Sociologia del Lavoro - Lezione 1 PDF

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This document provides a summary of the first lecture on labor sociology, covering definitions of work, work identity, professionality, and work quality in Italian. It focuses on the various social meanings associated with labor and its significance.

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SOCIOLOGIA DEL LAVORO Lezione 1 - Significato e definizioni di lavoro; identità lavorativa - Lavoro à 2 significa* nel linguaggio comune: § Significato sostanziale: (indipendentemente dal quadro formale in cui è iscri;a) è un’a>vità svolta per soddisfare un bisogno, per sopravvivere § Si...

SOCIOLOGIA DEL LAVORO Lezione 1 - Significato e definizioni di lavoro; identità lavorativa - Lavoro à 2 significa* nel linguaggio comune: § Significato sostanziale: (indipendentemente dal quadro formale in cui è iscri;a) è un’a>vità svolta per soddisfare un bisogno, per sopravvivere § Significato formale: è un’occupazione sistema*ca e organizzata che ha come contropar*ta una retribuzione e non l’immediato soddisfacimento di un proprio bisogno à questo secondo significato è un prodo;o di precisi even* storici ed è l’ogge;o della ricerca sociale ed economica - Il lavoro in quanto occupazione consiste nello svolgimento di compi* che richiedono uno sforzo fisico o mentale, con l’obbie>vo di produrre beni o servizi des*na* a soddisfare bisogni di altri esseri umani - Il lavoro è la base dell’economia à essa è suddivisa nelle fasi di produzione, distribuzione e consumo à riguarda l’insieme delle a>vità orientate ad o;enere, trasformare e rendere fruibili le risorse necessarie a riprodurre le società umane - A;enzione à ci sono diverse a>vità che soddisfano bisogni ma non sono lavoro, e diverse a>vità che comportano guadagno ma non sono lavoro (es: vincere al gioco, affi;are un immobile…) - Lavoro è un’a+vità cosciente dire3a a produrre una risorsa economica, ovvero un bene o un servizio, disponibile in quan;tà limitate, des;nato a soddisfare un bisogno - Con il termine lavoro si possono indicare a>vità umane di *pologie molto diverse à manuali, intelle;uali, dire>ve, esecu*ve, commerciale, imprenditoriale… - Il lavoro è al centro dell’esistenza e della società, difa> si rifle;e nelle fondamenta dei sistemi poli*ci à quasi tu> i regimi poli*co-sociali sono fonda* sul lavoro (es: nostra Cos*tuzione) - Il significato che si a;ribuisce al termine lavoro ha portato, nella storia, alle divisioni sociali fondamentali à es: capitalismo vs comunismo, proletariato vs borghesia, sindaca* vs datori di lavoro Tu;’ora esistono introno al senso del lavoro ci sono significa*, do;rine e ideologie diverse - Sociologia del lavoro à è lo studio: § Livello macro à dei significa* materiali e simbolici del lavoro nel sistema sociale complessivo § Livello micro à delle relazioni interpersonali e delle dinamiche comportamentali delle persone nei contes* lavora*vi in rapporto ai compi* da svolgere, alle regole e al funzionamento delle organizzazioni - La sociologia del lavoro ha 2 grandi tradizioni: § Europea à + interdisciplinare e teorica, con un approccio macro alle trasformazioni dell’organizzazione e del mercato del lavoro e dei significa* materiali e simbolici del lavoro nel sistema sociale. Tendenzialmente progressista e cri*ca nelle varie forme di capitalismo § Anglosassone à + empirica, tesa a risolvere problemi organizza*vi e manageriali, meno cri*ca e interna alla logica capitalis*ca, + a;enta alle dimensioni micro degli ambien* di lavoro e delle relazioni interpersonali - Il lavoro contribuisce alla costruzione di un sistema di status e ruoli sociali: § Status: posizione sociale cui sono connessi gradi di pres*gio, rispe;o e onore a;ribui* alla persona che occupa tale posizione. Si tra;a di una delle componen* principali della stra*ficazione in una data società § Ruoli sociali: norma di comportamento e aspe;a*ve che convergono su un individuo in quanto occupa una determinata posizione in un sistema sociale. Tu> abbiamo + ruoli sociali e cambiamo comportamen* in base a essi - Iden8tà sociale à è costruita da una serie di cara;eris*che e di inclusioni/esclusioni in rapporto ai gruppi sociali à socio-anagrafiche (nome, età, sesso…), culturali (lingua, religione, ideologie…), appartenenze (poli*che, ludico-spor*ve…), sociali (ceto, ricchezza…), geografiche (nazione, regione…) L’iden*tà sociale delle persone è definita anche dalla loro a>vità lavora*ve = lavoro come fonte di iden8ficazione sociale à che implica: status e pres*gio, collocazione nella stra*ficazione sociale, cultura professionale - A livello individuale, il lavoro è contesto e occasione di importan* funzioni sociali: § Apprendimento delle consuetudini e convenzioni sociali § Socializzazione, interazione e scambio § Legami sociali § il lavoro ha un valore fondamentale nella psicologia individuale § Senso di u*lità e di appartenenza alla società § Autorealizzazione § Sviluppo di un’e*ca del lavoro = il lavoro è fondamentale nella costruzione dell’iden8tà di una persona - Ruoli del lavoro nella costruzione dell’iden*tà § Me;e a conta;o con altre persone = le valutazioni altrui sono una fondamentale fonte di informazione su sé stessi § Perme;e di autovalutarsi sulla base dei risulta* e degli obbie>vi § Alcune variabili associate al lavoro svolto che contribuiscono alla definizione iden*taria sono: retribuzione, mansioni, prodo;o, tecnologia, impresa e località - All’interno della definizione dell’iden*tà personale è molto importante il tempo di lavoro à nella società odierna dal tempo di lavoro lineare si è passa* a un aumento dei tempi di lavoro discon*nui à abbiamo assis*to a un’individualizzazione dei tempi di lavoro e di vita a causa di: flessibilità, precarietà, frammentazione carriere, produzione snella e just in *me, aumento del lavoro autonomo, aumento del lavoro para-subordinato, colonizzazione delle a>vità lavora*ve nelle ore no;urne e nelle fes*vità - Il tempo di vita di un lavoratore è scansionato dal tempo di lavoro à tempo di vita e tempo di lavoro possono entrare in confli;o, importanza della distanza casa-lavoro nella distribuzione del tempo personale - Professionalità à conce;o complesso che è contemporaneamente: § Simbolico = posi*vamente associata all’ideale di un mes*ere § Di status = concorre a definire la collocazione sociale § Culturale = nel senso di “know how”, di saper fare § Norma*vo = è criterio per l’assegnazione di riconoscimen* e ricompense § Mercan*le = la prestazione di chi ha professionalità sono retribuite, la professionalità si traduce in inquadramen* contra;uali Da un punto di vista sociale le professionalità: § Sono associate alle *pologie di mes*eri presen* in una società in un dato momento § Sono una griglia per analizzare la composizione sociale § Definiscono a livello macroeconomico la stru;ura della domanda e dell’offerta di lavoro § Creano subculture specifiche - La professionalità si concre*zza in specifiche competenze individuali: teoriche, pra*che, cogni*ve, relazionali, affe>ve - Le cosidde;e skills individuali sono viste come il risultato di un inves*mento su se stessi à possederle è un merito che contribuisce alla definizione della propria posizione nel mercato del lavoro - A causa dei processi di differenziazione sociale e di divisione del lavoro le professionalità sono aumentate di numero così come si sono accresciute le interdipendenze tra di esse - Ad oggi è richieste mediamente una maggior professionalizzazione a causa della diffusione e uso degli strumen* informa*ci, della richiesta di competenze comunica*ve e di lavoro di gruppo e dell’aumento dei requisi* di accesso ai mes*eri - Qualità del lavoro à un lavoro è di qualità se soddisfa più categorie di bisogni: § Ergonomica: modalità della presentazione lavora*va § Complessità: impegno e crea*vità § Autonomia: autoges*one della prestazione, partecipazione agli obbie>vi § Controllo: potere decisionale, conoscenza del prodo;o § Esistenziali: tempo e luogo, coerenza con le aspe;a*ve, interesse § Economiche: potere d’acquisto, prestazioni sociali La qualità del lavoro è ostacolata da ragioni: § Tecniche: che rendono il lavoro ripe**vo, fa*coso, disorganizzato § Sociali interne all’azienda: come il ca>vo tra;amento o la bassa paga § Sociali esterne all’azienda: come le disuguaglianze e i pregiudizi associa* a un lavoro - La soddisfazione nel lavoro: x quasi tu;a la storia umana non ci si è posto il problema à anni 20/30 ci si inizia a interrogare sul diverso rendimento dei lavoratori = scoperta del cosidde;o “fa;ore umano” e della correlazione tra rendimento e mo*vazione à anni 40/50 iniziano approcci piscologici e di ges*one delle risorse umane = a;enzione a dimensioni relazionali e psichiche à anni 60 esplosione della job dissa*safac*on, legata a catena di montaggio e produzione di massa à anni 80/90 enfasi sulle aspirazione dei lavoratori à oggi? à 4 *pi ideali di lavoro: 1. Totalizzante à lavoratore tradizionale à condizioni di lavoro e con*nuità lavora*va 2. Strumentale à lavoratore evasivo/consumista à remunerazione e potere d’acquisto 3. Emancipante à lavoratore innova*vo à qualità del lavoro e pluralizzazione dei suoi significa* 4. Con*ngente à lavoratore ada>vo à rela*vizzazione del lavoro in una vita + complessa - Lo stabilire ciò che è lavoro e ciò che non lo è dipende dalla definizione sociale, storicamente variabile, delle varie a>vità. Diverse declinazioni ad es: - lavoro come fa*ca e obbligo, - lavoro come affermazione di sé… - Il lavoro può essere: § Concreto: a>vità produ>va specifica, determinata dalle cara;eris*che par*colari di ciò che viene prodo;o. È il lavoro che crea valori d’uso immediatamente u*li ai bisogni del lavoratore § Astra;o: prescinde dall’u*lità rispe;o ai bisogni del lavoratore. Crea un valore di scambio per il lavoratore, cioè il salario. Esso intermedia e spezza il rapporto dire;o tra mezzi e fini, tra a>vità e bisogno Il lavoro inteso come occupazione è astra;o poiché indipendente dal contenuto sostanziale dell’a>vità. Esso è definito dal quadro formale in cui si colloca (contra;o, luogo, orario, mansioni) - Il lavoro può essere: § Retribuito = occupazionale à prestazione di lavoro regolarmente retribuita con un salario o uno s*pendio § Non retribuito = economia informale à a>vità esterne alla sfera dell’occupazione regolare - Il lavoro può essere: § Autonomo quando à - è svolto senza vincolo di subordinazione nei confron* del commi;ente, con libertà di scelta riguardo i tempi e i mezzi da impiegare e unico vincolo rispe;o al risultato – il lavoratore si assume rischio di impresa, - è so;oposto a specifici obblighi tributari, - può avvalersi di dipenden* § Dipendente o subordinato quando à è svolto alle dipendenze di un datore di lavoro, che fissa i tempi di lavoro, fornisce i mezzi, decide il metodo e del quale si devono eseguire gli ordini, - si o>ene in cambio una retribuzione, - la retribuzione è stabilita all’interno di un contra;o, - il lavoratore non assume rischio di impresa, - il lavoratore non è so;oposto a par*colari obblighi tributari - Rapporto di lavoro à si cos*tuisce quando il datore di lavoro si avvale della prestazione lavora*va di un’altra persona, il dipendente, dando come corrispe>vo una somma di denaro (o altra forma) de;a retribuzione. Questo rapporto può essere cos*tuito anche senza forma scri;a, nonostante ciò, è necessaria la contemporanea volontà di entrambe le par* - Il contraCo di lavoro specifica à iden*tà anagrafica, decorrenza, durata, sede, qualifica, mansioni, orario, tra;amento economico, preavviso di recesso Un lavoro, x essere legale e regolare, deve essere normato da una forma di contra;o à si dice lavoro nero = un’a>vità retribuita in assenza di un contra;o à questa invisibilità giuridica perme;e di non rispe;are le norme tutela del lavoratore - Lavoro grigio = forme di lavoro, che pur in presenza di un contra;o, non lo rispe;ano sistema*camente, ad esempio con parte della retribuzione versata a parte oppure con orari e mansioni differen* da quelli dichiara* - Lavoro nero e grigio sono componen* del più vasto insieme dell’economia sommersa (= che sfugge alla contabilità e alla fiscalità nazionale) la quale comprende x esempio lavoro domes*co, lavoro comunitario, a>vità illegali, a>vità lecite svolte in violazione della norma*va - Pochi decenni fa la modalità di lavoro prevalente era quello dipendente a tempo indeterminato à questo modello è entrato progressivamente in crisi = il declino ha portato a un aumento del lavoro indipendente e una trasformazione delle forme di subordinazione. Sono emerse categorie giuridiche ibride, si è espanso il lavoro interinale con l’intermediazione di agenzie private tra domanda e offerta, sono aumentate le forme di esternalizzazione e sub-fornitura di lavoro alle aziende = insieme delle pra*che ado;ate dalle imprese o dagli en* pubblici a;e a ricorrere ad altre imprese per lo svolgimento di alcune fasi del proprio processo produ>vo - Le forme, le organizzazioni e i significa* del lavoro sono storicamente transitori à nel tempo cambiano: § Modo di produzione à cioè un determinato sistema di organizzazione sociale e produ>va, in base allo sviluppo delle forze produ>ve, dei rappor* tra le persone e i gruppi sociali e dell’organizzazione del lavoro § Mezzi di produzione à cioè i mezzi fisici, che a par*re da risorse primarie creano in congiunzione dei lavoratori i prodo> fini* a valore aggiunto § Rappor* sociali à che definiscono l’organizzazione e le relazioni ineren* al lavoro Lezione 2 – Mercato del lavoro - Nel mercato del lavoro la forza lavoro viene venduta e domanda e offerta si incontrano à gli impieghi sono distribui* nella popolazione - Quando il mercato del lavoro funziona male si parla di mismatch = discrepanza tra sistema produ>vo e sistema forma*vo - La domanda richiede determinate competenze alla forza lavoro, essa dipende dal trend economico, dalle innovazioni tecnologiche e dai cambiamen* culturali e norma*vi L’offerta vende la propria capacità di lavoro o i beni e i servizi che ha prodo;o con essa à in un mercato libero, in teoria, essa può scegliere a quale domanda rispondere à la domanda condiziona l’offerta di lavoro, spingendola a trasformarsi, ada;arsi ecc… - Nel punto di incontro tra domanda e offerta è stabilito il salario = il prezzo della forza lavoro à il salario dipende da mol* fa;ori: - limite di sussistenza del lavoratore, - la sua produ>vità, - la variabilità storico- sociale dei bisogni del lavoratore, - la contra;azione sindacale, - i se;ori economici - La remunerazione non è solo monetaria ma può integrare altri benefici economici (esenzioni, scon*, a>vità, servizi) à salario nominale (cifra in soldi), salario reale (capacità di godere di bene e servizi) - Il lavoro non è una merce à NO à perché? § Non può essere fisicamente separata dal suo proprietario § La relazione sociale tra le par* non si esaurisce nello scambio § Non nasce storicamente con lo scopo di essere venduta § Contra;a il proprio pezzo § Pensa e agisce individualmente § Si organizza poli*camente - Mercato del lavoro = è un’is*tuzione sociale, non va inteso in senso meramente economico perché. § L’ogge;o della contra;azione non è solo il prezzo (salario) ma le condizioni di lavoro § Il diri;o del lavoro, le organizzazioni sindacali e le poli*che sociali incidono fortemente sul mercato del lavoro, limitandone la libertà § Il mercato del lavoro è causa e sede di confli;o sociale § Le forme e la storia di questo confli;o sociale sono una delle determinan* più importan* delle cara;eris*che di un sistema sociale complessivo - Nel mercato del lavoro la relazione tra domanda e offerta è normalmente asimmetrica poiché la domanda ha maggior potere à questo richiederebbe delle forme di controllo e regolazione, ad es: § Disciplinamento delle distribuzioni del potere tra le par* § Sorveglianza e controllo sul rispe;o della norma*va § Forme diverse di allocazione della forza lavoro § Salario minimo orario § Indennità di disoccupazione Negli anni 80 esisteva una maggiore regolamentazione da parte degli sta* à a;ualmente prevale l’idea che il mercato del lavoro debba essere controllato e normato in misura minore, perme;endo una libera allocazione delle risorse - Il mercato del lavoro è segmentato cioè non è un tu;o unico ma risulta suddiviso in base: § Alle cara;eris*che dell’offerta = delle persone in cerca di lavoro § Ai se;ori economici e professionali § Alle competenze richieste dalla domanda dell’offerta Esempi di segmentazione à discriminazioni di genere o su base etnica, tra lavoro sicuro o precario, grandi aziende vs piccole aziende… - All’interno del mercato di lavoro le persone di possono muovere à Mobilità lavora8va = insieme dei movimen* che vengono compiu* da una posizione ad un’altra entro lo spazio fisico e simbolico, cos*tuito dal mercato del lavoro à si può parlare di mobilità orizzontale = intesa in ambito geografico, organizza*vo ed occupazionale, oppure di percorsi ascenden* o discenden* = a seconda del miglioramento o del peggioramento in termini di classe occupazionale - Per mobilità del lavoro, si intendono tu> gli episodi di cambiamento di lavoro, per mobilità occupazionale si intendono i cambiamen* che riguardano la classe occupazionale e la posizione nell’ambito della carriera - All’interno di una popolazione si definiscono: § Popolazione in età da lavoro = tra 15 e 65 anni § Popolazione a>va = coloro che sono in grado legalmente e fisicamente di svolgere un lavoro, comprendono persone occupate, disoccupate, momentaneamente impedite e alla ricerca di prima occupazione § Popolazione ina>va = ragazzi età inferiore a 15 anni, persone che non svolgono lavoro e non sono in cerca di occupazione, volontari § Persona occupata = persona + 15 che lavora nella se>mana almeno 1 ora, o che è assente x lavoro x ferie o mala>a § Persona disoccupata = tra 15 e 64 anni che ricerca lavoro, disponibile a lavorare, inizierà un lavoro § Persona ina>va = non cerca lavoro pur se abile al lavoro § Persona in cerca di occupazione = -disoccupata (ha perso lavoro), - in cerca di prima occupazione (non ha mai lavorato), - pur essendosi definita ina>va (studente, casalinga, pensionato) dichiara di cercare un lavoro retribuito Tu;e queste definizioni variano storicamente à la definizione delle componen* della popolazione rispe;o al lavoro ha un significato immediatamente poli*co e ideologico à es: la definizione e la quan*tà delle persone ina>ve sono la risultante di condizioni storico-sociali e scelte poli*che - Occupa* + in cerca di lavoro = forza lavoro - Forze lavoro / popolazione a>va o popolazione totale = tasso di aFvità - Occupa* / popolazione a>va o popolazione totale = tasso di occupazione - In cerca di lavoro / forze lavoro = tasso di disoccupazione - Disoccupazione à è una condizione economica (=non avere una retribuzione da lavoro), è un’a>vità (essere alla ricerca di un’occupazione), è un’a>tudine (= essere disponibili ad acce;are un lavoro alle condizioni esisten*), uno stato di necessità (= avere bisogno di un reddito), una condizione esistenziale (= non avere un’iden*tà derivata dalla condizione di lavoro) - Come studiare la disoccupazione a livello sociologico? à le dimensioni fondamentali di analisi sono: Numero dei disoccupa*, Chi è disoccupato, Durata della disoccupazione e Situazione del disoccupato - Le conseguenze della disoccupazione sono à § Pra*che = perdita del reddito e difficoltà economiche § Piscologiche = depressione, ansia, rassegnazione, senso di colpa e inferiorità - La crisi di disoccupazione può diventare un fenomeno di comunità à Es: se una piccola località chiude un’azienda che garan*va molto lavoro si verifica una degradazione delle stru;ure sociale e re* di relazioni tra le persone. Tempi comunitari si destru;urano e le famiglie entrano in crisi - A;enzione: § Alto tasso di disoccupazione = può significare una crisi economica, un aumento delle richieste dell'offerta o un aumento della popolazione a>va con domanda di lavoro stabile § Basso tasso di disoccupazione = può significare un sistema economico in salute, un aumento dei working poors (lavori poveri), oppure una popolazione con un alto tasso di ina>vità al suo interno - Difronte alle condizioni di disoccupazione si possono verificare una varietà di a;eggiamen*: § Stru;urale = meccanismi di produzione e distribuzione, può essere risolta § Antagonis*co = deriva dall’eccesso di profi;o dei padroni, che va comba;uto § Fatalis*co = non ci sono rimedi § Riduzionista = non è vero che ci sia tanta disoccupazione § So;omesso = colpa degli al* salari che scoraggiano gli imprenditori § Espiatorio = colpa della pigrizia dei disoccupa* § Razzista = colpa degli immigra* stranieri - La definizione di disoccupazione varia storicamente e ideologicamente à solo alla fine del 19° secolo viene definita con rigore metodologico e terminologico à inizia a essere concepita come una condizione che può darsi involontariamente à ciò avviene perché nelle ci;à industriali di inizio secolo, la disoccupazione di massa diventa visibile = diventa un problema sociale diffuso. La figura *pica del disoccupato è maschio, operaio, licenziato da un lavoro a tempo pieno A metà secolo la disoccupazione si considera il peggior male economico possibile. Nel dopoguerra si verifica un’espansione di tu;e le poli*che sociali, comprese quelle rivolte ai disoccupa* à vengono implementate do;rine economiche e sociali volte al pieno impiego della forza lavoro, fondate su 3 pilatri à 1. Welfare state, 2. L’assorbimento da parte del se;ore pubblico di mol* lavoratori, 3. Le poli*che di sostegno al consumo di beni - Dagli anni ’80 riesplode una carenza di occupazione di massa, che migliora solo alla fine del decennio successivo - Con il progressivo affermarsi di poli*che di flessibilità del lavoro, la nuova figura *pica della disoccupazione è il lavoratore precario = donna, giovane, immigrato o a bassa scolarizzazione - La spiegazione della disoccupazione, nel tempo, viene progressivamente spostata da cause stru;urali (= ineren* il funzionamento del sistema economico complessivo) a cause naturali, a;raverso il conce;o di disoccupazione frizionale à si è assis*to a un ritorno delle retoriche morali per cui la disoccupazione e responsabilità è colpa del singolo sogge;o - il conce;o di disoccupazione e in una certa misura indeterminato e indeterminabile à tale incertezza è rintracciabile a livello: § Di referente ogge>vo = il metodo Comune di calcolo e definizione si riferisce allo status di una persona, non alle ore effe>ve di lavoro. 10 lavoratori a 40 ore se>manali sono = a 10 lavoratori che abbiano lavorato 1 ora à la diffusione del lavoro a*pico favorisce quindi la decrescita del tasso di disoccupazione, senza dire niente sul dato delle ore lavorate § Sta*s*co = il calcolo del tasso di disoccupazione incontra difficoltà nella rilevazione a par*re per lo sfumarsi della definizione legale del lavoro = a una persona non può essere chiaro se lavora o meno § Poli*co = una variazione del criterio di legge di a;estazione dello Stato di disoccupazione può modificare la quan*ficazione stessa del fenomeno e ciò può essere usato per scopi poli*ci e di propaganda § Contestuale = il tasso di disoccupazione è riferito a una specifica situazione sociopoli*ca à le cifre della disoccupazione sono influenzate dalle poli*che nazionali sull'invalidità, sui pensionamen* e su altre forme di esclusione assis*ta di sogge> adul* dal mercato del lavoro § Storico = la mancanza di lavoro venne a;ribuita non ha cara;eris*che individuali ma a malfunzionamen* generali della società e del mercato lavoro - Cercare lavoro à i canali di ricerca del lavoro possono essere dis*n* in: § Formali = agenzie per il lavoro private, concorsi pubblici, curricula § Informali = legami famigliari e personali § Lega* alla pubblicazione privata sui media = pia;aforme e si* ad hoc, network sociali, giornali - Ad oggi cercare lavoro sta diventando sempre + complesso, è sempre + centrale il curriculum vitae, si è assis*to a un aumento delle re* informali e della ricerca online, e infine si ha una progressiva specializzazione dei profili dell’offerta e delle richieste della domanda - Disoccupazione giovanile à cause: § Disoccupazione da inserimento = rafforzata dallo stereo*po per cui un giovane è meno produ>vo, specie in un sistema con scarsa innovazione tecnologica § Allungamento dei percorsi educa*vi § Aspe;a*ve elevate e scarsa a;ra>vità degli impieghi disponibili per retribuzioni bassi o condizioni di lavoro non acce;abili § Criteri di selezione del personale = che possono favorire gli individui adul* perché ritenu* più affidabili e responsabili e con maggiori necessità (es figli a carico) § Flessibilità e precarietà = hanno inves*to le generazioni dei na* a par*re dalla fine anni 70 § Ruolo della famiglia = e della solidarietà intergenerazionale § L’inoccupazione giovanile è socialmente e cogni*vamente + acce;abile - Modelli di inserimento lavora*vo dei giovani à 4 modelli in Europa: 1. Meridionale = i giovani coabitano e sono sostenu* finanziariamente dalla famiglia, l’occupazione è scarsa, flessibile e temporanea 2. Centrale = i giovani non coabitano e sono sostenu* finanziariamente dalla famiglia, l’occupazione giovanile è abbondante e sufficientemente prote;a 3. Nordico = i giovani non coabitano e sono sostenu* finanziariamente dalla famiglia e dalle poli*che pubbliche, hanno a disposizione mol* impieghi, spesso a tempo parziale e determinato 4. Britannico = i giovani non coabitano e non sono sostenu* finanziariamente dalla famiglia, il tasso di occupazione giovanile è elevato, con impieghi perlopiù precari ma abbondan* - NEET = Not in Educa*on, Employment or Training à I giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono un percorso di formazione professionale. In Italia sono s*ma* circa 1,5 milioni, con maggiore incidenza nel sud e per il genere femminile. È un fenomeno complesso che intreccia dimensioni psicologiche e sociali - Cara;eris*che del mercato del lavoro italiano: § Mismatch tra domanda e offerta per scarsa coordinazione tra sistema forma*vo e mondo lavoro § Importante segmentazione geografica tra Nord e Sud § Forte discriminazione di genere e scarsa partecipazione femminile, disoccupazione di genere § Disoccupazione da primo inserimento § Disoccupazione di lunga durata § Scarsa mobilità occupazionale ascendente Lezione 3 – Divisione sociale del lavoro - La divisione del lavoro è la separazione dei compi* in un sistema economico o in un’organizzazione Ogni persona tendenzialmente si specializza in una singola a>vità la cui u*lità è socialmente riconosciuta - Le nostre azioni quo*diane, il nostro usufruire di bene e di servizi dipendono dalla divisione sociale del lavoro contemporanea à la divisione del lavoro si dis*ngue in: § Divisione orizzontale (macroeconomica) = il sistema economico si suddivide in diversi rami (se;ori o industrie) che producono beni, o gruppi di beni diversi § Divisione ver*cale (professionale) = il sistema economico si suddivide in diverse figure professionali e il lavoro si suddivide in dis*n* ruoli nella produzione (mansioni) Entrambe richiedono coordinazione e collegamento tra le varie fasi e a>vità - Il lavoro è socialmente diviso da sempre, nel tempo però la divisione sociale del lavoro si è fa;a sempre più complessa e stra*ficata à fu sopra;u;o la prima industrializzazione ad amplificare la specializzazione delle professioni e la divisione dei processi produ>vi (es: catena di montaggio) à ne conseguì un aumento della produ>vità del singolo lavoratore quanto la perdita delle abilità possedute da un lavoratore medio, al quale veniva richiesta l’esecuzione di pochi compi* - A fine 700, Adam Smith ha individuato nella divisione sociale del lavoro una delle più importan* spinte alla trasformazione delle società umane à Smith viene considerato il padre del liberalismo economico = do;rina economia ancor oggi dominante che vede nella libertà il motore + importante per la crescita dei sistemi economici à siamo nell’epoca dell’introduzione delle prime macchine nei processi di produzione - La divisione del lavoro in piccole mansioni specializzate, unita al progresso tecnologico rappresentato dalle macchine, sono la causa della ricchezza di una nazione perché perme;ono un risparmio di tempo enorme e una forte specializzazione del lavoratore in un singolo compito, di cui diventa molto esperto à secondo Smith ciò innalza sia i salari sia i profi> - Per Smith, la divisione del lavoro è anche causa della progressione delle conoscenze scien*fiche, poiché concentra l'a;enzione sui singoli passaggi produ>vi e sui metodi per migliorarli - La specializzazione professionale delle persone perme;e un’organizzazione sociale più complessa a par*re dagli interessi individuali che interagiscono a;raverso l'interdipendenza reciproca delle singole a>vità à questo perme;e a una società di aumentare il benessere dei suoi membri - A fine 800, anche Durkheim scrisse riguardo la divisione del lavoro sociale, e afferma: § Le società passano da forme semplici e omogenee a forme complesse e eterogenee § La coesione della società si manifesta in modalità diverse: tramite solidarietà meccanica nelle società più semplici e tramite solidarietà organica nelle società più complesse § La divisione del lavoro non si sviluppa per cause individuali e psicologiche, ma per ragioni riconducibili all'influenza dell'ambiente sociale = è dovuta alla pressione della società sugli individui § Per lui anche una società basata su un'elevata differenziazione sociale non può prescindere da regole morali condivise - Nella divisione sociale del lavoro in un processo produ>vo si possono individuare dei pro e dei contro: § Pro à - aumento della produ>vità, - minor tempo per l'addestramento del lavoratore, - lavoratori più abili perché le operazioni sono semplificate, - prodo> più numerosi quindi meno costosi per i consumatori, - cooperazione tra i lavoratori § Contro à - mancanza di mo*vazione del lavoratore data la ripe**vità del compito, - crescente dipendenza = un blocco all'interno della produzione può causare problemi all'intero processo, - perdita di flessibilità = i lavoratori acquisiscono conoscenze illimitate, - cos* di avviamento più eleva* = inves*men* in macchine, - minore crea*vità data l'a;enzione concentrata su un solo compito - Negli ul*mi decenni all’interno delle aziende lo s*le della divisione del lavoro è mutato: § È diminuito il cd. = Control Management = basato sulla specializzazione del lavorator, al quale erano richieste pochi compi* e abilità, spesso ripe**vi e esegui* in un contesto di dipendenza rigida dal contesto organizza*vo § È aumentata la cd. Commitment Division of Labour = più orientata a maggiori responsabilità e coinvolgimento dei lavoratori, a cui sono richieste più abilità e compi* e che è mediamente più autonomo nell’eseguirli - La divisione del lavoro aziendale ha uno stre;o rapporto con la gerarchia aziendale à questa può rispecchiare o meno le effe>ve capacità e abilità dei lavoratori ed è intrecciata con gli altri meccanismi di distribuzione del potere - La divisione del lavoro avviene anche a livello geografico, regionale o globale à le ci;à, i territori si specializzano nella produzione e distribuzione di determina* beni e servizi. La specializzazione dei territori è fondata su un vantaggio compara*vo commerciale = si producono beni laddove costa meno farlo à ciò ha comportato: § Spostamento delle industrie manifa;uriere dall’Occidente ad altre aree § Aumento dello sfru;amento delle classi lavoratrici nei paesi in via di sviluppo § Una pressione al ribasso sui salari dei paesi + sviluppa* § Abbassamento dei cos* di produzione delle merci e aumento delle merci in circolazione - La divisione sociale del lavoro si esprime in modo marcato x due generi: § Nelle società preindustriali: l’assenza di separazione fra a>vità produ>ve e quelle domes*che prevedeva la partecipazione di tu> i membri della famiglia al lavoro agricolo o ar*gianale. Le donne, pur escluse dalla vita pubblica, avevano influenza nella ges*one dell’a>vità e degli affari § Modello di società industriale: separa il luogo di lavoro dall’abitazione. Questo ha relegato il genere femminile a una dimensione quasi esclusivamente privata - Il lavoro domes8co nasce con la separazione della casa dal luogo di lavoro operando una divisione materiale e simbolica fra il vero lavoro (maschile) e il lavoro domes*co invisibile à ciò ha contribuito e contribuisce alla riproduzione delle disuguaglianze di genere. Il lavoro domes*co è à *picamente femminile, spesso non remunerato, importante per l’economia, fornisce gratuitamente servizi, fonte di isolamento e insoddisfazione, diventa sovente un “doppio turno” in caso di donna lavoratrice. - Questa suddivisione di genere tra lavoro esterno e lavoro interno alla casa è oggi meno marcata. - Le principali forme di discriminazione di genere nel sistema della divisione del lavoro oggi sono: § Segregazione occupazionale di genere: uomini e donne si concentrano in lavori diversi § Segregazione ver*cale (concentrazione delle donne in posizioni di scarso potere e con poche prospe>ve di carriera) e orizzontale (des*nazione di uomini e donne in diverse categorie d’impiego) § Concentrazione in lavori part-*me: migliore conciliazione con gli impegni familiari, ma retribuzione rido;a, insicurezza del posto e limitate opportunità di carriera § Divario retribu*vo: retribuzione media delle donne occupate è inferiore a quella degli uomini § Stereo*pi culturali di genere - Confli;o tempo di vita e tempo di lavoro causato dall’aumento del tasso di occupazione femminile à difficoltà nel conciliare esigenze familiari ed esigenze di lavoro. Il dissidio famiglia-lavoro può essere ges*to grazie a: § Flessibilità dell’orario = autonomia della definizione dell’orario di lavoro § Job sharing = condivisione di una posizione lavora*ve fra due persone § Telelavoro, lavoro da remoto = possibilità di svolgere il lavoro da casa grazie a computer § Congedi parentali = possibilità per entrambe i genitori di assentarsi dal lavoro per la cura dei figli § Esternalizzazione dei lavori domes*ci e di cura (colf, babysi;er, basan*, cibo a domicilio) Lezione 4 – Società industriale e fordismo - Per poter definire una società “industriale” essa deve presentare determinate cara;eris*che: § Separazione tra imprese e famiglie § Concentrazione della forza lavoro nel se;ore industriale e nelle fabbriche § Calcolo economico razionale e organizzazione del lavoro volto all’accumulazione di capitale § Maggior parte del reddito nazionale prodo;o dal se;ore industriale - P.S. à industria = se;ore dell’economia che produce beni con impiego di macchine, concentrate in unità produ>ve de;e fabbriche dove il lavoro umano è organizzato da norme e procedure orientate a massimizzarne l’efficienza - La cara;eris*ca principale della produzione capitalista è à la separazione, nel processo di produzione, tra chi possiede i mezzi per produrre e chi produce lavorando La società capitalis*ca fu contraddis*nta dal rapporto indissolubile e confli;uale tra capitale e lavoro à la classe operaia che scambia lavoro contro salario, e la classe dei capitalis* (imprenditori) che sono proprietari dei mezzi di produzione e ricercano profi;o à questa condizione fece esplodere la “ques*one sociale” e la “ques*one operaia” = le rivendicazioni sociali, economiche e poli*che dei lavoratori che portarono alla nascita dei sindaca* e dell’emergere di par** poli*ci che rappresentano i lavoratori - La nascita del capitalismo, dell’urbanesimo come nuovo modo di vivere, l’individualismo, la razionalità strumentale, la ques*one sociale à portarono a una nuova società che iniziò a rifle;ere e interrogarsi su sé stessa = nacque la sociologia à tra i fondatori A. Compte, E. Durkheim, K. Marx, M. Weber - Durante il processo di industrializzazione, le trasformazioni del sistema produ>vo coinvolsero l’intero sistema sociale e comportarono la nascita di un nuovo *po di società = la società industriale capitalis8ca à in questa società il lavoro salariato ha sos*tuito le forme preesisten*: § Nel lavoro servile à il lavoratore non possiede i mezzi di produzione, produce per il padrone, non è libero § Nel lavoro ar*gianale à il lavoratore possiede i mezzi di produzione, produce per i clien*, è libero § Nel lavoro salariato à il lavoratore non possiede i mezzi di produzione, produce per il padrone ed è libero - Nella società industriale il termine lavoro non è più astra;o, si tra;a di un lavoro mercificato e specializzato - La mercificazione del lavoro à con questo termine si intendono 2 dis*n* significa*: § Processo storico che ha creato un mercato del lavoro, in cui la forza lavoro, formalmente libera, è venduta dai lavoratori e comprata dai datori di lavoro dietro retribuzione § Processo storico che ha distaccato il lavoratore dal controllo e dall’uso dire;o del prodo;o, il quale diviene parte di un’opera colle>va immessa in un mercato come merce. Il lavoratore divenne “universale” inseribile in un qualsiasi colle>vo industriale ad alta produ>vità e a cui sono sostanzialmente estranei le modalità complessive di produzione e l’esito del proprio lavoro - Specializzazione del lavoro à si intende il processo per cui ogni lavoratore di un processo produ>vo esegue pochi e ben defini* compi* à la specializzazione di un processo di lavoro aumenta la sua produ>vità - Ogni lavoro diventa parte di un’organizzazione complessa che, con l’avvento della società industriale, ha progressivamente sos*tuito le macchine alle capacità ar*gianali dei singoli à socialmente le famiglie si sono progressivamente affidate sempre meno a beni e servizi fa> da un loro membro per il consumo interno, dovendo u*lizzare il denaro x acquistare sul mercato ciò che occorreva - Per la creazione di un mercato del lavoro, nella società capitalista, fu necessaria: § una grande trasformazione = il passaggio da un’economia tradizionale locale e fondata sullo scambio a un’economia di libero mercato su scala geografica + ampia § La reciprocità delle comunità tradizionali (= produzione e scambio di beni sulla base di simmetria delle relazioni e aspe;a*ve fissate da norme sociali condivise) si sos*tuì lo scambio di mercato § L’economia monetaria = l’acquisto di beni e servizi con denaro à si espanse § La popolazione contadina fu spinta ad abbandonare la terra x inurbarsi § Le spinte alla creazione di una nuova forza lavoro industriale furono: à Creazione di un mercato della terra a;raverso le cosidde;e “enclosures” = la priva*zzazione delle terre agricole comuni e pubbliche, gli agricoltori vengono scaccia* dalle campagne e diventano forza lavoro urbana industriale à Importanza del colonialismo = distruzione delle economie locali e creazione di piantagioni dove impiegare la forza lavoro. Spostamento delle popolazioni verso aree industriali di altre nazioni § Con la creazione del mercato del lavoro cambia anche un po’ il suo significato à es: nel cris*anesimo prima il lavoro era concepito come condanna, ora come mezzo per il risca;o e la salvezza. In generale si ha l’idea del lavoro come risca;o individuale e sociale centrale nei primi movimen* operai § In ambito culturale la formazione di una società industriale ha richiesto non solo un ribaltamento della concezione del lavoro ma anche dell’interesse lucra*vo § Il guadagno prima era considerato immorale § La subordinazione dei lavoratori, prima ar*giani e autonomi, è un elemento storico fondamentale nell’evoluzione delle pra*che del lavoro à orari, regole, sanzioni, personale di sorveglianza = il capitalismo industriale deve disciplinare il lavoro all’interno di organizzazione e processi produ>vi complessi § I vecchi modi di vita e di lavoro furono distru> à i corpi dove;ero ada;arsi alle macchine, così come gli “spiri*” dove;ero asservirsi a esse § Il lavoro industriale determinò un cambiamento di mentalità degli operai che si riversò su tu;a la società - Il capitalismo à è il modo di produzione che si afferma nella società industriale. Per capitalismo si intende un sistema economico in cui alcune imprese e priva* ci;adini possiedono i mezzi di produzione, ricorrendo al lavoro subordinato per la produzione di bene e servizi a par*re dalle materie prima lavorate, al fine di generare un profi;o a;raverso la vendita dire;a o indire;a ad acquiren* degli stessi (de> consumatori) - Il capitalismo coniuga il capitale (fabbriche, impian*, materie prime) e il lavoro (forza lavoro) à le merci prodo;e devono essere valorizzate, cioè il prezzo finale di vendita deve essere + rispe;o ai cos* - La valorizzazione della merce avviene nei 2 cicli della merce à la produzione e la circolazione = la messa in commercio à il surplus o;enuto dalla vendita delle merci si chiama profi;o, esso rappresenta il guadagno. Il surplus deriva: § Dal lavoro applicato nella produzione secondo l’economia classica e quella marxista § Dal desiderio dei consumatori - Il capitalismo si fonda sulla forma socio-economica dell’impresa à l’impresa è insieme un’organizzazione tecnico-produ>va e un microcosmo sociale con relazione orizzontali di lavoro e ver*cali gerarchiche di dominio à queste relazioni sono influenzate da variabili hard (forma societaria, tecnologia, n° dipendente…) e variabili soy (asse;o organizza*vo, processi decisionali…) - La produzione capitalis*ca è basata sulla domanda e sull’offerta nei merca* = richiede una economia di mercato à nel capitalismo non c’è più una pianificazione centrale da parte dello stato, ma le decisioni sono decentralizzate e dovute ai comportamen* dei singoli a;ori economici - Il capitalismo produce un’incessante tensione all’accumulazione e alla produ>vità giacché ogni impresa deve o;enere un profi;o à l’obbie>vo di ogni impresa è accrescere il numero di prodo> messi sul mercato e diminuire i cos* di produzione degli stessi à per raggiungere ques* obbie>vi tende ad allungare il tempo di lavoro, a intensificare le prestazioni lavora*ve, e a s*molare il consumo delle merci a;raverso l’induzione di desideri nei consumatori - Esistono molte ideologie e concezioni diverse del capitalismo à ne vedremo due: § Marxista à ideologo del comunismo poli*co, sos*ene che le relazioni sociali siano di *po confli;uale ed è a;raverso queste tensioni che avviene il progresso. La storia umana è una storia dei modi e dei rappor* di produzione, essi sono le cause del mutamento. Gli a;ori del mutamento sono le classi sociali, intese come sogge;o poli*co Secondo Marx, l’economia determina poli*ca, leggi, idee e valori = tale do;rina prende il nome di materialismo storico. La produzione non è solo processo economico ma anche sociale. I rappor* di produzione cos*tuiscono l’elemento cara;erizzante di una società à nella società capitalis*ca, in par*colare, la divisione fondamentale dipende dal rapporto fra 2 classi: 1. Capitalis* (borghesi) che detengono i mezzi di produzione, 2. Operai (proletariato) che vendono la propria forza lavoro e il cui lavoro produce le merci. Secondo Marx nella società capitalista tu;e le is*tuzioni sociali producono alienazione = gli individui perdono la consapevolezza di essere loro stessi l’origine e i costru;ori di queste stesse is*tuzioni, smarriscono il senso = l’uomo viene deprivato della sua stessa essenza. Questo processo è cara;eris*co del lavoro in fabbrica e si manifesta in 4 aspe> dell’alienazione dell’operaio: 1. Dagli ogge> = i prodo> non appartengono all’uomo che li produce ma al capitalista 2. Dalla sua a>vità = nei processi di produzione lavora in tempi e modi stabili* da altri 3. Da sé stesso = non può u*lizzare crea*vità, autonomia e responsabilità nel lavoro ripe**vo 4. Dal suo prossimo = il processo di produzione lo costringe a emigrare = individualizza esistenza § Weberiana à avvia tradizione ermeneu*ca secondo cui i fa> sociali non dipendono da nessi causali ma dalle libere azioni e volontà dei sogge>. Secondo Weber la modernità era cara;erizzata da un processo di razionalizzazione = nella società moderna, alle credenze e abitudini tradizionali, subentravano la scienza e il calcolo strumentale razionale Weber si interrogò sulla nascita del capitalismo à e il fa;o chiave da lui individuato fu un e*ca religiosa, quella calvinista e luterana = la religione protestante individuava nel lavoro e nella vita operosa il segno della grazie divina e della salvezza futura = l’emergere del capitalismo fu una conseguenza non intenzionale dell’e*ca economica del protestantesimo Il protestantesimo predicava che il fedele dovesse condurre una vita asce*ca e laboriosa, tesa al risparmio e sfuggente il godimento spensierato della ricchezza à la ricerca del profi;o diveniva un dovere e*co-religioso - L’imprenditore à uno dei protagonis* della società industriale à ruolo dell’imprenditore = x l’economia classica è colui che fornisce i capitali necessari a fondare un’impresa. Le successive analisi hanno tenuto conto anche dei tra> psico-sociali: § Capacità di assumere il rischio e l’incertezza § Capacità di coordinare e dirigere con chiarezza e competenza tu> gli elemen* di un’impresa § Una personalità an*conformista, incline a spezzare le abitudini consolidate Mol* economis* sostengono che l’imprenditore possiede qualità speciali, non diffuse nella popolazione, che non sono riconducibili al solo calcolo razionale ma a cara;eris*che della sua personalità - Il tra;o che definisce un imprenditore è la capacità di innovare, capacità che nasce da una volontà di un auto-realizzazione personale - Si tra;a di un ruolo sociale ed economico non precisamente definibile à l’imprenditore è una figura che è variata storicamente: inizialmente l’imprenditore riuniva i compi* di inves*mento, direzione, amministrazione, controllo e burocrazia à essi sono sta* poi con il tempo suddivisi - Taylor = giovane ingegnere americano che notò come ogni operaio lavorasse a modo suo, sena un metodo comune à secondo lui occorreva un’organizzazione scien*fica del lavoro = un metodo valido per tu> i casi per far si che le prestazioni lavora*ve fossero le più efficien* possibili Produsse così un’analisi ogge>va e rigorosa di ogni singolo compito del processo produ>vo, con lo scopo di determinare il modo migliore di svolgerle à i movimen* e le operazioni furono suddivisi, seleziona* e impos* ai lavoratori. Taylor, oltre che razionalizzare e semplificare i processi produ>vi applicandovi un metodo scien*fico, voleva anche educare il lavoratore a evitare ges* inu*li à la sua è una pedagogia dell’efficienza che avrebbe dovuto influenzare anche la vita quo*diana dei lavoratori. Cara;eris*che del Taylorismo: § Accurato monitoraggio dei dipenden* con controllo da parte dei quadri intermedi dota* di cronometri e taccuino § Svolgimento delle mansioni secondo standard prefissa* § Salario legato alla produ>vità dell’operaio con un sistema di paghe personalizzate e variabili § Irrigidimento dell’organizzazione gerarchica dell’impresa - Conseguenze del taylorismo sul lavoro: § Dequalificazione degli operai poiché il lavoro è rido;o a eseguire una singola operazione per il maggior numero di volte in un dato tempo § Intensificazione del lavoro § Rigida divisione tra programmazione, direzione ed esecuzione del lavoro § Nessuna autonomia d’azione dei lavoratori § Nessuna a;enzione agli aspe> psicologici dei lavoratori, i quali sarebbero sta* convin* solo dagli incen*vi salariali lega* alla produ>vità § Nessuna a;enzione agli aspe> economici dei lavoratori, i cui corpi erano subordina* alla macchina e all’efficienza - Fordismo à a par*re dalle idee del Taylorismo Henry Ford fondò una fabbrica x produrre + auto possibili ai + bassi prezzi possibili à Ford cambia completamente il metodo di produzione à non sono + gli operai ad andare verso la macchina ma la macchina a scorrere verso gli operai che, in un dato tempo stabilito, assemblano il pezzo di loro competenza. A questo punto l’operai diventa facilmente sos*tuibile = non gli si richiede alcuna abilità tecnica par*colare. Il fordismo è cara;erizzato dall’impiego della catena di montaggio o di assemblaggio (1913) à essa de;a i tempi e i ritmi di lavoro, i lavoratori eseguono mansioni limitate e ripe**ve - Produzione di massa à il fordismo divenne un modello economico, quello della produzione di massa fondato su: § Sulla quan*tà delle merci prodo;e, le quali sono standardizzate § Sul gigan*smo degli insediamen* produ>vi, sino a cara;erizzare intere ci;à, e quindi su eleva* cos* fissi § Sull’integrazione ver*cale, cioè il controllo di un’azienda su tu;e le fasi produ>ve § Sulla certezza assoluta di una crescita economica illimitata § Sul tenta*vo di evitare qualsiasi confli;o tra capitale e il lavoro, il quale è poco qualificato, non sindacalizzato, intenso, stabile e ben retribuito § Sulla separazione tra ideazione, controllo ed esecuzione del lavoro - Il consumo di massa à la razionalizzazione produ>va ebbe come conseguenze l’aumento della quan*tà di beni prodo> e la diminuzione del loro prezzo. Nel modello fordista la società è fortemente influenzata dal mondo della produzione à una poli*ca di al* salari e di servizi sanitari aziendali permise un consumo di massa. - Dalla società fordista ne sono derivate 3 principali conseguenze: § La qualità della vita fu sensibilmente migliorata § La società fu spinta a una omologazione nei gus* e nelle scelte § Il consumismo come s*le di vita, spinto dalla pubblicità, dalla promozione commerciale, dalle mode Lezione 5 – Postfordismo - Fordismo = e*che;a che ha contribuito a definire e improntare un’epoca à quest’epoca era cara;erizzata non solo dalle tecniche di produzione industriale ma fu anche una società basata su: § Sviluppo delle poli*che sociali (lavoro, pensiono, sanità, famiglia…) § Aumento dei diri> dei lavoratori e dei ci;adini § Poli*che economiche di piena occupazione § Occupazione rigidamente subordinata ma stabile e garan*ta - La crisi del modello fordista inizia a metà degli anni ’60. Essa è parte integrante di una più ampia riorganizzazione delle democrazie occidentali e del mondo intero. Questo riguarda dinamiche quali: § La fine dell’epoca dell’oro del welfare state e delle poli*che sociali § L’avvento e le conseguenze delle do;rine neoliberali in economia e in poli*ca § La terziarizzazione dell’economia dovuta alla crescita di importanza delle tecnologie informa*che, delle comunicazioni e dei servizi alla persona § La globalizzazione della produzione e del commercio - Il fordismo è stato una filosofia della produzione e del lavoro industriale, modello fondato su: § Concentrazione di manodopera nello stesso luogo § U*lizzo di macchine universali per diverse operazioni § Organizzazione razionale-scien*fica del lavoro § Produzione di massa standardizzata di mol* beni § Possibilità di merca* ampi e consumo di massa § Impiego subordinato e stabile - La crisi del fordismo è dipesa da vari fa;ori § A livello di congiuntura economica à gli anni ’70 furono un anno di crisi perché: à Concorrenza dei paesi di nuova industrializzazione à Aumento del costo del petrolio à Abbandono del regime monetario e dei cambi fissi = maggior instabilità dei merca* finanziari à Pressione all’innovazione data dalla rapida crescita delle tecnologie dell’info e della comunicaz. Questo periodo fu cara;erizzato da stagflazione = inflazione (perdita del potere d’acquisto della moneta) e stagnazione (assenza di crescita) Ciò determinò fenomeni di disoccupazione di massa e aumento della povertà. Aumentarono i debi* pubblici à presero forza do;rine economiche che chiedevano una maggiore liberalizzazione del mercato del lavoro § A livello tecnologico à la fabbrica fordista aveva limi* intrinsechi pos* dal *po di messi di produzione u*lizza* à le imprese fordiste richiedevano ingen* inves*men* data la grandezza degli stabilimen*. Era difficile integrare in esso le nuove tecnologie ele;roniche, le quali richiedevano e perme;evano flessibilità nella produzione. Questo sistema produ>vo inoltre era anelas*co e rigido, ovvero in grado di produrre solo ampie quan*tà di poche *pologie di beni § Problemi di natura commerciale à la produzione in serie è ada;a a merca* ampi e stabili, essa non incontra la domanda dei beni non standardizza*. Negli anni ’70 erano emersi nuovi s*li di vita e modelli di consumo, i gus* dei consumatori si fecero + personalizza* e sofis*ca* = la domanda di beni da rigida divenne variabile, impossibile da incontrare per un’offerta rigida § Problemi nelle relazioni industriali à era aumentata la confli;ualità, le lo;e operaie per o;enere migliori condizioni di lavoro danneggiavano la produ>vità. Un problema derivava anche dalla natura specializzata dei compi*, i lavoratori erano inquadra* in una rigida gerarchia à il *pico lavoratore fordista era demo*vato e ciò comportava tassi di assenteismo e di turn-over - I modelli meccanici e rigidi del personale furono a;acca* da ricerche che guardavano ai bisogni delle persone nei luoghi di lavoro à gli studi posero enfasi anche sulle aspirazioni dei lavoratori, frustrate dal lavoro ripe**vo ed eterodire;o, e sulla qualità del lavoro - L’insoddisfazione verso il lavoro Taylor-fordista raggiunse il suo culmine sociale nelle lo;e di fine anni 60 - Per tu;e queste ragioni si entrò quindi in un nuovo periodo storico che chiamiamo posPordismo à indica i cambiamen* radicali in tu;e le sfere, tanto della produzione di beni e servizi, quanto dei significa* e delle prassi di lavoro à per delineare le cara;eris*che è u*le descrivere il metodo di produzione industriale giapponese il quale ha ispirato i cambiamen* sopravvenu* a livello globale. - Metodo giapponese o toyo8smo à Just in *me (toyo*sta) vs Just in case (fordismo) à la produzione non è mirata all'accumulazione in magazzino ma viene solo su richiesta = si tra;a di una produzione snella e flessibile, capace di ada;arsi ha delle richieste di mercato, e in cui, nel processo di produzione, ogni materiale componente, devo arrivare alle postazioni nei momen* in cui è necessario Produzione e vendita sono quanto più sincronizzate à il just in *me perme;e di ridurre: tempi mor*, scar* invendu* e accumulo di scorte - Cambia anche la posizione dei dipenden* à essi partecipano alla vita aziendale, sono coinvol* nelle scelte, il singolo operaio può fermare una produzione. L'organizzazione ha quindi meno livelli gerarchici, è de;a pia;a Le relazioni industriali e sindacali sono a livello aziendale, non di categorie, con scarsa confli;ualità e volontà di collaborazione - Queste cara;eris*che prendono successivamente piede anche in Occidente à si afferma il paradigma del Total Quality Management (qualità delle prestazioni, dei prodo>, dell’organizzazione, dell’immagine sul mercato, del lavoro) La logica della qualità per le aziende significa un controllo su tu;o il ciclo produ>vo che garan*sca il rispe;o di determina* standard, così riducendo al minimo l’insoddisfazione dei clien* rispe;o ai bene e servizi prodo>. È in questo momento che nasce l’idea di miglioramento con*nuo delle proprie competenze, di formazione con*nua, di riqualificazione professionale… - Nelle nuove teorizzazioni introno al lavoro, uno dei modelli più rappresenta*vi è quello del job design, che riguarda l’organizzazione della manodopera aziendale = aveva obbie>vo di diminuire l’alienazione à si affermò negli anni ’70 e ancora oggi è implementato § Job rota*on = rotazione dei ruoli, mansioni e compi*. Il dipendente avrà conoscenza e prospe>va su tu;a l’azienda § Job enlargement = il dipendente avrà + compi*, il suo lavoro sarà + soddisfacente, coinvolgente e meno par*cellare § Job enrichment = le a>vità affidate al dipendente saranno più complesse e significa*ve, richiedendo un lavoratore + responsabile e autonomo - Il pos|ordismo è per sua natura flessibile, ossia, più che un modello indica un principio che ha preso forme differen*. Si parla di: § Specializzazione flessibile = un sistema fondato su piccole e medie imprese § Produzione diversificata di qualità, con enfasi sulle cara;eris*che del prodo;o finale § Mondi produ>vi = espressione che pone l’accento sulle differenze di ada;amento a seconda dei contes* territoriali § Collaborazione pragma*che = e*che;a che pone l’a;enzione sulla necessità di collaborare maggiormente l’ambiente circostante economico, is*tuzionale e culturale - La riorganizzazione delle grandi imprese à furono cambiate le macchine da universali a polivalen* = si introdussero le nuove tecnologie ele;roniche con aumento dell’automazione e della robo*zzazione Le imprese si fecero + piccole à snellirono le proprie organizzazioni a;raverso processi di downsizing ed esternalizzazione di alcuni servizi, affida* a imprese esterne - Si passò dalle grandi imprese a imprese a rete = modello organizza*vo basato sulla rete, intesa come sistema di apprendimento per acquisire capacità di cambiamento rispe;o agli s*moli dell’ambiente esterno - Tipico del pos|ordismo è quindi uno sviluppo fondato sulle piccole e medie imprese à in par*colare si tra;a di imprese + specializzate con produzione di beni e servizi non standardizza* e ad alta qualità - In Italia è comune lo sviluppo dei distre> industriali = territori specializza* in determina* prodo> che vantano alta densità di imprese integrate tra di loro - Riassunto principali caraCeris8che posPordismo: Nelle relazioni di lavoro: § Si privilegiano piccole squadre di lavoratori con + ampia autonomia esecu*va § Si chiede una collaborazione dei lavoratori all’organizzazione della produzione § È accordata più a;enzione alla mo*vazione dei lavoratori, ora coinvol* nella vita aziendale § Si prediligono lavoratori con + competenze, in grado di assumersi responsabilità e capaci di inizia*va = si riduce distanza tra direzione ed esecuzione = lavoratori controllano il proprio lavoro Nella produzione: § Maggior importanza accordata all’u*lizzo di tecnologia avanzata § Centralità dello sviluppo e della ricerca § Produzione di + *pi di beni in quan*tà + rido;e § Le macchine universali sos*tuite da macchine polivalen* § Just in *me § Decentramento dell’autorità decisionale sino al livello esecu*vo Nella commercializzazione: § L’impresa è obbligata a cambiare ogni volta che il mercato lo richiede, l’efficienza si misura sulla prontezza di risposta agli impulsi di mercato § Customizzazione dei beni per soddisfare le richieste della clientela § Orientamento di beni di alta qualità e innova*vi § Enfasi nella pubblicità su qualità, diversificazione e dis*nzione - L’epoca pos|ordista è ancora la nostra à x descrivere il mondo contemporaneo sono state coniate tante e*che;e alterna*ve à x es: § Postmoderno = pone l’accento sulla fine delle ideologie e delle grandi narrazioni metastoriche, insieme all’entrata in crisi dei modelli di controllo razionale e ideale dello sviluppo della civiltà § New Economy = con enfasi sul ruolo di internet e dell’industria informa*ca nel passaggio a un modello produ>vo fondato su beni immateriali § Società dell’informazione o capitalismo cogni*vo = con sguardo sulla centralità dei lavoratori cogni*vi e delle tecnologie della comunicazione § Società dei servizi = fotografa il passaggio da una società fondata sull’industria alla centralità del se;ore terziario dell’economia - Un'altra parola u*lizzata è globalizzazione à essa descrive l’intensificazione degli scambi e degli inves*men* internazionali con una tendenza verso una maggiore interdipendenza delle economie nazionali à è stata resa possibile dalla liberalizzazione degli scambi commerciali e dei movimen* internazionali dei capitali La globalizzazione ha comportato dei vantaggi per le elites delle nazioni + arretrate economicamente, le quali, favorite dal basso costo del lavoro e da regole meno severe in materia di lavoro e di ambiente hanno a;ra;o inves*men* - Diverse le cri*cità dei fenomeni di globalizzazione à si è verificato un peggioramento delle condizioni del lavoro nei Paesi più avanza*. La delocalizzazione delle imprese, cioè lo spostamento in aree più convenien* per i profi> secondo logiche imprenditoriali di reddi>vità a breve termine, ha prodo;o un aumento della disoccupazione. Contemporaneamente la messa in concorrenza con la manodopera di altri paesi ha spinto verso il basso il potere di acquisto dei salari. Complessivamente, i fenomeni di globalizzazione hanno contribuito all’indebolimento degli sta* sociali e della concertazione industriale. Inoltre, ha portato a un aumento dell’uso delle risorse non rinnovabili e dell’inquinamento, ha comportato un’omologazione consumis*ca dei modelli culturali - Ul*ma e*che;a è quella di società pos8ndustriale à oggi la fabbrica non è più al centro della società à si è passa* dalla produzione di beni alla produzione di servizi con la cosidde;a terziarizzazione dell’economia, basato sulla conoscenza, l’informazione, l’elaborazione dei da* e la comunicazione La classe operaia ha perso la sua centralità simbolica, economica e poli*ca così come il confli;o di classe tra capitale e lavoro I modelli di consumo si sono diversifica* e si sono diffusi valori a;en* alla qualità della vita, de> post- materialis*ci - L’operaio fordista è ormai superato à si è accresciuta l’importanza del lavoro autonomi e del ruolo dei professionis* e del loro sapere à il lavoratore è oggi un capitale umano, flessibile e mul*-tasking, a cui è richiesta innovazione con*nua - Queste trasformazioni del lavoro hanno provocato segmentazione nel mercato del lavoro = c’è chi è riuscito a stare al passo e chi no = la disoccupazione è tornata a essere un problema sociale importante - Alla fine degli anni ’90 è emerso un diba>to sulla cosidde;a “fine del lavoro” à es: Ri}in sos*ene che il lavoro retribuito avrà un ruolo sempre meno importante e che la tecnologia sia la causa della scarsità di lavoro - Il mercato del lavoro si è fortemente segmentato tra insider e outsider à da una parte un gruppo minoritario della popolazione con impieghi qualifica*, duraturi e prote>, dall’altra una massa di lavoratori precari e so;o-paga* à questa polarizzazione insieme ai fenomeni di disoccupazione e sgretolamento del diri;o del lavoro, è uno degli elemen* che spiegano la maggiore delle conseguenze delle dinamiche del lavoro dopo il fordismo, cioè la flessibilità lavora*va e la precarietà esistenziale Lezione 7 – Flessibilità e precarietà lavorativa - Le trasformazioni dello statuto del lavoro degli ul*mi decenni sono dovute a 2 spinte: § La richiesta di flessibilità nella produzione di merci § Le do;rine economiche e sociali neoliberiste Questo ha comportato: § Svilimento simbolico del lavoro manuale e dell’importanza poli*ca del lavoro operaio e delle organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori, cioè i sindaca* § Progressiva eliminazione della contra;azione colle>va § Smantellamento delle protezioni e dei diri> dei lavoratori in entrata e in uscita dagli impieghi § Mobilitazione individuale del lavoratore, sia quando occupato (chiedendo iden*ficazione con l’azienda), sia quando disoccupato (chiedendo di a>vare risorse nella ricerca di un impiego) § Coinvolgimento nel lavoro del sogge;o nella sua interezza § Rimodellamento di protezioni sociale in cui sia + difficile entrare e + facile uscire e orientate al rientro forzato nella forza lavoro § Processo di intensificazione nei lavori a bassa qualificazione per l’enfasi sulla produ>vità e di aumento dello stress fisico e psicologico legato all’insicurezza delle occupazioni - Il pos|ordismo e il neoliberismo hanno diminuito la diffusione del lavoro stabile e favorito l’emergere di maggiore incertezza lavora*va Capitalismo flessibile e cambiamen8 nei metodi di produzione (posPordismo) + deregolamentazione del diriCo del lavoro e smantellamento welfare state (neoliberismo) = flessibilità lavora8va e precarietà esistenziale (mondo del lavoro contemporaneo) - Nella società salariale (1945-1980) à il contra;o di lavoro a tempo indeterminato era la normalità, il rapporto salariale assicurava diri> esterni al lavoro, come la pensione e il diri;o alla cura. Era ben presente una promozione degli individui = accumulazione di bene e di ricchezze, creazione di posizioni nuove e di opportunità inedite, accrescimento dei diri> e delle garanzie, mol*plicazione delle sicurezze e delle protezioni - Le condizioni di sviluppo di questo *po di società furono 2: 1. La lunga congiuntura economica posi*va, con una crescita delle ricchezze capace di proie;are nel futuro l’uguaglianza assente nel presente 2. Lo sviluppo dello stato sociale e del diri;o del lavoro, i quali regolavano le posizioni nella stra*ficazione sociale a;raverso diversi meccanismi Lo stato sociale assicurava inoltre la creazione della proprietà sociale e lo sviluppo delle stru;ure colle>ve e dei servizi pubblici = di bene e servizi non appropriabili individualmente, crea* quindi per il bene comune - La fine della società salariale si può datare al termine degli anni ’90 quando le conseguenze delle poli*che neoliberali si facevano sempre + visibili à il lavoro salariato indeterminato e stabile si è sgretolato lungo 4 traie;orie: 1. Destabilizzazione degli stabili 2. Installazione della precarietà 3. Polarizzazione del mercato del lavoro 4. Deficit di pos* occupabili - Si è verificata una perdita di centralità dell’industria e della classe operaia. Il precariato ha sos*tuito simbolicamente il lavoro salariato a tempo indeterminato, diventando criterio delle relazioni di lavoro subordinate à il con*nuum di posizioni ella società salariale è stato rimpiazzato da una maggiore polarizzazione sociale tra ricchi e poveri = gli individui che non hanno risorse materiale possono rifugiarsi sempre meno in un sistema di protezioni sociali à il lavoratore precario e il povero condividono oggi una zona grigia tra assistenza e assicurazione, lavoro e disoccupazione, integrazione e emarginazione - Flessibilità à in economia si tra;a di una strategia volta a minimizzare i rischi in un contesto economico dominato dall’incertezza. Uno dei modi che l’imprenditore ha per ada;arsi al mercato è u*lizzare in modo flessibile uno dei fa;ori della produzione: il lavoro - Perché per un’impresa è necessaria flessibilità? à il problema che sta alla base è la compe**vità in un mercato incerto à l’impresa cerca quindi di impiegare esa;amente la quan*tà di forza lavoro retribuita che è necessaria alla produzione di un certo bene o servizio in un dato periodo di tempo. Per fare ciò ci sono 2 possibili strade à 1. Aumentare/diminuire la manodopera, 2. Modulare gli orari di lavoro - L’uso flessibile delle risorse umane in un’azienda si dis*ngue in: § Flessibilità quan8ta8va esterna/numerica)à possibilità di regolare flusso della forza lavoro in entrata e in uscita, ada;andosi all’andamento del ciclo produ>vo e ai cambiamen* tecnologici con assunzioni/licenziamen* + facili Strumen*: à Riduzione dei vincoli alla discrezionalità dell’impresa nelle assunzioni e nei licenziamen* à Riduzione dei vincoli alla possibilità di assumere con contra> a*pici a tempo determinato à Impiego temporaneo di collaboratori e consulen* à U*lizzo di lavoratori dipenden* da agenzie di somministrazione à Esternalizzazione di fasi/par* della produzione Conseguenze: à Vantaggi x le imprese = uso discrezionale delle risorse umane, l’u*lizzo di contra> a bassa tutela riducono i cos* del lavoro à Rischi x le imprese = elevato turnover della manodopera ha effe> nega*vi sulla produ>vità e sulla disponibilità a cooperare dei lavoratori à Vantaggi x lavoratori = può perme;ere + esperienze occupazionali à Rischi x lavoratori = disagio esistenziale e psicologico, instabilità del lavoro e del reddito, intrappolamento nella precarietà occupazionale Quando si parla di flessibilità quan*ta*va si intende normalmente il crescente ricorso a contraF “a8pici” = presentano deviazioni rispe;o al contra;o di lavoro subordinato standard (es: contra> a termine, part-*me, job on call, lavoro occasionale o a proge;o…) I Lavori A8pici à si definiscono per differenza con almeno una delle dimensioni proprie del modello di occupazione dipendente nella grande impresa fordista = non prevedono una o + delle cara;eris*che so;oelencate: à Subordinazione a un solo imprenditore à Integrazione contra;uale e di prestazione nell’organizzazione dove si presta lavoro à Impiego a tempo definito à Tempo pieno à Protezione economica in caso di disoccupazione § Flessibilità qualita8va (interna/funzionale) à possibilità di spostare lavoratori entro l’organizzazione e variare il contenuto e la durata delle loro prestazioni lavora*ve, con anche modificazioni del salario x ada;arsi all’andamento dell’impresa Presuppos*: à Polivalenza professionale = capacità di apprendimento con*nuo e adegua* livelli di istruzione di base della manodopera à Disponibilità dei lavoratori a cooperare con l’azienda = per il raggiungimento dei fini produ>vi e acce;are processi di riqualificazione e cambiamen* delle condizioni di lavoro à Disponibilità delle imprese a garan*re stabilità occupazionale ai dipenden* x o;enere consenso e cooperazione à Assenza di vincoli all’innovazione organizza*va Conseguenze: à Vantaggi x le imprese = cooperazione e affidabilità di una manodopera stabile e socializzata dall’azienda favoriscono la crescita della produ>vità e della qualità del prodo;o à Cos* x le imprese = i processi di riqualificazione del personale e gli inves*men* in formazione sono costosi à Vantaggi x lavoratori = possibili garanzie di stabilità occupazionale e di sicurezza sociale à Cos* x lavoratori = impegno e difficoltà della formazione con*nua e dei cambiamen* nella condizione di lavoro - Flessibilità salariale à § Stru;urale à possibilità di retribuire con salari di diverso ammontare lavoratori che svolgono le stesse mansioni, ma classifica* come diversamente produ>vi (per età, residenza, nazionalità…) § Congiunturale à possibilità di variare le retribuzioni sulla base dell’andamento della congiuntura economica o dell’azienda - Non tu;e le strategie di flessibilità del lavoro espongono i lavoratori a rischi di precarietà occupazionale (es. flessibilità qualita*va) à N.B. d’ora in avan* il termine flessibilità si riferisce a quella quan*ta*va - Profili e esi* della flessibilità del lavoro sono condizioni degli asse> is*tuzionali prevalen*, dagli orientamen* delle poli*che pubbliche, dalle scelte e strategie di a;ori sociali individuali e colle>vi - Pos|ordismo à l’eredità della rivoluzione post-fordista ha comportato che le aziende richiedano di poter modulare il costo del lavoro sulle effe>ve esigenze del momento e alla domanda effe>va à ne consegue che l’input sia modulare l’occupazione di una forza lavoro con contra> a breve durata = il lavoro deve diventare un costo ampiamente variabile e ciò può essere o;enuto solo rendendolo flessibile rispe;o alla numerosità e al salario - Tu;o ciò ha creato una pressione verso la creazione di lavoro a*pico e la semplificazione dei licenziamen* - La disoccupazione è stata a;ribuita a 3 fa;ori: 1. Skills mismatch tra offerta e domanda, 2. La rigidità della legislazione a protezione del lavoro, 3. Il profilo morale del disoccupato (disoccupaz. volontaria) - Globalizzazione à con i fenomeni di globalizzazione le grandi imprese sono state suddivise in varie unità produ>ve, ges*onali e fiscali sparse per il mondo = delocalizzazione = la produzione di beni e di servizi è stata quindi scomposta, riorganizzata e distribuita su scala globale à questa divisione delle imprese ostacola l’organizzazione sindacale dei lavoratori e perme;e di andare a cercare i luoghi + vantaggiosi - La divisione aziendale in più unità consente una valutazione industriale e finanziaria molto precisa di ogni nodo della rete à il rischio si distribuisce in modo capillare per ognuno dei nodi della rete e ognuno di essi deve riuscire a essere estremamente flessibile, perché la sua produzione dipende dai nodi a monte e a valle - Questa incertezza produ>va (di prezzi, sui tempi e il *po dei prodo>) si riversa sui lavoratori, che saranno assun* in modo flessibile - Negli ul*mi decenni il calcolo del valore di un’impresa è dras*camente cambiato à si calcola la sua quotazione in borsa. Inoltre, si sono anche amplificate le disuguaglianze sociali e salariali - Cambiamento del ruolo dello stato à il diri;o del lavoro in una determinata società è un risultato processuale che esprime i rappor* di forza tra lavoro e capitale come si danno nella società à lo stato nel periodo fordista si rappresentava con un is*tuto di mediazione tra queste due par* e di difesa della parte contra;ualmente + debole à dalla fine degli anni 80 il ruolo cambia e diventa un agente che collabora nello smantellare i diri> e le protezioni sociale accordate ai lavoratori - Si accentua la divisione tra lavoratori “privilegia*” e lavoratori “sfru;a*”: § Nel mercato del lavoro tra insiders (prote>) e ou*sders (precari) § In una singola azienda tra core workers (nucleo fisso stabile) e con*ngent workers (instabili, a tempo determinato) Due fa;ori principali di questa polarizzazione nella classe lavoratrice: § Innovazione tecnologica comporta una scomparsa delle mansioni rou*narie che si collocano nelle fasce intermedie di classificazione § La precarizzazione giuridica del lavoro porta a una deregolamentazione del diri;o del lavoro - Avvicinamento di lavoro e povertà = c’è una nuova categoria, i “working poor” = il lavoro non esclude la povertà à appar*ene alla categoria dei lavoratori poveri chi, pur occupato, si trova a rischio di povertà e di esclusione sociale a causa del livello troppo basso di reddito, dell’impossibilità del risparmio - Conseguenze della flessibilità sul proge;o di vita à § X un giovane l’incertezza / il basso reddito ritardano l’uscita dalla famiglia, perché non consentono di raggiungere l’indipendenza economica § Per la formazione di una famiglia, l’assenza di un reddito impedisce di fare proge> a lunga scadenza § Sul piano delle esperienze professionali, la frammentazione dei percorsi lavora*vi può impedire la formazione di una professionalità compiuta, raramente il cambiare posto di lavoro e a>vità risulta poi un vantaggio dal punto di vista della crescita professionale - Senne;, sociologo americano, fine anni ’90 ha parlato dell’emergere dell’ “uomo flessibile” à per Senne; le cara;eris*che richieste oggi ai lavoratori sono: flessibilità, ada;abilità, mobilità, disponibilità a rischiare - La diffusione dell’ideologia neoliberista ha prodo;o dei cambiamen* nella psicologia individuale e nell’interpretazione che i sogge> danno di sé stessi, delle relazioni e della società = prevale un’idea economicista delle sogge>vità La “fabbrica del sogge;o neoliberale” definisce l’individuo esclusivamente come imprenditore di sé stesso, il quale è tenuto a concentrarsi sulla valorizzazione del proprio capitale umano in un contesto in cui il mercato diviene il principale elemento stru;urante della società contemporanea - La flessibilizzazione del lavoro comporta una modificazione delle sogge>vità al lavoro, una trasformazione antropologica à in questo senso la flessibilità è un disposi*vo governamentale che produce “sogge> economicamente a>vi” fortemente individualis*ci, a cui è richiesto di vivere in condizioni incerte e allo stesso tempo di con*nuare a inves*re su sé stessi e le proprie competenze - Capitale umano = insieme di capacità, competenze, conoscenze, abilità professionali e relazionali possedute in genere all’individuo, acquisite non solo mediante l’istruzione scolas*ca, ma anche a;raverso apprendimento e esperienza sul posto di lavoro / nella propria esistenza di vita à tu;e le par* del sogge;o inteso come produ;ore potenziale di valore. Al sogge;o inteso come capitale umano, è richiesto di con*nuare ad accumulare competenze ed aggiornare quelle già in possesso = un sogge;o deve con*nuamente migliorare il proprio capitale umano per aumentare il proprio livello di occupabilità - Il lifelong learning (o apprendimento permanente, formazione con*nua) consiste in un approccio individuale che mira all’accrescimento del proprio bagaglio di competenze e conoscenze = si intende quindi quel processo di auto-orientamento ed auto-educazione durante tu;o arco della vita - La teoria del capitale umano e il suo diffuso u*lizzo nelle relazioni sociali porta a delle conseguenze: § Aumenta la responsabilità individuale delle proprie condizioni professionali ed economiche § La disuguaglianza sociale è a;ribuibile alle azioni e a>tudini dei singoli, poiché tu> hanno le stese possibilità di sviluppare un percorso professionale, aldilà delle condizioni di partenza. § La disoccupazione o uno scarso reddito possono essere pensa* come colpa morale e fallimento del sogge;o, dovute a pigrizia o scarsa valorizzazione di sé stessi § Aumenta la compe**vità tra sogge> individuali, che sos*tuisce la confli;ualità di classe § Contribuisce allo sfumare progressivo della divisione tra il luogo dell’abitare e il luogo del lavorare § Deriva la diffusione di lavoro gratuito, stage, *rocini, apprendista* poiché se dobbiamo con*nuamente aumentare skills, per le aziende è legi>mo pensare che si debba lavorare gra*s x apprendere nuove competenze - Dalla flessibilità lavora8va alla precarietà esistenziale à contra> a termine, riduzione e carenza del welfare, scarsa accessibilità delle indennità di disoccupazione, responsabilizzazione individuale, individuo come imprenditore di se stesso, carriere lavora*ve discon*nue e spezzate, difficoltà nella creazione di proge;ualità, assenza di iden*tà sociale a;raverso il lavoro - Precarietà à «Il maggior costo umano dei lavori flessibili è riassumibile nell’idea di precarietà. Essa prende forma e sostanza, per una persona, a;raverso l’inserimento in una lunga sequenza di contra> lavora*vi di durata determinata senza alcuna certezza di riuscire a s*pulare un nuovo contra;o prima della fine di quello in corso o subito dopo... Il termine «precarietà» non connota la natura del singolo contra;o a*pico, bensì la condizione sociale e umana che deriva da una sequenza di essi… Di conseguenza, precarietà implica primariamente insicurezza ogge>va e sogge>va. Insicurezza che muovendo dalle condizioni di lavoro diventa insicurezza delle condizioni di vita, generata dal fa;o che il lavoro, e con esso il reddito, è revocabile a discrezione del sogge;o― l’impresa, il datore di lavoro― che lo ha concesso.» (Luciano Gallino, Il lavoro non è una merce) - Si definisce precarietà à il costo umano della flessibilità = indica qualcosa di o;enuto non già per diri;o, ma tramite una richiesta, supplica. Essa riguarda le conseguenze derivate da lavoro flessibile: § Psicologiche = ansia, depressione à dovu* all’essere espos* a condizioni non controllabili § Esistenziali = assenza di proge;o di vita, isolamento relazionale, mancanza di partecipazione ad associazioni intermedie, ricadute sulla psiche della prole § Socio-economiche = difficoltà reddituali, insicurezza economica - La flessibilità e la precarietà implicano minore: § Sicurezza dell’occupazione = + esposizione a disoccupazione involontaria e licenziamen* § Sicurezza professionale = minore possibilità di accumulare competenze per una data figura § Sicurezza sui luoghi di lavoro = minore conoscenza dei rischi derivan* da una professione, + stress § Sicurezza del reddito = minore possibilità di creazione e mantenimento d’un reddito adeguato § Sicurezza di rappresentanza = maggiori difficoltà di adesione a organismi capaci di rappresentare la propria posizione lavora*va § Sicurezza previdenziale = minore probabilità di assicurarsi un reddito sufficiente dopo l’uscita dal mercato del lavoro per ragioni di + bassa retribuzione - Questo fenomeno riguarda maggiormente à minoranze etniche, persone a bassa scolarizzazione, genere femminile, fasce + giovani dei lavoratori, recentemente quota + elevata nella fascia di età tra 30 e 49 anni, gruppi di lavoratori autonomi - Comparazione tra paesi à L’Italia è considerata = carente di efficaci strumen* di poli*ca a>va del lavoro, con un sistema di formazione con*nua non realizzato, con ammor*zzatori sociali inadegua* alle cara;eris*che del lavoro flessibile à ne consegue un mercato del lavoro che penalizza i giovani, origine sociale povera, bassa scolarità e residenza nel Mezzogiorno - A livello internazionale le strategie x ada;are le poli*che del lavoro a un mercato flessibile sono state denominate Flexicurity à queste strategie sono state presentate come policies orientate ad abbinare una rinnovata protezione dei lavoratori alle richieste di flessibilità del capitale e delle imprese. È basata su 4 pilastri: 1. Sostegno del reddito del disoccupato in uscita dal lavoro a*pico 2. Poli*che a>ve di formazione, riqualificazione e ricollocamento del disoccupato 3. Rete di sicurezza fondata su prova dei mezzi 4. Efficien* servizi per l’impiego in grado si assicurare un’informazione esaus*va e aggiornata del mercato del lavoro di riferimento Lezione 8 – Discriminazione di genere e lavoro - Per discriminazione si intende un comportamento o un a;eggiamento che consiste nel tra;are nega*vamente una o più persone sulla base del gruppo o delle categorie di appartenenza à è basata su una dis*nzione che può operare in base al genere, all’orientamento sessuale, all’etnia, alla nazionalità, alla religione, alla lingua, all’età, alle cara;eris*che fisiche o psichiche… - Le discriminazioni colpiscono tanto a livello di singoli quanto di gruppi sociali. Solitamente la discriminazione è compiuta da un gruppo dominante contro un gruppo minoritario. Implica forme di esclusione sociale e può sfociare nell’oppressione - Possiamo dis*nguere: § Discriminazione realis8ca = è guidata dall’interesse e mira ad o;enere risorse materiali § Discriminazione sociale = è guidata dalla necessità di autos*ma e mira a raggiungere uno status sociale posi*vo per il proprio gruppo in relazione agli altri § Discriminazione consensuale = è guidata dalla necessità di dis*nguersi posi*vamente e rifle;e stabili gerarchie tra i gruppi sociali legi>mate a livello giuridico - Nella nostra società e in molto altre società storiche e contemporanee alcune delle forme di discriminazione + diffuse sono x esempio: maschilismo, misoginia, discriminazione sessuale, xenofobia, razzismo, discriminazione linguis*ca, intolleranza e persecuzione religiosa… - La discriminazione può essere: § DireCa à quando x religione, x convinzioni personali, x sesso, x handicap, etnia o altre ragioni una persona è tra;ata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe tra;ata in un’altra situazione analoga § IndireCa à quando una disposizione, un criterio, una prassi, un a;o, un pa;o o un comportamento apparentemente neutri possono me;ere le persone in una situazione di svantaggio rispe;o ad altre persone per mo*vi rela*vi a sesso, handicap, etnia, età o altre ragioni - Sono considerate come discriminazioni anche le moles8e = quei comportamen* indesidera*, compiu* per ragioni connesse al sesso o a connotazione sessuale, sia fisici che verbali, aven* lo scopo o l'effe;o di violare la dignità di una persona, creare danno, produrre un’atmosfera relazionale in*midatoria, os*le, degradante, umiliante, fas*diosa od offensiva. Il conce;o di moles*a è normalmente u*lizzato in riferimento alla sfera sessuale ma riguarda a;eggiamen*, offese, violenze e in*midazione che hanno radice anche in altre sfere. - La discriminazione nel lavoro la possiamo suddividere in diverse aree: 1. accesso all'occupazione e al lavoro, sia autonomo che dipendente, compresi i criteri di selezione e le condizioni di assunzione; 2. occupazione e condizioni di lavoro, compresi gli avanzamen* di carriera, la retribuzione e le condizioni del licenziamento; 3. accesso a tu> i *pi e livelli di orientamento e formazione professionale, perfezionamento e riqualificazione professionale; 4. affiliazione e a>vità nell'àmbito di organizzazioni di lavoratori, di datori di lavoro o di altre organizzazioni professionali. - Discriminazione di GENERE sul lavoro: § DireCa à qualsiasi a;o, pa;o o comportamento che produca un effe;o pregiudizievole discriminando le lavoratrici o i lavoratori in ragione del loro sesso e, comunque, il tra;amento meno favorevole rispe;o a quello di un'altra lavoratrice o di un altro lavoratore in situazione analoga § IndireCa à quando una disposizione, un criterio, una prassi, un a;o, un pa;o o un comportamento apparentemente neutri me;ono o possono me;ere i lavoratori di un determinato sesso in una posizione di par*colare svantaggio rispe;o a lavoratori dell'altro sesso, salvo che riguardino requisi* essenziali allo svolgimento dell'a>vità lavora*va, purché l'obie>vo sia legi>mo e i mezzi impiega* per il suo conseguimento siano appropria* e necessari - Norma*va italiana à In generale tu;a la norma*va a;uale è orientata ad impedire che un qualsiasi elemento differenziale dell’iden*tà personale, fisica o psicologica della persona che lavora o che è in cerca di lavoro possa determinare il realizzarsi di pregiudizi o discriminazioni che limi*no le opportunità, il talento umano, lo sviluppo della persona e la sua professionalità. - Codice delle pari opportunità à § Il datore di lavoro ha l’obbligo di rispe;are il principio generale di uguaglianza fra i sessi, con il conseguente divieto di ogni forma di discriminazione, sia essa dire;a o indire;a. § Tu> gli a> discriminatori sono nulli, compresi quelli ado;a* in conseguenza del rifiuto o della so;omissione a comportamen* discriminatori. § Sono considera*, discriminazioni quei tra;amen* sfavorevoli da parte del datore di lavoro che cos*tuiscono una reazione ad un reclamo o ad una azione volta ad o;enere il rispe;o del principio di parità di tra;amento. § È vietata qualsiasi discriminazione fra uomini e donne anche per quanto riguarda l'a;ribuzione delle qualifiche, delle mansioni e la progressione nella carriera. - È vietata qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l'accesso al lavoro, qualunque sia il contra;o di lavoro e se;ore di a>vità. La discriminazione è vietata anche se a;uata a;raverso il riferimento allo stato matrimoniale o di famiglia o di gravidanza. Questo vale se la discriminazione avviene, in modo indire;o, a;raverso meccanismi di preselezione in sede di assunzione. Eventuali deroghe sono ammesse soltanto per mansioni individuate a;raverso la contra;azione colle>va e per i casi in cui il riferimento al sesso cos*tuisca requisito essenziale per la natura del lavoro o della prestazione (es. moda, arte, spe;acolo quando ciò sia essenziale alla natura del lavoro) - Il codice prevede che a livello nazionale, regionale e provinciale sia nominato un/a consiglier* di parità. I/le nominat* devono possedere requisi* di specifica competenza ed esperienza pluriennale. Svolgono funzioni di promozione e di controllo dell'a;uazione dei principi di uguaglianza di opportunità e di non discriminazione tra donne e uomini nel lavoro. Devono «intraprendere ogni u*le inizia*va» che assicuri il rispe;o del principio di non discriminazione e la promozione di pari opportunità nel lavoro da parte di tu> i sogge> priva* e pubblici. Si tra;a di un organo di garanzia indipendente, funzionalmente autonomo, imparziale e so;ra;o all’indirizzo poli*co (principio di terzietà). Mercato del lavoro - La partecipazione al mercato del lavoro è fortemente segmentata in base al genere à a qualsiasi livello territoriale le donne rispe;o agli uomini: hanno un tasso di a>vità minore, hanno un tasso di occupazione ne;o e lordo minori, hanno un tasso di disoccupazione maggiore, sono più rappresentate nella fa>specie di lavoro a*pico Violenza economica e di genere - Si definisce violenza economica di genere l’impedire a una donna di poter disporre di denaro, determinando dipendenza nei confron* dell’abusante. Avviene tanto nel contesto familiare di origine quanto di coppia. Ha un rapporto di correlazione inversa ma non di totale esclusione rispe;o alla condizione della donna come occupata con retribuzione. - La violenza economica di genere non ha cara;ere solo privato ma è una stru;ura sociale generale con*nuamente riprodo;a, in una certa misura in tu> i Paesi del mondo. - Le forme e i *pi di discriminazione e violenza economica di genere sui luoghi di lavoro sono troppo numerose per affrontarle estesamente tu;e. Alcune di queste: § Stru;urali: accesso al mercato del lavoro; scarsa presenza in determina* se;ori… § Organizza*ve: impedimen* alla carriera; divario retribu*vo… § Sociali: diseguale distribuzione del lavoro domes*co e familiare; stereo*pi culturali… § Ambientali: moles*e, violenze…. - In quanto elemento stru;urale della società, la violenza economica di genere si manifesta in una pluralità di sfere e pra*che à Ecco un elenco senza pretese di esaus*vità che affonda le radici nella ancora più ampia rete simbolica di stereo*pi culturali di genere e di diseguale distribuzione dei poteri tra i sessi: § Minore partecipazione al mercato del lavoro § Più alto tasso di disoccupazione § Forme di segregazione lavora*va in se;ori meno retribui* § «Soffi;o di cristallo», vale a dire impedimen* e barriere di varia natura vol* a ostacolare alle donne la mobilità ascendente sociale e/o aziendale, rallentando la carriera professionale e frenare l’accesso a posizioni di leadership § Prevalenza numerica in quasi tu;e le forme di lavoro a*pico (tempo determinato, tempo parziale, occasionali, accessori…) § Impedimen* all’accesso di determinate mansioni e *pologie lavora*ve § Accesso diseguale alla formazione e al lavoro nella maggior parte dei se;ori alto status e di pres*gio (es. discipline STEM) § Divisione sbilanciata del lavoro domes*co e di cura § Stereo*po sociale naturalizzato del care-giver familiare di genere femminile § «Doppia presenza» o «doppio turno» (lavoro + a>vità domes*che e di cura) § Poli*che pubbliche e sociali inadeguate a produrre un’auten*ca parità di genere rispe;o alle dimensioni del lavoro § Stereo*pi di genere diffusi a livello aziendale: meno promozioni, meno coinvolgimento in proge>, minore a>tudine al riconoscimento di aumen* retribu*vi § Scarsa neutralità di genere dei processi di selezione e promozione aziendali § Child penalty: le donne con figli lavorano meno di quelle senza figli e guadagnano meno - Principali assi di discriminazione lavora*va ed economica di genere: 1. Lavoro = le donne partecipano meno al mercato del lavoro e in posizioni sta*s*camente più marginali 2. Reddito = la differenza retribu*va di genere in Italia era s*mata nel 2023 intorno al 5% (pari a circa € 946 euro annui di minor s*pendio per le donne italiane). Il divario si acuisce ulteriormente all’aumento delle competenze e della specializzazione. 3. Competenze = nonostante in Italia il voto di laurea medio per le donne sia di 2 pun* superiore a quello degli uomini, la discriminazione nel lavoro accademico è un fenomeno radicato 4. Tempo = l’81% delle donne si dedica tu> i giorni alla cura della casa e famiglia contro il 20% degli uomini Discriminazione e violenza di genere sul lavoro - Con riferimento alle moles*e e alle violenze rivolte alla mente e al corpo della persona nei luoghi di lavoro, si tra;a di un fenomeno altre;anto diffuso ma più sfuggente perché per larga parte rimane sommerso e invisibile: la denuncia è spesso difficile per ragioni culturali ed economiche. - Il lavoro è un contesto *pico della violenza fisica e morale di genere. 1. Alla distribuzione ineguale dei poteri tra i generi si può sommare l’asimmetria delle relazioni tra datore e lavoratrice. 2. Agli stereo*pi culturali di genere si sommano le cara;eris*che del lavoro contemporaneo (statuto precario; individualizzazione dei rappor* di lavoro; cornice culturale compe**va e an*solidaris*ca) - Tra la panoplia di forme di moles*a e discriminazione, due osservazioni, ad esempio, sull’abbigliamento sui luoghi di lavoro: § Una parte consistente delle donne, con più frequenza tra le più giovani e tra chi non ha una relazione more uxorio, si sente costre;a a modificare il proprio abbigliamento per paura di moles*e fisiche o verbali § Power-dressing: «divisa mime*ca» della donna occupata in lavori di pres*gio e alto status, cioè un modo di abbigliarsi formale, con replicazione dei tagli di abito tradizionalmente maschili (tailleur) associa* a scarpe scomode (con tacchi al*). - Global Gender Gap Index à è la misurazione del gap di genere con più nazioni considerate e con la più lunga con*nuità temporale (dal 2006) à La sua stru;ura è divisa in 4 so;o-indici: Partecipazione e opportunità economiche; Risulta* nel campo dell’educazione; Salute e sopravvivenza; Potenziamento poli*co - Piramide della violenza di genere à Stereo*pi, sessismi, moles*e, violenze e omicidi si danno in un con*nuum. Sui mass-media compare sopra;u;o la punta della piramide. Assai meno visibile è la base che pure è l’ambiente in cui le violenze più eclatan* germinano. In basso abbiamo una serie di a;eggiamen* e comportamen* che sono quasi naturali: l’idea stereo*pata di donna fisicamente debole o tecnicamente ine;a, le figure della casalinga a;accata ai fornelli e della madre lavoratrice

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