Summary

Questo documento riassume la storia dell'espansione coloniale inglese in Nord America nel 1763. Il documento descrive le differenze economiche e sociali tra le varie colonie e la loro interazione con la madrepatria. Inoltre, analizza i primi conflitti tra le colonie e la Gran Bretagna.

Full Transcript

Riassunti storia Espansione coloniale inglese in Nord America (1763) Dopo la pace di Parigi del 1763, l’impero coloniale inglese nel Nord America comprendeva tredici colonie situate lungo la costa atlantica, delimitate a nord dai Grandi Laghi e a ovest dai monti Appalachi. Vi vivevano oltre due mili...

Riassunti storia Espansione coloniale inglese in Nord America (1763) Dopo la pace di Parigi del 1763, l’impero coloniale inglese nel Nord America comprendeva tredici colonie situate lungo la costa atlantica, delimitate a nord dai Grandi Laghi e a ovest dai monti Appalachi. Vi vivevano oltre due milioni di abitanti, in maggioranza di origine inglese, con minoranze scozzesi, tedeschi, olandesi, ugonotti francesi e circa 400.000 schiavi africani concentrati soprattutto nel Sud. I nativi americani erano presenti, ma esclusi dal sistema coloniale. Le colonie erano caratterizzate da profonde differenze economiche e sociali: Sud (Virginia, Maryland, North e South Carolina, Georgia): Economia basata sulle piantagioni di tabacco, riso e indaco, dipendente dal lavoro degli schiavi africani. La società era oligarchica, simile a quella europea, ma più aperta, consentendo ascesa sociale tramite l’acquisto di terra e schiavi. Nord (New England: Massachusetts, New Hampshire, Rhode Island, Connecticut): Popolazione prevalentemente puritana e operosa, impegnata in agricoltura, commercio (pellicce, rhum), pesca e cantieristica navale. L’agricoltura era basata su piccoli fondi per il consumo interno. Centro (New York, Pennsylvania, New Jersey, Delaware): Area più etnicamente variegata e tollerante, con immigrati irlandesi, scozzesi e tedeschi. Fertili valli fluviali garantivano un’ agricoltura prospera, mentre città come Filadelfia e New York divennero centri commerciali e portuali cruciali. Economia e rapporti con la madrepatria Le colonie erano integrate in un sistema monopolistico mercantilista: dovevano vendere le materie prime (legname, tabacco, generi alimentari) esclusivamente in Inghilterra e acquistare manufatti solo dalla madrepatria. Tuttavia, il contrabbando era diffuso, specialmente nel New England, dove il commercio triangolare del rhum generava alti profitti. Nel secondo Settecento, la capacità produttiva coloniale (ghisa, ferro, cantieristica) cominciò a rivaleggiare con quella inglese, alimentando l’insoddisfazione verso le restrizioni economiche imposte da Londra. Ogni colonia era governata da un consiglio presieduto da un governatore regio, affiancato da un’assemblea legislativa, dalla quale erano escluse donne, nativi e schiavi. La società coloniale si distingueva per una maggiore mobilità sociale rispetto all’Inghilterra, grazie alla disponibilità di terre e alla diffusione della proprietà fondiaria. Le città, seppur abitate da una minoranza (meno del 5% della popolazione), ospitavano una vivace vita culturale e politica. Nonostante le differenze etniche, religiose ed economiche, la collaborazione tra le colonie si intensificò, favorita dalla necessità di difendersi dai nativi e dalle rivalità interne. La vittoria inglese nella guerra dei Sette Anni (1756-1763) generò nei coloni una maggiore consapevolezza politica e una crescente opposizione alle direttive imperiali britanniche, preludio a future tensioni con la madrepatria. I primi contrasti con la madrepatria Alla fine della guerra dei Sette anni (1763), con l ’ espulsione dei francesi dal Nord America, i coloni anglo-americani si sentirono liberi di espandersi a Ovest, ma incontrarono la resistenza dei nativi americani. Per regolare questa espansione, Londra emanò la Royal Proclamation del 1763, vietando l ’ accesso ai territori oltre i monti Appalachi. Tuttavia, i coloni ritennero il decreto illegittimo, percependo la limitazione come una violazione dei loro diritti. La guerra aveva aumentato il debito britannico, spingendo il Parlamento a introdurre nuove misure fiscali. Il Revenue Act (1764) colpì il contrabbando e aumentò i dazi, danneggiando in particolare i produttori di rhum del New England. Lo Stamp Act (1765), che impose una tassa sui documenti ufficiali, colpì tutti i coloni. I coloni si opposero energicamente, sostenendo che il Parlamento non avesse diritto di tassarli senza una loro rappresentanza politica. Nel 1765, i rappresentanti delle tredici colonie si riunirono a New York, chiedendo gli stessi diritti dei cittadini britannici. Sebbene lo Stamp Act fu revocato nel 1766, il Parlamento riaffermò la subordinazione delle colonie alla Corona. Dopo anni di relativa calma, nel 1770 a Boston scoppiarono scontri culminati nel massacro di Boston, dove i soldati inglesi uccisero cinque manifestanti. Il malcontento crebbe con il Tea Act (1773), che favorì la Compagnia delle Indie Orientali a scapito dei mercanti locali, portando al Boston Tea Party, in cui i coloni gettarono a mare un carico di tè. Londra rispose chiudendo il porto di Boston e rafforzando i poteri del governatore, inasprendo le tensioni. Nel Primo Congresso Continentale (1774) i delegati delle colonie inviarono un appello a re Giorgio III per revocare i provvedimenti fiscali, senza successo. La frattura si approfondì: i “ patrioti ” , sostenitori dell ’ autonomia, iniziarono a organizzarsi in milizie e boicottaggi, mentre i “ lealisti ” rimasero fedeli alla Corona. Nel 1775 i primi scontri armati si verificarono a Concord. Il Secondo Congresso Continentale (1775) assunse compiti di governo, creando un esercito unificato guidato da George Washington. Nel 1776, con l ’ apertura dei porti al commercio internazionale, le colonie iniziarono a considerarsi autonome. A maggio, il Congresso invitò le colonie a dichiararsi indipendenti, dando inizio alla rivoluzione. Dichiarazione d’Indipendenza e Rivoluzione Americana Il 4 luglio 1776, il Congresso delle Tredici Colonie approvò all’unanimità la Dichiarazione d’Indipendenza, redatta da un comitato presieduto da Thomas Jefferson. Il documento, influenzato dall’Illuminismo europeo e dai pensatori come Locke, Montesquieu e Rousseau, sanciva i diritti inalienabili degli uomini – vita, libertà e ricerca della felicità – e stabiliva che un governo ingiusto poteva essere modificato o sostituito. Inoltre, proclamava le colonie “ libere e indipendenti ”. La dichiarazione divenne simbolo del repubblicanesimo e affermava diritti fondamentali come la libertà di religione, di stampa e di associazione. La proclamazione fu accolta con entusiasmo: si organizzarono parate, falò e abbattimenti simbolici delle statue di Giorgio III. Tuttavia, l’esito della rivoluzione era tutt’altro che certo. Gli inglesi, con una forza militare e navale superiore, occuparono New York nell’estate 1776 e Filadelfia nel 1777. L’esercito americano, guidato da George Washington, soffriva di carenze in armi e disciplina. Una prima svolta arrivò con la battaglia di Saratoga (17 ottobre 1777), che consentì di riconquistare Filadelfia e attirare l ’ appoggio decisivo della Francia. Benjamin Franklin, diplomatico di grande prestigio, giocò un ruolo fondamentale per assicurare l ’ appoggio francese. La vittoria di Saratoga spinse la Francia a riconoscere ufficialmente l ’ indipendenza americana e a fornire supporto finanziario e militare. Dal 1777 giunsero i primi volontari francesi, seguiti da truppe regolari e fondi. Nel 1779 anche la Spagna si unì al conflitto, cercando di riprendere Gibilterra. Il conflitto si estese, coinvolgendo altre potenze europee. La Lega della neutralità armata del 1780, sostenuta da Russia, Olanda e altri stati, isolò diplomaticamente la Gran Bretagna. Questo allargamento obbligò gli inglesi a disperdere le loro forze tra l’ Atlantico, i Caraibi e il continente americano. Tuttavia, Washington ebbe difficoltà a mantenere compatto il suo esercito, che affrontò defezioni e ammutinamenti. Nel frattempo, gli inglesi spostarono l’offensiva verso il Sud, dove avevano il supporto dei lealisti fedeli alla Corona. La svolta decisiva avvenne nel 1781 con l ’ assedio di Yorktown, in Virginia. Le truppe britanniche, in attesa di rinforzi, furono circondate dall ’ esercito di Washington e dalla marina francese, che bloccò l ’ intervento inglese. Il 19 ottobre, le forze britanniche si arresero. Sebbene non risolutiva sul piano militare, la caduta di Yorktown spinse il Parlamento inglese a negoziare. Il Trattato di Versailles del 3 settembre 1783 sancì l’indipendenza degli Stati Uniti. Le ex colonie ottennero un vasto territorio che si estendeva fino al fiume Mississippi, al confine con il Canada a nord, e alla Florida a sud (restituita alla Spagna). La Francia recuperò alcuni territori africani e l’isola di Tobago nelle Antille. Gibilterra, tuttavia, rimase saldamente in mano britannica. Da confederazione a federazione Con la pace di Versailles del 1783, le tredici colonie ottennero l’indipendenza dalla Gran Bretagna, ma dovevano decidere se unirsi in un unico Stato. Tra il 1776 e il 1780 adottarono costituzioni repubblicane basate su sovranità popolare ed uguaglianza civile, ma con differenze tra stati. Gli Articoli di Confederazione del 1777 stabilirono un’unione debole con un Congresso centrale limitato, ma le crisi economiche e politiche dimostrarono la necessità di un governo più forte. Nel 1787, la Convenzione di Filadelfia redasse una nuova Costituzione, creando un governo federale con separazione dei poteri: presidente (esecutivo), Congresso (legislativo) e Corte Suprema (giudiziario). La Costituzione entrò in vigore nel 1788, nonostante resistenze, e le prime elezioni nel 1789 portarono George Washington alla presidenza. La nuova repubblica, fondata sulla sovranità popolare, limitava però i diritti politici ai soli maschi bianchi ricchi. La schiavitù, compromesso tra Nord e Sud, fu mantenuta al Sud e vietata nei nuovi stati a ovest. Questo segnò l’inizio degli Stati Uniti come primo Stato federale moderno. I trattati della rivoluzione americana Anni di riferimento:1776 (Imposta di BOLLO, primissimi anni del contrasto fra la corona inglese e le colonie poiché il parlamento inglese approvò lo STAMP ACT). Dopo la guerra dei sette anni deve mettere ordine alle finanze; Il BOLLO che ha imposto su tutti gli altri sia pubblici che privati. I coloni che redigono un documento che è una petizione di RIMOSTRANZA in cui spiegano perché non è accettabile e si viene ad un boicottaggio che costringe il governo di Londra a revocare lo STAMP ACT (documento in cui Londra ribadisce la piena gestione delle colonie) nel 1766. La natura del conflitto è politica e economica: abbiamo a che fare con una classe imbevuta di illuminismo. STAMP ACT Nell’introduzione fanno una premessa in cui dicono che sono fedeli alla corona (premessa d’obbligo). Le rimostranze sono legittime poiché sono in dovere in quanto in gioco ci sono i diritti e le libertà ESSENZIALI e dunque la rimostranza è giustificata in quanto devono agire e non tocca la loro fedeltà verso la corona. Lor indicano come responsabile non la corona bensì il parlamento a causa dei vari recenti provvedimenti. Ed è un dovere imprescindibile. Nel I punto si capisce si campisce che essi non vogliono essere considerati cittadini o sudditi di serie b. Nel II c’è un sottotono in cui viene sottointeso che un governo inglese nato dalle due rivoluzioni è legittimo solo se riconosce e protegge i diritti e libertà essenziali. III si arriva al nocciolo della questione: in ultima istanza in cosa consiste la legittimità dei provvedimenti? Che non c’è il consenso dei coloni. C’è dunque una violazione dei diritti e libertà essenziali. IV visto che a Londra non ci sono rappresentanti, non possono essere imposte tasse se non dalle assemblee locali, ovvero dai coloni ( questo è il punto più pericoloso) VIII (punto dal prof) atto illegittimo che configura dunque un governo dispotico. IX, X, XI si passa a considerazioni economiche: il loro bersaglio è il mercantilismo. X danno già un grande contributo in quanto ci sono i dazi e l’obbligo di esportare le materie prime e di non poterle produrre, dunque ce l’obbligo dell’acquisto di manufatti (commercio diseguale). Non essere considerati nello stesso piano politico e d economico dei sudditi della Gran Bretagna.. XI le conseguenze negative ci saranno anche per Londra in quanto non potremmo più comprar i manufatti da Londra oltre che i dazi a causa della mancanza di moneta. XII sintesi finale (“reciprocamente” termine tecnico per indicare parità di non subordinazione) XIII rivendicano il diritto di rimostranza di cui sono titolati o sudditi inglesi, dunque non si hanno dei ribelli DECLARATORY ACT Replica del governo inglese 1766: in questo caso c’è in invece subordinazione ed è far se,beare i coloni dei ribelli (si percepisce ciò dalla prima parte dove parla del diritto esclusivo che viene leso) Dal Primo documento traspare la volontà dei coloni di essere sullo stesso piano politico ed economico dei sudditi residenti in Gran Bretagna e dunque di avere rapporti di reciproco vantaggio senza che apra una ribellione. Nel secondo documento traspare un rapporto dei coloni alla Coronò e l’altra o al diritto esclusivo di sua maestà di imporre i dazi designandolo quindi come ribelli. Ci sono due prospettive differenti in quanto nel primo documento viene considerato di parità mentre nel secondo una superiorità madre patria sui coloni. Dichiarazione di indipendenza USA Il brano della dichiarazione d’indipendenza si concentra sugli aspetti teorici e filosofici che animarono i rivoluzionari americani e che ancora oggi sono fonte di ispirazione politica e civile per tutti i movimenti che affermano la libertà e il diritto e all’auto determinazione dei popoli. Il contesto storico ci fa presagire che ci sia qualcosa di rivoluzionario, infatti leggendo fra le righe abbiamo l’impressione che ci sia un pensiero GIUSNATURALISTA. Dov’è quindi l’illuminismo? Troviamo una concezione Nubia che viene vista non religiosa ma laica——->potere laico tipicamente illuminista, quindi non cercano una legittimità divina. Evidenziatore giallo: il rapporto che c’è fra gli Stati e uno stato di natura, infatti non c’è nessun rapporto politico tra Gran Bretagna e America, nessun vincolo. Stanno giustificando il motivo per cui rendono pubbliche le ragioni di questo passo, nella speranza di ricevere la Giustizia. A chi si rivolgono però? Al tribunale, all’ umanità, sulla fiducia che gli altri esseri razionali riconoscano le loro ragioni. Evidenziatore verde: evidenti alla ragione sempre rivolgendosi al tribunale. Sottolineatura ondulata marrone: qui evidenziano L’INANEABILITÁ (di cui io non mi posso privare perché é la mia essenza) dei diritti naturali. In questo passo troviamo un po’ di Locke, ma un compare al posto della proprietà, compare la ricerca della felicità (aspetti culturalmente originali all’America). Perché il moderno costituzionalismo preferisce non far comparire il termine di “felicità”? Perché è soggettiva. Allora perché loro la utilizzano? Sono consapevoli di usarla? Sì perché si devono creare le condizioni politiche cosicché ognuno possa perseguirla tranquillamente. È molto pericoloso dire “diritto alla felicità” perché viene meno l’aspetto soggettivo, come se si intendesse che si deve per forza essere felici. Per questo lo stato deve garantire che i cittadini siano felici (non legittimo, STATO DISPOTICO). Quindi per evitare disguidi, nella costituzione moderna non si fa cenno alla felicità, perché potrebbe addirittura diventare uno stato totalitario. Sottolineatura ondulata viola: prima i diritti ne consegue che i governi nascano e si giustificano per far valere i diritti e salvaguardarli——> STATO=ARTIFICIUM, non naturale, non divino, c’è per rispondere ad uno scopo e per far sì che la sovranità risieda finché c’è consenso dei governanti. Muovono quindi una critica verso il governo Britannico perché non risponde alla loro tutela. Evidenziatore rosso: se lo stato non riconosce i diritti è nostro dovere distruggere il governo è prendere provvedimenti:quando dicono “abbiamo…sicurezza e felicità…”dicono che vogliono evitare che il governo diventi dispotico e che quindi ci sia divisione e organizzazione dei poteri. Evidenziatore viola: il registro cambia, il tono è diverso, perché si passa dai principi delle regole e quindi bisogna fare riferimento alla prudenza. PRINCIPI ASSOLUTI non sono REGOLE MASSIME (esperienza, transitorie, dobbiamo esssere sensibili alla variabilità delle cose). Evidenziatore azzurro: quando è evidente che il goberno è dispotico e nostro dovere tutelarci, altrimenti non saremmo uomini liberi. (sulla scheda di classroom da “Nè….”) Ad essere sul luogo degli imputati adesso è il re, non parlano più di fiducia. A essere sul banco degli imputati sale il popolo inglese e il parlamento. Preparano il terreno per giungere alle conclusioni; prima si parlava della prudenza, qui anche ma si parla di attenzione a rimarcare la stessa cosa fintanto che potevano potenziare hanno potenziato. Il vincolo, non solo è politico, ma anche solidaristico. Illegittima in quanto non c’erano i rappresentanti dei coloni, questa affermazione particolarmente efficace in quanto spingono gli inglesi a guardare indietro, facendoli pensare alla loro storia fatta dei due rivoluzioni per garantire un parlamento legislativo, dunque proprio voi inglesi ci imponete delle disperazioni dispotiche, stesse istanze per le quali voi avete lottato nel XVII secolo. voi vi state anche dimenticando le ragioni per le quali abbiamo lasciato la madrepatria perché in quella particolare configura storica, noi non sentivamo la nostra libertà, che è contraddittorio alla monarchia parlamentare che voleva garantire libertà ai propri cittadini e il tutto aggravato dal fatto che ci fosse un rapporto di sangue, di fratellanza, vi siete comportati come dei despoti. Scongiurati--> sottolinea che non sono stati precipitosi. Ci sono due voci diverse: la voce della giustizia è una voce che dovrebbe essere in grado di sentire tutti quanti, tutti gli esseri razionali; mentre di conseguenza solo coloro rispetto ai quali c’è un vincolo di fratellanza, dei vincoli di natura solidaristica. Da “noi dobbiamo…“ C’è una frase estremamente efficace, che ci fa a capire tutta la responsabilità di questo passo, che comporta conseguenze ma anche la necessità di farlo dunque di dichiarare la loro indipendenza. Da “ e di considerarli”: riguardo ai nuovi rapporti, fra le tante cose dicono proprio questa? Nemici in guerra rimarca che sono due stati allo stato di natura, loro scelgono il modomigliore per dirlo, dicendo di farsi guerra dunque di subendo ogni rapporto politico e dicendo che uno Stato ha le possibilità di dichiararsi guerra.questo si chiama GIUSREALISMO , infatti qua c’è realismo politico in cui il potere sta laddove c’è la facoltà di dichiarare guerra e uno Stato sovrano questa possibilità alla riserva.

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