Sociologia (1) PDF
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Lezione 2/03/2023 di Sociologia, con note su come la sociologia si differenzia da altre discipline, e i paradigmi sull'ordine, i conflitti e le azioni dei vari soggetti.
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LEZIONE 2/03/2023 Esame: scritto con domande aperte mirate (chiede ad es. una definizione) e chiuse max 1 ora Libri: - metodi e tecniche di Delli Zotti Giovanni pdf - Elementi di sociologia – Bagnasco capitoli 1/2/3/5/7/8 SOCIOLOGIA INGENUA e SOCIOLOGIA COME SCIENZA Ognuno di noi, per il sem...
LEZIONE 2/03/2023 Esame: scritto con domande aperte mirate (chiede ad es. una definizione) e chiuse max 1 ora Libri: - metodi e tecniche di Delli Zotti Giovanni pdf - Elementi di sociologia – Bagnasco capitoli 1/2/3/5/7/8 SOCIOLOGIA INGENUA e SOCIOLOGIA COME SCIENZA Ognuno di noi, per il semplice fatto di vivere e di essere vissuto insieme ad altri esseri umani si è fatto una serie di idee su qualcosa che nel linguaggio di tutti i giorni chiamiamo società. Ognuno di noi è quindi in un certo senso un sociologo senza sapere di esserlo perché disponiamo di una serie di conoscenze su come vanno le cose nel mondo e nei rapporti con gli altri. SOCIETÀ: un insieme di persone con le quali instauro delle relazioni La SOCIOLOGIA è lo studio scientifico della società e quindi la società è l’oggetto della sociologia. È una scienza sociale che formula interrogativi sulla base di una riflessione teorica sedimentata e cerca risposte a questi interrogativi sulla base di informazioni raccolte sistematicamente. L’obiettivo della sociologia è quello di formulare domande rispetto a quello che accade. È una scienza che produce certezze ragionevoli, affidabili ma sempre provvisorie ed esposte a critica e revisione. La società emerge come oggetto di studio quando cambiano i rapporti tra individui e gruppi sociali, quando diventano mobili i punti di riferimento. La sociologia ingenua è basata sulla comprensione superficiale e personale della società, spesso incentrata su opinioni personali, pregiudizi, stereotipi piuttosto che su un’analisi scientifica. La sociologia come scienza sociale si basa su un metodo scientifico che mira a comprendere il funzionamento della società e il fare scelte informate sulla base di una conoscenza accurata attraverso l’osservazione, la raccolta e l’analisi dei dati, inclusi i dati quantitativi e qualitativi. Include anche la ricerca empirica, la raccolta di dati attraverso indagini, interviste, studi di caso e osservazioni. Sapere sociologico comune: ci offre soltanto le conoscenze minime necessarie ad affrontare i problemi di tutti i giorni. Il senso comune è una conoscenza spontanea, ingenua non scientifica che ci permette di sopravvivere in mezzo agli altri. SCIENZE SOCIALI e SCIENZE NATURALI Le scienze naturali studiano la natura e le sue leggi, invece quelle sociali sono quelle che studiano i fenomeni sociali, ovvero tutto ciò che riguarda le interazioni umane. Nelle scienze naturali, c’è eguaglianza interna negli oggetti di ricerca. In quelle sociali vi è diseguaglianza e ciò non è casuale, ma deriva da differenze e diseguaglianze sociali e da processi sociali di tipo conflittuale. A differenza di quello naturale, l’oggetto sociale è in continua trasformazione. 1 Sociologia e altre scienze che studiano fenomeni sociali Sociologia e storia: condividono l’oggetto di studio, ovvero i fenomeni sociali, ma utilizzano approcci diversi. SOCIOLOGIA: approccio nomotetico => cerca di trovare spiegazioni generali e universali per i fenomeni sociali. STORIA: approccio idiografico => si concentra sulla comprensione dettagliata di singoli eventi e casi specifici. Sociologia e diritto: Vanno a vedere lo stesso comportamento con due lenti diverse SOCIOLOGIA: guarda il comportamento effettivo e a cercare quelle dinamiche che possono averlo prodotto. DIRITTO: crea e applica delle leggi per stabilire il comportamento da seguire. Sociologia ed economia: SOCIOLOGIA: guarda l’uomo che agisce con determinazione ECONOMIA: guarda l’uomo economico cioè l’uomo che cerca di ottenere dei risultati in modo da ottenere vantaggi attraverso la razionalità Sociologia e psicologia: l’oggetto di studio è sempre la persona SOCIOLOGIA: studia i processi e i condizionamenti derivanti dall’interazione del soggetto con altri. PSICOLOGIA: studia i processi e i condizionamenti interni del soggetto. ELEMENTI DISTINTIVI DELLA SOCIOLOGIA La sociologia non si caratterizza per la specificità del suo oggetto ma si occupa di studiare la società umana e i comportamenti sociali degli individui e dei gruppi. Si caratterizza per: - Il tipo di astrazione per concentrarsi sugli aspetti più importanti delle relazioni e degli eventi sociali, rimuovendo alcune caratteristiche di un oggetto o fenomeno al fine di poterli studiare in modo accurato (analizzo comportamenti comuni); - Il tipo di trasfigurazione per sviluppare concetti che possono essere utilizzati per descrivere, analizzare e spiegare i fenomeni sociali (trasforma concetti astratti in qualcosa di osservabile, domandabile); - L’atteggiamento metodologico è quello scientifico che implica l’uso di un metodo empirico per studiare i fenomeni sociali, utilizzando l’osservazione, la raccolta dati, l’analisi. Le origini La sociologia nasce dalla filosofia, ma se ne distacca in quanto disciplina empirica, che spiega i fenomeni sociali tramite cause sociali. Questa disciplina nasce nel momento in cui ci si rende conto che la società presenta delle novità tale per cui merita di ricevere la nostra attenzione. Auguste Comte (1830) conia il termine sociologia: socius (latino) + logos (greco) Questa disciplina emerge per la necessità di avere una disciplina scientifica che studiasse in modo sistematico i fatti sociali a causa e in conseguenza di 3 fenomeni: 2 - Rivoluzione scientifica (metodo) - Rivoluzione industriale (tecnologico/economico) - Rivoluzione francese (sociale) Con queste rivoluzioni nascono diversi paradigmi I PARADIGMI Paradigma: assunti (qualcosa che si dà per consolidato) di base di natura teorica e metodologica sui quali una comunità scientifica sviluppa un consenso accettato da tutti (o quasi) i suoi membri. Le domande fondamentali della sociologia Com’è possibile che le persone così diverse stanno insieme? In che modo un’entità così complessa resiste e si afferma contro le infinite tendenze disgregative provenienti da singoli e gruppi? Ordine e mutamento: quale rapporto? Conflitto e integrazione: quale relazione? Paradigma dell’ordine: si concentra sull’idea che la società umana sia un organismo organizzato e ordinato, con un sistema di relazioni stabili e una divisione del lavoro funzionale. La società quindi deve essere strutturata gerarchicamente e ogni individuo deve avere un ruolo assegnato e specifico all’interno della gerarchia, in questo modo la società è in grado di funzionare in modo efficiente. L’ordine sociale non è qualcosa di imposto dall’esterno, ma cresce spontaneamente dall’interno attraverso la rete di interdipendenze che lega insieme gli individui sempre più diversi l’uno dall’altro. Esponenti di questo paradigma: - Durkheim: sosteneva che l’ordine sociale fosse basato sulla solidarietà, che poteva essere: o Solidarietà meccanica: forma di ordine sociale basata sulla somiglianza tra individui e sulla coesione sociale attraverso la condivisione di valori e norme comuni. o Solidarietà organica: forma di ordine sociale basata sulla divisione del lavoro e sulla specializzazione delle funzioni sociali Crede che la solidarietà organica è il tipo di solidarietà che caratterizza le società moderne, in cui gli individui sono sempre più diversi l’uno dall’altro e dipendono gli uni dagli altri per la loro sopravvivenza; in ogni caso entrambe importanti per la stabilità e il funzionamento della società. - Tonnies: comunità e società: o Comunità: si basa sulla relazione faccia a faccia tra gli individui, basata sulla vicinanza e sulla condivisione di valori e tradizioni comuni. o Società: si basa sulla razionalità, sull’efficienza e sulla specializzazione funzionale. Vedeva la comunità come un’unità sociale più forte e stabile rispetto alla società, ma comunque entrambe importanti per il funzionamento della società. 3 Entrambi concordano sulla diversità e sull’interdipendenza tra gli individui, e che la tecnologia abbia un ruolo importante nell’aumentare l’efficienza e la specializzazione della società moderna. Il paradigma del conflitto: teoria secondo cui la società è composta da classi in conflitto tra loro Karl Marx: la società è divisa in 2 classi principali: la classe dei capitalisti (borghesi) e la classe dei lavoratori (proletari). Il conflitto è a causa della lotta per il controllo dei mezzi di produzione. Sostiene che la borghesia detiene il potere e lo sfrutta a proprio vantaggio, mantenendo il proletariato in uno stato di sfruttamento e oppressione. Il conflitto tra le due classi è destinato a intensificarsi fino a quando il proletariato prenderà il potere e instaurerà una società senza classi, ovvero il comunismo. Max Weber: a differenza di Marx, la classe sociale non è l’unica forma di disuguaglianza nella società e che altri fattori come la distribuzione del potere e delle risorse, la differenza di status, l’ideologia e la cultura possono creare conflitti. Il conflitto è una condizione normale della società, che conduce alla creazione di strutture istituzionali che svolgono una funzione di regolatore del conflitto. Questo genera ordine e mutamento. L’ordine è regolato temporaneamente dalle istituzioni, mentre il mutamento trasforma le istituzioni o ne crea di nuove. Il paradigma del conflitto di Marx si focalizza sulla lotta di classe come forza motrice della storia, mentre quello di Weber si focalizza sulla distribuzione del potere e delle risorse come fonte di conflitto. Il paradigma della struttura: è la società a costringere gli individui a comportarsi in una certa maniera. L’individuo è libero di compiere scelte, ma questa libertà è limitata dalla struttura sociale in cui vive che influenza il comportamento degli individui e la loro capacità di agire e di interagire con gli altri. Durkheim: uno dei fondatori della sociologia moderna, noto per la sua teoria funzionalista: la società è costituita da una serie di istituzioni interconnesse che svolgono funzioni specifiche. Le istituzioni sociali, come la famiglia, la religione e l’istruzione, servono a mantenere l’ordine sociale e a garantire la stabilità della società. Teoria dei ruoli: sostiene che i ruoli sociali sono modelli di comportamento che sono associati a un particolare status sociale. I ruoli definiscono le aspettative che gli individui hanno riguardo al comportamento degli altri membri della società, e le aspettative che gli individui hanno riguardo al proprio comportamento. Il paradigma dell’azione: per capire la società bisogna partire dagli individui. L’azione umana è il risultato di scelte razionali e intenzionali. Weber (1864-1920): per spiegare i fenomeni sociali, di qualsiasi natura siano, è sempre necessario ricondurli ad atteggiamenti, credenze e comportamenti individuali, in modo da cogliere il significato che rivestono per l’individuo. Ci sono due principi: 1. I fenomeni macroscopici sono riconducibili a cause microscopiche ossia alle azioni individuali: si parla di Individualismo metodologico, il quale indica che non si possono imputare azioni a entità o attori collettivi di cui si ipotizza l’unità. 4 2. Per spiegare le azioni individuali bisogna tener conto delle motivazioni individuali. Per spiegare un’azione si deve tener conto dei motivi dell’individuo ossia mettere in atto un processo di comprensione. Gli individui agiscono all’interno di situazioni che presentano vincoli e condizionamenti, ma cercano comunque di raggiungere obiettivi e mete attraverso strategie che guidano la loro azione. Tuttavia, non sempre gli individui sono consapevoli del significato delle proprie azioni o del senso che queste hanno per gli altri. Paradigma dell’ordine guardano alla stabilità Paradigma della struttura Paradigma del conflitto Paradigma dell’azione guardano al movimento Compatibilità tra i paradigmi: Ci si chiede se i paradigmi della struttura e dell’azione sono compatibili. C’è compatibilità in quanto la struttura è un insieme di azioni. Il paradigma dell’azione tende a concentrarsi maggiormente sull’individuo e sulla sua autonomia, mentre quello della struttura si concentra sui modelli sociali e sulle funzioni che svolgono nella società. Il passaggio dell’azione alla struttura, dal micro al macro significa che le azioni degli individui si combinano per formare strutture sociali più grandi. Gli effetti non intenzionali o emergenti sono quelli che non sono stati pianificati dagli attori, ma che si verificano comunque come risultato delle loro azioni. Può avere effetti positivi o negativi sulla società. Le azioni individuali possono produrre effetti diversi e spesso contrari all’intenzione degli attori quando sono combinate con le azioni di altri individui. Questo può generare strutture istituzionali che nessun attore ha voluto intenzionalmente, ma che una volta consolidate costituiscono un vincolo per gli attori stessi. Questo può limitare la libertà degli attori e influenzare il loro comportamento futuro. TEORIA E RICERCA EMPIRICA: sono strettamente interconnesse. La teoria sociologica fornisce un quadro concettuale e metodologico per la ricerca empirica, mentre la ricerca empirica fornisce dati e informazioni per testare, sviluppare o formulare le teorie sociologiche. Grazie alla teoria e alla ricerca empirica è possibile comprendere meglio i fenomeni sociali, identificare le cause e gli effetti delle situazioni sociali e sviluppare politiche sociali più efficaci. LEZIONE 7/03/2023 La storia ha vissuto secoli in cui il mutamento sociale è stato insensibile e altre in cui è stato vertiginoso (dinamico). Da quest’ultimo si sviluppa: Il capitalismo: teorizzato da Karl Marx. È quella forma di mercato che cerca di ottenere ricchezza e lo fa scambiando merci e lavoratori. Per Sombart: il capitalismo è un sistema economico: - Collaborazione tra proprietà e lavoratore 5 - Principio del profitto (finalizzato al reinvestimento) Marx: aveva una concezione materialistica e dinamica della società => confronta i bisogni e i rapporti tra uomini in base alla produzione: schiavistico feudale capitalistico Dall’agricoltura feudale all’agricoltura moderna: - recinzione delle terre comuni (= erano aree di terra utilizzate da diverse comunità locali per pascolo, pesca, caccia) - avvento del capitalismo agrario Fino al 17° secolo l’agricoltura è di tipo feudale: caratterizzata da una produzione per lo più autonoma e poco orientata al mercato, in cui i contadini lavoravano le terre a loro affidate dai signori feudali e pagavano tasse e tributi in natura. Con l’avvento dell’era moderna, la crescita della popolazione e il cambiamento delle esigenze economiche, molti proprietari terrieri hanno cominciato a cercare di accaparrarsi le terre comuni, cercando di convertire in terreni agricoli a loro esclusiva disposizione. La recinzione delle terre comuni ha portato alla creazione di grandi proprietà terriere, che sono diventate la base per la crescita del capitalismo agrario. Le terre recintate sono state utilizzate per la coltivazione di colture a grande scala, con l’impiego di macchinari e tecnologie agricole avanzate. Tuttavia, la recinzione delle terre comuni ha avuto anche effetti negativi sulla vita delle comunità locali. Molti agricoltori e contadini hanno perso l’accesso alle terre comuni che avevano utilizzato per generazioni, e sono stati costretti ad accettare lavori salariati per i proprietari terrieri. Ciò ha portato ad un aumento dell’urbanizzazione, con molti contadini che hanno lasciato le campagne per cercare lavoro nelle città in rapida crescita. Il capitalismo mercantile: sistema economico caratterizzato per la presenza di grandi imprenditori mercantili che organizzavano spedizioni commerciali per importare e esportare merci. Ha contribuito alla creazione di nuove classi sociali e alla diffusione di nuove tecnologie. Dalle corporazioni artigiane alla manifattura industriale: trasformazione radicale dell’economia europea Le corporazioni artigiane rappresentavano l’organizzazione tradizionale del lavoro artigiano. Esse erano costituite da gruppi di artigiani che si occupavano della produzione di beni tramandati di generazione in generazione. Ogni corporazione artigiana aveva un proprio regolamento e gerarchia interna, ma tutte avevano in comune la limitazione della produzione e della concorrenza. Con l’avvento della manifattura industriale, invece, la produzione si basò su un modello di fabbrica, dove l’organizzazione del lavoro era più efficiente e la produzione più intensiva. La manifattura industriale si basava sull’uso di macchine per la produzione in serie. 6 La formazione dell’imprenditorialità: gli «innovatori»: Gli innovatori rappresentano una delle forze trainanti nella formazione dell’imprenditorialità, grazie alla loro capacità di sviluppare nuove idee e tecnologie, di identificare le opportunità di mercato e di gestire il rischio e gli investimenti necessari per la creazione di nuove imprese e la crescita economica. Origine religiosa dello spirito del capitalismo: Secondo Weber, lo spirito del capitalismo ha origini religiose, in particolare nella dottrina calvinista della predestinazione. Il calvinismo insegnava che alcuni individui erano predestinati da Dio per la salvezza, altri invece alla condanna. Non c’era alcuna possibilità di cambiare il proprio destino, ma i calvinisti credevano che la loro salvezza potesse essere indicata dalla loro vita terrena. Weber sostiene che questa dottrina ha avuto un’influenza determinante sulla formazione dello spirito del capitalismo, ovvero sull’atteggiamento mentale e morale dei capitalisti e degli imprenditori. Si crea una nuova classe sociale la cui ricchezza non dipende più dalle rendite di un patrimonio terriero ereditario, ma dal lavoro e dalla capacità di sfruttare le opportunità di mercato, il cui stile di vita sottolinea le virtù borghesi dell’operosità e del risparmio, piuttosto che il lusso e le raffinatezze aristocratiche. Nell’epoca dell’assolutismo, lo stato si caratterizzava per la centralizzazione del potere nelle mani del sovrano, che aveva il controllo assoluto sulle istituzioni, la burocrazia e l’esercito. Nascita dello stato moderno: si basa sull’idea che il popolo detenga il potere e che i diritti dei cittadini debbano essere riconosciuti e rispettati dalle autorità pubbliche. In quanto individui siamo portatori di alcuni diritti: Diritto di cittadinanza: questo nostro essere individui fa sì che la legge sia eguale per tutti. La volontà del popolo si esprime attraverso il potere autonomo del parlamento: separazione dei poteri. Il rapporto tra governanti e governati viene sottoposto all’imperio di una legge suprema, ossia la costituzione che vincola entrambi a diritti e doveri reciproci. Prima il sovrano faceva la legge a modo suo. Nasce così l’idea dello stato di diritto: forma di organizzazione politica in cui tutti gli organi dello stato e i loro atti sono vincolati al rispetto della legge. Nasce lo stato i cui confini sono quelli di una popolazione che si riconosce per la lingua e per il territorio, e per elementi organizzativi nuovi: - l’esercito: non è più l’esercito del re che ha i suoi fedeli, ma è uno esercito che avviene assoldato dai cittadini; - viene introdotto un prelievo fiscale uguale per tutti e secondo certe regole: si stabilisce che il funzionamento del nostro stare insieme lo paghiamo tutti quanti in base a un certo reddito e chi è esattore delle tasse chiede quella quota non chiede quello che vuole (questo succedeva in passato); 7 - Trasformazione del ruolo del funzionario: diventa un dipendente di questo stato moderno che deve rispettare le leggi e deve prestare fedeltà a questa legge comune per tutti. La sua retribuzione è posta a carico dell’erario - Monopolio monetario: ha permesso agli stati di controllare la circolazione monetaria, di gestire l’economia e di finanziare le proprie attività, creando un sistema fiscale moderno e efficiente; - Nuovo ruolo dello Stato che svolge anche vere e proprie attività economiche - Monopolio della giustizia: la tutela della legge viene data a un apparato che sia in grado di farla valere in modo uguale per tutti. Dallo Stato assoluto allo stato di diritto: Stato assoluto: il sovrano aveva il controllo assoluto del potere politico e della società. Stato di diritto: la legittimità del potere politico non dipendeva più dalla posizione del sovrano, ma dalla legge, che diventa la fonte principale di autorità. Prevedeva che tutti i cittadini fossero sottoposti alle stesse leggi, che fossero chiare, pubbliche e applicate in modo imparziale. LA CULTURA DELLA MODERNITÀ Individualismo e razionalismo INDIVIDUALISMO: l’uomo viene apprezzato per le caratteristiche che lo distinguono dall’altro rendendolo unico. Riconoscimento della libertà di autorealizzazione, gli status acquisiti prevalgono su quelli ascritti, tutti gli uomini hanno uguale dignità e diritti e diritto naturale. Quello che caratterizza la società moderna è il fatto che comincia ad acquisire più importanza lo status acquisito rispetto allo status ascritto. - Status acquisiti: la posizione che riusciamo ad acquisire con il nostro impegno, ragione, desideri - Status ascritti: caratteristiche che derivano dalla nascita (non si possono modificare) es. genere, nazionalità I concetti di uguaglianza e di libertà sono alla base dell’affermazione del valore dell’individuo. - Uguaglianza: tutti gli uomini hanno alla nascita uguale dignità e uguali diritti. - Diritto naturale: prima dell’appartenenza alla società, l’uomo viene al mondo come soggetto titolare di diritti che non derivano dalla società. Diritto naturale e contratto sociale costituiscono i fondamenti dell’individualismo moderno Contratto sociale: patto tra uomini liberi che limitano la propria libertà per dar vita allo stato RAZIONALISMO: cerca di spiegare il comportamento umano in termini di razionalità e logica, senza porre al centro l’individuo. Processo di razionalizzazione: processo che investe e trasforma i processi sociali. Tuttavia non è stato uniforme in tutto il mondo: in alcune società non occidentali, la razionalità ha avuto un ruolo meno centrale e non ha portato alle stesse trasformazioni. Razionalità = pensare in modo logico e coerente, utilizzare la ragione per comprendere la realtà. - Razionalità rispetto al valore: si riferisce alla capacità di prendere decisioni e di agire in modo razionale, ovvero in modo coerente con la logica e il ragionamento 8 - Razionalità rispetto allo scopo: in base ai fini per cui viene utilizzata => può essere considerata: positiva se viene utilizzata per fini giusti e moralmente accettabili negativa se viene utilizzata per fini immorali LEZIONE 9/03/2023 Secondo Weber l’AGIRE SOCIALE è messo in atto da un individuo con l’intenzione orientata all’agire di un altro. Tipologia weberiana dell’azione: - agire razionale rispetto allo scopo: azione pianificata e intenzionale che mira a raggiungere un obiettivo specifico. La persona considera le diverse opzioni disponibili e sceglie la soluzione più appropriata per raggiungere il suo obiettivo (più tipico della società moderna). - agire razionale rispetto al valore: basata sui valori personali o sulle convinzioni della persona che agisce. Non necessariamente ha un obiettivo specifico, ma piuttosto mira a realizzare una determinata idea. - agire affettivo: basata sull’emozione o sull’impulso, senza una vera e propria pianificazione. La persona che agisce in questo modo può non essere consapevole delle conseguenze della sua azione; - agire tradizionale: basata sulla tradizione. La persona che agisce in questo modo segue le norme e le abitudini del suo contesto culturale o sociale senza analizzare criticamente. Teorema di Thomas: una situazione definita dagli attori come reale, diventa reale nelle sue conseguenze, in quanto le azioni possono avere effetti sulla situazione stessa. Questo non significa che la realtà sia completamente soggettiva, ma piuttosto che la realtà sociale è il risultato dell’interazione tra gli individui e il contesto sociale. Profezia che si auto-avvera di Merton: si verifica quando una credenza o un’aspettativa influenzano il comportamento delle persone, portando alla realizzazione della stessa credenza o aspettativa. Questo può influire sulla struttura sociale, creando un’immagine distorta della realtà. Le unità elementari dello stare insieme? Relazione (più superficiale) e l’interazione Quando 2 o più persone orientano reciprocamente le loro azioni stabiliscono una relazione sociale. L’interazione è il processo secondo il quale due o più persone in relazione fra loro agiscono reagendo alle azioni degli altri. Con l’interazione si realizza, si riproduce e si cambia nel tempo il contenuto di una relazione. Le relazioni sociali possono essere: - stabili e profonde (ad esempio il legame familiare tra genitore e figlio), ma anche transitorie e superficiali; - cooperative: obiettivi e fini comuni; - transitorie e superficiali (come nel caso di due conoscenti che frequentano lo stesso bar); 9 - conflittuali: il conflitto può sorgere quando le persone hanno opinioni, interessi o obiettivi diversi. Ma possono essere gestiti e risolti in modo costruttivo, permettendo di migliorare la qualità della relazione tra persone L’interazione è l’elemento che ci porta a costruire i GRUPPI: insieme di individui che interagiscono tra loro secondo modelli, che si definiscono membri del gruppo e definiti tali da altri. Caratteristiche distintive: - Interazione strutturata da modelli: interazione può essere diretta (faccia a faccia) oppure indiretta - Senso di appartenenza (riti di iniziazione per l’ingresso, simboli distintivi) - Identità di gruppo: riconoscimento reciproco dei suoi membri e da parte degli estranei Gruppi primari e gruppi secondari - Primari: sono di piccole dimensioni, con ruoli diffusi, con contenuti affettivi e personalizzati (famiglia) - Secondari: maggiori dimensioni, ruoli specifici, relazioni più fredde (azienda), quindi si tratta di persone con scarsi vincoli affettivi che interagiscono per raggiungere un obiettivo specifico. Funzioni dei gruppi: - Strumentale: il gruppo fornisce risorse e supporto pratico ai suoi membri per aiutarli a raggiungere obiettivi; - Espressiva: il gruppo cerca di soddisfare le esigenze emotive e relazionali dei suoi membri; - Di supporto: il gruppo cerca di dare sostegno per far fronte alle difficoltà e ai problemi che incontrano nella vita quotidiana. Struttura dei gruppi: - Diade: gruppo di 2 persone se uno dei membri decide di uscire dalla relazione, il gruppo scompare interazione più ravvicinata il legame può essere più forte forte coinvolgimento psicologico e affettivo nella relazione - Triade: gruppo di 3 persone A seconda del tipo di relazione che si stabilisce tra loro, si determinano diverse configurazioni di interazione: Mediatore: un membro funge da mediatore tra gli altri due membri, agendo da intermediario nella loro relazione; tertius gaudens: uno dei membri trae vantaggio dal conflitto o dalla tensione tra gli altri due membri; divide et impera: uno dei membri cerca di manipolare l’uno contro l’altro, cercando di dividere e conquistare per ottenere vantaggi personali. I gruppi con numeri pari di componenti mostrano maggiori tassi di disaccordo e antagonismo rispetto ai gruppi con componenti dispari. 10 I gruppi di 5 persone sono funzionali. Sopra 5 il gruppo comincia a essere troppo grande per un’intensa partecipazione diretta Dinamiche di gruppo: - Pressione al conformismo: tendenza delle persone a adattarsi alle opinioni, ai comportamenti o alle norme sociali del gruppo di cui fanno parte. Causato dalla paura di essere esclusi dal gruppo o dal timore di essere giudicati negativamente dal gruppo. - Rifiuto di gruppo - Distribuzione dei ruoli e leadership Criteri di appartenenza: - Gruppi formali: creati e organizzati in modo ufficiale e strutturato per raggiungere obiettivi specifici all’interno di un’organizzazione (team di lavoro); - Gruppi informali: emergono spontaneamente tra i membri di un’organizzazione o di un gruppo sociale; - Gruppi di riferimento: è un gruppo dove la persona non partecipa, ma condivide i fini e sente di poter accettare le regole. Tipi di ruolo: - Ruolo specifico, che riguarda un insieme di comportamenti limitati e precisi - Ruolo diffuso, i comportamenti attesi sono un insieme più ampio e meno definito COMPORTAMENTO COLLETTIVO: è il comportamento relativamente spontaneo e non strutturato di un gruppo di individui che reagiscono ad una situazione di incertezza o di minaccia. 3 tipi di comportamento collettivo: - Panico: reazione collettiva spontanea, che si manifesta di fronte al rischio di subire gravi danni da un evento in corso o annunciato come immediato. Il pericolo può essere reale o solo immaginato; - Folla: insieme di persone riunite in un luogo, che sviluppano umori o atteggiamenti comuni, ai quali possono seguire forme di azione collettiva. - Pubblico: insieme di persone che si confrontano con uno stesso problema, hanno opinioni diverse su come affrontarlo e discutono fra loro a questo riguardo. LE RETI: sono quella cerchia di persone con le quali un soggetto è in contatto e frequenta. I legami fra le persone collegate nelle reti variano per: - Intensità - Frequenza - Contenuto Il concetto di capitale sociale = il patrimonio di relazioni di cui dispone una persona e che questa può dunque impiegare per i suoi scopi ci permette di capire il problema complesso dell’organizzazione sociale. LEZIONE 13/03/2023 11 LE ASSOCIAZIONI: sono gruppi di persone creati per raggiungere un determinato scopo o obiettivo, obiettivo condiviso da tutti i membri e la partecipazione dei soggetti è volontaria e gratuita. Il potere decisionale è del gruppo e non del singolo. LE ORGANIZZAZIONI: insieme di persone che in vista di un obiettivo, individua dei processi di differenziazione e di integrazione tendenzialmente stabili e intenzionali. (l’università è un’organizzazione). Organizzazione come forma di agire che nasce con lo stato moderno. Elementi qualificanti: - Differenziazione: attribuzione di ruoli e compiti - integrazione: importante per la gestione efficace delle organizzazioni e per il raggiungimento di obiettivi (norme e procedure; tecnologie; schemi e programmi d’azione; valori) L’organizzazione non è un qualcosa di fisico ma è un modo di agire. Le organizzazioni, si differenziano dalle associazioni sia per l’obiettivo che può non essere condiviso dai membri del gruppo e per il lavoro che avviene in cambio di denaro. Chi fa cosa? - Verticale: distribuzione autorità gerarchica (c’è qualcuno che a più potere di altri) - Orizzontale: specializzazione funzionale Prodotto/servizio Area geografica Tipologia clientela/utenza Tecnologie adottate Quali sono i diversi ruoli di una organizzazione (meccanismi)? - norme e regole - Adattamento reciproco - Supervisione diretta: interviene il comando di qualcuno e dice cosa fare - Standardizzazione dei processi, dei risultati, delle competenze Per Weber la forma moderna di organizzazione è la burocrazia basata sui principi universalistici e di razionalità. La burocrazia è quel modo di agire guidato dal principio dell’autorità e l’autorità si manifesta nelle regole. È quell’organizzazione al cui interno stanno quelle persone che svolgono compiti necessari e che gli svolgono al meglio essendo preparati. L’ORGANIZZAZIONE BUROCRATICA: il modello ideale di Weber: il modo migliore per dividere i compiti e portarli a integrazione è quello basato sul potere della gerarchia. Il modello burocratico prevedeva: - una rigida divisione del lavoro - presenza di regole generali, severa disciplina e controllo della condotta - candidati selezionati sulla base di qualifiche tecniche - gerarchia degli uffici, ognuno con le sue sfere di competenza 12 - salari stabili pagati in denaro dall’amministrazione - promozione garantita secondo criteri di anzianità - professione svolta in modo esclusivo e continuativo - non divulgazione delle pratiche d’ufficio e rigida separazione tra vita d’ufficio e vita privata dei funzionari; Questo modello è ancora in vigore, anche se nel corso del tempo alcuni aspetti sono modificati: - Attività a tempo pieno: oggi è molto diffuso il part-time; - Non possesso degli strumenti di lavoro: i dirigenti con il proprio computer; - Concorso pubblico: in alcuni livelli ci possono essere delle modalità di chiamata per nomina diretta Le cose che non sono state modificate sono: - dimensione della gerarchia; - regole. Che significato ha il “termine ideale” per Weber? Weber utilizzò il termine “ideale” nel senso di un’idea pura, piuttosto che come condizione perfetta e desiderabile. La burocrazia ideale, secondo Weber, trasformava impiegati di normali capacità in decisori razionali, capaci di servire i loro clienti con imparzialità ed efficienza. Questo tipo ideale di burocrazia non esiste in realtà nella forma pura, ma rappresenta un modello teorico che può essere utilizzato per analizzare e confrontare le diverse forme di organizzazione sociale. Quali sono le finalità del modello di Weber La burocrazia è quel tipo di organizzazione che mira a conseguire efficacia (raggiungimento obiettivo), efficienza (nel miglior modo possibile) ed eguaglianza di trattamento all’interno e all’esterno dell’organizzazione attraverso le norme e regole. La regola consiste nella descrizione di come deve essere fatto un certo comportamento. La regola ha anche la funzione di legittimare la sanzione. Funzioni e disfunzioni delle organizzazioni Merton (1937) Merton: Un’organizzazione in cui prevale la regola è un’organizzazione che fa tendere le persone all’apatia (senza passione, senza interesse). Quando si è pieni di regole da far rispettare non si riesce a farle rispettare tutte, quindi bisogna cedere Il primo elemento negativo delle regole è che non ti danno l’organizzazione smart. Le norme che contraddistinguono le organizzazioni burocratiche hanno diverse funzioni manifeste (deliberate e note). - Esplicativa: forniscono servizi e prodotti ai propri membri in cui operano e promuovono o proteggono gli interessi dei propri membri. - Di schermo: serve a proteggere i membri da azioni legali e per mantenere alta la reputazione. - Di controllo a distanza: si controllano le varie attività attraverso strumenti tecnologici. - Di legittimazione delle punizioni: consentono di rendere prevedibili e di uniformare le sanzioni inflitte ai dipendenti in caso di infrazione 13 … ma hanno anche funzioni latenti o disfunzioni… (non sono intenzionali e / o non vengono riconosciute da molti) - Di “deriva”: i superiori chiudono un occhio sulle violazioni meno importanti per fra rispettare quelle più importanti. Le norme formali non sono rigide, perché ogni situazione richiede flessibilità. - Di “conservazione dell’apatia”: le norme più che risolvere il problema dell’apatia si limitano a definirlo evitando che superi una soglia di tolleranza (non sono motivanti) - Incapacità addestrata di adattarsi al nuovo = l’addestramento troppo specifico si traduce in mancanza di adattabilità nell’applicazione delle norme e in mancato perseguimento degli scopi dell’organizzazione; - Ritualismo burocratico = primato della fedeltà alle norme fine a sé stessa perdendo di vista i fini reali dell’organizzazione; - Spirito di corpo e orgoglio di mestiere = difendere i propri interessi costituiti; - Contrastanti aspettative di burocrazia e di utenza = l’impersonalità della norma si traduce in categorie di utenza mentre l’utente desidera ricevere personalizzazioni e soluzioni specifiche ai sui problemi La burocrazia ha delle funzioni: - Garantire equità e imparzialità di trattamento interno ed esterno - Eliminare occasioni di attriti e rivalità tra i membri Da cui derivano: - Funzionari addestrati e specializzati nelle procedure più adatte ad affrontare i problemi oggetto dell’organizzazione - Procedure standardizzate al massimo per evitare che trattamenti differenziati in casi analoghi possano tradursi in privilegi o abusi - Funzionari scrupolosamente rispettosi delle norme vigenti e nei casi dubbi la struttura fornisce l’interpretazione corretta e ufficiale. Lentezza e circoli viziosi della burocrazia: Crozier: Burocrazia come organizzazione lenta, farraginosa, incapace di correggersi Le organizzazioni burocratiche tendono a essere caratterizzate da una lenta presa di decisioni, inoltre molto spesso c’è la paura dell’incertezza e della responsabilità individuale, in quanto i funzionari burocratici tendono a essere più preoccupati di seguire le procedure formali piuttosto che di raggiungere i risultati desiderati. Questo può portare a una scarsa efficienza, in cui le decisioni vengono prese in modo lento e inefficiente, e alla formazione di circoli viziosi, in cui i problemi si ripetono e si amplificano. Il vero potere c’è l’ha chi in una organizzazione ha la capacità di sfruttare i margini di incertezza presenti in ogni organizzazione. All’interno delle organizzazioni abbiamo a che fare con delle persone che hanno una mente, hanno delle strategie per cercare di non rimanere succubi dell’organizzazione. 14 Questo problema può essere risolto solo attraverso l’eliminazione di alcune delle regole burocratiche superflue e attraverso la promozione di una cultura organizzativa basata sulla responsabilità individuale e sulla flessibilità. Gouldner: afferma che la burocrazia è una struttura gerarchica in cui i ruoli sono definiti in modo rigido. Parla di due tipi di burocrazia: - Burocrazia meccanica: è caratterizzata da un’alta standardizzazione e da una rigidità delle regole e delle procedure. I lavoratori sono considerati intercambiabili e il loro lavoro è altamente strutturato. Spesso associata a lavori di produzione in serie (fabbriche) - Burocrazia professionale: caratterizzata da una maggiore autonomia dei lavoratori e da una maggiore flessibilità nelle regole e nelle procedure. I lavoratori sono altamente qualificati e il loro lavoro richiede una discrezionalità professionale. Spesso associata a professioni come medici, avvocati e insegnanti. Il rispetto della norma avviene se c’è anche la competenza. Queste 2 forme di burocrazia possono coesistere all’interno di un’organizzazione e la scelta tra le due dipende dalle esigenze specifiche dell’organizzazione stessa. Configurazioni organizzative (Mintzberg, 1983): i meccanismi di coordinamento danno vita ad alcuni tipi di organizzazione che MINTZBERG chiama configurazioni organizzative e sono 5 tipi ideali di organizzazione: - Struttura semplice: è caratterizzata da una gestione centralizzata e informale, con poche regole e procedure formali (piccola azienda artigiana). Vige la supervisione diretta. - Burocrazia meccanica: coordinata attraverso la standardizzazione dei compiti e procedure e la gerarchia (es. catena di montaggio). - Burocrazia professionale: si basa sulla competenza e sull’autonomia dei professionisti che lavorano all’interno delle organizzazioni (es. organizzazioni dove lavora un educatore) - Struttura divisionale: prevede una suddivisione dell’organizzazione in divisione autonome, ognuna delle quali è responsabile di un’area di attività specifica. - Adhocrazia: caratterizzata da un’organizzazione flessibile e dinamica, con un’alta capacità di adattamento reciproco. La razionalità è sempre una razionalità limitata, che mira a ottenere risultati soddisfacenti, semplificando la realtà in modelli, che trascurano la catena delle cause e degli effetti oltre un certo orizzonte. Assumendo il concetto di razionalità limitata, si può distinguere fra: - razionalità sinottica: consiste nel poter fare inizialmente delle scelte che tengano conto di tutti i dati rilevanti predisponendo dei mezzi necessari ai fini. - razionalità incrementale o strategica: si riferisce ad attori che non hanno all’inizio idee assolutamente chiare o strategie da mettere in atto. Essa riconosce la possibilità di trovare in un momento successivo mezzi e occasioni che prima non si vedevano o non erano disponibili, di cambiare dunque anche obiettivi cercando accordi e soluzioni soddisfacenti. - razionalità funzionale: è quella di chi si adatta a ordini ricevuti eseguendoli senza errori, o a procedure e obiettivi stabili, senza discuterli 15 - razionalità sostanziale: è quella di chi cerca di comprendere come diversi aspetti di una situazione siano collegati fra loro, interrogandosi sul loro significato e valutandoli in base ai propri criteri di giudizio, anche rispetto ad altre possibilità. LEZIONE 16/03/2023 Il concetto di POTERE viene definito da Weber come la possibilità che un comando riceva obbedienza. Dietro questo concetto troviamo colui che comanda e colui che ubbidisce. Il concetto di potere richiama il concetto di AUTORITÀ (=il potere è legittimato): situazioni in cui ci sono specifici diritti di dare ordini e doveri di obbedire (si instaura una relazione). Conflitto = ha come funzione quello di risaldare i legami interni al gruppo e di affermare l’identità del gruppo. Il conflitto può portare a instaurare nuovi rapporti. Il conflitto svolge alcune funzioni per il gruppo: - stabilisce e mantiene i confini rispetto all’esterno - aumenta la coesione interna - è più intenso tra i gruppi che richiedono un impegno totale della personalità, ma se questi esplodono tendono a essere di particolare intensità e potenzialmente distruttivi delle relazioni di gruppo - può generare nuovi tipi di interazione fra antagonisti Sistema della cultura (lingua, usi e costumi, tradizioni) La Cultura: sistema di informazioni normative più o meno formalizzate, relative ai modi di agire, pensare e sentire praticati in una data comunità, all’interno della quale vengono trasmesse e apprese. SISTEMA: insieme di parti che sono fra loro collegate, e possiede dei confini che la distinguono dall’ambiente (altre culture) INFORMAZIONI: all’interno della cultura troviamo una serie di nozioni, dimensione cognitiva ed emotiva. NORMATIVE: informazioni che hanno funzione di regola, vincolanti in misura diversa. Il processo di trasmissione e apprendimento della cultura si chiama SOCIALIZZAZIONE (= è quel processo nel quale vengono trasmesse le informazioni che sono importanti per l’interazione sociale per lo stare insieme di quella comunità). Può essere più o meno formale e può addirittura culminare nell’interiorizzazione (considerare innato qualcosa che invece si è appreso). SELEZIONE CULTURALE: solo certi aspetti del comportamento e dell’esperienza ricevono valore e vengono tramandati; differenze tra culture. La cultura risente di alcuni LIMITI: - Biologici - Ambiente fisico 16 - Ordinamento sociale: il tipo di organizzazione politica, sociale che troviamo in un certo gruppo LE PARTI DELLA CULTURA: Valori, norme, usi, costume e pratiche sociali, cognizioni e affetti, segnali e simboli valore: altruismo => comportamento: aiutare l’altro I VALORI: insieme di idee e opinioni condivise da una collettività riguardo a ciò che è giusto. (es. accoglienza, difesa, rispetto, lealtà, onestà). Sono CRITERI DI GIUDIZIO che orientano il nostro agire/pensare/sentire o un oggetto sociale. Riguardano ogni campo dell’esperienza perché tutto il nostro agire è animato da valori. I valori sono la dimensione affettiva del nostro comportarsi, coinvolgono sentimenti e emozioni. Si forma così la MAPPA DEI VALORI: permette di individuare quali sono i valori che guidano le azioni e le decisioni di un individuo o di un gruppo. Ogni cultura ha una visione diversa su: o Natura umana: può essere considerato buono o cattivo, modificabile o immodificabile; o Relazione dell’uomo con la natura: sottomissione, armonia, controllo o Rapporto con il tempo: presente, passato, futuro; o Modalità dell’azione umana: l’agire all’essere o al fare o Relazioni interpersonali: gerarchia o scambio paritario Ogni valore segnala che quella dimensione è una dimensione importante per quel gruppo: ogni valore segnala la presenza di un problema che quella società ha creduto di risolvere in un certo modo. I valori ci aiutano a decidere, tuttavia Parsons, ha evidenziato come i valori possono essere contradditori o alternativi tra loro: Gratificazione immediata (affettività) vs gratificazione differita (neutralità affettiva, pazienza, moderazione); - Soddisfare le pulsioni immediate o sospenderne la soddisfazione o rimandarla? Orientamento verso la collettività (amici, famiglia, società) vs orientamento verso il sé; - Contano di più i valori legati al proprio interesse personale o i valori legati al gruppo? Universalismo vs particolarismo; - Trattare gli oggetti (anche come persone) secondo una norma generale eguale per tutti o secondo una norma che ci facciamo su misura? Ascrizione (ciò che sono) vs realizzazione (ciò che faccio); - Trattare l’oggetto per le sue qualità (ciò che è) o per ciò che fa? Diffusività vs specificità; - valutiamo la persona rispetto al proprio ruolo o come persona? La figura dell’educatore verso quale alternativa si collocherà? 17 - Orientamento verso la collettività: privilegiare interessi, scopi - Particolarismo Tuttavia ci sono momenti che bisogna propendere verso un estremo rispetto a un altro LE NORME sono regole di comportamento che ci si aspetta vengano seguite in determinate situazioni. Comprende sia: - norme intese come leggi codificate - regole di buon costume (buone maniere) - regole di cortesia - regole informali che si sono create in un gruppo spontaneamente Comprende regole implicite (non specificate) o esplicite al punto tale da essere codificate. ESEMPI DI NORME: - norme giuridiche (le leggi) = regolano la vita delle relazioni all’interno dello stato; - norme implicite (galateo, buone maniere) = insieme di norme e regole di comportamento che seguiamo quotidianamente e che diamo per scontate; - norme deontologiche: ci sono alcune norme che vengono rispettate e applicate in un gruppo ristretto. NORME SOCIALI: regole di comportamento che definiscono ciò che è accettabile e non nei rapporti interpersonali. Le norme sono accompagnate da punizioni: - se infrangiamo un articolo del codice della strada => sanzione amministrativa - se infrangiamo una regola di buon costume, di cortesia => sanzione sociale: pesano a livello della persona Le norme scritte richiedono un sistema di controlli perché se no perdono di significato cosa che non si riesce a garantire sempre. Il controllo sociale una volta era molto presente, adesso l’individualismo ci porta a non occuparci degli altri, quindi il controllo sociale è molto allentato, però quando agisce non è meno efficace della sanzione amministrativa. USI, COSTUMI E PRATICHE SOCIALI Sono elementi fondamentali della vita di relazione e della società in generale. Queste norme sociali non sono necessariamente codificate in leggi, ma sono comunque considerati importanti e influenzati per guidare il comportamento delle persone nella loro vita di tutti i giorni. Possono riguardare molti aspetti della vita quotidiana, come il modo di vestire, il linguaggio, il comportamento a tavola. Sono parte integrante della cultura e della tradizione di una società e rappresentano un modo per le persone di comunicare tra loro e di stabilire rapporti di reciproco rispetto e comprensione. Pur non essendo codificate in leggi, sono comunque importanti per mantenere l’ordine sociale e il buon funzionamento della vita di comunità. 18 In generale, gli usi, i costumi e le pratiche sociali sono influenzati da diversi fattori, come la storia, la religione, la geografia, la tecnologia e l'economia. Possono variare notevolmente da una cultura all'altra e possono anche evolversi nel tempo a causa di cambiamenti sociali e culturali. COGNIZIONI E AFFETTI o COGNIZIONI: sono costrutti cognitivi che utilizziamo per comprendere la realtà fisica e sociale che ci circonda. Questi costrutti possono essere semplici idee pratiche, come detti, motti e proverbi, o costruzioni teoriche più complesse. o AFFETTI: si riferiscono alle emozioni e ai sentimenti che gli individui provano nei confronti degli altri e della società nel suo insieme. Questi fattori possono influenzare il modo in cui gli individui interagiscono tra di loro e il modo in cui interpretano gli eventi sociali. Insieme, cognizioni e affetti contribuiscono a formare la nostra comprensione della realtà e della nostra relazione con essa, influenzando i nostri pensieri, emozioni e comportamenti. SEGNI E SIMBOLI Vengono usati per comunicare idee complesse in maniera efficace. o SEGNO: entità minima dotata di significato, immediatamente e univocamente interpretabile. Comunica l’esistenza di qualcosa. Il suo valore è informativo e deve essere chiaro (es. stradale, semaforo) => più efficaci delle parole e più sintetici o SIMBOLO: indica qualcosa di assente o nascosto senza dichiararne la presenza. I simboli veicolano spesso emozioni invece di informazioni (es. rosa rappresenta l’amore) e la loro costruzione richiede coinvolgimento dei destinatari-fruitori CAPACITÀ, ABILITÀ, TECNICHE DEL CORPO: sono influenzate dalla cultura in cui viviamo. Modo in cui utilizziamo il corpo per comunicare, attraverso cui apprendiamo. Corporeità per educare. Non esiste alcun impiego del corpo che non sia culturalmente condizionato, neanche quelli che sembrano più "naturali", come mangiare e bere. La cultura controlla non solo il contenuto di ciò che il corpo fa, ma anche la postura del corpo nelle diverse situazioni. Ad esempio, la cultura influisce sul modo in cui ci sediamo e ci muoviamo. Il linguaggio del corpo è un sistema di segni e simboli posturali, gestuali e mimici attraverso il quale vengono trasmesse informazioni, sentimenti ed emozioni. Ad esempio, un sorriso può segnalare approvazione o rifiuto. Questi segnali e simboli sono influenzati dalla cultura e possono variare notevolmente da una cultura all'altra. TECNOLOGIE E MANUFATTI Sono prodotti culturali che incorporano informazioni normative e significati simbolici. Questi oggetti sono prodotti dall'uomo e riflettono i valori, le credenze e le pratiche della cultura in cui sono stati creati. 19 Questi sono gli elementi semplici della cultura, quando questi elementi vengono messi insieme si arriva alle PARTI COMPLESSE DELLA CULTURA => che sono rappresentante da 2 elementi: o i modelli culturali: I modelli culturali sono insiemi di valori, credenze, norme e pratiche che caratterizzano una determinata cultura. Ci forniscono un esempio concreto di come si realizzano le parti più immateriali di una cultura (i valori). I modelli sono collegati a figure o personaggi vissuti (es. Ronaldo => sport; Einstein => scienza). A differenza dei valori, i modelli non lasciano molti gradi di libertà ai propri aderenti. o ideologie: sistema composto da valori e cognizioni, portato avanti in modo esplicito da un gruppo sociale. Ha un carattere orientato all’azione, giustifica e motiva questo orientamento. Agisce su tutta la dimensione emotiva (con un sistema di simboli). Ha un elevato grado di organizzazione e struttura. Ha un forte coinvolgimento rivolto agli interessi generali della società (es. di ideologia famiglia perfetta, femminismo), con intento esplicativo-giustificativo. LEZIONE 30/03/2023 Quali effetti ha/a che cosa serve la cultura? - Conferisce identità - influenza i modi di pensare, di agire e di fare di una certa comunità e ha come conseguenza il CONFORMISMO: adesione (consapevole o meno) alle regole valide nel gruppo o nel contesto sociale, che il soggetto adotta o rispetta nel suo agire La socializzazione è un mezzo per assicurare un buon grado di conformità alle norme. Socializzazione: processo attraverso il quale una società trasmette la propria cultura con il quale dà continuità alla propria identità e garantisce la conformità (= le persone eseguono un comportamento che è coerente con quella che è la posizione all’interno del sistema sociale). A ogni posizione è associata un insieme di compiti che vengono in qualche modo prescritti e attese socialmente. Assicura la continuità sociale: trasmettendo ideali, valori e modelli di comportamento e assicura il controllo sociale, ossia il rispetto da parte dei componenti di un gruppo delle norme e delle aspettative del gruppo. La socializzazione è una forza molto potente perché la propensione alla conformità costituisce la regola più che l’eccezione, per limiti biologici e limiti culturali. I comportamenti complessi non sono predeterminati ma vanno appresi: pochi sono i comportamenti innati e lento è il processo di adattamento all’ambiente. Rimane comunque il ruolo dell’individuo e della sua personalità. Gli agenti di socializzazione sono la famiglia, le scuole, le associazioni, il gruppo dei pari. 20 SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA: avviene nei primi anni di vita e rivolta alla formazione delle competenze di base (linguaggio non solo con la parola ma anche quello del corpo, capacità di stabilire relazioni). Sviluppa motivazioni, forma valori stabili, implica adesione acritica a valori e regole, richiede obbedienza all’autorità. Agenti di socializzazione: famiglia, gruppo dei pari. SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA: inizia quando una persona entra nella scuola. Richiede di acquisire capacità specifiche, comportamenti modificali e implica una valutazione critica e può portare a conflitti di ruoli. Agenzia secondaria: le organizzazioni formali, i mass media, scuola. La socializzazione è un processo continuo (non finiamo mai di apprendere) La socializzazione primaria proprio perché si caratterizza per obbedienza all’autorità e per adesione acritica alle regole, è una socializzazione che è destinata a lasciare un forte segno nelle persone. RISOCIALIZZAZIONE: Ri-apprendimento di valori, ruoli e comportamenti che si sostituiscono ai precedenti (es. quando uno diventa genitore, acquisisci nuovi ruoli e comportamenti). La socializzazione può acquisire declinazioni diverse: i contenuti possono essere anche gli stessi ma le modalità attraverso le quali vengono trasmessi i contenuti sono diversi. I processi di socializzazione sono diversi a seconda di come e dove ci collochiamo nel contesto sociale. Tutto questo insieme di cognizioni, valori, norme e comportamenti aiutano le persone a svolgere quello che è il loro RUOLO= compiti che una persona è tenuta a fare perché si trova in una certa posizione nella società. Il ruolo porta con sé il concetto di aspettativa che gli altri hanno nei nostri confronti. Questo complesso di aspettative è fondamentale per garantire il coordinamento, il funzionamento e l’integrazione sociale. - Il ruolo è l’unità più piccola di un sistema sociale. - I comportamenti di un soggetto sono prevedibili perché calati in ruoli. - La prevedibilità genera aspettative. - Si apprendono tramite socializzazione - il ruolo dà senso a norme e valori. RUOLI ASCRITTI: si ha dalla nascita (genere, etnia, luogo di nascita, cognome…) RUOLI ACQUISITI: ruoli che riusciamo ad acquisire nel corso della nostra vita (divento genitore) Una persona può ricoprire diversi ruoli che possono essere tra loro anche in conflitto. Caratteristiche o variabili strutturali dei ruoli (Parsons): - affettività/neutralità affettiva: ci sono ruoli che devono essere più affettivi e altri più neutrali; 21 - ascrizione/acquisizione: alcuni ruoli hanno alla base status ascritti (figlio, adolescente), altri status acquisiti (amministratore delegato); - universalismo/particolarismo: alcuni ruoli implicano aspettative che le persone siano trattate secondo regole generali, altri prevedono un trattamento particolare delle persone con cui abbiamo date relazioni (non faccio pagare a un fratello il lavoro svolto per lui) - specificità/diffusione: Alcuni ruoli sono specificamente definiti (l’infermiere), altri sono largamente indefiniti (il figlio) - orientamento verso l’io/orientamento verso la collettività: alcuni ruoli prevedono orientamento verso i propri interessi (un commerciante). In altri ruoli (ad es. pubblico ufficiale) ci si attende orientamento verso il bene della collettività. Quando si parla di mancanza di conformità di parla di DEVIANZA= indichiamo ogni atto o comportamento (anche verbale) di una persona o di un gruppo che viola le norme di una collettività, andando incontro a sanzione. LE TEORIE DELLA CRIMINALITÀ: 6 teorie Il primo tipo di spiegazione che è stato dato di questo fenomeno sono le spiegazioni biologiche - Cesare Lombroso: considerò la costituzione fisica come la più potente causa di criminalità. Sostenne che il “delinquente nato” avesse la testa piccola, gli zigomi pronunciati, il naso storto, viso pallido, la barba rada. Sostenne che presentava delle caratteristiche simili a quelle degli animali e dell’uomo primitivo. Si aggiunge l’idea alla quale questa regressione sia trasmessa ereditariamente. La teoria della tensione: trova la motivazione della devianza all’interno di una tensione tra ciò che fa l’individuo e ciò che assetto sociale propone – Emile Durkheim: è colui che pensa che la società sia come un qualcosa di strutturato che sovrasta l’individuo. Parlava anche di homo duplex => coscienza individuale si sovrappone alla coscienza collettiva. Per esprimere questo, Durkheim parlava di densità morale: coscienza che esiste attorno ai valori, divieti, obblighi che legano gli individui attorno all’insieme sociale. Nelle società moderne la coscienza collettiva occupa una sfera ridotta a favore della coscienza individuale. La devianza è il risultato dell’ANOMIA, senza valori e regole condivise, le persone quindi sono senza punti di riferimento. Anomia come venir meno, mancanza e disgregazione di valori. Il comportamento deviante diventa un problema quando diventa rilevante da un punto di vista statistico e sociale (in tanti non rispettano le regole). È la coscienza collettiva che definisce che cosa è deviante, che cosa è criminalità. Il crimine è necessario alla società, indispensabile all’evoluzione morale del diritto; ciò che disfunzionale è il numero elevato di questi comportamenti. 22 Non è la presenza del crimine e della devianza a costituire un’anomalia, ma l’aumento improvviso dell’indice medio di criminalità di una società. Si può parlare di comportamento deviante solo se si concepisce il comportamento sociale come regolato da norme fondate su determinati valori. Si dà il crimine solo se esiste una sanzione penale, che può esserci solo per comportamenti ben individuati dalla legge. La funzione della pena non è quella di eliminare ogni forma di devianza, ma assicurare ai sentimenti collettivi il loro necessario livello di efficacia. – Robert Merton: anche lui parla di anomia => come uno squilibrio tra quelli che sono i valori/mete/obiettivi di una società e quelli che sono gli strumenti che mette a disposizione per raggiungerli. La devianza è provocata dalle situazioni di anomia, che a loro volta nascono da una tensione tra la struttura culturale (che definisce le mete verso le quali tendere e i mezzi con i quali raggiungerle) e la struttura sociale (che determina la distribuzione effettiva delle opportunità necessarie per arrivare a tali mete con quei mezzi). 5 modi di adattamento: - Conformità: accettazione delle mete culturali e dei mezzi per raggiungerle Le altre sono ritenute devianti - Innovazione: si accettano le mete, ma si usano mezzi illeciti per raggiungerle; - Ritualismo: non si accettano le mete, ma si resta attaccati ai mezzi legittimi in modo abitudinario; - Rinuncia: sia ai fini sia ai mezzi; - Ribellione: si sostituiscono le mete e i mezzi con nuove mete e mezzi, con nuovi valori; La teoria del controllo sociale: L’uomo è naturalmente portato a violare più che a rispettare la legge. La conformità la posso ottenere solo attraverso il controllo. I controlli sociali che impediscono alle persone di violare le norme possono essere: - Esterni: sorveglianza esercitata dagli altri - Interni diretti: sentimenti di imbarazzo, vergogna che prova chi trasgredisce - Interni indiretti: legame a figure autorevoli di riferimento La teoria della subcultura: afferma che una persona commette un reato perché parte di una subcultura criminale, con valori diversi dalla società in generale. La mancanza di uguali possibilità di successo fa sì che certi gruppi all’interno della struttura sociale siano sottoposti a maggiore pressione verso la devianza. A essere deviante non è l’individuo, ma il suo gruppo di appartenenza. In questo caso gli individui non violano le norme del proprio gruppo, ma solo quelle della società in generale. 23 Devianza come comportamento collettivo, come processo graduale e continuo. Per attenuare la frustrazione che ne deriva elaborano altri valori, alternativi a quelli della cultura dominante: vogliono lavorare subito, furto, droga, conflitto. La subcultura nasce quando più individui sperimentano in comune l’impossibilità di risolvere i propri problemi e maturano tensioni, frustrazioni, risentimenti, colpa, disperazione. LEZIONE 03/04/2023 La teoria dell’etichettamento: affermano che per capire la devianza, bisogna tener conto della creazione e applicazione delle norme. La devianza è il prodotto dell’interazione tra coloro che creano e fanno applicare le norme e coloro che invece le infrangono. Nessun atto è intrinsecamente deviante, ma è l’etichetta di deviante a renderlo tale (una volta definito psicopatico il paziente è trattato come tale, indipendentemente da come si comporta). Il soggetto definito deviante agisce secondo quanto stabilisce l’etichetta (il tossico si comporta da tossico). Lemert fa una distinzione tra devianza primaria e devianza secondaria - Devianza primaria: quando la violazione di una norma, di una pratica, di una regola viene ignorata e/o non riconosciuta e la persona che l’ha infranta non si considererà un deviante (es. passare con il rosso) => azioni che hanno un rilievo marginale e presto dimenticate. - Devianza secondaria: quando la violazione di una norma, di una pratica, di una regola viene riconosciuta e suscita una reazione di condanna dagli altri che lo considerano deviante (guidare in stato di coscienza alterato e provocare un incidente). Chi compie un atto deviante viene ETICHETTATO come tale e tutte le sue azioni, passate, presenti e future, vengono interpretate secondo tale etichetta (ladro, tossico, alcolista). Tecniche di neutralizzazione: giustificazione che diamo a un comportamento di trasgressione. L’essere etichettato come deviante implica: - l’applicazione di uno stigma sulla persona che ha compiuto l’atto Stigma: marchio con cui la società contrassegna una persona o un gruppo sociale - il conseguente isolamento sociale dal resto della società - la riorganizzazione della propria identità come deviante - l’avvio di una “carriera deviante” => è una vita in cui si succedono una serie di eventi (conflitti con altre persone, crimini ecc..) che ne scandiscono il percorso di devianza. 24 Processo di fissazione dell’identità deviante, da devianza primaria a devianza secondaria: Carcere come istituzione totale ha come scopo quello di sanzionare gli individui che hanno commesso un reato, attraverso la detenzione in un luogo chiuso in cui è fortemente limitata la libertà di movimento del condannato. Teoria della scelta razionale: si considerano i reati come il risultato di un’azione intenzionale. Il reato è compiuto per ricavare benefici maggiori di quelli possibili da attività lecite: guadagno, potere, prestigio e piacere. Colui che trasgredisce la legge va incontro a vari tipi di costi: - costi esterni pubblici = sanzioni legali e di reputazione sociale - costi esterni privati = sanzioni informali come critiche - costi interni = nascono dalla coscienza che fa provare al trasgressore sensi di colpa e di vergogna. CONTROLLO SOCIALE: Metodo usato per fare in modo che i membri di un gruppo rispettino le norme e le aspettative del gruppo. La forma più efficace di controllo sociale è la SOCIALIZZAZIONE. Il processo di socializzazione può fallire o non essere sufficiente, entra in azione il processo esterno di controllo sociale: punizioni e ricompense => sono reazioni sociali alla violazione delle norme. Le prime rivolte per scoraggiare le violazioni, le secondo ad incoraggiare l’adesione alle aspettative sociali. Forme di criminalità: tipi di devianza - attività predatoria comune: insieme di azioni illecite condotte con la forza o l’inganno per impadronirsi dei beni mobili altrui che comportano un contatto fisico diretto. Ne fanno parte due gruppi: o quelli compiuti di nascosto, evitando la vittima o facendo in modo che non si accorga o quelli compiuti con violenza, strappando qualcosa di dosso ad una persona (scippo) o prendendogliela con la minaccia (il furto); - omicidi: o colposo: omicidio che si verifica a causa di negligenza, imprudenza, inosservanza di leggi (automobilista distratto investe un passante uccidendolo) o doloso: chi agisce con la volontà di uccidere - i reati dei “colletti bianchi”, commesso da una persona rispettabile e di alto stato sociale, nel corso della propria occupazione (impiegati, dirigenti). Esempi di reati: corruzione di pubblici ufficiali, il falso in bilancio, l'appropriazione indebita di fondi. - la criminalità organizzata: organizzazione stabile di più persone che forniscono beni e servizi illeciti (vendita di droga, gioco d’azzardo) e che si infiltrano nelle attività economiche lecite. 25 Gli autori dei reati e le loro caratteristiche: o la classe sociale: prima i sociologi sostenevano che i reati venissero compiuti da persone appartenenti alle classi sociali più svantaggiate. Al giorno d’oggi si sostiene che fra classe sociale e criminalità non c’è alcuna relazione. o il genere: in tutti i paesi è molto più probabile che sia un maschio piuttosto che una femmina a violare una norma penale. o l’età: la tendenza al crimine cresce molto rapidamente verso l’età adulta, raggiunge un massimo e in seguito decresce, lentamente, fino agli ultimi anni di vita. SANZIONI: - positive = ricompensano chi rispetta la norma; - negative = puniscono chi non rispetta la norma; - formali = applicate da specifiche autorità (polizia) a cui è stato affidato il compito di assicurare il rispetto delle norme; - informali = spontanee e meno organizzate (famiglia, amici) Diversi sistemi di punizione fra le varie società nella storia: - Faida: vendetta da parte della vittima del reato (o della sua famiglia) nei confronti del colpevole; - Legge del taglione: nel diritto romano “occhio per occhio, dente per dente”; - Sanzioni pecuniarie: espulsione dalla comunità, la tortura o con la pena capitale; - Pena di morte: fucilazione, ghigliottina, sedia elettrica (c’è ancora in 103 paesi: Stati Uniti, Giappone) - Carcere: sistema di punizione, come strumento per colpire i trasgressori; LEZIONE 6/04/2023 DISUGUAGLIANZA SOCIALE, STRATIFICAZIONE, CLASSI SOCIALI Disuguaglianza: condizione in cui si trovano individui che, rispetto ad altri, non godono delle stesse possibilità di accesso a ricompense sociali come denaro, potere e prestigio. Appartenenza etnica, genere ed età incidono ed influenzano le diseguaglianze Stratificazione: struttura sistematica di disuguaglianze economiche e sociali che vengono trasmesse di generazione in generazione, con la conseguente formazione di veri e propri strati sociali. Strato: insieme di individui che godono della stessa quantità di risorse o che occupano la stessa posizione nei rapporti di potere. Classe sociale: gruppo il cui accesso a ricchezza, potere e prestigio è diverso da quello di altri gruppi (i giovani sono un gruppo che ha poco potere, in quanto non hanno tanta possibilità che vengano ascoltati) 26 Sistema delle disuguaglianze strutturali di una società => 2 principali aspetti: - distributivo: riguardante l’ammontare delle ricompense materiali e simboliche ottenute dagli individui e dai gruppi di una società - relazionale: ha a che fare con i rapporti di potere esistenti fra gli attori sociali Gran parte dei sociologi ritiene che la stratificazione sociale sia un fenomeno universale. Anche nelle società più semplici esistono diseguaglianze strutturate basate sul genere o sull’età (gli uomini hanno più prestigio e potere delle donne). Ci sono tuttavia società che pur presentando queste diseguaglianze di genere e di età, sono egualitarie dal punto di vista delle risorse materiali e simboliche: le società di caccia e raccolta. TEORIE DELLA STRATIFICAZIONE 2 sono le più importanti teorie formulate dai sociologi e riguardanti il problema della stratificazione sociale. - LA TEORIA FUNZIONALISTA: nasce da Durkheim L’esistenza delle disuguaglianze sociali è un fatto non solo inevitabile, ma anche necessario al buon funzionamento della società. Le argomentazioni dei funzionalisti sono 4: 1) Non tutte le posizioni presenti in una società hanno la stessa importanza funzionale, è chiaro che se pensiamo al lavoro esistono lavori più funzionali di altri; 2) Il numero delle persone che possono occupare le posizioni più rilevanti è limitato e scarso, le posizioni al vertice non sono per tutti; 3) La conversione delle capacità in competenze implica sacrifici e un lungo periodo di addestramento; 4) Per indurre le persone capaci a sottoporsi a questi sacrifici, è necessario dar loro ricompense materiali e morali, in modo che godano di un livello di reddito e prestigio maggiore. La religione svolge una funzione chiave per la creazione di principi e valori comuni; chi svolge funzioni religiose tende a ricevere ricompense maggiori come rispetto e considerazione sociale. La funzione del governo è importante: chi governa esercita del potere che è in sé una ricompensa, oltre a consentire spesso di acquisire ricchezze e prestigio. Tecnologia: chi ha competenze tecniche in campi particolari ricopre posizioni che ricevono ricompense maggiori rispetto ad altre. - LE TEORIE DEL CONFLITTO: ha come rappresentante Marx Ritengono che le disuguaglianze esistano perché i gruppi sociali che se ne avvantaggiano sono in grado di difenderle dagli attacchi degli altri, in una situazione di conflitto continuo. Marx: interpreta la disuguaglianza prevalentemente con una visione economica. In ogni società una classe domina e controlla i mezzi di produzione (la terra, gli strumenti di lavoro, i fabbricati, le materie prime), mentre la maggioranza della popolazione ne è esclusa: nella società 27 feudale i nobili dominavano sui servi della gleba, nella società capitalista la borghesia domina sul proletariato. Distinzione fra: o Classe in sé: insieme di individui che si trovano nella stessa posizione rispetto alla proprietà dei mezzi di produzione. o Classe per sé: quando gli individui prendevano coscienza di avere degli interessi comuni e di appartenere alla stessa classe. Michels: Vede la disuguaglianza nei rapporti di potere politico ossia quando all’interno di un’organizzazione si crea una distinzione tra coloro che guidano l’organizzazione e coloro che ne fanno parte. Si sviluppa un’oligarchia (governo di pochi), ossia una concentrazione del potere nella classe politica. Classi, ceti e gruppi di potere secondo Weber: Riconduce la disuguaglianza a tre aspetti: economia, cultura e politica. Economia: gli individui si riuniscono sulla base di interessi materiali comuni, formando classi sociali. La disuguaglianza legata alla dimensione economica attiene a due aspetti: o Situazione di mercato: insieme delle ricompense che gli individui ricevono per il loro lavoro (reddito, possibilità di carriera); o Situazione di lavoro: posizioni che gli individui occupano nel processo lavorativo, ossia nella divisione dei compiti e nella gerarchia organizzata del luogo di lavoro. Cultura: gli individui si riuniscono seguendo comuni interessi ideali e dando origine a ceti. Essi sono comunità di persone con uno stesso stile di vita (stesse preferenze di consumo, frequentano gli stessi ambiti) e un senso di appartenenza. Essi si distinguono per il diverso grado di prestigio di cui godono (=riconoscimento che viene attribuito a quella posizione in termine di onore, di stima). Politica: gli individui si associano in partiti o in gruppi di potere per il controllo dell’apparato di dominio. Lenski = in ogni società vi è una pluralità di gerarchie (di reddito, di potere, di istruzione, di prestigio) e ciascun individuo occupa una posizione in ognuna di queste gerarchie. o equilibrio di status => quando una persona si trova in livelli equivalenti nelle diverse gerarchie o squilibrio di status => quando un individuo non si trova allo stesso livello in tutte le gerarchie LE CLASSI NELLE SOCIETÀ MODERNE (libro) La società moderna è caratterizzata dall’uguaglianza di diritto di tutti i suoi membri. Tutti sono uguali davanti alla legge. Ma pur essendo uguali di diritto. I cittadini non lo sono di fatto. 28 Due sono gli schemi di classificazione che oggi vengono usati nella letteratura sociologica internazionale. o Il primo di Sylos Labini si basa sul tipo di reddito percepito da un individuo. 3 grandi categorie di reddito: - la rendita: dei proprietari fondiari - il profitto: dei capitalisti (industriali, agrari) - il salario: degli operai Altre categorie di reddito: - redditi misti: derivano dal lavoro e dal capitale, tipici dei lavoratori autonomi - gli stipendi: degli impiegati - i redditi: di coloro che hanno occupazioni precarie e saltuarie (redditi bassi, incerti e variabili). Inoltre ha distinto 5 grandi classi sociali, ciascuna composta da sottoclassi - Borghesia: formata dai grandi proprietari dei fondi rustici e urbani, dagli imprenditori e dagli alti dirigenti di società per azioni, dai professionisti; - Piccola borghesia relativamente autonoma: lavoratori autonomi come coltivatori diretti, artigiani e commercianti; - Classe media impiegatizia: impiegati pubblici e da quelli privati - Classe operaia: braccianti e dai salariati fissi in agricoltura, dagli operai dell’industria e dell’edilizia e da quelli del terziario; - Sottoproletariato: coloro che restano per lunghi periodi di tempo fuori dalla sfera della produzione, perché disoccupati. o Il secondo schema di Goldthorpe si basa sulla situazione di lavoro e quella di mercato In base alla situazione di lavoro, gli occupanti possono essere distinti in 3 categorie: - gli imprenditori: acquistano il lavoro altrui ed esercitano autorità e controllo su di esso; - i lavoratori autonomi senza dipendenti: non usano il lavoro né vendono il proprio; - i lavoratori dipendenti: vendono il loro lavoro. Le società occidentali sono state attraversate da processi di: - proletarizzazione = il passaggio di una o più persone dalla piccola borghesia al proletariato, ovvero dalla condizione di lavoratore autonomo, proprietario dei mezzi di produzione a quella di lavoratore salariato, dipendente da un imprenditore pubblico o privato. - de-proletarizzazione = passaggio dalla condizione di bracciante o operaio di fabbrica, privo dei mezzi di produzione, a quella di lavoratore autonomo. Definiamo sottoclasse una classe costituita da tutte le persone che si trovano in uno stato permanente di povertà e che, non essendo in grado di procurarsi da vivere con un’attività economica legale, dipendono dall’assistenza pubblica. Due concezioni prevalenti: 29 - concezione culturalista: la sottoclasse è costituita da 3 gruppi (ragazze madri, persone espulse dalla forza lavoro, delinquenti). Le riforme sociali hanno favorito il formarsi, nella sottoclasse, di atteggiamenti di rassegnazione. - Concezione strutturalista: il problema della povertà è quello della mancanza di posti di lavoro che diano un reddito sufficiente per vivere. Distinzione tra: - Reddito: quello che gli individui e le famiglie ricavano dalle più varie fonti (salari, profitti, rendite); - Patrimonio: costituito da tutti i beni mobili e immobili posseduti dagli individui o dalle famiglie; CLASSI E STILI DI VITA L'appartenenza di classe può influenzare in modo significativo la speranza di vita, la vita familiare e l'uso del tempo libero da parte degli individui. - Speranza di vita: oggi in molti paesi il divario nella speranza di vita tra le classi sociali sta diminuendo grazie all'accesso più ampio a servizi sanitari di qualità e ad una migliore alimentazione. Tuttavia, il divario persiste ancora in molti contesti, in particolare nei paesi in via di sviluppo e tra le persone che vivono in povertà. - Vita familiare: L’organizzazione della vita familiare è diversa da quelle che sono le appartenenze. Se si fa parte di classi più agiate si può avere la donna delle pulizie, la babysitter e quindi i genitori possono uscire con gli amici, mentre nelle classi meno agiate devono rimanere a casa a guardare i figli. - Uso del tempo libero: le persone più ricche hanno maggiori possibilità di accedere ad attività culturali e sportive costose, mentre le persone delle classi meno agiate tendono a preferire forme di intrattenimento più economiche e accessibili, come la televisione. Mobilità individuale e collettiva: passaggio da uno strato all’altro della società Mobilità individuale: cambiamenti nella posizione di un individuo all’interno di un sistema di stratificazione: - Mobilità orizzontale: cambiamento nella posizione di un individuo che non influisce sul suo status sociale (es. cambio di lavoro ma non di status); - Mobilità verticale: cambiamento per cui un individuo viene a trovarsi in una posizione sociale superiore o inferiore a quella originaria; si ha una mobilità ascendente se viene raggiunta una posizione più elevata, mentre una mobilità discente se si va in una posizione sociale inferiore Mobilità collettiva: cambiamenti nei gruppi ai quali appartengono gli individui (classi). DISUGUAGLIANZA ETNICA: a determinare disu0guaglianza è anche l’appartenenza etnica Gruppo etnico: persone che condividono una lingua, una religione, un'origine storica comune, oppure da un insieme di valori e tradizioni culturali. Gli appartenenti al gruppo si considerano diversi dal resto della società. 30 Gruppo razziale: insieme di esseri umani contraddistinto da una combinazione di caratteri biologici ereditari, che includono tipicamente il colore della pelle, i tratti somatici e la statura (condividono caratteristiche fisiche e biologiche). Oggi, tuttavia, si riconosce che i gruppi razziali sono più un prodotto dalla percezione sociale che non un dato di fatto biologico. Il fatto di appartenenza a uno specifico gruppo etnico influenza le esperienze di una persona, ad esempio nella distribuzione delle ricompense sociali come denaro, prestigio e potere. Minoranza: gruppo di persone che, a causa di caratteristiche fisiche o culturali, sono isolate dagli altri membri della società in cui vivono e vengono trattate in modo diverso e diseguale, quindi si considerano oggetto di discriminazione collettiva. Discriminazione: consiste nel trattare attivamente in modo diverso membri di una minoranza a causa di presunte caratteristiche negative. Si può nutrire un pregiudizio senza discriminare, ma si può anche discriminare senza pregiudizio. Pregiudizio: giudizio dato prima, con una valutazione positiva o negativa di un gruppo sociale e dei suoi componenti. È accompagnato da un sentimento di antipatia fondato su una generalizzazione falsa e inflessibile. Può essere diretto verso un gruppo nel suo complesso o verso un singolo individuo. La discriminazione di solito nasce dal pregiudizio che a sua volta riflette stereotipi (= positivi o negativi, accurati o superficiali). Gli stereotipi nascono dall’incontro tra membri di gruppi e associati all’appartenenza a un gruppo. GENERE E DISUGUAGLIANZA Le differenze tra uomini e donne sono di tipo biologico (sesso) e altre di tipo socioculturale (genere). I sociologi studiano le differenze tra uomini e donne articolandole in 4 componenti: - Sesso biologico: trova un fondamento nelle caratteristiche fisiche che definiscono una persona come maschio e femmina; - Identità di genere: percezione di sé stessi, ossia del fatto che ci sentiamo come maschi o femmine; non sempre segue la biologia; - Ideale di genere: aspettative culturali relative ai comportamenti maschili e femminili; - Ruolo di genere: divisione sessuale del lavoro, dei diritti e delle responsabilità. Differenze di responsabilità, potere e prestigio tra uomini e donne in alcuni ambiti istituzionali: - Famiglia: suddivisione lavoro domestico ed extradomestico tra maschio e femmina; - Sistema scolastico: rendimento scolastico diversificato tra maschi e femmine (quest’ultimo sembrano che vadano meglio) - Lavoro: tipologie di lavoro (lavori attribuiti solo alla donna, remunerazione diversa) 31 Età e disuguaglianza: - Status di età: posizione sociale assegnata in base all’età che hai (bambino, adolescente, giovane, anziano); - Ruoli di età: aspettative sociali riguardo lo svolgimento di determinate attività a seconda dell’età => se sei un bambino non hai diritto di voto; - Basi sociali del ciclo di vita: ha un suo percorso, si riconoscono delle fasi e hanno un riconoscimento che viene dato socialmente; - Riti di passaggio: eventi che sanciscono il passaggio degli individui ai loro nuovi ruoli e facilitano la socializzazione ad essi; L’età si accompagna a una difficoltà di entrata nel mondo del lavoro e quindi abbiamo dei redditi precari => essere giovani diventa anche un motivo per essere più poveri e meno accesso alla ricchezza e prestigio. La società per funzionare ha bisogno di varie cose nel suo insieme, tutto ciò richiede diverse competenze e mansioni che vengono affidate a persone diverse. Questa differenza genera una diseguaglianza in funzione di garantire determinate cose di cui la società ha bisogno. La diseguaglianza deriva dal fatto che a queste diversi compiti che vengono richiesti si attribuisce una diversa importanza sia in termini di riconoscimento, sia di potere che di retribuzione. Non è qualcosa di patologico ma evidenzia qualche disaccordo all’interno della società ad esempio la prospettiva che attribuiamo a Merton: la diseguaglianza derivi da una discrepanza tra quelle che sono le finalità che una società propone come obiettivi da raggiungere e quelli che sono i mezzi che la stessa società mette a disposizione. Quando diventa qualcosa di negativo la disuguaglianza? Quando la differenza diventa oggetto voluto per mettere ai margini/discriminare il gruppo o il singolo individuo che è portatore di questo elemento di differenza che può essere il colore della pelle oppure il genere o l’età. Una situazione che sono conseguenza negativa della diseguaglianza sono tutte le situazioni che possiamo ricondurre al fenomeno della povertà. COORTI E GENERAZIONI: (libro) Coorte: insieme di persone che vivono uno stesso evento nello stesso momento (es. Nascita) Generazione: coloro che ne fanno parte hanno la stessa collocazione nello spazio storico-sociale e sono esposti a influenze culturali dello stesso tipo. Le varie fasi nel corso della vita sono segnate dai riti di passaggio (es. la nascita, la gioventù, la maturità, il fidanzamento e il matrimonio) => costituito da tre fasi: o La separazione: una persona abbandona la posizione e le forme di comportamento precedenti (il bambino appena nato, viene separato dal mondo precedente, la madre); o La transizione: il soggetto non si trova né da una parte, né dall’altra. Si trova in uno spazio intermedio tra lo stato di partenza e quello di arrivo (il bambino viene recluso in casa dopo la nascita per un certo numero di giorni); 32 o L’aggregazione: una persona viene reintrodotta nella società: è di nuovo in uno stato relativamente stabile e ha diritti e doveri precisi (dare il nome al bambino appena nato). La pubertà è il passaggio dalla condizione fisiologica del bambino a quella fisiologica dell’adulto, caratterizzata dallo sviluppo degli organi sessuali, dei caratteri sessuali secondari e dell’accrescimento scheletrico e muscolare. La gioventù è il passaggio dallo status sociale di bambino a quello di adulto ma si diventa adulti quando si varcano alcune soglie come: - Completamento del percorso formativo; - Trova un’occupazione stabile; - Lascia casa dei genitori; - È sposato; - Diventa per la prima volta padre o madre. Terza età e pensionamento Il concetto di “vecchiaia” è stato sostituito dal termine “terza età” => fase della vita che inizia con la pensione ed è caratterizzata da un grande aumento di tempo libero e possibilità di realizzazione personale. Questa si distingue dalla “quarta età” che è caratterizzata invece dalla dipendenza fisica dagli altri. LEZIONE 18/04/2023 Uno degli effetti della disuguaglianza è la POVERTÀ perché consiste in una differenza nell’accesso alle risorse materiali e simboliche, legata a una diversa posizione che le persone hanno nella società. POVERTÀ e PROCESSI DI IMPOVERIMENTO L’analisi empirica La povertà è una grande mancanza sia di risorse economiche ma non solo ad esempio culturali. Quando la differenza nell’accesso a risorse monetarie, di potere e di riconoscimento è tale che le risorse a disposizione di un gruppo sono assenti o limitate quella forma di diseguaglianza prende il nome di POVERTÀ. La povertà può essere considerata sia come una condizione che come un processo dinamico. Processo in quanto gli individui possono passare da una condizione di benessere a una di povertà o viceversa. La povertà come condizione significa parlare di carenze su diversi fronti dal punto di vista delle condizioni materiali (beni che ci servono per vivere: casa), da quello economico (reddito) oppure da un’altra serie di risorse ad esempio sociali (relazioni: possiamo avere pochi rapporti; intellettuali: un titolo di studio basso o nemmeno quello) che sono connessi l’uno con l’altro ciò fa sì che si possa creare una molteplicità concomitante di carenze che portano a una deprivazione inaccettabile. Si crea quello che viene chiamato circolo vizioso della povertà (si determinano situazioni per cui la carenza di una dimensione crea a catena la mancanza di altre dimensioni). 33 Viene utilizzata la dimensione economica perché è la dimensione che molto spesso è quella dalla quale i processi di impoverimento hanno origine infatti diventa il requisito/strumento di base per poter accedere a tutta una serie di risorse materiali che mi consentono di sviluppare una serie di risorse sociali. Inoltre viene utilizzata perché tra le diverse dimensioni è quella che per certi aspetti è più semplice da rilevare. Townsend ha introdotto la linea della povertà per individuare il livello di reddito al di sotto del quale una persona viene considerata povera. Inoltre parla di povertà relativa riferendosi alla condizione di chi non è in grado di raggiungere il livello di vita medio della società in cui vive. Non è solo legata a deprivazioni materiali (alimentazione, alloggio, lavoro) ma anche deprivazioni sociali (istruzione, relazioni) che consentono a una persona di partecipare appieno alla vita della comunità in cui vive. La povertà assoluta si riferisce alla mancanza di beni e servizi essenziali per vivere ad esempio il cibo e l’alloggio. Parlare di povertà significa parlare di una condizione multidimensionale che assume declinazioni diverse (relativa) a seconda del luogo e del momento in cui ci troviamo. APPROCCIO DELLA CAPACITAZIONE di SEN: è uno dei principali approcci alla povertà in quanto considera la povertà non solo come mancanza di reddito, ma come la preclusione delle persone nel realizzare i propri sogni e aspirazioni. L'approccio si focalizza sulle capacità delle persone, ovvero ciò che sono in grado di fare e di realizzare nella loro vita. Secondo Sen, la povertà non dovrebbe essere valutata solo in termini di reddito, ma anche in termini di capacità e di funzionamenti. La dimensione delle capacità si riferisce alla capacità delle persone di fare ciò che desiderano nella vita, di raggiungere obiettivi e di avere accesso alle opportunità e risorse. La povertà si verifica quando le persone non hanno le capacità o le competenze necessarie per sfruttare le opportunità che sono a loro disposizione. La dimensione dei funzionamenti, invece, si riferisce alla capacità delle persone di vivere una vita dignitosa e soddisfacente, di fare ciò che desiderano e di raggiungere i loro obiettivi. La povertà si verifica quando le persone non sono in grado di raggiungere i loro obiettivi o di vivere una vita soddisfacente a causa di fattori come la malattia, la disabilità, la mancanza di accesso all'istruzione e all'assistenza sanitaria. Nussbaum declina il concetto di capacità distinguendo: o Le capacita di base: quelle necessarie per la sopravvivenza umana e il funzionamento fisico e psicologico; o Le capacità interne: caratteristiche e abilità acquisite e sviluppate attraverso l’interazione con l’ambiente; o Le capacità combinate: ciò che la persona riesce a sviluppare attraverso le condizioni in cui si trova (economiche, sociali, politiche e familiari). Alle persone dovrebbero essere garantite capacità legate a tutte queste dimensioni 34 Nella valutazione del livello di benessere di un individuo vanno considerate soprattutto le capacità combinate (quelle che vanno a potenziare quelle di base e interne) in quanto le altre capacità non sono sufficienti. La Nussbaum declina una serie di capacità che dovrebbero essere garantite sempre: o Possibilità di non morire prematuramente o Godere di una buona salute, possibilità di nutrirsi e di avere un’abitazione adeguata o Possibilità di spostarsi liberamente o Ridere, giocare e godere di attività ricreative o Essere capaci di vivere in relazione con gli altri o Essere in grado di immaginare, pensare e ragionare, di accedere ai livelli di istruzione di base MISURARE LA POVERTÀ Per affrontare la questione della povertà, il primo passo è identificare chi sono i poveri. È la società che stabilisce le soglie di reddito per determinare chi è povero e chi no. Una volta individuato chi è povero, è necessario quantificare il numero di persone povere attraverso l'aggregazione dei dati e quindi costruire degli indici di povertà per valutare la sua entità. I due indici più comuni sono la povertà relativa e la povertà assoluta. Quale unità di misura utilizziamo per identificare chi è povero e chi no? Il REDDITO: o Facile da rilevare; o È un indicatore neutrale nel senso che non è influenzato da come vengono spesi i soldi; o È meno soggetto a fluttuazioni nel tempo; o Comporta che non sempre è disposizione in quanto c’è un buon livello di evasione fiscale; o C’è un diverso controllo sul reddito da parte dei diversi membri della famiglia Il CONSUMO: o Stabilità nel tempo delle spese (a volte c’è, altre no) o Influenzato dalle preferenze individuali o Difficoltà a misurare alcune componenti del consumo (es. beni durevoli) o La propensione al consumo è soggetta alle variazioni legate all’età La povertà può manifestarsi in situazioni di povertà assoluta coloro che non dispongono delle risorse minime necessarie per soddisfare un insieme di bisogni essenziali (trasporti, spese per la salute, istruzione), alla povertà relativa, in cui le persone hanno un reddito inferiore rispetto alla media della società in cui vivono. SOGLIE DIFFERENZIATE DI POVERTÀ: o Famiglie “sicuramente povere”: 20% sotto la linea standard o Famiglie “appena povere”: 10 % sotto o Famiglie “quasi povere”: sopra il 10% o Famiglie “sicuramente non povere”: superiori alla soglia del 20% 35 LA PERCEZIONE SOGGETTIVA Oltre alla rilevazione oggettiva con le unità di misura (reddito e consumo), si fanno delle rilevazioni relative alla percezione. Non sempre la percezione soggettiva corrisponde con quella oggettiva. Disagio economico: intendiamo quella percezione soggettiva della propria dotazione economica e ciò che con questi soldi riesco a fare INTEGRARE APPROCCIO OGGETTIVO E SOGGETTIVO o Famiglie “consapevolmente povere”: oggettivamente e soggettivamente povere o Famiglie “soggettivamente povere”: oggettivamente non povere ma che si considerano tali o Famiglie “apparentemente povere”: oggettivamente povere ma che non si considerano tali o Famiglie “consapevolmente non povere”: né oggettivamente né soggettivamente povere AGGREGAZIONE: si costruiscono degli indici: misura di sintesi dei diversi redditi o Indice di diffusione o di incidenza: “quanti sono i poveri” => è data dalla somma dei poveri diviso il totale della popolazione. o Indice di intensità: indica “quanto poveri sono i poveri”, misura la distanza del reddito dei poveri dalla linea della povertà. IL MODELLO ITALIANO DI POVERTÀ: chiamato modello italiano per la divisione tra Nord e Sud La povertà ha cominciato a emergere nel dopoguerra Anni venti – anni 50: la povertà era limitata da alcuni contesti e da alcune categorie => soprattutto nelle aree di montagna e in particolare nel Mezzogiorno. Contadini poveri, vaga