Marx e il comunismo PDF - Socialismo pre-marxista

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Susan Aly

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socialismo pre-marxista Marxismo dialettica capitalismo

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Questo documento tratta il socialismo pre-marxista, offrendo una panoramica delle idee politiche precedenti a Marx ed Engels. Analizza la critica dei filosofi al capitalismo, il materialismo storico, e la dialettica hegeliana. L'esposizione include anche il pensiero di Hegel ei suoi concetti fondamentali, per comprendere meglio il pensiero di Marx.

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Capitolo 12 Karl Marx e il comunismo SOCIALISMO PREMARXISTA, IL PROTO-SOCIALISMO È un movimento abbastanza unitario che precede Marx. L’elemento comune è il tentativo di reagire all’ingiustizia, alla povertà e al modo di produzione della ricchezza. I precursori rivendicano la necessità dell’interven...

Capitolo 12 Karl Marx e il comunismo SOCIALISMO PREMARXISTA, IL PROTO-SOCIALISMO È un movimento abbastanza unitario che precede Marx. L’elemento comune è il tentativo di reagire all’ingiustizia, alla povertà e al modo di produzione della ricchezza. I precursori rivendicano la necessità dell’intervento dello Stato nell’economia e propongono modi alternativi di produzione: cooperazione, autogestione e associazionismo. Questo perché le condizioni di vita dei salariati erano obiettivamente non positive, quindi, una serie di riformisti che si definiranno socialisti si mettono alla ricerca di un rimedio alle ingiustizie prodotte da questi cambiamenti, queste novità, trasformazioni economiche e sociali che segnano una rivoluzione nel modo di vivere dell’umanità. Il termine socialismo coniato da Pierre Leroux, un sansimoniano, nel 1832 in contrapposizione con il termine individualismo. I protagonisti del movimento socialista attratti dalle condizioni di vita terribili di questa nuova classe sociale creata con la rivoluzione industriale, gli operai, il proletariato. Pensatori politici che inizieranno una protesta per porre rimedio alle ingiustizie del modo di vivere dei lavoratori salariati. Saranno diffusi in Francia e in Inghilterra e cercheranno di introdurre diversi modi di produzione in nome dei lavoratori, di questa classe operaia oppressa, svantaggiata. Il dibattito socialista si diffonde in Europa e anche in America, con l’obiettivo di realizzare una democrazia sostanziale, un’uguaglianza sostanziale attraverso l’eliminazione di uno stato emblematico della condizione dei lavoratori: la proprietà privata. MARX ED ENGELS A partire dall’800 iniziano a formarsi delle associazioni proletarie, gli amici del popolo, le famiglie, i diritti dell’uomo, che si dichiarano pronte alla rivolta e già prima della rivoluzione del 48 vi erano state diverse sommosse operaie. In particolare, una società tedesca, la lega dei giusti partecipa ad un’insurrezione proletaria a Parigi del 1839 (soppressa) e a quel punto molti operai tedeschi partecipanti si rifugiarono in Inghilterra. La lega dei giusti si diffuse quindi anche in Inghilterra, perché lì sapeva di trovare un sufficiente spazio dovuto al rispetto della libertà di pensiero e opinione per divulgare le proprie idee, continuare la propaganda rivoluzionaria. Marx ed Engels esercitarono una profonda irruenza sulla lega dei giusti. I due definiscono i socialisti che li avevano preceduti come dei socialisti utopisti, considerandoli dei movimenti borghesi, mentre il socialismo elaborato da Marx e Engels era invece un socialismo scientifico. Quella dei precedenti era una critica al capitalismo senza però proporre vie d’uscita concrete, senza indicare l’azione del movimento operaio. I socialisti premarxisti vengono liquidati come degli illusi riformisti che non avevano saputo trovare la soluzione per l’emancipazione della classe dei lavoratori. Marx aveva avuto il merito di scoprire una legge scientifica dello sviluppo della storia: il materialismo storico. Un materialismo fondato sul materialismo dialettico. Marx sostiene di aver scoperto la legge di sviluppo del capitalismo e della storia e quindi può dare rimedio ai mali del capitalismo. La concezione materialistica della storia e la rivelazione del mistero della produzione capitalistica col mezzo del plus-valore è dovuta a Marx. Essi fecero del socialismo una scienza, come dice Engels. 1. Marx “scolaro” di Hegel La dottrina che noi chiamiamo marxismo dovrebbe essere chiamata hegelo-marxismo, giacché solo all’interno della scuola hegeliana si può comprendere l’elaborazione di Marx. Il pensiero politico di Hegel è troppo complesso per essere sintetizzato, ma qualche nozione deve essere tenuta presente. Hegel afferma che il “divenire” è la chiave per comprendere la storia umana. Per Hegel la realtà procede per sintesi dialettiche che rappresentano una determinata epoca. Le idee nascono dalla storia e allo stesso tempo producono la storia. La Storia è un continuo alternarsi di verità che non valgono oltre il proprio tempo. Hegel chiama col nome di idea la realtà e sostiene la piena coincidenza fra filosofia e realtà: ciò che esiste è ciò che doveva esistere e ciò che non esiste è ciò che non doveva esistere. La realtà è dialettica perché procede attraverso le contraddizioni. Susan Aly a.a. 2022/2023 Non si deve confondere la dialettica hegeliana con una sorta di tecnica. Secondo una formula che volgarizza il funzionamento della dialettica hegeliana, la realtà e il pensiero procedono per tesi, antitesi e sintesi. Ne “La filosofia del diritto” lo Stato è sintesi e composizione di tutto ciò che nella società civile appare come contrasto e movimento dialettico. Per Hegel la storia non è fatta dagli individui, ma si muove per mezzo di aggregati popolari: gli individui contano solo in relazione allo Stato del quale fanno parte. E quindi lo Stato è l’unica possibilità che l’individuo ha di essere libero. Il principio base della filosofia politica hegeliana è una coincidenza fra realtà e razionalità: nei lineamenti di filosofia del diritto (1821) è racchiuso nella nota sintesi: ciò che è razionale è reale, ciò che è reale è razionale. Per Hegel quindi la storia e la realtà hanno una logica interna, la dialettica. In base a tali premesse Hegel si opponeva sia all’individualismo, sia al contrattualismo. Lo Stato è mezzo e fine: il singolo non ha alcuna esistenza politica al di fuori dello Stato, e deve vivere nella pienezza della vita pubblica. Tutto ciò che non è toccato dallo Stato rimane selvaggio e barbarico. Marx prende il modo di svolgimento dialettico della realtà tipico del pensiero hegeliano e lo traduce in chiave materialistica, rovesciandolo: come Hegel considerava l’idea parte fondamentale della realtà, così per Marx è la materia a costituire l’essenza del reale. Se per Hegel l’idea è la realtà, per Marx al contrario è la realtà materiale ad essere il vero fondamento delle idee. In Italia Marx è stato recepito perlopiù come filosofo. Ma dal 1850 in poi egli si occupò solo di economia. Il Capitale è il frutto maturo della sua elaborazione. Il pensiero di Marx sta in piedi o cade col Capitale e con la teoria dello sfruttamento capitalistico contenuta in esso. 2. Dalla critica a Hegel al materialismo storico La Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico è l’opera nella quale Marx fa i conti con il maestro e sottopone al vaglio i Lineamenti di filosofia del diritto di Hegel. La critica si articola su tre punti nodali. In primo luogo, Hegel confonderebbe ciò che si deve ancora realizzare con l’esistente. Hegel finiva per glorificare e giustificare l’esistente nel senso che per lui l’eticità era un dato di qualunque Stato storicamente definito e così diventava un difensore dello Stato moderno prussiano, una “guardia del corpo intellettuale” degli Hohenzollern. L’uomo cittadino dello Stato e il produttore sono due figure che convivono nella stessa persona a causa della natura del processo produttivo e nessuna finzione di uguaglianza giuridica potrebbe ricomporle. Già in queste prime analisi e ancor più nel successivo Manifesto per Marx è cruciale la comprensione del modo di produzione della vita materiale: il singolo è sempre parte di una classe, non di uno Stato. L’economia è il fondamento della politica, la storia delle società dove esiste la proprietà privata è fatta di lotta tra le classi, nella società capitalistica si affrontano borghesia e proletariato e questa sarà l’ultima forma antagonistica di produzione, la quale lascerà il posto alla società senza classi: il socialismo. In Per la critica dell’economia politica troviamo tutti gli elementi che caratterizzano questa elaborazione dottrinaria. L’economia è il cuore della società. Se Hegel viene elogiato per aver dato prominenza alla “società civile”, nondimeno egli non ha visto che la realtà è tutta racchiusa nella società civile, la quale si comprende solo alla luce dell’economia politica. L’economia è dominante, è la struttura. Marx chiarisce un punto fondamentale del suo pensiero: la società ha una struttura data dall’economia. Una società è risultante del suo modo di produzione della vita materiale. Sulla base materiale si innalza una sovrastruttura. Vi è un momento nel quale il vecchio diventa una camicia di forza, la sovrastruttura giuridica cerca di comprimere le forme dell’esistente, ma non può farlo. Marx propone una spiegazione di tipo meccanicista. La sovrastruttura è data da quelle che chiama le forme ideologiche e questa non fa che seguire in maniera passiva i mutamenti reali che hanno luogo all’interno delle forze di produzione. La lotta tra le classi per riprodurre le condizioni materiali dell’esistenza sono il cuore della storia. La società capitalistica si fonda sull’antagonismo tra proletariato e borghesia. I borghesi sono i proprietari dei mezzi di produzione, i possessori del capitale. I proletari sono lavoratori liberi. Nel capitalismo, il lavoro è una merce come le altre: i capitalisti hanno bisogno dei lavoratori per far funzionare i mezzi di produzione, i proletari hanno bisogno di lavorare Susan Aly a.a. 2022/2023 per sopravvivere. I primi comprano lavoro, i secondi lo vendono. Per Marx solo il socialismo sarà in grado di fa entrare il mondo all’interno di una nuova fase. Appunti della Modugno Marx reagisce all’idealismo hegeliano, egli faceva parte della sinistra hegeliana ma aveva affermato che l’unica realtà era quella del mondo materiale, percepibile con i sensi. Questo materialismo dialettico cos’è? Marx e Engels respingono il materialismo hegeliano, ma ne mantengono il metodo: la dialettica (studia le cose in quanto realtà in movimento). Secondo la dialettica la realtà storica procedeva attraverso un processo di contraddizioni e di superamento delle contraddizioni: tesi, antitesi, sintesi. La legge del divenire della realtà. Marx capovolge la dialettica hegeliana, il mondo non è nel mondo delle idee ma nella storia, e applica questa legge del divenire alla storia. Materialismo storicoà Il motore della storia non è come per Hegel l’idea, ma si trova nel mondo materiale: economia, produzione dei mezzi di sussistenza determinano per Marx e forme di stato, i rapporti giuridici, religioni, ideologie, ecc. L’insieme dei rapporti di produzione forma la struttura economica della società, la base economica è quindi la struttura, tutto il resto, il diritto, la politica stessa, rappresentano la sovrastruttura. ECONOMIA = STRUTTURA. POLITICA = SOVRASTRUTTURA. 3. Il modo di produzione capitalistico: storicità e originalità del capitalismo “Capitalismo” non compare nelle opere di Marx ma l’analisi del mondo capitalistico è stata l’opera di tutta la sua vita. L’economia di Marx è la spiegazione del modo di funzionamento del capitalismo. Il capitalismo è un sistema sociale nel quale il denaro può comprare il lavoro. Il modo di produzione capitalistico è caratterizzato dal fatto di avere da una parte i detentori dei mezzi di produzione e dall’altra i lavoratori. Per Marx i sistemi economici che precedono il capitalismo sono caratterizzati dalla sequenza merce → denaro → merce. Il soggetto produce una merce, la vende e col denaro compra altra merce. Nel capitalismo invece la sequenza diviene denaro, merce, denaro accresciuto. L’aumento di valore del capitale può essere generato solo dall’applicazione del lavoro umano. Se la creazione continua di capitale e la sua posizione di dominio sul lavoro è la più importante differenza del capitalismo rispetto alle formazioni economiche precedenti, ve n’è un’altra che è messa in luce da Marx. Una differenza cruciale è che il lavoratore salariato è libero. Nei precedenti sistemi sociali i gruppi dominanti avevano un controllo totale dei gruppi sottomessi. La condizione del lavoratore salariato in un sistema capitalistico non ha nulla a che vedere con quella degli schiavi. Nel sistema capitalistico sembrano operare con leggi economiche prestabilite ma in realtà cristallizzano i rapporti di forza fra le classi. È così che viene occultato lo sfruttamento, un fenomeno che Marx chiama feticismo della merce. Il prodotto domina l’uomo e i rapporti sociali appaiono come semplici rapporti fra cose, le quali sono autonome da chi le ha prodotte. Si dimentica che le merci sono frutto del lavoro dell’uomo. I prodotti del lavoro umano appaiono come figure indipendenti, dotate di vita propria. 4. La teoria del valore lavoro Per l’economia classica la “sostanza valorificante” era il lavoro. Marx dedica le pagine di apertura della sua maggiore opera a spiegare come si forma il valore. Che cosa determina allora il valore della merce? È la quantità di lavoro socialmente necessario, ovvero il tempo di lavoro socialmente necessario per fornire un valore d’uso che determina la sua grandezza di valore. La quantità di lavoro incorporata nelle merci si misura con il tempo di lavoro. La teoria del valore è oggettiva. Il lavoro necessario per la produzione di una data merce dipende dalle condizioni sociali medie di produzione e di abilità media del lavoratore. Significa che se una merce viene prodotta in un tempo minore avrà un valore corrispondente minore. Allora i progressi tecnici portati dalle macchine aumentano sì la produttività del lavoro ma causano una diminuzione del valore delle merci. Susan Aly a.a. 2022/2023 Marx deve anche determinare il valore del lavoro. Per Marx occorre distinguere fra lavoro e forza-lavoro: il valore della forza lavoro è determinato dal valore degli oggetti d’uso corrente necessari per produrla. Ma cosa fa il capitalista? Il capitalista però fa uso della forza lavoro, del proletario, e lo fa lavorare tutto il giorno o tutta la settimana, ciò porta allo sfruttamento capitalistico. Perché nella compravendita di forza lavoro si realizza uno scambio tra salario (valore prestabilito) e forza lavoro dell’operaio (quantità fluida che crea sempre più valore di quanto è pagato). 5. Il plusvalore: il cuore del modo capitalistico di produzione L’iniquità dello scambio tra capitale e lavoro svela lo sfruttamento del modo di produzione capitalistico: un gioco in cui il capitalista guadagno ciò che sottrae all’operaio. Il capitalista paga l’operaio per il tempo in cui questi produce il valore equivalente alle merci che lo fanno vivere, poi lo fa lavorare un tempo ulteriore e si appropria di quel sovrappiù prodotto. Ossia estrae plusvalore dal proletario. In sei ore l’operaio produce valore equivalente ad acquistare tutto ciò di cui ha bisogno per vivere e riprodursi, il capitalista lo fa lavorare 12 ore, le prime sei sono propriamente del lavoratore, le ultime sei sono il plusvalore, ovvero il plus lavoro, lavoro non pagato. Marx lo chiama il plus lavoro, che genera plusvalore: esso è ciò di cui il capitalista si appropria, e che alcuni economisti chiamano profitto. La produzione capitalistica è tutta fondata sul lavoro, che può essere “morto” oppure “vivo”. Il lavoro a “monte” del processo produttivo incorporato nelle materie prime, nei macchinari è morto; quello che il capitalista acquista per produrre è vivo. Il capitale C per Marx è composto da c (capitale costante: materie prime e macchinari) e v (capitale variabile: salari). Il capitale è dato da C=c+v+s (somma di capitale costante + variable + plusvalore). Il plusvalore varia nel tempo e si distingue in plusvalore assoluto e relativo, a seconda se possa essere aumentato per mezzo del semplice prolungamento della giornata lavorativa (assoluto) oppure sull’intensificazione del ritmo di lavoro (relativo). Marx non deve essere in alcun modo confuso con gli anticapitalisti odierni, che contestano la tecnica in quanto tale e il progresso in nome di chissà quali bei tempi andati. Anzi, per lui il capitalismo oltre a creare le condizioni per l’avvento del socialismo, starebbe come minimo emancipando l’uomo dall’idiozia della vita di campagna. 6. Le contraddizioni interne del capitalismo: come avverrà il crollo La più importante critica al capitalismo mai prodotta nel corso della storia contiene anche una “profezia”. Marx aveva spesso affermato che il capitalismo sarebbe crollato a causa delle proprie contraddizioni, ma solo nel terzo volume del Capitale , pubblicato a cura di Engels nel 1894, egli spiega con cristallina chiarezza il punto. Il capitalismo è sottoposto a una legge ferrea: la caduta tendenziale del saggio di profitto. Nel tempo il profitto dei capitalisti, il plusvalore, si assottiglierà sempre di più, questo perché il capitalismo è animato dallo spirito rivoluzionario e dalla scienza, quindi, la composizione organica del capitale è destinata a crescere sempre di più. Rincorrendo la tecnologia per aumentare la produttività si provocherà un abbassamento del valore delle merci, se il valore di una merce dipende dal lavoro in essa incorporato, con la tecnologia che consente di produrre nella stessa unità di tempo un numero maggiore di merci, il valore diminuirà. Questa è la più importante legge dell’economia politica. Ciò condurrà al crollo del capitalismo e l’avvento del socialismo. Più il capitalismo avanza ed è maturo e minore è la sua capacità di produrre plusvalore, ossia profitti. Si può aumentare il saggio di sfruttamento, ma il profitto è più basso. In breve, la concorrenza e il progresso tecnico sfociano in aumenti dell’investimento in macchinari (crescita della composizione organica del capitale) provocando una contrazione del profitto dei capitalisti. Per tentare di arginare la caduta del saggio di profitto l’unica soluzione per i capitalisti è comprimere i salari degli operai, andando così ad accrescere il saggio di sfruttamento. Ciò che accadeva anche allora era che l’aumento di produttività causato dall’incremento di capitale costante si Susan Aly a.a. 2022/2023 traduceva certo nell’immissione nel mercato di merci sempre meno costose, ma proprio questo fattore contribuiva in modo decisivo al miglioramento delle condizioni materiale di vita dei lavoratori. Ciò che accade dopo la compressione dei salari è la proletarizzazione dei ceti intermedi. La ricchezza e la miseria si polarizzano, il potere economico si concentra in gruppi sempre più ristretti. Sarà la realtà materiale della vita, e non certo un’ideologia rivoluzionaria, a creare le condizioni per il superamento del capitalismo. Attraverso l’aumento di concorrenza si avrà il fallimento di molti capitalisti che diventeranno proletari. Per di più, in seguito si avrà una diminuzione dei consumi, perché la società sarà talmente immiserita da risultare incapace a consumare tutto ciò che si produce, e si rivolgerà quindi al socialismo per risolvere razionalmente i problemi della produzione e del consumo (sovrapproduzione e sottoconsumo). Passaggio al socialismo, quindi, sarà la rivoluzione meno cruenta della storia: esso è insito nel processo di polarizzazione sociale, l’enorme massa di proletari dovrà solo congedare un piccolo gruppo di capitalisti che rappresenteranno il vecchio mondo. Appunti della Modugno All’inizio il proletariato è una massa informe, gli operai conducono lotte locali. La direzione della rivolta rimane nelle mani della borghesia. Si passa poi ad una fase successiva: il proletariato aumenta prende coscienza del suo sfruttamento e si passa ad una lotta di classe consapevole. Il proletariato si organizza ed è sempre più unito a livello internazionale. Ma in primo luogo la lotta di classe è una lotta nazionale. La missione dei comunisti rispetto al proletariato è quella di illuminarlo e di fare sì che questo prenda coscienza che il crollo della borghesia e la vittoria del proletariato sono inevitabili. I comunisti sanno che questo è inevitabile non in base a teorie astratte ma in base a principi scientifici: il materialismo dialettico che diventa materialismo storico. I comunisti hanno scoperto la legge ineluttabile dello sviluppo della storia e la loro missione sarà spingere il proletariato in quella direzione e illuminarlo affinché si renda conto di questo inevitabile sviluppo storico verso la sintesi, la società senza classi e senza stato. Senza stato perché lo stato è l’espressione del dominio di una classe sull’altra. Ci sarà quindi una fase transitoria in cui il proletariato si dovrà appropriare con la violenza del potere politico ed instaurare la dittatura del proletariato. 8. Il socialismo e l’estinzione dello Stato Marx aveva il terrore di passare per utopista, soprattutto dopo che nel Manifesto aveva definito utopisti i pensatori socialisti che lo avevano preceduto. A dire il vero, nell’Ideologia tedesca , Marx aveva fornito una definizione di comunismo piuttosto utopistica, ma poteva stare tranquillo: il lavoro scritto con Engels nel 1845 non sarà pubblicato che nel 1932. Nel Manifesto il socialismo è molto suggestivamente indicato come “un’associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti”. In generale, il socialismo è semplicemente l’opposto del capitalismo, se questo si fonda sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, il socialismo l’abolirà. Nel socialismo, con la scomparsa della divisione in classi e con l’avvento della libera associazione dei produttori che si farà carico di tutto il lavoro sociale, lo Stato necessariamente svanisce. Essendo lo strumento di oppressione di una classe sull’altra, seguirà la stessa parabola delle classi. Lo Stato, come affermava Engels, nasce proprio in relazione alla lotta fra le classi. Difficile capire che fine farà la “politica” nella società senza classi. La transazione al comunismo non sarà naturalmente immediata: il proletariato dovrà gestire una fase provvisoria nella quale le classi sopravvivono. Tra l’anarchia della produzione tipica del capitalismo e quella pianificata caratteristica del socialismo, si collocherebbe un momento importante, quello della dittatura del proletariato, in cui gli operai usano il potere dello Stato per riorganizzare i rapporti produttivi.