Educazione e Società PDF

Summary

This document is an introductory overview of sociology of education and highlights the initial stages of this field, setting the stage for a more thorough theoretical analysis. It covers the emergence of sociological thinking related to education, touching upon key concepts, various theoretical approaches, and the evolving relationship between education and society.

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Educazione e società Intro: l'educazione è un importante ambito di riflessione per la sociologia.  (autori classici Emilie durchheim e Max Weber). Riflessioni riguardo la società moderna e industriale, questi autori fanno costantemente riferimento ai processi di profondo mutamento che ha attraver...

Educazione e società Intro: l'educazione è un importante ambito di riflessione per la sociologia.  (autori classici Emilie durchheim e Max Weber). Riflessioni riguardo la società moderna e industriale, questi autori fanno costantemente riferimento ai processi di profondo mutamento che ha attraversato la società europea tra il Settecento e L'Ottocento.  Importante svolta per l'educazione durante la costruzione della nuova società moderna industriale. La riflessione dei classici, pertanto rappresenta un'analisi e una teorizzazione complessa.  Emergono riflessioni teoriche e indagini empiriche. La sociologia dell'educazione nasce e si sviluppa a ridosso del processo di ricostruzione economica, sociale e politica a fine della Seconda Guerra Mondiale -> spinta dalla rilevanza dei processi come la scolarizzazione-> (l'istruzione considerata come elemento indispensabile e trainante dell'Economia e dello sviluppo di un paese.) Riscoperta sociale che consentirà lo sviluppo e rilievo della teoria sociologica, nel corso della sua formazione in quanto disciplina scientifica. Cap.1. (Formazione della disciplina, sviluppo e consolidamento, maturità ampiamente riconosciuta, rapporti con altre discipline come la pedagogia o la psicologia, crisi e capacità di comprensione e spiegazione dei profondi cambiamenti della società, nello specifico dei contesti educativi. Crisi che ha significato un processo di maturazione nella formulazione di teorie e nell'analisi della realtà educativa. Processo di consolidamento progressiva individuazione chiarificazione dell'oggetto di studio, analisi diacronica e sincronica del rapporto educazione-società.) 1.1 L'educazione fenomeno significativo nell'analisi sociologica della modernità. Scoperta sociale da parte degli autori "classici" della sociologia, come Emile Durkheim, Max Weber, George Simmel, ma anche Karl Marx, che ebbe un ruolo di rilievo per la riflessione sociologica. Si prestò notevole attenzione all'educazione per diversi.  La società moderna inizia a svilupparsi a partire dal Cinquecento, ma troviamo grandi impulso nelle due grandi rivoluzioni di fine Settecento, la Rivoluzione industriale e quella francese, dove si pone una serie di problemi riguardo alla convivenza sociale.  Si sviluppano nuovi modi di produrre, di lavorare nuovi modi di stare insieme, legati a processi di urbanizzazione e sviluppo delle città e della vita urbana, nuove relazioni di lavoro e trasformazione dei legami familiari parentali. La società moderna è centrata su due nuove figure sociali: il lavoratore (opera in fabbrica) e il cittadino(che ha nuove possibilità di partecipazione alla vita collettiva, decisioni politiche).  Avvengono varie trasformazioni sociali, economiche, culturali, con un evidente centralità all'educazione, come ambito specifico per la costruzione di un nuovo soggetto sociale. Emerge anche l'individualità dove è sempre più evidente la distinzione del singolo.  Questa nuova funzione dell'educazione La società moderna e industriale nel coniugare omogeneità e diversità è colta chiaramente da Emile Durkheim, in quanto scrisse:  "La società non può vivere se non esiste fra i suoi membri un'omogeneità sufficiente; l'educazione rinforza tale omogeneità [...] senza una certa diversità qualsiasi cooperazione sarebbe impossibile. L'educazione assicura la persistenza di questa diversità necessaria, diversicandosi e specializzandosi." Aumenta l'importanza dell'istruzione, intesa soprattutto come alfabetizzazione, saper leggere e scrivere, c'è uno spazio sempre più ampio della scuola, un'istituzione specializzata nell'istruzione e nell'educazione del lavoratore del cittadino. Il processo di alfabetizzazione, è legato allo sviluppo della società moderna e alle sue esigenze. Pertanto si può parlare di una progressiva estensione dell'Istruzione a tutta la popolazione, processo di democratizzazione che apre gli accessi alla scuola. 1.2 Nella seconda metà del secolo scorso avviene una riscoperta sociale dell'educazione. dagli anni cinquanta del Novecento si può costruire la storia dello sviluppo della Sociologia dell'educazione.  Durante gli anni cinquanta e sessanta del Novecento avviene un forte impegno alla ricostruzione economica e politica delle nazioni europee distrutte dalla guerra; l'istruzione ha un compito rilevante, il motore stesso dello sviluppo economico, che richiede persone istruite, qualificate, da collocare in diverse posizioni lavorative del lavoro industriale, nella commercializzazione di prodotti e nello sviluppo dei servizi. La riscoperta dell'educazione corrisponde a una seconda rinascita della Sociologia dell'educazione. I sistemi d'istruzione dei vari paesi crescono dal punto di vista quantitativo, sempre più elevato il numero di persone che vogliono frequentare. Gli aspetti organizzativi dell'offerta formativa, che si diversifica e si specializza in relazione alle richieste del mondo economico, scientifico e tecnologico. Tutto ciò viene considerato come la molla per l'avvio sistematico di una riflessione sociologica. Fasi: degli sviluppi della Sociologia dell'educazione 1850-1950: riscoperta dell'educazione. Si focalizza sulla riscoperta sociale dell'educazione, con l'obiettivo di ritrovare le basi della solidarietà e formare il lavoratore e il cittadino. 1950-1960: legame istituzione-occupazione. Si sviluppa un legame tra istituzione e crescita economica, con l'istruzione vista come investimento. 1970-1980: crisi dei sistemi di istruzione. Emergono riflessioni teoriche e ricerche sulla disuguaglianza educativa e policentrismo formativo. 1990- 2000: diversità e uguaglianza nell'istruzione. Si consolida uno studio epistemologico e metodologico, analizzando istruzione, differenze e sviluppo del capitale umano. La sociologia dell'educazione nasce come settore specialistico della sociologia, volta in analisi dei fenomeni e dei processi legati alla dimensione dell'istruzione, come strumento di sviluppo sociale, di promozione della persona e delle sue possibilità di relazione sociale. La sociologia dell'educazione studia il ruolo dell'Istruzione nello sviluppo sociale, economico e nella mobilità sociale, analizzando fenomeni come la crescente domanda di istruzione e le difficoltà del sistema scolastico. Si convalida come disciplina attraverso ricerche che uniscono teorie e pratica. 1.3. Anni 70-80, periodo importante di sviluppo di strumenti teorici d'analisi (paradigmi), e lavori di ricerca. Si scaturiscono diversi questioni in relazione allo sviluppo della domanda, di un mercato del lavoro sempre più complesso, con un'evidente problema di transizione scuola-lavoro.  Con il tempo, l'accesso a titoli di studio elevati è aumentato, ma ciò ha creato difficoltà nel trovare lavori coerenti con questi titoli. Negli anni sessanta e Settanta, si assiste a un surplus di persone istruite rispetto alla domanda del mercato del lavoro, portando problemi di sovraqualificazione. L'istruzione vista come un mezzo per ottenere mobilità sociale una posizione migliore nel mercato del lavoro. Tuttavia, in molte professioni, il titolo di studio richiesto non è sempre giustificato dal lavoro svolto. Pierre bourdier definisce questo fenomeno "mercato simbolico", dove il valore delle credenziali educative supera spesso il loro valore reale. Negli anni Settanta, emerge la crisi delle credenziali educative: i titoli di studio perdono parte della loro capacità di garantire posizioni di rilievo. Questo riflette un cambiamento nei significati attribuiti all'istruzione. si sviluppa un'idea di istruzione come diritto universale, legata all'uguaglianza delle opportunità. L'istruzione continua a essere influenzata dall'origine sociale culturale, creando disparità nei percorsi e nei risultati scolastici. La questione delle disuguaglianze educative è centrale per analizzare le trasformazioni sociali e culturali. 1.4. Negli anni novanta e nei primi anni 2000 si apre una nuova fase per la sociologia dell'educazione: il tema dell'uguaglianza delle opportunità si approfondisce e, soprattutto, si approfondisce la diversità e le differenze (sociali, culturali, di genere, etniche). Avviene un importante processo di chiarificazione, dell'uguaglianza delle opportunità e della differenza. Aumenta l'attenzione sulle varie forme di diversità. C'è un progressivo spostamento dell'ottica che la sociologia dell'educazione. Aumenta l'attenzione ai soggetti e ai loro percorsi differenziati e alla dimensione individuale dei processi di socializzazione, della crescente complessità delle società e dei cambiamenti. Diverso approccio alla realtà sociale, centrando l'attenzione sullo scambio di significati, che valorizza il ruolo del soggetto.  All'interno dello scenario sociale e culturale, è sempre più caratterizzato il pluralismo culturale. C'è un superamento di una visione scuola centrica nella direzione di una considerazione più ampia del policentrismo formativo, ovvero la rilevanza ha più luoghi e attori, per cui emerge che l'educazione non si può circoscrivere in un solo o anche in più spazi, poiché al limite ogni spazio sociale possiede una propria valenza educativa. Si amplia la riflessione sulle problematiche importanti, come la realtà giovanile contemporanea (con le sue varie forme di manifestazione), le situazioni diffuse di disagio e di trasgressività, i rapporti fra le generazioni, le nuove tecnologie della comunicazione (che contribuiscono a modificare le condizioni e le modalità dei processi di apprendimento), la multiculturalità (come tratto caratterizzante la società occidentale, con conseguente necessità di una rivisitazione delle questioni di integrazione), dell'identità e delle appartenenze.  La sociologia dell'educazione oggi si definisce piuttosto come una sociologia delle istruzioni e dei processi formativi, all'interno di uno scenario dell'educazione e della formazione policentrico e intrecciato con le dinamiche della comunicazione della cultura. 1.5. La sociologia dell'educazione è una disciplina relativamente recente, una disciplina autonoma che nasce attorno alla preoccupazione della Ricostruzione economica e politica delle nazioni europee. Si presenta una sorta di doppia anima: ha le sue radici nella Sociologia e il suo oggetto d'analisi nell'educazione. A partire dagli anni cinquanta del secolo scorso l’attenzione è sull’istruzione (sociologia della scuola). Durante lo sviluppo della disciplina si delinea una prospettiva più matura, che fonda lo statuto epistemologico (ovvero il suo discorso scientifico fondativo sui legami che intercorrono fra fenomeni o processi educativi dinamiche sociali e culturali più ampie.) Il rapporto educazione-società, rappresenta l'oggetto, un legame che cambia nel tempo e che progressivamente tiene conto di un crescente pluralismo culturale di una complessità sociale che rende sempre meno lineare e leggibile questo rapporto. Inizialmente si riscontrano delle difficoltà nel definire un proprio statuto autonomo, soprattutto nei confronti della pedagogia, una disciplina che al centro l'educazione.  La sociologia dell'educazione è: "una teoria in grado di spiegare situazioni fenomeni presenti e passati, nonché di individuare tendenze probabili alternative." Descrivere un fenomeno significa definirlo nelle sue caratteristiche e non invece come esso dovrebbe essere o presentarsi.  Spiegare un fenomeno significa indagare le cause, cercare i fattori che lo producono, che lo condizionano o lo influenzano.  Comprendere un fenomeno rappresenta un attività eminentemente qualitativa, come suggeriva Max Weber, comporta l'entrata dentro il fenomeno stesso, per trovare la spiegazione dal suo interno e attraverso elementi che gli sono propri. Max Weber mette a punto il concetto di tipo ideale, o idea tipo, una costruzione mentale di interpretazione della realtà. L'idealtipo è un concetto per aiutare a comprendere e analizzare fenomeni sociali complessi. Non è una realtà concreta, ma uno strumento mentale creato dal sociologo per descrivere, classificare e confrontare gli aspetti più importanti di un fenomeno. L'idealtipo è come un modello ideale o una rappresentazione semplificata di qualcosa, costruita mettendo insieme le caratteristiche essenziali di un fenomeno. Non esiste nella realtà, ma serve per mettere ordine e fare confronti. È una specie di "punto di riferimento" che permette di analizzare fenomeni sociali. Immagina il concetto di "burocrazia". Weber non dice che ogni organizzazione funziona esattamente come il modello ideale di burocrazia (con regole precise, gerarchie ben definite, divisione del lavoro), ma crea questo modello per capire meglio come funziona e per confrontarlo con la realtà. In sintesi, l'idealtipo è uno strumento di analisi, non una descrizione petfetta della realtà, che aiuta a spiegare i fenomeni sociali in modo più chiaro. Ormai è presente una maturità che permette di realizzare una sinergia di punti di vista disciplinari diversi, che rappresentano una ricchezza e una possibilità di confronto e di accrescimento conoscitivo. È presente un'apertura reciproca delle varie discipline.  Questa apertura può partire dalla scoperta di problematiche comuni attorno a un oggetto di studio, come l'educazione, definita oggi complessa e a sua volta collocata in una realtà sociale e culturalmente altrettanto complessa. Il concetto di "circolarità tra teoria e ricerca", messo in evidenza da Robert K. Merton, si riferisce al rapporto stretto e continuo tra il lavoro teorico e quello empirico nelle scienze sociali. La teoria serve per fornire una guida alla ricerca empirica. Offre delle ipotesi, delle domande o un quadro interpretativo che il ricercatore può testare o approfondire attraverso i dati raccolti. La ricerca empirica, a sua volta, può confermare, modificare o addirittura portare a nuove teorie, basandosi sui risultati osservati nella realtà. La teoria ispira la ricerca: Ad esempio, se una teoria dice che la disuguaglianza economica influisce sul rendimento scolastico, la ricerca cercherà di raccogliere dati per verificare questa idea. La ricerca modifica o sviluppa la teoria: Se i dati mostrano che altri fattori, come il supporto familiare, sono più importanti, la teoria potrebbe essere adattata o ampliata. Merton sottolinea che questa circolarità è essenziale per il progresso delle scienze sociali. La teoria senza dati rischia di essere astratta e scollegata dalla realtà, mentre la ricerca senza una base teorica rischia di produrre risultati casuali e privi di significato. La teoria e la ricerca lavorano insieme in un ciclo continuo, in cui ciascuna parte arricchisce e corregge l'altra, migliorando la nostra comprensione dei fenomeni sociali. In questi decenni, la sociologia dell'educazione ha sviluppato la ricerca empirica in vari campi, dalla scuola alla famiglia, alla realtà extrascolastica, su come diversi attori importanti all'interno dei processi educativi (come insegnanti, studenti, genitori, giovani) e soprattutto riguardo alle problematiche emergenti (come gli insuccesso scolastico, la possibilità di mobilità sociale, la questione dell'identità giovanile, il dialogo tra culture e l'integrazione dei soggetti migranti, l'importanza dei new media nei processi di socializzazione.) 2. Rapporto educazione-società 2.1 Il rapporto educazione-società rappresenta il fuoco centrale che definisce lo statuto epistemologico. Costituisce il substrato di qualsiasi riflessione attorno alle questioni educative. Non è l'educazione a essere soggetto della riflessione sociologica, ma il rapporto che intercorre tra ideali e pratiche educative e la società di riferimento. L’oggetto di studio è un legame fondamentale che rende possibile la costruzione dell'essere sociale e la sua piena integrazione. Considerando il rapporto educazione-società, si colgono alcuni principi generali, vincolati in ogni società: ogni società ha bisogno di educare nuove generazioni in ogni società si sviluppano ideali educativi, scopi, e modi dell'educazione  l'obiettivo dell'educazione è lo sviluppo di un soggetto in grado di realizzare la propria esistenza all'interno della società il risultato positivo delle azioni educativa si evidenzia nell'integrazione dei soggetti tra loro e con la realtà sociale in cui sono collocati Questi elementi generali sono individuati nella riflessione sociologica in particolare da Emile Durkein, costituiscono un punto di partenza per qualsiasi analisi del rapporto educazione-società. Il rapporto educazione-società è sottoposto a cambiamento sociale perché è direttamente collegato a scenari socioculturali e a problematiche sociali emergenti. L'educazione diventa sociologicamente rilevante (importante come campo d'analisi), poiché l'azione educativa stessa risulta problematica riguardo a un contesto sociale culturale a sua volta problematico. La problematicità è data dalle profonde trasformazioni e modifiche continue sugli aspetti strutturali e sulle relazioni sociali. Il cambiamento non è un evento raro, diventa un'elemento connesso alle società moderne, continuamente esposte al rischio dell'instabilità e dell'incertezza riguardo al proprio futuro. La sociologia trova la sua ragion d'essere proprio partire dal fatto che la società moderna si presenta in termini problematici. Dai diversi autori classici e contemporanei, il rapporto educazione-società in sostanza è definito: un quadro teorico generale (paradigma di riferimento). un'analisi del contesto sociale e culturale, illuminata da un punto di vista specifico (paradigmatico). Questo approccio aiuta a capire come l'educazione interagisce con la società e come viene influenzata dal contesto in cui si trova. 2.2 Per intendere il rapporto educazione-società è necessario fare riferimento hai diversi paradigmi o approcci teorici sviluppati durante una riflessione sociologica generale: quello funzionalità, conflittualista e quello interazionista- comunicativo. Paradigma funzionalista: la società è vista come un sistema organico in cui ogni individuo ha un ruolo specifico per mantenere l'equilibrio sociale. L'educazione, secondo questo approccio, serve per adattare gli individui alle norme sociali. Questo paradigma è legato a Emile Durkeim e Talcott Parsons, enfatizza concetti come coesione, norme condivise e solidarietà sociale. 1.Si focalizza sull'ordine e sulla stabilità sociale, considerando la società come un sistema integrato in cui le diverse parti lavorano insieme per mantenere l'equilibrio. 2.Ogni istituzione o elemento sociale (come famiglia, scuola, religione) ha una funzione specifica che contribuisce al funzionamento generale del sistema. 3.Vede i cambiamenti sociali come lenti e necessari per l'adattamento del sistema, piuttosto che come esito di conflitti. Paradigma conflittualista: si concentra sui conflitti e le disuguaglianze all'interno della società, come quelli tra classi sociali, derivati dal dominio e dal potere. Gli individui appartengono a gruppi con interessi contrastanti. Marx e Weber sono le figure chiave. 1.Si basa sull’idea che il conflitto sia il motore principale del cambiamento e della dinamica sociale. 2.Interpreta la società come un campo di tensioni e contrapposizioni tra gruppi con interessi divergenti, spesso legati a disuguaglianze di classe, potere, risorse o status. 3.Il conflitto è visto come una caratteristica strutturale della società, generato da sistemi di dominio e sfruttamento (ad esempio, tra classi sociali, secondo Marx). 4.Sottolinea che le istituzioni e le norme sociali spesso riflettono e perpetuano gli interessi dei gruppi dominanti, a discapito dei subordinati. Paradigma interazionista-comunicativo: analizza il rapporto individuo-società attraverso le interazioni quotidiane, sottolineando il ruolo della comunicazione ed è la cultura nella costruzione della realtà sociale; importante un dialogo razionale e orientato al raggiungimento di un’intesa (comunicazione etica e trasparente). 1. Si basa sull'idea che la società si costruisca attraverso le interazioni e la comunicazione tra gli individui. 2. L'attenzione è posta sulle intenzioni dei soggetti e sul modo in cui il significato viene creato, condiviso e interpretato durante i processi comunicativi. 3.La comunicazione non è vista solo come uno scambio di informazioni, ma come un processo centrale per il consenso, la comprensione reciproca e la cooperazione sociale. 2.3. L'evoluzione del rapporto tra educazione e società si può distinguere in tre fasi principali: dipendenza, autonomia e interdipendenza.  1. Fase della dipendenza Caratteristiche: In questa fase, l'educazione è considerata fortemente dipendente dalla società. Le istituzioni educative sono viste come uno strumento per trasmettere e riprodurre i valori, le norme e le strutture della società dominante. Prospettiva teorica: Questa visione è influenzata da teorie funzionaliste, come quelle di Émile Durkheim, che sosteneva che l'educazione avesse il compito di mantenere la coesione sociale e la stabilità. La scuola prepara gli individui a inserirsi nel sistema sociale esistente, contribuendo alla sua perpetuazione. La visione conflittualista marxista e quella weberiana differiscono nella loro interpretazione del conflitto sociale: 1. Marx: Il conflitto è principalmente economico, tra borghesia (classe dominante) e proletariato (classe sfruttata). Questo scontro di classe, causato dallo sfruttamento e dall'alienazione, è il motore del cambiamento sociale e porta alla rivoluzione per una società senza classi. 2. Weber: Il conflitto ha origini multiple, non solo economiche, ma anche legate a status (prestigio sociale) e potere (capacità di controllo). La società è frammentata e i conflitti non portano necessariamente alla rivoluzione. Max Weber collega il tipo di potere agli ideali educativi: ▪Potere tradizionale: L'educazione trasmette tradizioni, valori e obbedienza per mantenere l'ordine sociale. ▪Potere carismatico: L'educazione ispira devozione verso il leader e promuove il cambiamento. ▪Potere razionale-legale: L'educazione forma competenze tecniche e professionali, valorizzando razionalità ed efficienza. In sintesi, l'educazione riflette il tipo di potere dominante, adattandosi alle sue esigenze. Marx si concentra sul conflitto economico come inevitabile e rivoluzionario, mentre Weber adotta una prospettiva più complessa e multidimensionale. Critiche: L'educazione è vista come passiva, non in grado di agire autonomamente per cambiare la società, ma solo per adattarsi ad essa. 2. Fase dell'autonomia Caratteristiche: In questa fase, si afferma l'idea che l'educazione possa esistere come una realtà autonoma, capace di influire sulla società e promuovere il cambiamento sociale. L'accento è posto sull'indipendenza dell'educazione rispetto alle dinamiche sociali e politiche. Prospettiva teorica: Teorici come John Dewey sostenevano che l'educazione potesse essere uno strumento per formare cittadini attivi e critici. La scuola non è solo un riflesso della società, ma un luogo per stimolare il progresso e l'innovazione sociale. Critiche: Sebbene l'idea di autonomia sia idealistica, molti critici sottolineano che l'educazione non può essere completamente indipendente, poiché è sempre influenzata dalle strutture economiche e politiche. 3. Fase dell'interdipendenza Caratteristiche: Questa fase rappresenta una sintesi tra le due precedenti. L'educazione e la società sono viste come interconnesse in un rapporto dinamico e reciproco. L'educazione è influenzata dalla società, ma al contempo è anche capace di influire su di essa. Prospettiva teorica: Questa visione si basa su approcci critici e sistemici, come quelli di Paulo Freire, che enfatizzano il dialogo tra educazione e società. L'educazione diventa uno strumento di emancipazione e trasformazione sociale, in cui gli individui acquisiscono consapevolezza delle strutture che li condizionano e lavorano per modificarle. Valore aggiunto: Questa prospettiva riconosce la complessità del rapporto tra educazione e società, accettando che i due ambiti si influenzano a vicenda in modo continuo e bidirezionale. In sintesi, il passaggio da dipendenza a interdipendenza rappresenta un'evoluzione verso una comprensione più equilibrata e complessa del rapporto educazione-società. L'educazione non è né un semplice riflesso della società né un’entità completamente autonoma, ma un elemento dinamico capace di trasformare e adattarsi ai cambiamenti sociali. 2.4. Crescente problematica nello scenario sociale e culturale. La società contemporanea si presenta complessa, un aumento dell'imprevedibilità e incertezza. La cultura non è più definibile un modello unitario di valori, norme, regole e consuetudini; ma piuttosto un insieme diversificato, spesso disomogeneo. In primo piano c'è il problema della convivenza sociale, che deve avere basi nuove, in relazione alle trasformazioni degli individui con la collettività. Aumenta l'autonomia, non consentendo prevedibilità nell'agire collettivo e individuale. Ciò comporta ricadute per l'educazione e l'integrazione ed è perciò necessaria un'analisi. Il rapporto educativo-società, rimane fondamentale, la sua costruzione può avvenire solo nella forma dell'interdipendenza, che implica capacità di stabilire nessi e flussi comunicativi, sviluppare circuiti di meditazione, di costruire esperienze di intersoggettività e intesa. 3. Socializzazione, identità, integrazione. 3.1. Il tema della socializzazione, dell'identità e dell'integrazione all'interno della sociologia, attenzione all'educazione e alle pratiche educative nel contesto della costruzione dell'essere sociale. Ha un ruolo fondamentale l'educazione nel formare soggetti sociali capaci di adattarsi alle esigenze della società moderna, importante sviluppare competenze e capacità in relazione ai ruoli sociali futuri. Il contributo di Talcott Parsons, che definisce la socializzazione come un processo sistematico che permette agli individui di interiorizzare valori e orientamenti, preparandoli per i loro ruoli sociali. Esistono livelli formali e informali dei processi educativi, che portano a una riflessione sociologica, entrambi i livelli siano essenziali per il processo di socializzazione.  ▪Formali: Strutturati e organizzati in scuole o istituzioni, con programmi definiti e certificazioni (es. istruzione scolastica e universitaria). ▪Informali: Spontanei e non strutturati, avvengono nella vita quotidiana attraverso famiglia, comunità e interazioni sociali (es. trasmissione di valori e abilità pratiche). I formali trasmettono conoscenze sistematiche, gli informali valori e competenze pratiche, completandosi reciprocamente. La socializzazione è un processo che gradualmente forma la personalità di base del soggetto. La cultura è definita come un insieme di valori e norme che strutturano la personalità, e si discute come le diverse interpretazioni sociologiche possano influenzare la comprensione della cultura stessa. Si menziona un cambiamento nell'approccio sociologico, che si sposta dall'analisi macrosociale a quella microsociale, ponendo l'accento sulle interazioni tra individui e sul loro contributo nella creazione di significati sociali e culturali. L'analisi macrosociale studia fenomeni su larga scala, come strutture sociali, istituzioni e processi globali (es. disuguaglianze, globalizzazione), mentre l'analisi microsociale si concentra su interazioni ( intersoggettività) e comportamenti individuali in piccoli gruppi (es. famiglia, amici). Il macrosociale spiega il contesto generale, il microsociale approfondisce le dinamiche quotidiane.  La distinzione tra dimensione sociale e dimensione individuale è fondamentale, come evidenziato dalle teorie di Mead e Simmel. La dimensione individuale riguarda l'individuo, le sue esperienze, identità e motivazioni personali, mentre la dimensione sociale studia le strutture, le interazioni e le istituzioni che regolano il comportamento collettivo. Entrambe si influenzano reciprocamente: la società fornisce il contesto in cui l'individuo agisce, mentre l'individuo contribuisce a cambiare la società attraverso le sue azioni. L'interazionalismo simbolico sostiene che il sé (l'identità) si sviluppa attraverso le interazioni sociali e i significati che l'individuo attribuisce alle sue esperienze.  Il Me: il sé sociale, la parte socializzata, influenzato dalle norme e aspettative della società. L'Io: il sé spontaneo, dimensione autonoma, dell'interiorità, luogo di elaborazione riflessiva. 3.2. Tre modelli della socializzazione: Modello funzionalista di socializzazione, si basa sulla teoria funzionalista, che considera la società come un sistema organizzato in cui ogni elemento contribuisce al mantenimento dell'ordine e dell'equilibrio sociale. Questo modello è strettamente legato ai lavori di sociologi come Émile Durkheim e Talcott Parsons. Caratteristiche principali del modello funzionalista, la socializzazione è il mezzo attraverso il quale gli individui interiorizzano norme, valori, credenze e comportamenti accettati dalla società. Permette agli individui di adattarsi ai ruoli sociali richiesti e di contribuire al funzionamento armonioso della società. Il processo di socializzazione garantisce che tutti gli individui apprendano i valori fondamentali necessari per la coesione sociale (es. rispetto per le regole, senso del dovere, solidarietà). Un processo lineare e stabile che forma gli individui affinché si conformino alle esigenze della società. Meccanismi fondamentali per cui avviene l'apprendimento sociale, secondo Parsons, sono cinque: 1. Imitazione: Osservare e riprodurre i comportamenti delle figure di riferimento. 2. Identificazione: Interiorizzare valori e atteggiamenti assumendo come modello una figura significativa. 3. Condizionamento: Apprendere attraverso ricompense per comportamenti desiderati e punizioni per quelli indesiderati. 4. Interiorizzazione: Rendere proprie le norme e i valori sociali, seguendoli non per obbligo ma per convinzione. 5. Aspettative sociali: Adattarsi ai ruoli richiesti dai contesti sociali e dalle aspettative degli altri. ▪La socializzazione primaria, avviene durante l'infanzia, principalmente in famiglia, ed è il processo attraverso cui l'individuo apprende i valori, le norme e i comportamenti fondamentali per vivere in società. La primaria è affettiva, legata alla famiglia, e forma l'identità di base. ▪La socializzazione secondaria, avviene in età successiva (infanzia avanzata, adolescenza, età adulta) e riguarda l'apprendimento di ruoli e norme specifici per adattarsi a contesti sociali diversi, come scuola, lavoro o gruppo di pari. La secondaria è razionale, legata a contesti esterni, e adatta l'individuo a ruoli sociali complessi. Gli agenti di socializzazione sono: ~La famiglia: trasmette norme e valori fondamentali come la lingua, il rispetto per l'autorità e le norme morali. ~La scuola: rafforza valori universali come la disciplina e insegna ruoli specifici per il funzionamento della società. ~Le istituzioni e i media: trasmettono valori che supportano la stabilità sociale, come il senso civico e l'identità nazionale, influenzando la socializzazione di massa. Per Talcott Parsons, l'integrità è la coesione e stabilità sociale che si ottiene quando gli individui interiorizzano le norme, i valori e i ruoli sociali, contribuendo al funzionamento armonioso della società. Essa implica la conformità alle regole, la coesione tra gli individui e l'adattamento ai ruoli, assicurando che la società rimanga stabile e ordinata. ▪Il modello AGIL di Talcott Parsons descrive quattro funzioni essenziali per il funzionamento di una società: 1. Adattamento (A): Adattarsi alle condizioni esterne per garantire risorse. 2. Raggiungimento degli obiettivi (G): Stabilire e realizzare obiettivi collettivi. 3. Integrazione (I): Coordinare le diverse parti della società per mantenere la coesione. 4. Mantenimento dei modelli (L): Trasmettere e mantenere i valori e le norme attraverso le generazioni. ▪Nel modello AGIL di Parsons, i quattro sottosistemi possono essere paragonati alle strutture psichiche di Freud: 1. Id, adattamento dell'organismo.  2. Ego, favorisce il raggiungimento degli obiettivi. 3. Super-Ego, garantisce l'integrazione dei ruoli interiorizzati. 4. Identità, garantisce controllore coordinamento. Obiettivi del modello funzionalista Garantire la coerenza culturale tra le generazioni, assicurare l'adattamento degli individui ai ruoli richiesti dalla società, mantenere l'ordine sociale attraverso l’interiorizzazione di norme e valori condivisi, promuovere la stabilità e ridurre i conflitti. Tra le critiche al modello funzionalista troviamo: determinismo, considera gli individui come soggetti passivi, senza possibilità di rielaborare o mettere in discussione i valori appresi. Mancanza di attenzione ai conflitti sociali, non tiene conto delle disuguaglianze, dei contrasti di potere e dei cambiamenti sociali. Rischio di conformismo, promuove un'idea di società statica, dove l'adattamento e la stabilità sono prioritari rispetto all'innovazione e al cambiamento. Il modello conflittualista di socializzazione vede la socializzazione come un processo influenzato dalle disuguaglianze sociali e dal conflitto tra gruppi con interessi diversi. Le istituzioni e i media trasmettono le strutture di potere esistenti, socializzando gli individui ad adattarsi a esse. Tuttavia, i gruppi subordinati possono resistere a queste norme. In questo modello, la socializzazione non è armoniosa, ma serve a mantenere o sfidare le disuguaglianze di classe, genere, etnia e altre forme di potere. L'analisi marxista sottolinea che la socializzazione perpetua le disuguaglianze di classe nel capitalismo, con istituzioni come scuola e famiglia che trasmettono ideologie giustificando lo sfruttamento delle classi lavoratrici. Sebbene la classe lavoratrice possa sviluppare una coscienza di classe e resistere, la socializzazione rinforza il sistema economico, ma può anche portare a cambiamenti sociali. La distinzione tra teorici della riproduzione sociale e culturale riguarda il tipo di disuguaglianze che vengono perpetuate. I teorici della riproduzione sociale si concentrano sulle disuguaglianze economiche e sociali, mentre i teorici della riproduzione culturale analizzano come norme, valori e significati culturali vengono trasmessi, legittimando il potere attraverso la cultura e le pratiche simboliche. I teorici neomarxisti della riproduzione sociale analizzano come le disuguaglianze economiche e culturali vengano perpetuate attraverso la socializzazione, con le istituzioni che trasmettono valori e ideologie che giustificano il potere delle classi dominanti. Tuttavia, vedono anche la possibilità di emancipazione attraverso la coscienza di classe e la resistenza contro l'ordine dominante. L'ideale emancipatorio neomarxista promuove una lotta ideologica e una rivoluzione culturale per superare le disuguaglianze e creare una società più giusta. Ralf Dahrendorf vede il conflitto sociale come una conseguenza della distribuzione del potere nelle società. A differenza di Marx, che focalizza il conflitto sulle classi economiche, Dahrendorf sostiene che il conflitto emerge tra gruppi di interesse che lottano per il potere nelle organizzazioni sociali (come famiglie, scuole e aziende). Il conflitto, secondo lui, non è solo distruttivo, ma può essere funzionale e portare a cambiamenti sociali e riforme. In sintesi, il conflitto sociale è visto come inevitabile e necessario per il progresso e l'adattamento della società. Le "chances di vita" in Dahrendorf si riferiscono alle opportunità di miglioramento sociale ed economico che gli individui hanno, influenzate dal loro accesso a risorse e potere. Le opportunità non sono distribuite equamente, con i gruppi dominanti che godono di maggiori vantaggi. Questo genera conflitti sociali, poiché i gruppi subordinati cercano di ottenere pari opportunità. Il concetto di habitus di Bourdieu si riferisce a un insieme di disposizioni interiorizzate che influenzano i comportamenti, le percezioni e le azioni degli individui. Queste disposizioni derivano dalla socializzazione e dalla posizione sociale dell'individuo, contribuendo alla riproduzione sociale e alle disuguaglianze. L'habitus guida in modo non consapevole le azioni quotidiane, ma può adattarsi a nuove situazioni. È anche legato ai concetti di capitale sociale, culturale e simbolico, influenzando le opportunità e le pratiche sociali. Nel modello conflittualista marxista, l'identità è influenzata dalle disuguaglianze di classe e dai rapporti di potere. Le persone interiorizzano ideologie che giustificano la loro posizione sociale, e l'alienazione nel capitalismo porta a una identità frammentata. Solo attraverso la coscienza di classe e la lotta rivoluzionaria gli individui possono trasformare la loro identità, superando le disuguaglianze e l'oppressione. Modello interazionalista-comunicativo della società sottolinea l'importanza delle interazioni sociali e della comunicazione nel processo di socializzazione. L'identità si sviluppa attraverso le relazioni e il linguaggio, con gli individui che attribuiscono significati alle esperienze sociali. La socializzazione è un processo dinamico, in cui le persone partecipano attivamente alla costruzione e negoziazione dei significati e dei ruoli sociali attraverso l'interazione quotidiana. Herbert Blumer e David K. Kuhn sono importanti teorici dell'interazionalismo simbolico. Blumer ha formulato tre principi chiave: le persone agiscono secondo i significati che attribuiscono agli oggetti, che emergono dalle interazioni sociali e vengono interpretati e modificati continuamente. Sottolinea che la socializzazione è un processo attivo di creazione e modifica dei significati. Kuhn, invece, si è concentrato sulla costruzione dell'identità, vedendo l'identità come un processo dinamico che si sviluppa attraverso le interazioni e le risposte sociali. L'identità non è fissa, ma evolve in base agli altri. L'interazionalismo simbolico ha influenzato l'analisi della socializzazione mostrando che l'identità e i significati sociali sono costruiti attraverso interazioni sociali. Gli individui non sono semplici recettori di norme, ma partecipano attivamente a negoziare e creare significati. La socializzazione è vista come un processo dinamico e interattivo, in cui il sé si sviluppa in relazione agli altri e in base alla comunicazione simbolica (linguaggio, gesti). Le agenzie di socializzazione, come la famiglia e la scuola, non trasmettono solo norme, ma contribuiscono alla costruzione e alla negoziazione dei significati sociali. La svolta comunicativa nelle scienze sociali degli anni '90 ha portato a un nuovo paradigma che enfatizza la comunicazione e l'interazione sociale come fondamentali nella costruzione della realtà. L'identità è un processo in continuo sviluppo, in cui la parte socializzata (il Me) interagisce con l'interiorità dell'individuo (l'Io). L'individuo non è passivo, ma agisce attivamente, negoziando e talvolta resistendo alle influenze sociali. Questo rende l'identità un costante equilibrio tra conformità sociale e soggettività individuale. Il modello interazionalista-comunicativo sottolinea che l'identità si forma attraverso interazioni sociali e comunicazione, in cui l'individuo è un agente attivo. L'identità è dinamica e processuale, costruita e negoziata continuamente attraverso il linguaggio e i significati condivisi. La socializzazione avviene in un contesto di scambio di simboli, valori e norme che plasmano il sé e la realtà sociale. 3.3 I tre modelli della socializzazione (funzionalista, conflittualista e interazionalista-comunicativo) condividono l'idea che la socializzazione sia fondamentale per l'integrazione dell'individuo nella società, ogni modello considera che famiglia, scuola, media e altre istituzioni svolgano un ruolo fondamentale nel trasmettere norme, valori e comportamenti. Ma affrontano il problema dell'integrazione sociale in modi diversi. Funzionalismo: Vede l'integrazione come adattamento ai valori sociali universali, promuovendo stabilità. Conflittualismo: Sottolinea le disuguaglianze sociali, indicando che la socializzazione può rafforzare il potere dei gruppi dominanti. Interazionalismo-comunicativo: Considera l'integrazione come un processo dinamico, dove l'individuo contribuisce attivamente alla costruzione della propria identità. Il modello interazionalista-comunicativo è criticato per non considerare abbastanza le strutture di potere e per concentrarsi eccessivamente sulla soggettività individuale, trascurando le influenze sociali macrosociali. 4. Istruzione e uguaglianza delle opportunità  4.1. L'importanza dell'istruzione nell'ambito dello sviluppo sociale, economico e civile. Un investimento, strettamente collegato al progresso economico e sociale e alla partecipazione alla vita civile.  Qualche anno fa, il rapporto all'UNESCO della Commissione Internazionale sull'Educazione per il XXI secolo, noto come Rapporto Delors (1996), mette al centro il ruolo dell'educazione nel futuro della società, dove si identificano quattro pilastri essenziali:  imparare a conoscere, fare, vivere insieme e essere. Promuove un'educazione inclusiva, centrata sull'apprendimento permanente, per sostenere lo sviluppo personale, sociale ed economico. L'educazione è vista come fondamentale per costruire società giuste, democratiche e sostenibili. Tutto ciò è stato recepito durante la sessione straordinaria del Consiglio Europeo, a Lisbona nel 2000. Dalla riunione è emersa la "strategia di Lisbona" e gli obiettivi fissati dall'Agenda "Europa 2020", come il miglioramento della qualità dei sistemi educativi, la riduzione della dispersione scolastica e l'ampliamento della formazione permanente. Viene discusso il legame tra istruzione e mobilità sociale, sottolineando come essa permetta di migliorare la posizione sociale di partenza. Vengono evidenziate le differenze tra i sistemi scolastici a livello internazionale, legate alle specificità economiche, sociali e politiche delle diverse nazioni. In Italia , il sistema scolastico pubblico e statale, rispetto agli altri paesi ha avuto un processo di scolarizzazione della popolazione più lento e discontinuo. La piena scolarizzazione, intesa come frequenza di scuola elementare e scuola media inferiore, è stata raggiunta nel nostro paese a fine degli anni settanta. Un incremento nella scuola secondaria superiore e all'università si è avuto negli ultimi due decenni del secolo scorso: per la scuola secondaria l'aumento è avvenuto tra gli anni Ottanta e Novanta, per l'università tra gli anni novanta e il 2001. A partire dagli anni 70 avviene uno sviluppo notevole per gli istituti di tipo tecnico-professionale. Avviene un processo di differenziazione e di specializzazione all'interno del sistema scolastico italiano per rendere più organica l'offerta e creare una sinergica tra le transizioni del mondo del lavoro. Da un lato si presenta una riduzione evidente delle disuguaglianze di opportunità di accesso, ma disuguaglianze nelle scelte dei percorsi e negli esiti, dovuta alla differenziazione orizzontale all'interno del sistema di istruzione, che a sua volta riflette una gerarchia di prestigio e qualità.  I licei in prima posizione, frequentati da studenti che generalmente hanno una condizione d'origine "migliore". Questo tema nel tempo è sempre più complesso, l'istruzione rappresenta un investimento in capitale umano. Spesso, gli investimenti in istruzione, sia per la società sia per il soggetto appare uno spreco intellettuale giovanile, sinonimo ritenuto ormai cronico, fa riflettere se valga la pena di investire in istruzione.  Studi recenti mostrano che il possesso di un titolo di studio elevato protegga in una certa misura dalla disoccupazione. In Italia, in generale, sono i laureati a registrare i tassi più bassi di disoccupazione, soprattutto al nord, mentre al sud devono fare i conti con la concorrenza dei diplomati per i pochi posti disponibili. i soggetti più esposti sono quelli con bassa o nulla istruzione, con un destino occupazionale incerto per lo più precario, con molta facilità a perdere il lavoro. il tema della disoccupazione è complesso, con riferimento alle profonde trasformazioni del mercato del lavoro. In questo quadro problematico, legato alla crisi economica degli ultimi anni, la disoccupazione giovanile è un fenomeno preoccupante, come quello dei NEET, ovvero giovani di d'età compresa tra i 15 e i 29 anni che non sono né in formazioni né al lavoro. Gli ultimi dati disponibili Indicano un miglioramento della situazione italiana, tuttavia il nostro paese resta lontano dagli obiettivi "Europa 2020". 4.2. Lo sviluppo di scolarizzazione avviene in modo diverso nei vari paesi occidentali. Ci sono due concezioni diverse relativamente all'apertura, di diversi stati della popolazione, nel sistema scolastico nei suoi livelli più elevati: una concezione selettiva, che ritiene che i gradi di scolarità oltre l'obbligo debbano essere riservati a un élite; una seconda concezione, democratica, che sostiene che l'istruzione sia un bene e, individuale e collettivo, di cui tutti devono poter fruire con vantaggi tanto per i soggetti quanto per la società. Queste due concezioni determinano un diverso sviluppo dei sistemi scolastici negli Stati Uniti in Europa. Il tema dell'uguaglianza delle opportunità fa diretto riferimento al grado di chiusura/ pertura dei sistemi di istruzione, arrivando all'attenzione della riflessione sociologica. L'istruzione è un'esigenza espressa dal mercato del lavoro e delle professioni e anche da gruppi sempre più ampi di popolazione. Dibattito strettamente collegato alle trasformazioni della popolazione scolastica, che diventata sempre più eterogenea, mostrando una serie di diversità e differenze, riferite all'origine sociale e ad altri aspetti come il genere o l'appartenenza etnica, elementi di distinzione che portano fattori di disuguaglianze in campo educativo. Il caso più emblematico è quello della distinzione uomo/donna. L'essere maschio o femmina è una caratteristica naturale, non ordinabile in una scala di importanza, invece, a livello sociale il sesso riceve un attribuzione di valore diversa perciò un trattamento differenziale.  Le disuguaglianze in una società fanno diretto riferimento alla stratificazione sociale, ovvero un continuum di posizioni sociali. L'uguaglianza delle opportunità educative può essere concepita in tre modi principali: 1. Uguaglianza formale (approccio individualista): Garantisce accesso universale all'istruzione senza discriminazioni, ma lascia agli individui la responsabilità del proprio successo. Non affronta le disuguaglianze di partenza. 2. Uguaglianza sostanziale (approccio collettivista): Mira a ridurre le disuguaglianze di partenza attraverso interventi redistributivi e politiche inclusive. Considera l'educazione una responsabilità collettiva. 3. Uguaglianza multidimensionale (approccio ibrido): Combina gli approcci formale e sostanziale, bilanciando interventi collettivi con il rispetto della libertà individuale per affrontare la complessità delle disuguaglianze. Ralf Dahrendolf, focalizza l'analisi dei processi di scelta da parte del soggetto, dei vincoli, delle condizioni. Il dibattito sull'uguaglianza delle opportunità ha direttamente a che fare con la funzione di selezione sociale, quel processo dove i soggetti sono sottoposti a prova e valutazione. Il legame tra selezione scolastiche e disuguaglianze sociali è stato studiato dalla Sociologia dell'educazione, assumendo diversi approcci. L'attenzione è sui fattori, nel tempo questi fattori hanno mostrato una loro persistenza e un loro indebolimento. L'origine sociale ha mantenuto nel tempo La sua capacità di discriminare tanto le scelte quanto gli esiti scolastici. Il titolo di studio dei genitori conferma anche oggi la sua importanza nel delineare le scelte del corso di studi dei figli. Il capitale culturale è un concetto di Pierre Bourdieu che descrive le risorse culturali (conoscenze, competenze, beni materiali, titoli di studio) che influenzano lo status sociale e il successo educativo di un individuo. Le classi sociali elevate trasmettono più capitale culturale, creando disuguaglianze educative. L'ethos di classe è l'insieme di valori, credenze e atteggiamenti tipici di una classe sociale. Influenza la percezione dell'educazione e delle opportunità: le classi alte tendono a valorizzare l'istruzione, mentre le classi basse possono avere meno coinvolgimento a causa di condizioni socioeconomiche sfavorevoli. Nel tempo si osserva una riduzione della discriminazione verso le donne nell’istruzione. Le donne dei paesi occidentali industrializzati, sono arrivato a ottenere la piena scolarizzazione e l'accesso all'istruzione nei gradi più elevati, attraverso un processo lente disomogeneo nelle diverse realtà. In Italia le femmine ormai hanno raggiunto i maschi, nei tassi di passaggio dalle medie, alle superiori e all'università. La loro riuscita scolastica e di solito migliore di quella dei maschi. Tuttavia, permangono il rapporto tra donna e istruzione, stereotipi e forme di "segregazione formativa", ben visibili nelle scelte degli indirizzi, della facoltà universitarie. Per quanto riguarda l'appartenenza etnica, c'è una linea di divisione variabile, in alcuni casi si rivela più importante della classe sociale, in altri del tutto marginale. Nel tempo, le analisi della selezione della riuscita scolastica si è arricchita di studi e di ricerche sul campo incremento la comprensione dei fattori in gioco, come la classe sociale che ha un peso rilevante o addirittura determinante. La decisione di acquisire o meno istruzione, è legata a svariati elementi, individuale e strutturali, che si intrecciano e che sono difficili da individuare. 4.3. All'interno dello studio della mobilità, c'è una distinzione tra: mobilità educativa riguarda il miglioramento dei livelli di istruzione rispetto ai genitori;  mobilità sociale indica il cambiamento della posizione sociale o economica, sia tra generazioni (intergenerazionale) che nella vita di una persona (intragenerazionale). La mobilità intergenerazionale misura il cambiamento della posizione sociale o economica tra generazioni, confrontando figli e genitori. Può essere ascendente (miglioramento), discendente (peggioramento) o stazionaria (status invariato). È influenzata da fattori come istruzione, economia, politiche pubbliche e capitale culturale familiare. Il titolo di studio non costituisce una garanzia di mobilità sociale per tutte le classi sociali. L'investimento in istruzione non corrisponde alla piena realizzazione dell'uguaglianza delle opportunità. Ciò significa che l'accesso generalizzato all'istruzione non ha contribuito a realizzare una riduzione delle disuguaglianze sociali. Tra mobilità educativa e mobilità sociale esistono effetti contenuti, diverse classi sociali mostrano capacità diversificate di spendere i vantaggi fornito dalle istruzioni. L'investimento in istruzione è un rischio a fronte di molti discorsi.  Nonostante il rischio evidente, investire in istruzione conviene. Il mercato del lavoro tende premiare coloro che sono in possesso di titoli di studio elevati. Con l'istruzione, si sviluppano abilità cognitive e comunicative, protegge dall'incapacità di leggere o capire la realtà, consentendo abilità trasversali, metaprofessionali, importanti per muoversi in contesti lavorativi complessi. L'istruzione appare piuttosto come una chance. Le chance di vita, secondo Ralf Dahrendorf, sono opportunità che permettono a un individuo di migliorare la propria posizione sociale. Queste sono influenzate dalla classe sociale, dall'istruzione e dalle risorse disponibili, e sono legate alle disuguaglianze strutturali della società. Le chance di vita fungono da bene strumentale ed espressivo, proteggendo dalla deprivazione di risorse culturali e simboliche, e rafforzando l'individuo nella competizione sociale. L'educazione gioca un ruolo cruciale nel migliorarle e favorire la mobilità sociale. L'habitus, secondo Bourdieu, è un insieme di disposizioni acquisite che influenzano comportamenti, pensieri e scelte, modellati dalla classe sociale e dalle esperienze. È duraturo, adattabile e si manifesta nelle pratiche quotidiane. L'habitus contribuisce a riprodurre le disuguaglianze sociali, poiché le differenze tra le classi sociali determinano comportamenti e accessi diversi. L'istruzione è un bene collettivo che, in un contesto di incertezze, deve essere vista come un investimento in capitale umano, utile sia all'individuo che alla collettività. Per essere efficace, l'istruzione deve essere collocata in contesti locali, sostenendo le scelte individuali, le strategie aziendali e l'esercizio attivo di cittadinanza. 5. Metodi e strumenti in sociologia dell'educazione  5.1. La sociologia dell'educazione ha bisogno della ricerca empirica, si nutre di dati e analisi empiriche, in quella prospettiva di circolarità tra teoria e ricerca, descritta da Robert Merton. Gli scopi dell'indagine sociale sono conoscitivi e si concentrano su interrogativi fondamentali riguardo l'oggetto o fenomeno studiato, come "Che cos'è?", "Come si presenta?", "Perché si verifica così?" e "Quali sono le cause?". Questi interrogativi portano a diversi livelli di conoscenza: descrizione, comprensione ed spiegazione. I metodi di ricerca sociale si distinguono in quantitativi e qualitativi. I metodi quantitativi, come i questionari a risposte chiuse, permettono di analizzare atteggiamenti, comportamenti o opinioni di ampi gruppi, come nell'indagine nazionale sugli insegnanti. I metodi qualitativi, come le interviste non direttive o le storie di vita, permettono di esplorare in profondità il punto di vista di singoli individui su temi complessi o delicati, come il disagio scolastico o i comportamenti devianti. Entrambi i metodi hanno vantaggi e limiti: i quantitativi permettono generalizzazioni su ampie popolazioni, ma limitano le risposte, mentre i qualitativi offrono una comprensione profonda, ma non sono generalizzabili a causa del campione ridotto. Nel campo della Sociologia dell'educazione, si è passati da un approccio prevalentemente quantitativo a uno sempre più orientato verso metodi qualitativi, come interviste e focus group. Oggi, si predilige un approccio multi-metodo, che combina entrambi i tipi di ricerca per sfruttare i loro vantaggi e limitare i difetti. L'uso dei mezzi informatici ha facilitato l'elaborazione dei dati, permettendo analisi statistiche avanzate, come l'analisi multivariata, con l'ausilio di software come SPSS. 5.2. Nell'ambito delle scienze sociali, è avvenuto un notevole sviluppo sia nella produzione sia nell'utilizzo dei dati statistici. Esistono fonti ufficiali, cioè istituzionalmente riconosciute e controllate. Tra queste abbiamo: ISTAT: raccoglie e diffonde dati sull'educazione in Italia, monitorando aspetti come il numero di studenti, i tassi di abbandono scolastico, le caratteristiche delle scuole, l'accesso all'istruzione per gruppi specifici e la transizione tra scuola, università e lavoro. Questi dati sono essenziali per valutare il sistema educativo e supportare politiche di miglioramento. MIUR: (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca) gestisce il sistema educativo in Italia, occupandosi della definizione delle politiche educative, dei programmi scolastici, dell'organizzazione delle scuole, della gestione del personale e dei fondi per l'istruzione. Promuove anche l'innovazione didattica e la ricerca scientifica e universitaria. L'INDIRE: (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) supporta il MIUR nell'innovazione didattica e nella ricerca educativa, promuovendo la documentazione, la formazione del personale scolastico, lo sviluppo di risorse didattiche e la valutazione delle politiche educative. Si occupa anche di progetti innovativi e tecnologie per migliorare il sistema scolastico italiano. INVALSI: valutano il rendimento scolastico degli studenti in Italia attraverso test standardizzati, monitorano la qualità dell'insegnamento e forniscono dati utili per migliorare il sistema educativo. Le loro rilevazioni aiutano le scuole e le istituzioni a riflettere sui risultati e a progettare interventi per migliorare l'istruzione. L'ISFOL: (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori) si occupava di ricerca e analisi sulla formazione professionale e le politiche del lavoro, sviluppando modelli per migliorare le competenze e l'occupabilità. Nel 2016, ISFOL è stato incorporato nell'ANPAL. CENSIS: realizza studi e indagini sul sistema educativo italiano, analizzando temi come l'accesso all'istruzione, la qualità dell'insegnamento e le disuguaglianze educative. Produce report e ricerche utili per supportare le politiche educative e migliorare il sistema scolastico in Italia. Riguardo ad atti statistici e a indagini: Eurostat fornisce dati statistici comparabili sull'istruzione nei paesi UE, supportando le politiche educative europee e il monitoraggio degli obiettivi dell'Agenda Europa 2020. L'OECD analizza i sistemi educativi globali, valuta le competenze degli studenti tramite il programma PISA, fornendo raccomandazioni per migliorare l'istruzione nei paesi membri. L'UNESCO promuove l'accesso universale all'istruzione, la qualità dell'insegnamento e la formazione continua, monitorando i progressi verso gli obiettivi educativi globali. Supporta l'educazione interculturale e per lo sviluppo sostenibile, elaborando standard internazionali e rapporti sullo stato dell'istruzione. 5.3. Il policentrismo formativo indica la presenza di molteplici contesti e attori nell'educazione, superando la centralità esclusiva della scuola. Include famiglia, comunità, ambienti lavorativi e digitali, rispondendo alla necessità di un educazione continua e adattabile nella società della conoscenza e del pluralismo culturale. La sociologia dell'educazione dà sociologia della scuola diventa sociologia delle istituzioni dei processi educativi, necessità di capire i processi in atto, entrando dentro le diverse realtà educative, per fare emergere i nodi critici e i fattori in gioco. Una sociologia dell'educazione che sviluppa una capacità di analisi del mutamento in atto e una sensibilità verso questioni importanti. La ricerca mette a fuoco progressivamente una serie di questioni rilevanti come l'agire di ruolo dell'insegnante, la riuscita scolastica, atteggiamenti, capacità. Un'altra dimensione rilevante di analisi all'interno dello scenario policentrico riguarda i media della comunicazione. La socializzazione attraverso i media e l'educazione all'uso dei mezzi elettronici diventano due abiti di analisi importanti. Si parla di un sistema formativo allargato, con una crescente presenza di opzioni opportunità.  6. Le ricerche sulla scuola e sugli insegnanti  6.1. La scuola, secondo la sociologia, è un'istituzione formale destinata all'educazione alla trasmissione della cultura, un'agenzia di socializzazione che combina istruzione (contenuti curricolari) ed educazione (valori, norme, comportamenti). Essa assume un ruolo complesso come istituzione, servizio e comunità, promuovendo socializzazione, formazione civile e culturale, e fornendo prestazioni in risposta ai bisogni sociali. La sociologia dell'educazione ha indagato le funzioni fondamentali della scuola: socializzazione e selezione. La socializzazione scolastica differisce da quella familiare, emancipando il ragazzo/a dalla famiglia e introducendo valori universali. La selezione scolastica, invece, ha subito trasformazioni, passando da un focus sugli standard oggettivi a una valutazione più orientata al successo formativo personale. Gli insegnanti sono una figura centrale negli studi sociologici, con ricerche che ne esplorano ruolo, formazione, motivazione e resistenza al cambiamento. Dal seconda dopoguerra, in particolare dagli anni sessanta, si analizzano il rapporto tra scuola e società, la crisi del ruolo docente e le difficoltà legate a riforme scolastiche e cambiamenti culturali. Negli anni recenti, si è evidenziata la necessità di studiare nuovi fenomeni, come l'inclusione degli studenti stranieri e la gestione della diversità culturale. La ricerca ha esplorato le sfide dell'insegnamento multiculturale, mostrando l'apertura degli insegnanti ma anche le difficoltà pratiche. Si registra una crescente eterogeneità culturale e linguistica nella popolazione studentesca italiana, che richiede approcci innovativi per favorire l'integrazione il dialogo interculturale. 6.2. La sociologia dell'educazione ha ampliato il proprio campo di studio includendo la famiglia, concentrandosi sui processi di socializzazione familiare sui rapporti tra scuola e famiglia.  La famiglia, vista sia come gruppo primario che istituzionale sociale, è considerata centrale per la crescita individuale per la costruzione dell'identità e dei legami sociali.  Negli ultimi decenni, cambiamenti sociali e culturali hanno trasformato i modelli di famiglia e gli stili educativi, passando da approcci tradizionali a modelli più individualizzati. Tuttavia questa individualizzazione può generare sia effetti positivi, come lo sviluppo dell'Autonomia, sia problematiche, come una minore capacità pro-sociale. La ricerca ha esplorato la trasmissione dei modelli di genere e il prolungamento della permanenza dei giovani adulti nella famiglia d'origine, evidenziando l'importanza del capitale culturale, sociale ed economico nel determinare traiettorie di vita e successo scolastico. Infine, l'impatto dei media sulla socializzazione a introdotto nuove sfide, richiedendo un ripensamento dei ruoli educativi tradizionali e sottolineando il bisogno di mediazione in una società complessa. 6.3. Le ricerche sociologiche sulla gioventù hanno evoluto il loro focus nel tempo, analizzando la trasformazione della condizione giovanile, in particolare dagli anni 60 ad oggi. Inizialmente, l’attenzione si concentrava sul conflitto generazionale, con i giovani che proponevano nuovi valori, come l'autorealizzazione e l'autonomia, spesso in contrasto con le generazioni adulte. A partire dagli anni Settanta, la sociologia ha esplorato la complessità dell'identità giovanile e l'individualismo emergente. Negli anni Ottanta e Novanta, la ricerca ha introdotto concetti come la marginalità e la destrutturazione temporale per spiegare una realtà giovanile sempre più fluida. Sono emerse anche le "tribù di stile", gruppi giovanili che cercano di esprimere la propria identità attraverso simboli e significati. Negli anni più recenti, le indagini hanno documentato il prolungato ingresso dei giovani nella vita adulta, come una crescente enfasi sulle relazioni interpersonali e l'utilizzo dei miti digitali per esprimere bisogni affettive e relazionali. La ricerca attuale suggerisce l'importanza di un approccio multidisciplinare per comprendere le contraddizioni della gioventù, utilizzando sia metodi quantitativi che qualitativi per analizzare meglio le dinamiche sociali e i bisogni giovanili. 6.4. Il dibattito sul ruolo educativo dei media ha opposto che ne negava il valore educativo e chi ne sottolineava l'importanza nel plasmare le nuove generazioni. La media education ha cercato di chiarire che i media sono rappresentazioni della realtà e non realtà stessa, e che è fondamentalmente educare all'uso consapevole dei media. Le ricerche sociologiche si sono concentrate sull'impatto dei media sulla crescita, sull'identità e sulla socializzazione, evidenziando come una fruizione dei media senza mediazione adulta, possa influenzare negativamente lo sviluppo critico dei giovani. Con l'avvento dei new media, come computer e cellulari, emerso una nuova interattività che offre maggiore autonomia e possibilità di sperimentazione, ma anche nuove sfide educative, poiché spesso i giovani utilizzano questi strumenti senza il controllo degli adulti. Le indagini hanno anche mostrato come l'uso dei media sia interconnesso con altri aspetti della vita giovanile, come la famiglia e la scuola, rendendo difficile isolare contesti e attori. Oggi, la ricerca educazionale deve affrontare le contraddizioni tra realtà e virtuale, promuovendo processi di mediazione critica. - Competenze interculturali emancipatrici, Daniel Buraschi Il documento "Competenze interculturali emancipatrici: una proposta d’intervento socio-educativo" esplora un approccio critico alle competenze interculturali. È strutturato come segue: 1. Introduzione: Sottolinea l'importanza delle competenze interculturali per affrontare situazioni multiculturali, considerando le asimmetrie di potere e promuovendo la giustizia sociale. 2. Competenze interculturali emancipatrici: Propone un modello critico che mira non solo all'efficacia interculturale ma anche alla trasformazione delle strutture sociali ingiuste. Le competenze promuovono la coscienza critica e il cambiamento istituzionale e sociale. 3. Dimensioni delle competenze: Riflessività: Comprendere i propri quadri di riferimento e privilegi, decolonizzare lo sguardo e decostruire i modelli d’intervento. Comprensione di altri quadri di riferimento: Superare gli stereotipi culturali e trasformare le organizzazioni in spazi inclusivi. Sensibilità interculturale: Sviluppare autoconsapevolezza emozionale, empatia e promuovere un clima organizzativo aperto. Comunicazione interculturale critica: Essere consapevoli dell'impatto relazionale della comunicazione, riconoscere gli stili comunicativi e affrontare le barriere culturali. Gestione creativa dei conflitti: Valorizzare le persone coinvolte e creare strutture dialogiche per una partecipazione equa. 4. Obiettivi: L'approccio punta a trasformare le relazioni e le istituzioni per costruire una società più giusta ed egualitaria, promuovendo il protagonismo delle persone immigrate. Questa guida è un invito a riflettere e agire per un'interculturalità emancipatrice, sviluppando pratiche che integrino trasformazione personale e sociale.

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