Psicologia Dinamica Auchincloss - PDF

Summary

Il libro "Psicologia Dinamica" di Auchincloss esplora il modello psicoanalitico della mente, descrivendolo come un sistema complesso. Il testo analizza la struttura e il funzionamento della mente umana, tracciando le origini del modello e le sue implicazioni nel contesto clinico. Viene inoltre discusso il ruolo del cervello e del corpo nella formazione e nell'espressione della mente.

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IL MODELLO PSICOANALITICO DELLA MENTE CREARE UN MODELLO DELLA VITA MENTALE Questo libro si fonda sulla premessa fondamentale che ciascuno di noi mette in atto comportamenti, vive esperienze, fa progetti e scelte e conduce la propria vita in modi che riflettono l'operato di ciò c...

IL MODELLO PSICOANALITICO DELLA MENTE CREARE UN MODELLO DELLA VITA MENTALE Questo libro si fonda sulla premessa fondamentale che ciascuno di noi mette in atto comportamenti, vive esperienze, fa progetti e scelte e conduce la propria vita in modi che riflettono l'operato di ciò che chiamiamo mente. Esso parte dall'assunto che l'esperienza di avere una mente sia un aspetto esclusivo dell'esistenza umana e che gli eventi mentali siano determinanti importanti di quello che siamo e del modo in cui ci comportiamo nella vita di tutti i giorni e nel contesto clinico. La mente è definita come il complesso di elementi in un individuo che ha sensazioni, percezioni, pensieri, volontà e soprattutto motivazioni. La parola include l'attività mentale organizzata ed adattiva, conscia e inconscia, di un individuo. La maggior parte dei clinici ritiene che la mente sia una proprietà emergente del cervello, intendendo con ciò che essa dipende dal cervello, ma non può essere descritta utilizzando termini e concetti propri del cervello. Trattiamo la mente del paziente ed il cervello del paziente come se avessero proprietà distinte, e come se l'una e l'altro richiedessero una modalità unica di pensiero e una tipologia specifica di intervento. Che cos'è la psicoanalisi? La psicoanalisi è quella branca della psicologia che si occupa in maniera più completa e profonda di comprendere il comportamento umano quale risultato dell'attività della mente. Il modello psicoanalitico della mente cerca di organizzare la nostra comprensione del modo in cui i fenomeni mentali quali sentimenti, pensieri, ricordi, desideri e fantasie influenzano ciò che facciamo e le nostre esperienze. Tradizionalmente, la psicoanalisi è stata variamente definita come una teoria della mente, come una teoria relativa ad alcuni aspetti della psicopatologia, come una terapia e come un metodo di indagine nella mente. Che cos'è un modello? Il modello psicoanalitico della mente è una costruzione immaginaria, elaborata per rappresentare un sistema complesso, la mente umana, che non può essere osservato direttamente nella sua interezza. L'obiettivo di ogni modello è quello di rappresentare un sistema in modo che renda più semplice discuterne e studiarlo. Il modello psicoanalitico della mente cerca di organizzare i dati della situazione clinica, inclusa la storia di vita del paziente, il resoconto del paziente sulla propria esperienza interiore e le interazioni del paziente nel setting clinico, in una rappresentazione della mente umana come un sistema psicologico coerente. Il modello descrive il modo in cui i fenomeni psicologici quali sentimenti, pensieri, paure, fantasie, ricordi, atteggiamenti e valori interagiscono nel sistema e si influenzano a vicenda, illustra le motivazioni che animano il paziente, le struttura che organizzano la sua mente e le funzioni ed i processi attraverso i quali essa funziona. Inoltre descrive come la mente si sviluppi. Nel suo libro “l'interpretazione dei sogni” del 1899 Freud introdusse il suo primo modello completo della mente, il Modello Topografico. Una parte importante dell'eredità di Freud è il monito secondo cui un modello efficace dovrebbe sempre essere flessibile e aperto. Il modo migliore di descrivere il modello psicoanalitico contemporaneo della mente è quello di pensarlo come un pluralistico, non consistente in uno ma in diversi modelli della mente, sovrapposti ma distinti, ciascuno dei quali presuppone una prospettiva piuttosto diversa sul funzionamento mentale umano e ciascuno dei quali enfatizza differenti insiemi di fenomeni. Perché abbiamo bisogno di un modello della mente? Alla fine degli anni Settanta venne introdotta l'idea di una teoria della mente. Secondo tale teoria, tutti gli esseri umani vengono al mondo con la capacità di sviluppare una teoria sul funzionamento della mente, tanto la nostra quanto quella di altre persone. Se tale assunto è corretto, interrogarsi sul fatto che i professionisti della salute mentale abbiano o meno bisogno di un modello della mente perde totalmente di senso. La teoria della mente è definita come una capacità specifica posseduta da tutti gli esseri umani. Tale capacità ci permette di comprendere che gli altri hanno credenze, desideri ed intenzioni; realizzare che le credenze, i desideri e le intenzioni degli altri possono essere diversi dai nostri; formulare ipotesi operazionali, teorie e modelli mentali sui pensieri, sui desideri e sulle intenzioni altrui. La capacità di ciascuno di noi di rappresentarsi accuratamente ciò che gli altri provano o che hanno intenzione di fare predice la qualità della nostra performance in una grande varietà di compiti interpersonali. I neuroscienziati hanno dimostrato l'esistenza dei neuroni specchio, che potrebbero permetterci di comprendere le intenzioni che stanno dietro alle azioni degli altri creando una sorta di modello di tali azioni all'interno delle nostre menti, senza la necessità di fare alcun ricorso al ragionamento concettuale, quanto piuttosto attraverso la simulazione diretta delle esperienze degli altri. In altre parole, i nostri tentativi di costruire e rifinire il modello psicoanalitico della mente non sono per nulla diversi dalle comuni attività mentali che le persone mettono in atto ogni giorno. Elaborare un modello della mente nell'era del cervello Freud non si era formato come psicologo o come psichiatra, ma interamente nell'ambito delle neuroscienze. Il suo obiettivo fu sempre quello di creare una scienza della mente che fosse basata sulle nostre conoscenze relative al cervello. “Progetto di una psicologia” del 1895 raccoglie i tentativi di Freud di creare un modello di come potessero apparire i circuiti cerebrali della mente. Oggi le nostre conoscenze sulla mente sono infinitamente più avanzate, abbiamo raggiunto un punto in cui è per lo meno possibile una conversazione intelligibile da una parte all'altra della barriera mente-cervello. L'inconscio Freud presenta la sua rivoluzionaria nuova psicologia, basata sull'assunto che la maggior parte di ciò che avviene nella mente abbia luogo al di fuori della consapevolezza. La nuova sfida è rendere ragione della consapevolezza e spiegare le funzioni che assolve. Mente e corpo Il concetto di embodiment include l'idea che la mente sia intrinsecamente plasmata dalle sue connessioni con il corpo, o che l'hardware da cui la mente emerge, cioè il corpo, sia una determinante essenziale della natura della mente. La cognizione non può essere studiata indipendentemente dagli affetti, i complessi stati emotivi/fisici prodotti dal e nel corpo come espressione del sistema di valutazione di sé in relazione all'ambiente al fine della sopravvivenza. La mente che ragione è indelebilmente plasmata dalle metafore derivate dall'esperienza del corpo. Sé e altro Freud diede avvio alla prima indagine moderna sul potere delle relazioni umane di agire a livello psicoattivo, modificare il comportamento e, in ultima analisi, alterare le strutture cerebrali. Il modello psicoanalitico della mente tiene in considerazione il modo in cui le relazioni sono interiorizzate nel corso dello sviluppo, allo scopo di creare rappresentazioni mentali durevoli di sé e degli altri che plasmano l'esperienza e che sono riattivate negli incontri di tutti i giorni e in tutte le terapie. Il Sé narrativo Modello psicoanalitico della mente e neuroscienze cognitive condividono l'interesse per una particolare caratteristica della mente, la sua capacità innata di espressione narrativa. Ciascuno di noi, nella privacy della propria mente, inventa e reinventa continuamente una storia di vita quale espressione di uno sforzo costante di situare noi stessi nel mondo e mantenere un senso coerente di noi stessi. Il modello psicoanalitico della mente nel setting clinico In un setting clinico, il modello psicoanalitico della mente fornisce al clinico un modo per dare un senso alle sue interazioni con il paziente. Esso permette al clinico di organizzare i dettagli clinici (la comunicazione, il comportamento, il modo di relazionarsi e la storia del paziente) così da costruire un quadro dei meccanismi interni del paziente che può essere utilizzato per comprendere la situazione attuale, predire le risposte e pianificare interventi. In assenza di un tale metodo, il clinico si ritroverebbe presto smarrito in un oceano di dati esperienziali. LE ORIGINI DEL MODELLO PSICOANALITICO DELLA MENTE Quando Freud introdusse il suo primo modello psicoanalitico della mente, il termine psicologo non esisteva neppure. La parola psicologia, che combina la parola greca psyche (mente, anima) e logos (lo studio di), fu introdotta nell'ambiente intellettuale da un poeta serbo-croato intorno al 1520. La riflessione psicologica non fu però strutturata intorno ad una specifica disciplina accademica fino alla fine del diciannovesimo secolo, con la lasciata della psicologia sperimentale fondata da Wundt e con la psicoanalisi fondata da Freud. La nascita della psicologia scientifica, l'ascesa del determinismo psichico La psicologia scientifica moderna è il risultato della convergenza di due principale tendenze nella storia delle idee. L'illuminismo, dove i filosofi illuministi si rifacevano alla dottrina del determinismo fisico, che asserisce che tutti gli eventi nel mondo naturale sottostanno a leggi. Il romanticismo, che idealizzava la capacità dell'uomo di immaginare e provare emozioni. L'entusiasmo per i successi conseguiti nelle scienze naturali aveva cominciato a contagiare anche lo studio del comportamento umano, perciò all'inizio del diciannovesimo secolo si svilupparono l'antropologia, la sociologia, l'economia, le scienze politiche e la psicologia. Molta della psicologia si basa sul principio del determinismo psichico, secondo cui la vita psicologica è determinata da leggi. Gli eventi psicologici sono determinati da eventi psicologici antecedenti, trasformati secondo le leggi della natura. Franz Anton Mesmer, i primi tentativi di applicare principi scientifici alla pratica medica Lo storico della medicina Ellenberger sostiene che possiamo collocare le origini della psicoterapia scientifica alla fine del diciottesimo secolo, quando è possibile identificare un viraggio, nelle arti della cura, dal dominio della religione a quello della scienza. Mesmer credeva di aver scoperto l'esistenza di un fluido fisico universale, analogo alle forze della gravitazione o dell'elettricità, le cui alterazioni dell'equilibri potevano spiegare la salute e la malattia. Il terapeuta, o magnetizzatore, poteva curare il paziente inducendolo in uno stato simile alla trance, trasmettendo il proprio fluido, più forte e di miglior qualità, attraverso il canale della relazione. Il lavoro di Mesmer rappresenta lo sforzo di un uomo di scienza si sottrarre alla religione e alle pratiche religiose il controllo dello studio della mente. Entro la metà del diciannovesimo secolo, troviamo una nuova ondata di medicalizzazione delle patologie e dei trattamenti che erano stati oggetto dell'attenzione di Mesmer. Questa medicalizzazione fu alimentata dall'ampia diffusione dell'isteria, dalla fascinazione dell'ipnosi e dallo sviluppo del campo delle neuroscienze. Dalla malattia magnetica all'isteria Le pazienti affette da isteria erano per lo più donne tra la giovane e la mezza età, che soffrivano di un insolito insieme di sintomi sensoriali e motori, come anche di disturbi del pensiero, emotivi e relativi alla coscienza, spesso apparente di tipo neurologico, ma che non rientravano nelle manifestazioni tipiche di alcun disturbo neurologico noto. Dal mesmerismo all'ipnosi Il mesmerismo fu rimpiazzato dall'ipnosi, dal momento che l'interesse per lo studio dei disturbi del magnetismo fu rimpiazzato da quello dell'isteria. Il termine ipnosi fu coniato nel 1843 da Braid, che cominciò a fare esperimenti inducendo stati di trance tra la sua servitù, i suoi amici e persino sua moglie. Il nuovo termine presto fu adottato in tutta Europa come il nome ufficiale per la pratica di indurre la trace a fini terapeutici. L'ascesa delle neuroscienze, della neurologia e della psichiatria Le conoscenze sulla specifica relazione tra il cervello ed i comportamenti, le esperienze ed i sintomi, fecero significativi progressi nella seconda metà del diciannovesimo secolo, quando gli scienziati cominciarono a svelare i segreti della struttura e del funzionamento del cervello. Golgi e Cajal fecero studi sul tessuto cerebrale che portarono allo sviluppo della dottrina del neurone, che divenne l'unità di base della struttura del cervello. Durante lo sviluppo delle neuroscienze si osservò la nascita della psichiatria universitaria. Verso la fine del diciannovesimo secolo, in tutta Europa ma soprattutto in Francia, possiamo osservare un'integrazione tra la nuova fascinazione per l'isteria, la pratica dell'ipnotismo e la nuova scienza del sistema mente/cervello. Charcot e Bernheim ebbero un'influenza massiccia e diretta su uno dei loro studenti, il giovane Sigmund Freud. Charcot, l'isteria e le idee patogene Charcot fu una delle menti più brillanti nella medicina dell'intero diciannovesimo secolo, si meritò la fama attraverso il lavoro alla Salpetrière, un vasto edificio adibito principalmente ad ospizio per i poveri, anziani e prostitute. L'edificio ospitava pazienti con disturbi neurologici rari o sconosciuti che potevano diventare oggetto di ricerca clinica. Charcot in meno di dieci anni trasformò questo ricovero dei dimenticati in un moderno centro medico universitario con nuove stanze per i colloqui, laboratori di ricerca e un grande auditorium. Adottò l'idea che l'isteria fosse un disturbo cerebrale che rendeva individui costituzionalmente predisposti suscettibili a disturbi a livello psichico. Egli era inoltre interessato alle somiglianze tra le paralisi isteriche e le paralisi di origine traumatica per le quali non c'erano evidenze di una cause organica. Alle fine del 1870 Charcot cominciò ad includere tra i suoi interessi l'ipnosi, scoprendo che le pazienti isteriche potevano essere ipnotizzate con facilità. Utilizzando l'ipnosi, Charcot dimostrò di essere in grado di riprodurre nelle pazienti isteriche gli stessi sintomi che si potevano rilevare in coloro che soffrivano di paralisi traumatiche. Egli dimostrò inoltre che con l'ipnosi era in grado di rimuovere gli stessi sintomi della paralisi da entrambi i gruppi di pazienti. Concluse che le paralisi traumatiche, ipnotiche ed isteriche fossero identiche le une alle altre, che fossero tutte il risultato di suggestione. Egli affermò che in individui vulnerabili, esposti alla suggestione, un gruppo coerente di idee associate si stabilisce nella mente come un parassita, isolato dal resto della mente, e si esprime all'esterno attraverso fenomeni motori corrispondenti. Charcot introdusse l'idea che piccoli frammenti isolati della mente, chiamati idee fisse subconsce, potessero seguire un corso di sviluppo separato dal resto della personalità, manifestandosi attraverso sintomi somatici. Per la prima volta, alle idee venivano riconosciute proprietà causali sul mondo fisico. Tale concetto rivoluzionario, secondo cui le idee fuori della consapevolezza possono essere patogene, cioè con il potere di causare l'isteria o altri tipi di sintomi nevrotici, sarebbe poi stato seguito ed elaborato da Freud. Bernheim, le origini della psicoterapia Dall'altra parte della Francia, nella città di Nancy, anche Bernheim utilizzava l'ipnosi. Come Charcot, Bernheim interpretava l'isteria come l'effetto patogeno di idee fisse subconsce. Bernheim fu convinto dall'affermazione di Liébeault, che oggi sappiamo essere sbagliata, secondo cui il sonno ipnotico è identico al sonno naturale, con la sola differenza che il primo è indotto dalla suggestione. A differenza di Charcot, Bernheim e la scuola di Nancy sostenevano che l'ipnosi non fosse uno stato patologico del cervello che potesse essere indotto soltanto in persone predisposte costituzionalmente, ma che fosse invece il risultato della suggestione, riproducibile quindi in qualsiasi essere umano, in gradi diversi. Bernheim era inoltre interessato allo sviluppo dell'ipnosi come metodo terapeutico. Questo metodo consisteva nell'uso della suggestione per indurre l'ipnosi, accompagnata dall'uso della suggestione imperativa per rimuovere i sintomi. Nel corso del tempo, Bernheim cominciò a fare del tutto a meno dell'ipnosi. Questo uso della suggestione in stato di veglia divenne una procedura terapeutica che la scuola di Nancy denominò psicoterapia. Nonostante le differenti vedute, Charcot e Bernheim con le loro intuizioni portarono al consolidamento di una nuova teoria dell'isteria basata su un'alterazione del sistema mente-cervello. Questa nuova teoria spiegava i sintomi bizzarri dell'isteria come il risultato di sistemi separati di consapevolezza, o coscienza, o frammenti scissi della vita mentale, che, in individui suscettibili, funzionavano in maniera autonoma. Sigmund Freud Freud nacque il 6 Maggio 1856 a Friburgo, una piccola città in Moravia, al confine con l'impero austro-ungarico. L'immagine di Freud che emerge da molte delle fonti disponibili è contraddittoria. All'inizio della sua carriera fu tormentato da sintomi nevrotici. Si dipingeva come un solitario, isolato in un mondo ostile. Nonostante riconoscesse le sue origini ebraiche, non sentiva il bisogno di divinità, che screditava come un'illusione. Egli rinunciò alle sue ambizioni di grandezza a favore dello sviluppo e della diffusione delle sue idee. Freud si iscrisse all'università di Vienna con l'obiettivo di studiare medicina, i suoi studi universitari furono prolungati dalla sua grande curiosità e dal suo interesse per la ricerca. Nel 1875 ottenne un posto di ricercatore presso l'istituto di Fisiologia diretta da Ernst Brucke, istituto diretto secondo i principi di un movimento scientifico noto come Scuola di Medicina di Helmholtz, che nacque dall'amicizia tra quattro uomini che lavoravano insieme all'Università di Berlino intorno al 1840. Questi quattro scienziati, Brucke, Bois-Reymond, Ludwing e Helmholtz furono influenzati dalla rivoluzione positivistica che aveva travolto il mondo intellettuale tedesco a metà del diciannovesimo secolo. Il termine positivismo è stato utilizzato più ampiamente per descrivere ogni spiegazione del mondo che facesse uso del linguaggio e dei metodi della scienza. Nelle scienze biologiche, la rivoluzione positivistica alimentò l'ascesa della fisiologia, che mirava a spiegare gli organismi in accordo con i principi della chimica e della fisica. La nuova fisiologia giocò un ruolo importante nello sviluppo della psicologia come sistema ordinato e governato da leggi che può essere studiato entro la cornice delle scienze naturali. I successi di Freud come ricercatore in laboratorio furono considerevoli. I suoi studi sugli effetti farmacologici della cocaina gli conferirono una certa fama. Nel 1882, un anno dopo aver conseguito la laurea in medicina, Freud lasciò il laboratorio di Brucke ed ottenne un posto di medico presso l'ospedale di Vienna, preparandosi ad iniziare la carriera, economicamente più redditizia, di clinico. Brucke ottenne per Freud l'ambita borsa di studio Univesity Jubilee Travel Scholarship, che nel 1885 gli permise di recarsi a Parigi per l'incontro che gli avrebbe cambiato la vita, quello con Charcot. Freud e Charcot Alla Salpetrière, Freud cominciò a pensare alla psicopatologia in un nuovo modo. Entusiasmato dal dinamismo personale di Charcot e dall'audacia delle sue idee sull'isteria e sull'ipnosi, Freud tornò a Vienna determinato a studiare la psicopatologia. La sua attività crebbe velocemente, per lo più per via di pazienti donne che soffrivano di isteria e che pochi erano disponibili a trattare. Egli cominciò inoltre a sperimentare l'uso dell'ipnosi, influenzato principalmente da Bernheim. La tecnica iniziale di Freud per il trattamento dell'isteria includeva l'induzione della trance ipnotica seguita dall'uso della suggestione imperativa per la rimozione dei sintomi, rimanendo però ben presto deluso dall'uso della suggestione imperativa per rimuovere i sintomi. Freud modificò la tecnica di Bernheim così da includere l'uso dell'ipnosi non solo per la terapia, ma anche per indagare sulla malattia. L'influenza più immediata sullo sviluppo di questa pratica venne da un collega viennese, Breuer. Freud e Breuer Fu proprio con Breuer che Freud scrisse il suo primo trattato di psicologia, “Studi sull'isteria”, pubblicato nel 1895. Il libro descrive il modo in cui Breuer e Freud concettualizzavano la psicopatologia dell'isteria e come facessero uso di quello che chiamavano metodo catartico per trattare questi particolari pazienti. Il libro inoltre include il racconto di come Freud passò da una teoria del trauma per l'isteria ad una teoria basata sull'impatto di desideri proibiti inconsci e, più rilevante in questa trattazione, il racconto di come Freud si spostò gradualmente dall'uso dell'ipnosi, un allontanamento che lo portò a sviluppare un nuovo modello della mente. Il metodo catartico di Breuer, la storia di Anna O. Anna O. fu il primo dei casi clinici citati in Studi sull'isteria. I suoi sintomi includevano la paralisi degli arti, parestesia, disturbi della visione e dell'eloquio e stati di confusione mentale. Aveva due personalità che si alternavano, una era quella normale e l'altra era quella definita dalla paziente cattiva. La transizione dall'una all'altra era marcata da una fase di autoipnosi. Breuer osservò che Anna O. poteva essere liberata dai sintomi se, durante questi stati di trance autoindotta, poteva dare espressione verbale delle fantasie aggressive che in quel momento la dominavano. A partire da questa osservazione, Breuer sviluppò una tecnica terapeutica per cui la paziente era incoraggiata a raccontare la storia dei suoi sintomi sotto l'influenza dell'ipnosi. Un'attenzione ai dettagli di queste storie portò a dimostrare che i suoi sintomi rappresentavano espressioni simboliche delle esperienze e dei ricordi di cui non era consapevole durante il suo stato normale. Quando venne messa in contatto con le emozioni collegate a queste esperienze “perse”, attraverso il racconto della storia Charcot riuscì a liberare la paziente da tutti i suoi sintomi. Anna O. è generalmente ritenuta come la co-inventrice, con Breuer, di una nuova terapia caratterizzata da un'indagine introspettiva, da narrazioni condivise e dall'espressione dei sentimenti, definita “talking cure” e chiamata da Breuer il metodo catartico. Tra il 1889 ed il 1896 Freud ipnotizzava i suoi pazienti utilizzando il metodo catartico con lo scopo di portare alla luce idee patogene dissociate e ripercorrerne le origini a ritroso attraverso una catena di associazioni fino al primum movens, che era invariabilmente un evento traumatico. In questa prima fase del suo lavoro, i ricordi traumatici erano rimossi attraverso la suggestione o scaricati attraverso le parole, l'espressione affettiva o associazioni correttive con il resto della vita mentale. Freud abbandona l'ipnosi e scopre l'inconscio dinamico Freud compì la transizione dall'uso del metodo catartico di Breuer ad un nuovo metodo terapeutico che lo condusse ad elaborare un nuovo modello della mente. Il passaggio cruciale di questa transizione fu l'abbandono dell'ipnosi e la sua sostituzione con nuovi metodi per coinvolgere il paziente in terapia. Freud ricordò un commento di Bernheim sul fatto che gli effetti degli eventi esperiti dai pazienti durante l'ipnosi sono solo apparentemente dimenticati e possono essere portati alla coscienza se il terapeuta insiste sul fatto che il paziente può ricordare. Ne concluse che ciò potesse essere vero anche per le idee dimenticate nell'isteria ed iniziò pertanto a condurre indagini sullo stato di veglia. Con una tecnica che in seguito definì libere associazioni, Freud invitava le sue pazienti a lasciare che i pensieri fluissero in libertà, con il minor controllo cosciente possibile, insistendo affinché la paziente gli riferisse qualsiasi cosa le passasse per la mente, senza censure. Credendo fermamente nel principio del determinismo psichico, confidava sul fatto che ogni pensiero o emozione nella mente del paziente costituisse una anello in una determinata catena di associazioni che riconducevano a ritroso all'idea o al ricordo patogeno originario. Con questi cambiamenti, Freud aveva inavvertitamente inventato un metodo terapeutico che gli offriva una visione della mente del paziente al lavoro che in passato non era evidente, dandogli la possibilità di gettare un primo sguardo sull'universo dell'attività psichica che stava dietro ai sintomi delle pazienti. La sua prima osservazione fu che le pazienti non erano sempre in grado di riferire tutti i propri pensieri ed emozioni. Gli sforzi delle pazienti nella libera associazione producevano lacune e discontinuità nel flusso del pensiero e incoerenze nella storia. Freud utilizzava la parola resistenza per descrivere la discontinuità nel flusso associativo. Concluse che la motivazione conscia di aderire alla tecnica delle libere associazioni entrava in collisione con un'altra motivazione, meno consapevole, a tenere nascosti aspetti della vita mentale non soltanto al medico, ma anche al paziente stesso. Tutti quei frammenti di vita mentale si rivelavano essere di natura penosa, idonei a provocare gli aggetti della vergogna, del rimprovero e nell'insieme tali che si preferirebbe non averli vissuti e che si vorrebbe piuttosto dimenticare. Freud utilizzò il termine rimozione per riferirsi al processo difensivo di rimuovere pensieri e sentimenti inaccettabili dalla consapevolezza. In altre parole, per la prima volta, Freud fu in grado di osservare una battaglia psicologica nella mente delle sue pazienti, in precedenza oscurata dall'uso dell'ipnosi. Freud introdusse l'idea rivoluzionaria secondo cui nell'isteria i pensieri e le emozioni sono separati dalla consapevolezza non a causa di processi mentali patologici, quanto piuttosto per bisogni emotivi del paziente, o per effetto della difesa. Gli individui con isteria quindi, a differenza di quello che pensavano Charcot e Breuer, secondo Freud non soffrono di una malattia cerebrale, ma sono persone normali che combattono contro pensieri e sentimenti che trovano inaccettabili, che sono banditi dalla coscienza ma che continuano a cercare espressione nella forma di sintomi. Freud divenne sempre più interessato all'osservazione della resistenza come l'indicatore più importante di aree di conflitto nella vita emotiva del paziente. Quando i pazienti erano in grado di superare tale resistenza e accettare questi aspetti segregati delle loro vite psichiche, i sintomi scomparivano. Una nuova psicologia dell'inconscio, la psicoanalisi Dopo l'abbandono dell'ipnosi quale tecnica per il trattamento, Freud si dedicò interamente alla pratica di quella che chiamò psicoanalisi, applicando questa nuova terapia a molti nuovi pazienti e persino a se stesso. Freud incominciava anche ad esplorare come i processi di difesa e rimozione operassero non soltanto nella psicopatologia ma anche nel benessere psicologico. La nuova psicologia di Freud, oggi nota come psicoanalisi, trovò il fondamento nell'idea che in ciascuno di noi alcune parti della mente sono inconsce. Il concetto di inconscio è al cuore dei modelli psicoanalitici della mente. L'EVOLUZIONE DELL'INCONSCIO DINAMICO L'inconscio è un elemento nucleare di ogni modello psicoanalitico della mente. L'idea che i sentimenti, i pensieri, i ricordi, i desideri, le paure, le fantasie ed i pattern di significato personale al di fuori della consapevolezza influenzino l'esperienza ed il comportamento costituisce un concetto cardine trasversale a tutti i modelli. La teoria secondo cui i sintomi, i tratti problematici di personalità o i problemi della vita rappresentano tentativi di risolvere conflitti inconsci è centrale per la comprensione psicodinamica della sofferenza umana. L'inconscio e il modello psicoanalitico della mente Nel momento in cui abbandonò l'uso dell'ipnosi in favore della nuova strategia terapeutica basata sulle libere associazioni, Freud fu in grado di osservare la presenza di forze al lavoro nella mente del paziente che nessuno prima di lui aveva avuto modo di analizzare. I suoi pazienti erano in conflitto tra rivelare ciò che stesse passando per la loro testa e tenerlo nascosto a se stessi e al terapeuta. L'esplorazione di questo conflitto da parte di Freud portò alla prima descrizione di come la mente sia lacerata da lotte intestine, tra pensieri/sentimenti accettabili coscienti e pensieri/sentimenti inaccettabili e inconsci. Freud percepiva la mente come scissa a causa di motivazioni o forze dinamiche. Per questa ragione si parla di inconscio dinamico, per distinguerlo da altri aspetti non coscienti della mente. Cosa significa la parola dinamico riferita all'inconscio La parola dinamico descrive uno stato di continuo interscambio tra molteplici forze. Nella psicoanalisi si riferisce a forze motivazionali. L'inconscio consiste in un mondo di forze motivazionali nascoste, inclusi desideri, bisogni, speranze e paure, che influenzano ogni aspetto della vita mentale e del comportamento. La vita mentale inconscia è dinamica perché fa sentire la sue influenza in ogni cosa che facciamo, inoltre è dinamica nel senso che ai suoi contenuti viene attivamente negato l'accesso alla consapevolezza attraverso una forza psicologica nota come rimozione, attraverso cui pensieri e sentimenti giudicati irrazionali o inaccettabili vengono esclusi dalla consapevolezza. In altre parole, i pensieri ed i sentimenti diventano parte dell'inconscio dinamico quando vengono mantenuti al di fuori della consapevolezza de altre forze mentali dinamiche, che si oppongono ai nostri tentativi di conoscere la nostra stessa mente. Che cosa possiamo apprendere dall'introspezione ordinaria? Le esperienze di tutti i giorni indicano chiaramente che la mente è al lavoro al di fuori della nostra consapevolezza. In aggiunta, sappiamo che le nostre menti possono elaborare informazioni in modo da permetterci di fare ogni tipo di cosa anche se non siamo in grado di descrivere nel dettaglio le nostre conoscenze o ciò che stiamo facendo esattamente. Il modello psicoanalitico della mente, con il suo peculiare concetto di inconscio, include l'idea che la mente possa immagazzinare informazioni, lavorare su problemi intellettuali e registrare stimoli al di fuori della coscienza. L'idea specifica del nostro modello psicoanalitico della mente è che i pensieri e i sentimenti al di fuori della consapevolezza non siano semplicemente immagazzinati in un comparto nascosto della mente in attesa di ricevere la nostra attenzione o di essere chiamati in causa, ma siano vivi, potenti, sempre presenti e influenzino tutte le nostre esperienze e le nostre scelte di vita. Inoltre, i contenuti dell'inconscio dinamico sono tenuti al di fuori della consapevolezza perché non vogliamo conoscerli. Persino il fatto che non vogliamo conoscere tutti i nostri pensieri non è totalmente al di là della nostra capacità di introspezione ordinaria, che quindi può dirci molto sull'inconscio, incluso l'inconscio dinamico. Le prime ricerche sulla mente conscia La nuova disciplina della psicologia sperimentale si era data come scopo una descrizione precisa della coscienza. La teorie di Wundt, introspezionismo e funzionalismo Il fondatore di questo nuovo campo di indagine fu Wundt. Il suo progetto di ricerca si basava su una tecnica di indagine chiamata introspezione, che implicava l'attenzione controllata nei confronti dei singoli elementi dell'esperienza conscia, come suoni, luci e colori. Questa corrente psicologica venne rinominata introspezionismo. La missione di Wundt era quella di chiarire gli elementi di base dell vita psichica cosciente (sensazioni e sentimenti) e scoprire come tali elementi di base interagissero a formare l'esperienza cosciente. Lo studente di Wundt, Titchener, continuò nella tradizione di equiparare la mente alla coscienza, sviluppando una branca della psicologia che chiamò strutturalismo con il fine di delineare le strutture della mente cosciente. James era il principale rappresentante della scuola psicologica nota come funzionalismo, con l'obiettivo di chiarire lo scopo, la funzione della vita mentale. Questi scienziati condividevano l'idea che la vita mentale coincidesse con la coscienza. L'eredità di Cartesio, la mente come coscienza Cartesio contribuì in modo rilevante al passaggio dalla scienza e dalla filosofia medievali all'era moderna ed è stato riconosciuto come il pare della psicologia moderna. Ciò che è rilevante per noi è comprendere come, nell'elaborazione della sua epistemologia, Cartesio giunga sia ad un nuovo fondamento della conoscenza sia ad una visione della mente stessa. Egli pose una mente pensante al centro della conoscenza. Inoltre introdusse il concetto di dualismo corpo-mente, ovvero l'idea che la mente ed il corpo siano due entità interamente ed essenzialmente differenti. In contrasto con la realtà fisica misurabile e descrivibile, l'essenza della mente è il pensiero, non occupa quindi spazio e non è suscettibile di descrizione matematica. La mente è equivalente all'anima e non appartiene al dominio della scienza. Cartesio equipara la vita mentale al pensiero, considera i sentimenti e le emozioni come generati dal corpo e le idee ed i pensieri come generati dalla mente. Infine Cartesio sostiene che mente e coscienza siano equivalenti. Poiché l'epistemologia di Cartesio si fonda sull'idea che il pensare sia l'unica cosa di cui possiamo essere certi, essa implica la negazione della possibilità che ci possa essere pensiero senza esserne consapevoli. L'illuminismo e l'inconscio Leibniz è spesso citato come il primo scienziato europeo post-cartesiano che sostenne l'idea di un'attività mentale inconscia, asserendo che ci sono molte piccole percezioni al di sotto della sogli di ciò che chiamava appercezione, che hanno un impatto profondo sull'esperienza cosciente. Herbart, a partire dall'idea di Leibniz di una soglia di percezione, vi aggiunse una componente dinamica, immaginando le idee come forze. Egli sosteneva che tutti i fenomeni mentali sono il risultato dell'interazione di percezioni, rappresentazioni e idee multiple, che competono le une con le altre sulla soglia della coscienza. Idee più forti spingono idee più deboli al di sotto di questa soglia, che tentano di riemergere attraverso l'associazione con altre idee. Fechner paragona la mente ad un iceberg che galleggia sul mare. Egli diede inizio ad una serie di esperimenti per testare la relazione tra l'intensità della stimolazione e la percezione che sono considerati da molti come l'origine della psicologia sperimentale. Il movimento romantico tedesco e l'inconscio A differenza dei filosofi illuministi, con il loro culto della ragione, i filosofi del movimento romantico tedesco erano affascinati dall'irrazionale e dall'individuo, con un interesse particolare per i fenomeni quali la creatività, il genio, i sogni e la malattia mentale, ciascuno dei quali era percepito come originato dall'inconscio. Rousseau fa riflessioni sulle sue azioni e motivazioni, incluse quelle non così chiare allo stesso autore quanto avesse per lungo tempo immaginato. Per la filosofia della natura di Shelling, l'inconscio aveva le sue radici nella vita invisibile dell'universo, formando il collegamento tra l'uomo e la natura. In Schopenhauer è centrale il concetto di volontà di vivere, una forza cieca, inconscia, che guida l'intero universo, inclusa la mente umana. Nietzsche cerò di dimostrare che ogni emozione, atteggiamento, opinione, comportamento e virtù trova le sue radici in una menzogna inconscia. L'inconscio per l'autore è un turbolento calderone di pensieri, emozioni e istinti, tra cui trovano posto il bisogno di piacere e di lotta, istinti sessuali e gregari, l'istinto alla conoscenza e alla verità e l'istinto di base ovvero la volontà di potenza. Hartmann, con il suo libro “la filosofia dell'inconscio”, tratta dell'inconscio in relazione a ventisei argomenti. La popolarità di questo libro smentisce l'assunto secondo cui il concetto di vita mentale inconscia non fosse mai stato considerato prima dell'avvento di Freud. Per quanto Freud riconoscesse che solo il grande Fechner era importante per lui, a prescindere dal fatto che avesse effettivamente letto Schopenhauer e Nietzsche mentre elaborava le sue idee, egli fu certamente parte di una tradizione chiamata “la tendenza demistificante” nella letteratura e nella filosofia della seconda metà del diciannovesimo secolo europeo, che consistette in una ricerca sistematica dell'inganno e dell'autoinganno e nella scoperta della verità sottostante. La nascita del comportamentismo Per quanto varie forme di introspezionismo abbiano dominato la psicologia americana per tre decenni tra il 1890 ed il 1920, gli anni Trenta e Quaranta videro il sorgere del comportamentismo come paradigma dominante. Il comportamentismo è una branca della psicologia che cerca di spiegare il comportamento umano come una catena di connessioni stimolo-risposta collegate attraverso un rinforzo. Pavlov, Thorndike, Watson, Skinner i nomi dei maggiori esponenti di questa corrente. I comportamentisti sostenevano che i dati ricavati attraverso l'introspezione fossero non sono inaffidabili, ma anche non necessari per lo studio del comportamento umano, che poteva essere meglio spiegato come una serie di riflessi condizionati. Il comportamentismo sosteneva di doversi concentrare esclusivamente sullo studio di azioni manifeste, sosteneva che la mente è un'illusione creata dall'attività cerebrale, un insignificante sottoprodotto del sistema nervoso, senza alcun ruolo causale nel comportamento umano. Rifiutava inoltre l'idea di una mente inconscia. L'ascesa della psicologia cognitiva Verso la metà del ventesimo secolo emerse quella che viene definita psicologia cognitiva, dove il termine cognitivo si riferisce al modo in cui gli esseri umani conoscono le cose. I teorici di queste discipline cominciarono ad essere sempre più insoddisfatti della spiegazione del comportamento come una sequenza di riflessi condizionati. Iniziarono quindi ad ipotizzare l'esistenza di strutture cognitive stabili ed autonome, le rappresentazioni, che operano entro l'organismo (analoghe ai programmi di un computer) e che rendono conto del suo comportamento (output). A seconda dell'ambito di interesse, queste strutture rappresentazionali includono simboli, regole, immagini, programmi, schemi, mappe mentali, aspettative, piani e obiettivi. Gli scienziati cognitivi sostenevano quindi che è impossibile comprendere l'organismo umano senza parlare della mente. La psicologia cognitiva ha creato un binario parallelo per lo studio dei processi mentali inconsci, esplorando capacità connesse all'elaborazione delle informazioni. Tuttavia, le tipologie di funzionamento mentale inconscio di interesse per gli scienziati cognitivi sono diverse da quelle di maggiore interesse per gli psicoanalisti. L'inconscio cognitivo include per lo più fenomeni correlati all'elaborazione dell'informazione al di fuori della consapevolezza. Questa elaborazione inconscia si ritiene necessaria a permettere maggiore efficienza e velocità. Tuttavia l'inconscio dinamico di interesse per gli psicoanalisti include motivazioni o sentimenti che sono mantenuti al di fuori della consapevolezza, non per garantire maggiore efficienza, ma perché sono stati giudicati inaccettabili. Controversie attorno all'inconscio: autocoscienza e autoinganno E' paradossale che, per quanto il concetto di funzionamento mentale inconscio sia accettato dalla maggior parte delle persone come una questione di senso comune, la sua esistenza sia altamente controversa. Il fatto è che gli esseri umani sono saldamente ancorati all'idea secondo cui disponiamo di un accesso immediato, privilegiato e completo alla nostra vita psichica o, in altre parole, all'idea secondo cui attraverso l'introspezione possiamo conoscere la nostra mente. La filosofia occidentale in particolare ha una lunga storia di valorizzazione della capacità umana di autoconoscenza, arrivata al suo picco massimo con l'Illuminismo. Alcuni hanno sostenuto che la nostra convinzione di avere una conoscenza in prima persona non costituisca solo un valore culturale ma anche una caratteristica innata della specie umana. Sembra quasi sia impossibile per gli esseri umani ammettere, o forse riconoscere, che quando si parla della conoscenza della propria mente, spesso non sappiamo cosa ci passi per la testa. Nonostante tutti gli sforzi per onorare il motto “conosci te stesso”, siamo apparentemente destinati a non potere, o forse a non volere, conoscere appieno noi stessi. LE DIMENSIONI CARDINE DEL MODELLO PSICOANALITICO DELLA MENTE L'idea che forze motivazionali occulte (sentimenti, pensieri, ricordi, desideri, paure, fantasie e pattern di significato personale che sono mantenute al di fuori della consapevolezza perché inaccettabili) influenzino continuamente la nostra esperienza ed il nostro comportamento è una caratteristica basilare del modello psicoanalitico della mente che, come vedremo, è centrale rispetto al punto di vista topografico. Al tempo stesso, possiamo identificare altre quattro caratteristiche di base di tutti gli approcci psicoanalitici ad un modello della mente, giungendo ad un totale di cinque. Questi aspetti di base della vita mentale sono definiti punti di vista. Offrendoci una strategia per inquadrare le osservazioni sulla vita mentale in termini di principi generali, questi cinque domini cardine permettono al clinico di trasformare le informazioni sul paziente in conoscenze sulla mente del paziente e, in ultima analisi, sulla sua sofferenza. Topografia L'assunto secondo cui la mente, normale o patologica, è sempre divisa in parti consce ed inconsce è spesso definito il punto di vista topografico. Descrizioni della topografia della mente (che cosa è conscio e che cosa è inconscio) sono parte di qualsiasi modello psicoanalitico della mente. Motivazione La motivazione è la seconda caratteristica condivisa da tutti i modelli psicoanalitici della mente. Motivazione è una parola che descrive l'impulso all'attività mentale o fisica. Essa può assumere la forma di bisogni, paure, desideri, scopi e intenzioni. Nel modello psicoanalitico della mente, la ricerca finalizzata alla comprensione della motivazione è chiamata punto di vista dinamico o motivazionale. Insita nel concetto di inconscio dinamico c'è l'idea che il comportamento derivi dall'interazione di due forze motivazionali: il desiderio di dare espressione ad un contenuto mentale inconscio ed il desiderio di mantenere tale contenuto nascosto. Ci sono molti aspetti della teoria della motivazione sui quali la maggior parte degli psicoanalisti concorda. In primo luogo, nel modello psicoanalitico l'esperienza e l'azione sono concepite come motivate dall'interno della mente. Il comportamento non è semplicemente un campionario di risposte a stimoli esterni. La mente è percepita come capace di un'attività spontanea e non come meramente reattiva all'ambiente. In secondo luogo, oltre a concepire la motivazione come avente origine all'interno della mente, il modello psicoanalitico vede la motivazione come guidata dal principio di piacere/dispiacere, il quale asserisce che il comportamento e l'attività mentale cercano sempre di massimizzare i sentimenti di piacere e di rifuggire da sentimenti di dispiacere o dolore. La maggior parte degli psichiatri di formazione psicodinamica concorda sul fatto che il principio edonistico fornisca la bussola di base che guida il comportamento umano. Tenendo a mente questo principio, i clinici possono comprendere persino il comportamento più doloroso come funzionale a soddisfare un piacere occulto o a difendere da un dolore persino più intenso. In terzo luogo, il modello psicoanalitico della mente assume che la motivazione si sviluppi nell'interazione tra la mente e l'ambiente esterno. La mente opera secondo il principio di realtà, oltre che secondo il principio di piacere. La ricerca volta a comprendere questi aspetti del comportamento individuale e della vita mentale che servono a far fronte alla realtà del mondo esterno è chiamata prospettiva adattiva. La maggior parte degli psichiatri psicodinamici contemporanei vede la motivazione come il risultato di una complessa interazione di natura e cultura, laddove preferenze innate sono plasmate dalle interazioni con l'ambiente, in particolare dalla matrice sociale. Infine, il modello psicoanalitico della mente include l'idea che la mente operi continuamente per riconciliare forze motivazionali in conflitto. E' impossibile che qualsiasi dato comportamento o esperienza mentale soddisfi contemporaneamente sia il principio di piacere che il principio di realtà. Di conseguenza, il modello psicoanalitico della mente include il concetto di conflitto psichico. La mente cerca di riconciliare desideri, paure e vincoli morali con le esigenze imposte dalla realtà attraverso la formazione di compromesso. Struttura o processo Una struttura mentale può essere definita come una configurazione mentale relativamente stabile con un basso tasso di cambiamento. Il punto di vista strutturale origina dall'osservazione secondo cui le forze motivazionali che controllano la vita mentale, insieme ai processi dai quali sono modulate, non siano effimere o incostanti, ma al contrario rappresentino pattern duraturi che sono stabili nel tempo. Il termine struttura è stato utilizzato per riferirsi ad eventi mentali e a processi a vari livelli di astrazione. In concetto di struttura ci permette di parlare più facilmente della storia e dello sviluppo del mondo interno. Parlando di sviluppo, possiamo parlare della possibilità di cambiamento. Se siamo in grado di capire quanto sono stabili le configurazioni mentali, che cosa le minacci e che cosa le porti a cambiare, possiamo costruire una teoria che integra sia la psicopatologia sia il cambiamento psicologico. Un altro importante aspetto del concetto di struttura è che ogni struttura dispone di certe capacità o processi. Sviluppo Il punto di vista evolutivo cerca di comprendere il comportamento e la vita mentale come parte di una progressione dotata di senso dall'infanzia all'età adulta, cerca quindi di comprendere l'origine dei desideri, delle paure, degli ideali, dei valori, degli atteggiamenti e delle strategie adattive e come essi si modifichino nel tempo. Prerogativa esclusiva della psicoanalisi, la prospettiva genetica pone al centro del proprio interesse la storia soggettiva del paziente, nel modo in cui viene raccontata in terapia al clinico. Al contrario, il punto di vista evolutivo non è prerogativa esclusiva della psicoanalisi. La dimensione evolutiva cerca di comprendere la storia della vita psicologica dal punto di vista di un osservatore esterno. La maggior parte degli psichiatri psicodinamici contemporanei preferisce la nozione di traiettorie evolutive, lungo le quali si può tracciare la storia di molti degli aspetti della vita mentale. In aggiunta, gli psichiatri psicodinamici adottano per lo più una prospettiva epigenetica allo sviluppo. Il concetto di epigenesi vede la formazione della struttura come il risultato di una successione di transazioni tra l'individuo e l'ambiente. L'esito di ciascuna fase dipende dagli esiti di tutte le fasi precedenti, poiché ciascuna fase integra le fasi precedenti e ciascuna ha un nuovo livello di organizzazione. Il concetto di epigenesi permette inoltre la regressione, attraverso la quale certi fenomeni rappresentano un ritorno a stati precedenti dello sviluppo. Teoria della psicopatologia e della terapia Ogni modello psicoanalitico della mente include sia una teoria della psicopatologia sia una teoria dell'azione terapeutica. La teoria della psicopatologia cerca di rendere conto di come e perché la mente di un paziente gli arrechi sofferenza. La teoria della terapia cerca di spiegare come la psicoterapia psicodinamica possa aiutare il paziente a trovare sollievo. Quattro modelli psicoanalitici della mente fondamentali I quattro modelli che saranno esaminati sono il Modello Topografico, il Modello Strutturale, la Teoria delle Relazioni Oggettuali, la Psicologia del Sé. Questi modelli rappresentano le principali modalità di pensare al funzionamento mentale. Ciascuno dei quattro modelli psicoanalitici della mente ha molto da dire sulle cinque dimensioni cardine del funzionamento mentale. Ciascuno di questi modelli guarda alle dimensioni cardine in modo piuttosto diverso e ciascuno di essi pone l'enfasi su aspetti differenti. Il Modello Topografico Il Modello Topografico è stato il primo modello di Freud, introdotto nel 1899. Esso postula una struttura di base composta da un dominio conscio, uno preconscio ed uno inconscio separati da una barriera difensiva o rimozione. Il suo focus principale era sulla topografia della mente. Il Modello Strutturale Freud introdusse il Modello Strutturale nel 1922. In questo modello la mente è divisa in tre parti, Io, Es e Super-io, ciascuna con una propria struttura e propri obiettivi motivazionali e ciascuna con aspetti inconsci. Questo modello divenne anche noto come Psicologia dell'Io. La Teoria delle Relazioni Oggettuali Fu elaborata negli anni Quaranta, dopo la morte di Freud. Vede la mente come organizzata in relazioni oggettuali interne: rappresentazioni di sé e dell'oggetto collegate da un'interazione tra sé e oggetto. Questa teoria cerca di comprendere le motivazioni di base quali l'attaccamento e la separazione, postulando che i bambini ricercano l'oggetto fin dalle prime fasi della vita. Essa esplora come le relazioni oggettuali si sviluppino nel tempo sotto l'influenza di varie pressioni. La Psicologia de Sé Introdotta da Kohut negli anni Sessanta, la Psicologia del Sé guarda al funzionamento mentale come rappresentativo del funzionamento di una struttura di base denominata sé. Esplorando i bisogni narcisistici di base, Kohut ha postulato che tutti andiamo alla ricerca del riconoscimento e dell'incoraggiamento del caregiver, che egli descrisse come oggetti-Sé. La Psicologia del Sé afferma che durante l'infanzia, nelle interazioni con caregiver empatici, ciascuno di noi ha sviluppato un Sé più o meno solido in termini di agency, energia e disponibilità ad elaborare ideali. LA TOPOGRAFIA DELLA MENTE Secondo il Modello Topografico, la mente si compone di conscio, preconscio e inconscio, tre domini separati dalla barriera della rimozione. Freud, dopo aver introdotto il concetto di inconscio dinamico, iniziò immediatamente a lavorare ad un modello della mente che fosse applicabile ad ogni individuo. Il Modello Topografico venne introdotto nel 1899 nel VII capitolo de “L'Interpretazione dei sogni”. La parola topografico deriva dal termine topos, che significa luogo. La scelta di questa parola rappresenta la concezione della mente di Freud come costituita da strutture, ciascuna delle quali occupa una particolare località fisica e funziona in una particolare relazione spaziale con le altre. Parlando di questi luoghi, non intendeva ovviamente riferirsi ad alcuna struttura anatomica cerebrale esistente. L'idea di una localizzazione psichica era intesa come una metafora per una mappatura immaginaria dei territori della mente, in cui l'inconscio è concepito come adagiato al di sotto del dominio della coscienza. Il Modello Topografico include anche una descrizione delle costanti interazioni motivazionali (o dinamiche) che hanno luogo fra le regioni della mente, che lavorano sia in accordo sia in conflitto, ciascuna influenzando le altre. In aggiunta, tale modello include anche una descrizione delle proprietà strutturali di ciascuna parte della mente. Infine, esso è in stretta relazione con un punto di vista evolutivo che spiega come la vita psichica del bambino continui in quella dell'adulto. La topografia della mente Nel Modello Topografico, la mente è divisa in tre regioni, differenziate l'una dall'altra dalla loro relazione con la coscienza. Queste regioni sono la mente conscia, ma mente preconscia e la mente inconscia. La coscienza è localizzata sulla superficie della mente e include esperienze mentali che sono entro la consapevolezza in un dato momento. Proprio al di sotto della coscienza c'è il preconscio, che include contenuti mentali che sono nell'inconscio descrittivo, cioè che possono essere facilmente portati alla consapevolezza se viene rivolta loro attenzione. Al di sotto del preconscio si trova l'inconscio, che è inconscio in senso dinamico, cioè i suoi comportamenti non possono essere portati alla consapevolezza attraverso un semplice atto di attenzione, ma ad essi viene attivamente negato l'accesso alla coscienza attraverso la forza della rimozione. Motivazione La caratteristica più significativa del Modello Topografico è l'interazione dinamica tra il conscio, il preconscio e l'inconscio. Il Modello Topografico della mente derivò in maniera diretta dal concetto di inconscio dinamico, che è costituito dai desideri, ovvero l'aspirazione a fare esperienza di una qualche forma di gratificazione. L'interazione più importante della mente è la continua lotta tra il preconscio e l'inconscio, che sono separati da un censore che ha l'autorità di decidere quali desideri siano moralmente e socialmente accettabili. Freud in questo primo periodo si convinse sempre di più che i desideri di natura sessuale fossero i desideri più importanti della mente, e anche quelli più inaccettabili. I desideri inconsci cercano di trovare espressione in ogni momento, condizionando tutte le nostre azioni, e sono relegati o rimossi al di fuori della nostra consapevolezza perché, avendoli giudicati inaccettabili, non vogliamo sapere di averli. Le idee rimosse non sono distrutte, al contrario esse sono mantenute nell'inconscio e continuano ad esercitare un effetto attivo sull'intera vita mentale e sul comportamento. Nel Modello Topografico c'è poca interazione dinamica tra la coscienza ed il preconscio. Struttura/Processo Nel Modello Topografico della mente, il conscio, il preconscio e l'inconscio hanno ciascuno una struttura caratteristica e ciascuno opera in modo peculiare. L'inconscio opera in accordo con quello che è stato chiamato processo primario, nel quale i desideri spingono per una loro immediata espressione o gratificazione senza considerare le eventuali conseguenze. L'inconscio è quindi incapace di giudizio sociale o di remore morali, è indifferente alle contraddizioni logiche ed opera senza un senso del tempo. Il processo primario è anche responsabile del fatto che le idee inconsce sono più spesso rappresentate da simboli concreti idiosincratici o altamente personali che da parole (simbolizzazione). Il simbolismo visivo è particolarmente marcato nei sogni. Gli specifici meccanismi organizzatori di questo processo includono la condensazione, nella quale una singola idea è in grado di rappresentare molte idee correlate, e lo spostamento, nel quale un'idea è in grado rappresentare un'altra idea sempre collegata alla prima da un'associazione personale. Il preconscio è la sede della ragione, opera in accordo con il processo secondario, che obbedisce al principio di realtà. Esso include la capacità di giudicare i contenuti mentali e di censurare quelli ritenuti inaccettabili secondo gli standard morali convenzionali. Include inoltre la capacità di valutare la realtà esterna, posticipare la gratificazione e pianificare le azioni allo scopo di risolvere i problemi. I pensieri preconsci sono logici , diretti ad un obiettivo e basati sul linguaggio. La mente conscia è identica alla mente preconscia in termini di struttura. La coscienza funziona in accordo con il processo secondario, utilizzano i processi logici di cui tutti abbiamo familiarità. Tuttavia, in condizioni in cui la censura si attenua o quando la vita mentale è particolarmente dominata da desideri, sentimenti e pensieri inconsci (come nei sogni, nelle fantasie, nei lapsus, nell'arte o in qualsiasi stato emotivo intenso) è possibile osservare l'infiltrazione del processo primario nella vita mentale cosciente. Sviluppo Infine, il Modello Topografico della mente è collegato ad una prospettiva evolutiva. A mano a mano che il bambino cresce i suoi desideri diventano sempre più inaccettabili rispetto alla morale convenzionale e alla società che lo circonda, e vengono pertanto rimossi. Nel momento in cui le capacità di censura del bambino si sviluppano, anche altri processi mentali maturano. Tuttavia, i clinici psicodinamici contemporanei sanno che ognuno di noi possiede una mente inconscia che continua ad essere attiva anche in età adulta. In altre parole, tale modello descrive una mente che è divisa in due domini della vita psichica, separati da un censore. Lo strato superiore della mente costituisce il dominio della ragione, orientato alla realtà razionale e rispettoso dei vincoli sociali. Lo strato inferiore è in parte il dominio dei desideri infantili, illogico ed orientato alla ricerca del piacere. Lo strato superiore oscura parzialmente quello inferiore, ma non è in grado di controllarlo totalmente. I due domini coesistono in una relazione dinamica. Che cosa può aiutarci a comprendere il Modello Topografico? La realtà psichica e l'esperienza soggettiva Secondo questo modello, tutta l'esperienza è il risultato della continua interazione dell'inconscio e del preconscio/conscio, dal momento che la nostra esperienza dei desideri e delle paure interne interagisce con la nostra esperienza della realtà sociale esterna. Freud descrive l'inconscio come una realtà psichica di importanza pari, se non addirittura superiore, a quella della realtà esterna nei termini dell'influenza che ha sulla nostra esperienza. Durante la crescita di ognuno di noi, l'esperienza interna interagisce con la realtà esterna e l'inconscio interagisce con il conscio, in una matrice di soggettività, dal momento che desideri, sentimenti, paure, speranze, aspettative, pregiudizi ed atteggiamenti presenti e passati plasmano ogni nuova esperienza. Transfert Nella formazione dell'esperienza soggettiva, desideri, speranze e paure inconsci eludono la censura assumendo molte forme di mascheramento, così che ogni aspetto della vita mentale rappresenta un misto di desideri inconsci e camuffamenti. Nel descrivere il modo in cui questo misto di desideri e mascheramenti si origina, Freud propose il concetto di transfert. In qualsiasi stato mentale, un desiderio inconscio può trasferire o spostare parte della sua intensità verso un pensiero preconscio inappuntabile con il quale esso può avere una qualche connessione di tipo associativo o simbolico. I fenomeni di transfert sono utili in tutti i tipi di terapia psicodinamica come strumento per comprendere la mente inconscia del paziente. Nel Modello Topografico il transfert è un processo continuo che mette in connessione i desideri del sistema inconscio con i pensieri basati sul linguaggio del sistema preconscio/conscio, spiegando come tutta l'esperienza venga a rappresentare una commistione di influenze consapevoli ed inconsapevoli. Lapsus, motti di spirito e sogni In qualsiasi situazione in cui la censura sia relativamente rilassata, siamo in grado di osservare l'influenza dell'inconscio sugli aspetti della vita mentale. In “Psicopatologia della vita quotidiana” del 1901, Freud descrisse come i lapsus e gli atti mancati rivelino la vita inconscia quando la mente è relativamente libera da sentimenti intensi o fatica. Freud amava anche dimostrare che i motti di spirito raggiungono l'effetto desiderato introducendo idee proibite ed inconsce in situazioni innocue. Infine, nel mondo dei sogni siamo in grado di osservare l'interazione dell'inconscio e del preconscio in circostanze in cui il censore è un po' più rilassato, o distratto. La teoria della psicopatologia nel Modello Topografico, il concetto di nevrosi Il concetto di inconscio dinamico fu inventato per la prima volta con lo scopo di comprendere la sofferenza mentale umana, permettendo a Freud e ai suoi allievi di riflettere sul ruolo delle forze mentali inconsce nella formazione dei sintomi dell'isteria. I fenomeni patologici meglio spiegati dal modello psicoanalitico della mente sono quelli descritti con il concetto di nevrosi. La nevrosi è definita come un comportamento inflessibile, maladattivo, che rappresenta una soluzione ad un conflitto inconscio. Anche nella nevrosi, come nella vita quotidiana, i desideri sono sia parzialmente espressi sia parzialmente nascosti. Tuttavia, nella nevrosi, questa soluzione ha un costo in termini della sofferenza che accompagna i sintomi. La parola nevrosi fu coniata dal medico scozzese Cullen intorno al 1770 per riferirsi a disturbi funzionali del sistema nervoso per i quali non c'era alcuna lesione strutturale dimostrabile nell'organo colpito. Freud estese e ridefinì il concetto nella descrizione di quelle che chiamò le neuropsicosi da difesa, che includevano l'isteria, la nevrosi ossessiva, le fobie e alcune forme di paranoia. Freud spiegava questi disturbi come indicativi del ritorno del rimosso, cioè la ricomparsa di idee inaccettabili, camuffate nella forma di sintomi. Il conflitto inconscio può trovare espressione non solo nella forma di sintomi nevrotici, ma anche nella forma di tratti di personalità nevrotici problematici, come difficoltà sul lavoro, problemi nelle relazioni, stili di vita opprimenti o disturbi dell'umore o dell'autostima. Tutti i sintomi sono comunicazioni simboliche che, come i sogni, fanno uso di meccanismi del processo primario quali la condensazione, lo spostamento e la simbolizzazione per rappresentare pensieri e sentimenti personali e idiosincratici. Un ultimo importante contributo del concetto di inconscio dinamico alla comprensione della psicopatologia nevrotica è che esso ci permette di comprendere non solo in contenuto nascosto e la forma complessa dei sintomi, dei tratti del carattere e di pattern problematici, ma anche la loro sorprendente inflessibilità. Invero, la nevrosi è caratterizzata, e perfino definita, dalla sua incapacità di rispondere alle istanze del senso comune e della realtà. Quando idee/sentimenti/desideri inconsci vengono separati dal resto della mente attraverso la rimozione, essi non sono erosi dall'esposizione alla realtà della nuova esperienza. Al contrario, essi continuano ad esistere, eterni ed immutabili, conservando la loro natura infantile, irrazionale e senza tempo. Questi non rimangono inerti, ma continuano ad essere attivi nella vita mentale, contribuendo alla coazione a ripetere dei pazienti nevrotici, che costantemente, nel corso della loro vita, mettono in scena specifici scenari senza essere mai in grado di riconoscere la relazione di questi con i ricordi ed i desideri inconsci. La teoria dell'azione terapeutica nel Modello Topografico: la psicoterapia psicodinamica Il Modello Topografico della mente è centrale anche per la comprensione dei modi in cui la psicoterapia psicodinamica è in grado di arrecare sollievo alle persone che presentano sintomi di sofferenza. L'obiettivo di rendere conscio l'inconscio rimane parte di molti trattamenti. Il paziente ed il terapeuta lavorano insieme per inferire la natura delle determinanti inconsce nella sequenza e nel contenuto del flusso di idee e sentimenti del paziente, nella natura del suo evitamento rispetto ad un pieno coinvolgimento nell'esplorazione del transfert di cui fa esperienza o che agisce in questo processo. Resistenza è la parola che gli psichiatri psicodinamici utilizzano per descrivere il fenomeno clinico per cui un paziente evita in modo attivo, ma motivato inconsciamente, di conoscere la propria mente. Transfert è la parola usata da Freud per descrivere la ripetizione automatica e determinata dall'inconscio, all'interno della relazione terapeuta-paziente, di pensieri/sentimenti inconsci che coinvolgono altre persone, spesso figure di riferimento importanti dell'infanzia del paziente. L'esplorazione del transfert permette di esaminare sentimenti intensi relativi all'esperienza del paziente in relazione ad altri significativi. Nel linguaggio della psicoterapia psicodinamica, un'inferenza esplicita circa il lavoro dell'inconscio dinamico è chiamata interpretazione. Un'interpretazione che fa inferenze circa il passato dimenticato o rimosso si chiama ricostruzione. La consapevolezza circa l'inconscio acquisita per mezzo dell'interpretazione di chiama insight, che permette ai pensieri/desideri/sentimenti di divenire oggetto del processo secondario, quindi di divenire coscienti e di essere soggetti a valutazione e giudizio razionale. Il paziente acquisisce così una crescente consapevolezza e padronanza dei fattori inconsci che influenzano la sua esperienza o le sue scelte, o delle barriere inconsce che gli impediscono di diventare la persona che desidera essere. La natura e la funzione della coscienza Per quanto i neuroscienziati e gli psicologi non concordino su una definizione precisa di coscienza, la maggior parte di loro inserisce nella propria definizione una qualità di consapevolezza mentale. Per gli psichiatri psicodinamici, le definizioni di coscienza pongono l'enfasi sull'aspetto soggettivo dell'esperienza, o consapevolezza di sé. L'ambito delle neuroscienze cognitive ha progressivamente mappato i domini invisibili della vita mentale inconscia, estendendo poi l'ambito di indagine a includere i processi di motivazione e intenzione, i processi di autoregolazione, la memoria di lavoro e molti altri processi che si riteneva fossero sotto il controllo cosciente. Di fatto, questa mappa in rapida espansione del funzionamento mentale inconscio ha portato molti ad interrogarsi su quale sia il ruolo della coscienza. Freud suggerì che la coscienza rende possibili i processi mentali di livello più elevato, contribuendo all'autoregolazione attraverso il suo contributo all'esame di realtà, alla capacità di giudizio e il dominio temperato ed adeguato. Alcuni tra gli psichiatri psicodinamici contemporanei sostengono che il ruolo della coscienza sia quello di categorizzare l'esperienza, stabilendo se un evento mentale debba essere classificato come percezione, sensazione, sogno, pensiero o ricordo. La coscienza quindi distingue le esperienze le uno dalle altre e contribuisce ad organizzare la mente. Altri ricercatori delle neuroscienze cognitive hanno evidenziato altri aspetti della coscienza come l'autocontrollo offerto dal linguaggio, il riconsolidamento della memoria, la modulazione delle emozioni, l'accesso ad una narrativa comune e molti altri aspetti dell'autocontrollo. In breve, possiamo notare che la psichiatra psicodinamica continua a sostenere l'importanza della consapevolezza cosciente, in accordo con ciò che sta avvenendo nel resto delle scienze della mente. Quando i clinici hanno scoperto come incrementare l'autoregolazione dei pazienti aumentandone la consapevolezza di sé, essi hanno scoperto ciò che i ricercatori di oggi hanno rilevato in laboratorio, cioè che incrementare la consapevolezza rafforza la capacità di scegliere come vivere, per quanto anche i fattori inconsci siano riconosciuti come sempre più potenti. IL MONDO DEI SOGNI Un sogno può essere definito come un'esperienza mentale che avviene quando colui che sogna dorme. Esso include immagini, pensieri e stati d'animo che il sognatore ricorda al risveglio. Gli psicoterapeuti psicodinamici lavorano con i pazienti nell'esplorazione dei loro sogni, quale strumento condiviso per giungere ad una migliore comprensione della vita psichica del paziente, affidandosi al modello psicoanalitico della mente per comprendere ciò che i sogni del paziente significano e come tali sogni possano aiutare ad indagare più a fondo il mondo interiore del paziente. Il Modello Topografico, l'inconscio dinamico e la teoria psicoanalitica dei sogni Immergendosi sempre più nell'interpretazione dei sogni, Freud trovò supporto al suo concetto di inconscio dinamico. La teoria dei sogni di Freud affronta due questioni: la funzione dei sogni ed il loro significato. Freud sosteneva che la funzione dei sogni è quella di proteggere il sonno da sensazioni disturbanti come il rumore o la sete o da preoccupazioni mentali come le preoccupazioni della vita attuale e i desideri inconsci inaccettabili. Egli sosteneva inoltre che sia le preoccupazioni mentali sia i desideri inconsci sono rappresentati come soddisfatti nel sogno, per quanto in forma mascherata. Freud utilizzò il termine sogno manifesto per descrivere il sogno così come viene ricordato e narrato dal sognatore al risveglio, e fece una distinzione tra il sogno manifesto e quelli che chiamò pensieri onirici latenti, cioè i pensieri di fondo espressi dal sogno. Infine utilizzò il termine lavoro onirico per descrivere il processo, compiuto dal sognatore, di trasformazione dei pensieri onirici latenti nel contenuto manifesto. Secondo Freud, nel processo di creazione del sogno, i pensieri onirici latenti si legano, attraverso associazioni, ai desideri inconsci dell'infanzia. I pensieri latenti ed i desideri dell'infanzia, entrambi giudicati inaccettabili dal censore, si legano quindi, ancora una volta per associazione, ad un residuo diurno, o ad un'immagine o un evento innocui tratti dall'esperienza attuale del sognatore, che poi appare nel sogno manifesto. In altre parole, il potere dei desideri inconsci proibiti è trasferito su residui diurni innocui o frammenti di esperienza conscia tratti dalla vita quotidiana che fungono da simboli per la formazione del sogno. In questo modo, i pensieri onirici latenti sono alterati e camuffati allo scopo di eludere il censore, su cui grava il compito di tenere i pensieri inaccettabili al di fuori della consapevolezza. Le associazioni del paziente a parti del sogno forniscono tanto al terapeuta quanto al paziente un metodo per svelare il lavoro del sogno e cogliere i pensieri onirici latenti che si nascondono dietro il suo contenuto manifesto. Quando il paziente (ed il suo censore) sono svegli, meccanismi inibitori e difensivi impediscono ai pensieri inaccettabili di avere accesso alla coscienza. Durante il sonno del paziente, il censore allenta la sua presa e si può osservare una maggiore infiltrazione di questi pensieri onirici latenti dolorosi nella coscienza, per quanto mascherati nella forma di sogno. Quando i processi logici della vita mentale sono relativamente inattivi durante il sonno, i processi primari possono essere più facilmente osservati nei processi di pensiero insoliti che caratterizzano i sogni. Il processo primario include la condensazione, lo spostamento e la simbolizzazione. L'uso dei sogni nella psichiatria psicodinamica contemporanea L'idea di un censore che siede tra inconscio e preconscio/conscio è stata smentita nel tempo. In aggiunta, gran parte della prima teoria dei sogni si basa sull'idea di energia psichica, ritenuta ad oggi inadeguata. Nella teoria di Freud basata sull'energia, solo i desideri avevano sufficiente energia per determinare la creazione di un sogno, così che i pensieri onirici latenti dovevano necessariamente legarsi a desideri per ottenere l'energia sufficiente per creare un sogno, visto appunto come l'appagamento di un desiderio. Il lavoro contemporaneo con i sogni si è ampliato ad includere l'esplorazione non solo dei pensieri latenti inaccettabili, ma anche delle modalità difensive di funzionamento che sono rivelate nel sogno. I clinici contemporanei usano i sogni anche per raccogliere informazioni sullo stato del transfert. Tuttavia, punti di vista diversi condividono l'assunto secondo cui il paziente, durante il sonno, è meno attento a impedirsi di acquisire consapevolezza di determinati aspetti della propria vita psichica. L'interpretazione dei sogni di Freud: perché è importante? Perché il libro “L'interpretazione dei sogni” di Freud è considerato una delle opere più importanti dell'età moderna? Il libro è un trattato sui sogni, sulla loro struttura, la loro funzione ed il loro significato. Ma è anche molto di più. Freud svela al lettore il destino delle idee rimosse, che anche quando relegate al di fuori della coscienza, sono tutt'altro che sconfitte e trovano rinnovato potere per influenzare le nostre vite. La trama principale del libro si dispiega attraverso l'interscambio tra tre differenti trame secondarie. La prima trama secondaria del libro di Freud è la teoria dei sogni, cioè che cosa significano i sogni, a che cosa servono e come operano. La seconda trama secondaria è la presentazione, da parte di Freud, della versione definitiva della sua teoria dell'inconscio nelle dinamiche della mente umana normale: il Modello Topografico della mente. La terza trama secondaria è una sorta di romanzo di formazione dello stesso Freud, in cui racconta, attraverso i suoi sogni, le sue battaglie con le proprie insicurezze, i dubbi su di sé e la competizione lungo il percorso che lo ha portato a divenire uomo. Lo stile del libro è sia letterario sia scientifico, l'argomento è sia intimo sia universale e le preoccupazioni dell'autore sono sia mondane sia esistenziali. IL COMPLESSO DI EDIPO Il complesso edipico consiste in un insieme di sentimenti e pensieri che tutti noi abbiamo relativamente al nostro ruolo della relazione a tre con i nostri genitori. Compare nei bambini tra i tre ed i sei anni, e prevede il desiderio di unione romantica con un genitore, insieme al desiderio di liberarsi dell'altro genitore, il rivale. Il bambino edipico desidera essere il destinatario principale dell'amore del genitore desiderato e teme le ritorsioni da parte del genitore rivale. Ciò che ne deriva è una complessa rete di sentimenti, tra cui l'amore e l'odio, il desiderio e la gelosia, la frustrazione e la speranza, la competizione e la paura. Questa rete di sentimenti forma un modello della mente che perdura per il resto della nostra vita ed influenza ogni cosa che facciamo. A mano a mano che il bambino cresce e la rimozione avanza, il complesso edipico diviene progressivamente più inconscio. Il complesso edipico rappresenta una svolta, da parte di Freud, in diverse importanti aree dello sviluppo del modello psicoanalitico della mente. Il complesso edipico rappresenta la prima idea pienamente sviluppata di Freud circa il contenuto dell'inconscio. Il complesso edipico rappresenta un cambiamento nella teoria di Freud, dall'enfasi sulle cause esterne degli eventi mentali all'enfasi sulle motivazioni psicologiche interne. Uno degli eventi fondamentali all'origine della psicoanalisi fu l'abbandono da parte di Freud dell'ipotesi della seduzione in favore di una nuova teoria che poneva l'enfasi sulla vita intrapsichica del bambino normale quale fonte di stimolazione. Il complesso edipico rappresenta il primo tentativo di Freud di descrivere in dettaglio come la vita psicologica del bambino sopravviva nell'adulto. Il complesso edipico include alcune delle prime idee di Freud sull'importanza del corpo e della sessualità, che condussero alla sua successiva descrizione delle fasi orale ed anale dello sviluppo psicosessuale, degli impulsi e della libido. Il complesso edipico include alcune delle prime idee di Freud sull'importanza delle figura di riferimento nelle prime fasi dello sviluppo della vita psichica. Il complesso edipico rappresenta il primo resoconto completo di Freud sulla capacità narrativa della mente. La teoria di Freud, termini e concetti Dal punto di vista di Freud, il destino di Edipo è ineluttabile perché Edipo sta mettendo in atto ciò che tutti noi desideriamo, per il semplice fatto di essere stati bambini. Poiché il complesso edipico contiene molti pensieri e sentimenti che si contraddicono a vicenda, come desideri e paure, ci riferiamo spesso al conflitto edipico quando parliamo della sua influenza sulla vita mentale. I bambini di entrambi i generi nel periodo pre-edipico sono quasi sempre interessati alla propria madre e sviluppano con lei un legame profondo. Per il bambino piccolo, questo attaccamento diviene romantico e sessuale. Quindi, alle prese con quella che Freud chiamava angoscia di castrazione, relativa a minacce reali o immaginarie dirette al suo pene, rinuncia alle sue mire romantiche/sessuali nei confronti della madre. In questo processo egli sviluppa una coscienza che in seguito gli indicherà come comportarsi. Per la bambina le cose vanno diversamente. Riconoscere le differenze a livello dei genitali tra uomini e donne la porta a sentirsi delusa ed a sviluppare quella che Freud chiama invidia del pene. La bambina attribuisce alla madre la colpa di non avere un pene e si rivolge al padre, che possiede l'organo tanto desiderato ed ammirato. Le idee di Freud sul complesso edipico si sovrappongono anche alle sue idee sullo sviluppo dell'orientamento sessuale. Egli utilizzò il termine complesso edipico positivo per riferirsi ai desideri sessuali rivolti verso il genitore di sesso opposto, accompagnati da odio e paura nei confronti del genitore dello stesso sesso. Egli utilizzò invece il termine complesso edipico negativo per riferirsi ai desideri sessuali rivolti al genitore dello stesso sesso, accompagnati da odio e paura nei confronti del genitore del sesso opposto. Nella prospettiva di Freud, i desideri sessuali e romantici si sviluppano sotto l'influenza di ciò che chiamava bisessualità innata, dove complesso edipico positivo e negativo coesistono ed il bambino fa esperienza di ambivalenza verso ciascun genitore. La maggior parte delle volte, un complesso prevale sull'altro, determinando l'orientamento sessuale adulto. Il complesso edipico diviene progressivamente inconscio con l'avvento della rimozione. I sentimenti edipici sono allontanati dalla consapevolezza a causa di paure di ritorsioni, paura di perdere l'amore del genitore o di abbandono, paura dei sentimenti di colpa. A seguito della rimozione, il complesso edipico lascia dietro di sé sia desideri inconsci sia paure inconsce. Inoltre, lascia dietro di sé una nuova struttura psichica, che Freud chiamò Super-io, che si forma nel momento in cui il bambino interiorizza le proibizioni genitoriali contro le ambizioni edipiche. Infine, il complesso lascia dietro di sé importanti modificazioni dell'immagine di sé formate nel momento in cui il bambino inizia ad imitare i propri genitori. Il contributo del complesso edipico alla teoria della psicopatologia e dell'azione terapeutica nel Modello Topografico Molte difficoltà ed inibizioni di marca nevrotica nei pazienti adulti possono essere ricondotte a conflitti persistenti tra desideri e paure edipici. Nella psicoterapia psicodinamica contemporanea, l'esplorazione e la gestione del conflitto edipico è quasi sempre importante ed i terapeuti continuano a ricercarne gli effetti a lungo termine nella scelta compiuta dal paziente delle persone cui rivolgere il proprio amore; nel suo atteggiamento verso la sessualità e verso il piacere in generale; in tutti gli aspetti dell'immagine di sé, in particolare quelli correlati al genere; nel suo atteggiamento verso la moralità; nelle sua capacità di iniziativa, curiosità o aspirazione al successo; nel suo atteggiamento verso la competizione; nelle paure di tutti i tipi, in particolare quelle correlate a ferite corporee. Nel corso dell'intera vita, molti eventi attivano sentimenti e conflitti edipici, che devono essere risolti continuamente. Aggiornamenti sul complesso edipico La mente del bambino in via di sviluppo Gli psicologi dello sviluppo contemporanei hanno una visione decisamente più ampia del periodo edipico dei bambini, prendendo in considerazione molti più aspetti dello sviluppo oltre alla comparsa di nuovi desideri e paure. Tra questi aspetti, molti sono correlati alla maturazione cognitiva del bambino, con particolare riferimento alle accresciute capacità di autoregolarsi e di risolvere i problemi, all'esame di realtà, alla teoria della mente, al linguaggio, alla memoria episodica, alla simbolizzazione, alle narrative a alla fantasia. Molte di queste funzioni sono chiamate funzioni dell'Io. Tutte queste capacità in via di sviluppo possono essere coinvolte e condizionate dal conflitto edipico, così che gli psicoterapeuti psicodinamici interpretano spesso le inibizioni o le difficoltà in queste capacità come connesse agli strascichi di un conflitto edipico. Nondimeno, come gli psicologi dello sviluppo hanno mostrato, il bambino in fase edipica affronterà le sfide di nuovi desideri e paure riguardo al corpo e alle relazioni, alla moralità, al genere, all'amore e all'odio con nuove capacità di gestirle. Infine è importante ricordare che, per quanto la mente del bambino in fase edipica stia maturando, essa è ancora poco sviluppata e naif. Lo stile cognitivo dei bambini in fase edipica è caratterizzato da un pensiero concreto, con una scarsa capacità di differenziare la fantasia dalla realtà. Freud stesso era consapevole che i pensieri ed i sentimenti edipici fossero influenzati dalla mente del bambino. Come notato in precedenza, il complesso edipico negli adulti porta il segno di questa immaturità cognitiva del bambino. In altre parole, i desideri edipici non solo mantengono l'intensità dei desideri ereditati dall'infanzia, ma sono organizzati in un modo che riflette la mente del bambino. Altri eventi che possono influenzare la situazione edipica Ogni bambino entra nella fase edipica avendo già fatto importanti esperienze che influenzano i sentimenti che prova verso i genitori, verso se stesso e verso l'esperienza del proprio corpo. Egli ha già avuto una considerevole mole di esperienze di piacere, dolore, paura e ansia. Il periodo che va dalla nascita all'esordio della fase edipica viene chiamato stadio pre-edipico dello sviluppo. In secondo luogo, i terapeuti psicodinamici contemporanei hanno probabilmente maggiore consapevolezza dell'impatto delle reazioni dei genitori ai desideri edipici del figlio, e sono anche consapevoli dell'impatto dell'atteggiamento culturale rispetto alle relazioni romantiche, alla sessualità, alla morale, ai ruoli di genere e ad una grande varietà di questioni. Una revisione dello sviluppo di genere e dell'omosessualità I teorici ed i clinici contemporanei hanno idee molto diverse da Freud sullo sviluppo del genere e dell'omosessualità. Nella concezione freudiana del complesso edipico, troviamo i semi della sua visione secondo cui la donna media è tormentata da un residuo di invidia del pene (cioè è narcisista), costruisce la propria femminilità in risposta a sentimenti di inferiorità (cioè è masochista), non rinuncia mai davvero alle sue ambizioni edipiche e ha una coscienza scarsamente formata (cioè è volubile e immatura). Solo negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso la psicoanalisi passò in rassegna e revisionò le sue teorie sullo sviluppo del genere femminile. Da allora, i teorici contemporanei hanno offerto importanti prospettive sullo sviluppo femminile, che pongono l'enfasi sulla femminilità primaria, in contrasto con la visione di Freud secondo cui la femminilità si sviluppa in reazione al senso di castrazione. Inoltre ipotizzano uno sviluppo morale normale, per quanto differente, e non riconoscono più come universalmente importante nello sviluppo delle bambine l'esperienza dell'invidia del pene. Nella teoria contemporanea, entrambi i genitori devono fronteggiare l'esperienza dell'invidia in risposta a sentimenti di perdita che accompagnano la consapevolezza che non si può avere tutto. Oggi gli psicoterapeuti psicodinamici riconoscono che l'attrazione romantica e sessuale per persone dello stesso sesso non costituisce una patologia ed è per lo più immutabile. Consapevoli che esistono alcune problematiche specifiche delle persone con orientamento omosessuale, i terapeuti psicodinamici prestano attenzione a come i pazienti consolidano la propria identità; gestiscono il problema di essere diversi dai genitori; gestiscono l'omofobia, sia da parte della cultura che li circonda sia nella forma dell'omofobia interiorizzata; allevano figli in circostanze atipiche. L'universalità del complesso edipico I terapeuti psicodinamici contemporanei hanno una visione complessa delle questioni relative alla fase edipica che include il riconoscimento di fattori innati e dell'influenza dell'ambiente. Nonostante molti concetti legati al complesso edipico siano cambiati, essi sostengono che descrive un importante ed universale insieme di pensieri e sentimenti che ha effetti duraturi su ciascuno di noi. Alla luce dei molti cambiamenti e sviluppi nella teoria del complesso edipico, il modo migliore di spiegare l'universalità del complesso è quello di comprendere che in ogni cultura, e in ogni mente, sono sempre presenti almeno tre problemi che ogni individuo deve affrontare. Il primo è che ogni individuo deve far fronte al problema per cui altre persone, con le quali è coinvolto emotivamente, possono avere una relazione tra loro dalla quale egli è escluso. In secondo luogo, deve far fronte al problema per cui certe ambizioni sono proibite. Infine ogni individuo deve fronteggiare il fatto di essere stato un bambino, con i numerosi e duraturi strascichi affettivi che accompagnano questo fatto. Il complesso edipico e l'importanza della narrazione e della fantasia La spiegazione di Freud del complesso edipico fu il primo esempio di spiegazione del perché una storia drammatica possa apparire sia nel lavoro dei poeti e drammaturghi sia nella mente umana ordinaria. Freud utilizzò la sua nuova teoria della mente per rivelare la psicologia ordinaria nascosta nella creazione artistica e gli scenari drammatici espressi nella vita quotidiana. Nei suoi scritti sulla letteratura, Freud suggerì che gli scrittori creativi sono individui che hanno un accesso speciale ad un'innata capacità narrativa della mente. Questa capacità narrativa innata della vita mentale si riflette nella crescente importanza del concetto di fantasia. Nella mente umana tutta l'esperienza è organizzata nella forma di fantasie. Relativamente alla cornice narrativa dell'esperienza, il modello psicoanalitico della mente precede il processo seguente: l'esperienza inizia con una sensazione, la sensazione si sviluppa in un desiderio o una paura, i desideri e le paure sono aggregati in complessi, i complessi sono organizzati in fantasie. Questa capacità della mente di plasmare l'esperienza è nota come struttura narrativa della mente. La creazione di fantasie è un processo più o meno continuo, la maggior parte del quale avviene al di fuori della consapevolezza, così che spesso ci riferiamo a fantasie inconsce. La più elaborata delle nostre fantasie è la storia di vita di ognuno di noi. Revisione del Modello Topografico Il genio di Freud si espresse in parte nel cogliere analogia tra attività umane apparentemente disparate, come i sintomi, i motti di spirito, gli atti mancati, i sogni e le fantasie, trovando in questi frammenti di attività umana apparentemente insignificanti la chiave di volta per la comprensione di alcuni dei più profondi interrogativi umani. Freud ha saputo mettere in relazione l'ordinario con lo straordinario. Il Modello Topografico rappresentò il primo tentativo di Freud di costruire un modello teorico che organizzasse e rendesse conto delle sue straordinarie osservazioni. Per quanto Freud avesse, per più di due decenni, cercato di integrare molte delle sue osservazioni sulla vita mentale umana con il Modello Topografico, fu infine costretto ad una radicale revisione di quest'ultimo, nota come Modello Strutturale. UNA NUOVA CONFIGURAZIONE ED UN NUOVO CONCETTO: L'IO Il Modello Strutturale della mente costituì la seconda versione del modello psicoanalitico della mente. Freud introdusse tale modello nel 1922 in “L'Io e l'Es”. Il Modello Topografico presentava diverse contraddizioni da un punto di vista teorico e non riusciva a spiegare la gamma sempre più ampia di problematiche cliniche con le quali Freud era costretto a confrontarsi. Di conseguenza, Freud affermò che la vita mentale può essere compresa al meglio non come il risultato di una lotta tra l'inconscio ed il preconscio/conscio, quanto piuttosto come il risultato dell'interazione tra tra strutture della mente che chiamò Io, Es e Super-io. Queste strutture comportano differenti motivazioni, proprietà strutturali e modalità di operare nonché un differente sviluppo. L'Io è la funzione esecutiva della mente responsabile del mantenimento dell'omeostasi e dell'adattamento. L'Es è il nome attribuito alle forze motivazionali della vita psichica umana, chiamate pulsioni. Il Super-io è il nome attribuito agli imperativi morali e agli ideali cui comunemente ci riferiamo con il termine coscienza. Nel corso del tempo, il Modello Strutturale divenne sinonimo del termine Psicologia dell'Io, quella branca della psicoanalisi che pone l'enfasi sull'Io e sul suo ruolo nel funzionamento psicologico. In aggiunta, il Modello Strutturale è considerato sinonimo del termine modello tripartito della mente e spesso anche del termine teoria del conflitto, che pone l'enfasi sul modo in cui l'Io gestisce le istanze in competizione dell'Es e del Super-io in accordo con la realtà esterna, escogitando compromessi che condizionano l'intera vita mentale. I problemi che hanno condotto alla revisione del Modello Topografico Freud notò presto che la suddivisione della mente in inconscio e preconscio/conscio non era adeguata a descrivere tutta la complessità della vita mentale. Nel Modello Topografico il conflitto si realizza tra i desideri inconsci che cercano gratificazione e le forze preconsce/consce della rimozione, che rispondono alle istanze della realtà, della società e della moralità. Prima di tutto, fu messo in discussione dall'osservazione di Freud secondo cui sia le difese contro l'emergere dei desideri inconsci sia il censore al cui comando tali difese operano, sono essi stessi inconsci. Non siamo consapevoli di escludere in maniera deliberata dei pensieri dalla coscienza, né di censurarli. Nella situazione clinica, il paziente mostra evidenze di una resistenza, ma questa non è prodotta consapevolmente. In altre parole, il modello psicodinamico della mente deve includere un inconscio che sia in grado di appraisal, cioè valutazione, e di difesa. In secondo luogo, Freud iniziò ad osservare che, in più di un caso, i pensieri ed i sentimenti da cui ci si difendeva non erano affatto desideri, ma, al contrario, remore morali. Il modello psicoanalitico della mente deve necessariamente includere un inconscio che contenga imperativi morali oltre a desideri. Infine, l'inconscio pullula di storie strutturate in forma narrativa. Freud si rese conto che certi contenuti mentali sono organizzati in modi che, di per sé, influenzano la natura dell'esperienza. Riconobbe in origine che i pensieri nella forma di desideri occupano un posto di rilievo nella vita mentale. Iniziò a capire che questi desideri sono organizzati in complessi (gruppi di idee, sentimenti e desideri associati tra loro) che sono immagazzinati insieme nella mente. Egli elaborò inoltre l'idea che l'esperienza mentale è organizzata nella forma di fantasie e narrazioni immaginarie, nelle quelli chi immagina riveste un ruolo principale. L'idea che la vita mentale inconscia sia organizzata nella forma di una storia contraddice il Modello Topografico della mente, il quale afferma che la vita mentale inconscia può essere solo composta da desideri, organizzati dal processo primario. Il modello psicoanalitico della mente deve quindi necessariamente includere un inconscio che possa essere organizzato in forma narrativa. Il crollo del Modello Topografico e l'espansione dell'inconscio Quando Freud elaborò il Modello Strutturale della mente, smantellò il Modello Topografico e la relativa visione dell'inconscio quale crogiolo di eccitamenti ribollenti. La vita mentale inconscia include infatti non solo desideri imperiosi, ma anche bisogni morali, strategici e orientati alla realtà, molti dei quali sono organizzati in modi che appaiono logici e diretti ad un obiettivo. Nel nuovo modello, l'inconscio dinamico era concepito come inclusivo di spinte all'autoconservazione, capacità di valutazione e scelta e imperativi morali, come anche di desideri infantili e orientati al piacere. L'Io Tra i più importanti nuovi attributi del Modello Strutturale della mente c'è la maggiore enfasi che esso ripone sulle nostre capacità psicologiche di autoregolazione, talvolta chiamata omeostasi, e di adattamento. Tali capacità sono concepite come proprie di questa struttura chiamata Io, che rappresenta la funzione esecutiva della mente, cioè un nucleo organizzato e coerente di processi psichici. A seguito dello sviluppo di questo concetto, Freud si interessò dei processi di omeostasi ed adattamento e delle funzioni dell'Io, che comprendono questi importanti processi. Tali funzioni dell'Io includono capacità precedentemente attribuite alla mente conscia/preconscia nel Modello Topografico, come la censura e le difese, nonché caratteristiche assegnate al processo secondario come la ragione, la logica ed il giudizio. Le funzioni dell'Io includono anche la cognizione, la percezione, la memoria, il linguaggio, la simbolizzazione, l'esame di realtà, la valutazione, il controllo degli impulsi, etc. Esse includono inoltre le abilità vitali di mediare i conflitti e di elaborare compromessi, e includono anche l'abilità chiave di elaborare e mantenere rappresentazioni mentali, comprese le rappresentazioni di sé e dell'oggetto. L'Io ha aspetti consci, preconsci ed inconsci. Il concetto di omeostasi sottolinea la capacità di regolare motivazioni in conflitto attraverso una loro attenta valutazione, decidendo quali siano prioritarie ed elaborando un compromesso tra di esse. Il Modello Strutturale della mente segna un notevole miglioramento rispetto al Modello Topografico soprattutto nel delineare le motivazioni in conflitto, spiegare come giungiamo al compromesso e definire le funzioni dell'Io necessarie ad elaborare tali compromessi. In questo modello, la difesa è definita sia come una capacità dell'Io sia come uno dei più importanti elementi del compromesso. Nel nuovo modello, la gamma delle difese possibili si espande al di là della rimozione a includere un ventaglio quasi infinito di strategie attraverso le quali la mente gestisce il conflitto. Oltre ad avere funzioni di autoregolazione, l'Io è definito come la struttura mentale con la capacità di adattamento alla realtà esterna. L'adattamento include la compatibilità tra un individuo e l'ambiente ed i processi psicologici che potenziano tale compatibilità mediante la modificazione, il controllo o l'accomodamento dell'ambiente. L'adattamento alla realtà esterna gioca un ruolo importante nella mediazione del conflitto e nell'elaborazione del compromesso. Per quanto il Modello Topografico della mente riconoscesse l'impatto del mondo esterno, tale impatto era concettualizzato in maniera decisamente povera. Il nuovo Modello Strutturale della mente segnò un rilevante miglioramento rispetto al Modello Topografico relativamente alla comprensione delle capacità della mente di adattarsi alla realtà esterna. Sono stati studiati con maggiore interesse la capacità di esame di realtà, i processi di interiorizzazione, come quelli di esternalizzazione. Il contributo dell'Io alla teoria della psicopatologia e dell'azione terapeutica nel modello strutturale Nel Modello Topografico della mente, la patologia nevrotica era compresa come il risultato dell'influenza inflessibile e stereotipata dei desideri inconsci in situazioni in cui la rimozione era troppo rigida o i desideri troppo intensi. L'obiettivo della terapia era cercare desideri inconsci nascosti e patogeni con l'obiettivo di rendere cosciente tutto ciò che è inconscio in modo patogeno. Con l'introduzione del Modello Strutturale, la psicopatologia nevrotica veniva interpretata come il risultato di sforzi inflessibili e maladattivi da parte dell'Io di giungere ad un compromesso tra obiettivi in conflitto. Secondo il nuovo modello, il fine della terapia era quello di comprendere come l'Io gestisca, o fallisca nel gestire, il conflitto, con l'obiettivo di rafforzare la capacità adattiva dell'Io. I contributi dei più noti psicologi dell'Io Anna Freud Anna Freud è probabilmente meglio nota come esponente di rilevo della psichiatria e della psicoterapia psicodinamica del bambino, ma in questo ruolo diede anche molti contributi allo studio dello sviluppo normale e patologico dell'Io. Psicologia dell'Io e teoria psicoanalitica dello sviluppo crebbero di pari passo e sono tutt'ora in stretta relazione tra loro. Hartmann Secondo il punto di vista di Hartmann, l'Io si sviluppa nel corso dell'interazione tra il potenziale innato della mente e ciò che egli chiamava ambiente medio prevedibile. Hartmann fu importante anche per aver descritto le funzioni autonome dell'Io: capacità innate della mente che si sviluppano in modo indipendente, o autonomo, dai conflitti e che includono il pensiero, la memoria, la percezione, la cognizione e la motilità. Erikson Erikson è famoso per la sua teoria dello sviluppo umano in otto stadi, che coprono l'intero arco della vita. Superando con successo ciascuna di queste fasi, l'individuo in via di sviluppo acquisisce la capacità psicologica da cui ogni fase prende il nome. Se tale capacità non viene acquisita, ne consegue uno stato patologico della mente. Le capacità derivano dall'interazione tra la dotazione innata, la realtà esterna, le relazioni interpersonali e la cultura circostante. Uno dei più importanti contributi di Erikson fu il concetto di identità dell'Io, che è definito come il consolidamento di un senso stabile di sé come individuo unico nella società. I punti di convergenza tra il modello strutturale e la psicologia generale Alcuni dei processi e delle capacità mentali studiati tramite il Modello Strutturale operano al di fuori della consapevolezza poiché sono rimosse, come ad esempio la gestione del conflitto. Tuttavia, l'Io include anche molti processi e capacità, le quali operano al di fuori della consapevolezza non perché siano rimosse, quanto piuttosto perché sono progettate per operare in questo modo. Queste capacità sono parte di quello che Freud chiamava inconscio descrittivo. Grazie all'enfasi che il Modello Strutturale ha posto sulle capacità mentali e di adattamento, la Psicologia dell'Io ha avvicinato il modello psicoanalitico della mente al resto della psicologia generale oltre ad alcuni aspetti delle neuroscienze. Gli Psicologi dell'Io ritenevano che una psicologia completa dovesse includere molte cose, quali osservazioni tratte dalla realtà clinica, psicologia sperimentale, psicologia dello sviluppo, neuroscienze cognitive e scienze sociali. Essi ritenevano che il Modello Strutturale della mente, specialmente il concetto di Io con le sue funzioni autonome, avvicinasse la psicoanalisi allo sviluppo di una tale psicologia generale, o di una comprensione completa della mente. L'ES ED IL SUPER-IO Per capire come il Modello Strutturale della mente possa aiutarci a comprendere il funzionamento mentale normale e patologico, dobbiamo procedere ad esplorare l'Es ed il Super-io. L'Io ha il compito non solo di garantire l'autoregolazione/omeostasi e l'adattamento, ma anche quell

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