RIASSUNTO FERRERO.PDF
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2009
Laura Ferrero
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This document is a research summary by Laura Ferrero on the experiences of Egyptian women migrating to Turin, Italy. It examines the societal and historical context leading to the migration, focusing on the role of women in these movements.
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Zeinab è una donna egiziana che vive a Torino. Due anni dopo il suo primo incontro, Laura Ferrero si recò in Egitto per esplorare i contesti di origine degli egiziani residenti a Torino. Spostamento, relazione tra luoghi lontani e immaginario sono le tre dimensioni necessarie per riempire le esperie...
Zeinab è una donna egiziana che vive a Torino. Due anni dopo il suo primo incontro, Laura Ferrero si recò in Egitto per esplorare i contesti di origine degli egiziani residenti a Torino. Spostamento, relazione tra luoghi lontani e immaginario sono le tre dimensioni necessarie per riempire le esperienze individuali dei ussi migratori. Spostamento: La globalizzazione è stata descritta come un’era dominata da viaggi rapidi e facili. Però lo spostamento può essere lento, costoso e pericoloso. La centralità della mobilità nell’era contemporanea non dipende solo dalle persone che si spostano internamente, ma soprattutto dal fatto che sempre più persone hanno l’ambizione di muoversi rischiando la loro vita. Italia ed Egitto hanno ra orzato il loro legame dall’ottocento poiché gli italiani sono stati a lungo una delle comunità straniere più numerose. Il libro si occupa di quel fenomeno che, dalla ne degli anni 70, a ripopolato le rotte tra l’Italia e l’Egitto, in tre fasi: 1. Inizialmente riguardava le classi sociali più benestanti, che si mossero verso i centri urbani. 2. Poi i lavoratori di strati sociali più bassi, che si stabilirono nelle zone rurali 3. Poi, dagli anni 90, ci fu un fenomeno di massa Fu un fenomeno prevalentemente maschile. Le donne erano chiamati in causa in quanto mogli di migranti che subivano conseguenze dell’assenza dei mariti. Dagli anni 90, il radicamento delle comunità egiziane in Europa ha portato a vari ricongiungimenti familiari, con l’aumento del numero delle donne. Per loro si delinea un percorso migratorio che prende avvio dal matrimonio con un partner già trasferitosi. Questo libro si pone in continuità con gli studi sulle mogli dei migranti in Egitto da un lato, dall’altro si presenta come un elemento di novità perché accompagna in Italia le mogli che vengono ricongiunte per mettere in relazione i contesti di partenza e di arrivo. Pensare che le donne ricongiunte lo facciano solo per la sfera privata, appartiene agli stereotipi sulla famiglia araba tradizionale. Dagli anni 80, ci fu l’urgenza di descrivere i fenomeni migratori da una prospettiva di genere. Se criticava l’idea che la donna mi grasse solo seguito del marito, e si spostava l’attenzione sull’esperienza delle donne che prendono l’iniziativa. Focalizzandosi sugli aspetti peculiari dell’emigrazioni femminili si fa un “compensatory approach” secondo Lutz. Il nostro paese rappresenta un’anomalia perché sono proprio le donne sole le protagoniste delle prime esperienze di radicamento: eritree, latino-americane che no dagli anni 70 arrivarono come collaboratrice nel lavoro domestico. Dagli anni 90, alla presenza di queste donne si aggiunse quella delle mogli ricongiunte. Dalla metà degli anni 90 si è assistito a un cambio di paradigma negli studi di genere, sancito dal passaggio da i women’s studies ai gender studies, con attenzione verso i processi di costruzione sociale della maschilità e della femminilità. Dire che la migrazione è un fenomeno gendered signi ca a ermare che, anche se gli spostamenti li riguardano in ugual misura, uomini e donne non si muovono con gli stessi canali, con gli stessi obiettivi, e attribuendo all’esperienza lo stesso signi cato. La migrazione è anche gendering, ovvero creatrice di nuove dinamiche di genere. Relazioni Le relazioni in cui si so erma sono quelle a ettive e di appartenenza.la famiglia sarà la protagonista: è il riferimento emotivo costante delle donne, ed è il contesto in cui le relazioni di genere prendono forma. In ne, la mobilità femminile si realizza principalmente sottoforma di ricongiungimenti familiari. Le famiglie transnazionali sono chiamate a sostituire l’idea di un’unità statica basata sulla copresenza, con un’idea di famiglia uida. Le responsabilità reciproche vengono negoziate: si vive a distanza, ma si manifesta alleanza, identità multipla e ciò che fa parte del “familyhood”. L’ambito domestico è il contesto dove si matura la scelta di partire e si raccolgono le risorse necessarie. Studiare le famiglie migranti ha signi cato osservare l’Egitto, l’Italia, ma anche quel contesto deterritorializzato che è il campo sociale transnazionale. Un ruolo chiave nel catalizzare l’interesse intorno alle famiglie è stato giocato dalla Maternita’ transnazionale. La famiglia e le ristrutturazioni dei ruoli hanno assunto una posizione centrale nella descrizione dell’esperienza di queste donne, dando rilevanza a temi che erano stati scarsamente a rontati nello studio delle migrazioni maschili. Per descrivere la relazione tra famiglia e movimento, lei ha indagato: - Come l’istituzione familiare attribuisca ai soggetti dei ruoli che condizionano la possibilità di muoversi - Come gli spostamenti di uomini e donne condizionino la parentela ff ff fl fi ff fi fi fi fl ff fi ff fi - Come i legami familiari si con gurino come relazione attraverso cui pensare i nuovi spostamenti L’immaginario Il desiderio di raggiungere l’Italia viene alimentato dai racconti di familiari e amici che vivevano a Torino. Le narrazioni delle persone che tornano hanno un ruolo chiave nel plasmare l’immaginario di chi è rimasto. Un ruolo complementare lo gioca nei beni materiali che queste persone inviano. La ricerca ebbe luogo nel 2009, con la crisi economica in Italia: le persone non riuscivano a collocarsi nel mondo del lavoro con la stessa rapidità di chi li aveva preceduti. Gli immaginari saranno oggetto centrali di questo libro: - L’immaginario di genere, su cui si radica la cultura migratoria patriarcale - L’immaginario femminile sulla mobilità che nella cultura migratoria si sviluppa - Si descriveranno anche le fantasie di identità relative alla mobilità Questo cogliendo l’aspetto gendering, ovvero creatore di esperienze di genere. Familiarizzando con gli egiziani torinesi, ho iniziato a costruirmi una mappa socio geogra ca dei luoghi di provenienza: iniziava ad avere anche io un immaginario dell’Egitto. La frequentazione dei contesti modi cò il mio immaginario. Se nel primo viaggio ero presa dall’emozione, il mio arrivo l’anno dopo è stato accompagnato da altre emozioni. Questo addomesticamento del campo di ricerca è un processo lento, in cui ci si appropria dei luoghi sia cognitivamente che a ettivamente. PROTAGONISTE IN SECONDO PIANO Il primo tentativo di questo libro è descrivere le condizioni storiche e sociali che hanno dato vita al usso migratorio. Il titolo è perché la narrazione sulla migrazione di usa continua a descriverle come soggetti che subiscono le scelte dei mariti. Un altro obiettivo è mostrare la distanza che intercorre tra le esperienze individuali e le rappresentazioni collettive. Capitolo 1- costruzione del campo di ricerca L’accento sulla località è necessario, poiché l’esperienze di insediamento prendono forme in contesti precisi. Il radicamento del ricercatore in micro contesti serve per il “thick description”. I primi passi verso la comunità egiziana di Torino erano più uno studio di comunità che non un’analisi dei ruoli di genere. Lei ha creato la sua rete di contatti all’interno di uno spazio locale. Uno dei primi compiti che si diede fu iniziale la sua transizione dall’arabo standard all’arabo dialettale egiziano. Si iscrisse alla banca del tempo di S.Salvario perché era frequentata da diverse donne egiziane. La prima che conobbe fu Fatma: si recò spesso a casa sua. Suo marito sperimenta una migrazione circolare, ovvero si muove frequentemente. Altri contesti le hanno permesso una rete diversi cata, e sono gli spazi dell’educazione formale: la scuola egiziana, il Nilo, le scuole pubbliche di italiano. I contesti formali sono stati possibili grazie ai ruoli come insegnante, volontaria, studentessa di lingua araba e ricercatrice. Questa pluralità di ruoli è stata centrale nella costruzione del campo perché ha dato vita a relazioni spontanee. Le case sono state uno spazio importante, però serviva andare laddove i riferimenti dei miei interlocutori si radicavano. Nei tre viaggi in Egitto il luogo di destinazione è stato mediato da contatti diversi. Il primo viaggio si è orientata verso lo studio del dialetto; nel secondo è stata in due famiglie del Cairo; nel terzo è andata nel luogo di provenienza della maggior parte degli egiziani a Torino (Aghur, insieme a Umm Saleh). Questi ultimi sono stati contesti in cui la ricerca si è avvicinata di più alla ricerca partecipante. È stata in zone rurali, classi cate dagli studi come villaggi, e dalla popolazione come qarya (villaggio) o rif (campagna). Le persone erano appartenenti ad una classe sociale medio bassa: non ricchi, ma che aspiravano. È stata per sette mesi con quattro famiglie. Ha descritto la vita quotidiana delle donne i cui mariti lavoravano all’estero. La ricerca si è dovuta concludere per il movimento dei Tamarrod, così proseguì a Torino. Il sistema da studiare è il contesto delle relazioni familiari degli egiziani che vivono a Torino, creato dal movimento dei soggetti che si studiano. Fare ricerca multi situata richiede di considerare che anche se i metodi nei diversi contesti sono gli stessi, non verranno utilizzati in ugual maniera. Il lavoro si è basato sull’osservazione partecipante a ancata dalla raccolta di storie di vita, ottenute intervistando più membri dello stesso nucleo, e interviste. In Italia ha utilizzato diverse forme: prima le interviste strutturate a domande aperte nei contesti formali, e poi diventavano sempre più conversazioni, anche perché realizzati in contesti dove era sempre meno estranea. Un processo simile è avvenuto in Egitto. L’osservazione: In osservazione avvenuta nei luoghi pubblici, dove ha osservato la partecipazione delle donne alle attività rivolte alla comunità. La frequentazione delle case è stata frammentata. In Egitto, invece, le case sono state il contesto privilegiato della ricerca. Avrebbe voluto praticare anche in Italia fl fi fi fi ffi fi ff ff fi quell’osservazione continuativa che faceva in Egitto: ma se in Egitto era giusti cata a chiedere ospitalità per via della sua condizione di straniera e o ospite, in Italia questa necessità non esisteva. In Egitto, il modo migliore per osservare è stato prendere parte alla loro routine giornaliera. A Torino ha frequentato persone provenienti da diverse città, mentre la ricerca in Egitto ha dovuto collocarsi in contesti precisi. Lo spostamento ha quindi comportato una diminuzione del numero degli informatori, restringendo la possibilità di incontrare persone che non fossero appartenenti alle reti sociali di chi la ospitava. La sua metodologia era un “campione matched a imbuto” Matched= studio in luoghi diversi con membri della stessa rete sociale A imbuto= per la selezione avvenuta sul campo Il fatto di aver frequentato in Egitto, certi villaggi le ha portato a optare per la frequentazione in Italia di persone provenienti da questi contesti. Uno degli aspetti che condiziona le donne e infatti il confronto tra le persone di provenienza urbana e rurale, che immigrazione si trovano a convivere. Ciò che tiene insieme ai suoi contesti di ricerca e che in entrambi gli spazi le donne sembrano essere in secondo piano: in Egitto non sono legittimate a pensare a una mobilità autonoma, e in Italia sono relegate alla sfera privata. Come ha negoziato la sua presenza di “soggetto-donna-antropologa”? In Italia, i due temi principali sono stati la reciprocità e la lingua araba. Qui è stato più facile che per i connazionali nel paese di origine, capire i suoi interessi. I suoi ruoli la legittimavano a porre domande, e il bisogno di apprendere la lingua giusti cava la frequenza assidua nei loro contesti. Le comunicazioni erano in lingua italiana e in dialetto egiziano. Quest’ultimo ha avuto due ruoli: funzionale (ha permesso il contatto con chi non parla italiano) e simbolico (ha rappresentato un ponte). Attraverso la conoscenza della lingua, lei esplicitava la conoscenza di un altrove a cui i suoi interlocutori appartengono. In Egitto, la sua presenza è stata letta in base all’immaginario sull’Italia e ai ruoli che una donna italiana poteva assumere nei villaggi di partenza. Il suo ruolo di insegnante e di studentessa di lingua araba è servito a inquadrarla, e la aiutò a spiegare perché si fosse temporaneamente spostata a casa di Walid. In Egitto i compromessi sono stati più evidenti rispetto all’Italia sotto l’aspetto della libertà: la vita in una determinata casa ha condizionato le sue conoscenze, ritmi di vita, cibo e abbigliamento. La vita in famiglia è stata la via migliore da percorrere. Lo status di straniera le consentiva mobilità e libertà maggiori delle ragazze della famiglia, ma questa essibilità era applicata più agli spostamenti esterni al villaggio, che a quelli interni. Con le famiglie si è instaurato una relazione basata sulla modestia in cambio di ospitalità: Casa in cambio di un adeguamento alle regole, di cui il simbolo fu il velo. La nazionalità e il genere sono due attributi della sua identità che condizionarono la sua posizione. Sia in Italia che in Egitto condusse interviste con uomini, sia soli che con la famiglia. Non le è stato possibile però prendere parte alla loro quotidianità. La condizione di donna non sposata crea un’estraneità, perché la gura della ricercatrice non è assimilabile a nessun ruolo della loro società: non essere sposata la faceva rientrare nella categoria di bint ( glia), ma l’età la rendeva ambigua. Frequentava più il mondo delle donne che quello delle ragazze. La sua condizione veniva paragonata a quella delle ragazze del Cairo, dove l’età media di matrimonio è più alta. CAPITOLO 2- MIGRAZIONE La mobilità che ha interessato l’Egitto si divide in tre fasi: interna (anni 50) verso i paesi del Golfo(annii 70), e verso l’Europa( anni 90). Migrazione interna Le due categorie di migranti interni erano: - saidi: provenienti dal sud, si ritiene che siano distinti dal resto degli egiziani, poco propensi a integrarsi nel tessuto sociale e che preferiscano rimanere in reti del luogo di provenienza. Sono rappresentati come un alterità interna. La loro migrazione riguardava uomini. - Fellahin: provenienti da zone rurali del Nord, contadini. Questi due concetti indicano le persone che provengono da altre zone, e nel tempo si sono a ancati al concetto di baladi. - baladi: è l’aggettivo del nome che signi ca paese o villaggio.può essere utilizzato per parlare della campagna o della città. Al Cairo, i quartieri baladi sono le zone popolari, con persone che provengono dalle campagne del Nord o dal sud. Indicano uno stile di vita autenticamente egiziano. ffi fl fi fi fi fi fi - Shabi: zone che si sono sviluppate tra gli anni 60 e 80, che non hanno la stessa legittimità storica delle baladi. Si sono sviluppate sotto la pressione di diverse forze, tra cui l’aumento di popolazione nella capitale. Questi termini sono utilizzati per enfatizzare la distanza tra gli egiziani e le classi sociali popolari. Le stesse dinamiche che hanno portato alla loro creazione, hanno portato anche alla comparsa di altre zone: - ashwaiyyat: slum urbani. Saidi, fellahin, baladi e shabi sono aggettivi per descrivere un modo di vivere, e sono specchi di gerarchie che hanno a che vedere con le trasformazioni urbane dovute alla mobilità interna. Gli spostamenti interni hanno registrato un aumento tra il 1965 e il 1973, seguito poi da una diminuzione dagli anni 70. Si è mossa da sud a nord, e dal resto dell’Egitto verso la zona del Canale di Suez o verso le grandi città. Quella verso il Cairo e Alessandria è stato il fenomeno più importante e o re la possibilità di parallelismi con l’emigrazioni internazionali: La crescita della popolazione in zone con scarse opportunità lavorative sono le principali cause di questa. Le regioni rurali con maggiore densità di popolazione sono infatti state le principali aree di uscita. Le similitudini emergono anche nel pro lo del migrante, distinto in tre categorie: - Le Elite, per motivi di studio o per lavori di alto livello - I proprietari terrieri - I braccianti Per gli ultimi due il lavoro in città ha assunto la forma di una migrazione circolare (tarahil), dipendente dal sistema agrario. Il Tarahil era un sistema di lavoro che assorbiva la forza lavoro degli uomini di campagna solo nelle stagioni in cui l’impegno nei campi era minimo e loro potevano essere sostituiti dalle loro mogli. Le varie crisi fecero sì che molti abbandonassero questo sistema per stabilirsi de nitivamente e sostituirsi ai lavoratori che dagli anni 70 trovarono fortuna nei paesi del Golfo. Questa migrazione ha, negli anni 70, sostituito il modello TaraHil e rappresenta per alcuni l’unica possibilità di uscire dalla soglia della povertà. La migrazione interna era dunque dettata da ragioni economiche, dalla mancanza di terra, dall’abbandono del tarHil ed è la crescita della popolazione, ovvero da fattori di spinte delle campagne. La maggior parte di coloro che si spostò entro gli anni 70 ebbe la possibilità di radicarsi in città grazie al fatto che la forza lavoro veniva assorbita dal processo di industrializzazione nasseriano. La migrazione dalle campagne è stata descritta come causa della formazione di “urban rural pockets”: quartieri omogenei per le provenienze, che rivelerebbero la tendenza a spostarsi sfruttando contatti del proprio luogo di origine. Se da un lato la crescita delle città era dovuta all’a usso di persone dalle campagne, dall’altro si assisteva alla cosiddetta “ruralizzazione dello spazio urbano”, ovvero a una replica della vita rurale in contesto cittadino. Il concetto di ruralizzazione dominò le ri essioni sull’integrazione del tessuto urbano di molti lavoratori. Negli anni 80, ad Harvard, si discuteva l’aumento della pratica del velo al Cairo. Era esplicito il riferimento alla campagna come luogo delle tradizioni, e alla città come colle della modernità. Nel 2002, il governo del Cairo aveva proposto che i ussi migratori provenienti dal sud, e dalle zone rurali del Nord, venissero regolati con l’obiettivo di mantenere l’ordine. La campagna è stata spesso descritta come scarsamente sviluppata, legata alle origini e alla moralità. I primi studi dei migranti al Cairo risentono di ciò, e l’impatto ha continuato a essere descritto in termini di ruralizzazione. Durante gli anni 80, si è assistito alla “morte e rinascita dell’antropologia urbana”. Il modo di pensare la città si è trasformato, passando dall’idea di un mosaico di gruppi ha un usso di persone. L’idea della realizzazione ha perso validità: ri utando la percezione che i migranti rimanessero legati a forme tradizionali di organizzazione sociale. I lavori di Janet Abu Lughod avevano già messo in discussione il concetto di ruralizzazione e di urbanizzazione. La studiosa avanzò l’ipotesi che i migranti, adattandosi alla città, la stessero trasformando, e che i loro insediamenti non si sarebbero conclusi in una totale assimilazione. Modi cavano la città esattamente come si stavano adattando ad essa. Lei criticò il concetto di urbanizzazione con cui si descriveva la crescita delle città in Egitto, suggerendo che l’uso fosse la conseguenza di una erronea applicazione di teorie demogra che sviluppate nei paesi industrializzati, che non si adattavano al caso egiziano. L’assenza delle donne era particolarmente evidente nel caso delle persone provenienti dal sud. A livello statistico, però, si mostrano tasse di partecipazioni simili. Per gli uomini le ragioni sono lavorative, le donne più per accompagnare i mariti. fi ff fi fl fi ffl fl fi fi fl Janet Abu sottolineava che, attraverso l’esperienza migratoria, la residenza si spostava dal contesto delle famiglie estese ad abitazioni nucleari, e ciò poteva tradursi in una riduzione del ruolo delle donne. L’assenza di una forte rete di supporto può in ne diventare sinonimo di totale dipendenza dal marito. Ruralizzare lo spazio globale Le migrazioni si alimentano grazie a catene migratorie che connettono località egiziane con città italiane. I luoghi di provenienza variano al variare del contesto studiato. All’interno della comunità egiziana rimane forte l’identi cazione con il luogo di provenienza, eleggono gli atteggiamenti in base alla contrapposizione urbano/tradizionale. Zohry ha concluso che la maggior parte degli spostamenti interni è avvenuto tra le campagne e Il Cairo, evitando tappe intermedie nelle città di media dimensione. La migrazione internazionale anche salta le tappe intermedie: chi è giunto in Italia è arrivato direttamente dal luogo di nascita. Lo one step è in crescita per tre ragioni: 1. La stabilizzazione dei ussi ra orza la presenza di catene migratorie che collegano in modo diretto i paesi 2. L’abbassamento dell’età media diminuisce la probabilità di precedenti esperienze di lavoro fuori dalla propria città 3. Le persone che migrano internamente sono quelle che di cilmente potranno permettersi di nanziare una migrazione internazionale La migrazione internazionale si muove più dalle campagne che dalle città. Fasi migrazione internazionale Le prime migrazioni: l’Egitto guadagnò l’indipendenza dagli inglesi nel 1953. Nel 1956 Nasser restituì all’Egitto la sua posizione di leader nel mondo arabo. Nella sua epoca socialista, la migrazione era un pericolo per la nazione, e quella per lavoro veniva scoraggiata tramite dei visti di uscita. C’era il tentativo di mantenere nel paese competenze e forza lavoro necessarie alla realizzazione dei piani di crescita. Negli anni 50 ci fu l’ampliamento dei pro li migratori poiché la crescita della popolazione si scontrò con l’incapacità dello Stato di assorbire lavoratori. La guerra contro Israele nel 1967 ebbe un’in uenza negativa sull’economia. Si sviluppò un’emigrazione illegale verso la Libia, con la semplice carta d’identità. Queste esperienze erano simili a viaggi interni, tanto da essere de nite “internal-like”. La mobilità ebbe il via libera quando Sadat realizzò che le trasformazioni nei paesi vicini al Golfo avrebbero potuto alleviare la disoccupazione, così eliminò i visti in uscita. Nel 1971 il diritto di emigrazione entrò nel quadro giuridico egiziano. La fase di espansione (1974-1984): l’emigrazione verso i paesi del Golfo ha rappresentato in alcune fasi la principale soluzione alla disoccupazione, e le rimesse sono diventate una delle più grandi fonti di ricchezza del paese. Dagli anni 70 gli egiziani con pro li professionali medi o bassi si ricavano nei paesi produttori di petrolio. I picchi furono nel 1973 e nel 1979. La chiusura delle frontiere libiche portò alla comparsa di nuove mete. Nel 1983, il 20% della forza lavoro egiziana lavorava nei paesi del Golfo, Iraq e Libia. Nel 1981 venne fondato il ministero per l’emigrazione, un passo presentato come liberalizzazione economica e apertura dell’Egitto ai capitali stranieri. L’aumento dell’emigrazione internazionale ha avuto conseguenze anche sulla mobilità interna, provocando un calo dei ussi dalla campagna alla città. Negli anni 80 l’emigrazione verso i paesi arabi iniziò dunque a interessare anche persone di provenienza rurale. La fase di contrazione (1984-1988): nell’83 ci fu una diminuzione del prezzo del petrolio, quindi una diminuzione della richiesta di lavoratori. Le mete classiche vennero sostituite con l’Iraq. Il governo egiziano promulgò una legge sull’emigrazione in Egitto. La fase di calo (1988-1992): la prima guerra del Golfo alterò gli equilibri dell’area. Chi era in Iraq, Kuwait e in Arabia lasciò questi paesi. La Libia aveva riaperto le sue frontiere, ma accolse meno persone. La situazione non tornò ai numeri che avevano preceduto la crisi perché dopo il con itto del Golfo si fece evidente la tendenza a preferire manodopera asiatica. Negli anni 90 non ci fu una grande mobilità: la migrazione interna aveva già visto il suo calo, e quella verso il Golfo subiva rallentamenti. L’Europa era una nuova meta. Le migrazioni verso i paesi del Golfo e la femminilizzazione della famiglia: il pro lo del migrante era quello di un uomo solo, sposato e non accompagnato. Negli anni 80, più del 96% dei migranti erano uomini e l’80% era sposato. Ma quali conseguenza aveva la migrazione del marito? Ci accordo nel sottolineare una positiva predisposizione da parte delle donne nei confronti dell’emigrazione dei mariti. Esse prendono parte ai processi decisionali. Incoraggiano i gli a nché guadagnino per un matrimonio, e incoraggiano i mariti per avere una casa indipendente. La partecipazione femminile al progetto avviene attraverso la vendita del proprio oro. Certo è che fi ffi fl fl fi ff fl fi ffi fi fi fi fi fi fl bisogna considerare la situazione della famiglia e la fase del ciclo di vita della donna al momento della partenza. La posizione della donna nella famiglia dipende da questo. Nei contesti rurali: La patrilocalità è di usa. Il tipo di residenza rappresenta un elemento chiave nel determinare l’indipendenza. Le donne che vivono in famiglia allargate non hanno lo spazio per guadagnare autonomia. C’è un controllo esercitato dalla suocera. La migrazione ha fatto sì che le donne gestissero la vita quotidiana, l’educazione dei gli e le risorse economiche. La “femminilizzazione della famiglia araba” però rimane un processo incompiuto. È stata femminilizzata la produzione agricola, facendosi carico di quei compiti. Nel contesto rurale c’è un miglioramento dello status femminile perché le donne, sostituendo gli uomini, acquisiscono un ruolo più attivo. Nei contesti urbani: Al Cairo si registrava invece un peggioramento in termini di autonomia. Questo valeva particolarmente per le donne di classe media, che venivano spinte ad abbandonare il loro impiego, oppure, a caricarsi del peso del mantenimento della famiglia. I mariti mandavano a casa rimesse meno spesso. Inoltre, le donne che vivevano in famiglie nucleari scelsero di tornare a vivere con la propria famiglia di origine, mentre nelle zone rurali vivevano già con la famiglia del marito. Il 72% degli egiziani che si è recato nei paesi del Golfo è tornato entro i tre anni per raggiungere una condizione abitativa indipendente. I vantaggi guadagnati, vengono nuovamente ceduti all’uomo al suo ritorno. La situazione delle mogli dei migranti ed è stato molto interesse, ma serve porre attenzione su alcune cautele: -Ordine terminologico: l’espressione che viene utilizzata per parlare delle mogli dei migranti che rimangono nel paese è “women left behind”. Questa rivela una visione che trascina le donne nella categoria di vittime, descrivendole come passive. Problematizzarne l’uso è un passo per non cadere nella standardizzazione dell’esperienza. La letteratura sulle mogli dei migranti è stata prodotta in riferimento al movimento migratorio verso il Golfo, e questa mobilità presenta una serie di di erenze rispetto all’Europa. L’Egitto ha sperimentato “la permanenza della migrazione temporanea”, che è stata alla base della scarsità di riuni cazione familiari nel Golfo. Questa migrazione è rimasta maschile. Un’altra di erenza è che gli egiziani in Italia sono più giovani, e questo aumenta le probabilità che siano single; mentre per il golfo erano sposati con gli. In più, la migrazione verso il Golfo non era un’alternativa alle attività agricole, ma era una coesistenza di lavoro che ha ra orzato le basi del sistema agricolo, in quanto uno degli obiettivi delle migrazione era proprio l’acquisto di maggiori porzioni di terreno. La migrazione verso l’Europa è emersa in un contesto già segnato dall’abbandono della terra, e ne ha reso necessario l’abbandono. Le famiglie di migranti che la possiedono, la danno in gestione o l’a ttano. La lunghezza dell’esperienza, la quantità di rimesse, è il fatto che il lavoro all’estero si presenti come un’alternativa a quello nei campi creano nuove di erenze di classe che si ripercuotono sulle donne. - Nelle famiglie più povere la migrazione veniva a ancata al lavoro nei campi, quindi le mogli lavoravano più di prima - Nel ceto medio, le rimesse rendevano possibile l’acquisto di macchinari che permettevano alle donne di lavorare a ritmi inferiori - Le famiglie arricchite grazie al lavoro all’estero vendevano o a ttavano le terre, quindi le donne potevano ritirarsi dal lavoro nei campi. In ambito urbano, già negli anni 80 l’assenza del marito coincideva con il ritiro delle donne e dalla sfera lavorativa. La conseguenza fu una vita più agiata, ma con meno empowerment. Il ritiro dal lavoro sembra essere una caratteristica delle migrazioni contemporanee dalle zone rurali. L’Italia, nuova frontiera della migrazione: con l’aumento della migrazione permanente inizia la quinta fase della migrazione internazionale. L’Italia è il primo paese europeo per numero di egiziani, è il percorso compiuto dalla comunità nel nostro paese e esempli cativo del pattern della migrazione verso l’Europa. I primi arrivarono dagli anni 70, ma aumentarono con il declino della migrazione verso il Golfo. I primi erano uomini di classe media provenienti da aree urbane per la disoccupazione, o per ragioni di studio. In un secondo momento si compresero pro li professionali e di studio più bassi. Questo usso è costituito anche da persone di religione copta, scarsamente coinvolta verso il golfo, in quanto considerati meno accoglienti per persone di fede non musulmana. ffi fi fl ff fi fi ffi ff ff ff fi ffi fi ff I villaggi rurali da cui la maggior parte proviene hanno una scarsa promiscuità che limita i contatti con persone di un credo diverso, per cui le divisioni su base religiosa presenti nei contesti di provenienza si riproducono. Dalla metà degli anni 80, la crisi in Egitto è il calo di possibilità lavorative nel Golfo spinsero anche uomini provenienti dalle zone rurali a cercare fuori dai paesi arabi. La formazione di catene migratorie fra località egiziane e destinazioni italiane, consolidare i legami, facilitando: l’abbassamento dell’età media dei migranti, e l’aumento delle partenze irregolari. L’Italia ha accolto due generazioni di migranti. Tra i primi c’era un alto numero di sposati e una maggiore propensione ai matrimoni misti; la seconda ondata erano giovani single che preferivano matrimoni con ragazze del paese. L’iniziale squilibrio tra i generi si è riequilibrato dagli anni 90. Ci fu anche una terza ondata caratterizzata da minori non accompagnati. A Torino, l’assenza degli anziani è segno della giovane presenza migratoria, e della scelta di rientrare al raggiungimento della pensione. La comunità egiziana è caratterizzata dalla tendenza all’imprenditorialità e dalla chiusura in nicchia occupazionali. L’apparente invisibilità e la buona integrazione economica li de niscono una comunità sommersa. Lo stabilizzarsi di catene migratorie ha contribuito a rendere più dense le rete transnazionali. L’assenza di associazioni a carattere etnico è spiegata in riferimento alle forti reti di parentela, mantenute anche a livello transazionale. Quando si parla dei migranti, il processo che spinge a immaginare le comunità come qualcosa di naturale e enfatizzato. Parlare di “comunità etniche” signi ca omettere i caratteri di arti cialità tipici delle comunità. Donne egiziane all’estero La fuga di cervelli è stato un tema ricorrente in Egitto, poiché Bonaparte della mobilità ha interessato persone quali cate. Molti si formarono e lavorarono in tutti gli Stati Uniti. In Europa troviamo delle sei attiviste che da Parigi cercano di in uenzare la politica egiziana. La migrazione femminile autonoma è principalmente diretta verso i paesi arabi, perché il contesto li rende accettabili per una donna sola. Il sentimento di vicinanza culturale del Golfo si scontra con il senso del razzismo dell’Europa. Le contraddizioni emergono perché è anche vero che spesso nei paesi del Golfo sono più subordinate a regole. Nelle ultime decadi il numero di donne che ha lasciato il paese è aumentato. Le donne che arrivano in Italia, vengono per motivi familiari, provengono dalle zone rurali e raramente sono inserite nel mercato del lavoro. Ad oggi la famiglia rappresenta l’ambito in cui l’esperienza migratoria delle donne prende forma. CAPITOLO 3- FAMIGLIE TRANSNAZIONALI E PRATICHE MATRIMONIALI Nel trend gli uomini partono single e poi tornano per sposarsi. Esiste anche il matrimonio transnazionale con l’assente: si soppesano, reputazione e istruzione della donna con denaro, reputazione e status del marito. Nel trend la di erenza di età è intorno ai 10 anni, l’istruzione della donna è superiore, la famiglia ha un ruolo importante. Nei contesti caratterizzati da una massiccia mobilità in uscita, l’emigrazione diventa “un simbolo chiave”. Cohen parla di “cultura dell’emigrazione”, un modo di pensarla che si di onde in contesti dove la decisione di uscire è un’opzione di usa, e accettata, in quanto percorso desiderabile verso un benessere economico. Il concetto plasma l’immaginario individuale. L’Italia continua a rappresentare una terra dei sogni, è il simbolo chiave del viaggio si radica sempre di più nel sistema culturale. Il sogno, però, può assumere aspetti che lo avvicinano ad un incubo poiché la sua realizzazione è sempre più connessa al mare, il cui attraversamento rappresenta la via più praticata per raggiungere l’Italia. I desideri femminili sono plasmati dagli stimoli dei compaesani ritornati, ma non si trasformano in un sogno di partenza. La linea di frattura che determina un potenziale migrante è un non potenziale migrante può sovrapporsi alla divisione di genere per ragioni molteplici: alla domanda diretta, la risposta è: le nostre tradizioni sono così. Questa risposta si basa su una contrapposizione con le pratiche della società occidentale. Però la cultura della migrazione varia al variare delle traiettorie. Nella cultura della migrazione, questi discorsi vengono supportati da elementi religiosi: l’Islam rappresenta in questo contesto il riferimento più elevato moralmente. L’importanza della religione è aumentata e questo fa sì che sia sempre presente come norma morale anche nello spazio pubblico. Diverse persone hanno ricondotto a motivazioni religiose l’assenza di donne. ff fi ff fl fi ff fi fi Poi, è presente il tema della legislazione: nel 2000 la corte costituzionale ha assegnato per la prima volta alle donne il diritto di uscire dal paese anche senza il consenso del marito. Per una legge, le donne hanno il diritto di divorziare unilateralmente a patto che rinuncino ai loro diritti economici, restituiscano il Mahr e si sottopongono a un periodo di tre mesi di arbitrato. Uno dei punti critici della nuova legge è: mentre riconosce alle donne la possibilità di muoversi, non chiarisce le conseguenze nel caso in cui il marito si ri uti di mantenerle identi candole come disobbedienti. L’emigrazione viene giusti cata come percorso verso il successo economico, necessario per il mantenimento della famiglia e per nanziare un matrimonio. La mobilità diretta fuori dall’Egitto si pone l’obiettivo ultimo di appianare le di erenze sociali. Il concetto di “migrazione per motivi economici” esprime diseguaglianze sociali radicati in un preciso luogo e momento storico: Nelle famiglie all’uomo spetta al dovere del mantenimento dei membri della famiglia, mentre per i giovani single e al ragazzo che spetta a guadagnare il denaro per la costruzione di una casa. Il contributo economico del lavoro domestico è necessario la riproduzione sociale e ha portato le attenzioni sulla casa come luogo di un’economia informale. Comunque, non si mette mai in discussione il ruolo del capofamiglia come breadwinner, e la mobilità rimane intesa come strategia economica maschile. Gli elementi richiamati convergono verso la de nizione della cultura e della migrazione egiziana, come di una “culture della migrazione patriarcale”. Diventare uomini tra la stabilità familiare e l’altrove Il ruolo che si attribuisce alle donne e quello di madri, mogli, danzate e glie. Migrazione e matrimonio rappresentano dei momenti cruciali nel ciclo di vita delle famiglie migranti. L’istituzione matrimoniale ha subito non poche trasformazioni: - i matrimoni ur : sono unioni non registrate, prive di e etti civili. L’aumento va inteso come possibilità di avere relazioni tra persone che non coabitano e non possono permettersi un matrimonio. Nei contesti rurali è una via per i matrimoni precoci sotto i 18 anni. - I matrimoni misyar: temporanei, nascono in Arabia Saudita, da dove si di ondono. Sono unioni di convenienza poiché l’uomo non è obbligato a mantenere la moglie e la donna non ha alcun diritto. Il rapido aumento di donne singole mette in discussione l’universalitàdel matrimonio. Ciò nonostante, nei contesti rurali, il matrimonio è inteso come transizione e rito di passaggio, perché la ragazza che esce dalla casa del padre si trasforma in donna. Anche la migrazione sta assumendo per gli uomini un valore di diritto di passaggio, perché permette loro di conoscere il mondo e di guadagnare le risorse. Il viaggio è il pericolo, danno inizio alla fase criminale, con la separazione sica della comunità. La fase conclusiva del rito e il ritorno nel luogo di origine. Famiglie che diventano transnazionali L’ esempio di Karima e il primo tipo di famiglia transnazionale, in cui la migrazione avviene successivamente al matrimonio. Quando le mogli sono in una fase più avanzata del ciclo di vita, sono più favorevoli alla migrazione perché possono permettersi una certa autonomia. In questi contesti c’è una tendenza a considerare un periodo all’estero come una delle migliori possibilità per migliorare la situazione economica, e anche le donne si mobilitano per trovare informazioni e risorse economiche. Spingendo i propri mariti a partire, le donne non sovvertono la gerarchia, ma ribadiscono la divisione di genere. L’agency dei diversi membri e parte di una negoziazione in cui le di erenze di genere assumono un peso rilevante. La vendita dell’oro è un chiaro segnale di partecipazione attiva. A volte i membri di una famiglia non concordano su come questa risorsa vada utilizzata. I con itti che si possono creare ricordano che la visione della migrazione come strategia collettiva può mettere in ombra le tensioni interne ai nuclei familiari. Una famiglia è attraversata da di erenze che determinano la distribuzione di potere. Il processo decisionale della migrazione può riprodurre, intensi care e creare nuove diseguaglianze. In linea generale, una situazione in cui le donne sono più estive ad appoggiare la migrazione del marito e quella in cui la partenza richiede di lasciare un lavoro sso. Gli stipendi medi in Egitto non sono paragonabili a un salario europeo, quindi il possesso di un contratto spesso non rappresenta un deterrente. Creazione transnazionale di famiglie Il secondo tipo di famiglie transnazionali e quello in cui un uomo partito single torna al paese di origine per sposarsi. Le stesse ritualità fondanti avvengono transnazionali. I matrimoni sono raramente seguiti da un immediato ricongiungimento. Vicarelli lo ha de nito un ricongiungimento ff fi ff fl fi fi fi fi ff fi fi ff fi fi fi fi ff fi di secondo livello. Un matrimonio in cui il futuro partner viene identi cato dai genitori è un matrimonio tradizionale, che è prevalente nelle zone rurali. Sono però presenti anche nei contesti urbani: spesso anche le unioni che avvengono per iniziativa della coppia seguono il modello per cui il ragazzo chiede la mano ai genitori della ragazza. Ayman aveva 25 anni e non rientrava da cinque. I ragazzi che partono in giovane età a rontano i problemi che derivano dal fatto di non aver adempiuto all’obbligo del servizio militare di leva. In Egitto è obbligatorio per tutti, seppur la durata decresca con l’aumento dell’istruzione. I ragazzi evitano di rientrare in Egitto per non rischiare di essere chiamati. Dal 30º anno di età, chi non ha svolto la leva può essere esonerato pagando una multa. Quindi tale obbligo spinge a posticipare i progetti di molti giovani. La migrazione diventa anche un modo per evitare di sottoporsi ad un’autorità statale. Ayman ha posticipato i progetti matrimoniali. Durante l’università aveva conosciuto una ragazza con cui desiderava danzarsi, ma il padre aveva ri utato. Questo divenne un evento cruciale nella scelta di partire, vedendo il viaggio come modo per stabilire una sua autonomia. Dopo essere partito ha iniziato a scambiare dei messaggi con una vicina di casa da anni. Recentemente ha comunicato alla madre la sua intenzione di chiederle la mano, così la madre si è recata dalla futura suocera ad annunciare l’intenzione del glio. La scelta matrimoniale è condivisa da un gruppo di persone, e la famiglia allargata a un ruolo importante giocato dalla reputazione, dallo status sociale e dall’educazione. I migranti preferiscono i matrimoni organizzati con le famiglie perché ritengono siano più durature. La migrazione interagisce con le pratiche matrimoniali originando due tendenze: L’indipendenza economica del ragazzo si traduce in maggiore autonomia di scelta; L’assenza sica spinge ad appoggiarsi maggiormente alla famiglia. Il danzamento nel salone: tra due persone che si incontrano per la prima volta nel salone della casa dei genitori “ : il danzamento di Internet: in cui i futuri danzati si conoscono tramite Internet. Nagla ha conosciuto il marito via Internet mentre lui era in Italia. Nessuno dei due possedeva una connessione in casa, così lei era ospite da suo fratello, mentre il ragazzo era in un Internet point di Torino. Lei accettò la proposta di danzamento e il fratello mandò il numero di telefono al ragazzo, così i due cominciarono a sentirsi. Durante la prima vacanza in Egitto del ragazzo fu celebrato il matrimonio. Il danzamento via Internet ha rimarcato il ruolo della famiglia nell’organizzazione, mentre l’assenza di lui ha determinato le tempistiche della conoscenza. La relazione tra migrazione e matrimonio e causale: i giovani migrano per potersi sposare. All’uomo spetta procurare una casa e l’arredamento, pagare il mahr , acquistare la shabka e pagare i festeggiamenti la sposa si occupa di parte dei festeggiamenti e di arredare la nuova casa. Molte famiglie iniziano ad accumulare anni prima. Uno shabka consistente emotivo di vanto per le ragazze. Le ragazze che lo hanno appena indossato lo mostrano chiaramente. Matrimonio con l’assente: la migrazione è una relazione di tipo causa-e etto con il matrimonio. Per le ragazze la relazione è di tipo inverso: è il matrimonio a causare la migrazione. Il fenomeno non è una pratica nuova, ma è con l’aumento dell’attenzione alle famiglie transnazionali che questo tema è venuto alla ribalta. Uno delle prime ipotesi era che questi matrimoni fossero un sintomo di mancata integrazione. In Europa, le comunità turche e marocchine si sposavano partner del paese di origine. Le motivazioni richiamate erano la forza dei legami transnazionali, la pressione delle comunità etniche e l’utilizzo del matrimonio come strategie di ingresso in Europa. Bisogna considerare però l’opinione dei genitori di queste donne, che infatti vivono il matrimonio come una preoccupazione. Prima di acconsentire si informano sulla reputazione del ragazzo e della sua vita religiosa. Il concetto di sicurezza prevede anche un aspetto economico. I giovani che nell’estate tornano in Egitto, rappresentano un momento di matrimoni con l’assente. Spesso i genitori ri utano proposte ricevute in altri periodi per attendere l’estate, in cui è più probabile ricevere una proposta da un migrante. Le donne non si sposano con un uomo di livello sociale inferiore e il matrimonio con una persona all’estero e considerato una strategia economica e sociale attraverso cui innalzare lo status della donna. Dunia fa riferimento alle pressioni rispetto al fatto che si debba sposare appena niti gli studi e rivela la sua frustrazione per avere un marito con un livello di studi più basso del suo. Lei inizialmente si ri utò sia per il livello di studio che perché non era attratta dall’Italia. Innesca una discussione familiare: se una donna ri uta un matrimonio di questo genere viene guardata male. fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi ff fi ff Anche Ahlam è sposata con un uomo non laureato. Lei lo ha accettato per il suo attaccamento alla religione e il suo livello economico. La di erenza di età era di 12 anni, ma lei ritiene di non potersi lamentare. Dai racconti di queste due emergono due tendenze riscontrabili nei matrimoni con i migranti: Maggiore di erenza di età tra marito e moglie, è un maggior livello di istruzione delle mogli. Il divario di età è una costante in Egitto. Il basso livello educativo è bilanciato dal fatto che un uomo che emigra aumenta il suo grado di desiderabilità. La conseguenza è che i migranti sposano spesso ragazze con pro li educativi più alti. Nell’Egitto rurale, molte ragazze intendono l’istruzione universitaria come fattori di prestigio sociale. Spesso non tentano nemmeno di inserirsi nel mondo del lavoro e tendenzialmente danno priorità a matrimonio e gli. In più, gli uomini di campagna ri utano spesso l’idea che la loro moglie vada a lavorare. Ai matrimoni con un migrante si acconsente per ragioni economiche o per pressioni; poi c’è chi è a ascinata dall’uomo che è uscito dal paese che può garantirle un futuro dignitoso e un visto per l’Italia; poi c’è la preferenza frutto dell’immaginario legato all’Italia. Per Sama emerge il timore di essere data in sposa a un uomo che non conosce. È la paura della lontananza della famiglia, e la sensazione di assenza di protezione aumentano quando c’è la possibilità di trasferirsi all’estero. Mentre per Mary il matrimonio rappresenta la speranza di un viaggio che altrimenti non si sarebbe potuto compiere. I soggiorni di Laura ad Aghur e Umm Saleh si sono svolti in due estati. Le feste di danzamento vengono celebrate nel paese d’origine, sia per problematiche giuridiche sia perché un evento sociale e culturale. Attraverso la celebrazione di fronte alla comunità, una donna acquista lo status di moglie di un migrante ed è legittimata a diventarlo. Vediamo nelle fasi: Fatiha: preceduta da incontri formali, questo rituale sancisce l’inizio del danzamento. Lo sposo porta un regalo d’oro. Lo sposo è il padre della sposa, leggono la fatiha e si stringono la mano. I futuri sposi sono legittimati a frequentarsi a causa della ragazza. È un periodo da destinare alla conoscenza reciproca e la rottura di questo accordo non ha nessuna ripercussione sull’onere della ragazza. Shabka: rimanda all’idea di interessare. È la quantità di oro che il futuro sposo regala alla danzata. La consegna dei gioielli è un festeggiamento pubblico che va considerato come il danzamento u ciale. Il momento centrale della cerimonia è quello in cui il ragazzo dona loro. Questo legame può essere reciso con la semplice restituzione dell’oro. Katib al-katib: la scrittura del libro: è il momento della rma del contratto del matrimonio in moschea. Le donne possono assistere nella parte femminile, ma la moglie non è quasi mai presente perché è impegnata nei preparativi, così il contratto lo rma al padre. La cerimonia si conclude con l’ishar, l’annuncio che la coppia è diventata marito e moglie. Non sono ancora legittimati a vivere insieme no alla dukhla. Gizah: preparazione della casa: momento in cui i familiari amici provvedono a trasferire le merci acquistate dalla sposa nella nuova casa, iniziando ad arredarla. La sposa non partecipa perché non è socialmente accettato che entri in casa. Henna: fessa che si tiene la sera prima della festa nale e che i due danzati celebrano separatamente nelle proprie abitazioni. Davanti alla casa si allestisce un palco dove la moglie si siede inatteso dell’enne, un impasto nero disposto su un vassoio che viene preparato a casa dello sposo. Ogni invitato ne prende una piccola quantità. Dukhla: signi ca entrare. È il momento conclusivo dei rituali, dopo il quale la coppia sarà considerata sposata. Il termine ha un doppio signi cato-> l’uomo entra nella sposa, la sposa entra in una nuova casa e in una nuova famiglia. I due ingressi avvengono nello stesso giorno. Sabahiyya: evento che si festeggia il giorno successivo alla festa di matrimonio, quando i parenti più stretti si recano a casa degli sposi, portando regali e soldi. Originariamente in questo momento veniva pubblicamente comprovata la verginità della sposa, mostrando un lenzuolo macchiato di sangue. Attualmente avviene solo raramente, più spesso i genitori del marito stanno davanti alla porta della stanza o aspettano il mattino per il responso. in caso di matrimonio con l’assente allora si conoscono durante una vacanza e al paese prendono la decisione nale. Se la proposta viene confermata, la fatiha e la shabka avvengono normalmente nell’arco della vacanza. Durante l’assenza, il migrante provvede all’invio di soldi per la costruzione della casa. Poi la vacanza successiva sarà quella in cui si svolgeranno i rituali del Katib al-katib, henna, gihaz e dukhla. Le esigenze della migrazione possono dilatare o contrarre i tempi. La fatiha e la shabka sono poco vincolanti e si può venir meno con un accordo verbale e con la restituzione fi fi ff ff fi fi ffi fi fi fi ff fi fi fi fi fi fi fi fi dell’oro. Dopo il katib al-katib È necessario il divorzio. Un ultimo cambiamento della ritualità si trova in quei casi in cui il dukla diventa transnazionale: la ritualità si estende geogra camente, iniziando in Egitto e concludendosi in italia.il festeggiamento in Egitto vale anche senza l’uomo.all’arrivo in Italia si tiene poi una seconda festa con la comunità di Torino, per dare alla coppia la stessa visibilità. Endogamia transnazionale Badal signi ca scambio e si usa per indicare il matrimonio tra due coppie, formate da un fratello e una sorella. È uno scambio matrimoniale che coinvolge un uomo e una donna di una famiglia è un uomo e una donna di un’altra; spesso però si realizza che due sorelle sposano due fratelli. Una pratica di usa in Egitto è quella dell’endogamia. Nell’Egitto contemporaneo la percentuale rimane alta. La ragione per cui le donne si schierano a favore di questo risiedono in una questione di sicurezza sociale. Le intersezioni tra questo matrimonio e la migrazione sono di diverso tipo: da un lato la migrazione ha avuto l’e etto di diminuire la preferenza per matrimoni endogamici E aumentare la preferenza di matrimoni sicuri verso un ricco parente. Dall’altro lato la migrazione può enfatizzare il discorso che vede il matrimonio all’interno del gruppo come migliore perché più sicuro.il contesto migratorio è sempre incerto. Strategie migratorie al femminile In un’era in cui alla mobilità è associato un valore altissimo, le unioni sono viste dalle donne come una strategia migratoria. Le donne incontrate in Italia raccontano se stesse come mogli che hanno abbracciato il progetto dell’uomo evitando di contrapporsi all’ideale dominante di donna e moglie. Le spiegazioni riproducono un discorso dominante, mentre l’esperienza sul campo suggerisce signi cati diversi. Mentre alcune donne subiscono la scelta, altri invece sfruttano l’occasione. La pratica del matrimonio con l’assente esiste perché l’unico modo per migrare e sposarsi e in alcuni contesti ciò rappresenta per le donne l’unico mezzo socialmente accettato per raggiungere una mobilità sociale economica e sica. Gli individui possono esprimere idee contrapposte su di sé, poiché adottare una posizione non è solo una questione di scelta razionale. Il concetto di noia, utilizzato per narrare l’esperienza di giovani ragazze delle campagne egiziane che sperano di emigrare, è utile per descrivere la situazione delle ragazze le quali, quando pensano a un evento di rottura, immaginano il matrimonio. CAPITOLO 4- LE MOGLI CHE RESTANO IN EGITTO Azza ha il marito in Italia da 10 anni. Lei ha venduto il suo oro per pagare i documenti al marito. Nella sua vita quotidiana sta a casa, lavora nei campi, si prende cura dei bambini; condivide la palazzina con la suocera e per questo prova sollievo. Lei è felice del ruolo dei fratelli del marito per i propri gli, ma prova anche un con itto con la suocera e i cognati.quando aveva problemi faceva visita alla casa dei genitori.se gli elementi sono fondamentali per descrivere l’esperienza di queste donne: risultato economico della migrazione, status politico del marito migrante, fase del ciclo di vita della donna, relazione con la famiglia d’origine, la condizione abitativa, l’esperienza in Italia della donna. L’implicazione della cultura patriarcale riguarda il ruolo della famiglia estesa per preservare l’onore, le dinamiche di sostituzione e compensazione, la cultura del villaggio con il rischio di pettegolezzi come mezzo di controllo sociale.nel caso in cui sia l’uomo disonorare la moglie, lei rimane protetta nel bet il-a-Ila = famiglia estesa non con residente. La migrazione del marito, quindi, non si traduce quasi mai in maggiore libertà delle donne. CAPITOLO 5- LE MOGLI IN ITALIA il ricongiungimento coincide con la nuclearizzazione della famiglia: qui c’è l’assenza della parentela estesa.spesso le donne non conoscevano la lingua e il contesto, e il marito poteva volere che non uscissero.la comunità egiziana è sparsa e poco coesa, questo comporta un isolamento della donna.con il passare del tempo, c’è una seconda fase dove viene integrata nelle reti di connazionali e ha un maggior senso di autonomia.lavorare è raro, se lo si fa si cercano lavori puliti. Le glie femmine sono educate per onore, per i gli è presente il con itto fra tenerli lontani dal pericolo e tra abituarli al contesto italiano.la religione viene trasmessa perché è vista come la fonte di una buona condotta morale, e come tradizione culturale-religiosa.i gli si sposano con donne egiziane, e questo viene visto positivamente sia dei genitori (per assicurare la felicità dei gli), che dalla comunità d’origine (o re la possibilità di migrazione), che dei giovani stessi, per la loro identità.la moschea viene vista come il contrario del luogo privato della casa, ed è un luogo sicuro per le donne, per la loro socializzazione. fi ff fi fi fi fi fi ff fl ff fi fl fi fi CAPITOLO 6 Dagli anni 80 nell’Egitto rurale le vecchie case sono state sostituite dalle case in muratura su più piani, e all’interno delle quali ogni nucleo possiede il suo appartamento.i membri di una famiglia estesa condividono i lavori domestici. I due giovani sposi si ritrovano unicamente nelle ore notturne. Oggi ogni famiglia nucleare possiede un proprio appartamento all’interno della palazzina in cui risiedono altri membri della famiglia.la migrazione a contribuito a ridisegnare la geogra a dei villaggi. Per Bordieau L’abitazione è il luogo privilegiato della riproduzione di una cultura, e dell’habitus, e l’osservazione della vita domestica può servire per analizzare la vita sociale. Bet il-a ila a Umm saleh ed aghur In entrambi sono stata ospite di familiari di persone conosciute in Italia.nel primo caso il tramite è stata Imen, donna che vedeva in me un punto di riferimento per sé e per i gli.la casa in cui venne ospitata alla struttura della bet il a Ila : Una casa a quattro piani, in cui ogni piano è abitato da componenti della famiglia.ci sono quattro generazioni.gli uomini si vedono poco: o sono al lavoro o disoccupati, ma stanno sempre fuori o in campagna.nel secondo caso l’estate successiva ho vissuto a casa di Walid. Anche lui si era dimostrato poco disponibile quando gli chiesi il contatto della sua famiglia.fu lui, pochi giorni prima del mio ritorno in Italia, a propormi di andare a trovare sua moglie.la condizione della casa è assai povera: si accede attraverso un garage, ci sono quattro stanze.sul letto matrimoniale dormono Umm Walid e la glia, mentre Reham E i suoi gli dormono a terra su dei materassi.non ci sono mobili, ma solo alcune mensole. Nelle pause dopo pranzo, quando la madre si faceva sostituire dalla glia Sara, potevo far le domande.l’esperienza migratoria di Abu Walid A migliorato le condizioni della famiglia perché con il denaro hanno ristrutturato la vecchia casa.prima di partire, il primogenito Walid era stato in Arabia Saudita con lui per quattro anni e i provenienti sono stati utilizzati per l’acquisto di un terreno edi cabile.l’arrivo a Torino e l’assenza del lavoro si è però tramutata nell’impossibilità di proseguire il progetto familiare.la moglie si è spostata nella casa della suocera. Quando tornai, io e Feham andiamo a dormire a casa sua dove no a quel momento non aveva il coraggio di andare.in un’unione delle case dove ho riseduto a Umm Saleh abitava Azza. La famiglia aveva già deciso però che io sarei stata nell’appartamento di Ali(il fratello maggiore). Azza A 29 anni, indossa il khimar ( velo che copre no a metà busto).arrivata nella campagna mi fu subito chiaro che anche nei villaggi il velo è un simbolo eterogeneo. A Umm Saleh e Aghur le ragazze più giovani indossano l’hijab (velo che copre i capelli, collo e spalle) e solo alcune il khimar. Le donne anziane indossano la tarHa un full hard quasi trasparente e molto lungo.le ragazze che portano la niauab (velo integrale) sono quelle che hanno studiato di più. Ad azza I fratelli hanno provato a convincerla a indossarlo, ma lei ha voluto mettere il khimar. Suo marito Mahmood lavora insieme al fratello Ali Al Cairo, ma lasciò questo lavoro perché sperava nell’Italia.ora lostipendio di Ali e l’unico ingresso sicuro. E lei era contraria alla partenza del marito perché richiedeva di vendere loro suo.secondo lei c’è una netta di erenza tra chi era già sposata con uno che ha deciso di partire, e chi sposa un migrante. Queste ultime sarebbero attratti dei soldi e non pensano al futuro dove rimangono a casa da sole con i bambini.a casa di Umm Ali le donne: al mattino fanno il pane, formaggi, pulizie ho bucato.il pomeriggio ognuno si occupa del suo appartamento e dei suoi gli e più tardi torna ai lavori collettivi: o nei campi o si fa la cena per tutti.la sera ognuno sta nel suo appartamento.la cena è l’unico pasto A non essere consumato tutti insieme. Azza visita con i suoi gli la sua famiglia d’origine una volta settimana.ogni volta che avevo un problema con il marito si recava a casa della sua famiglia e ci rimaneva. La soluzione viene raggiunta quando il marito si reca dai suoceri per negoziare il rientro della moglie.il problema aumenta quando il marito si trova all’estero. Nella casa di Aghur è Reham A vivere da sola (moglie di Walid). Salutata dopo due giorni passati assieme, non sapevo che l’anno dopo avrei abitato insieme a lei.il padre di Walid dice di tornare in Egitto, ma alla ne ritorna sempre in Arabia, e loro si sono abituati alla vita senza di lui.se la cavano economicamente, anche senza Walid, grazie i soldi che porta a casa il padre di quest’ultimo.sono riusciti ad avviare un negozio. Reham ammette che non aver studiato è un rimorso.il giorno del matrimonio aveva paura perché suo fratello non era d’accordo e doveva mostrare che era ancora onorata.si chiamava quindi un’ostetrica.secondo lei, lui l’ha amata da subito, mentre lei ha iniziato ad amarlo con il tempo. Il risultato economico Migrazione fallimentare -> assenza di rimesse -> coinvolgimento attività famiglia marito -> dipendenza famiglia marito Migrazione di mantenimento -> diminuzione della dipendenza economica famiglia del marito ff fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi Migrazione di successo -> assenza di dipendenza dalla famiglia del marito / Donne escluse daattività lavorativa A casa di Walid avevo 150 € 50 € erano per Reham, Che compro pigiami e biancheria intima.quando rientriamo a casa la suocera le chiese cosa avesse preso, e lei mostrò solo ciò che aveva comprato ai bambini.la donna non riceve rimesse e vive dunque nelle situazioni di dipendenza economica della famiglia del marito.il prezzo da pagare per il mantenimento e il lavoro della donna sottoforma di lavorodomestico.ogni sotto famiglia è chiamata a fare la sua parte, a di erenza delle mogli dei migranti di successo, le donne come lei devono contribuire alla famiglia attraverso le attività familiari. Quando i mariti contribuiscono economicamente alle spese del gruppo domestico, le donne sono aggravate da ciò, e la famiglia si sente meno legittimata a chiedere loro coinvolgimento nelle attività economiche. Esempio di questo sono Samia e Dalia: la loro occupazione giornaliera è limitata al lavoro domestico. Lo status del migrante Un uomo senza documenti e in estrema vulnerabilità perché l’assenza del permesso di soggiorno condiziona la possibilità di essere titolari di diritti, tra i quali un lavoro in regola, entrare e uscire dal paese.per gli uomini ritornare senza aver raggiunto alcun obiettivo economico mette in discussione i propri valori, il ruolo di maschilitá e di breadwinner. Disperato per l’assenza dei documenti, Walid A proposto di sposare una donna rumena per ottenerli.ha chiamato in Egitto per discutere la scelta con la moglie, e lei l’ho appoggiato. Azza e Reham erano già sposate quando il marito parti. Mosaab ha sposato Rodania. Mi sono trasferita a casa loro e ho potuto osservare la fase di inserimento della moglie nella famiglia del marito. Lei aveva due compiti: interessi nella famiglia del marito e imparare la gestione casalinga, e iniziare a fare i conti con il fatto che il marito sarebbe rientrato a Torino.attraverso il matrimonio il marito rimane sotto l’autorità paterna, mentre la donna passa da quella della madre a quella della suocera. Rodania non vado alla madre più di una volta settimana perché per uscire devo avvisare il marito o uno dei familiari. Il controllo sulla mobilità delle donne è un elemento su cui i mariti misurano la questione del potere nelle prime fasi del matrimonio.il controllo si allenta con il passare del tempo. Una donna il cui marito è all’estero e devo uscire di meno. La casa dei genitori è il luogo del mantenimento dei diritti femminili, in quanto rifugio per la donna. Le probabilità che una ragazza ritorni dai suoi genitori aumenta se: assenza dei suoceri, assenza di attività economiche condivise all’interno della famiglia del marito, giovane età della ragazza, frequenza a corsi di scuola. La condizione abitativa La vita in una bet il-a Ila non determina in modo automatico il grado di condivisione tra i membri.la condizione cambia dopo la morte dei suoceri: i pasti vengono consumati di più nei singoli appartamenti, e la gerarchia muta. Un altro caso di dipendenza tra i membri nella stessa buyut il-a ila é quello della shaqqa ma’zula in cui una famiglia nucleare decide di vivere in maniera autonoma. Le famiglie transnazionali usano la mobilità come risorsa per far fronte a situazioni nuove.tra le forme rientra l’esperienza pendolare delle donne ricongiunte, che risiedono in Italia solo per pochi mesi all’anno. Diversa è l’esperienza delle donne che rientrano in Egitto dopo essere stati in Italia per lunghi periodo.incontrano problemi come: inserire i gli nelle scuole egiziane, il peggiorare delle condizioni economiche. Menna, dopo 15 anni in Italia, ha ottenuto l’indipendenza dalla famiglia del marito che mantiene anche ora che è tornato in Egitto. Le donne come Reham sono controllate quando il loro movimento e di piacere. In Italia le donne attribuiscono alla sfera privata signi cati nuovi che cercano di mantenere dopo il rientro. Sostituire le assenze Lo spazio della shaqqa: in una cultura patriarcale non sono previste forme di abitazione femminile autonoma; le ragazze passano dalla casa del padre a quella del marito. La shaqqa é L’appartamento destinato alla famiglia nucleare. Le donne lo ridisegnano come spazio intimo che si abituano ad abitarlo autonomamente.la gura del marito è fondamentale nel nuovo status della sposa, ma è mediata dei mezzi di comunicazione.quando i mariti rientrano, le donne trovano sia la leggerezza di avere qualcuno con cui condividere la gestione della casa, sia il peso di negoziare le proprie abitudini. I mezzi di comunicazione hanno un aspetto trascurato che è che possono diventare strumenti di controllo. La posizione delle mogli dei migranti non è paragonabile a quella delle vedove, alle quali viene assegnato un nuovo ruolo in base a cui possono trasgredire le segregazione di genere. Essendo soli devono farsi carico di responsabilità maschili e femminili, ed uno dei problemi che richiamano spesso è quello dell’educazione dei gli. Per Azza la famiglia ff fi fi fi fi allargata è un sostegno, e lei richiama la visione della complementarietà dei generi che rende uomini e donne adatti i compiti e ruoli di erenti. La contrapposizione tra ruolo economico ed educativo sembra essere confermata da una visione per cui la concentrazione maschile sul compito del mantenimento economico libererebbe gli uomini dal lavoro emotivo. Contratti familiare nella bet il-a Ila La famiglia estesa rappresenta la garanzia del mantenimento degli ideali di genere, e permette agli uomini di partecipare le migrazioni senza che il loro onore ne risulti intaccato.i gruppi di parentela si basano su un implicito accordo in cui il gruppo o re protezione in cambio di disciplina.le donne della bet il-a Ila Che vivono nei piani superiori non scendono mai al piano terra con lo stesso abbigliamento che indossano nella loro shaqqa. In città questo varia, e le donne si sentivano liberi di assumere atteggiamenti più informali.la vita in famiglia allargata è fatta di favori, reciprocità, compromessi. Quando un uomo è all’estero, la moglie perde unintermediario e le conseguenze variano a seconda del rapporto tra nuora e suocera. Il vuoto di responsabilità causato dall’assenza di un uomo crea uno slittamento delle posizioni.tra le strategie utilizzate dalle famiglie ci sono dinamiche di sostituzione. Evitando contrapposizioni dirette, le donne agiscono all’interno delle regole del patriarcato, seppur queste rappresentino limiti per la loro azione. Qarya come universo morale L’ultimo livello, che ingloba i due precedenti, è il contesto del villaggio. I cambiamenti nella famiglia nucleare non trovano ri esso nello spazio pubblico. In Egitto le donne riconosciute come capofamiglia risiedono in aree urbane e hanno alle spalle una rottura. Non vengono percepite e non si percepiscono come head of the household. La bet il-a Ila fa sì che la comunità non le percepisca come donna autonoma. In Egitto, una famiglia senza un uomo è considerata disfunzionale e tende ad essere marginalizzata.gioca un ruolo importante la paura delle critiche che potrebbero minare la loro rispettabilità. La famiglia sostituisce gli uomini assenti con altre persone. nell’Egitto rurale, rompere le regole può portare all’esclusione sociale e uno degli strumenti e il pettegolezzo, che riguarda uomini, donne ed emigrati. I migranti vengono da una parte idealizzati, dall’altra accusati di essere il motore di drastici cambiamenti.quelli che rientrano dei paesi del Golfo sono stati stigmatizzati come importatori divisioni consumistiche ed idee religiose conservatrici. I giovani sbarcati in Europa sono criticati per il loro comportamento individualistico. Si dice che le persone che vanno in Italia si dividono in due: quelli che rimangono normali, e quelli che modi cano la loro personalità. L’adulterio, la decadenza morale, sono invocate come Monito per i migranti. Problemi legati a sentimenti di gelosia erano emersi.le principali cause delle rotture erano il mancato invio di rimesse, i problemi con la famiglia del marito, l’adulterio e la di erenza di prospettiva per il futuro.previsioni di riuni cazione che non avvengono possono tramutarsi in scontri e divorzi. Gli uomini musulmani sono legittimati ad avere più di una moglie e il divieto nella legge italiana può essere raggirato o contraendo un matrimonio ‘ur , oppure non dichiarando il primo. Il discorso del matrimonio per i documenti è diventato una scusa che molti usano. Questo rappresenta per la moglie in Egitto una forte fonte di stress. Naima, ad es., È sposata da vent’anni, e suo marito è in Italia da 13.la gente del villaggio in Italia lo avvisto con una donna marocchina.ogni volta che lui rientra sembra che possa arrivare ad una soluzione, che però svanisce quando torno in Italia.lui dimostra la rottura limitando rientri in Egitto.è fuoriuscito dalla categoria di buon padre e di buon musulmano.anche gli uomini sono sottoposti al controllo delle reti della comunità, seppur questa forma non sia forte come quella delle donne.infatti, l’integrità della famiglia sembra compromessa più dall’inosservanza dei ruoli da parte delle donne.nel linguaggio delle donne non si parla tanto di codice della modestia, quanto più della vergogna. Migrazione come percorso verso la nuclearizzazione? In Egitto la contrapposizione tra neo località e Patri località si sovrappone a quella tra famiglie nucleari ed estese.la dicotomia si sovrappone inoltre al con ne tra urbanità e ruralità.la percentuale di famiglie nucleari è aumentata nelle grandi città sotto la spinta dell’urbanizzazione e dell’industrializzazione.la famiglia estesa riemerge in zone dove era minoritaria per via delle di coltà economiche, poiché molte coppie sono forzate dalla situazione a iniziare la loro vita in co residenza.sono note le ri essioni di Goody Sulla di coltà di trovare un referente concreto per la parola famiglia: l’uso di nucleare ed esteso non denota gruppi permanenti.ogni gruppo passerebbe attraverso diverse fasi. Per Kandiyoti la scomparsa del sistema agricolo nelle zone rurali avrebbe portato alla dissoluzione delle famiglie estese.seguendo questi due autori, quali conseguenza ha la migrazione sulla bet il-a-ila? Gli autori hanno scelto dei criteri per classi care i ffi fi ff fl fi fl ff ffi ff fi fi fi gruppi domestici: la composizione sociale dell’unità, e da chi arriva al sostentamento economico.così stilano una tipologia in cui compaiono gruppi familiari nucleari, gruppi familiari complessi, e gruppi familiari privi di coppie. In alcune zone d’Europa nella sponda nord del Mediterraneo si sta delineando il gruppo domestico coresidente. Il modello che lo sta sostituendo e quello della prossimità residenziale tra gruppi domestici, che formerebbero una famiglia estesa non coresidente. Nelle zone rurali del sud si è passati dal gruppo domestico coresidente ha una nuclearizzazione Rurale. Una famiglia grande rimani simbolo di benessere. La prima casa che migranti costruiscono è una Shaqqa. In un secondo momento costruiscono una nuova bet. CAPITOLO 5- femminilità e maschilità Famiglie nucleari in migrazione tra isolamento e autonomia L’ abitazione nel paese di origine e quella nel paese di emigrazione sono legate a valori diversi: in Egitto è connessa al senso della collettività, in Italia al senso di autonomia.nelle etnogra a e sul Medioriente ci sono due mondi sociali: quello privato e quello pubblico.i tratti della cultura migratoria patriarcale ripropongono la dicotomia.gli uomini sono sempre più pubblici, e le donne sempre più private.le famiglie preesistenti alla migrazione e quelle create in conseguenza a un matrimonio con l’assente sperimentano ricongiungimenti di erenti. Per i primi il ricongiungimento in Italia coincide con una nuclearizzazione.per i secondi l’arrivo coincide con il primo periodo di vita coniugale condivisa. Aver conosciuto Nagla in Egitto, e averla incontrata a Torino, mi ha permesso di osservare i momenti della fase dell’ambientamento. Quando suo marito è venuto in Egitto l’ultima volta, lei è rimasta incinta.non esce di casa da quando è arrivata, se non il sabato per fare la spesa insieme.aggiunge che spesso piange e vorrebbe tornare in Egitto.l’assenza di reti parentali estese, e la tendenza maschile essere più rigidi nei primi anni di matrimonio, determinano un isolamento.spazi come la scuola araba e la moschea rappresentano contesti adatti per un primo approccio con l’esterno perché sono egiziani e musulmani.ulteriori cambiamenti avvengono con l’arrivo dei gli.mentre per gli uomini le reti dei parenti e degli amici dello stesso paese sono centrali per l’accoglienza, il ricongiungimento della moglie rappresenta una ristrutturazione dei rapporti comunitari anche per l’uomo che passa dalla coabitazione alla realizzazione di uno spazio per la sua famiglia nucleare. In Egitto la vita sociale è molto presente, in Italia non è la stessa cosa.gli egiziani in Italia sono diversi da quelli in Egitto, per come si comportano tra loro: non si aiutano. Chi migra sa che dovrà farsi spazio in un contesto dove le risorse sono limitate. Walid, Per provare a mettersi in regola, ha acquistato un contratto da un pizzaiolo del suo villaggio, ma non ha portato a nessuno frutto. La migrazione tende a disperdere le persone e a rendere più complessa la produzione della località. L’allontanamento della famiglia estesa si è tradotto in una accresciuta indipendenza femminile ma anche in un isolamento sociale. E solo con il passare del tempo che le donne cominciano a parlare di autonomia. Lo spazio privato: genere al lavoro e lavoro della parentela I Rapporti di genere rappresentano un punto di vista da cui osservare le dinamiche familiari. Fondamentali sono due temi: l’assenza delle donne dal lavoro, e le prospettive dei gli in merito alla costruzione di nuove famiglie.con la migrazione la libertà di giovani uomini aumenta, mentre per le donne vale il contrario.le famiglie dei migranti coincidono con forme più tradizionali, mantenute dal lavoro del solo maschio.il lavoro e l’ambito pubblico su cui si è concentrata gran parte dell’attenzione degli studiosi delle migrazioni femminili.esistono casi in cui la migrazione a coinciso con l’acquisizione della donna del ruolo di breadwinner. Per osservare la de nizione dei ruoli ho deciso di concentrarmi sulla scarsa presenza delle donne nel lavoro.tra le donne che arrivano in Italia molte hanno alle spalle un percorso scolastico, diploma o laurea.i soggetti incontrati si raggruppano in quattro categorie: - Donne lavoratrici con alti livelli di istruzione che erano inserite già in Egitto - Donne con esperienza lavorativa prematrimoniale - Donne che lavoravano in attività a conduzione familiare o nel settore informale, contemporaneamente alle mansioni domestiche - Donne che non hanno mai lavorato, che sposano migranti di successo In Italia si trovano nell’impossibilità di replicare le loro precedenti esperienze. La situazione è particolarmente frustrante.situazioni in cui la donna diventa l’unico breadwinner Sono rare.la necessità di impiego femminile è considerata un’alternativa estrema.in contesto migratorio, ancor di più, ci si chiede se sia appropriato. Si ritiene che il lavoro sia accettabile se non pone restrizioni alla pratica musulmana.ci sono ricadute sulla rispettabilità di chi svolge lavori non puliti, che fi ff fi fi fi mettono a contatto con il corpo altrui o con la sporcizia.quelli puliti vengono svolti per coerenza con la propriaformazione.dato che mantenere la famiglia è un compito maschile, l’accordo del marito efondamentale.lacriticaalle donne lavoratrici viene mossa anche perché gli impegni fuori casa tolgono tempo a ruolo di moglie e madre. Zeinab E divorziata, e a divorzio e ettuato il commento era che il suo lavoro fosse stata una delle cause. Educare generi, educare generazioni I temi legati alle diverse modalità di educare i gli hanno portato la famiglia al cuore degli studi sulle migrazioni.le donne si trovano a negoziare le loro posizioni per mediare con gli cresciuti in un contesto che non conoscono.il di cile compito educativo diventa uno dei modi attraverso cui le donne dialogano con l’esterno.la famiglia è il primo ambiente in cui i giovani stranieri crescono.nelle società di provenienza l’educazione delle glie è un indicatore della rispettabilità della famiglia, e alcune norme di comportamento assumono, in contesto migratorio, il ruolo di con ni che mantengono l’identità.le ragazze sono sottoposte a un controllo maggiore perché il loro comportamento è uno dei piani su cui si misura l’integrità moraledellafamiglia. Un’idea di educazione ancorata al Contesti di provenienza può anche essere alla base della scelta di far rientrare i gli nel paese di origine. Il momento del rientro coincide normalmente con fasi importanti nella vita dei gli. Queste pratiche creano un nuovo tipo di famiglia transnazionale che non è in attesa di un ricongiungimento, ma e post ricongiungimento, ovvero nuclei che hanno vissuto insieme in Italia e che hanno poi optato per il rientro in patria di madre e gli. In Italia le donne si sentono maggiormente responsabili del comportamento dei gli. I genitori migranti sanno di non poter compensare l’assenza del contesto familiare. Sapere di non poter trasmettere in toto la loro cultura, le porta a concentrare l’attenzione sulle zone più dense, dove si concentrerà la pressione culturale.il progetto di trasmettere un’educazione musulmana comprende anche l’insegnamento della lingua.i giovani rimproverano i loro genitori di non saper distinguere la religione delle tradizioni, ma notare che le madri avevano la stessa preoccupazione e che cercavano di concentrare i loro sforzi sulla trasmissione dei valori islamici, più che di quelli egiziani. Ma madre e gli sono disposti a tralasciare le tradizioni per andare alla ricerca dei vari precetti religiosi, ma la sfera religiosa non basta per spiegare la femminilità in contesto migratorio. La verginità è il matrimonio sono strettamente collegati. In un contesto dove i contatti con i non musulmani sono la norma, i timori aumentano per i genitori.per questo spesso si ricorre al matrimonio con persone del paese di origine. Un ragazzo può sposare una donna di qualsiasi delle tre religioni monoteiste, mentre una ragazza dovrebbe scegliere un uomo musulmano. Può essere utile la distinzione di Gerd Baumann tra discorso dominante e demotico. Il primo è quello dei genitori, il secondo dei gli, caratterizzato da una posizione critica sull’aspettative della famiglia. In merito ai rientri in Egitto, il danzamento e i matrimoni rientrano tra le occasioni che vengono celebrate al paese d’origine. I matrimoni con i parenti sono motivati da un legame familiare. La glia maggiore di Imen sta crescendo e i genitori non vedono alternative al matrimonio con una persona del suo stesso villaggio. L’alto status della famiglia di lui veniva compensato dai documenti italiani di lei. Ciò provoca nelle ragazze la sensazione di essere sfruttate. Questo tipo di unione darebbe vita all’inserimento del marito nel contesto familiare della moglie. Tra il pubblico è il privato: il secondo piano della moschea Le istituzioni religiose sono luoghi rilevanti per le donne di quelle comunità in cui gli uomini confermano i ruoli tradizionali, perché rappresentano una delle poche opportunità per uscire di casa. La parte femminile della moschea le avvicina ad uno spazio privato, ed è per questo che i mariti non si oppongono. La presenza di uno spazio dedicato al genere femminile di erenzia la moschea da qualsiasi altro spazio pubblico. L’omogeneità delle provenienze spinge a quali carlo come contesto del mantenimento dei legami con il paese di provenienza, e l’identi cazione con l’Islam lo connota come lecito. La moschea occupa lo spazio interno del cortile di un condominio. La frequenza non è legata unicamente all’assolvimento di un dovere individuale, bensì alla partecipazione propria e dei gli ad attività collettive.le prime attività sono nate nel 2007 per iniziativa di Ferial: e grazie a lei coinvolgevano associazioni del territorio italiano, o rendo percorsi di varia natura. Erano momenti caratterizzati da un aspetto formale e uno informale: il primo legato all’istruzione, il secondo alla possibilità delle donne di incontrarsi. Il progetto era un’attività destinate ad una decina di persone, con lezioni di arabo, vale di discipline, religione e attività educative. Avrebbe potuto trasformarsi in attività lavorativa, ma la cooperativa si scontrò con la di coltà di mediare con i mariti di alcune. Si incontravano e ciò ha fornito loro una possibilità di conoscere parte della società circostante. fi ffi fi fi fi fi fi fi fi ffi fi fi fi fi fi ff ff fi ff fi In Egitto Marwa aveva studiato la facoltà che la preparava a lavorare nell’educazione religiosa. In Italia ha cercato di colmare questo vuoto nella pratica religiosa. La prima attività che ha proposto era un corso di religione basato sullo studio dei testi sacri. Il suo successo è dovuto al suo ruolo di insegnante di religione per le donne. Gli incontri duravano tre ore e prevedevano diverse attività: il ripasso del Corano della volta prima, il proseguimento della lettura e la spiegazione, e l’approfondimento delle Sunna. In contesto migratorio, il rischio di perdere il contatto con la propria religione viene avvertito un modo più pressante. Entrambe le attività hanno perseguito obiettivi sia sociali che religiosi. I processi a cui hanno dato forma ri ettono due modi diversi di intendere la relazione tra le attività e la religione. La moschea è un luogo di confronto, e non il punto di incontro di una comunità omogenea. Nonostan