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semiotics media semiotics communication theory cultural studies

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These notes provide an overview of semiotics, a discipline that studies signs and their meaning in various contexts, particularly within media. The notes cover key concepts like the relationship between signifier and signified, and the role of context in interpretation. They also discuss the work of Ferdinand de Saussure and Umberto Eco.

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Semiotica dei media 1 – La semiotica 1.1 – Cosa è la semiotica Con il termine semiotica si intende: Una ri lessione sistemica sui segni, le leggi che li regolano, i loro usi nella comunicazione. La semiotica si occupa di come un testo...

Semiotica dei media 1 – La semiotica 1.1 – Cosa è la semiotica Con il termine semiotica si intende: Una ri lessione sistemica sui segni, le leggi che li regolano, i loro usi nella comunicazione. La semiotica si occupa di come un testo acquisti signi icato per gli individui. Per testo si intende qualsiasi oggetto si voglia sottoporre a ipotesi interpretative. Ovvero, qualsiasi con igurazione di senso – libro, ilm, canzone, ecc. - che si rende percettibile mediate una o più espressioni linguistiche o sensoriali. Ogni testo ha un signi icato proprio e può attivarne degli altri a seconda delle competenze, conoscenze e contesto nel quale si inserisce, infatti, è necessario tenere conto delle variabili socio-culturali e del contesto nel quale un testo è inserito e fruito dal suo pubblico. 1.2 – La semiotica come campo disciplinare Per Umberto Eco la semiotica deve essere pensata come: Un campo disciplinare, in cui convergono vari approcci. Per Eco la semiotica cerca: Le condizioni generali della signi icazione. 1 Eco intende per Enciclopedia: L’insieme di tutto quello che la gente sa e dice. Nello speci ico, nel ‘Trattato di semiotica generale’ del 1975, Umberto Eco spiega che “la semiotica studia tutti i processi culturali come processi di comunicazione, ciascuno di tali processi sussiste perché al di sotto di essi si stabilisce un sistema di signi icazione, un codice” (Il Trattato di semiotica generale di Eco è del: 1975). 1.3 – Semiotica generale e applicata La semiotica si occupa: Delle forme attraverso cui le diverse culture costruiscono il senso, tramite diversi testi. Nello speci ico, la semiotica analizza: I testi; I meccanismi di funzionamento dei testi; Le strategie di costruzione e dissoluzione della memoria di una culture comune; Le strati icazioni e le trasformazioni delle identità collettive. La semiotica può essere: Generale o speci ica. La semiotica generale è una ri lessione di carattere teorico- iloso ico che attraverso concetti e costruzioni teoriche cerca il minimo comune denominatore dei testi che all’apparenza non hanno nulla in comune tra loro- Le semiotiche speci iche o applicate cercano invece di descrivere: Le regole che governano particolari sistemi di segni, ad esempio la semiotica dei nuovi media. 2 L’analisi semiotica di un testo è un’operazione di smontaggio, inalizzata a scomporre il testo: In elementi sempre più piccoli e anche più generali. Il senso di un testo rimanda sempre ad altri testi che questo contiene. Il testo ha 2 caratteristiche: Ipertestualità: è: il rimando, dentro i testi, ad altri testi; Sincretismo: l’utilizzo da parte dei testi di sostanze dell’espressione di diverso tipo (parole, immagini, suoni) per esprimere propri signi icati. Signi icato e decodi ica che ciascun individuo può dare dello stesso testo varia sulla base di diversi fattori. A tal proposito, Eco introduce il concetto di “mondi possibili”, che corrispondono al risultato di un’interrelazione fra le condizioni proposte dal testo e le ri lessioni-aspettative soggettive del lettore. Le inferenze del lettore rispetto al testo sono sempre regolate su base culturale. 3 2 – Ferdinand de Saussure: la lingua come sistema di valori 2.1 – Il Cours de linguistique générale Ferdinand de Saussure nasce: a Ginevra nel 1857. L’autore non scrisse mai un testo che organizzasse le sue idee e teorie fondamantali ma dopo la sua morte, due suoi allievi, Charles Bally e Albert Sechehaye, raccolsero le sue note manoscritte inedite e gli appunti delle lezioni costruendo cosı̀ il Cours de linguistique générale. Il Cours venne tradotto in italiano nel 1967 per Laterza con introduzione, traduzione e note di commento di Tullio De Mauro. La dottrina dell'autore nasce dall'insoddisfazione nei confronti della linguistica ottocentesca, giudicata inadeguata perché: non ha ri lettuto a suf icienza sul suo oggetto di studio. Pertanto, Saussure ragiona su: quale debba essere l'oggetto di studio della linguistica. 2.2 – Parole e langue La dicotomia proposta da Saussure comprende: parole e langue. In particolare, La parole è: la realizzazione del segno linguistico da parte dell’individuo e costituisce un atto individuale di espressione da parte del singolo. 4 La langue, è invece un sapere collettivo e sociale condiviso dagli individui che appartengono ad una comunità e permette di creare e capire gli atti di parole prodotti dai suoi individui. La langue è: il sapere collettivo insito nel linguaggio. E “è l’insieme delle abitudini linguistiche che permettono a un soggetto di comprendere e di farsi comprendere”. L'esecuzione di un termine linguistico è un atto: di parole ed è individuale. La comprensione del termine è data dalla competenza condivisa e collettiva che assicura il funzionamento della comunicazione. Gli schemi astratti sono de initi da Suassure concetti o signi icati e anche in questo caso il riferimento è a schemi e modelli collettivi. Una collettività di individui condivide il linguaggio e ancora gli stessi signi icanti agli stessi signi icati. Se qualcuno pronuncia la parola “albero” in chi ascolta si produrrà un signi icato condiviso, ovvero “l’albero”, indipendentemente dal tipo speci ico di vegetale al quale ci si riferisce. La parole è l’espressione fonetica che l’individuo realizza e che collega una fonia a un senso, mentre la langue è l’aspetto sociale, collettivo del linguaggio, che consente alle persone di capirsi attraverso i signi icati condivisi da tutti. L’oggetto di studio della linguistica, secondo de Saussure, deve essere la langue e solo secondariamente la parole. L’individuo ha costruito questo modello (signi icante) attraverso l’educazione e l’addestramento ricevuto nella comunità nella quale è cresciuto e questo modello gli è stato trasmesso dalla comunità culturale e linguistica alla quale appartiene. Dunque, Il signi icante è: un modello, uno schema, un'entità astratta. 2.3 – Le fonie 5 Il soggetto A produce dei suoni rivolti al soggetto B, che li decodi ica e a sua volta produce altri suoni come risposta. Nella terminologia saussuriana le sequenze di suoni sono denominate: fonazioni o fonie. I suoni trasmessi rimandano sempre a qualcos’altro. Quando A produce dei suoi rimanda a dei pensieri a delle associazioni che nella terminologia di de Soussure sono chiamate signi icazioni. Per fonie Soussure intendeva il susseguirsi di sequenze di suoni attraverso le quali vengono composte le parole. Quando un individuo si esprime tramite una fonia, (atto fonatorio) ha già in mente un modello, uno schema astratto che nella teoria saussuriana viene de inito signi icante. Il signi icante è un modello, uno schema, un’entità astratta. Le fonie sono eventi isici percepibili; i sensi non lo sono affatto. Se una fonia può corrispondere a diversi sensi, un senso può essere espresso da diverse fonie, e soprattutto non c’è nessun rapporto di necessità tra speci iche fonie e speci ici sensi (Per Saussure tra speci iche fonie e speci ici sensi: non c'è nessun rapporto di necessità). Quindi, fonie e sensi, in quanto atti linguistici concreti rientrano nella categoria della parole. I signi icanti, come classi di fonazioni, e i signi icati, come classi di sensi, rientrano nella categoria della langue. 6 3 – Ferdinand de Saussure: la semiologia 3.1 Signi icante e signi icato Il segno linguistico unisce un concetto e un’immagine acustica. L’immagine acustica non è il suono prodotto dall’individuo mentre pronuncia una parola, ma è la rappresentazione astratta, la traccia psichica astratta del suono emesso. Saussure propone di de inire come signi icato il concetto espresso (Saussure de inisce signi icato: il concetto espresso) e signi icante l’immagine acustica utilizzata per esprimerlo (Saussure de inisce signi icante: l'immagine acustica). Il segno è cosı̀ de inibile come l’unione di un signi icante e di un signi icato (Il segno è: l'unione tra signi icante e signi icato). 3.2 – Il segno Il segno è l’unione tra signi icante e signi icato ed è caratterizzato da due princı̀pi: l’arbitrarietà del segno e il carattere lineare del signi icante (Il segno è caratterizzato da: l'arbitrarietà del segno e il carattere lineare del signi icante). Il legame tra signi icante e signi icato, secondo Saussure, è arbitrario, ovvero non ha una relazione di necessità. La stessa parola potrebbe essere espressa attraverso una qualunque altra sequenza di suoni, tanto che le diverse lingue chiamano in modi diversi gli stessi oggetti. Insomma, Tra signi icante e signi icato: non c'è legame naturale. 7 Per quanto riguarda il carattere lineare del signi icante, Soussure spiega che le parole pronunciate o scritte hanno, nel loro susseguirsi, una linea temporale data e le parti che compongono gli enunciati sono collegati in modo consequenziale. Nel momento in cui delle parole vengono composte in frase, quelle parole possono essere rappresentate attraverso una linea e nel loro susseguirsi, nell’articolarsi hanno una sola direzione. Secondo Saussure le parti che compongono gli enunciati: sono collegate in modo consequenziale. L’arbitrarietà , pur rendendo possibile il cambiamento, in realtà mette al riparo la lingua proprio da ogni tentativo di modi icarla. I segni linguistici che compongono una lingua sono moltissimi, dunque è molto dif icile modi icare un intero sistema linguistico. La lingua è un sistema complesso e gli individui che quotidianamente la utilizzano non sono consci della complessità del sistema linguistico. Secondo Saussure la quotidianità nell'uso della lingua: la conserva, mettendola al riparo dai mutamenti. La lingua è il risultato di strati icazioni di epoche precedenti e sempre un’eredità dell’epoca precedente. Rimangono naturalmente margini di mutabilità. Pertanto, più le lingue vengono utilizzate, più si manterranno vive, nella loro evoluzione. La lingua ha un profondo carattere sociale e storico e la sua evoluzione dipende sia dal tempo che trascorre e ne permette l’evoluzione e l’integrazione che dagli individui che la praticano. Per Saussure l'evoluzione della lingua dipende: dal tempo e dalle persone che la utilizzano. 8 Per Suassure la lingua è un sistema di segni esprimenti delle idee e, pertanto, è confrontabile con la scrittura, l’alfabeto dei sordomuti, i riti simbolici, le forme di cortesia, i segnali militari, ecc. Essa è semplicemente il più importante di tali sistemi. La semiologia, pertanto, è allora identi icabile come “scienza generale dei segni” che studia i diversi sistemi di segni, siano lingue, riti, costumi, alfabeti, ovvero tutto quello che per gli individui ha un signi icato. Saussure intende per semiologia: una scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vita sociale. 3.3 – L’arbitrarietà Affermare che il segno è arbitrario non signi ica dire che un individuo può scegliere liberamente i signi icanti, ma che signi icante e signi icato non sono legati da una relazione di necessità. Soussure indirizza la sua attenzione alle onomatopee (parole che initano i suoni della natura) e le esclamazioni perché potrebbero mettere in dubbio il principio di arbitrarietà. E nota come questi due costrutti linguistici siano solo il risultato di scelte convenzionali e culturali (Per Saussure le onomatopee e le esclamazioni: sono il risultato di scelte convenzionali e culturali). 9 4 – Ferdinand de Saussure: la lingua come sistema di valori 4.1 – Simultaneità e successioni Per Saussure la linguistica deve considerare due assi: asse della simultaneità e asse delle successioni: asse della simultaneità: quello dei rapporti che intercorrono tra entità coesistenti in contemporanea in un dato momento; asse delle successioni: sul quale sono collocate le entità del primo asse con i loro cambiamenti ed evoluzioni. Si parla allora di linguistica sincronica, che si occupa degli aspetti statici del sistema del linguaggio, e linguistica diacronica, che si occupa degli aspetti evolutivi delle lingue, di come nel tempo mutano e trasformano. Saussure si concentra: sulla linguistica sincronica. Mettendo in risalto in particolar modo su due concetti chiave: quello di identità e quello di valore. “Noi parliamo di identità – dice Soussure – a proposito di due treni ‘Ginevra- Parigi delle 20.45’, che partono a ventiquattro ore di intervallo. Ai nostri occhi, è lo stesso treno, e tuttavia probabilmente locomotiva, vagoni, personale, tutto è diverso”. L'identità tra gli elementi è data: dalle relazioni che intercorrono tra questi elementi e tutti gli altri elementi del sistema, le loro posizioni gli uni rispetto agli altri e le differenze che intercorrono tra questi. 10 L’identità è dunque strettamente legata al valore degli elementi stessi e dalla loro funzione all’interno del sistema linguistico. La lingua si con igura cosı̀ come un sistema di valori, ovvero un insieme di elementi posti in relazione tra loro. Per Saussure la lingua è: un sistema di valori. I linguaggi organizzano il mondo utilizzando i suoni e plasmando i concetti in modo differente. I linguaggi articolano i signi icanti e i signi icati, collegandoli in segni. Il contenuto di un signi icante è dato: dal suo signi icato e dai rapporti che il segno intrattiene con gli altri segni. Per comprendere il rapporto tra signi icante e signi icato, Saussure immagina allora un momento precedente alla formazione di una lingua. In questa fase si dava l’esistenza di una massa indistinta di suoni non organizzati, ma dispersi in una nebulosa. La lingua ha allora avuto il ruolo di proiettare delle articolazioni e formare sia dei suoni – le parole – che dei concetti. I suoni e i concetti hanno dei rapporti tra loro che ne con igurano il valore. Solo grazie alla lingua possono essere articolati, spiegati e comunicati tanto il mondo esterno, quanto il lusso dei pensieri di ognuno. Secondo Soussure: “Per capire che la lingua non può esser se non un sistema di valori puri, basta considerare i due elementi che entrano in gioco nel suo funzionamento: le idee e i suoni”. Le idee sono quelle contenute nel lusso di pensieri degli individui, i suoni sono quegli elementi che consentono agli individui di articolare i loro pensieri. 4.2 – Arbitrarietà verticale e orizzontale 11 Il contenuto di un signi icante è dato dal suo signi icato e dai rapporti che il segno intrattiene con gli altri segni. Sia i signi icati che i signi icanti si stabiliscono in modo arbitrario e sono strettamente connessi tra loro da legami di interrelazione. La parola “cane” in italiano e “dog” in inglese rimandano allo stesso signi icato. Questo principio è de inito arbitrarietà verticale. Per arbitrarietà verticale si intende: rapporto arbitrario tra unità dell'espressione e unità del contenuto. Saussure parla anche di arbitrarietà orizzontale, che è legata al concetto di valore. In un sistema linguistico sono arbitrari i rapporti tra un signi icante e gli altri signi icanti, e anche quelli tra un signi icato e gli altri signi icati. Il valore - sia di ogni signi icante che di ogni signi icato consiste nelle relazioni che lo distinguono dagli altri signi icati che gli sono in un certo senso vicini. Il valore di un signi icante e di un signi icato consiste nelle relazioni che questi hanno con gli altri signi icanti e signi icati. Quindi, Per arbitrarietà orizzontale si intende: i rapporti arbitrari tra un signi icante e gli altri signi icanti e anche quelli tra un signi icato e gli altri signi icati. 4.3 – I sintagmi Saussure mette in luce i rapporti che si instaurano tra i diversi elementi linguistici nell’utilizzo della lingua da parte degli individui. Questi rapporti e relazioni esistono in due sfere distinte che corrispondono a due forme della nostra attività mentale. 12 Saussure de inisce sintagmi: gli elementi disposti uno dopo l'altro nella catena della parole. Questi elementi non appartengono realmente alla sfera della parole perché corrispondono a forme e usi linguistici dif icilmente modi icabili – si pensi alle espressioni composte, tipo “dare una mano” per esprimere il concetto di “aiutare qualcuno” o altre espressioni composte. Le espressioni composte appartengono: alla sfera della langue. I sintagmi fanno allora parte dell’area della langue proprio perché risultato di interrelazioni collettive e di natura culturale. Gli elementi che hanno qualcosa in comune, come una radice o un suf isso comune: si associano nella memoria come una costellazione di elementi correlati tra loro. 13 5 – Hjelmslev: la lingua come struttura 5.1 – Le origini e i fondamenti dei suoi studi Hjelmslev nasce: a Copenaghen nel 1899. Nel 1931 promuove la fondazione del Circolo linguistico di Copenaghen. Uno dei suoi testi fondamentali è Fondamenti della teoria del linguaggio, del 1968. Hjelmslev è associato alla teoria linguistica de inita glossematica, ovvero scienza degli elementi della lingua, incentrata sulla valorizzazione degli aspetti formali, quasi algebrici, dell’analisi linguistica. Per Hjelmslev i sistemi linguistici devono essere studiati in modo preciso e con metodo scienti ico, scomponendo la lingua in elementi via via più piccoli e andando a ricercare gli elementi costanti che la compongono. Hjelmslev ritiene che all'interno dei fatti linguistici siano rintracciabili: delle costanti, utili a scomporli e comprenderli meglio. Al ine di ritrovare le costanti sarà necessario seguire il cosiddetto principio empirico e la teoria dovrà risultare coerente, esauriente e semplice. 5.2 – La struttura della lingua Hjelmslev crede nell’impossibilità di utilizzare un metodo induttivo – ovvero un metodo di analisi del testo che va dal particolare al generale. Hjelmslev sottolinea la necessità di partire dal testo integro, al ine di considerarlo: come una classe e poterlo così scomporre in componenti più 14 piccole. Il passo successivo sarà allora la veri ica dei componenti dei componenti ino all’esaurimento dell’analisi sul testo completo. Hjelmslev de inisce questo metodo deduzione. Per Hjelmslev la linguistica deve cogliere la lingua: come una totalità autosuf iciente. Cioè non attraverso le sue implicazioni non linguistiche - isiche, isiologiche, sociologiche – analizzabili solo in un secondo momento. La lingua deve essere, dunque, analizzata come struttura a sé stante. Per Hjelmslev la linguistica deve agire: evitando il punto di vista trascendente e mirando a una comprensione immanente del linguaggio. 5.3 – L’analisi del testo Per Hjelmslev l'analisi del testo è intesa come: la scomposizione dell'oggetto in oggetti più piccoli. Hjelmslev de inisce classe: l'oggetto linguistico sottoposto ad analisi. Tutti gli altri oggetti più piccoli che si riescono a rilevare attraverso la scomposizione sono strettamente dipendenti dall’oggetto ma anche gli uni dagli altri. Al ine dell’analisi Hjelmslev distingue all'interno del testo: piano dell'espressione e piano del contenuto. Il terzo elemento per l’analisi del testo proposto dal linguista danese è il segno. Per Hjelmslev il segno è: un'entità generata dalla connessione fra un'espressione e un contenuto. 15 Il concetto di signi icante di Saussure diventa per Hjelmslev espressione, il signi icato diventa contenuto e il segno - l’unione di signi icato e signi icante - diventa funzione segnica. Per Hjelmslev contenuto ed espressione sono: due piani del linguaggio. 16 6 - Hjelmslev: espressione e contenuto 6.1 – Forma e sostanza dell’espressione Per Hjelmslev la materia dell'espressione e la materia del contenuto: hanno una propria organizzazione indipendente dalla lingua. Quando ci si riferisce alla materia dell’espressione bisogna richiamare alla mente una serie di consonanti che non hanno ancora la forma della parola, come la si conosce ed esprime. Sulla realtà interviene una forma linguistica che si proietta sulla materia stessa delineando: delle pertinenze linguistiche, de inite sostanze. Hjelmslev concepisce la materia dell’espressione come una serie di suoni non ancora formati linguisticamente ma che preesistono alla lingua stessa. Questa successione di suoni che può avere una de inizione acustica (e quindi isica), ma non ancora fonetica (e quindi linguistica). La forma linguistica organizza questa materia prevedendo spazi fonologici che vanno poi a costituire le parole. Per Hjelmslev la materia del contenuto: si identi ica nella realtà che ci circonda. La forma dell’espressione articola la materia secondo schemi fonologici e diventa cosı̀ possibile produrre e riconoscere vocali e consonanti, de inite sostanze dell’espressione. La materia dell'espressione assume: forme differenti nelle diverse lingue. 17 6.2 – Gli apprezzamenti collettivi Sul piano del contenuto, Hjelmslev identi ica la materia del contenuto nella realtà che ci circonda e ricorda come su questa materia: “ogni lingua traccia le sue particolari suddivisioni all’interno della ‘massa del pensiero’ amorfa, e dà rilievo in essa a fattori diversi in disposizioni diverse, pone i centri di gravità in luoghi diversi e dà loro enfasi diverse”. Per Hjelmslev ogni lingua traccia le sue suddivisioni: all'interno della 'massa del pensiero' amorfa. Sul piano del contenuto, la forma del contenuto di un segno linguistico è considerata indipendentemente dal suo referente, al di là della sua relazione con la materia. La sostanza del contenuto si realizza dal rapporto della forma linguistica con la materia. Il linguaggio è diverso per ciascuna comunità linguistica che classi ica a modo proprio la realtà e lo organizza in pensieri articolati secondo abitudini differenti da Paese a Paese. Ciascuna comunità linguistica: classi ica a suo modo la realtà. Pertanto, solamente ragionando in termini culturali e ri lettendo sugli usi collettivi della lingua si può comprendere come uno stesso oggetto isico possa avere descrizioni semantiche diverse nelle diverse lingue, come frutto di valutazioni adottate da una comunità su un certo oggetto. Per "apprezzamenti collettivi" si intendono: le valutazioni adottate da una comunità su un certo oggetto. 6.3 – Forma e sostanza del contenuto 18 Per Hjelmslev: “è grazie alla forma del contenuto e alla forma dell’espressione che esistono la sostanza del contenuto e la sostanza dell’espressione, le quali si possono cogliere per il proiettarsi della forma sulla materia, come una rete che proietti la sua ombra su una super icie indivisa”. Hjelmslev mira a descrivere: le costanti e le funzioni interne ai linguaggi. La forma del contenuto di un segno linguistico è considerata: indipendentemente dal suo referente. La sostanza del contenuto si realizza: dal rapporto della forma linguistica con la materia. 19 7 – Hjelmslev: l’asse del processo e l’asse del sistema 7.1 – Il principio della doppia articolazione Per Hjelmslev I segni sono: elementi che hanno un corrispondente sul piano opposto e sono formati da unità minime denominate igure. Le igure sono: prive di un corrispondente sul piano opposto e prive di contenuto. I segni, cioè le parole che possono essere utilizzate sono potenzialmente in inite, se ne possono creare delle nuove per descrivere le nuove realtà che ci circondano, tuttavia le lettere che le compongono – le igure – devono essere in un numero limitato. Per Hjelmslev una lingua è prima di tutto: un sistema di segni. L’autore suggerisce a questo proposito il principio della doppia articolazione, intendendo quel processo per il quale le lingue hanno al loro interno delle unità minime che non hanno, di per sé stesse, un signi icato proprio. (Secondo il principio della doppia articolazione: le lingue hanno al loro interno delle unità minime senza un signi icato proprio). Solo unendosi queste unità danno luogo a unità superiori e acquisiscono un signi icato. Il principio della doppia articolazione nel linguaggio implica che esistano delle parole o morfemi, dotate di signi icato proprio dato dall’unione di fonemi, come tali privi di signi icato proprio. 7.2 – Processo e sistema 20 Qualsiasi sistema di segni può essere studiato attraverso il piano dell’espressione e il piano del contenuto. Ciascuno di questi piani deve poi a sua volta essere analizzato partendo dal generale e identi icando poi delle costanti sempre più piccole. Il piano dell’espressione e il piano del contenuto vanno analizzati attraverso: l’asse del processo e l’asse del sistema. (Per Hjelmslev il piano dell'espressione e il piano del contenuto vanno analizzati attraverso: asse del processo e asse del sistema). L'asse del processo è rappresentato da: una linea orizzontale che va verso destra. Nella quale si troverà la successione delle parole che compongono una frase. L'asse del sistema può essere rappresentato da: una linea verticale che interseca quella del processo. Sull’asse del processo si dispongono gli elementi che costituiscono la catena del sintagma e le parole si dispongono dunque su questo asse una dopo l’altra per formare frasi ed espressioni. Gli elementi che si dispongono sull'asse del processo costituiscono: la catena del sintagma. Pertanto, Il processo è una gerarchia di funzioni logiche di tipo "e… e…" de inite: funzioni di relazione. Per esempio, nella frase “il bambino porta i compiti alla maestra”, la catena del sintagma sarebbe cosı̀ composta: “il + bambino + porta + i + compiti + alla + maestra”, secondo una disposizione dei lemmi in un ordine gerarchico di tipo “e… e…”. 21 L’operazione di analisi del processo è de inita partizione, laddove questa permette di individuare catene e suddividere le catene individuate in ulteriori parti. All’interno del processo i segni sono allora parti della frase, le frasi sono parti della catena di un periodo e le lettere sono parti della catena di una parola. Sull’asse del processo gli elementi si susseguono in una continuità spazio- temporale e la relazione che si instaura viene de inita sintagmatica. Sull’asse del sistema si dispongono gli elementi che potrebbero stare al posto di un elemento che è effettivamente presente in una particolare posizione del processo. A partire dall’ordine posizionale stabilito dal processo, il sistema indica le alternative possibili ai singoli componenti della catena (/un/ potrebbe sostituire /il/; /artigiano/ potrebbe sostituire /falegname/, ecc.). Cosı̀ un sistema si può de inire come una gerarchia di funzioni di tipo “o… o…” (un elemento oppure un altro oppure un altro), denominate funzioni di correlazione. Ad esempio, nella frase “il bambino porta i compiti alla maestra”, potremmo sostituire la parola “bambino” con la parola “fanciullo” o il termine “maestra” con il termine “insegnante”. Se gli elementi che compongono il linguaggio hanno un rapporto di sostituzione, la relazione che si instaura viene de inita: paradigmatica. 7.3 – Le dipendenze 22 Se il ine dell’analisi è quello di scomporre l’oggetto in elementi più piccoli, l’oggetto d’esame e le parti che lo compongono esistono in ragione delle dipendenze interne e delle relazioni tra i singoli elementi, tanto che, come ricordato da Hjelmslev “gli oggetti si possono descrivere solo attraverso le dipendenze, e questo è l’unico modo per de inirli e coglierli scienti icamente”. Hjelmslev riconosce l’esistenza di diversi tipi di linguaggi. Distingue tra: linguaggi ristretti: che possono servire solo a certi ini. Ad esempio, il linguaggio della musica o della matematica; linguaggi non ristretti: che si adattano ad un utilizzo più ampio e possono tradurre - e parlare di - tutti gli altri linguaggi (e per questo sono detti anche linguaggi passepartout). Per semiotiche connotative si intendono quelle “semiotiche il cui piano dell’espressione è una semiotica”, un esempio è il linguaggio naturale. In alternativa le metasemiotiche, che si de iniscono come “semiotiche il cui piano del contenuto è una semiotica”. Un esempio di metasemiotica è la linguistica. In riferimento alle semiotiche connotative, tra i connotatori possiamo identi icare: diverse forme stilistiche (versi, prosa, varie loro combinazioni); diversi stili (d’invenzione o imitativo o entrambi); diversi valori di stile (illustre, volgare, neutro); diversi mezzi (parola, scrittura, gesto, segnalazioni con bandiere); diversi toni (irritato, gioioso, ecc.). Ovvero, tutte quelle forme che consentono di esprimere e raccontare le idee o il mondo che ci circonda. 23 8 – Greimas: le categorie semantiche 8.1 – Le origini e i suoi studi Greimas nasce nel 1917 a: Tula in Russia. Nel 1939 si laurea in Lettere all’Università di Grenoble. Greimas nel 1948 consegue il dottorato di ricerca alla Sorbona con una tesi su: il vocabolario della moda. Dal 1949 al 1958 Greimas è lettore presso la facoltà di Lettere dell’Università di Alessandria d’Egitto, dove conosce Roland Barthes, di cui diventa amico. Dal 1965 è stato docente e direttore dell'Ecole pratique des hautes é tudes a Parigi, dove dirige la sezione semio-linguistica del Laboratorio d’antropologia sociale di Lé vi-Strauss. Greimas nel 1966 pubblica "Semantica strutturale" nel quale porta avanti il pensiero di: Hjelmslev, secondo il quale si può descrivere il piano del contenuto attraverso le sue caratteristiche fondamentali. Greimas lavorerà per la creazione di una un “semiotica generativa”: nel 1970 pubblica Del senso (saggi di semiotica); nel 1976 pubblica Maupassant. La semiotica del testo: esercizi pratici; nel 1979 pubblica il Dizionario ragionato della teoria del linguaggio. Nel 1991 pubblica, insieme a Jacques Fontanille, il libro Semiotica delle passioni. In questo lavoro Greimas spiegherà che la narratività è un processo 24 orientato di trasformazione di azioni e passioni, dove ogni azione genera una passione e, viceversa. In Sematica strutturale del 1966 Greimas sviluppa una metodologia per descrivere il piano del contenuto dei sistemi signi icanti. In "Semantica strutturale", Greimas afferma che la lingua è: un insieme di strutture di signi icazione. La semantica mira dunque a descrivere la lingua naturale come un insieme signi icante, ma ogni ricerca relativa alle signi icazioni di una lingua naturale resta “imprigionata” in quel quadro linguistico, le descrizioni potendosi effettuare solo attraverso gli strumenti (le parole) della lingua stessa. La contraddizione viene superata attraverso la teoria della gerarchia dei linguaggi che permette di distinguere due differenti livelli di analisi: quello della lingua-oggetto, che costituisce l’oggetto di studio e il metalinguaggio, in cui si collocano gli strumenti linguistici attraverso i quali realizzare la ricerca semantica. (La teoria della gerarchia dei linguaggi permette di distinguere: la lingua oggetto e il metalinguaggio). 8.2 - I semi L’autore identi ica nei cosiddetti semi gli elementi minimali della signi icazione (Per semi si intendono: gli elementi minimi della signi icazione). I semi si de iniscono solo in relazione ad altri semi e servono ad analizzare il senso che si realizza nella manifestazione e la loro natura è unicamente teorica e metalinguistica. I semi hanno una natura esclusivamente relazionale, il loro valore si determina sempre all’interno di una categoria semantica. 25 Ad esempio, i semi “femminile” e “maschile” possono essere compresi solamente in relazione alla differenza di signi icato determinata dalla categoria semantica della sessualità , che articola i due semi tra loro contrari. Greimas propone una tipologia di semi che comprende: semi esterocettivi: si intendono degli elementi igurativi minimi legati alla percezione del mondo esterno, come alto/basso, duro/molle, volume/super icie, destra/ sinistra, ruvido/liscio, dolce/amaro (I semi esterocettivi sono: elementi igurativi minimi legati alla percezione del mondo esterno); semi interocettivi: elementi concettuali, astratti, come libero/costretto, cosa/evento, processo/sistema, che attengono all’inquadramento concettuale che diamo al mondo (I semi interocettivi sono: concettuali e astratti). semi propriocettivi: legati all’esperienza percettiva del nostro stesso corpo, articolazioni della categoria timica (felice/infelice, doloroso/indolore). 8.3 – La categoria semantica La categoria semantica è precedente rispetto ai semi che possono essere compresi solamente all’interno della struttura della signi icazione. La categoria semantica rispetto ai semi è: precedente. Le denominazioni dei semi sono arbitrarie, ovvero denominazioni metalinguistiche scelte in maniera arbitraria ai ini dell’analisi. 26 Le relazioni signi icative elementari devono essere rintracciate al livello delle strutture, ovvero delle categorie generali. Secondo Greimas la lingua non è un sistema di segni, ma un insieme di strutture di signi icazione. Nel dettaglio, Greimas distingue tra signi icante (gli elementi che rendono possibile l’apparire della signi icazione a livello della percezione) e signi icato (la o le signi icazioni di cui si riveste il signi icato e che si rivelano grazie all’esistenza di quest’ultimo). L'esistenza del signi icante: presuppone l'esistenza del signi icato. 27 9 – Greimas: le strutture discorsive 9.1 – Lessemi e sememi Per Greimas il signi icante e il signi icato trovano nel momento della comunicazione la loro risoluzione. Per Greimas fonema e lessema sono: unità minime della comunicazione. Il lessema, inteso come lemma che possiamo trovare in un vocabolario, è composto da: un insieme di semi. Per esempio, il lessema basso può essere descritto attraverso i semi “spazialità ”, “dimensionalità ”, “verticalità ”. La comprensione, cioè il signi icato del termine, viene dato dalla differente con il suo opposto (alto). Il lessema è, in termini temporali: soggetto all'evoluzione storica del linguaggio e nel tempo può arricchirsi di nuovi semi o perderne altri; questo processo spiega l’evoluzione delle lingue. I lessemi sono dunque il risultato dello sviluppo storico di una lingua naturale. Il lessema viene realizzato: solamente all'interno di un contesto, inserendosi all'interno di una frase e attivando dei percorsi di senso. Solo leggendo i lessemi all’interno del loro contesto siamo in grado di disambiguare gli enunciati e individuare un percorso di senso eliminando le ambiguità interpretative. Per isotopia Greimas intende una ricorrenza di semi contestuali - o categorie semiche – che garantisce la coesione semantica e l’omogeneità del discorso e 28 consente la disambiguazione di un enunciato (Per Isotopia si intende: la ricorrenza di semi contestuali). 9.2 – Il testo Per "testo" Greimas intende: quella porzione di realtà che lo studioso intende considerare per l'analisi– inteso come corpus. In termini semiotici, per testo non si intende necessariamente uno scritto, ma qualsiasi contenuto che abbia senso per la cultura, intesa in senso ampio, all’interno della quale nasce e circola, come, per esempio: un libro, un quadro, uno spot, un ilm. Ad un certo punto del suo percorso di studi, Greimas supera l'idea dei semi come tratti minimali, al ine di individuare: le strutture soggiacenti ai testi. Ovvero, al ine di analizzare un testo con metodo semiotico è necessario scomporlo per delineare delle strutture comuni a tutti i testi, utili per l’analisi. 9.3 – Il percorso generativo del senso La ricerca delle strutture che sono comuni a tutti i testi rappresenta il punto di partenza per quello che Greimas chiamerà percorso generativo del senso. Quest’ultimo è quello attraverso il quale vengono costruiti i testi. Le due principali caratteristiche del percorso generativo sono: il superamento del segno e la scelta del testo come unità di analisi, inteso come parte della realtà che lo studioso vuole indagare. 29 La struttura soggiacente ai testi è pensata da Greimas come un sistema semantico organizzato per livelli di profondità , con un meccanismo di generatività che permette agli elementi più profondi e più semplici di generare elementi più super iciali e più complessi secondo regole di conversione. Secondo Greimas un testo può presentare una struttura discorsiva (manifesta) e una semio-narrativa, maggiormente profonda e che richiede l’analisi per emergere agli occhi del lettore e dell’analista. All’interno delle strutture-semio narrative troviamo un livello più profondo e astratto che genera il livello di super icie, ino ad arrivare al livello discorsivo, nel quale abbiamo una vera e propria messa in scena degli elementi che costituiscono il testo e compongono la narrazione (Secondo Greimas, al livello delle strutture semio-narrative possiamo trovare: livello di super icie e livello profondo). A livello di semantica si trovano le regole che soggiacciono alla creazione del testo. Mentre il livello della sintassi è dove queste regole si movimentano, creando il testo. Greimas si concentra allora sui percorsi di formazione dei testi, che a partire da elementi semplici compongono quelli più complessi e poi l’intero testo. 30 Il percorso generativo secondo Greimas si colloca: a livello immanente, ed è un asse autonomo, nel quale il senso è organizzato a priori rispetto alla propria manifestazione. 31 10 – Greimas: il quadrato semiotico 10.1 – I termini Nel livello più profondo del testo troviamo il quadrato semiotico. Il quadrato semiotico è: la struttura fondamentale della signi icazione. Il quadrato semiotico è lo strumento descrittivo attraverso il quale si dispiega un microuniverso semantico e attraverso il quale vengono sottolineate alcune relazioni differenziali. Il quadrato semiotico è concepito attraverso: una logica semica binaria. Greimas per quadrato semiotico intende la struttura minima della signi icazione. A partire dalla quale si sviluppa poi tutta la “storia” raccontata dal testo. Secondo il Dizionario di Greimas per quadrato semiotico si intende “la rappresentazione visiva dell’articolazione logica di una categoria semantica qualunque”. Il quadrato costituisce: una rete astratta di relazioni. 32 10.2 – Le relazioni I termini maschile e femminile costituiscono in questo esempio l'asse semantico della categoria sessualità. I due termini si pongono in relazione di contrarietà (La relazione tra S1 e S2 è: di contrarietà) e ciascuno dei due proietta il proprio contraddittorio. Il contraddittorio del termine maschile è dunque non maschile il contraddittorio del termine femminile è non femminile. Se la relazione tra S1 e S2 è di contrarietà , quella tra non S1 e non S2 viene de inita subcontrarietà e le relazioni tra i contrari vengono de inite assi (La relazione tra non S1 e non S2 viene de inita di: di subcontrarietà). Il rapporto tra non femminile e maschile e quello tra non maschile e femminile e de inita relazione di complementarità e può essere descritta anche attraverso la relazione di presupposizione. Le relazioni tra i contrari vengono de inite: assi. Quelle tra i complementari deissi. Le relazioni tra contraddittori è detta schema. 33 I valori semantici di base sono organizzati all’interno del quadrato che è la struttura essenziale della signi icazione. Se guardiamo in modo dinamico ai valori del quadrato, si delinea il canovaccio della storia narrata. 10.3 – Narratività e sequenza delle azioni Greimas utilizza il quadrato semiotico per descrivere i valori più profondi di un’organizzazione sociale. Un esempio è quadrato semiotico delle ingiunzioni Applicando il quadrato semiotico alle ingiunzioni questo organizza un universo concettuale che rappresenta: le relazioni sociali all'interno di una collettività. Rappresenta cioè cosa si può fare e cosa non si può fare. Le azioni che si delineano attraverso il quadrato semiotico costituiscono: dei percorsi che formeranno la base della narratività. Nel passaggio dall'astrazione del quadrato a una narratività antropomorfa, le relazioni rappresentate all'interno del quadrato si traspongono ora in vere e proprie azioni dei soggetti. 34 La narratività si costituisce come sequenza delle diverse azioni svolte dai soggetti all'interno della narrazione e assume una forma concreta rispetto a quella astratta delineatasi all'interno del quadrato. Per Greimas il senso può essere colto solo: attraverso la sua narrativizzazione. La narratività è per Greimas: principio organizzatore del discorso. 35 11 – Greimas: il modello attanziale 11.1 – 1 Le funzioni di Propp Greimas elabora una grammatica narrativa e prende ispirazione da Vladimir Propp. La Morfologia della iaba di Propp viene pubblicata in russo: nel 1928 e tradotta in inglese nel 1958. Studiando la iaba attraverso l'analisi di un corpus di circa 500 iabe di magia slave, Propp vuole individuare: i componenti ricorrenti all'interno delle iabe e le loro relazioni. Propp identi ica nelle funzioni dei personaggi: le unità costitutive della narratività iabesca. Le funzioni si identi icano dunque con le azioni stesse portate avanti dai personaggi. Le funzioni costituiscono le unità minime dell’azione. Nelle iabe cambiano gli attributi - cioè le caratteristiche esteriori dei personaggi, come l’aspetto isico, il nome, la provenienza - mentre nelle funzioni e azioni che compiono è rilevabile una certa ricorrenza. Propp identi ica: 31 funzioni. Le prime sette sono funzioni preparatorie all’avvio della storia vera e propria, mentre dall’ottava in poi ha inizio l’azione narrativa. 36 11.2 Personaggi e sfere d’azione Propp riunisce in sette sfere d’azione le funzioni o ruoli dei personaggi. Le sette sfere sono: la sfera d’azione dell’antagonista, la sfera d’azione del donatore, la sfera d’azione dell’aiutante, la sfera d’azione del personaggio cercato, la sfera d’azione del mandante, la sfera d’azione dell’eroe e la sfera d’azione del falso eroe. A partire dalle sette sfere d’azione Propp individua sette personaggi caratteristici e ricorrenti: Eroe, ovvero il protagonista che, dopo aver compiuto un'impresa, avrà la meglio sugli avversari; Antagonista, l'oppositore dell'eroe, il personaggio negativo della storia; Falso eroe che si sostituisce all'eroe con l'inganno per ottenerne dei bene ici (Per Propp il falso eroe è: l'antieroe che si sostituisce all'eroe con l'inganno); Mandante che invita l'eroe a partire per la sua missione alla ricerca di qualcosa o qualcuno; Mentore: la guida dell'eroe, che gli dà un dono magico; Aiutante è poi colui che aiuta l'eroe a portare a termine la missione; Principessa di solito rappresenta qualcuno da salvare dalle avverse circostanze; Sovrano: incarica l’eroe, identi ica il falso eroe e lo premia per l’impresa compiuta. I ruoli possono essere ricoperti: da un solo personaggio o da più personaggi. 37 Ciascuna funzione richiama - e presuppone - nella narrazione la sua funzione inversa: come, per esempio, la partenza presuppone il suo contrario, ovvero il ritorno. 11.3 Gli attanti Greimas vede nel lavoro di Propp un punto di partenza per: un modello che permetta lo studio dei discorsi narrativi. Attraverso una riduzione delle sfere d’azione Greimas elabora il modello attanziale – degli attanti – che comprende – e si riferisce – non solamente a esseri umani, ma anche ad animali, oggetti e situazioni della narrazione. Greimas distingue tra attanti della comunicazione e: attanti della narrazione. Gli attanti della comunicazione (o dell’enunciazione) sono il narratore e il narratario ma anche l’interlocutore e l’interlocutario (che partecipano a quella strutture dell’interlocuzione di secondo grado che è il dialogo). Gli attanti della narrazione (o dell’enunciato) sono il soggetto/oggetto, destinante/destinatario. Nella teoria di Greimas gli attanti sono sei, organizzati in tre categorie: Soggetto/Oggetto; Adiuvante/Opponente; Destinante/Destinatario. Soggetto e Oggetto sono il nucleo del modello attanziale e la loro relazione è basata: sul desiderio e la ricerca. 38 Le azioni che compie il Soggetto sono immerse in circostanze favorevoli o avverse che si traducono in Adiuvanti e Opponenti che possono essere animati o inanimati – persone, oggetti, circostanze. La coppia Destinante/Destinatario può essere interpretata attraverso un Destinante deve far arrivare un Oggetto a un Destinatario e il Soggetto porta a compimento il trasferimento, oppure un Destinante che chiede a un Destinatario di riparare a una situazione sfavorevole e il Destinatario, il Soggetto-eroe, svolge l’azione o il compito assegnato. Greimas individua nel modello attanziale due assi: asse della comunicazione e asse della ricerca. Nell’asse della comunicazione un attante-Destinante trasmette un attante- Oggetto (e i suoi valori) a un attante-Destinatario. Nell’asse della ricerca viene ripreso il modello di Propp: un Destinante chiede a un Destinatario di prendere un Oggetto; il Destinatario diventa il Soggetto che cerca l’oggetto e può essere aiutato dagli Adiuvanti e contrastato dagli Opponenti. 39 12 – Roland Barthes: etnologia della società di massa 12.1 – Le origini e i primi studi Roland Barthes nasce in Normandia nel 1915. Nel 1949 è lettore di Francese presso l’Università di Alessandria d’Egitto dove conosce Greimas, che lo introduce agli studi di linguistica (Roland Barthes nel 1949 è lettore di francese presso: l'università di Alessandria d'Egitto). Nel 1957 pubblica Mythologies – tradotto in italiano in Miti d’oggi – una raccolta di articoli in cui studia le mode piccolo-borghesi nate con le comunicazioni di massa. In Miti d'oggi Barthes studia: le mode piccolo- borghesi. Nel 1961 insieme a Edgar e Violette Morin, Georges Friedmann e Claude Bremond fonda la rivista Communications. Nel 1964 pubblica Elementi di semiologia e il saggio Retorica dell’immagine, primo studio semiotico della pubblicità (Il saggio Retorica dell'immagine è: il primo studio semiotico della pubblicità). 12. 2 – Etnologia della società di massa In Mythologies Barthes studia la cultura e i costumi: della società francese degli anni 50, attraverso analisi articoli di giornale, fotogra ie, ilm e spettacoli della società francese. 40 Barthes assume cosı̀ il ruolo di “etnologo della società di massa”, ovvero si propone di studiarne la cultura e i costumi e come questi venissero proposti, diffusi e perpetrati dall’ideologia dominante. Gli esempi che l’autore propone, come la Citroë n, la plastica, la bistecca e le patate fritte, la vaporosità della schiuma di un detersivo, costruiscono la mitologia dell’uomo contemporaneo. Questi oggetti rappresentano un sistema di valori, storicamente e culturalmente costruito ma che si propone agli individui come una legge di natura. Per Barthes l'ideologia borghese è: una iloso ia pubblica che alimenta la morale quotidiana. Ovvero, le scelte di consumo operate dagli individui rappresentano un modo di agire pubblico correttamente accettato dalla società. Infatti, gli oggetti di consumo hanno per i consumatori un valore, come se si trattasse di un “rito civile”, come se fossero norme non scritte, prescritte dalla società come norme corrette. Lo scopo degli studi di Barthes è far emergere come la società borghese cerchi di far intendere agli individui come “naturale” ciò che ha invece origine storica e culturale. Barthes studia le mitologie della società piccolo-borghese allo scopo di: smascherare le ideologie che si esprimono attraverso la pubblicità e i consumi. L’autore propone come esempi il matrimonio e i giocattoli: attraverso le immagini del matrimonio, l’ideologia borghese fa intendere come necessaria e naturalmente costituita questa pratica, al ine di perpetrare sé stessa e i suoi 41 valori. Cosi come i giocattoli sono in realtà non espressione della creatività del bambino, ma la riproduzione in scala ridotta di strumenti e oggetti del mondo degli adulti, in modo che il bambino possa facilmente socializzarsi alla vita e alla cultura borghese. Barthes intende per "mito": un sistema vero e proprio di comunicazione dell'ideologia borghese. Barthes propone l’esempio di questa copertina della rivista Paris Match: in questa immagine è possibile rintracciare un senso di primo livello, ovvero un signi icante, che l’autore de inisce senso e un primo signi icato “saluto alla bandiera francese di un soldato di colore”. Tuttavia questo primo segno diventa tutto intero un signi icante (che Barthes de inisce forma) che veicola un altro signi icato: che la Francia è un grande impero, che tutti i suoi cittadini, anche quelli di colore, hanno un grande attaccamento patriottico, ecc. Questo secondo segno impone al lettore una ulteriore interpretazione, una lettura aggiuntiva. 42 12. 3 Il mito Il "mito" è: un meccanismo di mascheramento, per far apparire agli individui dei valori che sono culturalmente e socialmente determinati come naturali, ma è anche è un sistema di comunicazione, “un sistema semiologico secondo”: un segno (una parola, una fotogra ia, un manifesto) che trasforma - in un secondo livello (quello del mito) - il signi icante di un altro signi icato. Per Barthes, attraverso l’analisi, la semiologia deve cosı̀ diventare una semioclastia, cioè un’analisi critica dei segni manipolatori prodotti dalla ideologia borghese. Per semiologia come semioclastia si intende: un'analisi critica dei segni manipolatori prodotti dalla ideologia borghese. Lo scopo di Barthes è smascherare l’ideologia borghese nella sua forma più subdola e pervasiva che fa passare come ‘naturale’ ciò che ha natura storica e culturale ed è prodotto dell’arti icio e della costruzione sociale e ideologica. La naturalizzazione del signi icato coincide con l’ideologia della società borghese e i criteri di classi icazione applicati agli oggetti e alle immagini denotano l’ideologia e il sistema di valori dominante nelle società che li. L’ideologia assume così delle sembianze concrete, visibili nella classi icazione degli oggetti della cultura di massa. Per Barthes i suoi studi erano un modo per capire: in che modo una società produce degli stereotipi. 43 13 – Roland Barthes: il mito 13. 1 – Il ribaltamento di Saussure In Elementi di semiologia (1964) Barthes parla della relazione tra: semiotica e linguistica. Pone due temi, centrali per portare avanti il dibattito: il “ribaltamento di Saussure” e la teoria della connotazione. Il "ribaltamento di Saussure" implica il considerare la semiologia: come una parte della linguistica, e non il contrario. Barthes sostiene la centralità della lingua naturale rispetto agli altri sistemi di signi icazione e rivendica la centralità del linguaggio nel signi icare gli altri sistemi. Le signi icazioni dei messaggi visivi sarebbero dunque dipendenti dai messaggi linguistici che ne aiutano la comprensione e l’orientamento e ne permettono l’interpretazione (Le signi icazioni dei messaggi visivi rispetto ai messaggi linguistici sono: dipendenti). Un oggetto – una foto, un vestito, un quadro – signi ica perché il messaggio linguistico che lo accompagna ne articola il signi icante e il signi icato. Pertanto, secondo Barthes “oggetti, immagini, comportamenti possono, in effetti, signi icare, e signi icano ampiamente, ma mai in modo autonomo: ogni sistema semiologico ha a che fare con il linguaggio”. Sostenendo la necessità di una “operazione di smontaggio e rimontaggio dei sistemi sociali e semiologici alla ricerca delle loro strategie di senso”. 44 13.2 – La teoria della connotazione Se la signi icazione si basa sulla relazione tra un piano dell’espressione e un piano del contenuto, Barthes ricorda che tale relazione può diventare la base di un secondo sistema che gli sarà coestensivo. In questo caso, il primo sistema diventa il piano dell’espressione di un secondo sistema. Nella teoria della connotazione: il primo sistema costituisce la denotazione, il secondo sistema la connotazione. Attraverso la retorica dell’immagine Barthes de inisce i semi connotativi, cioè gli elementi minimi di signi icazione di natura particolare. Ad esempio l’italianità della marca Panzani. La retorica è l’insieme dei signi icanti connotatori, il volto signi icante della ideologia e i modi attraverso i quali un signi icato viene associato ad un oggetto che da solo ne sarebbe privo. I signi icanti di connotazione sono anche detti: connotatori. 45 Per Barthes il signi icato di connotazione ha un carattere ad un tempo generale, globale e diffuso: è , se si vuole, un frammento di ideologia. Questi signi icati comunicano strettamente con la cultura, il sapere, la storia. La connotazione comprende: dei signi icanti, dei signi icati e il processo che unisce gli uni agli altri. Nell’esempio dell’immagine della pasta Panzani, Barthes evidenzia come “l’italianità non è l’Italia, è l’essenza condensata di tutto ciò che può essere italiano, dagli spaghetti alla pittura. In pubblicità il signi icato dell’immagine è sicuramente intenzionale. La connotazione spiega i signi icati simbolici e ideologici, codi icati all’interno della società , delle immagini stesse. Nel caso dell'immagine della pasta Panzani, la connotazione avviene: attraverso semi aggiuntivi, come l'italianità. 13.3 – La moda Una delle parti fondamentali degli studi di Barthes è relativa alla moda. Prendendo come oggetto di analisi il vestito, distingue tra: Il costume: corrisponde alla langue di Suassure (Quello che Barthes chiama 'costume', corrisponde: alla langue di Saussure); L’abbigliamento: potrebbe corrispondere alla parole (Quello che Barthes chiama 'abbigliamento', corrisponde: alla parole di Saussure). 46 Il costume-langue appartiene dunque alla dimensione sociale, e riguarda le norme che esistono all’interno di una comunità rispetto ai codici di abbigliamento. L’abbigliamento-parole riguarda la dimensione individuale, le scelte che il singolo compie e attraverso le quali concretizza le norme generali. Pertanto si può distinguere tra: Fenomeni di costume: colori ritualizzati, distribuzione di elementi di accessori (bottoni, tasche, ecc.), abbinamenti imposi o codi icati; Fenomeni di abbigliamento: abbinamento individuale di capi e colori, grado di usura, ordine/disordine Un fenomeno di abbigliamento può trasformarsi in fenomeno di costume e viceversa. Per Barthes il vestito è: in tutto e per tutto un 'modello sociale'. Un’immagine più o meno standardizzata dei comportamenti collettivi prevedibili. La moda è , secondo Barthes, un fenomeno legato al tempo e si rivela dunque importante la dimensione diacronica: i cambiamenti della moda sono fenomeni regolari e ciclici, e vanno studiati dal punto di vista del ritmo e della cadenza del tempo. Il sistema della moda è un processo in continuo divenire. 47 14 - Umberto Eco: i lavori presemiotici 14.1 – Le origini e i primi studi Umberto Eco nasce ad Alessandria nel 1932. Eco si laurea nel 1954 a Torino con una tesi in: estetica. Nel 1962 pubblica Opera aperta, nel quale Eco inizia a ri lettere sul rapporto collaborativo tra testo e interprete. Studia le comunicazioni di massa, e nel 1964 pubblica Apocalittici e integrati nel quale analizza la cultura di massa e riporta due opposti atteggiamenti che erano nati in relazione a questa: uno intellettualistico degli “apocalittici” – che vedevano nei mezzo di comunicazione di massa uno strumento manipolatorio delle coscienze degli individui – e l’altro più mite dei cosiddetti “integrati”, coloro che sostenevano come i mezzi di comunicazione non fosse né buoni, né cattivi ma dei semplici strumenti utili agli individui. Eco propone una sorta di terza via, improntata all’analisi scienti ica della cultura di massa e dei suoi mezzi di comunicazione. Nel 1968 Umberto Eco pubblica La struttura assente, testo nel quale ri lette sull’origine epistemologica della semiotica. Nel 1975 con il Trattato di semiotica generale Eco: cerca tracciare il campo e i metodi della semiotica. 48 14.2 – I lavori pre semiotici Opera aperta può essere de inito un libro di storia della cultura. Nota come alcune opere d’arte abbiano come caratteristica comune l’ambiguità , la pluralità di signi icati, la molteplicità di letture, insomma l’apertura. Pertanto pone l’attenzione sul rapporto tra l’opera d’arte – che può essere un testo, un quadro, una rappresentazione – e il suo lettore o fruitore o spettatore. In Opera aperta l'autore considera il rapporto tra l'opera d'arte e: il suo lettore. Secondo Eco l’opera d’arte contemporanea può essere interpretata in molti modi diversi e ciascun lettore può produrre una propria lettura dell’opera. Eco sottolinea come le interpretazioni della stessa opera possano essere molteplici da parte di coloro che ne fruiscono. L’opera nella sua complessità e interezza pone naturalmente dei limiti alle interpretazioni possibili. Il fruitore dell’opera ha una funzione attiva di decodi ica, attribuendo all’opera un signi icato. In Opera aperta l'autore si preoccupava di comprendere: cosa stimolasse l'interpretazione da parte del lettore. Ogni fruizione è: una interpretazione e una esecuzione. Nonostante l’autore proietti sulla sua opera una forma di interpretazione, il destinatario decodi icherà l’opera secondo le proprie propensioni, gusti, cultura. 49 Un’opera, seconodo Eco, ha contemporaneamente una “forma chiusa nella sua perfezione di organismo perfettamente calibrato, e altresı̀ una forma aperta, possibilità di essere interpretata in mille modi diversi”. 14.3 – Apocalittici e integrati In Apocalittici e integrati Eco prende in analisi: la cultura di massa e gli opposti atteggiamenti con i quali gli individui guardano ai prodotti culturali. Gli apocalittici considerano i mezzi di comunicazione di massa come pericolosi, strumenti che avrebbero danneggiato gli individui, affossando la cultura “alta”, tendendo a un livellamento verso il basso della cultura, dovendosi rivolgere a masse enormi ed eterogenee di spettatori che verrebbero cosı̀ orientati al conformismo delle scelte di consumo e dei valori. Per gli apocalittici la cultura di massa è: una cultura di basso livello. Per gli integrati invece i mass media contribuirebbero alla diffusione della cultura, mettendo a disposizione dei prodotti culturali ai quali le masse stesse non avrebbero avuto accesso. Per gli integrati i mass media: contribuiscono alla diffusione della cultura. Se gli apocalittici trovano la loro base culturale e teorica nella Scuola di Francoforte e in autori come Horkheimer, Adorno, Marcuse e Habermas, che sottolineano il ruolo passivo dell’uomo nella società di massa, gli integrati trovano il loro riferimento teorico nei lavori di Marshall McLuhan. Per Eco l'errore degli apocalittici-aristocratici è: pensare che la cultura di massa sia radicalmente cattiva. 50 L’errore degli integrati-apologeti è di ritenere che la moltiplicazione dei prodotti dell’industria sia di per sé buona, secondo una ideale omeostasi del libero mercato, e non debba essere sottoposta a una critica e a nuovi orientamenti. Eco sostiene la necessità di studiare la civiltà di massa al ine di comprenderne le trasformazioni e i mutamenti in atto. Secondo Eco è necessario accettare la civiltà di massa e: stabilire per via empirica le differenti modalità di ricezione a seconda della circostanza storica o sociologica. 51 15 – Umberto Eco: testo, autore modello, lettore modello 15.1 – Trattato di semiotica generale Eco pubblica il Trattato di semiotica generale: nel 1975. Scopo del Trattato è “spiegare ogni caso di funzione segnica in termini di sistemi soggiacenti correlati da uno o più codici”. Per Eco “un progetto di semiotica generale comprenderà una teoria dei codici che si occuperà della signi icazione e una teoria della produzione segnica che si occuperà della semiotica della comunicazione”. L’autore propone una distinzione netta tra signi icazione e comunicazione. La signi icazione è: una relazione di rinvio del tutto astratta, nel senso che può sussistere indipendentemente dal fatto che un destinatario la attivi. Mentre, La comunicazione è un processo tra esseri umani che presuppone: dei sistemi di signi icazione e li attiva. Eco de inisce la semiotica come: teoria generale della cultura. Eco sostiene che la cultura possa essere studiata: da una prospettiva semiotica. Eco suggerisce che la semiotica si articoli in: teoria dei codici e teoria della produzione segnica. 52 Per Eco la comunicazione presuppone che ci sia un passaggio di segnale, attraverso un trasmettitore, lungo un canale, a un destinatario. Ovvero, af inché ci sia comunicazione ci deve essere uno scambio tra individui, che per entrambi signi ichi qualcosa. 15.2 Lector in fabula, il lettore modello Eco in Lector in fabula analizza la relazione interpretativa che si instaura: tra il lettore e il testo. L’autore del testo ha una certa idea di come vorrebbe che il destinatario decodi icasse il messaggio trasmesso attraverso il testo, tuttavia il destinatario- lettore ha molti modi per decodi icare il messaggio. Non necessariamente tutti i lettori decodi icheranno allo stesso modo i messaggi che ricevono, c’è sempre un margine di “autonomia” nella decodi ica. La prospettiva di Eco è nettamente diversa rispetto a quella greimasiana: l’attenzione non è posta sull’organizzazione semiotica che presiede alla generazione del testo, bensı̀ sulla ricezione/interpretazione del testo da parte dei destinatari. Eco pone l’accento sul processo di ricezione e interpretazione del testo. Ogni testo che viene composto ha un suo lettore modello, cioè colui che l’autore ha in mente quando compone il testo e pensa fruirà della sua opera. Pertanto, Generare un testo signi ica per Eco: attuare una strategia di cui fan parte le previsioni delle mosse altrui. Come l’autore si è mosso per generare il signi icato e la narratività di un testo, cosı̀ il lettore si muoverà in modo interpretativo per decodi icare quel testo, 53 interpretando i signi icati che troverà al suo interno. Naturalmente questo processo di interpretazione sarà soggettivo, ovvero in base alla cultura del fruitore. 15.3 Lector in fabula, l’autore modello Come il lettore modello anche l'autore modello è: una strategia testuale. Uno stile iloso ico. L’autore è colui che lascia spazi di interpretazione all’interno del testo, per fare in modo che il lettore possa interpretarlo. L’autore modello è l’immagine dell’autore che possiamo desumere dalla lettura di un testo, è l’insieme dei riferimenti, lo stile dell’opera, della canzone o del ilm che consideriamo come oggetto di analisi. Tra il lettore e il testo c'è una relazione: interpretativa. 54 16 – Lotman: la semiotica della cultura 16.1 – La Scuola semiotica di Tartu-Mosca Lotman nasce: a San Pietroburgo nel 1922. Studia ilologia all’Università Statale di San Pietroburgo. Dopo la guerra, nel 1946, torna ai suoi studi e dal 1954 inizia a insegnare all’Università di Tartu, in Estonia, dove fonda la Scuola semiotica di Tartu-Mosca. Gli studiosi della Scuola di Tartu-Mosca sono in luenzati: dagli studi di Saussure e dai formalisti russi. Si pongono come obiettivo l’analisi ingegneristica dei fenomeni comunicazionali. La Scuola di Tartu-Mosca studia inizialmente: i singoli sistemi culturali come mito, folklore, religione. Dall’analisi delle arti si passa gradualmente all’analisi della cultura e alla ricerca di una omologia strutturale tra vari fenomeni della comunicazione. Cercano di comprendere se ci sia una struttura comune tra i vari fenomeni che comprendono e costituiscono quelli comunicativi. 16.2 – La semiotica della cultura Lotman de inisce la cultura come: memoria. Come processo di raccolta, nella memoria collettiva, di quello che è avvenuto in una comunità. Per Lotman l’individuo ha bisogno di accumulare informazioni e cultura, come meccanismo di conservazione delle informazioni. La cultura comprende, in questa prospettiva, testi, immagini, luoghi, storie. 55 Per Lotman la cultura elabora e trasforma la realtà in un testo, al ine di poter essere compresa e interiorizzata dagli individui, tanto che Per Lotman solo ciò che è stato tradotto in un sistema di segni: può diventare patrimonio della memoria. Secondo Lotman lo scopo della cultura: È organizzare strutturalmente il mondo che circonda l'uomo. La cultura è un generatore di strutturalità ; è cosı̀ che essa crea intorno all’uomo una sociosfera che, allo stesso modo della biosfera, rende possibile la vita, non organica, ovviamente, ma di relazione. Per Lotman la cultura è il dispositivo stereotipante: che permette la strutturazione della realtà. Per Lotman, il testo è l’unità minima della semiotica, il “programma condensato di tutta la cultura”. La cultura può essere considerata: come una somma di testi cui è collegato un insieme di funzioni. La cultura può essere interpretata, in analogia con il meccanismo individuale della memoria, come un congegno collettivo per conservare e elaborare informazione. 16.3 – Sistemi modellizzanti Per Lotman si de inisce modello: quello che riproduce l'oggetto di una realtà e lo rende conoscibile. Il sistema modellizzante primario è: la lingua naturale, intesa come dispositivo che permette di strutturare il mondo che ci circonda. Per “sistemi modellizzanti secondari” Lotman intende invece quei sistemi semiotici con cui si costruiscono, all’interno di ciascuna cultura, i modelli del 56 mondo che ci circonda. La cultura, intesa come l’insieme dei testi artistici, folklorici, religiosi, mitici viene de inito sistema modellizzante secondario. Secondo l’autore la semiotica studia la correlazione tra diversi sistemi segnici. Attraverso lo studio semiotico della cultura Lotman intende analizzare i fenomeni culturali attraverso il metodo strutturale. La cultura è , pertanto, uno spazio nel quale coabitano molti diversi sistemi di signi icazione: la moda, il folklore, la letteratura, il cinema, il fumetto e altri. Al ine di comprendere i diversi sistemi, è necessaria la compresenza di almeno una coppia di sistemi correlati. 57 17 – Tecnologia e media 17.1 – La rimediazione, una introduzione Il concetto di rimediazione è importante in semiotica perché aiuta a capire qual è il rapporto che intercorre tra i diversi media. Secondo McLuhan Il contenuto di un medium: È sempre un altro medium. Ciascun medium è il prodotto dell’interrelazione con gli altri media. I media si rimediano gli uni con gli altri, integrandosi e sovrapponendosi. Per rimediazione si intende: la tendenza dei media a rimediarsi e riferirsi gli uni agli altri, integrandosi e sovrapponendosi. In quest’ottica nessun medium è nuovo in quanto tale, ma sempre il prodotto dell’interazione con i media che lo hanno preceduto. Secondo Fabbri la rimediazione ride inisce il ruolo gerarchico della source, l'originale, rispetto: al target, dove il testo rimediato è rigiocato meccanicamente. 17.2 – Bolter e Grusin In Remediation. Competizione e integrazione tra media vecchi e nuovi (2002), J. D. Bolter, R. Grusin de iniscono il concetto di rimediazione, sostenendo che tra i diversi media ci sarebbe un continuo scambio e interrelazione: ciascun media si appoggia alle regole e ai formati dei media che lo precedono, trasformandoli e ricombinandoli per produrre nuovi formati e generi. 58 Un medium si “appropria di tecniche, forme e signi icati sociali di altri media e cerca di competere con loro o di rimodellarli nel nome del reale” Per Bolter e Grusin sembrerebbe che tutte le forme di mediazione: siano in realtà rimediazione. I mezzi di comunicazione si comportano secondo due distinti modelli culturali: immediatezza: l’illusione della scomparsa dei media nella quotidianità degli individui, secondo una logica di trasparenza. Nella logica della trasparenza il mezzo si nasconde per l’utente che è cosı̀ a contatto diretto con ciò che vede, come nella realtà virtuale. Un altro ef icace esempio è quello dei giochi di ruolo nei quali il patto comunicativo conferisce una accettazione dell’equivalenza tra realtà ed esperienza simulata. ipemediazione: la radicalizzazione della presenza dei media nella quotidianità degli individui, secondo una logica di opacità. Nella logica della opacità il mezzo, inteso come iltro linguistico, è manifesto al fruitore. E la logica dell’ipermediazione in cui la strutturazione a “ inestre” del web si rende visibile attraverso le icone. Da un lato i media si appoggiano ai media che li hanno preceduti (Per Bolter e Grusin ciascun medium è: il prodotto dell'interazione con i media che lo hanno preceduto) ma dall'altro i media già esistenti sono costretti a ripensare sé stessi in base alle innovazioni introdotte. La rimediazione favorisce la comprensione di un nuovo mezzo di comunicazione e riduce il disorientamento. Il cinema ha rimediato la fotogra ia, la televisione ha rimediato il teatro, la radio e la televisione e i media digitali rimediano i media tradizionali, è importante 59 sottolineare come “il nuovo medium trova una sua legittimazione perché riempie un vuoto ho corregge un errore compiuto dal suo predecessore. 17.3 – Tecnologie e forme di comunicazione I media possono essere interpretati come tecnologie e come forme di comunicazione. Per media come tecnologie intendiamo: le tecnologie che consentono al medium di inviare un messaggio e all'individuo di riceverlo. Ad esempio, il processore di un computer, il processo di stampa del libro. Per media come forme di comunicazione intendiamo: le regole e convenzioni che le persone seguono quando comunicano usando le tecnologie. Per la semiotica è importante considerare: i media come forme di comunicazione. Nel senso che La semiotica è interessata a studiare: i diversi generi esistenti all'interno di ogni medium e gli usi che le persone fanno della tecnologia. Gli usi variano in funzione al contesto geogra ico, socio-culturale e del momento storico. Pertanto, La tecnologia: in luisce su come usiamo i media, ma non lo determina. Sugli usi, infatti, agiscono anche i fattori economici, materiali, personali, ecc. Ciò determina, ad esempio, che l’uso dei media sia diverso in base alle fasce d’età e alle condizioni culturali ed economiche. 60 18 – Come si informano gli italiani? 18.1 – 16° Rapporto Censis: l’evoluzione dell’utenza Dai dati del sedicesimo Rapporto Censis sulla comunicazione emerge come la fruizione della televisione da parte degli italiani: non subisca sostanziali variazioni. Si registra una leggera lessione dei telespettatori della tv tradizionale mentre resta sostanzialmente stabile l’utenza della tv satellitare. La fruizione di web tv e smart tv: cresce del +4,4% in un anno. La mobile tv passa al 28,2%, con una crescita del 2,3%. Dal 2007 al 2019 la fruizione della Tv via internet è triplicata. I radioascoltatori sono il 79,4% degli italiani: senza sostanziali variazioni rispetto all'anno precedente. Stabile intorno al 68% i fruitori della radio in automobile. Cresce il numero degli italiani che ascolta le trasmissioni radiofoniche: via internet da pc e attraverso lo smartphone. L’utenza internet si attesta su livelli sempre più elevati (79,3%). Crescono gli italiani che utilizzano gli smartphone: 75,7% con una crescita annua dell'1,9%. Permane la crisi della carta stampata: Se nel 2007 i quotidiani erano letti dal 67% degli italiani, nel 2019: sono il 37,3%. Le edizioni online dei giornali si attestano a una quota di utenza pari al 26,4% senza sostanziali variazioni 61 rispetto all’anno precedente, mentre i settimanali perdono lo 0,7% e crescono leggermente i mensili (+0,9%). Il 51,6% degli italiani, con una crescita del 5,5% su base annua, consulta aggregatori di notizie online e portali web d’informazione. Confermata anche la tendenza per quel che riguarda la fruizione di libri: sono solamente il 41,9% gli italiani che nel corso del 2019 ha letto almeno un libro nel corso dell’anno e nemmeno gli e-book sembrano in grado di arginare la crisi del settore. La spesa delle famiglie per i consumi mediatici possiamo notare come la spesa complessiva sia rimasta sostanzialmente stabile e anche quella per giornali, libri e servizi di telefonia non abbia subı̀to sostanziali variazioni. La spesa per l'acquisto di computer, audiovisivi e accessori: ha visto un rialzo estremamente rilevante (+64,7%), mentre sono calate le tariffe telefoniche (- 16,0%), per un valore complessivo di 16,8 miliardi di euro spesi dalle famiglie italiane nel corso del 2019. 18.2 – 16° Rapporto Censis: consumi mediali e fasce d’età Televisione e carta stampata costituiscono le fonti principali di accesso ai media: per la fascia di popolazione più anziana. Mentre gli individui nella fascia 14/29 anni, risultano avere complessivamente una dieta mediale più ricca: utilizzano Internet (90,3%), tv (89,9%), telefono cellulare (89,8%) e social media (86,9%). Gli abitanti delle grandi città (con più di 500.000 abitanti) sembrano avere una dieta mediale maggiormente ricca rispetto ai centri urbani minori. I consumi 62 mediali si collocano infatti sopra la media per tutti i mezzi, ad eccezione dei quotidiani. Guardando all'utenza complessiva dei social network notiamo come questi rimangano più diffusi nella popolazione più giovane: ma il divario rispetto alle coorti più anziane si riduce, specie per quanto riguarda le app di messaggistica e le piattaforme più diffuse - e più consolidate – come Youtube e Facebook. 18.3 – Reuters Institute Digital News Osservando i dati del Reuters Institute Digital News Report 2020 emerge come, per quanto riguarda i mezzi di informazione tradizionali, rimangano i telegiornali delle reti pubbliche e di Mediaset quelli maggiormente seguiti dagli individui per informarsi, mentre seguono i canali all news delle tv private e della tv pubblica. I quotidiani cartacei più diffusi nel nostro Paese seguono ad una distanza considerevole rispetto ai telegiornali. Considerando le fonti online notiamo come i canali delle reti private siano quelli maggiormente consultati dagli individui per avere accesso all’informazione; anche qui seguono i siti dei maggiori quotidiani italiani. Per quanto riguarda la fonte che gli individui hanno scelto negli ultimi anni per avere accesso all’informazione notiamo come: ci sia stata una leggera lessione delle fonti online; sia rimasta sostanzialmente stabile la quota di persone che ha accesso all’informazione tramite il canale televisivo; 63 sia cresciuta sensibilmente la quota di individui che ha accesso alle notizie tramite i social media; abbia visto un crollo importante la quota di persone che ha accesso all’informazione tramite la carta stampata. Dal punto di vista dei device utilizzati per avere accesso all'informazione notiamo come: ci sia stata una crescita signi icativa delle persone che hanno accesso alle notizie tramite smartphone. Ci sia stata un’importante lessione dell’accesso da computer e rimanga sostanzialmente stabile la quota di persone che ha accesso alle informazioni tramite tablet. La iducia che gli individui hanno nelle notizie nelle quali si imbattono si mantiene bassa, in linea con una tendenza consolidata in anni precedenti, e questo sarebbe causato dalla tradizionale partigianeria del sistema italiano dell'informazione. Le fonti che sono tradizionalmente meno legate ad una parte politica de inita godano della maggiore iducia da parte delle audience. La iducia tende invece a scendere quanto più un giornale viene identi icato come vicino ad una area politica. Per quanto attiene la iducia che gli individui hanno nelle notizie notiamo come circa il 29% dichiari di avere iducia nelle news in generale; questa quota tende invece a salire per le news che l'individuo dichiara di scegliere ritenendo di poter accordare a news una maggiore af idabilità. Particolarmente bassa risulta essere peraltro la iducia nelle notizie reperite sui social network. Se guardiamo ai social media o agli strumenti di messaggistica come fonte di notizie notiamo come Facebook sia il social media che maggiormente viene 64 utilizzato per informarsi. Segue What’s up, piattaforma di messaggistica, che si conferma sempre più veicolo di notizie. 65 19 – L’avvento del digitale 19.1 – Le prime reazioni al digitale Le prime reazioni al digitale sembrano ricordare il movimento di opinione che sorse all’alba dei media che oggi de iniamo “tradizionali”, come la radio e la televisione. Uno dei testi che più ef icacemente sintetizzò le opposte posizioni è certamente Apocalittici e integrati di Eco (1964). Su Apocalittici e integrati di Eco (1964), Pezzini ci ricorda che quel titolo polarizzava in un'opposizione estrema quanto ef icace: le attitudini intellettuali all'inizio degli anni sessanta di fronte all'emergere della cultura di massa. Mezzo secolo dopo, di fronte alla rivoluzione digitale, la questione che si ripropone, ridotta all’osso, sembra essere sempre la stessa: le nuove tecnologie della comunicazione incrementano le nostre possibilità di conoscere, esprimerci e creare oppure ci costringono, sotto apparenze e in modi seducenti, a uniformazioni radicali, a automatismi generalizzati, a perdite anziché incrementi di competenze? Di certo, L'avvento del digitale ha portato con sé: una s ida al concetto di massa. Una questione fondamentale posta dalla speci icità delle tecnologie informatiche riguarda i mutamenti che esse inducono nelle stesse modalità di percezione e categorizzazione, presupposti della continua ricodi icazione/ride inizione della signi icatività del mondo. 66 La prima reazione all'avvento del digitale è rintracciabile nella cosiddetta utopia cibernetica negativa, ovvero: quel ilone che ha visto nel progresso tecnologico il rischio di una perdita di centralità da parte dell'individuo a favore di una società costituita interamente da macchine. Nella società cibernetica e automatizzata gli individui sarebbero stati sottoposti al controllo delle tecnologie. A partire dagli anni '90 si diffuse allora l’idea di una progressiva volatilizzazione della realtà ad opera della tecnologia. La cultura cyberpunk ha rappresentato tramite fumetti, ilm e cortometraggi: un mondo distopico e comandato dalle macchine. Uno degli esempi più signi icativi di questa produzione è certamente il ilm Blade Runner del 1982. Quando il digitale si affaccia nella nostra società i Media vengono percepiti come potenti e portatori di istanze della propaganda di massi icazione. L’inizio dell'era della globalizzazione e del capitalismo post-industriale contribuı̀ a diffondere un clima di disorientamento che fece da base allo sviluppo in questa fase di un diffuso allarmismo – una visione pessimistica – rispetto all’avanzamento tecnologico in atto e ai suoi effetti sulle letture del mondo da parte degli individui. 19.2 – L’utopia cibernetica positiva Con l'avvento del progetto internet si diffonde: un certo entusiasmo rispetto al ruolo della rete. Questa nuova visione, de inita utopia cibernetica positiva. L'utopia cibernetica positiva diffonde una narrazione: fatta di comunità virtuali, di accesso condiviso al sapere e alle conoscenze. 67 Il tecno-ottimismo esalta: la natura salvi ica della rete e il suo ruolo nella promozione della democrazia, ino ad arrivare al concetto di tecnocrazia. Le utopie vengono meno quando la rete di internet: si diffonde nella vita delle persone e la tecnologia digitale diventa parte della quotidianità. Con il diffondersi capillare delle tecnologie nella vita quotidiana inizia la fase di normalizzazione e secolarizzazione. Si comincia a ragionare sugli usi della Rete e questa assume un ruolo rilevante nella vita degli Stati. In anni recenti, in seguito diffusione dei social media, la visione tecno-ottimista sembra tornata prepotentemente sulle scene, insieme alla ritrovata iducia nella possibilità che strumenti come blog, wiki, piattaforme social avrebbero promosso partecipazione civica e democrazia. Se da un lato dobbiamo ricordare il ruolo di internet e di alcuni social network in alcuni contesti di protesta, è evidente il fatto che queste tecnologie non sono state di per sé stesse portatrici di democrazia quanto più un supporto per il racconto e la narrazione degli avvenimenti. 19.3 – Morozov Nel 2006 Time celebra le persone che hanno partecipato all’esplosione della democrazia digitale e che hanno prodotto e diffuso contenuti in spazi come Wikipedia, YouTube. Nella copertina era raf igurato un Pc e nel monitor c’era la parola: You. Era il momento di maggior entusiasmo verso la rete e le sue potenzialità. Contemporaneamente però alcuni misero in dubbio la visione tecno-ottimistica. 68 Tra questi il sociologo bielorusso Evgenij Morozov che In The Net delusion: The Dark Side of Internet Freedom (2011) mette in guardia circa: la natura salvi ica di Internet. Morozov sostiene una posizione cyber-realista cosı̀ sintetizzabile: internet non è intrinsecamente portatrice di libertà , democrazia, comunità le masse utilizzano internet per intrattenersi e confermare la propria personalità ; l’attivismo da tastiera di traduce in slacktivism, favorendo disimpegno e depoliticizzazione. E un attivismo ine a se stesso (Secondo Morozov l'attivismo da tastiera di traduce: in slacktivism, favorendo disimpegno e depoliticizzazione); internet è comunque soggetta al controllo da parte di istituzioni e ai governi, specie in contesti non democratici (basti pensare ai moltissimi meccanismi di censura messi in atto dai regimi autoritari). Morotov porta avanti una critica di sistema, evidenziando come Internet porterebbe ad un’omologazione in cui l’individuo è assoggettato ai messaggi della rete come strumento di distrazione di massa orientato all’intrattenimento. L'autore mette in guardia circa l'uso che regimi autoritari come quello cinese potrebbero fare di internet, utilizzata per accrescere il controllo sui movimenti di protesta e le azioni degli individui. 69 20 – La network society 20.1 – I presupposti E’ a partire dagli anni '80 che si assiste ad un cambiamento nel sistema dei media nella direzione di una maggiore personalizzazione dei contenuti e della fruizione dei media, nella direzione di una decentralizzazione e una diversi icazione dei contenuti stessi: inizia cosı̀ il mutamento dell’esperienza audiovisiva del pubblico di massa. A partire dagli anni '80 che si sviluppano le tecnologie che permettono a ciascun utente di costruirsi una propria programmazione e di fruire di contenuti differenziati anche in momenti diversi rispetto ai palinsesti. Fino a quel momento il sistema organizzativo e di fruizione della televisione e della radio erano completamente incentrati sul concetto di palinsesto per cui i programmi venivano messi in onda in un certo ordine e a degli orari prestabiliti. Questa dinamica viene pian piano scal ita da alcune innovazioni tecnologiche che permisero, prime fra tutte la tv via cavo e la tv satellitare, una ino ad allora impensabile moltiplicazione dell'offerta televisiva delle reti. Un'altra innovazione che certamente favorı̀ una maggiore personalizzazione nell’attività di fruizione dei contenuti da parte dell'utente fu l'avvento del videoregistratore. Un altro strumento che ha avuto un ruolo rilevante in questo processo è stata la videocamera. Secondo Eugeni, i nuovi dispositivi hanno 70 consentito allo spettatore: di liberarsi dei vincoli spaziali e temporali delle percedenti fruizioni mediali. Inoltre, Secondo Eugeni, dal punto di vista spaziale, i media divengono: ubiqui, sia per una moltiplicazione dei siti in cui essi possono essere collocati, sia per l’introduzione di numerosi apparecchi di consumo mobile. Lo spettatore diventa attivo nella produzione di contenuti ne ridisegna i contorni, detenendo un potere che da qui in poi andrà crescendo di pari passo con lo sviluppo tecnologico. 20.2 – Media digitali e società Secondo Bentivegna la trasformazione che conduce alla network society: non è determinata tecnologicamente, ma è supportata da un mutamento che precede lo sviluppo dei media digitali e che ricon igura la morfologia sociale in una network Society. Questa trasformazione ha le sue radici 3fattori che a partire dagli anni '70 si intersecano: l’affermazione di un nuovo paradigma tecnologico che ha al centro le tecnologie dell'informazione; la messa in crisi dei modelli socioeconomici capitalisti; l’affermarsi dei movimenti di protesta che si fecero portatori di valori sociali come l’ambientalismo. il femminismo e la difesa dei diritti umani. Il processo che porta il pubblico a diventare produttore di contenuti: era già nato con le radio libere negli anni 70. 71 L'esperienza comunicativa dell'individuo diviene cosı̀ sempre più pervasiva e occupa una parte sempre maggiore della vita delle persone. La crescente pervasività dell'esperienza comunicativa vede: una crescente segmentazione dei pubblici, causata – tra l’altro - dal divario di accesso alle tecnologie da parte di fasce diverse della popolazione. Inoltre, la possibilità di accedere a forme ibride dell’integrazione dei messaggi sarà un’altra caratteristica della Network Society, ovvero il genere dell’infotartaiment. 20.3 – Castells Il sociologo spagnolo Manuel Castells nella sua opera più nota, la trilogia intitolata L'età dell'informazione, de inisce le caratteristiche principali della società in rete, quello che chiama il paradigma della tecnologia dell’informazione: centralità dell'informazione come infrastruttura (Secondo Castells il paradigma della tecnologia dell'informazione vede al centro, tra le altre dinamiche: la centralità dell'informazione); diffusione degli effetti delle tecnologie che agiscono in profondità sulle dinamiche individuali e collettive; sviluppo di una logica di rete; lessibilità del paradigma informazionale che implica la capacità di ricon igurazione delle abitudini degli individui e supporta un bisogno di cambiamento costante della società ; convergenza delle tecnologie in un unico sistema integrato. Quella che si crea è allora “una nuova struttura sociale dominante - la società in rete (Castells afferma l'esistenza di: una nuova struttura sociale 72 dominante, la società in rete)– una nuova economia l'economia informazionale globale e una nuova cultura: la cultura della virtualità reale”. Secondo Castells nella cultura della virtualità reale ogni espressione culturale: sfocia nell'universo digitale. Inoltre, per il sociologo spagnolo, ponendo l’accento sul ruolo dell’accesso all’informazione, fa presente come “le tecnologie di networking sono signi icative perché forniscono la piattaforma per questa continua espansiva pratica di connessione in rete che si evolve con il mutare della forma dei movimenti”. Nel 2001 Castells evidenzia come “ si sono sviluppati insieme tre processi indipendenti che hanno aperto il campo a una nuova struttura sociale fondata in maniera predominante sul network: i bisogni di lessibilità gestionale e globalizzazione di capitale, produzione e commercio dell'economia; le domande della società nella quale i valori della libertà individuale e della comunicazione aperta assumevano una primaria importanza; gli straordinari avanzamenti delle prestazioni dei computer nelle telecomunicazioni”. Per Castells “Internet è è diventata la leva per la transizione a una nuova forma di società – la network society – e con essa a una nuova economia” “Le comunità , almeno nella tradizione della ricerca sociologica, erano basate sulla condivisione di valori e di organizzazione sociale. I network sono costruiti attraverso scelte e strategie degli attori sociali, siano essi individui, famiglie o gruppi. Di conseguenza, la principale trasformazione delle società complesse si è 73 veri icata attraverso la sostituzione delle comunità spaziali con i network come forme prime di socialità ”. I network sono formati da persone che condividono interessi, non più da persone che condividono luoghi o un’organizzazione sociale comune. Secondo Bentivegna Castells ha messo in luce: come il pubblico si sia trasformato in un soggetto collettivo. Inoltre, Secondo Bentivegna la network logic e l'infrastruttura di rete: pervadono la dimensione sociale e quella mediale. 74 21 – La connective society 21.1 – Online networked L'approccio legato alla connective society si interroga sul nesso tra: la dimensione sociale e mediale prodotto dall'online networked, come condizione comune e diffusa dell’individuo. Questo approccio si interroga su come le tecnologie dell’informazione e della comunicazione si integrano nella vita delle persone. Ovvero, quale modo di vivere delle persone si stia strutturando nella continuità tra online e of line, condizione che si realizza grazie alla penetrazione dei social media nella quotidianità degli individui. Secondo Wellman le comunità diventano: network di legami interpersonali, che assizurano le condizioni di socialità , sostegno, accesso all’informazione oltre a senso di appartenenza e identità sociale. Gli individui sarebbero cosı̀ caratterizzati da forme di appartenenza parziale a molteplici network e farebbero in questo senso meno af idamento su forme stabili di appartenenza a gruppi sociali. 21.2 – I presupposti Sono 3 le trasformazioni alla base della nascita della connective society: Social network revolution, ovvero l’esistenza di connessioni basate anche su rapporti

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