistre di cose o persone 15 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) Estinzione Succede quando ho la capacità di percepire singoli stimoli anche nella parte controlaterale ma, se me ne vengono presentati due in zone opposte del campo visivo, l’attenzione su quello che si trova dalla parte controlaterale viene inibito. Quindi quando c’è competizine tra due stimoli ne viene attenzionato solo uno. In alcuni casi questa cosa capita solo se i due stimoli sono uguali, una possibile spiegazione di questo fenomeno è che il deficit spaziale del paziente sia più evidente in situazioni di competizione tra i due stimoli. Uno dei metodi per superare i disturbi dell’attenzione focalizzata visiva è l’utilizzo dei prismi. Cosa ne è degli stimoli visivi trascurati? Nel neglect vi è un’elaborazione degli stimoli che compaiono nell’emicampo visivo sinistro. Es: sono più rapidi a riconoscere che una parola è tale quando è preceduta da un’immagine associabile (presentata a sinistra di quella parola). Un tipo di esperimento è mostrare al paziente alcune parole e chiedergli di selezionare solo quelle che secondo lui hanno senso compiuto. Se, inoltre, di fianco ad una parola metto un’immagine congruente con la parola stessa la risposta sarà più rapida (se di fianco alla parola latte metto l’immagine di una casa la risposta sarà un po’ più lenta). In questo caso il partecipante dirà di aver visto solo la parola perché l’immagine, essendo posizionata a sinistra, non la vedrà ma comunque la percepirà inconsciamente. Un secondo esperimento che serve a lavorare un concetto molto simile è il seguente: vengono mostrate al partecipante 2 case, una che va a fuoco, messa in alto e un’altra no, messa in basso. Il fuoco viene messo nella parte sinistra della casa, per questo motivo agli occhi del paziente che soffre di neglect le 2 immagini risulteranno uguali. Viene successivamente chiesto al paziente in quale casa andrebbe a vivere. Inizialmente i pazienti saranno un po’ titubanti nel rispondere perché ai loro occhi le immagini sono identiche, ma se sollecitati è stato dimostrato che su 100 pazienti il 70/80% risponderà che vuole andare a vivere nella casa che sta in basso (quella che non sta andando a fuoco). Questo esperimento dimostra ancora una volta che chi soffre di neglect non vede le cose che stanno a sinistra ma le percepisce, in questo caso capisce che la casa sopra sta andando a fuoco anche se non riesce a vederla. Split brain: le due parti del cervello non sono collegate dal corpo calloso. In questi casi il paziente, dato che il linguaggio risiede nell’emisfero sinistro, se metto un oggetto alla sua sinistra, dato che l’immagine verrà sviluppata solo dall’emisfero destro, alla domanda “cosa stai osservando?” non saprà rispondere nonostante riesca a percepire benissimo quello stimolo (no argomento d’esame). Tre abilità attenzionali Il controllo dell’attenzione visiva implica 3 diverse abilità: - disengagment: allontanare lo stimolo dalla cosa che stavo attenzionando fino a poco tempo fa, è necessario disancorarsi dallo stimolo precedente - shifting: trasferire l’attenzione da uno stimolo all’altro - engaging: attenzionare un nuovo stimolo Per ciascuna di queste 3 abilità è stato trovato un disturbo specifico: - disturbo del disengagment (simultagnosia): difficoltà a utilizzare in modo flessibile le proprie risorse attenzionali riuscendo a prestare attenzione ad uno stimolo alla volta - disturbo dello shifting dell’attenzione: difficoltà a effettuare movimenti oculari in direzione verticale - disturbo dell’engaging: difficoltà a concentrare l’attenzione su nuovi stimoli. es: se devo accendermi una sigaretta faccio fatica perché devo attenzionare due elementi: accendino e sigaretta 16 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) RICERCA VISIVA Ci sono momenti in cui ci vengono presentati tanti stimoli e noi dobbiamo attenzionarne solo alcuni in particolare, tre teorie a riguardo: Teoria dell’integrazione delle caratteristiche Le caratteristiche degli oggetti vengono elaborate in parallelo. Queste caratteristiche vengono successivamente unite per formare gli oggetti in modo seriale (una alla volta). Per questo motivo il processo è tanto più lento quante sono queste caratteristiche che vanno messe insieme. Le conoscenze immagazzinate nella nostra mente possono influire sulla combinazione. EVIDENZE: la bontà di questi studi ha aiutato a capire che l’identificazione di un oggetto bersaglio definito da più caratteristiche è più lento. Es. se devo cercare una x verde in mezzo a tante x rosse ci metterò meno tempo piuttosto che cercare dei cerchi verdi in mezzo a delle x rosse perché in questo secondo caso l’oggetto che devo cercare ha due caratteristiche diverse rispetto a quelle che devo evitare. È necessaria un’elaborazione seriale per individuare i bersagli e le loro caratteristiche. Elaborazione automatica Dipende molto più da circostanze interne alla persona che da quelle esterne. L’attenzione è selettiva e automatica (in alcuni casi). Inoltre, l’attenzione può essere anche catturata automaticamente: effetto cocktail party. Effetto arma Avviene quando si assiste ad un evento criminoso. Questo tipo di fenomeno è del tutto automatico, inconsapevole. Oltre a questo, è anche uno stimolo selettivo, il resto della scena non viene considerato più di tanto (chi ha commesso l’omicidio?). Questo principio viene sfruttato dai maghi: con i movimenti delle mani attirano l’attenzione su un punto per toglierla su qualcos’altro. Elisabeth loftus nel 1979 ha studiato le due condizioni: esperimento con arma ed esperimento senza arma (con una penna al posto della pistola e dell’inchiostro al posto del sangue), in entrambi i casi l’esperimento consiste nel far uscire delle persone da una stanza dopo che hanno fatto un po’ di casino. Ai soggetti vengono mostrate delle fotografie e chiesto loro di individuare il colpevole. La percentuale di riconoscimenti corretti è 49% con arma e 33% senza. Il fatto che la percentuale sia così bassa anche nel caso di esperimenti con arma dimostra che l’arma tende a restringere l’attenzione dell’osservatore su di essa e quindi a non prestare attenzione al resto Teoria (descrittiva) di Shiffrin e Schneider Processi automatici: no capacità limitata, difficili da modificare perché la persona non ha controllo del proprio sistema cognitivo. Processi controllati: capacità limitatà, dipendono dalla capacità di attenzione della persona in quel preciso momento (se provo a studiare quando sono stanco non ricorderò nulla). Sono facili da modificare perché dipendono dalla persona. Moors e de houwer L’automaticità è inconscia, efficace e veloce ma non c’è sempre una linea netta tra automaticità e non automaticità. Le neuroscienze (studi fMRI) a riguardo ci dicono che: - l’aumento di automaticità è accompagnato da riduzione di attivazione in regioni collegate all’esecutivo centrale (corteccia prefrontale); - l’aumento di automaticità è associato al trasferimento dall’attivazione corticale verso quella subcorticale. Esperimento sull’attenzione: vengono mostrate due immagini che vanno e vengono in rapida sequenza, il primo obiettivo è coglierne le differenze, il secondo quello di provare a fissare lo sguardo al centro dell’immagine. La differenza tra le due immagini è il diverso colore dei pantaloni di uno dei signori rappresentati. Questo piccolo esperimento ci dimostra la selettività dell’attenzione e il ruolo svolto dalla memoria: se rivedo le due immagini una seconda volta mi viene spontaneo guardare il signore di cui cambia il colore dei pantaloni anzi che il centro dell’immagine come mi viene richiesto di fare. In questa prima coppia di immagini la percentuale di persone che si rende 17 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) conto fin da subito della differenza è molto bassa perché il signore si trova a lato e non in mezzo. Diverso è il caso di un esperimento identico fatto con due immagini di una banconota, in questo caso la percentuale di persone che notano la differenza è molto superiore perché il cambiamento avviene esattamente al centro dell’immagine MEMORIA Capacità di immagazzinare una determinata info e ripresentarcela nel momento in cui non è più presente nell’ambiente o nel momento in cui questa modifica la nostra percezione dell’ambiente stesso. Caso Clive: a causa di un’encefalite Clive, una volta ripreso comincerà a riscontrare gravi problemi di memoria, ogni 5 minuti si dimenticava cosa fosse successo nei 5 minuti precedenti. La parte della memoria legata alla musica però non era stata attaccata da questo problema (sapeva perfettamente come dirigere un’orchestra). Questo ci dimostra che i problemi di memoria molte volte non vanno ad intaccare tutti i nostri ricordi. La memoria serve per avere del sé, non è un sistema semplice e unitario. Ci sono varie strutture della memoria ma anche tanti processi. I processi cognitivi permettono il passaggio da una struttura all’altra o l’abbandono di una struttura. I processi sono: codifica, acquisizione, consolidamento, immagazzinamento, oblio, recupero. Quanti tipi di memoria? Qualsiasi modello presentato è limitato, tuttavia è utile perché serve a facilitare lo studio. Seguendo il modello modale di Shiffrin e Atkinson abbiamo i seguenti tipi di strutture: - memoria sensoriale: è molto legata ai sensi, il solo fatto di essere seduti sopra una sedia viene recepito dal nostro sistema nervoso. È una memoria passiva perché non dipende dalla volontà della persona di ricordare; - memoria a breve termine: il soggetto deve impegnarsi per ricordare qualcosa (memoria attiva), non bastano gli stimoli, deve esserci volontà attiva della persona nel voler ricordare qualcosa. In quanto a tempo è molto limitata varia da una decina di secondi a qualche minuto; - memoria di lavoro: legata alla memoria a breve termine. Non ci permette solo di rievocare un elemento ma anche di manipolarlo, raccolgo una serie di rappresentazioni, memoria a breve termine, e li metto insieme per ricordare qualcosa in più e capire che relazione hanno tra di loro, memoria di lavoro. Permette di lavorare sulle rappresentazioni che memorizziamo nella memoria a breve termine - memoria a lungo termine: temporalmente può essere infinita Struttura semplicistica: l’informazione fluisce da entrambe le direzioni, la memoria è il risultato fra sistemi interattivi, anche tra le capacità cognitive dell’uomo Processo costruttivo: ciò che percepiamo dipende, in parte, dalle aspettative che abbiamo (i criminali vengono sempre immaginati come persone alte). Il fatto che nella struttura semplicistica ci sia un processo a doppia direzione ci dimostra che quello è un chiaro esempio di processo costruttivo. È molto facile creare memoria dai sogni e non da fatti realmente avvenuti Magazzini di memoria Si parte da un input ambientale, poi c’è il registro sensoriale (uno per ogni senso) e poi c’è l’attenzione che è quel processo cognitivo che ci fa passare dal registro alla memoria a breve termine. All’interno della memoria a breve termine ci sono vari processi. Nel momento in cui distolgo l’attenzione da un’azione che ho appena compiuto è molto facile che me la dimenticherò a meno che non decido di attuare delle strategie di reiterazione che mi permettano di spostarla nella memoria a lungo termine. Molti eventi della nostra vita non ce li siamo proprio dimenticati ma semplicemente abbiamo bisogno di indizi, come ad esempio delle foto, per rievocarli. Questo esempio ci dimostra che potenzialmente nella memoria a lungo termine le info possono rimanere per sempre. Memoria a lungo termine La memoria a lungo termine si distingue in: 18 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) - esplicita (dichiarativa): esprimibile a parole, è quel tipo di memoria che si può dichiarare - implicita (non dichiarativa): quelle non verbalizzabili, ad esempio non posso spiegare a parole come si va in bicicletta Quella esplicita si divide ancora in: episodica, legata a eventi specifici e semantica, quel tipo di memoria che riguarda conoscenze generali (il fatto che la parola casa significa quello che rappresenta una casa lo so in base a conoscenze mie, è una sorta di convenzione) Memoria sensoriale Passiva e pre-categoriale, precede l’attribuzione di senso e significato delle cose. Haber e Standing nel 1970 hanno presentato un esperimento in cui veniva presentato ai partecipanti uno stimolo visivo (un flash), il loro compito era quello di cliccare un tasto all’inizio e alla fine di quello stimolo. I partecipanti, ovviamente, cliccano il pulsante un po’ dopo l’inizio e la fine del flash perché non possono sapere né quando inizia ne quando finisce, di conseguenza va sempre considerato un delay di tempo sia dal momento in cui il flash compare e sia dal momento in cui scompare. L’esperimento ci fa vedere che questo delay è maggiore alla risposta alla sparizione dello stimolo rispetto alla sua comparsa. Questo dimostra che, nella testa dei partecipanti, il flash rimane per un brevissimo periodo di tempo in più rispetto al momento esatto in cui effettivamente scompare. Questo esperimento dimostra che la memoria sensoriale è pre-categoriale: mantiene traccia dello stimolo senza analizzarlo. Probabilmente è dovuto ad un’attività neurale residua, non richiede attività volontaria del soggetto. inoltre, l’esperimento dimostra la presenza di un magazzino in cui rimane impressa, per pochissimo tempo, la memoria di un qualcosa Memoria sensoriale – iconica Questo esperimento ci dimostra quanto dura la memoria sensoriale, è stato fatto da Sperling nel 1960. Consisteva nell’apparizione di una della matrice di lettere (matrice 3x4) per meno di 200ms su 3 righe. Alla sua sparizione viene emesso un suono che indica se la persona dovrà riferire la matrice che ha visto sulla riga 1, 2, o 3. Successivamente il paziente dovrà riferire in che riga è comparsa la matrice. L’obiettivo è valutare dopo quanto tempo dalla sparizione della matrice e del suono la persona risponde, se questo tempo è nullo la prestazione è considerata buona, in caso contrario no (il suono è un chiaro suggerimento). Memoria a breve termine Limitata spazialmente e temporalmente. Attraverso la memoria di lavoro posso permettermi non solo di immagazzinare queste info ma anche di rielabolarle in modo tale da poter compiere altre attività come il ragionamento. Es. 1) Anna è più alta di Bruno; 2) Carla è più alta di Marco; 3) Marco è più alto di Anna. Una volta che mi vengono comunicate queste 3 informazioni le immagazzino e le manipolo per capire chi è il più alto tra i ragazzi. Span di memoria: compito di memoria che serve a capire quanto è efficiente la memoria a breve termine del partecipante. Gli vengono detti una serie di cifre sempre più lunga e lui dovrà ricordarseli nel giusto ordine. Se il partecipante supera una prova gli verrà proposta una sequenza più lunga, se invece sbaglia gliene viene proposta un’altra con numeri diversi ma della stessa lunghezza. L’esperimento finisce nel momento in cui il partecipante sbaglia 2 span della stessa lunghezza. Il test dimostra che i partecipanti solitamente si fermano in span lunghi dalle 5 alle 9 cifre. Miller nel 1956 disse che la memoria a breve termine non è determinata dal numero di cifre che mi vengono presentate ma da come vengono raggruppate (è più facile ricordare 215 374 piuttosto che 2 1 5 3 7 4). Questa è una caratteristica della memoria a breve termine: organizzare secondo una certa logica il numero di cifre che mi vengono proposte mi semplifica il lavoro In compiti di rievocazione libera, ad esempio dire delle parole al partecipante e fargliele ripetere liberamente, troviamo le seguenti caratteristiche: - la probabilità di rievocare un singolo item (una singola parola o cifra) è minore per le liste più lunghe ma il numero di item rievocati è maggiore man mano che queste liste si allungano (ne dirò di più in una lista di 12 che in una da 8) - effetto priorità: è più facile ricordare i primi elementi che mi vengono detti - effetto recenza: se la rievocazione è immediata anche gli ultimi item tendono ad essere rievocati meglio 19 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) In poche parole, quelli più difficili da ricordare sono gli elementi centrali. Effetto recenza ed effetto priorità sono elementi presenti solo nella memoria a breve termine Memoria di lavoro Modello mentale: quando cerchiamo di capire ad esempio quante finestre ha casa nostra cerchiamo di costruirci una rappresentazione della casa con determinate caratteristiche. È di due tipi: iconica (non descrivibile a parole), analogica (rappresentabile attraverso modelli costruibili nella realtà), 3d/astratto (rappresento solo le caratteristiche che mi sono utili per ottenere il risultato che mi occorre). Il modello mentale astrae tutte le info non funzionali di un determinato compito Il modello di Baddley e Hitch (1974) ci spiega che la working memory è costituita dall’esecutivo centrale che è quella struttura che decide cognitivamente cosa fare, anche a cosa prestare attenzione. Non regola solo gli stimoli provenienti dall’ambiente ma anche i nostri, è una cabina di regia. Oltre a questo, abbiamo il circuito fonologico che ha il compito di conservare e ripetere l’ordine con cui ci vengono presentate le parole in modo fonologico ovvero facendo risuonare in noi il suono di queste parole. Poi c’è il taccuino visuo-spaziale che immagazzina e gestisce le info spaziali e visive. Il buffer episodico, magazzino che si limita a integrare tutte le info raccolte in precedenza. L’aspetto cruciale di questo modello è che è gerarchico: l’esecutivo centrale è alla base di tutto ed è indipendente, le altre tre sono modalità dipendenti. Di conseguenza l’esecutivo centrale decide autonomamente a quale delle tre modalità dare più importanza in base all’informazione che riceve, le altre lavorano in dipendenza dal formato con cui viene fornita l’informazione (olfattiva, tattile ecc…). Esecutivo centrale Consente di prendere decisioni e ha queste funzioni: - passare ad altri piani rispetto a quello attuale: l’esecutivo è ingaggiato da tutti quei compiti in cui non basta un passaggio per compierlo; - distribuire i tempi: stabilire per quanto attenzionarli; - attivazione temporanea della memoria a lungo termine: in alcuni casi bisogna ricorrere a info che abbiamo già acquisito in passato; - attenzione selettiva su stimoli ignorandone altri. Esempio: implicato nel compito di produzione casuale di numeri o lettere evitando sequenze stereotipate. Questo vuol dire che queste sequenze non vanno ripetute continuamente ma solo una volta. Un esempio di compito è chiedere al paziente di dire una serie di numeri casuali da 1 a 40 senza ripetere più volte lo stesso numero. Quando ho la tentazione di farlo l’esecutivo centrale interviene per bloccarmi Ulteriori 3 processi: - funzione di trasferimento: spostarsi tra i vari compiti o operazioni - funzione di aggiornamento: spostarsi tra i vari compiti e operazioni - funzione di inibizione: inibire le risposte automatiche attraverso il controllo inibitorio 20 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) La presenza dell’esecutivo centrale distingue gli animali dagli esseri umani. Gli esseri umani non fanno tutto quello che gli viene in mente ma alcune cose le inibisce. Per verificare la capacità dell’esecutivo centrale è il test di Stroop: test che si divide in tre immagini, nella prima bisogna leggere nel minor tempo possibile il nome dei colori rappresentati (rosso giallo blu verde) scritti con lo stesso colore del nome stesso, nella seconda invece bisogna denominare i colori delle strisce rappresentate. In queste prime due immagini i tempi di lettura sono molto rapidi, nella terza immagine però viene invece chiesto di denominare il colore dell’inchiostro con cui vengono scritti i colori. La difficoltà principale della terza immagine è che i nomi dei colori sono scritti con un altro colore (nome rosso scritto in verde) e per questo motivo i tempi di esecuzione si allungano. Questo succede perché nelle prime due immagini avevamo solo uno stimolo a cui rispondere (nomi scritti col colore giusto, barre colorate) nella terza invece ne abbiamo due perché abbiamo il nome del colore (primo stimolo) scritto con un colore diverso (secondo stimolo) quindi uno dei due è da inibire. Questo esperimento fatto su soggetti sani darà comunque risultati buoni, se però invece decido prima di usare la rTMS sulla corteccia prefrontale dorsolaterale, responsabile dell’inibizione, su pazienti che presentano difficoltà in quest’area, i risultati di risposta alla terza immagine saranno peggiori. Lesione dei lobi frontali e sindrome disescutiva: condizione clinica in cui è presente una difficoltà nell’utilizzo dell’esecutivo centrale, fatica a inibire gli stimoli, non riesce a cogliere l’insieme di un’azione. Compito che evidenzia deficit in pazienti frontali nella presa di decisione: c’è un barattolo con dei soldi e quattro mazzi di carte voltati sul tavolo. Voltandoli, e sfogliandoli due di questi sono vincenti (hanno più carte che mi fanno guadagnare che carte che mi fanno perdere) e altri due che invece portano ad una netta perdita. La caratteristica di questi mazzi è che nei due vincenti le singole carte che facevano guadagnare davano poco profitto (+2 euro, +4 euro) in quelli perdenti invece, le sigole carte che davano profitto davano molti più soldi (+ 200 euro, +400euro) compensate ovviamente da carte che davano grosse perdite. Le prime 50 carte vengono fatte girare da tutti e 4 i mazzi, e dopo questa fase vengono riscontrate le seguenti differenze: - pazienti sani capiscono che i primi due stanno facendo vincere, anche se poco, e decidono di girare le carte solo da quei due lì; - pazienti con problemi al lobo prefrontale, invece, anche se vedono che nel terzo e nel quarto stanno perdendo, vanno avanti a girare carte da quei due perché sono ingolositi dalle grosse cifre che hanno trovato. Si conclude che nei pazienti sani il lobo prefrontale domina le emozioni. Loop fonologico È costituito da un magazzino a breve termine e da un processo di controllo articolatorio: il magazzino fonologico è quella zona in cui gli elementi sono conservati in un codice linguistico. Questo significa che si occupa di conservare le parole che diciamo per farcele ripetere quando ci servono. Il processo di controllo articolatorio invece traduce le info visive in codici linguistici (ci fa associare le immagini che vediamo a parole) e inoltre rinfresca le info presenti nel magazzino. Magazzino fonologico: la memoria, nel momento in cui vengono ripetute parole dal suono simile e con lettere simili, è meno efficace. Se chiedo al mio paziente di ripeterne due con queste caratteristiche (pane, cane) ci metterà un attimo di più. Questo ci fa capire che tendiamo a immagazzinare queste parole più per la loro fonoloiga (suono) che per l’immagine che rappresentano. Per quanto riguarda gli elementi visivi delle parole simili, se impedisco al processo di controllo articolatorio di convertire queste icone in parole, l’effetto di similarità dovrebbe scomparire. Infatti, se decido di far ripetere al mio paziente le parole pane e cane mostrandogli le immagini delle due cose e non nominandogliele la risposta dovrebbe essere più veloce. Soppressione articolatoria: se si pronuncia ripetutamente una parola ad alta voce durante la presentazione di elementi visivi da memorizzare, evitiamo la conversione del controllo articolatorio. Invece le info uditive continuano a subire la similarità fonologica perché, non essendo presenti icone, non passano dal controllo articolatorio ma finiscono direttamente nel magazzino fonologico. 21 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) La memoria di lavoro nel cervello È compresa tra il lobo parietale e quello temporale dell’emisfero sinistro, che serve a immagazzinare l’informazione fonologica e l’area di broca che è deputata alla ripetizione subvocale. Memoria a lungo termine Si divide in varie tipologie di memoria. la prima divisione è tra esplicita e implicita. Memoria implicita Memoria implicita: tipo di memoria che non è facilmente traducibile in parole, non è dichiarativa. L’apprendimento implicito è quel procedimento di comprensione che si attua nel momento in cui io imparo qualcosa in base a un’esperienza che faccio. Dopo questa esperienza il mio comportamento in situazioni simili o uguali cambierà. In questo senso ci sono tracce di comportamentismo. Proprio la modifica del comportamento indica che l’apprendimento è avvenuto, può essere diviso in tre principali categorie: condizionamento classico e operante, priming, apprendimento procedurale. Condizionamento classico: processo per cui un organismo impara ad associare due stimoli in modo tale che l’uno venga a suscitare una reazione che in origine veniva suscitata solo dall’altro. Si intende un processo di apprendimento in cui uno stimolo incondizionato SI produce una risposta riflessa RR. Se si associa uno stimolo condizionato SC si può rievocare una risposta condizionata RC. Es: se collego il fatto che al suono di un campanello (SC) ha come conseguenza il fatto che un attimo dopo un martelletto colpisce il mio ginocchio (SI) che provoca l’estensione della gamba (RR) e questa operazione si ripete più volte, capiterà a un certo punto che al suono di questo campanello, anche se il martelletto non colpisce il mio ginocchio ho comunque il riflesso di estendere la gamba (RC) = apprendimento condizionato. Il condizionamento classico è stato scoperto da Pavlov mentre studiava la corelazione che c’è nel cane tra la visione del cibo e la sua salivazione. Il suo esperimento prevedeva di associare il suono del diapason al cibo generando la salivazione del cane. Per fare questo ha messo inizialmente il diapason vicino alla ciotola col cibo (che era l’elemento che generava la risposta incondizionata) e successivamente ha mostrato all’animale solo il diapason; il cane, alla visione del solo diapason, ha comunque cominciato a salivare a causa del processo precedentemente descritto. Per generare il condizionamento classico ci va uno stimolo ripetuto molte volte nel tempo in modo tale che la risposta diventi incondizionata. Il condizionamento classico è un processo automatico, la volontà umana non può fare nulla per bloccarlo. 22 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) Condizionamento operante: tutti quei comportamenti che portano a risposte positive tendo a volerli rivivere, quelli che invece portano a risposte negative cerco di evitarli. Se la risposta allo stimolo è positiva a quel punto interverrà un processo di rinforzo che mi porterà successivamente a voler reiterare quel comportamento. Anche in questo caso la volontà umana non può nulla per evitare questo processo. Il condizionamento operante è molto efficiente nell’educazione degli animali (se il mio cane va a recuperare qualcosa gli do un biscotto). Apprendimento implicito (priming): abilità di influenzare implicitamente la percezione di un dato materiale presentando lo stesso stimolo o stimoli collegati poco prima. Questo collegamento può essere di varia natura (semantico o fonologico) e implica processi non consapevoli. Il priming si verifica tutte le volte in cui lo stimolo prime (il primo) è collegato al secondo. È un tipo di apprendimento in cui il partecipante non si rende conto del motivo per cui sta elaborando il secondo stimolo in quel modo. Priming semantico: collegamento semantico tra primo e secondo stimolo. Ad esempio, quando voglio fare completare al partecipante una parola a cui mancano alcune lettere, se un attimo prima gli mostro un’immagine che rappresenta la parola giusta o una simile allora la risposta sarà quasi immediata; se invece questo stimolo visivo mostrerà al paziente un oggetto che non c’entra nulla con la parola da completare allora ci metterà più tempo. Priming fonologico: collegamento fonologico. Es video. viene fatto credere ai partecipanti che verrà fatto loro un test sul quoziente intellettivo anche se in realtà non è così (i test sull’apprendimento implicito non possono essere dichiarati). Viene chiesto loro di ripetere per 5 volte la parola folk, farne due volte lo spelling e successivamente di dire qual è la parte bianca dell’uovo (domanda che non c’entrava niente con la parola) e loro a quel punto rispondono yolk (tuorlo) che è la parola sbagliata. Rispondono così perché è la parola collegata all’uovo più simile alla parola che hanno dovuto ripetere molte volte ovvero folk. Apprendimento procedurale: si intendono tutte le abilità motorie. Non è possibile, infatti, spiegare come si va in biciclette, bisogna collegare una serie di processi motori e neurocognitivi appresi col tempo. Anche l’apprendimento di una lingua straniera avviene in modo procedurale. Per apprendere al meglio una lingua nuova è stato dimostrato che è molto più facile usare metodi di immersione, attraverso quindi l’ascolto, piuttosto che l’utilizzo di training espliciti, imparando a memoria tutte le regole grammaticali di quella lingua. Infatti, molte persone imparano molto bene una lingua straniera semplicemente andando a vivere per un po’ di tempo in un posto in cui viene molto utilizzata. Per capire in che zona del cervello risiede l’apprendimento implicito è stato effettuato un esperimento nel 1995 da parte di Bechara che si divide in due parti: - procedura: vengono presentati una serie di colori uno dopo l’altro, uno di questi viene associato a un suono molto fastidioso che genera ansia (condizionamento classico) - test: vengono presentati i singoli colori uno dopo l’altro e chiesto di dire quale di essi è quello associato al suono (che non viene fatto sentire) Il test viene ripetuto tante volte, in modo tale da creare l’apprendimento implicito e i partecipanti sono pazienti sani, pazienti lesione all’amigdala, pazienti con lesione dell’ippocampo, pazienti con lesioni in entrambe le aree. I risultati ci hanno detto che: PAZIENTI SANI: quando gli viene presentato il colore associato al suono hanno una reazione ansiosa e si ricordano bene che è quello lì PAZIENTI CON LESIONE ALL’AMIGDALA: non hanno una reazione ansiosa quando gli viene mostrato il colore legato al suono ma si ricordano qual è PAZIENTI CON LESIONE ALL’IPPOCAMPO: hanno una reazione ansiosa quando gli viene presentato ma non sanno dire qual è (manca quindi la memoria esplicita) PAZIENTI CON LESIONE IN ENTRAMBE LE AREE: non hanno né apprendimento implicito né memoria esplicita 23 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) Questo esperimento è un caso perfetto di doppia dissociazione. Un esperimento di Schott del 2005 ha notato le seguenti differenze a livello sottocorticale tra memoria esplicita e memoria implicita: - apprendimento esplicito: associato ad un aumento del flusso ematico nei lobi parietali e temporali (dx e sx) e regione frontale sx - apprendimento implicito: decremento di flusso ematico nel giro fusiforme sinistro e nelle regioni frontali Questo succede perché nel caso la memoria implicita è un processo automatico e quindi le regioni frontali non vengono coinvolte Memoria esplicita o dichiarativa È il tipo di memoria che distingue la specie umana da quella animale. Gli esseri umani hanno tanto bisogno, fin dalla nascita, di riempire il loro magazzino della memoria a lungo termine. Una farfalla, invece, dal momento in cui nasce possiede già tutte le funzioni necessarie a vivere. L’essere umano ha intrinsecamente bisogno di apprendere già dalla nascita. La memoria dichiarativa non è: - istinto: non esistono comportamenti istintivi per imparare. I comportamenti istintivi, infatti, nascono da strutture genetiche dettate dall’esperienza - maturazione: i cambiamenti che ci sono nell’essere umano non sono apprendimento (se cambio voce non è perché imparo a parlare in un altro modo) Apprendimento esplicito e cervello Dipende in gran parte dall’ippocampo. Morris nel 1982 osservò che: un ratto liberato in una vasca comincerà a nuotare in varie direzioni finche non troverà la via d’uscita. Con il susseguirsi dei tentativi a un certo punto la troverà (la traiettoria si semplifica). È stato provato invece che un ratto con lesione all’ippocampo, anche col passare delle prove, continuerà ad avere un andamento casuale. Questo succede perché non riesce a tenere bene in mente dove si trovi l’uscita. L’apprendimento esplicito si divide in due parti: - memoria semantica: memoria che riguarda le nostre conoscenze apprese nel tempo sul mondo - memoria episodica: legata ad uno specifico momento della vita (cosa ho fatto sabato sera?) Questi due magazzini interagiscono spesso tra di loro. Per costruire una mia memoria semantica riguardo a un ristorante devo andarci più volte (memoria episodica). Può anche esserci un processo inverso: se devo ricordarmi quando è l’ultima volta in cui sono stato in un ristorante (memoria episodica) dovrò aiutarmi pensando cosa faccio solitamente in un ristorante (memoria semantica). La leggenda di Bartlett La guerra degli spettri è un racconto indiano molto particolare con forti tendenze spirituali e simboliche. Un esperimento che viene fatto da Bartlett è quello di farlo leggere a una serie di partecipanti e chiedere a loro cosa si ricordano dopo una settimana. Nel momento in cui viene chiesta questa cosa ai partecipanti viene fuori che: molti dettagli vengono tralasciati, molte cose vengono rielaborate in un modo particolare. Questo secondo aspetto succede perché la rielaborazione è un processo che dipende fortemente da ciò che c’è già nella mente della persona, in particolare dalla memoria semantica. Le persone ricordano informazioni nuove attraverso strutture già esistenti, ovvero schemi (Bartlett). Schema: rappresentazione strutturata a lungo termine che utilizziamo per dare un senso al materiale nuovo e, successivamente, per immagazzinarlo e rievocarlo. Nel caso del racconto accadeva che gli elementi sovrannaturali venivano rielaborati in chiave più naturale in base all’esperienza che ognuno dei partecipanti all’esperimento aveva vissuto (la 24 Document shared on https://www.docsity.com/it/psicologia-generale-e-della-comunicazione-prima-parte/8603662/ Downloaded by: Nicolò_alvez ([email protected]) fuoriuscita di uno spirito nero dalla bocca del ragazzo morto, tipico elemento sovrannaturale, sostituito semanticamente con la fuoriuscita di spuma bianca, elemento più convenzionale) Altro esperimento atto da Sulin e Dooling nel 1974: partecipanti divisi in due gruppi a cui viene raccontata la stessa storia. L’unica differenza è che a un gruppo viene detto che il dittatore protagonista si chiamava Gerald Martin e all’altro viene detto che si chiamava Hitler. Dopo una settimana, il gruppo di persone a cui è stata raccontata la storia in cui il dittatore si chiamava Hitler, quando gli veniva chiesto di ripetere quello che si ricordavano della storia ha cominciato a tirare fuori frasi sugli ebrei (che non c’entravano niente col racconto). Classico esempio di falsa memoria: il secondo gruppo quelle info sugli ebrei non le ha tirate fuori a caso, semplicemente la parola Hitler gliele ha rievocate. ESPERIMENTO SULLA MEMORIA SEMANTICA: paradigma DRM Serve a capire come sono organizzati i concetti nella nostra mente. Viene costruita una serie di parole semanticamente connesse ad un’unica parola (tutte parole che riguardano ago) e viene detta al partecipante che successivamente dovrà ripeterla. In questa lista non è presente la parola utilizzata per creare la lista non viene citata. Questo esperimento serve a comprendere i modelli della memoria esplicita. Modello gerarchico Un concetto può essere definito da una serie di attributi definitori: intensione, insieme degli attributi, estensione, insieme di entità che sono membri del concetto. L’intensione di cane è mammifero con pelo, colore e forma varie. La sua estensione è tutte le entità di questi attributi (pelo, colore e forma). I concetti sono rappresentati come nodi, l’attributo di un determinato nodo definisce una determinata entità. Apprendere in una rete semantica significa creare nuovi nodi e nuove relazioni tra essi. Uno dei grandi vantaggi del modello gerarchico è che prevede i tempi di risposta delle persone a determinate domande, se chiedo a una persona il canarino ha la pelle? e poi il canarino può volare? questa risponderà più velocemente alla seconda domanda rispetto alla prima perché la caratteristica di avere la pelle è distante due nodi dal concetto di canarino invece quella di volare è distante solo un nodo. C’è anche da dire però che il modello gerarchico presenta un grosso limite: da per scontato che ciascun elemento possa essere immagazzinato una sola volta quando invece non è così (la caratteristica di avere la pelle è presente in molti animali e negli esseri umani); le strutture possono non essere gerarchiche. Ci sono proprietà a frequenza più elevate di altre, esse spiegano la velocità di risposta. Nel caso dell’esperimento di prima, molti partecipanti (circa la metà) quando devono rievocare la lista di parole che gli viene detto di ripetere dicono anche la parola che semanticamente viene utilizzata per creare quella lista anche se non viene citata. Questo meccanismo è legato al falso ricordo ed è spiegato dal modello di propagazione. Modello di propagazione È una revisione del modello gerarchico, è il modello gi

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