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LA PSICOPATOLOGIA NON ESISTE UN COMPORTAMENTO CHE REANDE REALMENTE QUALCUNO ANORMALE, MA VI POSSONO ESSERE INDICATORI ED ELEMENTI DELLA ANORMALITÀ INDICATORI DI ANORMALITÀ CULTURA E ANORMALITÀ Diviene importante tenere conto delle differenze transculturali che rendono...

LA PSICOPATOLOGIA NON ESISTE UN COMPORTAMENTO CHE REANDE REALMENTE QUALCUNO ANORMALE, MA VI POSSONO ESSERE INDICATORI ED ELEMENTI DELLA ANORMALITÀ INDICATORI DI ANORMALITÀ CULTURA E ANORMALITÀ Diviene importante tenere conto delle differenze transculturali che rendono variabile e mutevole la definizione di disturbo mentale: credere nei poteri curativi degli sciamani e culturalmente «normale» per i nativi dell’America del Nord, mentre non lo è per noi occidentali. “Le diagnosi cliniche sono importan3 perché consentono al medico di orientarsi in qualche modo, ma non servono ad aiutare il paziente. Il fa=o decisivo è il problema della sua «storia», perché essa sola mostra lo sfondo umano e l'umana sofferenza: e solo allora la terapia medica può me=ersi all'opera” (Jung, 1921; p. 162) Il processo diagnos3co dovrebbe essere visto come sistema in cui si alternano e si intersecano momen. ogge0vi e momen. sogge0vi e in cui convivono strumen. di misura e vissu. sogge0vi, definizione e dialogo. La diagnosi è un processo di conoscenza. L’obie0vo non è collocare il paziente all’interno di una mala0a ma di vederne la totalità dinamica. La comprensione del comportamento patologico non si è evoluta senza intoppi o uniformemente nel corso dei secoli. Psichiatria Psicopatologia Sigmud Freud descri,va fenomenologica Modello Principio di Modelli diatesi familiare causalità stress sistemico mul:pla Modelli socio- psico-biologici 7 La psicopatologia si occupa della comprensione della natura, delle cause e del trattamento dei disturbi mentali. Karl Jaspers, nel 1913, pubblica un testo intitolato “Psicopatologia generale! “...Jaspers infatti non cerca tanto le “cause” della follia, ma appunto il suo senso per il singolo individuo che ne è affetto. Un senso che in qualche misura può esser diltheyanamente compreso, più che spiegato, all’interno di una cornice opaca, eppure luminosa, che è l’enigma dell’umano...” (De Fiore, 2012) Quando è patologico? Quando un sintomo/funzionamento diventa persistente e pervasivo Parlare di disada*amento o disfunzioni è insufficiente: occorre aggiungere alla dimensione ogge7va del disada*amento la dimensione sogge7va dello stato di malessere/sofferenza e benessere Condizioni psicopatologiche possono non essere vissute con un’esperienza sogge5va consapevole di intensa sofferenza. Egodistonia vs egosintonia Si collocano accanto e ad integrazione dei colloqui clinici. TEST PSICODIAGNOSTICI I test vanno considerati come “strumenti” che AUTOVALUTATIVI potenziano il lavoro di esplorazione del colloquio clinico e che forniscono "misurazioni" di specifici costrutti. Complesso processo di raccolta, analisi ed elaborazione delle informazioni finalizzato a comprendere lo stato psicologico e delineare un possibile trattamento ESAME PSICODIAGNOSTICO N.B.: non si tratta di una passiva raccolta di informazioni! L'esame psicodiagnostico non opera nell'ottica della classificazione nosografica. Per condurre l'esame psicodiagnostico lo psicologo MODELLO utilizza 3 classi principali di informazioni: MULTIDIMENSIONALE: canale verbale osservazione diretta del comportamento registrazione strumentale dell'attivazione psicofisiologica del soggetto IL MANUALE DIAGNOSTICO E STATISTICO DEI DISTURBI MENTALI (DSM) IL MANUALE DIAGNOSTICO E STATISTICO DEI DISTURBI MENTALI (DSM) Il manuale, secondo gli intendimenti degli autori e dell'APA, è: Nosograf ico: i quadri sintomatologici sono descritti a prescindere dal vissuto del singolo, e sono valutati in base a casistiche frequenziali. Ateoretico: non si basa su nessun tipo di approccio teorico, né compor tamentista, né cognitivista, né psicoanalitico, ecc. (Non propone ipotesi esplicative) DSM-5 Quella del DSM è una nosograf ia descrittiva che basa la diagnosi sullʼidentif icazione di segni e sintomi osser vabili dal clinico o autoriferiti dal paziente, al f ine di ridurre lʼinterpretazione soggettiva e il ricorso a costrutti non operazionalizzabili. Tale scelta consente di avere un vocabolario «ateoretico» e un codice comune per formulare le diagnosi in campo psichiatrico. Che cosʼè il DSM? Il più diffuso e influente testo di psichiatria nel mondo occidentale, pubblicato dallʼAPA. Contiene descrizioni, sintomi e criteri per la diagnosi dei Disturbi Mentali. Rappresenta una delle nosografie psichiatriche più utilizzate a livello internazionale e un fondamentale punto di riferimento per la pianificazione dei trattamenti, poiché si ritiene che solo unʼaccurata diagnosi possa condurre a piani di trattamento adeguati. Edizioni del DSM DSM-I 1952 DSM-II 1968 DSM-III 1980 DSM-III-R 1987 DSM-IV 1994 DSM-IV-TR 2000 DSM-5 2013 Le prime due edizioni (DSM-I e DSM-II) offrivano descrizioni sintetiche di un numero ridotto di disturbi di cui elencavano segni e sintomi; diagnosi che risultavano spesso essere t r o p p o d i s t a n t i d a l l ʼe s p e r i e n z a c l i n i c a. C o n i l D S M - I I I e D S M - I I I - R s i a s s i s t e a d u n a v e r a e p r o p r i a s v o l t a v e r s o l ʼe l a b o r a z i o n e d i una tassonomia dei disturbi più valida, attendibile e utile alla pratica clinica. Si è passati da un approccio monotetico (DSM-I-II) ad uno politetico: per fare diagnosi non era più necessario che venissero soddisfatti tutti i criteri proposti dal manuale ma solo un certo numero di soglia (cut-off ) *La diagnosi monotetica identifica un gruppo di criteri specifici per disturbo, ed implica che, per fare diagnosi di quel disturbo, tutti i criteri debbano essere soddisfatti. La diagnosi politetica implica che, per diagnosticare un dato disturbo, deve essere soddisfatto un certo numero di criteri stabiliti. I l c r i t e r i o d i s i g n i fi c a t i v i t à c l i n i c a ( c u t - o ff ) , a n c h ʼe s s o i n t r i n s e c o c o n l a p u b b l i c a z i o n e d e l DSM-III, ha definito una soglia diagnostica oltre la quale era possibile fare diagnosi di un dato disturbo e sotto il quale, a prescindere dalla presenza di segni clinici rilevanti, non poteva essere fatta. Con il DSM-III e il DSM-III-R, è stato adottato per la prima volta un sistema multi- a s s i a l e , m a n t e n u t o s i n o a l D S M - I V -T R e d e l i m i n a t o n e l D S M - 5. Q u e s t o s i s t e m a permetteva di valutare di valutare i pazienti lungo 5 dimensioni o assi or togonali: Asse I, preposto alla diagnosi delle sindromi cliniche Asse II, preposto alla valutazione delle condizioni psicopatologiche e del ritardo mentale Asse III, per la rilevazione delle condizioni mediche generali del paziente A s s e I V, p e r i p r o b l e m i p s i c o s o c i a l i e a m b i e n t a l i c u i i l p a z i e n t e è e s p o s t o A s s e V, p e r l a v a l u t a z i o n e d e l f u n z i o n a m e n t o g l o b a l e Il DSM-IV-TR ha proposto, inoltre, lʼetichetta di Disturbo Non Altrimenti Specificato al fine di completare tutti quei casi in cui le manifestazioni cliniche riportate dai pazienti determinavano una compromissione del funzionamento e uno stato di sofferenza clinicamente significativo, ma che non soddisfacevano i numeri di criteri necessari per la diagnosi di un disturbo specifico contemplato dal manuale. Limiti Lʼapproccio categoriale e politetico del DSM non dice nulla sul significato che il soggetto attribuisce ai sintomi e rischia di penalizzare le diversità nella manifestazione clinica di uno stesso disturbo (per esempio due pazienti a cui viene diagnosticato un disturbo borderline possono presentare tratti del carattere anche molto diversi tra loro oppure molto simili, ma vissuti in modo diverso). Un buon approccio diagnostico dovrebbe saper coniugare lʼaspetto nomotetico della diagnosi con quello idiografico della formulazione del caso, tenendo conto anche di dimensioni quali le emozioni prevalenti, le capacità relazionali, i modi di pensare, comportarsi e reagire, le capacità e gli stili di regolazione delle emozioni e dellʼautostima, il mondo rappresentazionale della persona etc.. DSM-5 non DSM- V I l nuovo DSM- 5, pubbl i c at o nel maggi o 2013 dal l ’ APA, è f r ut t o di un pr oc es s o di r ev i s i one, r i v i s i t az i one e modi f i c az i one del l a pr ec edent e edi z i one ( i l DSM- I V) i ni z i at o nel 1999 e dur at o ol t r e di ec i anni , pr omos s o i n c ol l abor az i one c on l ’ I s t i t ut o Naz i onal e del l a Sal ut e Ment al e e l ’ OMS ( Or gani z z az i one Mondi al e del l a Sani t à). I nnanz i t ut t o una pi ccol a not az i one: c ont r ar i ament e ai pr ec edent i DSM c he v eni v ano c ont r as s egnat i c on numer i r omani ( es DSM- I V). I l nuovo v ol ume, s i c hi ama DSM- 5 ( numer o ar abo). Il DSM-5 introduce un modello ibrido, che affianca un approccio dimensionale a quello categoriale/politetico: non viene più valutata solo la presenza/ assenza dei sintomi, ma anche la loro gravità, intensità e frequenza. S e i l D S M - I V- T R d e f i n i v a i l « d i s t u r b o m e n t a l e » c o m e « u n c o m p o r t a m e n t o c l i n i c a m e n t e significativo o una sindrome psicologica o un pattern tipicamente associato con un sintomo penoso o una limitazione in uno o più aree del funzionamento». Il DSM-5 definisce il «disturbo mentale» come “una sindrome caratterizzata da un’alterazione clinicamente significativa della sfera cognitiva, della regolazione delle emozioni o del comportamento di un individuo che riflette una disfunzione nei processi b i o l o g i c i , p s i c o l o g i c i , e v o l u t i v i c h e s o t t e n d o n o i l f u n z i o n a m e n t o m e n t a l e ” ( A PA , 2 0 1 4 , p. 22). I l D S M- 5 i n o l t r e t i e n e c o n t o d e l l e d i f f e r e n z e t r a n s c u l t u r a l i c h e r e n d o n o v a r i a b i l e e mu t e v o l e l a d e f i n i z i o n e d i d i s t u r b o me n t a l e : c r e d e r e n e i p o t e r i c u r a t i v i d e g l i s c i a ma n i e c u l t u r a l me n t e « n o r ma l e » p e r i n a t i v i d e l l ’ A me r i c a d e l N o r d , me n t r e n o n l o è p e r n o i o c c i d e n t a l i. DIFFERENZE STRUTTURALI DSM-IV-TR DSM-5 ASSE I: Disturbi clinici e altre Sezione I: Principi fondamentali alterazioni che possono essere oggetto di attenzione clinica Sezione II: Criteri diagnostici e codici ASSE II: Disturbi di personalità e ritardo mentale Sezione III: Proposte di nuovi ASSE III: Condizioni mediche generali modelli e strumenti di valutazione ASSE IV: Problemi psicosociali ed ambientali ASSE V: Valutazione del funzionamento globale DSM-5 è organizzato in tre sezioni: La Sezione I: Principi fondamentali, fornisce un orientamento generale rispetto agli scopi, alla struttura, al contenuto e all'impiego del DSM-5. La Sezione II: Criteri diagnostici e codici, è dedicata alla descrizione dei quadri clinici e psicopatologici. Raggruppa tutti i disturbi mentali in un'unica sezione e li presenta seguendo un ordine di esposizione basato sull'età d'esordio La Sezione III: Proposte di nuovi modelli e strumenti di valutazione, comprende le scale di valutazione dimensionali, il WHODAS, l'Intervista per l'inquadramento culturale, un modello alternativo per diagnosticare i disturbi di personalità e le condizioni psicopatologiche che necessitano di ulteriori studi. Infine, in Appendice troviamo un capitolo dedicato alle principali differenze tra DSM-IV e DSM-5, i glossari dei termini tecnici e dei concetti culturali di sofferenza, una legenda che illustra la corrispondenza tra i codici alfanumerici delle diagnosi DSM e quelli dell'ICD-9 e 10 e gli elenchi dei consulenti e collaboratori. DSM-5 STRUTTURA Categorie diagnostiche DSM-IV-TR (2000) Categorie diagnostiche DSM-5 (2013) 1. Disturbi solitamente diagnosticati per la 1. Disturbi del neurosviluppo prima volta nell'infanzia, nell'adolescenza e nella 2. Disturbi dello spettro della schizofrenia e altri disturbi psicotici prima età adulta 3. Disturbi bipolari e disturbi correlati 2. Delirium, demenza, disturbi amnestici e altri 4. Disturbi depressivi disturbi cognitivi 5. Disturbi d'ansia. 3. Disturbi mentali dovuti a una condizione 6. Disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi correlati medica generale 7. Disturbi correlati a eventi traumatici e stressanti 4. Disturbi correlati a sostanze 8. Disturbi dissociativi 5. Schizofrenia e altri disturbi psicotici 9. Disturbo da sintomi somatici e disturbi correlati 6. Disturbi dell'umore 10. Disturbi della nutrizione e dell'alimentazione 7. Disturbi d'ansia 11. Disturbi dell'evacuazione 8. Disturbi somatoformi 12. Disturbi del sonno-veglia 9. Disturbi fittizi 13. Disfunzioni sessuali 10. Disturbi dissociativi 14. Disforia di genere 11. Disturbi sessuali e dell'identità di genere 15. Disturbi da comportamento dirompente, del controllo degli 12. Disturbi dell'alimentazione impulsi e della condotta. 13. Disturbi del sonno 16. Disturbi correlati a sostanze e disturbi da addiction 14. Disturbi del controllo degli impulsi non 17. Disturbi neurocognitivi altrimenti specificati 18. Disturbi di personalità 15. Disturbi dell'adattamento 19. Disturbi parafiliaci 16. Altri disturbi che possono essere oggetto 20. Altri disturbi mentali di attenzione clinica 21. Disturbi del movimento indotti da farmaci e altre reazioni avverse ai farmaci 22. Altre condizioni che possono essere oggetto di *Nel DSM-5, le macro-categorie diagnostiche sono passate da un totale di 16 (esclusi i disturbi di personalità e il ritardo mentale diagnosticati nell'Asse Il del DSM-IV.TR) a un attenzione clinica totale di 22 (inclusi i disturbi di personalità e il ritardo mentale, ora inserito nella categoria dei disturbi del neurosviluppo). SEGNO SEGNALE E SINTOMO SEGNO = manifestazione che il bambino me0e in a0o a0raverso comportamen4 di varia natura, che vengono le9 dal suo contesto SEGNALE = segno che viene le0o e trasformato nell’indicatore di un disagio presente nel bambino SINTOMO = trasformazione, da parte dei professionis4 della psiche, del segnale in un indicatore, insieme con altri, della presenza di un quadro psicopatologico, che assume significato all’interno del sistema di riferimento teorico-metodologico del professionista stesso QUADRO = insieme di segni di disagio, ricorrente in una determinata cultura, rela4vamente a un certo periodo dello sviluppo PANICO, ANSIA, CAPITOLO 6 OSSESSIONI E RELATIVI DISTURBI DISTURBI D’ANSIA I disturbi d’ansia comprendono quei disturbi che condividono caratteristiche di paura e ansia eccessive. La paura è la risposta emotiva ad una minaccia imminente, reale o percepita. E’ associata a picchi di attivazione autonomica necessaria alla lotta o alla fuga, a pensieri di pericolo immediato e a comportamenti volti alla fuga. L’ansia è l’anticipazione di una minaccia futura. E’ associata a tensione muscolare e alla vigilanza in preparazione al pericolo futuro, e a comportamenti di evitamento. I disturbi d’ansia differiscono dalla normale paura o ansia evolutive perché sono eccessivi o persistenti. DISTURBI Si può ipotizzare una patologia ansiosa quando la reazione d’allarme insorge in assenza di uno stimolo adeguato per natura o intensità a determinarla; quando i livelli d’ansia sono troppo intensi o quando le D’ANSIA risposte comportamentali si rivelano poco congrue e non vantaggiose per l’individuo. Per orientarsi nella complessa nosografia è importante comprendere: 1)La situazione o l’oggetto che attivano la reazione di paura, ansia e evitamento 2)Il contenuto dei pensieri e delle credenze a esso associati. Inoltre, si deve tener conto anche del fatto che esistono fobie e paure considerate normali in età evolutiva e nell’infanzia, transitorie e di breve durata. LE COMPONENTI DELL’ANSIA COGNITIVE FISIOLOGICHE COMPORTAMENTALI Preoccupazione per pericoli Stato di tensione e Massiccia tendenza ad futuri. iperattivazione cronico. evitare le situazioni in cui Mancanza di controllo. si potrebbe andare No attacco/fuga, ma incontro al pericolo. Valutare in modo irrealistico preparazione della la realtà. risposta nel caso si Autosvalutazione. presentasse il pericolo. Catastrofizzazione. Mutismo selettivo A. Costante incapacità di parlare in situazioni sociali specifiche in cui ci si aspetta che si parli (per es., a scuola), nonostante si sia in grado di parlare in altre situazioni. B. La condizione interferisce con i risultati scolastici o lavorativi o con la comunicazione sociale. C. La durata della condizione è di almeno 1 mese (non limitato al primo mese di scuola). D. L’incapacità di parlare non è dovuta al fatto che non si conosce, o non si è a proprio agio con, il tipo di linguaggio richiesto dalla situazione sociale. E. La condizione non è meglio spiegata da un disturbo della comunicazione (per es., disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia) e non si manifesta esclusivamente durante il decorso di disturbi dello spettro dell’autismo, schizofrenia o altri disturbi psicotici. FOBIA SPECIFICA A.Paura o ansia marcate verso un oggetto o situazione specifici (per es., volare, altezze, animali, ricevere un’iniezione, vedere il sangue). Note: Nei bambini, la paura o l’ansia possono essere espresse da pianto, scoppi di collera, immobilizzazione (freezing) o aggrappamento (clinging). B.La situazione o l’oggetto fobici provocano quasi sempre immediata paura o ansia. C.La situazione o l’oggetto fobici vengono attivamente evitati, oppure sopportati con paure o ansia intense. D.La paura o l’ansia sono sproporzionate rispetto al reale pericolo rappresentato dall’oggetto o dalla situazione specifici e al contesto socioculturale. E.La paura, l’ansia o l’evitamento sono persistenti e durano tipicamente per 6 mesi o più. F. La paura, l’ansia o l’evitamento causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. G.Il disturbo non è meglio spiegato dai sintomi di un altro disturbo mentale, tra cui la paura, l’ansia e l’evitamento di situazioni associate a sintomi simili al panico o ad altri sintomi invalidanti (come nell’agorafobia); oggetti o situazioni legate a ossessioni (come nel disturbo ossessivo- compulsivo); ricordi di eventi traumatici (come nel disturbo da stress post-traumatico); separazione da casa o dalle figure di attaccamento; o situazioni sociali. Specificare se: Animale, Ambiente naturale, Sangue-iniezioni-ferite, Situazionale, Altro. A.Paura o ansia marcate relative a una o più situazioni sociali nelle quali l’individuo è esposto al possibile esame degli altri. Gli esempi comprendono interazioni sociali (per es., avere una conversazione, incontrare persone sconosciute), essere osservati (per es., mentre si mangia o si beve) ed eseguire una prestazione di fronte ad altri (per es., fare un discorso). Nota: Nei bambini, l’ansia deve manifestarsi in contesti in cui vi sono coetanei e non solo nell’interazione con gli adulti. B.L’individuo teme che agirà in modo tale o manifesterà sintomi di ansia che saranno valutati negativamente (cioè saranno umilianti o imbarazzanti; porteranno al rifiuto o risulteranno offensivi per altri). DISTURBO C.Le situazioni sociali temute provocano quasi invariabilmente paura o ansia. Nota: Nei bambini, la paura o l’ansia possono essere espresse piangendo, con scoppi di collera, con immobilizzazione (freezing), aggruppamento (clinging), ritiro (shrinking), oppure non riuscendo a parlare durante le interazioni sociali. D’ANSIA D. Le situazioni sociali temute sono evitate oppure sopportate con paura o ansia intense. E.La paura o l’ansia sono sproporzionate rispetto alla reale minaccia posta dalla situazione SOCIALE sociale e al contesto socioculturale. F.La paura, l’ansia o l’evitamento sono persistenti e durano tipicamente 6 mesi o più. G. La paura, l’ansia o l’evitamento causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. H.La paura, l’ansia o l’evitamento non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza (per es., una droga, un farmaco) o a un’altra condizione medica. I.La paura, l’ansia o l’evitamento non sono meglio spiegati dai sintomi di un altro disturbo mentale, come disturbo di panico, disturbo di dismorfismo corporeo o disturbo dello spettro dell’autismo. J. Se è presente un’altra condizione medica (per es., malattia di Parkinson, obesità, deturpazione da ustione o ferita), la paura, l’ansia o l’evitamento sono chiaramente non correlati oppure eccessivi. Disturbo da panico (1) A. Ricorrenti attacchi di panico inaspettati. Un attacco di panico consiste nella comparsa improvvisa di paura o disagio intensi che raggiunge il picco in pochi minuti, periodo durante il quale si verificano quattro (o più) dei seguenti sintomi: Nota: La comparsa improvvisa può verificarsi a partire da uno stato di quiete oppure da uno stato ansioso. 1. Palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia. 2. Sudorazione. 3. Tremori fini o a grandi scosse. 4. Dispnea o sensazione di soffocamento. 5. Sensazione di asfissia. 6. Dolore o fastidio al petto. 7. Nausea o disturbi addominali. 8. Sensazioni di vertigine, di instabilità, di “testa leggera” o di svenimento. 9. Brividi o vampate di calore. 10.Parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio). 11.Derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi). 12.Paura di perdere il controllo o di “impazzire”. 13.Paura di morire. Nota: Possono essere osservati sintomi specifici per cultura (per es., tinnito, dolore al collo, cefalea, urla o pianto incontrollato). Tali sintomi non dovrebbero essere considerati come uno dei quattro sintomi richiesti. Disturbo da panico (2) B. Almeno uno degli attacchi è stato seguito da un mese (o più) di uno o entrambi i seguenti sintomi: 1. Preoccupazione persistente per l’insorgere di altri attacchi o per le loro conseguenze (per es., perdere il controllo, avere un attacco cardiaco, “impazzire”). 2. Significativa alterazione disadattiva del comportamento correlata agli attacchi (per es., comportamenti pianificati al fine di evitare di avere attacchi di panico, come l’evitamento dell’esercizio fisico oppure di situazioni non familiari). C. L’alterazione non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza (per es., una droga, un farmaco) o di un’altra condizione medica (per es., ipertiroidismo, disturbi cardiopolmonari). D. Gli attacchi di panico non sono meglio spiegati da un altro disturbo mentale (per es., gli attacchi di panico non si verificano solo in risposta a una situazione sociale temuta, come nel disturbo d’ansia sociale; in risposta a un oggetto o a una situazione fobica circoscritti, come nella fobia specifica; in risposta a ossessioni, come nel disturbo ossessivo- compulsivo; in risposta al ricordo di un evento traumatico, come nel disturbo da stress post-traumatico; oppure in risposta alla separazione dalle figure di attaccamento A. Paura o ansia marcate relative a due (o più) delle seguenti cinque situazioni: DISTURBO DA PANICO (1) 1.Utilizzo dei trasporti pubblici (per es., automobili, bus, treni, navi, aerei). 2.Trovarsi in spazi aperti (per es., parcheggi, mercati, ponti). DISTURBO DA PANICO (2) 3.Trovarsi in spazi chiusi (per es., negozi, teatri, cinema). 4.Stare in fila oppure tra la folla. 5.Essere A. Ricorrenti attacchi di panico inaspettati. Un attacco di panico fuori nella consiste casacomparsa da soli. improvvisa di paura o disagio intensi che raggiunge il picco in pochi minuti, periodo durante il quale si verificano quattro (o più) dei seguenti sintomi: Nota: La comparsa B. Almeno improvvisa unopuò verificarsi degli a partire attacchi da B. unoseguito è stato stato di quiete da un L’individuo oppure mese teme da(o o evitaunopiù stato ) diansioso. queste uno o a causa di pensieri legati al fatto che potrebbe situazioni essere difficile fuggire oppure che potrebbe non essere disponibile soccorso nell’eventualità che si entrambi 1. Palpitazioni, i seguenti cardiopalmo sintomi: o tachicardia. sviluppino sintomi simili al panico o altri sintomi invalidanti o imbarazzanti (per es., negli anziani 1. Preoccupazione persistente paura per di cadere, l’insorgere dipaura dell’incontinenza). altri attacchi o per le loro 2. Sudorazione. conseguenze (per es., perdereC.il controllo, avere un attacco cardiaco, AGORAFOBIA 3. Tremori fini o a grandi scosse. La situazione agorafobica provoca quasi sempre paura o ansia. “impazzire”). 4. Dispnea o sensazione di soffocamento. 2. Significativa D. Le situazioni alterazione disadattiva agorafobiche correlata del comportamento vengono attivamente agli evitate, o richiedono la presenza di un accompagnatore, o vengono sopportate con paura o ansia intense. 5. attacchi (per es., comportamenti pianificati al fine di evitare di avere Sensazione di asfissia. attacchi di panico, come l’evitamento dell’esercizio E. La paura fisico o l’ansia sono oppure di rispetto al reale pericolo posto dalla situazione sproporzionate 6. Dolore o fastidiosituazioni al petto. non familiari) agorafobica e al contesto socioculturale. 7. Nausea o disturbi addominali. F. La paura, l’ansia o l’evitamento sono persistenti, e durano tipicamente 6 mesi o più. 8. Sensazioni di vertigine, di instabilità, di “testa leggera” o di svenimento. C. L’alterazione non è attribuibile agliG.effetti fisiologici La paura, l’ansiadio una sostanza l’evitamento (per disagio causano es., clinicamente significativo o compromissione 9. Brividiuna o vampate droga,di calore. un farmaco) del funzionamento o di un’altra condizione condizione in ambito sociale, lavorativo medica (per es., ipertiroidismo, o in altre aree importanti. H. Se è presente un’altra medica (per es., sindrome dell’intestino irritabile, malattia di Parkinson), la paura, disturbi 10.Parestesie cardiopolmonari). (sensazioni di torpore o di formicolio). l’ansia o l’evitamento sono chiaramente eccessivi. 11.Derealizzazione D. Gli(sensazione attacchididiirrealtà panico ) o depersonalizzazione H. La(essere non sono meglio distaccati spiegati paura, da da l’ansia sealtro stessi).disturbo ounl’evitamento mentale non sono meglio spiegati dai sintomi di un altro disturbo 12.Paura (per es., gli di perdere attacchi il controllo o di di panico “impazzire”. mentale: ad solo non si verificano esempio, i sintomi a in risposta nonuna sono limitati alla fobia specifica, tipo situazionale; non situazione coinvolgono solamente situazioni sociali (come nel disturbo d’ansia sociale); e non sono legati sociale temuta, come nel disturbo d’ansia sociale; in esclusivamente risposta (come a ossessioni a un nel oggetto disturbo o ossessivo-compulsivo), a una a difetti o imperfezioni 13.Paura di morire. situazione fobica circoscritti, come nella fobianell’aspetto percepiti specifica;fisico in risposta (come nel a disturbo ossessioni,di dismorfismo corporeo), a ricordi di eventi comeessere Nota: Possono nel osservati disturbosintomi ossessivo- compulsivo; specifici per traumatici cultura (per (come in risposta es., tinnito, nel ricordo al dolore disturbo al da un di stress collo, cefalea, post-traumatico), evento urla o pianto oppure a timore della separazione (come incontrollato). Tali sintomi non dovrebbero essere consideratinelcomedisturbo uno deid’ansia quattrodisintomi separazione). richiesti. traumatico, come nel disturbo da stress post-traumatico; oppure in risposta alla separazione dalle figure di attaccamento Nota: L’agorafobia è diagnosticata indipendentemente dalla presenza di disturbo di panico. Se la presentazione di un individuo soddisfa i criteri per il disturbo di panico e per l’agorafobia, dovrebbero essere poste entrambe le diagnosi A. Paura o ansia eccessiva e inappropriata rispetto allo stadio di sviluppo che riguarda la separazione da coloro a cui l’individuo è attaccato, come evidenziato da tre (o più) dei seguenti criteri: LE COMPONENTI DELL’ANSIA 1.Ricorrente ed eccessivo disagio quando si prevede o si sperimenta la separazione da casa o dalle principali figure di attaccamento. 2.Persistente ed eccessiva preoccupazione riguardo alla perdita delle figure di attaccamento, o alla possibilità che accada loro qualcosa di dannoso, come malattie, ferite, catastrofi o morte. 3. Persistente ed eccessiva preoccupazione riguardo al fatto che un evento imprevisto comporti separazione dalla principale figura di attaccamento (per es., perdersi, essere rapito/a, avere un incidente, ammalarsi). DISTURBO COGNITIVE FISIOLOGICHE COMPORTAMENTALI 4.Persistente riluttanza o rifiuto di uscire di casa per andare a scuola, al lavoro o altrove per paura della separazione. 5.Persistente ed eccessiva paura di, o riluttanza a, stare da soli o senza le principali figure di D’ANSIA DA attaccamento a casa o in altri ambienti. Preoccupazione per pericoli Stato di tensione e Massiccia tendenza ad 6.Persistente riluttanza o rifiuto di dormire fuori casa o di andare a dormire senza avere vicino una futuri. iperattivazione delle principali figurecronico. di attaccamento. evitare le situazioni in cui SEPARAZIONE Mancanza di controllo. Valutare in modo irrealistico la realtà. No attacco/fuga, 7. Ripetuti preparazione incubi che implicano 8.Ripetute lamenteledella si potrebbe andare ma il tema della separazione. incontro al pericolo. di sintomi fisici (per es., mal di testa, dolori di stomaco, nausea, vomito) quando risposta nel caso si si verifica o si prevede la separazione dalle principali figure di attaccamento. Autosvalutazione. presentasse B. il pericolo. La paura, l’ansia o I’evitamento sono persistenti, con una durata di almeno 4 settimane nei bambini e adolescenti, e tipicamente 6 mesi o più negli adulti. Catastrofizzazione. C. Il disturbo causa disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. D. Il disturbo non è meglio spiegato da un altro disturbo mentale, come il rifiuto di uscire di casa a causa di un’eccessiva resistenza al cambiamento nel disturbo dello spettro dell’autismo; deliri e allucinazioni riguardanti la separazione nei disturbi psicotici; il rifiuto di uscire in assenza di un accompagnatore fidato nell’agorafobia; preoccupazioni riguardanti la malattia o altri danni che possono capitare a persone significative nel disturbo d’ansia generalizzata; oppure preoccupazioni relative all’avere una malattia nel disturbo da ansia di malattia. A. Ansia e preoccupazione (attesa apprensiva) eccessive, che si manifestano per la maggior parte dei giorni per almeno 6 mesi, relative a una quantità di eventi o di attività (come prestazioni lavorative o scolastiche). B. L’individuo ha difficoltà nel controllare la preoccupazione. C. L’ansia e la preoccupazione sono associate a tre (o più) dei sei seguenti sintomi (con almeno alcuni sintomi presenti per la maggior parte dei giorni negli ultimi 6 mesi). Nota: Nei bambini è richiesto solo un item. 1.Irrequietezza, o sentirsi tesi/e, “con i nervi a fior di pelle”. 2.Facile affaticamento. DISTURBO 3.Difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria. D’ANSIA 4. Irritabilità. 5. Tensione muscolare. GENERALIZZATA 6.Alterazioni del sonno (difficoltà a addormentarsi o a mantenere il sonno, o sonno inquieto e insoddisfacente). D. L’ansia, la preoccupazione o i sintomi fisici causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. E. La condizione non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza (per es., una droga, un farmaco) o di un’altra condizione medica (per es., ipertiroidismo). F. Il disturbo non è meglio spiegato da un altro disturbo mentale (per es., l’ansia o il timore di avere attacchi di panico nel disturbo di panico, la valutazione negativa nel disturbo d’ansia sociale [fobia sociale], la contaminazione o altre ossessioni nel disturbo ossessivo-compulsivo, la separazione dalle figure di attaccamento nel disturbo d’ansia di separazione, i ricordi di eventi traumatici nel disturbo da stress post-traumatico, il prendere peso nell’anoressia nervosa, le lamentele fisiche nel disturbo da sintomi somatici, i difetti percepiti nell’aspetto fisico nel disturbo di dismorfismo corporeo, l’avere una grave malattia nel disturbo da ansia di malattia, oppure il contenuto di convinzioni deliranti nella schizofrenia o nel disturbo delirante) Stress: «a non-specific response of the body to any demand for change» Selye H., 1998. DISTRESS: EUSTRESS: fear of cancer recurrence increased energy surgery-related pain motivated uncertainty about the future as increased focus core manifestations creates excitment lack of sleep increased self-efficacy fatigue increased productivity «È la risposta non specifica dell'organismo ad ogni richiesta di cambiamento effettuata su di esso». Come tale, esso può essere prodotto da una gamma estremamente ampia di stimoli denominati stressors. L’ASSE IPOTALAMO-IPOFISI-SURRENE LO STRESS, L’INFIAMMAZIONE, LA DEPRESSIONE E IL DISTURBO CARDIOVASCOLARE Modello di come i processi infiammatori medino le relazioni tra i fattori di stress cronici, i sintomi depressivi e le malattie cardiache. I fattori di stress attivano il sistema immunitario in modo da produrre un’infiammazione persistente e cronica. Con un’esposizione a lungo termine ai prodotti molecolari di infiammazione, le persone tendono a sviluppare sintomi di depressione e la progressione della malattia cardiaca. IL CERCHIO DEL PANICO DISTURBO OSSESSIVO- COMPULSIVO E DISTURBI CORRELATI Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) Disturbo di dismorfismo corporeo Disturbo da accumulo Tricotillomania (disturbo da strappamento di peli) Disturbo da escoriazione (stuzzicamento della pelle) Disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi correlati indotto da sostanze/farmaci Disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi correlati ad altra condizione medica Disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi correlati con altra specificazione Disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi correlati senza specificazione Il disturbo ossessivo-compulsivo, anche chiamato DOC, è un disturbo caratterizzato da ossessioni e compulsioni. Le ossessioni sono pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti in qualche momento nel corso del disturbo come intrusivi e indesiderati e che, nella maggior parte degli individui, causano ansia e disagio marcati. Il soggetto cerca di evitare o sopprimere questi pensieri, impulsi o immagini o di neutralizzarli attraverso le compulsioni. Le compulsioni sono comportamenti ripetitivi (es. lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (es. pregare, contare, ripetere parole mentalmente) che il soggetto si sente obbligato a mettere in atto in risposta a un’ossessione o secondo regole che devono essere applicate rigidamente. I comportamenti e le azioni mentali sono volte a prevenire o ridurre l’ansia o il disagio e a prevenire alcune situazioni temuti. Le ossessioni o compulsioni fanno consumare tempo all’individuo. Disturbo ossessivo-compulsivo VS Disturbo ossessivo- compulsivo di personalità: Preoccupazione per l’ordine Attenzione eccessiva ai dettagli Perfezionismo Eccessivamente dediti al lavoro e alla produttività Scrupolosa e intransigente moralità Incapacità di disfarsi di oggetti di poco valore o consumati Difficoltà nel delegare Modalità di spesa improntata all’avarizia Il Disturbo da Dismorfismo Corporeo (DDC) nel DSM-IV-TR veniva classificato come un disturbo somatoforme in quanto include la preoccupazione relaCva ad alcuni aspeD del corpo. Nel DSM-5 è stato rimosso dalla categoria somatoforme e inserito nella categoria DOC e disturbi correla;. Le persone affe@e da DDC sono ossessionate da uno o più difeB percepi; o immagina; nel loro aspe@o, al punto da credere fermamente di essere bruB o sfiga. Disturbo da accumulo Il disturbo da accumulo è cara0erizzato da una persistente difficoltà di eliminare o di separarsi dai propri possedimen4, indipendentemente dal loro valore effe9vo. Questa difficoltà comporta l'accumulo di beni che conges4onano e ingombrano le zone vivibili al punto tale che l'u4lizzo delle aree è sostanzialmente compromesso. Le persone affe@e dal disturbo da accumulo possono acquistare o non essere in grado di bu@are via numerosi oggeB apparentemente inu;li o di valore molto limitato, in parte a causa dell'a@accamento emo;vo che sviluppano nei confron; di ques; oggeB. In più, le loro abitazioni sono estremamente cao;che al punto da interferire con le normali aBvità che altrimen; sarebbero possibili, come pulire, cucinare o camminare per la casa. Nei casi più gravi alcuni pazien; possono essere le@eralmente sepol; vivi nella propria casa dagli oggeB che hanno accumulato. La trico=llomania ha come sintomo principale lo strapparsi i peli o i capelli da qualsiasi parte del corpo (più spesso la testa, le sopracciglia o le braccia), che porta a un'evidente perdita di peli o di capelli. Nelle versioni preceden4 del DSM, la trico4llomania veniva conce0ualizzata come un disturbo del controllo degli impulsi. Nel DSM-5 essa viene inserita nella categoria Disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi correla4. Lo strapparsi i capelli è spesso preceduto da un senso crescente di tensione seguito da piacere, gra4ficazione e sollievo quando i capelli o i peli sono sta4 es4rpa4. I sintomi possono causare disagio o compromissione in alcune importan4 aree di funzionamento. Di solito si manifesta quando la persona è da sola (o con dei familiari stre9) e la persona spesso esamina le radici dei capelli estra9 e di solito si passa la ciocca tra i den4 e/o la mangia. L'esordio può avvenire durante l'infanzia o successivamente, e l'esordio post- puberale è associato a un'evoluzione più grave del disturbo. La personalità è ciò che ci differenzia rendendoci unici, ma anche ciò che ci accomuna rendendoci simili LA Il significato del termine personalità va riferito sia ad un criterio di “comunanza” (un insieme di caratteristiche, disposizioni, modi PERSONALITÀ di agire comuni a diversi individui) sia ad un criterio di “singolarità” ( che ci guida a riconoscere le combinazioni di tratti, atteggiamenti e comportamenti che distinguono una persona rispetto alle altre) Organizzazione stabile e coerente di tratti, intesi come modalità di sentire, pensare, agire che sono proprie di un soggetto e che si configurano come coerenti con la propria Definizione di storia di vita, facendo da sfondo alle condotte personali, Personalità agli stili cognitivi, alle strategie motivazionali, alle costellazioni emotivo-affettive, ai pattern di interazione e relazione interpersonale. G. Allport (1897- 1967) K. Jaspers ( 1883 – 1969) H. Eyesenck (1916 – 1997) T. Million ( 1928 – 2014) TEMPERAMENTO TRATTI CARATTERE Nel border le difese immature servono a compensare l’esame di realtà Nel nevroGco esempio rimozione vs repressione (repressione è conscia; rimozione inconscia)

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