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A.S.D. De Lupis – Centro Cinofilo Sportivo [email protected] cell: 333.9545142 location: Saluzzo (CN) CORSO RISERVATO...

A.S.D. De Lupis – Centro Cinofilo Sportivo [email protected] cell: 333.9545142 location: Saluzzo (CN) CORSO RISERVATO AI SOLI SOCI E/O TESSERATI CORSO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE ADDESTRATORE CINOFILO al superamento dell’esame avveràil rilascio della qualifica tecnica conriconoscimento da ENDAS e CONI a livello nazionale MODULO 1 LA CINOGNOSTICA La Cinognostica (cino = cane, gnostica = conoscenza) è una branchia della Zoognostica, scienza che studia e classifica gli animali in base ai loro caratteri morfologici, fisiologici ed alle loro attitudini, determinandone il valore funzionale e commerciale, che mira alla valutazione delle razze canine a partire dal loro fenotipo. La Cinognostica si basa sull’osservazione diretta del cane e sulla Cinometria (cino = cane, metria = misurazione). Le principali misurazioni servono a stabilire: l’altezza, la lunghezza del tronco, l’inclinazione della groppa, l’inclinazione della spalla, la capacità toracica, la lunghezza dell’avambraccio e la lunghezza dei lombi. L’estremità craniale é la parte più vivina alla testa, l’estremità caudale quella opposta. Si usa il termine craniale per le parti piú vicine alla testa e caudale per le parti più vicine alla coda. Per gli arti si vuole indicare come prossimali o superiori (le parti dell’arto piú vicine al tronco) e distali le parti inferiori dell’arto, dorsale la faccia anteriore, volare la faccia posteriore, mediale la faccia interna, laterale la faccia esterna. La denominazione di treno anteriore per indicare la parte del corpo dalla testa alla fine del dorso (compresi gli arti toracici) e treno posteriore il resto del corpo tra l’inizio della regione lombare e la coda (compresi gli arti pelvivi) APPARATO MUSCOLO - SCHELETRICO L’apparato locomotore, o muscolo-scheletrico, rappresenta la struttura portante dei vertebrati e fornisce forma, supporto, stabilità e movimento al corpo, oltre che protezione agli organi vitali. Esso consiste in un sistema passivo, osteoarticolare (ossa e articolazioni) e legamentoso, e uno attivo, muscolo-tendineo, sistemi che in rapporto sinergico consentono il movimento. L’osso è un tessuto caratterizzato da notevole durezza e resistenza; è costituito da cellule (osteoblasti e osteociti) immerse in una matrice formata da fibre e sostanza glicoproteica, molto ricca di minerali, come il calcio e il fosforo. Per questo motivo lo scheletro, oltre alle funzioni di supporto, svolge anche un’importante riserva di calcio e fosforo da cui l’organismo può attingere in particolari fasi di necessità; questo meccanismo, noto come rimaneggiamento osseo, è necessario per mantenere un equilibrio tra calcio e fosforo e viene mediato dal paratormone, un ormone secreto dalle paratiroidi con azione ipercalcemizzante (stimola il riassorbimento di calcio dalle ossa ogni qual volta la concentrazione nel sangue di tale minerale tende a diminuire), e dalla calcitonina, un ormone secreto dalle cellule parafollicolari della tiroide con attività ipocalcemizzante (stimola la deposizione di calcio a livello osseo ogni qual volta la sua concentrazione nel sangue tende ad aumentare). ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 1 Durante la trasformazione dello scheletro cartilagineo fetale in scheletro osseo e, in seguito, durante l’accrescimento delle ossa nella fase della crescita, gli osteoblasti, le prime cellule del tessuto osseo, sono costantemente impegnati nella sintesi delle fibre e delle glicoproteine che formano la matrice, che successivamente subisce il deposito di sali di calcio, ossificandosi; man mano che ciò avviene gli osteoblasti si trasformano in osteociti ed entrano in uno stato di riposo. Nell’osso si distingue una parte esterna compatta e una interna costituita da un tessuto spugnoso con una caratteristica struttura trabecolare, leggera ma molto resistente. In base alla loro forma le ossa si possono classificare in: a. ossa lunghe, la cui lunghezza prevale sulla larghezza; svolgono funzione di sostegno e sono rappresentate dalle ossa prossimali dello scheletro appendicolare (femore, omero, radio, ulna, tibia, perone etc.); b. ossa corte, principalmente rappresentate dalle ossa terminali degli arti (falangi, ossa del carpo e del tarso), ma anche dalle vertebre e sono strutturate in modo da assicurare solidità e movimento; c. ossa piatte, che svolgono importanti funzioni di protezione per organi o tessuti, come ad esempio le scapole, il bacino e le ossa del cranio. Nella porzione centrale delle ossa lunghe, che prende il nome di diafisi, si trova il midollo osseo giallo, tessuto ricco di grasso molle e spugnoso, mentre nelle loro porzioni terminali, che prendono il nome di epifisi, così come nelle cavità delle ossa corte e di quelle piatte, si trova il midollo osseo rosso, che rappresenta la sede dove si svolge il processo di creazione degli elementi corpuscolati del sangue (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine), definito emopoiesi. Le ossa, in particolare le ossa lunghe, sono sottoposte costantemente a forze di carico che possono essere statiche: forze che si esplicano quanto il soggetto è in stazione dinamiche: durante la deambulazione L’insieme di queste forze stimola e determina un adattamento strutturale dell’osso, che prende il nome di rimodellamento osseo, da parte degli osteoblasti e osteoclasti, che ad esempio permette ad un osso sottoposto ad un carico eccessivo e ripetuto di addensarsi e quindi di rinforzarsi. ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 2 L’osso è rivestito da un tessuto connettivo altamente vascolarizzato, chiamato periostio, formato da uno strato esterno, fibroso e povero di cellule ma molto vascolarizzato, e da uno strato interno, ricco sia di vasi che di cellule; quest’ultime, normalmente quiescenti, in particolari situazioni come quelle rappresentate da fratture, possono attivarsi e trasformarsi in osteoblasti, che dando luogo alla produzione di matrice sono in grado di riparare la lesione. Le singole ossa sono collegate attraverso le articolazioni, che in base all’ampiezza dei movimenti che permettono, si possono suddividere in: a. articolazioni fisse, che non permettono alcun movimento, ma hanno il ruolo di tenere insieme alcune ossa al fine di proteggere determinati organi o strutture anatomiche, come nel caso delle ossa del cranio che svolgono la funzione di proteggere il cervello; b. articolazioni semimobili, che consentono un limitato movimento, come la sinfisi sacroiliaca che permette solo piccoli movimenti (di nutazione e contronutazione). c. articolazioni mobili, le più numerose, che consentono movimenti ampi, articolando capi ossei contigui con importanti capacità propulsive; ne sono un esempio le articolazioni scapolo-omerale, omero-radio- ulnare, femore-tibio-rotulea e coxo-femorale. Le articolazioni mobili, data l’enorme capacità di movimento dei capi ossei, devono essere mantenute in sede dai legamenti e da una guaina denominata capsula articolare. I legamenti sono strutture di tessuto connettivo fibroso, molto resistente, che inserendosi a livello della superficie ossea in corrispondenza dei capi articolari, li tengono uniti tra loro. La capsula articolare è un manicotto di tessuto connettivo che avvolge i capi articolari e riveste completamente l’articolazione, delimitando la cavità articolare. Internamente è ricoperta da una membrana (membrana sinoviale) le cui cellule, i sinoviociti, producono un liquido (liquido sinoviale) le cui funzioni sono quelle di lubrificare i capi articolari, dissipare il calore prodotto dal loro scorrimento e nutrire la cartilagine articolare. Il sistema osteoarticolare rimane tuttavia un sistema passivo, che necessita di muscoli per il movimento; sono i muscoli volontari, anche definiti muscoli scheletrici, legati alle ossa tramite i tendini. La contrazione di tali muscoli, in risposta ad uno stimolo nervoso, genera una forza che si trasmette alla leva ossea attraverso il tendine, permettendo così il movimento delle varie parti del corpo. Le ossa non sono completamente lisce, ma presentano delle asperità in corrispondenza dell’inserzione dei tendini e legamenti; la loro forma caratteristica è dovuta alle forze di carico e di tensione da parte dei muscoli. Grazie alle inserzioni teno-legamentose e alle forze di rimodellamento, le ossa presentano una forma caratteristica che varia da specie a specie. I muscoli volontari sono formati da cellule, le fibre muscolari, ciascuna delle quali è composta da centinaia di miofibrille; le miofibrille a loro volta contengono filamenti spessi e sottili disposti longitudinalmente, costituiti da due proteine, actina e miosina, che conferiscono al muscolo il tipico aspetto microscopico (aspetto striato). La contrazione rappresenta la risposta ad uno stimolo nervoso, che vi giunge tramite una fibra nervosa: il punto di contatto tra la fibra nervosa e la fibra muscolare, attraverso la quale l’impulso passa da un tipo ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 3 cellulare all’altro (dalla cellula nervosa alla cellula muscolare) prende il nome di sinapsi neuromuscolare o placca motrice. Quando arriva l’impulso nervoso al muscolo i filamenti di actina e di miosina scorrono gli uni sugli altri accorciando le fibre muscolari e quindi facendo contrarre il muscolo; quando l’impulso nervoso cessa, le fibre muscolari tornano nella loro posizione originale ed il muscolo si rilassa. I muscoli volontari spesso agiscono in coppie dette antagoniste, vale a dire che per ottenere un determinato movimento un muscolo si contrae e l’altro si rilassa; ad esempio, per ottenere la flessione del gomito, il muscolo bicipite si contrae ed il muscolo tricipite si rilassa. La muscolatura scheletrica permettendo diversi movimenti all’organismo, che possono essere di flessione ed estensione, pronazione e supinazione (limitata nel cane, ma importante nel gatto), consente di effettuare movimenti per alzare o abbassare porzioni anatomiche (m. elevatore del labbro superiore) o di allontanare (abdurre) e avvicinare (addurre) un arto al corpo. Questa complessità di movimenti permette anche, grazie alla contrazione e rilassamento dei muscoli facciali, di manifestare determinate espressioni mimiche che sono necessarie per la comunicazione interspecifica di tutti gli animali vertebrati. Il sistema muscolo scheletrico pertanto è il vero protagonista dell’apparato locomotore in quanto responsabile attivo del movimento e della socializzazione dell’animale. APPARATO CARDIOCIRCOLATORIO L’apparato cardiocircolatorio, deputato alla circolazione del sangue nell’organismo, è formato dal cuore e da un letto vascolare, ossia un insieme di vasi sanguigni. Nei mammiferi il sistema sanguigno è considerato di tipo chiuso, in quanto il sangue circola senza lasciare il letto vascolare, occupando il lume di arterie, vene e capillari. Il cuore è un organo muscolare cavo, che, con la sua attività contrattile ritmica, è in grado di sospingere il sangue all’interno dei vasi, in modo da fornire ossigeno e sostanze nutritizie a tutto l’organismo. Il cuore è posto nella cavità toracica all’interno di un sacco fibroso di rivestimento chiamato pericardio; quest’ultimo è costituito da due sottili foglietti (viscerale interno e parietale esterno) che, inframezzati da un sottile strato di liquido, isolano il cuore dagli altri organi toracici circostanti. ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 4 Il cuore presenta approssimativamente una forma di cono schiacciato in senso latero-laterale, per cui possono essere individuati un margine craniale ed uno caudale, due facce laterali, una base ed un apice. Il cuore, nel torace, è orientato con la base verso l’alto e l’apice verso il basso e ha ampie possibilità di movimento. La cavità del cuore è divisa in quattro camere distinte in due distretti indipendenti, destro e sinistro, ciascuno costituito da un atrio superiore e da un ventricolo inferiore. Dopo la nascita, in condizioni normali, non vi è alcuna comunicazione tra i due distretti del cuore, onde permettere che il sangue ossigenato del cuore sinistro non si mescoli con quello non ossigenato del settore destro. Agli atri si raccordano alle vene, mentre le arterie dipartono dai ventricoli. Il cuore occupa quasi completamente la parte centrale del torace, il mediastino medio, e attraverso il pericardio confina con le strutture anatomiche circostanti: cranialmente con il mediastino craniale, dove si trovano numerosi vasi sanguigni e, nell’animale giovane, il timo; caudalmente, con il mediastino caudale; lateralmente con le superfici pleuriche dei due polmoni che, a questo livello, presentano due profonde depressioni mediastiniche (letto cardiaco) atte a contenere appunto il cuore. Tra pericardio e pleure mediastiniche, da ciascun lato, a livello della separazione tra atri e ventricoli decorrono i nervi frenici. La base del cuore, sempre attraverso il pericardio, è in contatto diretto o indiretto con la parte terminale della trachea, i bronchi principali, l’esofago, i linfonodi tracheobronchiali, la vena azigos, il dotto toracico, l’aorta discendente e le diramazioni del nervo vago. L’apice del cuore, più o meno arrotondato, è rivolto ventralmente e si proietta, in genere, a livello della parete costale. Il cuore è tenuto quindi in sito dalla continuità con i vasi in rapporto con la sua base e dalle connessioni tra sacco pericardico e organi circostanti. Nella cavità toracica di un animale domestico, il suo asse è più o meno spiccatamente obliquo e diretto da destra a sinistra, in senso cranio-caudale. La base, pertanto, è inclinata cranio-dorsalmente a destra, mentre l’apice è orientato caudo-ventralmente a sinistra. Durante la contrazione, il cuore si sposta e l’apice si avvicina alla parete costale sinistra. La struttura cardiaca è caratterizzata, procedendo dall’interno verso l’esterno, da tre strati costitutivi: endocardio, miocardio ed epicardio. L’endocardio è il sottile strato fibroso che tappezza tutte le cavità del cuore, andando a costituire anche la componente principale delle valvole cardiache. Il miocardio è lo strato intermedio che, maggiormente rappresentato nel cuore, è formato da tessuto muscolare dotato di speciali fibre striate; il suo spessore varia nelle diverse parti del cuore, risultando maggiore nei ventricoli, specialmente in quello sinistro, mentre alquanto limitato nelle pareti degli atri. L’epicardio, in ultimo, è il ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 5 sottile strato di rivestimento esterno del cuore che, in realtà, costituisce il foglietto più interno (viscerale) del pericardio. Ogni atrio è separato dal rispettivo ventricolo da una valvola atrioventricolare: la mitrale, caratterizzata da due lembi, è posta nel settore cardiaco sinistro; la tricuspide, formata da tre lembi, fa parte invece di quello destro. Altre due valvole, dette semilunari, separano inoltre ognuno dei ventricoli dalle rispettive grosse arterie: la valvola semilunare aortica, caratterizzata da tre cuspidi, è interposta tra ventricolo sinistro ed arteria aorta; la valvola semilunare polmonare, anch’essa dotata di tre cuspidi, è inserita tra ventricolo destro e arteria polmonare. Il sistema vascolare dell’organismo è caratterizzato da un insieme di vasi di differente tipologia: le arterie, dotate di una parete con abbondante componente muscolare; le vene caratterizzate da una parete con scarsa componente muscolare; i capillari dotati di parete sottilissima per facilitare gli scambi ossigenativi tra sangue e tessuti. L’intero complesso sistema vascolare di un animale domestico, per semplicità, può essere suddiviso in due sistemi differenti: a. la piccola circolazione, o circolazione polmonare, b. la grande circolazione, o circolazione sistemica. La piccola circolazione è costituita, seguendo l’ordine della direzione anterograda del flusso ematico, dall’arteria polmonare, dalle sue diramazioni, dal letto capillare polmonare e dalle vene polmonari; essa consente al sangue non ossigenato, refluo dai vari distretti dell’organismo e tornato al distretto destro del cuore, di passare (attraverso l’arteria polmonare) dal ventricolo destro ai polmoni, dove il sangue si ricarica di ossigeno per poi tornare (attraverso la vena polmonare) al distretto sinistro. La grande circolazione è formata in sequenza dall’aorta e da tutte le sue varie diramazioni, rappresentate dalle arterie periferiche prima e quindi dalle svariate reti di capillari presenti in tutti gli organi e tessuti periferici, nonché dall’insieme delle vene che si raccordano nella vena cava caudale e nella vena cava craniale, andando poi a sfociare in atrio destro; la grande circolazione permette al sangue, una volta che questo si è ossigenato a livello polmonare ed è tornato (attraverso la vena polmonare) al distretto sinistro, di essere pompato dal ventricolo sinistro (attraverso l’aorta e quindi le arterie e i capillari) verso tutti i distretti dell’organismo, dai quali poi ritorna (attraverso la vena cava craniale e la vena cava caudale, che riportano rispettivamente il sangue refluo dai distretti anteriori e da quelli posteriori) al distretto cardiaco destro, per continuare un nuovo ciclo del percorso, attraverso le due circolazioni. Quindi, con la piccola circolazione il sangue a livello polmonare si ricarica di ossigeno per poi, con la grande circolazione, portarlo a tutti i distretti dell’organismo. L’assenza di collegamenti tra questi due sistemi di circolo giustifica la definizione di circolazione doppia completa. L’apparato cardiocircolatorio trasporta a tutti i vari distretti dell’organismo non solo ossigeno, ma anche le sostanze nutritive necessarie, che vengono riassorbite dal distretto intestinale a seguito della digestione degli alimenti, e nel contempo rimuove tutta una serie di cataboliti, prodotti dal metabolismo cellulare, che vengono poi eliminati attraverso i reni o, come nel caso dell’anidride carbonica, attraverso i polmoni. ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 6 In tale contesto, si comprende come l’azione di pompa svolta dal cuore e la capacità del sistema vascolare di mantenere determinate pressioni siano necessarie per garantire il normale flusso ematico. Affinché il cuore possa contrarsi e quindi esercitare la sua azione meccanica di pompa, è necessaria una precedente attivazione elettrica. Questa attività elettrica è resa possibile da particolari cellule con capacità di auto-attivazione, che, localizzate a livello dell’atrio destro, costituiscono il cosiddetto nodo seno-atriale. Una volta che lo stimolo è insorto spontaneamente in questa sede, si propaga attraverso gli atrii per poi giungere a livello del nodo atrioventricolare, situato sul pavimento dell’atrio destro; da qui l’impulso prosegue attraverso le porzioni più a valle del sistema specifico di conduzione (fascio atrio-ventricolare comune, le sue branche destra e sinistra, i relativi fascicoli e le ramificazioni subendocardiche della rete di fibre di Purkinjie) per essere trasmesso alle cellule muscolari dei ventricoli. La conduzione dello stimolo elettrico a livello delle fibrocellule muscolari di tutto il miocardio è essenziale per la loro contrazione, perché, in condizioni normali, tali cellule, a differenza di quelle del sistema specifico di conduzione, non sono dotate di capacità di auto-attivazione. Quindi all’attivazione elettrica segue l’attivazione meccanica del cuore (contrazione), condizioni entrambe imprescindibili affinché possa esplicarsi la ritmica azione pompante del cuore. Il succedersi dei movimenti di contrazione (sistole) e di rilassamento (diastole) del miocardio, unitamente all’attività cinetica di altre diverse strutture anatomiche come le valvole cardiache, in modo sequenziale e organizzato, è definito rivoluzione o ciclo cardiaco. Quest’ultimo costituisce altro elemento fondamentale perché il cuore possa imprimere la corretta spinta del sangue dalle camere cardiache, in senso anterogrado, verso i grossi vasi. Tra i momenti fondamentali del ciclo cardiaco, occorre certamente far specifico riferimento alla diastole totale del cuore (detta anche riposo o pausa del cuore o perisistole). In tale fase, che costituisce quella di maggior duratura dell’intero ciclo cardiaco, il sangue defluisce passivamente dalle vene polmonari al cuore sinistro e contemporaneamente dalle vene cave al cuore destro. In questo momento funzionale, infatti, tutte le quattro camere cardiache si riempiono di sangue, non solo perché esse sono in fase di riposo, ma anche perché le valvole atrioventricolari, che separano gli atrii da ognuno dei rispettivi ventricoli, in questo momento sono contemporaneamente aperte. Alla diastole fa seguito la sistole atriale (detta anche presistole). Questa fase della rivoluzione cardiaca, in cui si assiste alla contrazione simultanea degli atrii, è volta ad ultimare il riempimento diastolico delle due camere ventricolari; grazie a tale contrazione, infatti, il sangue nel lume atriale subisce un aumento di pressione tanto da defluire contemporaneamente verso i ventricoli, attraversando le valvole atrioventricolari che tuttora rimangono aperte. Peraltro, il fatto che tra i due atrii e i loro relativi vasi venosi di afflusso non sia invece presente alcuna struttura valvolare, giustifica l’insorgenza in questa fase anche di un flusso ematico di tipo retrogrado, cioè dall’atrio destro verso le vene cave e dall’atrio sinistro verso le vene polmonari. Terminata la presistole, ultimato quindi il riempimento ventricolare, segue la sistole ventricolare. All’inizio di tale fase, caratterizzata dalla contrazione dei ventricoli, a causa dell’aumento della pressione ematica all’interno del lume degli stessi, si verifica la chiusura delle valvole atrioventricolari. In questo modo il sangue, non potendo fluire fisiologicamente in modo retrogrado verso gli atrii, ha come unica possibilità quella di essere convogliato nel tratto di efflusso di ognuno dei due ventricoli: attraverso l’apertura delle valvole semilunari aortica e polmonare, infatti, il sangue potrà essere eiettato, cioè spinto, dal ventricolo ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 7 sinistro in arteria aorta e da quello destro in arteria polmonare. Mentre gli atrii tornano nuovamente in fase diastolica per accogliere un’altra quota di sangue proveniente dai distretti venosi, le pareti ventricolari rimangono contratte per tutta la fase eiettiva, in modo che durante la sistole ventricolare la pressione ematica nei tratti di efflusso si mantenga tale da vincere quella in arteria aorta e polmonare. Non appena però la contrazione viene a cessare, la pressione esercitata sulla massa di sangue nei ventricoli diminuisce rispetto a quella nelle grosse arterie; il sangue, quindi, nel tentativo di tornare verso i ventricoli, causerà l’efficace chiusura delle valvole semilunari e l’elevata pressione ora raggiunta nelle arterie aorta e polmonare determinerà pertanto il progredire del flusso ematico solamente in senso anterogrado. Al termine della sistole ventricolare farà seguito una nuova diastole totale del cuore e il ciclo potrà così ripetersi continuativamente al fine di garantire, con il susseguirsi di più eiezioni, un’efficace portata cardiaca. APPARATO DIGERENTE CAVITÀ ORALE E DENTI La cavità orale rappresenta il primo tratto dell’apparato digerente. È un organo cavo, diviso in vestibolo, spazio compreso tra la superficie esterna delle arcate dentali e la superficie interna delle guance e delle labbra, e cavità orale propriamente detta, occupata interamente dalla lingua. Dal punto di vista topografico, è delimitata anteriormente dalle labbra, lateralmente dalle guance, dorsalmente dal palato, distinto in palato duro e palato molle, e caudalmente dall’istmo delle fauci, apertura che comunica con il rinofaringe. Le labbra, superiore ed inferiore, sono ancorate alla gengiva tramite due piccoli frenuli centrali e sono ricoperte esternamente dalla cute e internamente dalla mucosa delle guance; il punto di passaggio tra la cute e lamucosa è definito giunzione muco-cutanea. La cavità orale è rivestita da una mucosa, che in corrispondenza delle arcate dentali prende il nome di gengiva. Al suo interno la cavità orale accoglie la lingua, i denti, le ghiandole salivari o lo sbocco dei loro dotti. La lingua è una voluminosa appendice, composta principalmente da muscolo, rivestita da epitelio squamoso stratificato corneificato e ancorata al pavimento della bocca tramite un robusto frenulo. Ha un compito importante nella prensione, masticazione e deglutizione degli alimenti ed è la sede dell’organo del gusto. I denti sono organi di piccole dimensioni, duri, biancastri, infissi negli alveoli dentali, cavità scavate nel mascellare superiore, o mascella, e nel mascellare inferiore, o mandibola. Il cane é un’animale difiodonto, ovvero presenta due tipi di dentizioni che si sviluppano in modo sequenziale. La prima dentizione è costituita dall’insieme dei denti decidui, che sono totalmente erotti, cioè fuoriusciti, e funzionali già al secondo mese dopo la nascita; intorno ai sei mesi, i denti decidui vengono persi e rimpiazzati dai denti permanenti che persistono durante tutta la vita adulta. ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 8 Il tipo di dente presente in ciascuna arcata può essere definito dalla formula dentaria, dove ciascuna categoria di denti è rappresentata mediante la sua lettera iniziale: incisivo (I), canino (C), premolare (PM), molare (M), seguita da una cifra che indica il numero di denti di questa categoria; considerando per semplicità soltanto un lato di ogni arcata, nel cane la formula per la dentizione decidua è (I 3/3, C 1/1, PM 3/3) x 2= 28, mentre quella per la dentizione permanente è (I 3/3, C 1/1, PM 4/4, M 2/3) x 2= 42. Ogni dente è suddiviso in tre parti: 1. la corona, che è la parte visibile che sporge dalla gengiva, ricoperta da un tessuto molto duro, lo smalto, di colore biancastro. 2. la radice, che è la parte infissa nell’alveolo dentario, di colore giallastro, di forma allungata, alla cui estremità è presente un piccolo foro, il delta apicale, attraverso il quale vasi e nervi raggiungono il tessuto vitale del dente, la polpa dentaria; la radice e ricoperta dal cemento, un tessuto meno duro e liscio dello smalto, a cui si ancorano, per tutta la circonferenza del dente, le fibre del legamento parodontale che hanno il compito di tenere ben saldo il dente all’interno del proprio alveolo. 3. il colletto, che rappresenta il punto di passaggio tra la corona e la radice, a livello del quale troviamo la giunzione smalto-cemento, ovvero il punto in cui lo smalto della corona si continua con il cemento della radice e dove si adagia la porzione libera della gengiva. Ciascun dente è formato dall’associazione di parti dure, ovvero la dentina, lo smalto e il cemento, e da parti molli, rappresentate dalla polpa. Come già accennato, lo smalto ricopre la corona mentre il cemento ricopre la radice; la dentina, invece, delimita, al di sotto di questi due rivestimenti, la cavità del dente all’interno della quale è presente la polpa dentaria, composta da tessuto connettivo attraversato da vasi e nervi e nel quale sono immersi gli odontoblasti, cellule specializzate a produrre dentina secondaria dopo l’eruzione dei denti definitivi con lo scopo di rafforzarne le pareti e chiudere l’apice radicolare. I denti sono disposti secondo una curva parabolica aperta caudalmente. L’arcata inferiore, ad eccezione di alcune razze, è anisognatica, ovvero più stretta e corta rispetto all’arcata superiore; di conseguenza gli incisivi mascellari sono leggermente più craniali rispetto a quelli mandibolari. Il cane é un’animale eterodonto, ovvero possiede denti di forma e dimensioni differenti. Si riconoscono, in ciascuna arcata, i denti incisivi, che presentano una sola radice e che hanno il compito di rosicchiare, tagliare e di toelettatura; i canini, anch’essi monoradicolati, vengono usati per perforare e afferrare; i premolari e i molari, utilizzati per la masticazione del cibo, possono avere una, due o tre radici (denti poliradicolati). Il tessuto di sostegno dei denti viene detto parodonto ed è costituito dalla gengiva, dal cemento, dal legamento parodontale e dall’osso alveolare che circonda la radice dei denti e si continua con le ossa mascellari e mandibolari. Le ghiandole salivari sono annesse alla bocca, all’interno della quale versano il loro secreto, la saliva, che ha il compito di umettare la mucosa orale, di fluidificare e favorire la deglutizione degli alimenti. La saliva è il ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 9 prodotto di secrezione delle quattro principali ghiandole salivari, presenti in numero pari esternamente alla cavità orale e rappresentate da: ghiandola parotide, localizzata alla base dell’orecchio e il cui dotto si apre in corrispondenza del IV PM superiore; ghiandola mandibolare, localizzata alla base del collo, il cui dotto si apre lateralmente al frenulo linguale; ghiandola zigomatica, posizionata ventralmente all’arco zigomatico, il cui dotto principale libera il secreto in prossimità dello sbocco della ghiandola parotide; ghiandole sottolinguali, il cui secreto viene riversato o direttamente in cavità orale (ghiandole sottolinguali polistomatiche) in vicinanza del frenulo linguale, oppure attraverso un dotto che si apre anch’esso in corrispondenza del frenulo (ghiandole sottolinguali monostomatiche). Esistono poi numerose ghiandole salivari minori (labiali, buccali, molari, linguali e palatine) che sono diffuse in tutta la cavità orale. La cavità orale è il luogo dove avviene il processo di masticazione, azione puramente meccanica e volontaria, con lo scopo di sminuzzare e triturare l’alimento per aumentarne la superficie e, di conseguenza, per facilitare l’azione idrolizzante degli enzimi digestivi. Alla masticazione si accompagna un’abbondante secrezione di saliva che contribuisce al rammollimento del cibo, alla formazione del bolo alimentare e alla sua lubrificazione, indispensabile per la deglutizione e cioè per il passaggio al faringe e quindi all’esofago fino allo stomaco. Le porzioni caudali delle cavità nasali e del cavo orale costituiscono nel loro insieme il faringe, che consiste in un breve organo tubulare, prevalentemente formato da una struttura muscolare, la cui funzione fondamentale è quella di permettere la deglutizione. FARINGE Il faringe è suddiviso in tre compartimenti: il rinofaringe, l’orofaringe, il laringofaringe. Il rinofaringe rappresenta la porzione respiratoria del faringe, perché oltre a costituire la porzione posteriore delle cavità nasali, le coane, connette questa con il laringe, posto ventralmente. L’orofaringe è la porzione caudale della cavità orale e risulta delimitata dorsalmente dalla porzione ventrale del palato molle, ventralmente dalla radice linguale e lateralmente dalle fossette tonsillari contenenti le tonsille palatine, più semplicemente note come tonsille, due sottili e lunghe strutture linfoidi. La porzione muscolare del faringe, unitamente alla radice della lingua, è adibita alla deglutizione, poiché spinge il bolo alimentare dalla cavità orale nel laringofaringe, che a sua volta contribuisce a spingere il bolo alimentare verso la porzione prossimale dell’esofago. ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 10 STOMACO Cani e gatti sono due specie animali originariamente carnivore e questo, malgrado oggi le abitudini alimentari siano, soprattutto nel cane, sensibilmente cambiate, ha modificato le caratteristiche anatomo- fisiologiche dell’apparato digerente (in particolare stomaco e intestino), così come oggi noi lo conosciamo. Lo stomaco è una struttura sacciforme, localizzata nella cavità addominale, in posizione centrale e subito dietro diaframma e fegato. Può essere idealmente suddiviso in tre porzioni: fondo, dove si rinviene fisiologicamente dell’aria (cosiddetta bolla gastrica), corpo e antro, quest’ultimo anche noto come antro pilorico. Dopo la masticazione, peraltro poco accurata soprattutto nel cane, il cibo, grazie al faringe, viene deglutito nell’esofago e quindi, attraverso uno sfintere chiamato cardias, nello stomaco. Il cardias è una sorta di restringimento che regola sia il transito del cibo, impedendo un reflusso retrogrado dallo stomaco all’esofago (reflusso gastro-esofageo), sia il passaggio dell’aria, condizionando l’eruttazione. Una volta nello stomaco, il bolo alimentare subisce una prima serie di processi digestivi, per poi, attraverso un secondo sfintere chiamato piloro, passare nel primo tratto intestinale; in particolare a seguito dall’arrivo del materiale alimentare le pareti gastriche si contraggono ritmicamente, garantendo sia il rimescolamento del cibo sia la sua propulsione verso l’antro e quindi verso l’intestino. Nello stomaco, come è noto, si ha anche una notevole produzione di acido cloridrico, ad opera delle ghiandole presenti nella mucosa gastrica, che crea un ambiente particolarmente acido, fondamentale per la digestione; la stessa mucosa gastrica deve tuttavia difendersi da questa acidità, che altrimenti potrebbe danneggiarla seriamente, e questo avviene grazie a vari meccanismi, tra i quali la produzione di un muco protettivo, un rapido e continuo ricambio cellulare, etc. Qualora, invece, il contenuto gastrico, dovesse, anziché procedere verso l’intestino, refluire in esofago (come può avvenire in corso di reflusso gastro-esofageo, ma anche a fronte di ripetuti episodi di vomito), la mucosa in questa sede, non potendo disporre degli stessi meccanismi difensivi, potrebbe venire seriamente danneggiata dall’acido cloridrico. Soprattutto nel cane, una delle particolarità anatomiche più rilevanti di stomaco e intestino è relativa al fatto che entrambi, pur essendo tenuti in sede da una serie di legamenti, risultano essere molto mobili all’interno della cavità addominale; segnatamente per quanto riguarda lo stomaco, questa peculiarità può, una volta che tale organo si sia dilatato a fronte dell’arrivo di cibo ed acqua di bevanda, favorire, in determinate razze, come quelle di taglia grande, e in particolari situazioni (movimento eccessivo, salti, etc.), l’insorgenza di una temibile condizione patologica, la dilatazione/torsione gastrica, che se non prontamente risolta può portare a morte l’animale. INTESTINO Dopo aver subito i primi processi digestivi in sede gastrica, il bolo alimentare passa a livello intestinale dove la digestione viene completata e ha luogo il successivo assorbimento dei principi nutritivi contenuti ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 11 nell’alimento. L’intestino può essere considerato come un lungo tubo, che va dal piloro, che lo connette allo stomaco, fino allo sfintere anale, attraverso il quale le feci vengono emesse all’esterno; può essere idealmente diviso in due porzioni: a. una porzione anteriore, denominata piccolo intestino o intestino tenue, suddivisa in tre tratti (duodeno, digiuno e ileo), b. una porzione posteriore, il grande intestino o intestino crasso, a sua volta suddiviso in tre tratti (cieco, colon e retto). Come detto, a livello intestinale si completano i processi digestivi, grazie ai quali i principi nutritivi contenuti nell’alimento possono poi essere riassorbiti a livello di mucosa intestinale e quindi passare nel circolo sanguigno, attraverso il quale possono poi essere distribuiti ai vari distretti dell’organismo. Quello che rimane di indigerito all’interno dell’intestino viene, invece, espulso sotto forma di feci. Basilari per la digestione intestinale risultano il succo enterico, il succo pancreatico e la bile. Il succo enterico è prodotto dalle stesse cellule che rivestono la mucosa del primo tratto intestinale (duodeno) e contiene una serie di enzimi in grado di svolgere la gran parte di processi digestivi; peraltro, alcuni di tali enzimi vengono prodotti in base al tipo di alimento e questo “adattamento” enzimatico al substrato alimentare è un processo che richiede tempo: questo rappresenta uno dei motivi del perché, quando si cambia dieta, è preferibile farlo in maniera graduale, nell’arco di alcuni giorni. Fondamentale per la digestione intestinale risulta anche il succo pancreatico: prodotto a livello del pancreas, viene trasportato all’interno dell’intestino dal dotto pancreatico, che sbocca in corrispondenza del duodeno; gli enzimi contenuti in tale succo hanno la prerogativa di essere sintetizzati in forma non attiva e di essere attivati solo nel momento in cui arrivano a livello intestinale. Il succo pancreatico è importante anche perché contiene i bicarbonati, il cui ruolo è quello di tamponare, e quindi di neutralizzare, l’acidità del cibo parzialmente digerito (chimo) proveniente dallo stomaco. In assenza dei bicarbonati, il chimo acido potrebbe danneggiare sia la normale flora microbica che tappezza la superficie intestinale, ma anche la mucosa intestinale, che a differenza di quella gastrica non è dotata di meccanismi protettivi nei confronti dell’acido cloridrico, con conseguente alterazione della produzione di succo enterico e quindi della digestione e del successivo riassorbimento di principi nutritivi. Infine, la bile, che prodotta dal fegato, viene riversata nel primo tratto intestinale attraverso un dotto chiamato coledoco; la bile agisce sui grassi introdotti con la dieta, favorendo la loro digestione ed il loro assorbimento. Nel complesso processo digestivo svolge un’importante azione anche la flora microbica che tappezza la superficie intestinale; tali microrganismi, nel loro complesso chiamati microbiota, sono rappresentati prevalentemente da batteri e risultano fondamentali per regolare lo stato di salute non soltanto del tratto intestinale, ma anche dell’interno organismo. FEGATO Si trova subito dietro il diaframma, cranialmente allo stomaco, e risulta essere ben ancorato in questa sede, non risultando pertanto molto mobile, se non come conseguenza dei normali atti respiratori. ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 12 All’organo si associa, anatomicamente e funzionalmente, la colecisti che rappresenta una struttura di raccolta dalla bile prodotta dal fegato, prima della sua immissione nell’intestino, dove, come detto, concorre allo svolgimento dei processi digestivi. Oltre a produrre la bile, il fegato è coinvolto in tutta una serie di processi fondamentali per la vita degli animali, quali la produzione di proteine, il mantenimento di una normale glicemia, la regolazione dei processi coagulativi, etc. Inoltre, rappresenta una sorta di “filtro” dell’intero organismo, poiché sovrintende a tutta una serie di processi metabolici atti a rendere meno tossici ed eliminabili alcuni composti presenti nel sangue, altrimenti dannosi; tale particolare ruolo metabolico è reso possibile dalla sua peculiare vascolarizzazione che prevede non soltanto un flusso in entrata di sangue arterioso, come per tutti gli altri organi, ma anche un flusso in entrata di sangue venoso (vena porta) proveniente da numerosi altri organi addominali e in particolare dall’intestino e che pertanto convoglia al fegato tutte le sostanza assorbite a livello intestinale e che devono essere ulteriormente metabolizzate a livello epatico. PANCREAS Il pancreas è una ghiandola anatomicamente e funzionalmente suddivisa in due componenti: a. quella esocrina, coinvolta nei processi digestivi grazie alla produzione del succo pancreatico b. quella endocrina, deputata alla produzione di ormoni (es. insulina e glucagone), che immessi in circolo svolgono tutta una serie di azioni, tra cui in particolare la regolazione della glicemia. Anatomicamente, il pancreas può essere suddiviso in tre porzioni: a. il lobo sinistro, normalmente libero al centro dell’addome caudalmente allo stomaco, b. il corpo del pancreas, che è invece adeso alla faccia caudale del corpo/antro gastrico, c. il lobo destro, che è adagiato dorsalmente e medialmente al duodeno. È interessante notare come anatomicamente ci sia una discreta differenza tra il pancreas canino e quello felino, nel senso che nel cane il lobo destro è normalmente più grande del sinistro, mentre nel gatto è in genere vero il contrario. APPARATO RESPIRATORIO NASO Il naso costituisce l’ingresso delle vie respiratorie. Si compone di una porzione esterna ed una interna. La porzione esterna è costituita dal planum nasale, meglio conosciuto come tartufo, dalle cartilagini di supporto sottostanti e dai legamenti; una sorta di struttura pieghevole, simile ad una valvola, che regola attivamente l’entrata dell’aria. Il planum nasale o rhinarium, chiamato più comunemente tartufo, si presenta come un cuscinetto carnoso appiattito, sprovvisto di peli, delimitato lateralmente da due fessure oblique, le narici, e percorso nella sua parte centrale da un solco verticale stretto e profondo; è ricoperto di epidermide spessa, cheratinizzata, che, malgrado l’assenza di ghiandole annesse, risulta sempre umida, grazie ai continui leccamenti e al secreto dei dotti nasolacrimali. ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 13 La porzione interna risulta scavata nell’osso facciale ed è suddivisa da una lamina ossea-cartilaginea, il setto nasale, in due parti eguali e simmetriche, ognuna delle quali comprende un vestibolo nasale, una cavità nasale e i seni paranasali. Il vestibolo nasale rappresenta l’ingresso della cavità nasale, di cui costituisce il prolungamento più craniale, ed è delimitato anteriormente dalla narice corrispondente. Da un punto di vista prettamente strutturale, il vestibolo appare tappezzato da una pelle modificata che assume i caratteri di una mucosa dermo-papillare rivestita da epitelio pavimentoso stratificato. In questa sede si apre lo sbocco del condotto nasolacrimale, il cui secreto contribuisce a tenere umido il tartufo. Il tutto è sostenuto da un’impalcatura cartilaginea e corredato da muscoli il cui compito è quello di permettere i movimenti delle narici. Ciascuna cavità nasale si estende dal vestibolo nasale, comunicando con l’esterno attraverso la narice corrispondente, fino alla faringe, con la quale si continua per mezzo di una cavità chiamata coana. Ciascuna cavità nasale si presenta allungata in senso rostro-caudale e delimitata ventralmente dal palato osseo e dorsalmente dall’osso nasale. La parete mediale, rappresentata dal setto nasale, è verticale e perfettamente liscia, mentre quella laterale si presenta obliqua e anfrattuosa per la presenza di rilievi pronunciati, i cornetti (dorsale, medio e ventrale), anche denominati turbinati o conche, che delimitano delle depressioni longitudinali, i meati. Ciascun cornetto è formato da una lamina ossea arrotolata su se stessa, completata anteriormente da un prolungamento fibro-cartilagineo, ed è rivestito da una mucosa che ha la particolarità di essere ricoperta di ciglia (ogni cellula dell’epitelio che la riveste presenta sulla sua parte libera un ciglio) e ricca di ghiandole che secernono muco (pertanto l’epitelio che riveste tale mucosa si definisce muco-ciliato). Questa particolare conformazione “a labirinto” dei cornetti ha la funzione di aumentare notevolmente la superficie della cavità nasale, mentre il fatto che siano rivestiti da questo particolare epitelio muco-ciliato favorisce l’umidificazione, la termoregolazione e la filtrazione dell’aria. Infatti, l’aria, passando attraverso le circonvoluzioni dei cornetti e venendo a stretto contatto con la mucosa, viene umidificata da parte del muco e riscaldata grazie alla notevole presenza di vasi sanguigni che le cedono calore; inoltre, il flusso dell’aria attraverso i cornetti fa si che le particelle estranee cadano per gravità sulla mucosa e rimangano appiccicate al denso muco, per poi essere allontanate grazie al movimento delle ciglia, che le trasportano verso il faringe da dove poi vengono deglutite e quindi eliminate attraverso il tubo gastroenterico. Le funzioni di umidificare e riscaldare l’aria inspirata risultano molto importanti per proteggere le vie respiratorie inferiori dall’aria eccessivamente fredda o secca; la funzione di “filtrare” l’aria inspirata evita o comunque limita il passaggio nelle vie aeree inferiori di particelle microscopiche potenzialmente dannose, quali polvere, pollini e batteri. I seni paranasali sono degli annessi delle cavità nasali, risultando una sorta di estroflessioni di quest’ultime. Sono strutture pari, la cui funzione non è ancora stata ben chiarita: è poco probabile che possano intervenire nella respirazione, mentre si preferisce l’ipotesi per cui contribuirebbero alla protezione dell’encefalo contro traumi e scuotimenti indotti dalla masticazione. Essi sono rappresentati dal seno frontale, il seno sfenoidale ed il mascellare. Quest’ultimo in realtà non rappresenta un vero e proprio seno, in quanto non fa esattamente parte dell’osso mascellare, perciò viene più correttamente denominato recesso mascellare. Solo il seno frontale riveste qualche interesse clinico nel cane. ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 14 Le porzioni caudali delle cavità nasali e del cavo orale costituiscono nel loro insieme il faringe, che consiste in un breve organo tubulare, prevalentemente formato da una struttura muscolare e suddiviso in tre compartimenti: a. il rinofaringe, b. l’orofaringe, c. il laringofaringe. Il rinofaringe rappresenta la porzione respiratoria del faringe, perché oltre a costituire la porzione posteriore delle cavità nasali, le coane, connette questa con il laringe, posto ventralmente. LARINGE La laringe è un organo cilindrico semirigido e fibroelastico, che separa le vie aeree superficiali da quelle profonde, permettendo il passaggio dell’aria durante sia l’inspirazione che l’espirazione. La laringe è formata da varie cartilagini (tiroidea, cricoidea, epiglottide e aritenoidi), che le conferiscono forma e consistenza, connesse tra loro da legamenti e muscoli; inoltre, è innervata da branche del nervo vago: i nervi laringei craniali, con funzione prevalentemente sensitiva, e i nervi laringei caudali, prevalentemente motori. L’epiglottide svolge l’importante funzione di impedire che, durante la deglutizione, il cibo o la stessa saliva possano penetrare all’interno delle vie respiratorie; quando si deglutisce, infatti, grazie anche al movimento della lingua, l’epiglottide si solleva andando a chiudere perfettamente l’apertura del laringe e facendo così in modo che il cibo possa passare dal faringe all’esofago e quindi allo stomaco. Completata la deglutizione, l’epiglottide si abbassa per permettere nuovamente il passaggio dell’aria e quindi la respirazione. La laringe è anche l’organo della fonazione; in questa sede, infatti, ritroviamo i legamenti vocali, o corde vocali, che vibrando al passaggio dell’aria generano i suoni. L’apertura del lume laringeo, o rima della glottide, è delimitata dorsalmente dalle aritenoidi e ventralmente dalle corde vocali. Il diametro della rima della glottide è pertanto determinato dalla posizione e dalla lunghezza delle corde vocali, che a loro volta dipendono dalla posizione delle cartilagini aritenoidee e, in misura minore, della tiroidea; durante l’inspirazione, il movimento dorsolaterale delle aritenoidi consente l’abduzione (cioè l’allontanamanto tra loro) delle corde vocali e quindi l’ampliamento della rima glottidea, ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 15 così da facilitare il passaggio dell’aria; invece, durante l’espirazione, il movimento mediale delle aritenoidi fa riavvicinare tra loro le corde vocali, restringendo la rima glottidea. TRACHEA, BRONCHI E POLMONI L’apparato respiratorio è costituito dalle vie aeree e dai polmoni; si distinguono a. vie aeree superiori - sono rappresentate da cavità nasali, rinofaringe, laringe e porzione cervicale della trachea b. vie aeree inferiori - sono rappresentate dalla porzione intratoracica della trachea, dai bronchi e dai polmoni In particolare la trachea in corrispondenza della sua porzione terminale si divide in due bronchi principali, ognuno dei quali penetra in uno dei due polmoni, per poi dividersi ulteriormente in tante diramazioni, paragonabili ai rami di un albero, fino alle diramazioni più piccole, i bronchioli. Quest’ultimi presentano nella loro porzione terminale dei piccoli sacchetti, chiamati alveoli, che rappresentano le unità funzionali dell’apparato respiratorio, in quanto è all’interno di questi che si svolge la funzione principale cui è preposto l’apparato respiratorio e cioè gli scambi di ossigeno e anidride carbonica tra aria e sangue. Durante l’inspirazione l’aria ricca di ossigeno, passando per le vie aeree superiori e inferiori, giunge alle diramazioni bronchiali e quindi agli alveoli, che grazie alla loro struttura elastica si dilatano notevolmente; a livello alveolare, il sangue è separato dall’aria da una sottilissima membrana, la cosiddetta barriera alveolo- capillare, attraverso la quale si verificano gli scambi gassosi che permettono all’ossigeno di passare dall’aria al sangue, che poi lo trasporterà a tutti gli organi ed apparati, mentre all’anidride carbonica, prodotta dal metabolismo, di passare dal sangue all’aria, che successivamente durante l’espirazione la trasporterà verso l’esterno, eliminandola. La funzione respiratoria è garantita anche dai muscoli della gabbia toracica, dal diaframma e dall’elasticità del polmone, responsabili insieme dei movimenti del torace stesso e quindi dell’espansione polmonare. L’apparato respiratorio consente il rifornimento di ossigeno ai tessuti e dunque la loro sopravvivenza; la conservazione di questa funzione, quindi, è essenziale per la vita dei mammiferi, compresi cani e gatti. Altro compito di questo complesso apparato è quello di permettere l’allontanamento di alcune sostanze che costituiscono il fisiologico stadio terminale di alcuni metabolismi, come l’anidride carbonica, o prodotti derivanti da malattie presenti nell’organismo, come i corpi chetonici in corso di diabete mellito. Questo apparato, attraverso il rifornimento di ossigeno ai tessuti, sostiene oltre alle attività di base dei nostri animali anche tutte quelle legate all’attività fisica, fino anche a quelle sportivo/atletiche caratterizzate da un forte aumento della richiesta di ossigeno da parte della muscolatura. In generale l’allenamento comporta la comparsa di una serie di modificazioni nel corpo dei nostri animali, cuore e muscoli, ad esempio, aumentano di dimensioni, si ipertrofizzano e questo è il modo per rispondere alle sollecitazioni imposte dal lavoro fisico. L’apparato respiratorio, invece, non ha questa possibilità di “crescere” e quindi l’unico mezzo che ha a disposizione per rispondere alle aumentate richieste di ossigeno dei tessuti è quello ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 16 di mobilitare tutte le sue unità funzionali, gli alveoli, anche quelle che durante il riposo o le attività di base non vengono utilizzate perché non necessarie per mantenere la corretta ossigenazione. Dall’impossibilità di “crescita” deriva la considerazione che ogni malattia che determini un danno grave alla porzione funzionale di questo apparato con distruzione di alveoli comporta una riduzione permanente della sua funzionalità, pertanto diventa molto importante la conoscenza delle strutture che lo compongono e la loro tutela. La frequenza respiratoria, intesa come numero di atti respiratori in un minuto (numero di volte in cui la gabbia toracica si alza ed abbassa in un minuto) è compresa nel cane tra 16-32 atti respiratori al minuto. La frequenza respiratoria può variare in relazione ad una serie di fattori fisiologici, quali età, attitudine, temperamento, digestione, lavoro, sesso e condizioni climatiche. L’apparato respiratorio, infatti, svolge anche una funzione di dissipatore di calore quando la temperatura esterna tende ad aumentare, in questa circostanza la frequenza respiratoria può innalzarsi oltre i 40-50 atti respiratori per minuto. Le vie aeree sono anche deputate a umidificare, purificare e riscaldare l’aria inspirata, grazie alla particolare conformazione anatomica (vedi anche apparato respiratorio – vie aeree superiori). Inoltre, tutta una serie di meccanismi di difesa impedisce a tutta una serie di microrganismi (batteri, virus, funghi) e di sostanze più o meno tossiche/irritanti, che continuamente penetrano nelle vie respiratorie durante l’inspirazione, di determinare dei danni, in quanto vengono inattivati e/o rimossi. Il non funzionamento di tali meccanismi di difesa può essere causa di malattia, rispetto alla quale anche alcune caratteristiche anatomiche dell’apparato respiratorio, tipiche di alcune razze brachicefale di cani e gatti, possono rappresentare dei fattori predisponenti, come, ad esempio, narici troppo strette (c.d. stenotiche), prime vie aeree respiratorie brevi, palato molle troppo lungo, anomala conformazione della laringe e/o trachea, etc. APPARATO EMATOPOIETICO (SANGUE) Il processo di creazione degli elementi corpuscolati del sangue (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine) viene definito emopoiesi. L’emopoiesi si verifica nel midollo osseo: un particolare tipo di cellula, detta elemento progenitore multipotente, riesce a creare elementi cellulari, che, attraverso l’intervento di particolari fattori, si trasformeranno poi in elementi maturi. Il midollo emopoietico è localizzato nella parte più interna di molte ossa (vertebre, ossa del cranio, coste, ossa lunghe degli arti), la cosiddetta parte spugnosa, dove le cellule emopoietiche sono mescolate al grasso e ad altri tipi di cellule che formano lo stroma, un tessuto di sostegno e nutrizione per le stesse cellule emopoietiche. Nel midollo osseo avviene quindi la produzione e la maturazione di tutte le cellule del sangue, rappresentate da: 1) globuli rossi, cellule specializzate nel trasporto dell’ossigeno ai tessuti 2) globuli bianchi, grazie ai quali l’organismo si difende da tutta una serie di microrganismi 3) piastrine, specializzate nel riparare le lesioni di continuo delle pareti vascolari, evitando la fuoriuscita di sangue. I globuli rossi, o eritrociti, vengono prodotti nel midollo osseo grazie ad un complesso e ordinato meccanismo definito eritropoiesi. Tale processo richiede un periodo di qualche giorno e viene principalmente stimolato dall’eritropoietina, proteina sintetizzata prevalentemente dal rene come risposta ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 17 ad una diminuzione della concentrazione di ossigeno nel sangue o allo stimolo da parte di alcuni ormoni (tiroxina, cortisolo, ormone della crescita, etc). Gli eritrociti nei mammiferi sono cellule senza nucleo e presentano generalmente una forma a disco biconcavo, che conferisce agli stessi un tipico pallore centrale quando vengono osservati al microscopio. Sono per lo più costituiti da acqua e da una proteina coniugata che prende il nome di emoglobina, oltre che da enzimi, ioni, glucosio, urea e lipidi. L’emoglobina riveste una funzione fondamentale, quella cioè di trasportare l’ossigeno a tutte le cellule dell’organismo e di rimuovere da queste l’anidride carbonica; in particolare lega l’ossigeno a livello polmonare (circolo alveolo-capillare), lo trasporta alle varie cellule e nel momento in cui lo cede lega l’anidride carbonica che poi elimina sempre a livello polmonare. I globuli rossi hanno una vita media variabile di circa 110 giorni nel cane; una volta arrivati alla fine del loro fisiologico ciclo vitale divengono più rigidi ed espongono sulla loro superficie degli antigeni di membrana, modificazioni grazie alle quali vengono riconosciuti come vecchi e distrutti da parte delle cellule del sistema reticolo-istiocitario della milza, processo noto come eritrocateresi. Il numero dei globuli rossi varia nelle diverse specie animali e può subire delle alterazioni anche nello stesso soggetto per una serie di fattori, tra cui età, sesso, razza, tipo di alimentazione, ambiente, attività fisica, stato riproduttivo etc. I globuli bianchi, o leucociti, vengono prodotti a livello midollare (leucopoiesi) a partire da cellule staminali pluripotenti e sotto lo stimolo di vari fattori. La loro funzione principale è quella di attuare meccanismi di difesa contro microrganismi patogeni, essendo in grado di fagocitare, cioè di ingerire o meglio inglobare nel proprio citoplasma e quindi di uccidere, batteri, funghi, parassiti e corpi estranei, nonché di produrre anticorpi. I globuli bianchi sono cellule più grandi rispetto agli eritrociti e possono essere distinti (microscopicamente) in base alla loro morfologia in granulociti polimorfonucleati e agranulociti mononucleati. I granulociti polimorfonucleati sono così definiti perché contengono a livello citoplasmatico delle granulazioni, in base alle caratteristiche delle quali sono a loro volta distinti in neutrofili, eosinofili e basofili. I neutrofili hanno una vita molto breve (6-12 ore) e intervengono in genere in presenza di processi infiammatori o di infezioni sostenute da batteri, mentre gli eosinofili e i basofili, di dimensioni leggermente maggiori rispetto ai neutrofili, risultano coinvolti in corso di malattie allergiche e parassitarie. Gli agranulociti mononucleati, invece, non presentano granulazioni nel citoplasma e si distinguono in a. linfociti b. monociti. I linfociti completano il loro sviluppo nei tessuti linfoidi secondari o periferici, hanno una vita molto lunga e, al contrario delle altre cellule del sangue che terminano la loro vita nei tessuti, hanno la capacità di migrare dal sangue ai tessuti e di ritornare al sangue. ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 18 I monociti sono le cellule del sangue di maggiori dimensioni; sono considerate le “cellule spazzine” dell’organismo in quanto, dopo essere state rilasciate dal midollo osseo, stazionano nel sangue per poche ore per poi migrare nei tessuti dove si trasformano in macrofagi, in grado di fagocitare materiale estraneo. Il numero dei globuli bianchi può subire delle alterazioni legate in particolare all’età (i cuccioli hanno più globuli bianchi rispetto agli adulti), alla fase della gravidanza e lattazione (in cui generalmente tendono ad aumentare) o alla razza (i cani di razza Levriero, ad esempio, tendono ad avere un numero più basso di leucociti). Le piastrine, anche definite trombociti, rappresentano le cellule più piccole del sangue e sono costituite da porzioni di citoplasma. Il meccanismo che porta alla loro formazione è definito piastrinopoiesi o trombopoiesi ed è principalmente stimolato da una proteina prodotta dal fegato detta trombopoietina. Hanno un’emivita di circa 10 giorni e, in particolare nella specie canina, presentano differenze sia morfologiche che quantitative legate alla razza. Hanno una funzione molto importante in quanto intervengono nel processo di coagulazione del sangue, previa formazione del tappo piastrinico che arresta la fuoriuscita del sangue dai vasi danneggiati. GRUPPI SANGUIGNI I gruppi sanguigni in tutte le specie sono determinati da alcune proteine (antigeni) presenti sulla membrana del globulo rosso. Vengono trasmessi per via ereditaria dai genitori attraverso determinati geni (con un meccanismo di trasmissione ereditaria regolato dalle LEGGI DI MENDEL). È noto, per esempio, che nell’uomo individui di gruppo sanguigno A se trasfusi con sangue di gruppo B svilupperanno rapidamente anticorpi anti B e conseguentemente una reazione trasfusionale che porterà nella maggior parte dei casi alla morte. Questo è riconducibile al fatto che nell’uomo sono naturalmente presenti, già a partire dalla nascita e quindi a prescindere da precedenti emotrasfusioni, anticorpi contro sistemi di gruppo sanguigno diversi dal proprio e sono proprio questi anticorpi che danno luogo alle cosiddette reazioni trasfusionali. I gruppi sanguigni nel cane sono classificati secondo il sistema DEA (Dog Erythrocyte Antigen) e sono il DEA 1, 3, 4, 5, 6, 7 e 8. Questi antigeni sono stati studiati fin dal 1910 ma sono stati classificati per la prima volta nel 1961. Nel cane, tra i gruppi sanguigni grande importanza riveste il DEA 1 in quanto è in grado di determinare le reazioni trasfusionali più gravi. In un recente studio fatto in Italia si è visto che di 7.414 cani testati (4798 di razza e 2616 meticci) per DEA1, il 38.8% erano DEA 1 negativi e il 61.2 % erano DEA 1 positivi. Per la determinazione del gruppo DEA 1 sono disponibili in commercio dei test rapidi ad uso ambulatoriale, mentre la determinazione degli altri gruppi è più indaginosa e deve essere effettuata presso laboratori specializzati. Un cane può essere contemporaneamente positivo a più di uno di questi gruppi. Tuttavia, in genere, non presenta anticorpi naturali nel sangue nei confronti dei gruppi sanguigni diversi dal proprio (cioè nei confronti di gruppi sanguigni eterologi) o al più li presenta in bassa concentrazione. È importante determinare il gruppo sanguigno sia nel donatore che nel ricevente, almeno per quanto riguarda il gruppo ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 19 sanguigno DEA 1, e per maggior sicurezza andrebbero eseguire anche le Prove di Compatibilità Crociata tra donatore e ricevente per evidenziare eventuali incompatibilità. APPARATO OCULARE L’occhio è un organo di senso costituito da una complessa struttura anatomica, contenuta all’interno della cavità orbitale. Le palpebre rappresentano il sistema di difesa più esterno dell’occhio. Sono rivestite esternamente dalla pelle ed internamente da una membrana molto vascolarizzata, la congiuntiva. Negli animali, a differenza dell’uomo, ne ritroviamo una in più. Infatti, oltre alle due palpebre principali, superiore e inferiore, è presente una terza palpebra, localizzata dietro e medialmente alla palpebra inferiore, con funzioni, oltre che di protezione, di secrezione-distribuzione del fil pre-corneale. Il globo oculare ha la forma di una sfera, leggermente schiacciata, la cui superficie esterna è costituita dalla cornea e dalla sclera. La sclera costituisce la maggior parte della superficie esterna del globo oculare, è di colore bianco ed è costituita da tessuto fibroso, che la rende molto resistente. Nella parte anteriore dell’occhio ritroviamo la cornea, membrana completamente trasparente, priva di vasi ma ricchissima di fibre nervose; la sua superficie è bagnata continuamente dalle lacrime, che, aderendo ad essa, creano un’interfaccia (film lacrimale-superficie corneale) che costituisce la prima lente convergente dell’occhio, sia nell’uomo che negli animali. Tali lacrime sono prodotte dalla ghiandola lacrimale principale e dalla ghiandola lacrimale secondaria, presenti a livello di congiuntiva e terza palpebra. La cornea ha uno spessore inferiore ad 1 mm ed è composta da più strati. La stabilità del film lacrimale e la trasparenza della cornea sono essenziali per la visione. Dietro la cornea si trova la camera anteriore, delimitata posteriormente dall’uvea e ripiena di un fluido chiaro, chiamato umor acqueo, prodotto dai corpi ciliari dell’uvea. L’uvea è costituita da iride, corpi ciliari e coroide. L’iride è la parte più anteriore dell’uvea e conferisce il colore agli occhi; grazie a due muscoli (dilatatore e costrittore) può variare le sue dimensioni in relazione alle condizioni di luce ambientale, condizionando di conseguenza anche la grandezza di un piccolo foro posto al suo centro, la pupilla. L’iride può essere chiara (dal blu al verde) o bruna (dal marrone al nero), ma in realtà la sua colorazione dipende sia dalla quantità di pigmento che da fenomeni ottici di riflessione e di diffrazione della luce nello stroma irideo; nelle iridi chiare, poco pigmentate, la luce passa fino agli strati profondi dove viene riflessa assumendo un colore chiaro; al contrario, nelle iridi brune, ricche di pigmento, la luce non penetra fino agli strati profondi e non viene riflessa. ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 20 I corpi ciliari sono piccoli organelli che si trovano dietro l’iride ed hanno la funzione di produrre l’umor acqueo, che viene prodotto filtrando il sangue che passa all’interno dell’uvea e porta nutrimento al cristallino. La coroide è una sottile membrana ricca di vasi sanguigni, che porta nutrimento alla retina. All’interno dell’uvea, subito dietro l’iride, alloggiato sopra ai muscoli ciliari, c’è il cristallino, una lente convergente di forma biconvessa che focalizza i raggi luminosi sulla retina. Il vitreo è una sostanza limpida e di consistenza gelatinosa contenuta nella cavità vitreale, che, riempiendo lo spazio compreso fra il cristallino e la retina (camera vitreale), mantiene la forma dell’occhio. La sua trasparenza è importante per una visione nitida a tutte le distanze. La retina è un sottile strato di tessuto nervoso che riveste la superficie interna del globo oculare ed è suddivisa in due aree: a. area dorsale, chiamata tappeto, di colore azzurro nei cuccioli e giallo-verde negli adulti, particolarmente ricca di fotorecettori, cellule che sono in grado di convertire le immagini in impulso nervoso; b. area ventrale, di colore scuro, dove i recettori sono meno densi. È proprio nella retina che i raggi luminosi e le immagini vengono convertite in impulso nervoso, che viaggiando attraverso strutture nervose dedicate (nervo ottico e tratti ottici), raggiungono la corteccia visiva, dove l’impulso viene nuovamente convertito in immagine. Per poter comprendere con facilità il complesso meccanismo della visione pensiamo all’occhio come ad una macchina fotografica. Nell’occhio l’obiettivo è rappresentato da tutte le superfici trasparenti: film lacrimale, cornea, umor acqueo, cristallino e corpo vitreo, che vengono attraversati dalla luce e dalle immagini. L’otturatore è quella parte del corpo della macchina fotografica che permette di regolare la quantità di luce, che va a colpire la pellicola, e nell’occhio è rappresentata dall’iride. Un raggio luminoso attraversa le strutture trasparenti dell’occhio e viene focalizzato sulla retina, grazie alle lenti convergenti del sistema ottico oculare, tra le quali le più importanti sono rappresentate dalla cornea e dal cristallino. Mentre in una macchina fotografica il fotografo mette a fuoco l’immagine variando la distanza focale fra lente e pellicola, nell’occhio la distanza tra il cristallino e la retina rimane fissa. L’occhio mette a fuoco a distanze variabili con una strategia diversa: il cristallino ha la capacità di modificare continuamente la sua forma e di variare la sua curvatura in modo da aumentare o diminuire il suo potere di convergenza. Questo processo dinamico così particolare, meglio conosciuto come accomodazione, è regolato da un anello di fibre muscolari disposte intorno al cristallino, contenute nel corpo ciliare. Così quando l’occhio guarda un oggetto in lontananza il cristallino si appiattisce e diminuisce la sua curvatura, mentre quando guarda un oggetto vicino diventa più convesso ed aumenta la sua curvatura. ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 21 La pellicola fotografica dell’occhio è rappresentata dalla retina. La retina riveste la superficie interna del globo oculare ed al suo interno avvengono i meccanismi più complessi della visione: è una struttura altamente specializzata che presiede alla acuità visiva, alla percezione dei colori e del contrasto, alla sensibilità al movimento ed alla visione notturna, specialmente nel gatto. Dopo aver attraversato la cornea, la camera anteriore, la pupilla, il cristallino ed il vitreo, i raggi luminosi vengono fatti convergere sulla retina, attraversano tutto il suo spessore e colpiscono direttamente i fotorecettori, rappresentati da coni e bastoncelli, che costituiscono la parte più importante della retina e dove le immagini e la luce vengono convertite in impulso nervoso. I coni sono strutture microscopiche simili appunto a dei coni e sono responsabili della visione dei colori e della percezione del movimento, mentre i bastoncelli sono legati alla percezione del contrasto e alla visione crepuscolare e notturna. La retina del cane è particolarmente ricca di coni e questo fa sì che veda molto bene anche dei piccoli movimenti, mentre nella retina del gatto c’è una alta densità di bastoncelli, che gli consente di vedere molto bene anche di notte o in condizioni di scarsa luminosità ambientale. Coni, bastoncelli e altre cellule retiniche specializzate contribuiscono a formare il nervo ottico, la cui porzione iniziale (chiamata disco ottico) si ritrova nell’area del tappeto retinico. Una volta stimolata dalla luce e dalle immagini, la retina inizia un complesso procedimento biochimico, denominato foto trasduzione, che porta alla conversione degli stimoli visivi in impulsi nervosi, che a loro volta inizieranno un loro lungo viaggio per essere riconvertiti in immagini. I due nervi ottici (uno per ogni occhio) lasciano le rispettive orbite per entrare all’interno dell’encefalo, dove si uniscono a formare il chiasma: da qui l’impulso nervoso continua il suo cammino tramite i tratti ottici (di destra e di sinistra) fino a raggiungere la corteccia visiva, che si trova in posizione occipitale, subito sopra la nuca. In questa sede, gli impulsi nervosi vengono nuovamente convertiti in luce ed immagini, affinché possa avvenire il processo della visione cosciente. Tutto questo, in tempo reale. APPARATO UDITIVO E VESTIBOLARE L’orecchio si compone di tre parti: a. l’orecchio esterno, formato dal padiglione e dal canale auricolare b. l’orecchio medio, formato dalla cavità timpanica, che si connette al faringe mediante le tube uditive (tube di Eustachio) c. l’orecchio interno, costituito da un labirinto membranoso ed uno osseo, con funzione uditiva e di equilibrio. L’orecchio esterno assume forma e dimensioni diverse nelle differenti razze, soprattutto canine. Il padiglione auricolare è una struttura cartilaginea, rivestita da muscolatura e cute, e irrorata da vasi, che nelle porzioni più distali (estremità dei padiglioni) risultano particolarmente sottili e delicati. In particolare nel cane, la morfologia della cartilagine auricolare è tipica per ogni singola razza e determina la configurazione del padiglione, che può assumere un aspetto eretto, semieretto o pendulo. La funzione del padiglione auricolare è di incanalare il suono dall’ambiente esterno e di trasmetterlo alla membrana timpanica; grazie alla sua mobilità, garantita da diciannove muscoli, tutti innervati da rami del nervo facciale, il cane ha un’eccellente udito direzionale. ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 22 Il canale auricolare, anche denominato condotto uditivo esterno, comprende una porzione verticale e una orizzontale; nel cane, a seconda della razza, misura tra i 5 e i 10 cm di lunghezza e 4-5 mm di diametro. Il condotto verticale decorre dal suo sbocco esterno (meato acustico esterno) fino al canale orizzontale con il quale si continua dopo aver curvato medialmente; è formato dalla cartilagine auricolare che in corrispondenza del meato acustico esterno di ripiega formando appunto un cilindro. Nel gatto, il meato acustico esterno è molto svasato ed il passaggio fra tratto verticale e orizzontale è meno evidente che nel cane. Inoltre, il canale auricolare, che nel cane assume una conformazione decisamente tubulare, nel gatto è conformato ad imbuto, restringendosi il diametro in maniera graduale fino al timpano. La cute che ricopre il padiglione auricolare e il canale auricolare contiene ghiandole sebacee e ceruminose, nonché follicoli piliferi. Quest’ultimi sono generalmente più numerosi in corrispondenza della parte prossimale del condotto verticale, mentre le ghiandole ceruminose tendono ad essere maggiormente rappresentate nelle porzioni più distali dello stesso. Invece, il condotto orizzontale è quasi totalmente privo di peli e ghiandole. Il materiale secreto dalle ghiandole, frammisto alle cellule che esfoliano dallo strato più superficiale della cute, costituisce il materiale ceruminoso che ritroviamo all’interno del condotto e che fuoriesce progressivamente e continuamente dallo stesso, assicurando una rimozione continua anche di agenti biologici e di piccoli corpi estranei L’orecchio medio è separato dall’orecchio esterno dalla membrana timpanica (timpano). L’apertura del canale orizzontale nell’orecchio medio è conosciuta come meato acustico interno. La membrana timpanica normale è sottile e semitrasparente ma può divenire spessa o rompersi in corso di patologie. L’orecchio medio è una cavità ossea ripiena di aria (cosiddetta cavità timpanica) che rappresenta un’estensione del cranio ed è connesso al faringe attraverso la tuba di Eustachio. Nel cane la cavità timpanica risulta unica. Nella porzione mediana dorsale della cavità timpanica ritroviamo tre ossicini uditivi (martello, incudine e staffa), la cui funzione è quella di connettere la membrana timpanica all’orecchio interno, dove la base della staffa s’inserisce sulla finestra ovale. La finestra rotonda, situata più in basso rispetto all’ovale, mette in comunicazione la cavità timpanica al vestibolo dell’orecchio interno. L’orecchio interno, la parte più profonda dell’orecchio, è formato da un labirinto membranoso e da un labirinto osseo, che assolvono le funzioni dell’udito e dell’equilibrio. Le parti che costituiscono il labirinto membranoso sono l’apparato vestibolare (o sistema vestibolare) e la coclea. Sia all’interno che all’esterno dell’apparato vestibolare e della coclea, circola un fluido particolare: quello che circola all’esterno prende il nome di perilinfa, mentre quello che circola all’interno di endolinfa. La perilinfa, interponendosi tra il labirinto osseo e il labirinto membranoso, agisce da cuscinetto ammortizzante, mentre l’endolinfa gioca un ruolo fondamentale nel processo di percezione dei suoni e nei meccanismi di ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 23 equilibrio. L’apparato vestibolare è la struttura dell’orecchio specificatamente deputata al controllo dell’equilibrio; consta di due elementi: a. il vestibolo b. i canali semicircolari. Il vestibolo comprende due vescicole caratteristiche: l’utricolo e il sacculo. L’utricolo possiede forma allungata, è strettamente connesso alle ampolle dei canali semicircolari e comunica con la staffa, attraverso la finestra ovale. Il sacculo, invece, ha forma sferica ed è strettamente connesso alla coclea. I canali semicircolari sono tre condotti ricurvi posizionati sopra il vestibolo; alla base di ciascuno di essi c’è una piccola dilatazione, che prende il nome di ampolla. L’orientamento dei canali semicircolari è particolare; ogni canale, infatti, forma un angolo retto con ciascuno degli altri due. All’interno di vestibolo e canali semicircolari, dispersi nell’endolinfa, ci sono gli otoliti (cristalli di carbonato di calcio) e le cellule ciliate. Insieme all’endolinfa, tali otoliti e cellule ciliate giocano un ruolo centrale nei meccanismi di regolazione dell’equilibrio. La coclea, di forma simile a una chiocciola, è la struttura dell’orecchio specificatamente deputata alla percezione dei suoni. All’interno della coclea, sono riconoscibili tre scale (o rampe): scala vestibolare, scala media (o dotto cocleare) scala timpanica. Il dotto cocleare contiene un elemento fondamentale per il processo di percezione uditiva, il cosiddetto organo del Corti, un insieme di cellule ciliate molto particolari e deputate all’interazione con l’endolinfa. L’area della coclea connessa alla finestra rotonda risiede al confine con il vestibolo, nelle immediate vicinanze dell’utricolo. Le principali funzioni cui è deputato l’orecchio sono il processo di percezione dei suoni e il meccanismo di controllo e regolazione dell’equilibrio. La percezione dei suoni presenti nell’ambiente coinvolge tutte e tre le componenti dell’orecchio. Le onde sonore, infatti, penetrano nell’orecchio esterno, attraversano l’orecchio medio e infine concludono il loro percorso in corrispondenza dell’orecchio interno. Le strutture dell’orecchio esterno hanno il compito di convogliare le onde sonore verso l’orecchio medio; il padiglione auricolare accoglie le onde sonore e fa sì che queste imbocchino il condotto uditivo esterno, fino al timpano. Con l’arrivo dei suoni al timpano, questo comincia a vibrare. La sensibilità della membrana timpanica dipende dalla conservazione di una egual pressione ai due lati della stessa; compito della tuba di Eustachio, che si apre in faringe, è appunto quello di riportare alla normalità le due pressioni in caso di squilibrio. L’apertura dell’orifizio tubarico in faringe si ottiene mediante sbadigli, deglutizione, ecc. Le vibrazioni della membrana timpanica vengono trasmesse alla finestra ovale e alla finestra rotonda tramite la catena degli ossicini che, articolati tra loro, si attivano in sequenza: martello, incudine e staffa. Le vibrazioni delle finestre ovale e rotonda mettono in moto l’endolinfa presente nella coclea. I movimenti dell’endolinfa cocleare innesca le cellule dell’organo del Corti che si occupano dell’importante processo di conversione delle onde sonore in impulsi nervosi. A ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 24 conversione avvenuta, entra in gioco il nervo cocleare, che raccoglie gli impulsi nervosi neo-generati e li invia al lobo temporale del cervello. Nel lobo temporale del cervello ha luogo la rielaborazione degli impulsi nervosi e la generazione di una risposta adeguata. Il senso dell’equilibrio è sotto il controllo di una precisa porzione dell’orecchio: l’apparato vestibolare dell’orecchio interno. Nella fattispecie, utricolo e sacculo controllano il cosiddetto equilibrio statico, ossia l’equilibrio per i momenti in cui il corpo è immobile o si muove in linea retta, mentre i tre canali semicircolari regolano il cosiddetto equilibrio dinamico, cioè l’equilibrio per i momenti in cui il corpo compie movimenti di rotazione. A giocare un ruolo fondamentale nel meccanismo di regolazione dell’equilibrio sono gli otoliti e le cellule ciliate, presenti, assieme all’endolinfa, all’interno dell’apparato vestibolare. Infatti, il movimento degli otoliti e delle cellule ciliate, successivo agli spostamenti del corpo, produce un segnale nervoso, che informa l’encefalo dei suddetti spostamenti. I mezzi che permettono all’apparato vestibolare di comunicare con l’encefalo sono i nervi vestibolari. Una volta che l’encefalo conosce gli spostamenti del corpo, produce una risposta su misura, che garantisce stabilità e senso della posizione nello spazio, al soggetto in movimento. SISTEMA NERVOSO CENTRALE E PERIFERICO Il sistema nervoso rappresenta il “centro di controllo” che coordina tutte le attività, raccoglie le informazioni (sotto forma di stimoli nervosi) provenienti dall’ambiente e dagli altri organi, le elabora, le memorizza ed invia adeguate risposte (sempre sotto forma di impulsi nervosi), volontarie o involontarie, ai vari organi ed apparati. Il sistema nervoso si divide in due parti: a. il sistema nervoso centrale b. il sistema nervoso periferico. L’unità funzionale fondamentale del sistema nervoso è rappresentata dal neurone, cellula che ha il compito di produrre e trasmettere i segnali (stimoli) nervosi, che permettono il movimento, la percezione dei sensi, ecc. Schematicamente i neuroni sono formati da un corpo e da dei prolungamenti, alcuni dei quali, come i dendriti, in grado di ricevere i segnali, mentre altri, come gli assoni, deputati a trasmettere i segnali ad altre cellule. I nervi sono costituiti da fasci di assoni e possono essere efferenti, quando trasportano il segnale dal sistema nervoso centrale alla periferia (come nel caso dei nervi preposti al movimento e quindi con funzione motoria), afferenti, quando invece rilevano i segnali nei distretti periferici e quindi li inviano al sistema nervoso centrale (svolgono pertanto una funzione sensitiva), e misti, che svolgono cioè entrambe le funzioni, sia motoria che sensitiva. Il SISTEMA NERVOSO CENTRALE comprende l’encefalo ed il midollo allungato, contenuti nella scatola cranica, e il midollo spinale, alloggiato all’interno del canale rachidiano lungo tutta la colonna vertebrale. La protezione meccanica del sistema nervoso centrale è assicurata, oltre che dalle strutture ossee del cranio ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 25 e del canale vertebrale, da un sistema di membrane, chiamate meningi (dura madre, aracnoide e pia madre), che rivestono l’encefalo e il midollo spinale. Lo spazio tra aracnoide e pia madre contiene il liquido cerebrospinale o liquor, che bagna, isola e nutre ogni parte del sistema nervoso centrale, creando un’ambiente ottimale per il funzionamento delle cellule nervose, ma anche un’ulteriore protezione dai traumi esterni, assorbendo e distribuendo le forze che agiscono sulla superficie dell’encefalo. Inoltre, la particolare conformazione dei capillari sanguigni che irrorano il sistema nervoso centrale è alla base di un’altra protezione funzionale chiamata barriera emato-encefalica, con il compito di impedire a tutta una serie di sostanze dannose presenti nel torrente circolatorio di entrare all’interno del sistema nervoso centrale e provocare danni irreparabili. Tutte queste protezioni risultano fondamentali, non solo per l’importanza che riveste il sistema nervoso centrale, ma anche per il fatto che le cellule che lo compongono, i neuroni, a differenza di altri tipi di cellule dell’organismo, non hanno la possibilità, a fronte di un loro danneggiamento, di rigenerarsi, di modo tale che qualsiasi danno a loro carico diventa irreversibile. L’encefalo del cane è suddiviso in diverse porzioni, quali cervello, tronco encefalico e cervelletto, ognuna con una funzione ben precisa, ed è collegato ai vari organi mediante i nervi cranici (quest’ultimi, come meglio descritto in seguito, sono parte integrante del sistema nervoso periferico e segnatamente della sua parte somatica). Il cervello comprende il telencefalo e il diencefalo. Il telencefalo è la porzione di encefalo più estesa; le sue funzioni sono molteplici, tra cui l’elaborazione delle risposte motorie, la memoria, il comportamento, nonché la ricezione degli stimoli esterni che provengono attraverso i cinque sensi. La corteccia cerebrale rappresenta la parte più esterna del telencefalo e presenta numerosissimi solchi, che delimitano altrettanti rilievi chiamati circonvoluzioni; tra questi solchi ve ne sono alcuni più marcati, chiamati scissure, che suddividono la corteccia in lobi (frontali, parietali, temporali, occipitali), nei quali hanno sede alcune importanti funzioni, tra cui la memorizzazione, la visione e l’intelligenza (in particolare i lobi frontali sono responsabili dell’intelligenza e da una comparazione tra vari mammiferi risulta come tali lobi nel cane siano i più vicini per dimensione a quelli umani). Una scissura particolarmente profonda, divide il telencefalo in due emisferi (destro e sinistro), tra loro connessi da un ponte compatto di fibre nervose, chiamato corpo calloso. Il diencefalo si trova al di sotto del telencefalo e comprende porzioni molto importanti, quali ipotalamo, subtalamo, talamo, epitalamo e metatalamo; è responsabile di molte delle funzioni basilari, come la masticazione, il respiro e l’equilibrio, oltre al fatto che in questa parte del cervello vengono convogliate anche tutte le informazioni ottenute tramite i sensi, dopo essere state elaborate dal telencefalo. Il tronco encefalico è situato sotto il diencefalo e rappresenta la struttura nervosa che mette in collegamento il telencefalo con il midollo spinale. Comprende mesencefalo, ponte (di Varolio) e midollo allungato: a. il mesencefalo rappresenta la parte più piccola del tronco encefalico e risulta indispensabile per il passaggio degli impulsi tra l’encefalo e il midollo spinale; tra le altre funzioni, media i movimenti dell’occhio ed è coinvolto anche nel controllo dei movimenti; ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 26 b. il ponte (di Varolio) è posto sopra il midollo allungato, sotto il mesencefalo e davanti al cervelletto; contiene i centri del respiro e del sonno; c. il midollo allungato, o bulbo, è l’ultimo tratto del tronco encefalico, prima del midollo spinale. Molte funzioni sono regolate in questa sede, come la digestione, il battito cardiaco e la deglutizione. Il cervelletto svolge in particolare funzioni motorie, quali la coordinazione dei movimenti e l’equilibrio. Il midollo spinale rappresenta la porzione extracranica del sistema nervoso centrale, contenuta all’interno del canale vertebrale e mette in comunicazione l’encefalo con tutto l’organismo, trasmettendo segnali nervosi dal centro alla periferia e viceversa. Questa trasmissione avviene lungo dei nervi che si diramano dal midollo spinale, i cosiddetti nervi spinali, e che fuoriescono attraverso dei piccoli fori intervertebrali per raggiungere i vari distretti dell’organismo; i fori intervertebrali si formano tra vertebre contigue, di modo tale che per ogni due vertebre adiacenti si definiscono due fori intervertebrali, uno a destra e uno a sinistra. I nervi spinali sono nervi misti, cioè possiedono, come precedentemente detto, funzioni sia motorie che sensitive. Le cellule nervose motorie dei nervi spinali trasmettono i segnali provenienti dall’encefalo ai muscoli (ogni nervo spinale raggiunge determinati distretti muscolari: i nervi spinali che fuoriescono dal tratto cervicale del midollo spinale vanno ad innervare i muscoli di collo, spalle, arti anteriori etc., quelli del tratto dorsale i muscoli del torace, quelli del tratto lombare i muscoli degli arti posteriori, quelli del tratto sacrale i muscoli dell’uretra e del retto); le cellule nervose sensitive dei nervi spinali portano segnali elettrici dalla periferia al midollo spinale e da questi all’encefalo, dove vengono elaborati, permettendo di apprezzare le sensazioni più diverse, come il calore, il dolore ecc. Inoltre, il midollo spinale è anche in grado di elaborare una risposta motoria autonoma, meglio nota come riflesso spinale: si tratta di risposte autonome che originano dal fatto che alcune vie afferenti (quindi sensitive) sono in connessione con alcune vie efferenti (quindi motorie), di modo tale che il segnale arrivando al midollo, attraverso queste determinate cellule nervose sensitive, non deve poi essere trasmesso all’encefalo, ma viene direttamente convogliato alle cellule nervose motorie (che innervano un determinato muscolo) ad esse connesse, producendo un movimento di quel determinato muscolo. Come descritto di seguito i nervi periferici sono parte integrante del sistema nervoso periferico e segnatamente della sua parte somatica. Il SISTEMA NERVOSO PERIFERICO è una delle due grandi parti in cui si divide il sistema nervoso ed è costituito da fasci di fibre nervose, i nervi, che si diramano dal sistema nervoso centrale verso la periferia, distribuendosi alle varie zone del corpo. A sua volta il sistema nervoso periferico si divide in a. sistema nervoso somatico, che controlla i movimenti volontari e convoglia tutte le informazioni che provengono dagli organi di senso b. sistema nervoso autonomo, che controlla in maniera involontaria la muscolatura liscia dei visceri, il muscolo cardiaco e le ghiandole. Il sistema nervoso somatico, o volontario, è costituito da fibre nervose periferiche, che inviano informazioni sensitive all’encefalo, e da fibre nervose motorie, che si portano ai muscoli scheletrici; tale trasmissione è resa possibile dai nervi cranici, che partono dall’encefalo, e dai nervi spinali, emergenti dal midollo spinale. ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 27 Il sistema nervoso autonomo, anche definito vegetativo o involontario, è rappresentato da un insieme di cellule e fibre che innervano gli organi interni e le ghiandole, controllando le cosiddette funzioni vegetative, cioè quelle funzioni che non sono soggette al controllo volontario (per questo viene anche definito involontario), quanto piuttosto a meccanismi appunto autonomi. L’organismo dei cani, come quello umano, infatti, compie tutta una serie di attività senza che l’animale se ne renda conto, come il battito cardiaco, la digestione, la secrezione da parte di tutta una serie di ghiandole dei loro prodotti, ecc. A controllare queste attività ci pensa appunto il sistema nervoso autonomo, attraverso le sue due principali componenti, il sistema simpatico e quello parasimpatico, che agiscono sugli stessi bersagli, ma con azione contrapposta: l’equilibrio tra questi due sistemi permette il corretto funzionamento degli organi (visceri, cuore, ghiandole). Il sistema nervoso simpatico è costituito da particolari raggruppamenti di cellule nervose, chiamati gangli, disposti come una catena ai due lati della colonna vertebrale; attraverso i prolungamenti (assoni) di alcuni neuroni, che si trovano in determinate porzioni (intermedie) del midollo spinale (e quindi in buona sostanza attraverso alcuni nervi spinali che fuoriescono dalle porzioni intermedie del midollo spinale), arrivano degli stimoli a questi gangli, dove altri neuroni li trasmettono a loro volta agli organi bersaglio. Il sistema simpatico agisce solitamente quando l’animale è agitato, come se lo preparasse ad una situazione di pericolo, accelerando il battito cardiaco e la frequenza del respiro (in modo da far arrivare a tutto l’organismo più ossigeno), aumentando la pressione arteriosa (per contrazione della componente muscolare della parete dei vasi arteriosi che pertanto riducono il loro lume, come se si restringessero), riducendo la funzionalità intestinale, ecc. Il sistema nervoso parasimpatico è costituito da neuroni che si trovano in corrispondenza del midollo allungato e dell’estremità distale del midollo spinale; gli assoni di questi neuroni (che decorrono pertanto lungo alcuni nervi cranici, tra cui in particolare il nervo vago, e alcuni nervi spinali che fuoriescono dal tratto sacrale) trasmettono gli impulsi a gruppi di cellule nervose, anche in questo caso organizzate in gangli, che però si trovano in prossimità degli organi bersaglio. Il sistema parasimpatico si attiva di solito quando il soggetto è rilassato, come avviene dopo che ha mangiato o quando riposa, e determina un aumento della funzionalità intestinale, una riduzione del battito cardiaco e della frequenza respiratoria, una diminuzione della pressione arteriosa (per rilassamento della componente muscolare della parete dei vasi arteriosi che pertanto aumentano il loro lume, come se si dilatassero), etc. Del sistema nervoso autonomo fa parte anche il sistema nervoso enterico, costituito da neuroni che formano gangli nella parete dell’apparato digerente (a partire dall’esofago fino al retto), nel pancreas e nelle vie biliari (extraepatiche). Al momento della nascita, i cuccioli non hanno il sistema nervoso completamente sviluppato. Encefalo, midollo spinale e nervi sono presenti alla nascita, ma non sono in grado di trasmettere in modo adeguato gli impulsi elettrici in modo coordinato. Poiché il sistema nervoso sviluppa durante le prime settimane di vita, una serie di movimenti controllati diventa evidente. Dopo tre settimane di età, i cuccioli hanno sviluppato la capacità di stare in piedi e camminare, anche brevi distanze. La visione arriva circa 3 o 4 ASD DE LUPIS – CENTRO CINOFILO SPORTIVO Corso da Addestratore Cinofilo 28 settimane, ma è solo pienamente sviluppato dopo dieci settimane di vita. L’udito è già ben sviluppato dopo quattro settimane di vita.

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