Summary

Questo documento presenta un'introduzione alla psicologia sociale, discutendo i processi sociali e cognitivi che influenzano la percezione di sé e degli altri, l'influenza sociale e le relazioni sociali. Sono descritti gli approcci storici e le teorie principali come le rappresentazioni sociali e l'importanza dei fattori sociali e cognitivi nel determinare il comportamento umano.

Full Transcript

Psicologia sociale testo: psicologia sociale 4 edizione mcgraw hill esame scritto Lezione 04/03 Psicologia sociale è lo studio scientifico degli effetti dei processi sociali e cognitivi sul modo in cui gli individui percepiscono se stessi e gli altri, sui processi di influenza sociale e sulle relazi...

Psicologia sociale testo: psicologia sociale 4 edizione mcgraw hill esame scritto Lezione 04/03 Psicologia sociale è lo studio scientifico degli effetti dei processi sociali e cognitivi sul modo in cui gli individui percepiscono se stessi e gli altri, sui processi di influenza sociale e sulle relazioni sociali. Una realtà oggettiva al di fuori di noi, ma la vediamo sempre attraverso le lenti delle nostre credenze e dei nostri valori, è un aspetto base della nostra mente. Gli studiosi condividono un comune punto di vista o provengono da una cultura comune → comportamenti, atteggiamenti, le idee e tradizioni stabili condivise da un ampio gruppo di persone e trasmesse di generazione in generazione. Ciò che riteniamo oggettivo spesso non è altro che il frutto di credenze condivise, quelle che Moscovici ha denominato rappresentazioni sociali. Il punto non è che valori impliciti sono negativi, ma che assumere valori e agire di conseguenza è un'attività umana da cui gli psicologi non sono esenti. Bias della retrospezione o io-lo-so-da-sempre → la tendenza, dopo che si è verificato un evento, a esagerare la propria abilità nell'averlo previsto come qualcosa che si sarebbe verificato Le radici della psicologia sociale vengono ricondotte a due approcci sviluppatisi in Europa nel XIX sec. al fine di comprendere e spiegare i fenomeni collettivi. Entrambi gli approcci si inscrivono entro la matrice socio-costruttivista, secondo cui la costruzione della conoscenza da parte dei soggetti affonda le radici nel contesto sociale inteso come contesto organizzato nei sistemi simbolici e reali cui le persone appartengono. La psicologia delle folle (italo-francese), trae il proprio nome dal testo di Gustave Le Bon del 1895. Le Bon si occupò di un tema che incuteva timore nella società dell'epoca: le folle, espressione di grandi movimenti di massa quali capaci di produrre notevoli mutamenti sociali e politici. Le Bon offre un'immagine decisamente negativa delle folle caratterizzate da irrazionalità: il singolo si annulla nella folla, i suoi sentimenti e idee si polarizzano e si genera una sorta di corpo composto da elementi eterogenei saldati tra di loro, che manifesta caratteristiche comuni di pensiero e azioni. Secondo Le Bon ciò è dovuto al fatto che il comportamento umano è sorretto da motivi inconsci comuni che portano la folla a sviluppare un'anima collettiva. Alla base di questo fenomeno, per Le Bon, si collocano tre meccanismi fondamentali: - Contagio mentale → propagando atti e sentimenti porta a confondersi con l'anima collettiva. Offre una spiegazione plausibile dell'intensa emotività e dell'anomia (rifiuto delle norme) - Senso di potenza → si genera dal riunirsi e che ha come conseguenza la riduzione del senso di responsabilità e del corretto rapporto con la realtà - Suggestionabilità → messa in moto dalla coscienza, annulla la volontà personale trasformando la persona in automa Le Bon sviluppa l'idea dell'importanza dell'esistenza di capi entro le folle e soprattutto della loro personalità: carismatici, d'azione Gabriel Tarde, sostenitore dell'approccio, rifiuta l'idea che la realtà collettiva sia un'entità autonoma dalle persone che la compongono. Dietro ogni fatto sociale vi è la persona e il suo contesto di vita in cui le differenze individuali si cancellano. Alla base della vita sociale vi sarebbero tre cause di ordine psicologico: desiderio → ciò che spinge ad agire verso ciò che si crede desiderabile invenzione → attuazione individuale del processo di desiderio e fa riferimento all'operazione per cui vengono costruite nuove idee sia nella realtà interna sia nella realtà sociale relazione interpsicologica → luogo dell'intersezione tra i primi due, a sua volta centro di nuovi sviluppi e nuove creazioni Mentre l'invenzione crea modelli di comportamento originali e provoca differenza sociale, l'imitazione diffonde progressivamente le novità spingendo le persone ad adeguarvisi. In Germania prende vita la “psicologia dei popoli” che indica una psicologia sociale comparata e storica che si occupa dei prodotti della cultura caratterizzati dal periodo storico fortemente nazionalista e desiderio di riunificazione dello stato-nazione della Germania (linguaggio, miti, consumi) che derivano dall'interazione sociale. Massimo esponente di Wundt. Considerò distinte ma complementari la psicologia sperimentale e la psicologia sociale, quanto la prima studia l'individuo con metodi sperimentali, mentre la seconda si occupa di fenomeni collettivi. Gli assunti di questo approccio sono: - l'essere umano ha una natura intrinsecamente sociale - la psicologia sociale è una disciplina storica, occupandosi dei miti e costumi di un popolo non può prescindere dal contesto storico socio-culturale - oggetto della psicologia è lo studio del rapporto tra le persone e i prodotti della loro interazione che, a loro volta, influiscono sulle menti delle persone arricchendole La psicologia di Wundt si interessava allo studio delle origini e delle trasformazioni del pensiero nelle società. ANALOGIE: Entrambe le psicologie focalizzano l'attenzione sui fenomeni collettivi, sulla società più che sulle singole persone. Individuano quale metodologia privilegiata per indagare questi oggetti quella osservativo-interpretativa in luogo di quella sperimentale Negli Stati Uniti Triplett considerato il primo ricercatore di psicologia sociale in cui si occupò delle prestazioni delle persone in presenza di altri (1895), anche se Ringelmann nel 1880 aveva affrontato lo stesso tema ma, a differenza di Triplett, aveva rilevato che le persone impegnate in un compito in presenza di altri mostravano prestazioni inferiori se lo facevano in gruppo rispetto a quando lo facevano da soli. Nelcorso degli anni a questa apparente contraddizione è stata trovata una soluzione: il fenomeno indagato da Triplett è noto come “facilitazione sociale”, quello studiato da Ringelmann come “Inerzia sociale” Il merito della nascita della psicologia sociale come disciplina autonoma va a McDougall e Ross. McDougall pubblicando la sua “introduction to social psychology” va a denominare la sua psicologia “ormica” (impulso) sosteneva che la persona e i suoi istinti dovesse essere la principale unità di analisi della nuova disciplina.Gli istinti, intesi come disposizione innata sono collegati con le emozioni e rilevabili attraverso esse e alcun di questi come la socievolezza e la simpatia, sono collocati dall'autore alla base dei comportamenti delle persone e della vita sociale. Ross sottolineava l'importanza del gruppo e dello studio dei comportamenti collettivi che esercitano una grossa influenza sulla persona, determinandone pensieri, opinioni ma anche sentimenti e interessi. Floyd Allport propose una concezione individualista della psicologia sociale come scienza sperimentale e del comportamento. I fenomeni sociali, i gruppi non necessitano di modelli teorici specifici possono essere compresi tramite i modelli utilizzati per capire le singole persone e indagati con i stessi metodi. Negli USA degli anni Venti e Trenta è caratterizato da un clima d'immigrazione ed è in questo ccontesto che si diffonde la “psicologia delle razze” → accordo tra gli psicologi socali dell'epoca e il clima pregiudiziale e intriso di razzismo culturalmente diffudo. Lo scopo era di dimostrare scientificamente la differenza tra le razze sia che i nativi americani erano più intelligenti degli afroamericani sia che gli immigrati provenienti dal Nord europa erano più competenti di quelli provenienti dal Sud o Est dell'Europa. Studio scientifico → permette di fare ricerca che da luogo a risultati veritieri, più vicini possibile ad una sfaccettatura della realtà. Gli psicologi sociali acquisiscono nuove conoscenze in maniera sistematica tutte quelle azioni che le persone mettono in pratica nella quotidianità in modo tale che i risultati ottenuti siano il più possibile rappresentativi alla realtà. Tali metodi fanno sì che i dati acquisiti siano meno soggetti agli errori e alle distorsioni proprie delle conoscenze derivanti dal senso comune. es. “chi si somiglia si piglia” o “gli opposti si attraggono” = l'uomo del senso comune spiega sulla base della propria esperienza spiega i fenomeni a posteriori, lo psicologo sociale grazie all'impiego di metodi di ricerca rigorosi consente di comprendere meglio processi e fenomeni, di distinguere chiaramente la realtà dall'illusione e di prevedere i fatti prima che si verifichino. Il comportamento di una persona può dipendere: - Processi sociali: il contesto in cui si trova l'individuo. La presenza reale, immaginata o implicita di altre persone, i gruppi a cui apparteniamo (orientamento sessuale, piccolo gruppo alla nazione), le norme culturali… - Processi cognitivi: percezione, memoria, emozioni, ricordi Questi influenzano: le percezioni e i pensieri che gli individui hanno di sé le influenze che essi esercitano sugli altri e che altri esercitano su di loro le relazioni che gli individui intrattengono con le altre persone Pensiero sociale ciò che va a indagare la psicologia sociale come percezione sociale: indagine sulle relazioni causali, percezione di sé: valutazione di sé quindi delle proprie capacità e atteggiamenti sociali: valutazioni del comportamento proprio e altrui, intesa in merito ad un'opinione o una posizione politica Influenze sociali si va a valutare: ◇ Conformismo: influenze del comportamento dalla maggioranza ◇ Persuasione: processi di cambiamento nell'interpretazione di un messaggio ◇ Interazione nei gruppi: come i gruppi influenzano l'individuo e viceversa Relazioni sociali: ♧ Altruismo: dal punto di vista individuale che possono influenzare il comportamento dell’individuo ♧ Pregiudizio: impatto generato da un idea che poi tende ad una stereotipizzazione (?) ♧ Conflitto e riconciliazione: continua interazione con il gruppo che può avere effetti diversi (di conflitto o di riconciliazione) in relazione alle differenze individuali delle singole persone Obiettivi della psicologia sociale: - Comprendere il comportamento in senso più ampio si può affermare che la psicologia sociale si propone di comprendere il comportamento sociale degli individui e dei processi che sono loro alla base a livello intragruppo (analizza le dinamiche interne del gruppo), intergruppo (studia le relazioni esistenti tra gruppi sociali differenti, es. squadre sportive) e collettivo (prende in considerazione i processi sociali legati al contesto culturale e storico in cui gli individui si trovano ad operare). - Somiglianze nel comportamento degli individui, anche se appartengono a culture diverse. Es. culture individualiste che puntano ad una maggiore autostima dell'individuo per emergere dalla massa, altre di carattere orientali puntano sulla collettività dunque ad una maggior cooperazione - Individuare le caratteristiche che sono specifiche di uno o più gruppi culturali Alla base del comportamento individuale si possono cogliere: Spiegazioni causali: capire fattori interni (indole aggressiva) ed esterni (l'altra persona ha attaccato) della persona Spiegazioni normative: fondate sul presupposto che gli individui sono agenti intenzionali che si comportano in funzione delle norme considerate appropriate in un dato contesto (es. atteggiamento prosociale quale altruismo) ! Norme: non determinano il comportamento degli individui. L'individuo può influenzare il comportamento decidendo se aderire a quei fattori normativi o deviare dalla norma DIFFERENZA TRA NORMA E INFLUENZA 05/03 Percezione sociale: come si creano le prime impressioni e come viene interpretato il comportamento altrui Ne fa parte la Social cognition: area di ricerca e riflessione concettuale sui processi cognitivi al contesto sociale che influenzano come ognuno di noi costruisce la realtà che viene percepita. Si occupa di due macro aree: - Studio delle impressioni sugli individui che si incontrano: strutturano osservazioni/ informazioni in schemi di giudizio e di aspettativa stabili e organizzati - Attribuzioni causali: descrivono e interpretano il comportamento altrui e utilizzano le impressioni per spiegare il comportamento dell'altro o decidere come agire nei loro confronti Formazione delle prime impressioni E’ un processo di raccordo basato su una serie di info. che possiamo raccogliere da un primo contatto con una persona. Si attua quando si raccolgono le informazioni in maniera sia diretta che indiretta, vengono integrate al fine di formare un giudizio complessivo di quella persona: - Costruire la realtà attraverso le impressioni che ci forniamo dagli altri sono costruzioni basate sulla nostra personale selezione e interpretazione degli indizi. Gli indizi sono un aspetto importante nel guidare il nostro schema di giudizio e vi è una selezione degli indizi in quanto ci sono alcuni che attirano maggiormente l'attenzione di altri. Gli indizi su cui basano le percezioni degli altri sono: Aspetto fisico → aspetto esteriore, abbigliamento, carisma/attraenza Comunicazione non verbale →espressioni del volto e delle emozioni, postura Comportamento manifesto → come si interagisce con gli altri, infatti molti comportamenti sono fortemente connessi a particolari tratti di personalità Ambiente → il contesto che pone la persona ad agire in modo rispetto ad un altro Ricerca sulla percezione dei volti Le informazioni sensoriali possono avere implicazioni dirette in relazione alle inferenze circa certi tratti posseduti dagli individui soprattutto se sono tratti che ci permettono di fare delle associazioni con cuccioli di certe specie, es. occhi, naso piccolo e fronte alta individui con faccia da bambino sono tipicamente percepite come meno dominanti, più ingenui e calde rispetto a persone che le rendono più mature. In studi più recenti, sono stati manipolati dei volti e si è visto che solo in 39 ms una persona può dare prime impressioni sulla base di info disponibili (inferenze). Benché non ci sia nessun aspetto, gesto, espressione o comportamento che indichi direttamente le qualità interiori di una persona, sulla base di questi indizi le persone formano le proprie impressioni sugli altri in modo rapido e spontaneo. Nella maggior parte dei casi tali processi sono automatici ed essere consapevoli di tali processi permette di controllarli. Un elemento fondamentale all'interno del processo è il ruolo della salienza: proprietà di distinguere uno stimolo da altri in un contesto specifico. Un indizio non è saliente di sua natura, lo è quando in qualche modo si distingue dall'ambiente circostante, tali persone attraggono l'attenzione e all'interno di un gruppo sono considerate più influenti e autonome. Una volta che gli indizi sono emersi, si va a interpretare gli indizi in base: + contesto: processo influenzato dal nostro bagaglio conoscitivo e dall'ambiente in cui è presentato l'indizio in quanto va ad acquisire significati diversi. L'indizio non ha valore in sè per sè. Il contesto sociale determina sia quanto un indizio è saliente sia quale significato gli attribuiamo. + conoscenze: stesso fenomeno può essere interpretato in modo diverso in base alle esperienze passate. Gli indizi acquistano significato quando vengono interpretati alla luce delle conoscenze che si hanno su persone, comportamenti, tratti, situazioni facciali. Due tipi di conoscenze pregresse hanno maggiori probabilità di essere utilizzate per interpretare gli indizi: - conoscenze collegate agli indizi → le associazioni che fanno parte del nostro bagaglio cognitivo; - conoscenze accessibili → i pensieri che in un dato momento occupano la nostra mente, più facili da richiamare alla memoria, e quindi che si tendono maggiormente a utilizzare. Importanti: Il ruolo delle associazioni L' associazione è un legame tra due o più rappresentazioni cognitive avente: - similarità di significato - frequenza dell'associazione Il ruolo dell'accessibilità → identifica la facilità e rapidità con cui una rappresentazione viene alla mente ed è utilizzata. Queste capacità sono influenzate da aspettative, motivazioni, umore, contesto, attivazione recente (esperienze che condizionano il mio modo di agire in quel contesto, priming), attivazione frequente. In conclusione: il contesto in cui troviamo e le conoscenze generali plasmate dalla cultura a cui apparteniamo e le esperienze accumulate ne entrano a far parte e spesso determinano le nostre impressioni sugli altri. 11/03 Euristiche cognitive e schemi sociali: il ruolo delle conoscenze pregresse e i processi cognitivi ad esse associati Ogni individuo può attivare due diversi processi di pensiero che possiamo usare a seconda delle situazioni: Processi controllati: entrano in azione quando ci impegniamo cognitivamente in modo approfondito la realtà che ci circonda e richiedono compiti di attenzione e controllo. Lenti, logici e riflessivi Processi automatici: veloci e intuitivi, in base ad esperienze passate presiedono l'attività cognitiva involontaria dipendono dalla motivazione e dall'abilità cognitiva nell'analizzare la realtà e i fatti. In passato alcuni studiosi hanno evidenziato come l'individuo agisce come un tattico motivato, in funzione del tempo, alle capacità cognitive. (FOTO SCHEMA) Quando si ha poco tempo e dobbiamo arrivare velocemente alla conclusione siamo economizzatori cognitivi e facciamo rapide e semplici analisi adottando uso di strategie mentali e risparmio di tempo ed energie cognitive. Scienziato ingenuo ed economizzatore cognitivo sono due diversi modi di approcciarsi alla realtà. Modello di individuo come scienziato ingenuo Se una persona è motivata, l'individuo dotato di capacità logico-razionali, come uno scienziato, raccoglie i dati necessari alla conoscenza di un certo oggetto e giunge a conclusioni logiche. es. l'individuo motivato a spiegare le cause di un evento sociale o ad approfondire le proprie conoscenze riguardo ad un altro individuo, se libero da pressioni temporali, valuta con cura le evidenze derivanti da fattori situazionali e disposizionali. Modello di individuo come economizzatore di risorse Quando le persone hanno bisogno di giungere ad una conclusione in modo rapido o sono scarsamente motivati non tengono in considerazione tutti i fattori in gioco, ma utilizzano “scorciatoie di pensiero” (euristiche) o modelli innati (schemi). Queste strategie di pensiero permettono di risparmiare tempo ed energie cognitive, ma portano a distorsioni ed errori nel ragionamento e nel giudizio sociale. Euristiche → regole di decisione immagazzinate nel corso dell'esperienza e applicate in determinate circostanze consentendo di emettere giudizi e valutazioni sociali con notevole risparmio di energie cognitive che permettono di trarre delle conclusioni a partire da un minimo di informazioni e compiere sintesi fulminee su pochi dati presenti. Nell'ambito della convenzione sociale, gli autori Kahneman e Tversky che si sono occupati di analizzare e processare diversi tipi di pensiero, individuandone 4: - Euristica della rappresentatività: scorciatoia di pensiero e ci permette di categorizzare le persone e ci permette di capire quanto una persona è rappresentativa di una certa categoria; in base a quella persona assomiglia all'elemento prototipico di quella determinata categoria. Più è rappresentativo e più lo si etichetta ad una categoria specifica. es. Stefano è una persona silenziosa, disposto ad aiutare gli altri, non mostra un vero interesse per la gente. Ha bisogno di dare chiarezza e ordine alle proprie esperienze. Attraverso l'applicazione dell'euristica si può ipotizzare che S. svolga una data professione se la sua descrizione è rappresentativa della persona media che svolge quella professione. - Euristica della disponibilità: strategia di pensiero che ci permette di portare una stima della frequenza o probabilità di un evento in funzione della realtà e velocità con cui vengono alla mente esempi o associazioni che si riferiscono alla categoria su cui viene emesso il giudizio. Le distorsioni dipendono da: accessibilità, vividezza (quanto l'evento è eclatante), autoreferenzialità. Tendenze sistematiche nella ricerca e nel recupero di informazioni, immaginabilità di alcune categorie e riferimento di sé. es. La Summers è una compagnia che produce pc. Nella compagnia sono impiegati 20 segretarie e 80 programmatori di pc. Anna lavora per la Summers, è alta, attraente, sa comunicare bene con le persone, sa battere a macchina. C'è un'elevata probabilità che sia una segretaria - Euristica della simulazione: si basa sulla facilità con cui può essere un ipotetico scenario alternativo a quello realmente accaduto in modo da riprodurre ipotesi su come certi eventi si sarebbero potuti realizzare. Permette di avanzare previsioni sulle reazioni emotive delle persone di fronte a recenti fallimenti o successi. es. Gianni e Samuele, hanno finalmente la possibilità di iscriversi a due corsi diversi a cui desideravano partecipare da molto tempo. Gianni: poiché l'esclusione riguarda un numero molto ampio di persone è difficile immaginare come avrebbe potuto evitare l'esito negativo. Samuele: è facile annullare mentalmente l'esito pensando che la probabilità di essere ammessi era alta. Si può supporre che Samuele rimanga più amareggiato poiché più facile “simulare” mentalmente uno scenario alternativo. - Euristica dell'ancoraggio: dovendo emettere giudizi in situazioni di incertezza spesso le persone riducono l'ambiguità ancorandosi ad un punto di riferimento stabile per poi operare degli aggiustamenti ed infine raggiungere una decisione finale. Le inferenze riguardo agli altri sono spesso ancorate alle convinzioni che abbiamo su noi stessi. Quindi possiamo decidere quanto una persona è intelligente, dotata di sensibilità artistica o gentile, riferendosi agli schemi del nostro io. Ciascuna diversa euristica porta a differenti conclusioni. In conclusione: Le euristiche sono buone scorciatoie di pensiero per navigare tra la complessità della vita quotidiana Ma quando è essenziale essere accurati (visita medica, colloquio di lavoro) abbiamo bisogno di pensare in modo più approfondito alle cose, soppesando ed elaborando le diverse informazioni 12/03 DIFFERENZA: SCHEMA SCHEMA SOCIALE Strutture di dati attraverso le quali i concetti Schemi riferiti a categorie di persone, di immagazzinati in memoria vengono ruoli o di eventi che coinvolgono la vita rappresentati sociale di un individuo (nucleo centrale prototipico) SCHEMI SOCIALI: - Elemento strutturale → struttura di dati per rappresentare concetti immagazzinati in memoria - Ruolo procedurale → ruolo attivo nel guidare l'organizzazione dell'esperienza passata e di quella in corso (funzioni dello schema) STRUTTURA è costituita da: Parte fissa → insieme di elementi continui a tutti gli esemplari che ricadono nella categoria (prototipo). Es. infermiere= persona che aiuta il medico nella cura dei malati con funzioni specifiche di igiene e terapia. Parte variabile → diverse caratteristiche che i singoli esemplari possono assumere. Es. caratteristiche di un particolare infermiere= alto o basso FUNZIONI DEGLI SCHEMI: Concettuale → rapida identificazione di uno stimolo Rappresentazione → lo stimolo, così concettualizzato, viene inserito in un'unità conoscitiva più ampia e va ad ampliare il mio schema Inferenziale → possibilità di riempire i vuoti di informazione, si assegna in automatico tutte quelle competenze tipiche di una specifica categoria anche se l'individuo è specializzato in un determinato campo Performativa → orientano l'azione, permettono di selezionare la strategia più adatta per raggiungere un certo obiettivo E quindi lo schema: - Orienta la nostra attenzione: rende alcuni attributi salienti mentre altri vengono ignorati - Influenza il modo in cui le informazioni vengono memorizzate, interpretate e recuperate: talvolta distorcendole fino a renderle coerenti con lo schema, tendendo a ricercare in modo selettivo quelle info che sono in linea con ciò che penso. Anche l'interpretazione viene influenzata dagli schemi, quindi si distorcono informazioni per renderli più coerenti. - Ci suggerisce cosa attenderci e come agire Da un punto di vista sociale vi sono 4 tipi di schemi diversi: 1. Schemi di sé: Struttura di conoscenza che si riferisce a se stessi Criteri di categorizzazione e di giudizio che la persona adotta per descriversi, per confrontarsi con gli altri, per ricordare la propria condotta nel passato, per valutare le proprie prestazioni E’ organizzato intorno ad alcuni tratti centrali; le informazioni relative a questi tratti sono elaborate più velocemente rispetto alle info relative a dimensioni meno importanti o schematiche 2. Schemi di persone: Strutture di conoscenza che si riferiscono a particolari categorie di individui focalizzando i tratti di personalità o le caratteristiche che li distinguono e che ne rendono significativo il comportamento Includono aspettative che influenzano il ricordo di azioni e la comprensione di nuove informazioni 3. Schemi di ruolo: Struttura di conoscenza che organizza i possibili comportamenti che una persona può mettere in atto dato la particolare posizione che essa occupa nella struttura sociale Ruoli acquisiti (ad es. medico, professore) e ruoli ascritti (il genere sessuale o la razza) 4. Schemi di eventi (script): Struttura di conoscenza che descrivono le sequenze in rapporto a determinati contesti, si producono delle aspettative su ciò che è probabile avvenga in una particolare situazione. Le norme sociali guidano lo script, quindi ci si aspetta che le persone in base al contesto in cui si trova si adatteranno in un determinato modo. Formati in base: esperienza diretta o su informazioni avute sulla situazione Un esempio di schemi sono gli stereotipi: - Immagine mentale semplificata riguardante una categoria di persone, un'istituzione, un evento - Di solito è condivisa nei suoi tratti essenziali dai membri di un gruppo nella rappresentazione dei membri di un altro gruppo Formazione di impressioni complesse Il processo di formazione delle prime impressioni: - richiede pochi sforzi cognitivi - si basa su indizi forniti dall'aspetto, dal linguaggio del corpo e dal comportamento, interpretati alla luce del contesto e delle conoscenze (schemi e euristiche). Se siamo motivati a conoscere si attivano a schemi più complessi. - le persone hanno delle proprie idee riguardo al modo in cui diverse caratteristiche tendono ad essere associate tra loro per formare certi tipi di personalità. Tali caratteristiche vengono poi integrate per formare un'impressione complessiva della persona TEORIE IMPLICITE DI PERSONALITA’ → una maggiore probabilità certe caratteristiche si associano maggiormente tra di loro rispetto altre, sulla base dell'idea che certe informazioni sono meglio collegate rispetto altre andando a formare delle tipologie di individui che presentano una serie di caratteristiche più articolate. 1973, dalla teoria di Schneider emerge che: - La nostra conoscenza sulle persone è strutturata dalle nostre aspettative su come i diversi tratti vanno insieme - Vengono utilizzate quotidianamente quando sappiamo qualcosa di una persona e tentiamo di immaginare o spiegare altri aspetti della sua personalità. - Sono largamente condivise all'interno di una stessa cultura, differiscono da cultura a cultura Schneider nella teorizzazione di queste teorie riprende due filoni di ricerca: - Modello configurazionale (Asch, 1946) - Modello algebrico (Anderson, 1981): cerca di spiegare i processi di Asch in un'altra ottica Modello configurazionale Asch risentendo dell'impostazione gestaltica, studia come ognuno di noi riesce a costruire un'immagine unificata della personalità di una persona partendo da diverse unità di formazione. Esperimento 1: - leggere due liste di aggettivi relativi ad un individuo - esprimere la propria impressione e indicare tratti ritenuti più importanti Asch osserva che il cambiamento di un solo tratto della visione globale dell'individuo è completamente diversa: Freddo = persona calcolatrice, arrivista, antipatica,... Caldo = persona affabile, generosa, saggia, … Percezione è un processo costruttivo i cui risultati sono mediati dalle strutture di interpretazione che si attivano nel nostro cervello. Nel processo di formazione delle impressioni si manifestano delle forze unificanti che agiscono per raccordare e integrare gli elementi di informazione entro un'impressione globale più complessa. Ogni tratto possiede la proprietà di essere parte di un tutto, influenzando ed essendo influenzato dall'organizzazione di cui fa parte. Es. L'intelligenza se associata al calore umano (persona affabile, saggia) è diversa da quella relativa ad una persona fredda (razionalità, distaccata). Tutti i tratti hanno la stessa potenzialità di influenzare l'esito finale allo stesso modo. Esperimento 2. Ripropone l'esperimento sostituendo la coppia di aggettivi caldo-freddo nelle due liste vengono inseriti gli aggettivi “educato-brusco”, tale cambiamento produce una differenza nelle impressioni finali molto meno marcata. Questi esperimenti portano Asch a concludere che le impressioni che ci formiamo hanno una struttura: CENTRALITA’ DEI TRATTI in quanto non tutti i tratti hanno la stessa importanza, individuandone alcuni dominanti e centrali (caldo-freddo in quanto l'assenza o la presenza definisce un tratto diverso), altri come periferici e dipendenti. I tratti centrali sono quelli che in maniera intrinseca presentano alte associazioni con gli altri tratti. La centralità di un tratto può dipendere dal contesto in cui è inserito. ORDINE DEI TRATTI Ulteriori studi hanno dimostrato che anche l'ordine in cui venivano presentati gli aggettivi comportava delle differenze. Es. ad un primo gruppo veniva presentata questa lista di aggettivi (più positivi) intelligente, laboriosa, impulsiva definendo questa persona come competente e ambiziosa, ad un altro gruppo gli stessi aggettivi ma in ordine opposto (più negativi) critica, testarda e invidiosa definendo questa persona come troppo emotiva o difficilmente gestibile sul piano sociale. Effetto primacy → le informazioni presentate per prime sembrano avere un maggiore impatto sulla formazione delle prime impressioni Modello algebrico di Anderson, 1981: formalizza la sua teoria su un modello algebrico, sostenendo che ogni tratto per ognuno di noi ha un significato specifico e difficilmente modificabile la valutazione ad esso associata rimane costante. L'impressione globale che deriva da diverse informazioni è data dalla combinazione algebrica delle valutazioni. DIFFERENZA: MODELLO CONFIGURAZIONALE MODELLO ALGEBRICO Intell. ←→ freddo → calcolatore = Giudizio freddo Intell.(+2)+freddo(-3) =G.negativo(-1) Intell. ←→ caldo → saggio = Giudizio positivo Intell.(+2)+caldo (+3)= G.positivo (+5) Modello configurazionale: carattere olistico → importanza data alla relazione tra le parti, caratteristiche dell'insieme. Modello algebrico: radici elementaristiche → l'esperienza psicologica è il risultato dell'analisi degli elementi costituenti L'integrazione dei due modelli (Fiske e Neuberg, 1990) - Il modello configurazionale richiede meno risorse cognitive: si usa quando la motivazione è bassa o le risorse limitate - Quando la motivazione è più alta se ci impegniamo nel processo algebrico - Se siamo motivati ad approfondire le nostre conoscenze e a valutare le nostre impressioni e giudizi → maggiore accuratezza - Tuttavia quando abbiamo bisogno di giungere ad una conclusione in modo rapido (economizzatore cognitivo) → minore accuratezza (errori e tendenze sistematiche) 25/03 LA DIFESA DELLE IMPRESSIONI Le impressioni stabiliscono il contesto in cui verranno interpretate informazioni successive quali: Bias di conferma: tendenza a cercare informazioni che confermano le proprie impressioni Overconfidence: tendenza a sovrastimare la correttezza delle proprie opinioni Le discordanze apparenti stimolano la ricerca di una organizzazione che risolva la contraddizione: - modifica della prima impressione - resistenza alla confutazione Conservatismo Quando ci siamo fatti un’impressione su una persona, tale impressione tende: - a permanere → gli elementi successivi contrari al giudizio formulato vengono ignorati (effetto persistenza), oppure vengono considerati determinanti da una causa eccezionale e temporanea - a influenzare l'interpretazione delle sue azioni (attribuzioni causali → perché le persone fanno quello che fanno?) - a influenzare le nostre relazioni con quella persona e le sue azioni → profezia autoverificantesi. Le persone hanno delle aspettative verso un altro individuo e ciò influenza il modo di agire nei suoi confronti. Queste attese influenzano la risposta dell'individuo che adotta comportamenti coerenti con esse: conferma comportamentale. In ambito scientifico viene definito come effetto Rosenthal si manifesta nella vita quotidiana quanto una persona è considerata intelligente o capace da amici o familiari, tenderà ad avere prestazioni migliori. Studio con un gruppo di bambini di scuola elementare: Variabile indipendente: indicazioni agli insegnanti di 20 bambini considerati più brillanti (in realtà scelti a caso tra gli alunni) Variabili dipendenti: Giudizio degli insegnanti sui bambini segnalati e il QI dei bambini al termine del I e II anno. Risultati: i bambini segnalati presentavano un QI più elevato rispetto al pre-test LIMITI DELLA PROFEZIA → gli effetti della profezia sono più deboli quando il target: - è sicuro di sé stesso e delle proprie qualità - è consapevole delle aspettative che l'altro ha nei suoi confronti - è più motivato a trasmettere una corretta impressione di se stesso piuttosto che a fare in modo che l'interazione si svolga in modo positivo (desiderio di accettazione o di relazione sociale) Teorie delle Attribuzioni causali: studio dei processi che le persone mettono in atto quando cercano di spiegare le cause che stanno dietro a specifiche azioni o sentimenti. L'importanza di dare un senso al comportamento nostro e quello altrui deriva dal dare ordine al mondo sociale, al crearsi delle aspettative e regolare il nostro comportamento e prevedere le conseguenze del comportamento altrui agendo con ulteriori condotte della persona osservata e le possibili reazioni da parte degli osservatori. MODELLI TEORICI Fritz Heider (1958) Importanza della psicologia sociale si occupi di studiare la psicologia del senso comune cioè la logica che le persone utilizzano per dare un senso al comportamento proprio e altrui. Due tipi principali di attribuzioni di causalità: 1. Attribuzioni disposizionali (Locus di causalità interno) → attribuzione a caratteristiche interne dell'attore quali abilità, motivazione 2. Attribuzioni situazionali (Locus di causalità esterno) → attribuzione a caratteristiche esterne all'attore, quali compito, altre persone, fortuna L'impressione/giudizio che ci formiamo nei confronti di un individuo cambia a seconda del tipo di attribuzione che compiamo: - se la causa di un comportamento negativo è interna ne deduciamo un'impressione negativa di colui che ha messo in atto quel comportamento - se la causa di un comportamento negativo è esterna ci formeremo un'impressione più positiva dell'attore Le persone tendono a ricercare soprattutto cause permanenti perchè queste, essendo prevedibili e quindi maggiormente governabili, permettono di padroneggiare meglio il mondo sociale Jones & Davis (1965) → Correspondence Inference Theory Tentativo di risalire dagli effetti di un'azione alle intenzioni che l'hanno mossa e quindi alle disposizioni stabili dell'attore. Prevede che l'attore possieda: - piena consapevolezza dei risultati dell'azione - la capacità per compierla Si inferiscono disposizioni o caratteristiche relative alla personalità di un individuo dal comportamento osservato e/o dagli effetti che ne derivano. Ricostruire disposizioni permanenti consente di comprendere e prevedere il comportamento delle persone e favorisce una rappresentazione stabile della realtà Le inferenze disposizionali dipendono da fattori quali: - Aspettative comportamentali legate al ruolo → il comportamento è più informativo se non deriva da norme legate ai ruoli - Desiderabilità sociale → minore è la desiderabilità sociale di un comportamento, più questo verrà attribuito a disposizioni interne Es. Quando le persone dicono o fanno quello che ci si aspetta da loro in una particolare situazione o mentre svolgono un determinato ruolo, apprendiamo molto poco sulle loro disposizioni personali - Libera scelta → i comportamenti messi in atto liberamente sono più informativi rispetto a quelli messi in atto per costrizione. Il comportamento è informativo se è intenzionale - Analisi degli effetti non comuni → effetti non comuni che emergono dal confronto tra il comportamento scelto e le altre opzioni possibili sono informativi circa le qualità interiori della persona. Esperimento: Chiara ha accettato un lavoro in un'agenzia pubblicitaria di Tokyo (invece che a Parigi) dove si occuperà di promozione della salute. Pochi effetti non comuni sono maggiormente informativi rispetto alla scelta. Kelley (1967) → TEORIA DELLA COVARIAZIONE Individuo come informatore di azioni. Quando stiamo per fare un'attribuzione, raccogliamo informazioni (o dati) che possono aiutarci a formare un giudizio. Le informazioni che utilizziamo riguardano come il comportamento delle persone covaria nel tempo, nello spazio, tra i diversi attori e nei differenti bersagli di comportamento. A partire da questi presupposti, considera la possibilità di poter impedire 3 differenti tipi di cause nell'attuazione di un comportamento nei diversi spazi e tempi: - interne → quali fattori interni hanno portato alla persona ad agire in un certo modo => attore = persona presa di riferimento che agisce - esterne → entità quali oggetti, persone o cose presenti nell'ambiente che stimolano un’azione e circostanze = situazione specifica Allo scopo di capire se il fattore causale dipende dall'attore o dall'ambiente, le inferenze di causalità dipendono: dallo scoprire che il manifestarsi di un effetto è collegato alla presenza di un fattore causale e dall'osservazione che tale effetto non si verifica quando tale fattore è assente. Tre tipi di informazioni permettono di valutare l'informazione relativa alla covariazione: - Consenso → modo in cui le altre persone si comportano di fronte al medesimo stimolo. domanda: le altre persone subiscono lo stesso effetto in riferimento alla stessa entità? NO, allora il consenso è basso; Sì il consenso è alto - Distintività → modo in cui l'attore risponde ad altri stimoli analoghi. “l'effetto si manifesta quando è presente l'entità e invece non si presenta quando l'entità è assente?” NO, allora la distintività è bassa; Sì la distintività è alta - Consistenza → frequenza con cui il comportamento osservato fra lo stesso attore e lo stesso stimolo/entità si verifica nel tempo e in varie circostanze. “l'effetto si manifesta ogni volta che l'entità è presente indipendentemente dalle forme di interazione?” NO, allora la consistenza è bassa; Sì allora la consistenza è alta Esperimento → Paolo dorme durante la lezione? attore paolo e l'entità è la lezione. raccolgo informazioni, ci sono altre persone che dormono? se sì allora è un comportamento consensuale. Paolo dorme solo a quella lezione o anche ad altre lezioni? (distintività) Se dorme solo a quella lezione ha un bassa distintività, invece se dorme anche le altre significa che Paolo ha un alta distintività. paolo dorme sempre a quella lezione? se no significa che ha una bassa consistenza, se sì allora la consistenza è alta quindi il comportamento si presenta con maggior frequenza. Combinando le diverse informazioni è possibile effettuare delle attribuzioni causali e stabilire se la causa di un determinato comportamento è attribuire a: - caratteristiche dell'attore - caratteristiche dell'entità - circostanze in cui ho osservato questo particolare evento esempio: antonio è attore, maria è entità LIMITI: - le persone non usano le informazioni di consenso nella misura prevista dalla teoria di Kelley - le persone non dispongono sempre di tutte le informazioni previste dal modello, ma inseriscono i dati mancanti Seligman (1975) → Senso di impotenza appresa Condizione in cui gli individui arrivano a credere di essere incapaci di esercitare una qualsiasi influenza sull'ambiente tanto che smettono di provare ad esercitarla Eventi negativi incontrollabili → Mancanza di controllo sulla situazione → Impotenza appresa (può sfociare in una depressione) TENDENZE SISTEMATICHE (BIAS) errore fondamentale di attribuzione (Ross,1977) = tendenza generale di giudizio che i soggetti evidenziano quando, nell'individuare le cause del comportamento altrui, sottostimano l'impatto di fattori situazionali mentre sovrastimano il ruolo dei fattori disposizionali (caratteristiche dell'individuo come base del suo comportamento). Esperimento Importanza della salienza (Taylor e Fiske, 1976): - alcuni soggetti osservano due ragazzi (a e b) che conversano tra loro ignari che i due ragazzi stanno seguendo un copione - alla fine gli osservatori dovevano dire chi, tra A e B, aveva scelto gli argomenti, che aveva guidato la conversazione e chi aveva mostrato più aspetti di sé. Gli osservatori sostennero che la persona che riuscivano a vedere meglio era quella che aveva avuto maggiore influenza ed importanza nella conversazione Quando cerchiamo di spiegare il comportamento di qualcuno la nostra attenzione si concentra di norma sulla persona che agisce piuttosto che sulla situazione circostante poiché è più facile da vedere o conoscere. Quindi identifichiamo nei fattori interni ad essa le cause del suo comportamento. Differenze culturali: gli individui appartenenti a culture collettiviste (maggiore importanza al grado di appartenenza, all'adattamento al gruppo, ad adeguare il proprio comportamento al contesto sociale) hanno maggiori probabilità di tenere conto le informazioni situazionali specialmente se queste sono particolarmente salienti (Miller, 1994). Tale Bias non si applica alle attribuzioni che facciamo su noi stessi → tendiamo a privilegiare i fattori situazionali effetto attore-osservatore differenza tra attore e osservatore (jones & nisbett, 1972) → tendenza sistematica a spiegare il comportamento degli altri in termini di fattori disposizionali e stabili, mentre il proprio in termini di fattori situazionali e instabili. esperimento: ad a e b e gli osservatori veniva chiesto in che misura lo svolgersi dell'interazione tra a e b fosse dovuta a caratteristiche disposizionali o situazionali. risultati: 1. effetto della differenza attore-osservatore a/b: cause esterne; osservatori: cause interne di a e b 2. Maggiori attribuzioni disposizionali degli attori che vedevano il filmato su se stessi Riassumendo.. errore fondamentale di attribuzione: tendenza ad attribuire il comportamento altrui a caratteristiche stabili di personalità effetto attore-osservatore: tendenza ad attribuire il comportamento altrui a cause interne e il proprio comportamento a cause esterne spiegazione percettiva: la salienza - Attore → non è in grado di vedersi agire, la sua attività non risulterà particolarmente saliente. Salienti sono i fattori di contesto e le forze ambientali - Osservatore → l'elemento saliente del campo percettivo della persona spiegazione cognitiva: tipo di informazione disponibile - Attore → conoscenza di ‘prima mano’ circa i propri stati d'animo di fronte all'evento, le proprie intenzioni e i fattori temporanei che le hanno suscitate - Osservatore → non può apprezzare i fattori temporanei che influenzano il comportamento dell'attore e quindi è portato a pensare che si comporti sempre così videoregistrazioni e effetti dell'autoconsapevolezza → quando le persone focalizzano la propria attenzione su se stessi (telecamera, specchio): - vi è un aumento del livello della propria autoconsapevolezza - le persone sono maggiormente suscettibili alle proprie disposizioni e ai propri atteggiamenti attribuzione a favore del sè → tendenza ad attribuire i successi a cause interne e gli insuccessi a cause esterne - spiegazione cognitiva: tipo di informazione posseduta quando viene fatta un'attribuzione. I ricordi di insuccessi sono più rari rispetto ai successi, alta distintività può dar luogo ad un'attribuzione esterna. Soprattutto se anche il consenso è alto - spiegazione motivazionale: 1. aumentare e proteggere la propria autostima: le persone sono motivate a mantenere un concetto di sé positivo ed efficace. Autorizzazione: forte motivazione ad avere una buona opinione di sé e salvaguardare la propria autostima 2. presentare un'immagine favorevole agli altri: raccogliendo la loro ammirazione e considerazione. Autopresentazione: motivazione ad esprimersi e a comportarsi in modi volti a creare negli altri un'impressione favorevole o che si desidera. Abramson, Seligman, Teasdale (1978) L'impotenza appresa fa sentire le persone cronicamente depresse solo se essa è attribuita a caratteristiche intrinseche del Sé. La qualità e la persistenza della depressione dipendono dal fatto che la causa oltre ad essere percepita come incontrollabile, stabile e interna sia anche globale Weiner (1986) → Attribuzioni ed emozioni Le cause a cui attribuire un comportamento possono variare su 3 dimensioni: Locus: interne vs esterne Stabilità: stabili vs instabili Controllabilità: controllabili vs incontrollabili Attribuzioni sono in relazione a successi e insuccessi: la attribuzioni circa gli esiti di un comportamento possono influenzare le aspettative, motivazioni, prestazioni future e emozioni dell'individuo IL SE’ IN UN MONDO SOCIALE Il concetto di sé → l'insieme delle conoscenze (rappresentazione cognitiva) che una persona ha di sé. Ognuna di queste convinzioni attraverso le quali definiamo noi stessi è detta Schema di sé (Markus & Wurf, 1987) → modelli mentali in base ai quali le persone organizzano il proprio mondo. Influenzano il modo in cui percepiamo e valutiamo noi stessi e gli altri. Inoltre, influenzano il ricordo, infatti permettono di organizzare e recuperare le esperienze avute. Possibili effetti: - Autoreferenziale → tendenza ad elaborare in modo efficace e a ricordare bene le informazioni relative a se stessi. Se l'informazione è pertinente con il concetto di sé la si elabora rapidamente e la si ricorda senza difficoltà, perché i ricordi si formano intorno a ciò che ci interessa maggiormente, ossia il nostro sè - Spotlight → convinzione che gli altri prestino più attenzione al nostro aspetto e comportamento di quanto non facciano nella realtà Sé possibili → sono immagini di ciò che si desidera o si teme di diventare in futuro. Il concetto di sé non solo è costituito dagli schemi di sé su chi si è adesso ma anche su chi si può diventare. I sé possibili (sia desiderati che temuti) sono una motivazione che alimenta la visione della vita a cui si aspira LO SVILUPPO DEL SÉ SOCIALE I rapporti e le interazioni sociali contribuiscono a definire il sé. Le idee e i sentimenti che si nutrono verso se stessi influenzano il modo in cui noi interpretiamo le risposte degli altri alla nostra presenza, ma allo stesso tempo gli altri contribuiscono a plasmare il senso del sé. Ruolo → insieme di norme che definisce come dovrebbero comportarsi le persone in una certa posizione sociale. La prima volta che ci si trova ad agire in un nuovo ruolo si “recita” ciò che ci si aspetta da quella posizione, a lungo andare poi quello che prima era una sorta di finzione viene gradualmente assorbito fino a formare nuovi atteggiamenti e a diventare parte integrante di percezione del proprio sé. Leville, 1985 → Complessità del sé: il numero e la diversità degli aspetti del sé che le persone sviluppano in relazione ai diversi ruoli assunti, alle diverse attività svolte, ai diversi rapporti sviluppati. Chi ha una maggiore complessità del sé, i Chi ha minore complessità andrà più cui aspetti sono molteplici e indipendenti, è facilmente incontro a depressione e più protetto dalle oscillazioni dell'autostima abbassamento dell'autostima in caso di e dall'umore. Infatti un evento positivo o eventi negativi; poichè gli aspetti che negativo andrà a colpire solamente un formano il proprio sè sono relativamente aspetto del sé e non il concetto di sé pochi e interdipendenti. integralmente Confronto sociale → valutazione delle proprie capacità e opinioni mediante il confronto tra sé e gli altri. Festinger, 1954 → Teoria del confronto sociale: le persone apprendono e valutano le proprie qualità personali confrontandosi con altre persone simili a sé quando sono incerte (non ci sono dati oggettivi) in merito alle proprie abilità od opinioni. In generale il confronto avviene in modo automatico con i propri pari. Assistendo a ciò che fa o dice un nostro pari non si può evitare di fare un confronto con noi stessi. Il confronto è però a volte basato su informazioni incomplete, es. sui social. I giovani adulti che passano più tempo sui social sono in media più depressi, soli e insoddisfatti. Si differiscono due tipi di confronto: - Al rialzo: ci si confronta con coloro che si trovano al di sopra di sé (in scala verticale) quando si ottiene un incremento di status, risultati o guadagno. In contesti di competitività, per proteggere il sé vacillante si percepisce l'altro come avvantaggiato - Al ribasso: per proteggere il sé e l'autostima si può tendere a paragonarsi con chi è meno abile o meno fortuna Il concetto di sé viene alimentato anche dalle esperienze quotidiane. Avere successo in attività stimolanti e realistiche ci fa sentire più competenti, porta a una maggiore fiducia in sé stessi e in un maggior senso di capacità e potere. Il successo e i risultati ottenuti con grande sforzo e dedizione alimentano l'autostima. GIUDIZI DEGLI ALTRI Il fatto che gli altri abbiano una buona opinione di noi ci aiuta a pensare bene di noi stessi e tali commenti entrano a far parte del nostro concetto di sé. Allo stesso tempo anche stereotipi negativi relativi al proprio gruppo di appartenenza possono essere integrati nel proprio concetto di sé e avere ricadute concrete, es. donne e materie STEM. Cooley, 1902 → Teoria del sé riflesso: percepiamo noi stessi su come pensiamo che gli altri ci vedano George Herbert Mead, 1934 → sottolinea come ciò incide sul concetto di sé non è come gli altri ci vedono realmente ma come “immaginiamo” che essi ci vedano. Quando si sperimenta esclusione sociale si sperimenta anche una scarsa autostima, la quale funge da cartina di tornasole sul giudizio che hanno gli altri su di noi. Mentre si può arrivare anche ad una autoenfatizzazione: immagine sproporzionata del sé derivante dal fatto che è più facile che gli altri ci lodino piuttosto che ci critichino; questo è particolarmente vero nelle culture occidentali più individualiste rispetto a quelle più collettiviste. IDENTITÀ SOCIALE Il concetto di sè non include solo l'identità personale (ovvero la propria percezione delle caratteristiche personali), ma anche l'identità sociale. L'identità sociale è la definizione sociale di ciò che si è (es. genere, religione, etnia, …) ed implica anche ciò che non si è. L'identità sociale diventa più saliente nei contesti in cui il gruppo a cui si appartiene costituisce la minoranza. Al contrario, quando facciamo parte della maggioranza si tende meno a pensare alla nostra identità sociale. IL RUOLO DELLA CULTURA A livello culturale: INDIVIDUALISMO COLLETTIVISMO Assegnazione delle priorità ai propri Tendenza ad assegnare priorità agli obiettivi obiettivi rispetto a quelli del gruppo e alla del proprio gruppo di appartenenza (es. definizione della propria identità in termini di famiglia allargata o gruppo di lavoro) e a attributi personali invece che di definire la propria identità in base ad esso identificazioni di gruppo Individui sono unità base della Gruppo come unità base della società società Gruppi sono grandi e numerosi, e Presenza di pochi gruppi, piccoli e servono a soddisfare i bisogni degli molto influenti individui Relazioni sono intime e stabili Relazioni sono di tipo superficiale Comportamento sociale è regolato Comportamento sociale è regolato dalle norme del gruppo da predisposizioni e preferenze Prevale il meccanismo di controllo individuali o dalla valutazione sociale della vergogna costi-benefici Valori: conformità, cooperazione, Prevale il controllo interno della integrità familiare, sicurezza, equità, colpa dovere e onestà Valori: autonomia, libertà, fiducia in sé, creatività, successo, piacere e divertimento A livello individuale: SÉ IDIOCENTRICO SÈ ALLOSTERICO Centro dinamico della Il sé è significativo e completo solo consapevolezza, delle emozioni, nell'ambito delle relazioni sociali delle azioni; un'entità tesa ad Sé INTERDIPENDENTE (Markus & esprimere sé stessa Kitayama, 1991): persone che Sé INDIPENDENTE (Markus & regolano il proprio comportamento Kitayama, 1991): autonomo e sulla base di sensazioni, pensieri e automunito, caratterizzato da azioni altrui attributi interni unici e Le persone sono più autocritiche e comportamenti che derivano da essi hanno meno bisogno di considerarsi L'adolescenza è il periodo in cui si in modo positivo (Heine et al. 1999) forma il sé indipendente con il Chi appartiene a un paese distacco dai genitori collettivista tende meno a dire “io” La vita viene arricchita tramite la (Kashima & Kashima, 1998) definizione dei sé possibili Le persone hanno molteplici sé e se sradicati dalla loro terra perdono i collegamenti che li definiscono L'obiettivo della vita sociale non è potenziare il sé, ma armonizzarsi con le proprie comunità Individualismo e Collettivismo devono essere considerati come due estremi di un continuum. Nessun paese o regione può essere considerato completamente individualista o collettivista. L'Individualismo è più presente nelle culture “occidentali”, mentre il Collettivismo in quelle “orientali” o del sud del mondo. Ciò nonostante, si nota una crescente tendenza all'individualismo in tutto il mondo es. la scelta di nomi non convenzionali per essere “unici e riconoscibili”. CULTURE INDIVIDUALISTE CULTURE COLLETTIVISTE - Autostima personale e meno - Autostima collegata al giudizio degli relazionale altri - Concetto di sè stabile - Concetto di sè malleabile - Confronti per incrementare la - Confronti verso l'alto per migliorarsi propria autostima - Felicità associata a successo e - Felicità associata ad un impegno orgoglio sociale positivo - Conflitto tra persone - Conflitto tra gruppi 2003 → Nisbett ha condotto un esperimento che ha mostrato differenze a livello cognitivo sulla base delle differenze culturali. Veniva mostrata un'immagine subacquea innata. I giapponesi riportavano spontaneamente il 60% in più di caratteristiche dello sfondo e relazioni tra i soggetti rispetto agli statunitensi. Questi ultimi, dai dati dell'eye-tracking, ponevano attenzione maggiormente sull'oggetto focale. I PROPRI COMPORTAMENTI Teoria dell'autopercezione (Bem, 1967): in presenza di informazioni interne deboli o ambigue si fanno inferenze sul proprio concetto di sè tramite l'osservazione dei propri comportamenti Teoria dell'autodeterminazione o SDT (Ryan & Deci, 1985): Analizza quanto il nostro comportamento è autodeterminato e auto-motivato. L'autodeterminazione è la sensazione che si prova quando si sente di avere il controllo sulle nostre scelte, ed ha un impatto sulla motivazione. Le persone sono motivate a crescere partendo da 3 bisogni psicologici innati: competenza (padronanza), relazionalità (connessione), autonomia (attivi e indipendenti). Secondo la SDT, la motivazione non è un concetto unitario ma dipende dalla situazione specifica prevedendo 3 tipologie di motivazione: Amotivazione → mancanza di motivazione ad impegnarsi in un'attività Motivazione intrinseca → impulso naturale e intrinseco a fare qualcosa perché è piacevole o intrinseca. È il tipo di motivazione più interiorizzata e autodeterminata Motivazione estrinseca si articola di 4 dimensioni lungo un continuum: - Motivazione esterna → dimensione meno autonoma, le azioni sono richieste dall'esterno con anche una ricompensa. Il locus della causalità è percepito come esterno; - Motivazione introiettata → non c'è una completa accettazione delle motivazioni; - Motivazione identificata → c'è una valutazione cosciente dell'obiettivo come personalmente importante, anche se l'azione non è piacevole; - Motivazione integrata → le motivazioni sono accettate e integrate nel sè, ma le azioni vengono svolte per un obiettivo diverso dall'azione stessa. Autoefficacia (self-efficacy) → percezione della propria efficacia e competenza rispetto ad un'attività, un ruolo o una mansione. Avere una forte autoefficacia porta numerosi benefici quali maggior successo accademico, meno ansia e depressione, definizione di obiettivi più ambiziosi e tenacia nel perseguirli, migliore gestione delle difficoltà. Levy, 1996 → attraverso un esperimento ha mostrato come quando gli anziani venivano esposti ad aggettivi riferiti a stereotipi negativi sull'invecchiamento riportavano peggiori performance mnemoniche. Rotter, 1973 → Locus of control: misura in cui le persone percepiscono i risultati ottenuti come internamente controllabili mediante il proprio impegno e le proprie azioni o esternamente governati dal caso e da forze esterne al sé. In base alla maggioranza di a o b che il candidato indica, il locus si divide in: Locus of Control INTERNO Locus of Control ESTERNO (maggioranza di a) (maggioranza di b) Percezione di poter controllare il Percezione che il proprio destino sia proprio destino determinato dal caso o da forze Migliori risultati a scuola esterne Comportamenti sicuri (allacciare la Risultati negativi attribuiti a fattori cintura di sicurezza) esterni (es. mediocrità Affrontare direttamente i problemi dell'insegnante o del test) Rimandare una gratificazione Peggiori voti, relazioni e salute immediata per una a lungo termine mentale Avere una sensazione di controllo è vantaggioso perché permette di approcciarsi in modo adattivo ai fallimenti, es. “devo tentare un nuovo approccio”. Nel caso in cui avvengono nella vita dell'individuo una serie di eventi negativi incontrollabili, egli sentirà una percezione di mancanza di controllo che lo porta ad una impotenza appresa → quando una persona non percepisce alcun controllo su eventi negativi ripetuti. Le conseguenze che possono derivare sono: paralisi della volontà, rassegnazione passiva, statica apatia. In molteplici contesti (rsa, carceri, centri per persone senza dimora), le persone alle quali viene lasciato un certo grado di libera scelta e controllo sulle proprie vite o attività mostrano maggiore soddisfazione di vita. Un “eccesso di libertà” però può portare a minore soddisfazione. Avere un ventaglio troppo ampio di scelte porta a un sovraccarico di informazioni e maggior rischio di rimpianti, es. le persone erano più soddisfatte del loro matrimonio prima che il divorzio fosse legale. Autostima Giudizio/valutazione complessiva che una persona dà di sé stessa; percezione del proprio valore. Il giudizio può essere sia positivo che negativo. È un indicatore di rischio di rifiuto sociale, questo infatti erode l'autostima e può portare ad azioni volte a ricercare l'attenzione altrui. Modello di Costanza dell'Autovalutazione (Tesser, 1998): spiega come cambiano le reazioni quando viene fatto un confronto tra due persone molto vicine (es. fratelli). Dipendono da due fattori: la vicinanza con l'altro e l'importanza dell'attributo oggetto del confronto. Teoria della Discrepanza del Sé (Higgins, 1987): L'autostima è definita dal grado di sovrapposizione o discrepanza tra come ci si vede (sé reale) e come ci si vorrebbe vedere (sé ideale) o come si crede che si dovrebbe essere (sé imperativo). Sé ideale e sé imperativo sono definite guide del sé: i canoni personali verso cui si tende a confrontarsi. Tale confronto ha specifiche conseguenze emotive: - Discrepanza col sé ideale → delusione, tristezza, depressione - Discrepanza del sé imperativo → colpa, imbarazzo, ansia Le conseguenze negative si manifestano quando la discrepanza è: elevata, importante la consapevolezza. Teoria dell'autoconsapevolezza (Wicklund, 1975): è lo stato di intensificata consapevolezza di sé durante il quale ci si misura con i canoni interiori. Si attiva solo in specifiche situazioni (es. quando ci si guarda allo specchio) ed è in questo stato che si avvertono maggiormente le discrepanze tra i sé. L'autoconsapevolezza si articola in: privata: tendenza intimistica all'introspezione pubblica: tendenza a riflettere molto sulla propria immagine pubblica Da pensieri e situazioni autofocalizzanti nasce l'autoconsapevolezza e accede alle discrepanze. In base al livello di aspettative di riduzione delle discrepanze (motivazione e autoefficacia) si generano comportamenti diversi: se alte si hanno comportamenti conformi ai canoni, mentre se le aspettative sono basse si crea evitamento dell'autoconsapevolezza. L'autostima può essere: - Bassa → persone più vulnerabili a problemi clinici come ansia, solitudine, disturbi alimentari. Anche un successo pubblico può diventare fonte di ansia (non essere all'altezza) - Alta → se minacciata (es. insulto o rifiuto sociale) può portare ad atteggiamenti violenti e di vendetta - Autostima difensiva (autodifensiva es. i bulli) vs autostima genuina (basata sul senso di sicurezza, es. difensori delle vittime di bullismo) L'autostima basata sul senso di sicurezza (stare bene con sé stessi) porta ad un miglior benessere a lungo termine. MATTERING Percezione di essere significativi e importanti per gli altri. Due funzioni per la persona: aumentare il senso di appartenenza e dare senso alla propria esistenza. 1890 → James afferma che ognuno di noi possiede tante identità quante le persone che conosce. 1912 → Teoria del Sé allo specchio (Cooley): la nostra immagine del sé nasce dalla percezione che abbiamo di come gli altri ci percepiscono. Tale immagine è costruita tramite l'interazione con gli altri, guardando il comportamento e le reazioni che mettono in atto verso di noi. Mattering e Concetto di Sé (Rosenberg & McCullough, 1981): La percezione di mattering si crea tramite l'interazione con gli altri così se gli altri ci mostreranno che non siamo importanti per loro, creeremo un'immagine del nostro sé come non degno di importanza. Allo stesso tempo, se percepiamo di non essere importanti per gli altri, allora quello che leggeremo dal comportamento altrui andrà a confermare l'immagine che ci siamo creati di un sé non degno di importanza. Due tipologie di mattering (Rosenberg, 1985): Societal → sentirsi importanti all'interno della società Interpersonal → sentirsi importanti per le persone che fanno parte della propria rete sociale. È costituito da 3 componenti: - Importanza: percezione di essere importanti per gli altri e che loro si preoccupino per noi - Attenzione: percezione che noi e le nostre azioni vengano notati dagli altri e che questi tengano traccia di ciò che ci accade - Dipendenza: percezione che gli altri facciano affidamento su noi Da uno studio di meta-analisi è emerso che in generale esiste un'associazione positiva tra percezione di mattering (in particolare quello interpersonale) e il benessere indipendentemente dalla prospettiva adottata per misurarlo. Mattering nei contesti: University Mattering Percezione di essere importanti e riconosciuti all'interno del contesto universitario. Può essere considerato a livello di relazione con i propri pari, con i docenti, con il personale amministrativo, con la comunità universitaria più ampia e con l'istituzione stessa. Il mattering universitario promuove successo accademico, miglior adattamento all'università e minori livelli di stress accademico e depressione, migliori outcome accademici. Social Mattering: Rosenberg (1985) definisce come la percezione che le nostre azioni hanno una ricaduta sul contesto socio-politico che va al di là delle nostre relazioni quotidiane Theory of Marginality and Mattering (Schlossberg, 1989) Il senso di marginalità, contrapposto alla percezione di importanza, può essere veicolato dall'ambiente nel quale la persona vive. Dall'esperienza degli studenti che entrano al primo anno nei campus universitari, identificata come un'importante fase di transizione, è un momento in cui il mattering è centrale per il benessere. Importanza di creare ambienti accoglienti, politiche attente ai rischi dell'isolamento e allo stesso tempo ai benefici della promozione di un senso di mattering. Nel 2018 Schmidt ipotizza che negli adolescenti il social mattering sia composto dal mattering verso i due contesti più salienti per questo target, ovvero la scuola e la comunità. Questo risultato può essere associato positivamente con le risorse comunitarie percepite, opportunità di coinvolgimento dei giovani nella comunità, contribuito dagli studenti nel processo decisionale e sostegno all'autonomia a scuola; negativamente con comportamenti anti-sociali. The Mattering Wheel (Prilleltensky, 2021) Feeling value: sentirsi meritevoli, riconosciuti/accettati e apprezzati Adding value: sentire di dare un contributo significativo Spostamento dalla ME CULTURE dominante (individualista/narcisista) verso una WE CULTURE dove allo stesso tempo si promuova un equilibrio tra l'aggiungere valore e il sentirsi di valore, ma anche lo spendersi nei quattro diversi domini di vita (sé, relazioni, lavoro e comunità) Mattering e Sé AUTO-EFFICACIA AUTO-REGOLAZIONE Mattering e auto-efficacia risultano correlati Effetto indiretto del mattering interpersonale positivamente in un campione di militari sui comportamenti a rischio mediato dai livelli di auto-regolazione AUTOSTIMA AUTO-REGOLAZIONE EMOTIVA Vari studi hanno mostrato come mattering e Durante la pandemia da COVID-19 è autostima siano due costrutti separati. Il emerso come le difficoltà nella regolazione mattering ha un ruolo da mediatore nella emotiva fossero un mediatore significativo relazione tra autostima e benessere. della relazione tra mattering verso famiglia e amici e benessere I LATI NEGATIVI DEL MATTERING NEED TO MATTER → decremento nella percezione di mattering potrebbe condurre a conseguenze negative di distress psicologico Persone come i CAREGIVER rischiano di sentirsi “troppo” importanti per gli altri, anche in questo caso portando a stress e burnout DARK MATTERING → individui che hanno un elevato bisogno di mattering non soddisfatto, rischiano di mettere in atto comportamenti violenti estremi alla ricerca di riconoscimento e importanza (es. school shooting, terrorismo) GLI ATTEGGIAMENTI Atteggiamento → reazioni valutative favorevoli o sfavorevoli verso qualcosa, spesso radicate nelle credenze e manifestate attraverso i sentimenti e nel modo di agire. Si può articolare in 3 componenti: - Affettiva: emozioni e sentimenti positivi o negativi associati all'oggetto di atteggiamento - Cognitiva: pensieri e credenze circa l'oggetto di atteggiamento - Comportamentale: stato di prontezza o intenzione di attuare un comportamento Quando vi è la coerenza tra le componenti ci si attende un atteggiamento più stabile Non tutti gli atteggiamenti hanno la stessa struttura a tre componenti e può non esserci il vincolo tra le componenti. FORMAZIONE DEGLI ATTEGGIAMENTI può avvenire mediante: Esperienza diretta: mera esposizione, elaborazione cognitiva delle informazioni, condizionamento classico e operante; Esperienza mediata: convinzioni e opinioni di altri significativi, mass media. FUNZIONI DEGLI ATTEGGIAMENTI (Katz, 1959): + Funzione conoscitiva → gli atteggiamenti permettono di disporre di schemi di riferimento con cui interpretare coerentemente la realtà circostante (funzione schematica e categoriale) e organizzano e semplificano l'esperienza dell'individuo. es. gli A. positivi verso la religione possono aiutare a dare senso alla realtà soprattutto quando si fa esperienza di situazioni traumatiche/tragiche. + Funzione di espressione dei valori → gli A. servono per esprimere i propri sentimenti ed idee e mettono in luce le proprie convinzioni e principi. es. Sara esprime i suoi atteggiamenti a sfavore della pena di morte, questo informa Andrea del tipo dei valori in cui lei crede. + Funzione di adattamento sociale → gli A. controllano e regolano le ricompense ricevute dall'ambiente, regolano i rapporti sociali ed esprimono le norme di gruppo e consentono l'inserimento. es. Carla, quando incontra i membri del gruppo ambientalista amici del suo ragazzo, esprime atteggiamenti ambientalisti e ottiene la loro approvazione. + Funzione di ego difensiva → gli A. proteggono dal fallimento e dal ridicolo; sono associati a processi di rimozione, proiezione e/o negazione. es. Esprimere i suoi atteggiamenti negativi verso un determinato gruppo sociale, fa sentire Anna superiore ai membri di quel gruppo Gli atteggiamenti si formano perché ci sono utili, ci consentono di soddisfare i nostri bisogni. Atteggiamenti diversi possono svolgere la stessa funzione. Alcune persone possono condividere un atteggiamento, ma tale atteggiamento può svolgere per ciascuno funzioni diverse. ATTEGGIAMENTO E AZIONI (Gli atteggiamenti predicono il comportamento?) C'è una convinzione diffusa che ciò che proviamo e ciò che pensiamo influenzi il nostro modo di agire, ad esempio: opinioni politiche → scelta candidato gusti alimentari → acquisti Ma talvolta i comportamenti delle persone non corrispondono ai loro atteggiamenti; si agisce in maniera contraddittoria in quanto gli atteggiamenti sono solo uno dei fattori che influiscono sul comportamento. Importanza dello studio del rapporto A-C: Il chiarimento del rapporto tra atteggiamento e comportamento ha grande valore applicativo. Tali conoscenze psicosociali vengono utilizzate nella prevenzione della salute, in ambito politico, nel marketing, nella pubblicità commerciale, ecc… Vi sorgono dei dubbi: - Classico studio di LaPiere (1934) → discrepanza tra comportamento manifesto (accoglienza di una coppia di cinesi da parte di albergatori statunitensi) Vs atteggiamento dichiarato (pregiudizio verso gli asiatici) - Rassegna di Wicker (1969) → “è molto improbabile che emerga una relazione tra atteggiamento e comportamento manifesto” Dai quali nascono nuovi interrogativi: 1. Quando c'è una correlazione? Caratteristiche degli atteggiamenti Il comportamento è meglio predetto quando gli atteggiamenti sono acquisiti tramite esperienza diretta in quanto fornisce più informazioni e gli atteggiamenti che ne derivano sono: sostenuti da una base informativa più robusta più forti, stabili e accessibili più predittivi del comportamento più difficili da modificare Atteggiamento → associazione tra un certo stimolo e una certa valutazione (Fazio, 1995) Gli a. non sono tutti della stessa importanza, alcuni sono più consolidati di altri; questi ultimi sono: più resistenti nel tempo, più resistenti al cambiamento e più predittivi del comportamento. Perchè gli atteggiamenti possono influire sui comportamenti devono essere attivati in memoria nel momento e nella situazione in cui il soggetto incontra l'oggetto di atteggiamento: Più forte è la relazione tra A. e oggetto → più facile sarà richiamare alla mente l'a. in presenza dell'oggetto (accessibilità) → maggiore sarà l'impatto dell'atteggiamento sul comportamento. 2. Quali fattori influiscono sulla relazione? Problema metodologico: le procedure di rilevazione Principio di compatibilità: indicatori di atteggiamento e di comportamento sono compatibili quando sono rilevati allo stesso livello di specificità. Solo gli atteggiamenti specifici verso un comportamento possono prevedere il comportamento stesso. Gli atteggiamenti guidano il comportamento in modo ponderato e consapevole influendo sulle intenzioni. Gli atteggiamenti non sono l'unico fattore che può influenzare il comportamento, da qui: Modelli aspettativa-valore - Teoria dell'azione ragionata (Fishbein e Ajzen, 1974) - Teoria del comportamento pianificato (Ajzen e Madden, 1986) Teoria dell’azione ragionata → afferma che il comportamento deriva dall'intenzione di metterlo in atto. Secondo questa teoria, l'atteggiamento influenza il comportamento attraverso la formazione delle intenzioni; le azioni vengono pianificate, e si parla di azione ragionata. Le intenzioni possono essere influenzate: 1. Atteggiamento verso il comportamento, che può essere positivo, con valutazione positiva, o negativo con valutazione negativa 2. Norme soggettive, che interferiscono nel rapporto tra atteggiamento, intenzione e comportamento. Le norme che vigono in un determinato contesto, frutto del prodotto tra credenze “normative” e motivazioni ad aderirvi. Le credenze normative sono le credenze riguardo a ciò che la società si aspetta da noi, mentre le motivazioni ad aderirvi sono l'esito della valutazione delle credenze normative È un modello in cui il prodotto tra credenze delle conseguenze e valutazione delle conseguenze influenza l'atteggiamento verso il comportamento, che agisce sulle intenzioni insieme alle norme soggettive, che a loro volta sono determinate da credenze normative e motivazioni all'adesione a tali credenze. Ciò influenza il comportamento stesso. Atteggiamenti →prodotto delle proprie credenze sulle conseguenze di uno specifico comportamento attuabile del soggetto e della valutaione personale di tali possibili conseguenze Norme soggettive → prodotto della percezione delle aspettative altrui e della motivazione a conformarsi a tali aspettative altrui. Una volta formulate con precisione, le intenzioni sono un importante fattore predittivo di quello che sarà il comportamento effettivo, soprattuto in un'ampia gamma di comportamenti sociali importanti quali donare il sangue, fumare, ecc… CRITICHE: - atteggiamenti intesi non solo come valutazione del comportamento e non come valutazione di un determinato oggetto sociale - solo alcuni comportamenti possono essere influenzati e previsti secondo questo processo → ambito circoscritto - non si considera il comportamento passato: alcuni comportamenti possono essere diventati routinarie e abituali che le persone le eseguono senza pensarci - necessità di considerare altre variabili esterne che possono influenzare intenzioni e azioni, perchè atteggiamenti e norme sono gli unici elementi che influiscono sul comportamento - attenzione focalizzata sui comportamenti sottoposti a controllo volontario escludendo quei comportamenti che richiedono: abilità e risorse, cooperazione di altre persone Teoria del comportamento pianificato → amplia il modello dell'azione ragionata introducendo una terza variabile come antecedente delle intenzioni, ovvero il controllo comportamentale percepito, che indica la credenza di una persona circa quanto facile o difficile sarà l'esecuzione di un comportamento. È un costrutto vicino, non identico, all'autoefficacia di Bandura, che riflette il giudizio delle persone circa le proprie capacità di eseguire certe azioni necessarie e richieste per raggiungere i livelli di prestazione desiderati. Secondo tale teoria, il comportamento è modulato dalle intenzioni, che dipendono dall'atteggiamento verso il comportamento, dalle norme soggettive e dal controllo comportamentale percepito. Ci sono delle circostanze in cui ci lasciamo trasportare dagli eventi valutando gli oggetti sociali in modo automatico in base alle valutazioni del momento, sia nelle circostanze in cui alle valutazioni si affiancano altri fattori, sia che determinano un'azione ponderata e pianificata. Quindi gli atteggiamenti manifestati dalle persone predicono in modo imperfetto il comportamento perchè entrambi sono soggetti ad altre influenze. La causa immediata del comportamento è l'intenzione comportamentale, che a sua volta è influenzata da: atteggiamento, norme soggettive e controllo comportamentale percepito. I fattori che influenzano la percezione del controllo possono essere: Fattori interni → conoscenza, abilità, emozioni Fattori esterni → verificarsi dell'opportunità, dipendenza da altri CRITICHE: 1. presumere che gli atteggiamenti funzionino in tutti i contesti 2. norme soggettive sono una definizione operativa troppo limitante del concetto di influenza sociale, per cui è bene integrare la teoria del comportanebto pianificato introducendo: - norme morali → percezione che l'individuo abbia correttezza o meno del comportamento - norme comportamentali → percezione del comportamento altrui ritenuti significativi 3. distinzione tra influenza familiare e influenza dei pari perchè concettualmente diverse rispetto all'intenzione di attuare comportamenti a rischio, soprattutto nel periodo adolescenziale La relazione tra atteggiamenti e comportamenti è bidirezionale: ricoprire un ruolo nuovo richiede azioni e interazioni che possono generare nuovi atteggiamenti. LE AZIONI POSSONO INFLUENZARE GLI ATTEGGIAMENTI? Il cambiamento di atteggiamento è più persistente se determinato dalle proprie azioni piuttosto che dall'esposizione passiva alle informazioni. Assumere un ruolo di role playing porta il soggetto ad analizzare in modo sistematico gli aspetti della situazione e a ricercare credenze personali a favore. Molti sono i rivolti applicativi nell'ambito della prevenzione nella salute. Festinger interpreta gli studi sul role-playing in termini di dissonanza nl soggetto tra il proprio comportamento e il proprio atteggiamento. Dissonanza cognitiva, Festinger → è uno spiacevole stato di arousal psicologico (disagio) determinato dalla incongruenza tra due o più importanti elementi cognitivi. Aronson lo definisce come uno stato negativo e spiacevole che sorge ogni volta che una persona possiede due cognizioni che sono psicologicamente incoerenti. Psicologicamente non significa logicamente: gli elementi non sono necessariamente incoerenti a livello oggettivo e logico, ma lo sono per il singolo individuo. La dissonanza è direttamente proporzionale all’intensità e all'importanza delle due cognizioni. Più la tensione generata è intensa, più motiva l'individuo a ridurre il disagio: l'arousal ha una funzione di spinta (di drive) volta ad attuare dei cambiamenti migliorativi. Per ridurre lo stato di tensione viene modificato l'atteggiamento in quanto è l'elemento della coppia più facile da modificare, in modo congruente con il comportamento manifestato: - modificare il comportamento → cambiarlo affinché sia in linea con la cognizione discordante - modificare i dati cognitivi disponibili → giustificare il comportamento con il cambiamento della cognizione discordante - aggiungere nuove cognizioni → giustificare il comportamento con l'aggiunta di nuove cognizioni che attenuino la discrepanza tra elementi La dissonanza può emergere di fronte a: una scelta effettuata che potrebbe risultare sbagliata → dissonanza post-decisionale un comportamento, discrepante con l'atteggiamento, non sufficientemente motivato→ giustificazione insufficiente Dissonanza post-decisionale → si verifica quando c'è un conflitto tra le cognizioni che hanno condotto alla decisione riguardo a più opzioni e la possibilità che tale scelta sia sbagliata. Tanto è maggiore quanto più è importante la decisione e quanto le più alternative a disposizione sono attraenti, ma diverse. Si riduce enfatizzando l'alternativa scelta e denigrando l'alternativa rifiutata, così che ci siano meno punti a favore di quest'ultima e più pro per la prima. Giustificazione insufficiente → si verifica quando una persona è indotta dalla situazione stessa o dalla volontà altrui a fare qualcosa che va contro le sue convinzioni, atteggiamenti. Si definisce effetto della giustificazione insufficiente la riduzione della dissonanza cognitiva grazie alla giustificazione interna del proprio comportamento. La persona è libera di scegliere se acconsentire alla richiesta, perciò si verifica una condizione di ”accordo forzato” → il soggetto è indotto a prendere una decisione non coerente con le sue posizioni, ma al tempo stesso non è costretto attivamente, e si sente libero di scegliere. Dall'esperimento di Festinger e Carlsmith, 1957 → agli studenti venivano assegnati compiti noiosi. Dopo aver completato i compiti, veniva chiesto loro di mentire ai partecipanti successivi, dicendo che l'esperimento era divertente. Alcuni studenti ricevevano una ricompensa di 20$, mentre altri ricevevano solo 1$. Alla luce della dissonanza cognitiva si interpreta che i soggetti meno ricompensati sperimentano una forte dissonanza dovuta alla discrepanza tra atteggiamento e comportamento poiché la ricompensa era minima, non potevano giustificare il loro comportamento solo con il denaro. Di conseguenza per ridurre la dissonanza, erano maggiormente indotti a modificare le proprie opinioni, tendevano a convincersi che l'esperimento fosse effettivamente divertente. Invece gli altri soggetti, avendo ricevuto 20$, ritengono di aver tratto un guadagno dall'aver agito in modo incoerente, perciò sperimentano una debole dissonanza e hanno motivazioni valide contro la tensione mettendo in scena un modesto o nullo cambiamento di atteggiamento. Conclusione: - Quando c'è un buon motivo per attuare un comportamento discrepante con l'atteggiamento (20$), si verifica una dissonanza debole, perciò il cambiamento dell'atteggiamento è nullo o modesto - Quando non c'è alcun motivo per attuare un comportamento discrepante con l'atteggiamento (1$), si verifica una forte dissonanza, perciò il cambiamento dell'atteggiamento è discreto o forte Questo processo spiega i cambiamenti di atteggiamento osservati in altre situazioni: punizione insufficiente → persona si trova in una situazione in cui il comportamento non è sufficientemente giustificato dalla punizione ricevuta, creando un conflitto interno tra le proprie azioni e le proprie convinzioni. Per ridurre questa dissonanza, l'individuo tende a cambiare il proprio atteggiamento o comportamento per allinearlo meglio con le proprie convinzioni. Esperimento Aronson e Carlsmith, 1963 → due gruppi di bambini, uno riceve una punizione severa e l'altro leggera, vietando loro di giocare con uno specifico giocattolo. Tutti i bambini evitano il giocattolo, anche se liberi di farlo. conclusione: - i bambini con punizione leggera sperimentano un alta dissonanza tra il comportamento vietato e l'atteggiamento, perciò cercano di ridurla definendo il giocattolo non divertente - i bambini con severa hanno una buona motivazione del comportamento vietato e valutano il giocattolo come divertente Cooper e Fazio, New look della teoria della dissonanza cognitiva → perchè si produca cambiamento di atteggiamento sono necessarie quattro fasi: 1. comportamento discrepante con l'atteggiamento deve produrre conseguenze negative inaspettate 2. l'individuo deve considerarsi responsabile delle conseguenze prodotte dal proprio comportamento facendo riferimento a due dimensioni:libertà della scelta (se la persona crede di non aver scelta non si verifica dissonanza) e prevedibilità delle conseguenze dei comportamenti assunti (se l'esito di un comportamento non può realisticamente essere anticipato, non sorge alcuna dissonanza nè si verifica alcuna modifica degli atteggiamenti) 3. Si determina un'attivazione emozionale (sgradevole stato di tensione, Festinger) 4. L'individuo deve attribuire la causa dell'arousal al comportamento Alcuni studiosi hanno proposto spiegazioni alternative alla teoria della dissonanza cognitiva: Impression Management Theory, Tedeschi → elemento fondamentale la motivazione ad apparire agli altri come coerenti. La motivazione a cambiare i nostri atteggiamenti è di tipo interpersonale cioè avviene per fattori sociali, non intrapersonale come sostenuto da Festinger, e non è finalizzato a ridurre lo stato di disagio interno. Self-Affirmation Theory, Steele →si avvicina marginalmente alla prospettiva di Festinger. Il punto fondamentale è essere coerenti e di dare una buona impressione di noi agli altri. Sostiene che l'incoerenza può non essere la motivazione che determina il cambiamento dell'atteggiamento; la modifica può essere motivata dalla minaccia percepita all'integrità del sè, derivante dal mettere in atto un comportamento contro attitudinale. Self-Perception Theory, Bem → sostiene che non sia possibile osservare un atteggiamento interno, ma che le persone conoscono i propri atteggiamenti ed emozioni inferendoli dall'osservazione del comportamento e delle circostanze in cui è messo in atto. L’individuo è funzionalemente nella stessa posizione di un osservatore esterno. Così come osserviamo gli altri e facciamo inferenza su di loro, allo stesso modo osserviamo noi stessi e facciamo inferenze circa i nostri pensieri e i nostri sentimenti. → James: proposto una spiegazione simile per le emozioni: noi desumiamo le nostre emozioni osservano il corpo e i comportamenti → Laird: sia le espressioni facciali che la posizione del corpo tendono a influenzare le nostre emozioni Secondo la teoria dell'autopercezione se viene messo in atto un comportamento che contrasta con le proprie convinzioni il cambiamento di atteggiamento si può spiegare senza ricorre a motivazioni interne, ma ipotizzando come un individuo faccia derivare il proprio atteggiamento dal comportamento (impostazione comportamentista), mentre la dissonanza assegna un ruolo cruciale ai fattori motivazionali. Elemento che per mette di discriminare tra gli effetti prodotti attraverso l'uno o l'altro processo è l'insorgenza o meno dell'arousal: Quando è messo in atto un comportamento che contrasta con le proprie convinzioni, l'atteggiamento si modifica, diventando coerente con il comportamento manifesto Festinger: Bem: L'attivazione emozionale è un disagio che non c'è alcuna attivazione emozionale che motiva il soggetto a modificare un elemento porta al cambiamento, ma tutto si spiega della relazione. alla luce di un processo inferenziale. Per Il cambiamento è finalizzato alla riduzione questo si esplicita un atteggiamento in della dissonanza, ovvero dello stato piena congruenza con il comportamento spiacevole dell'arousal che motiva il soggetto a modificare Fazio, Zanna e Cooper → le due teorie possono essere considerate come i due estremi di un continuum Il cambiamento di atteggiamento in seguito all'attuazione di: - comportamento controattitudinale è più probabile che sia frutto di un processo di “dissonanza cognitiva” (soprattutto se le discrepanze sono evidenti) - comportamento proattitudinale può essere attribuito ad un processo di “autopercezione” La Self-Perception è in grado di spiegare il cambiamento di atteggiamento in situazioni in cui è pensabile che insorga uno stato di dissonanza: Induzione di comportamenti proattitudinali (sostenere pubblicamente posizioni proattitudinali più estreme delle proprie) → consolidarsi dell'atteggiamento Effetto di sovragiustificazione (ricompensa per l'attuazione di un comportamento proattitudinale) → cambiamento di direzione dell'atteggiamento. È il risultato dell’indurre a ricompensare le persone per far ciò che già fanno volentieri può indurle ad attribuire la loro azione alla ricompensa (qualcosa controllato dall'esterno), indebolendo così l'autopercezione di farlo per piacere. A tal riguardo Lepper, Greene e Nisbett → studio in cui erano coinvolti dei bambini mostrando interesse al gioco con gli evidenziatori, costituendo 3 gruppi del campione: - ricompensa pre annunciata - ricompensa senza preavviso - nessuna ricompensa Dopo 2 settimane ai bambini era dato la possibilità di giocare di nuovo con gli evidenziatori. I risultati furono che i bambini che si aspettavano la ricompensa dedicano meno tempo al gioco a causa della ricompensa (motivazione estrinseca), mentre i bambini che non si aspettavano la ricompensa percepiscono di aver disegnato perchè si divertivano (motivazione intrinseca). La ricompensa diminuisce la motivazione intrinseca La teoria della dissonanza cognitiva non può spiegare i cambiamenti di atteggiamento senza dissonanza e non spiega l'effetto dell giustificazione eccessiva, poichè essere pagato per far ciò che piace non dovrebbe aumentare la tensione. La teoria della dissonanza spiega con successo il cambiamento di atteggiamento e ciò che accade quando agiamo contro atteggiamenti definiti: sentiamo tensione e modifichiamo gli atteggiamenti al fine di ridurla. Mentre nelle situazioni in cui gli atteggiamenti non sono formati, la Self-Perception spiega la formazione dell'atteggiamento Dissonanza e cultura, nelle culture collettiviste: - il comportamento di riduzione della dissonanza è secondario rispetto a quello che favorisce l'armonia del gruppo - l'accettazione dell'incoerenza viene considerata come un segno di maturità e di apertura mentale Rappresentazioni sociali Moscovici ha introdotto il concetto di rappresentazioni sociali → Si tratta di sistemi cognitivi con una propria logica ed un proprio linguaggio attraverso i quali membri di una comunità sono capaci di costruire la realtà sociale: gli individui e dei gruppi autonomamente producono e comunicano le proprie rappresentazioni e le soluzioni che loro stessi si pongono Formazione, attraverso due processi: Ancoraggio → permette l'assimilazione dell'ignoto al noto, è un processo che permette di trasferire qualcosa di estraneo da uno spazio esterno al nostro sistema di categorie e di confrontarlo (denominazione, classificazione ed etichettamento) con il paradigma di quella categoria che si ritiene più adatta. È necessario conoscere il già noto, utilizzando schemi categoriali preesistenti, usati come quadro di riferimento, per agganciare oggetti sconosciuti così da ridurre la paura e lo stupore che può produrre un oggetto sociale nuovo Oggettivazione → consiste nello scoprire l'aspetto iconico di una categoria, dotando di realtà un concetto non familiare. Permette a qualcosa che prima appariva lontano di assumere sembianza fisiche e accessibili che ci risultano più semplici e a portata di mano, es. attraverso l'uso di metafore e immagini Funzioni delle rappresentazioni sociali: 1. cognitiva, in quanto esito dell'ancoraggio→ le rappresentazioni convenzionalizzano le persone, gli oggetti e gli eventi dando loro una forma precisa, assegnando una categoria precisa e definendoli come un modello condiviso dalle persone 2. favorire scambi interpersonali e sociali → sono prescrittive, ossia che impongono alle persone con forza, frutto di una tradizione preesistente alla persona. Si possono tramandare di generazione in generazione contribuendo a creare un contesto sociale nella quale le persone condividono rapporti di routine e conversazioni. Influenzano il cambiamento, agendo sul comportamento delle persone che appartengono a una determinata comunità o gruppo 3. normativa e costruzione della realtà → nella misura in cui i contenuti sono condivisi, le rappresentazioni sociali funzionano anche come strumenti di affermazione simbolica dell'identità individuale e dell’appartenenza ad un gruppo. La stessa identità sociale può essere considerata come rappresentazione sociale dell'oggetto “sé” derivante da un processo di categorizzazione preferenziale connessa all'appartenenza sociale Moscovici propone un raggruppamento in tre categorie,da lui definite ipotesi, delle potenziali funzioni delle rappresentazioni: 1. ipotesi dell'interesse → persone o gruppi costruiscono dei discorsi che conciliano le posizioni contrapposte di una o più persone e vanno nella direzione di favorire la posizione che ha più potere, distorcendo la realtà obiettiva 2. ipotesi dell'equilibrio → rappresentazioni usate come mezzi che risolvono le tensioni emotive o psichiche dovute all'insuccesso o alla mancanza d'integrazione sociale. 3. ipotesi del controllo → rappresentazioni usate dai gruppi per filtrare le informazioni che provengono da sistemi o ambienti esterni Criticate perché troppo generali e non falsificabili Sviluppi della teoria delle rappresentazioni sociali Scuola di Aix-en-Provence: sostengono che ogni rappresentazione sia formata da un nucleo centrale e da un sistema periferico. Il nucleo centrale esprime il significato e la struttura della rappresentazione, possiede due funzioni: - funzione organizzatrice → lega e organizza i legami tra gli elementi della rappresentazione - funzione generatrice → elementi coinvolti al suo interno creano o trasformano il significato degli altri elementi della rappresentazione Il sistema periferico è composto dagli elementi che si collocano intorno al nucleo centrale e che costituiscono la m

Use Quizgecko on...
Browser
Browser