Psicologia dello Sviluppo Infantile 2023-24 PDF

Summary

Questo documento fornisce un'introduzione alla psicologia dello sviluppo infantile, coprendo argomenti come i processi di sviluppo, i metodi di ricerca e le ricerche correlazionali ed esperimentali. Questo testo è un'ottima risorsa per studenti e professionisti nel campo della psicologia dello sviluppo.

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PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO INFANTILE INTRODUZIONE & CAPITOLO 1 La psicologia è la disciplina che studia il comportamento e la mente, attraverso l’indagine dei processi psichici, mentali e cognitivi nelle loro componenti conosce e inconsce, mediante l’uso del metodo s...

PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO INFANTILE INTRODUZIONE & CAPITOLO 1 La psicologia è la disciplina che studia il comportamento e la mente, attraverso l’indagine dei processi psichici, mentali e cognitivi nelle loro componenti conosce e inconsce, mediante l’uso del metodo scientifico e appoggiandosi ad una prospettiva soggettiva intrapersonale. Tale studio riguarda quindi i processi cognitivi e intra psichici dell’individuo, il comportamento umano individuale e di gruppo e i rapporti tra il soggetto e l’ambiente. La psicologia dello sviluppo studia l’evoluzione e lo sviluppo del comportamento umano nell’intero arco di vita (dal concepimento alla morte). La psicologia dell’età evolutiva prende in considerazione il solo sviluppo infantile. Con sviluppo intendiamo la continuità e i cambiamenti sistematici che avvengono in un individuo tra il concepimento e la morte. Con cambiamenti sistematici ci riferiamo a quelli ordinati e relativamente stabili e per questo prenderemo in considerazione le costanti evolutive, cioè i modi in cui rimaniamo gli stessi o continuiamo a rispecchiare il nostro passato. Lo sviluppo è un processo continuo e cumulativo in quanto gli studiosi hanno appreso che i primi 12 anni della vita di un individuo sono estremamente importanti e pongono le basi per l’adolescenza e l’età adulta ma ovviamente non si è la stessa persona che si era a 10 a 15 anni, in quanto abbiamo acquisito nuove competenze sviluppato nuovi interessi e aspirazioni. Lo sviluppo è anche un processo olistico e non frammentato in quanto la crescita fisica, cognitiva e gli aspetti psico-sociali sono collegati fra di loro. Lo sviluppo inoltre è determinato da plasticità ed è quindi capace di cambiare in risposta di esperienza di vite positive o negative ed è relativo al contesto storico culturale siccome lo sviluppo cambia e varia a seconda delle classi sociali, delle culture o dei gruppi etnici e razziali. Essendo che la scienza dello sviluppo è multidisciplinare usiamo il termine “dello sviluppo” in riferimento ad ogni disciplina che cerchi di comprendere il processo dello sviluppo. Ciò che rende possibile lo sviluppo sono due importanti processi alla base del cambiamento evolutivo: la maturazione e l’apprendimento. La maturazione: si riferisce allo svelarsi di un individuo secondo le verità biologica tipica della specie e dell’individuo stesso. Il programma biologico di maturazione richiede che noi siamo in grado di camminare e pronunciare le prime parole sensate a circa un anno di età, di raggiungere la maturità sessuale tra gli 11:15 anni e poi di invecchiare e morire più o meno come da programma. La maturazione è in parte responsabile di cambiamenti psicologici come la crescente capacità di concentrarci, risolvere i problemi e di capire i pensieri o i sentimenti di un’altra persona e per questo motivi per i quali noi umani siamo così simili e che la nostra eredità di specie ci guida attraverso gli stessi cambiamenti evolutivi negli stessi momenti della vita. L’apprendimento: è il processo grazie al quale le nostre esperienze producono cambiamenti duraturi nei nostri sentimenti, pensieri e comportamenti.molte delle nostre abilità e abitudini, infatti, non si manifestano semplicemente come parte del processo di maturazione, anzi spesso impariamo a sentire, pensare e a comportarci in nuovi modi grazie all’osservazione, all’esperienza e all’interazione con persone importanti nella nostra vita. Tre sono gli obiettivi principali delle scienze dello sviluppo: Descrivere: lo sviluppo focalizzando l’attenzione sia sullo sviluppo normativo (modelli tipici dello sviluppo comuni a tutti o a membri di una specie) e sia sullo sviluppo ideografico (variazioni individuali nel ritmo, nella misura o nella direzione dello sviluppo). Perciò gli studiosi cercano di capire quali somiglianze importanti ci siano tra gli esseri umani nell’età evolutiva e quali probabilità abbiano di differenziarsi nel corso della vita. Spiegare: perché le persone si evolvono nel modo in cui normalmente fanno e perché alcuni si evolvono in maniera diversa rispetto gli altri e dunque spiegare i cambiamenti normativi interni ad un individuo e tra gli individui. Ottimizzare: lo sviluppo applicando ciò che ci hanno imparato nel tentativo di aiutare le persone ad evolversi in direzioni positive. STRATEGIE DI RICERCA: METODI E DISEGNI DI RICERCA DI BASE I ricercatori devono osservare attentamente i loro soggetti, analizzare le informazioni che hanno raccolto e usare i dati per trarre delle conclusioni sui modi in cui le persone si sviluppano. I metodi di ricerca nello sviluppo del bambino e dell’adolescente sono: Metodo scientifico: la psicologia moderna viene definita un’impresa scientifica perché coloro che la studiano adottano un metodo scientifico, così chiamato perché si serve di metodi oggettivi e replicabile per raccogliere dati, con lo scopo di verificare una teoria o un’ipotesi. Esso implica che i ricercatori siano oggettivi e si affidino ai dati per confermare la validità delle loro pensiero. con il termine “oggettivo“ si intende che chiunque esamini i dati, arriverà alle stesse conclusioni e non ad opinioni soggettive. Con il termine “replicabile” si intende che ogni volta si utilizza il metodo, si ottengono gli stessi dati e si traggono le stesse conclusioni. Il metodo scientifico si serve di una “teoria”, ovvero una serie di concetti e preposizioni volti a organizzare, descrivere e spiegare un insieme di osservazioni. Le teorie generano ipotesi su ciò che sarà vero se osserviamo un fenomeno che ci interessa e e quest’ultime saranno screditate dai dati della ricerca.se hai altre ipotesi basati su questa teoria si levassero contrari ai fatti, la teoria dovrà essere ripetutamente rivista o abbandonata interamente a favore di una teoria migliore. Oggi gli studiosi dello sviluppo usano il metodo scientifico per trarre conclusioni sullo sviluppo. Indipendentemente da quale aspetto dello sviluppo speriamo di studiare dobbiamo trovare il modo per misurare ciò che ci interessa. Tali misurazioni devono avere sempre due specifiche qualità: affidabilità e validità. Una misurazione è affidabile se fornisce informazioni stabili nel tempo e con diversi osservatori. una misurazione è valida sì misura ciò che deve effettivamente misurare. Gli aspetti dello sviluppo umano possono essere misurati in diversi metodi: | METODOLOGIA SELF-REPORT: gli studiosi dello sviluppo usano normalmente tre procedure per raccogliere informazioni verificare ipotesi, ossia interviste, questionari e metodo clinico. > Interviste: in cui i ricercatori chiederanno voce al bambino o ai suoi genitori una serie di quesiti pertinenti ad alcuni aspetti dello sviluppo evolutivo come il comportamento, i sentimenti e le credenze o i tipici modi di pensare del bambino > Questionari: mettere delle domande su carta e chiedere ai partecipanti di rispondere per iscritto. Interviste e questionari però hanno dei difetti molto concreti: entrambi gli approcci non possono essere usati con i bambini molto piccoli in quanto non sanno né leggere né comprendere pienamente linguaggio, i ricercatori devono sperare che le risposte che ricevano siano sincere e devono essere sicuri che i partecipanti di tutte le età interpretano le domande allo stesso modo. > Metodo clinico: un tipo di intervista nella quale la risposta di un partecipante ad ogni domanda determina ciò che il ricercatore chiederà in seguito.il metodo clinico è utile per raccogliere un gran numero di informazioni in tempi brevi e formulando le domande successive in base alle prime risposte, permettendo una maggiore comprensione del significato di queste risposte stesse. I difetti relativi a questo metodo sono la probabile difficoltà di confrontare le risposte di partecipanti ai quali sono state poste domande diverse e l’interpretazione soggettiva del ricercatore alle risposte del partecipante. Vi possono difatti partecipare solo persone con un’alta competenza verbale. | METODOLOGIE DI OSSERVAZIONE: cercato di preferiscono separa il comportamento delle persone direttamente, piuttosto che fare domande su di esso.tra i metodi che molti studiosi dello sviluppo prediligono abbiamo: > osservazione naturalistica: i i dati sono raccolti all’interno del contesto in cui questi si verificano e all’interno dell’ambiente quotidiano o naturale. Tra i vantaggi possiamo considerare quest’osservazione come utile per descrivere il comportamento spontaneo e può essere applicata ai bambini molto piccoli di età inferiore a tre anni. tra gli svantaggi invece dobbiamo ammettere che l’osservazione naturalistica si adatta solo a determinate categorie di comportamento e subisca l’influenza dello sperimentatore. > osservazione controllata: ogni partecipante è immerso in uno specifico setting costruito ad hoc per far uscire uno specifico comportamento. tra i vantaggi possiamo considerare che quest’osservazione è utile per osservare i comportamenti che non si verificherebbero in un contesto naturale ed anche la presenza di condizioni controllate. Tra gli svantaggi invece abbiamo la validità ecologica. > metodi psico fisiologici: metodi che misurano la relazione fra i processi fisiologici e aspetti fisici, cognitivi, sociali o emotivi del comportamento o sviluppo del bambino.questi metodi sono particolarmente utili per interpretare le esperienze emotive e mentali di neonati e bambini sotto i tre anni che non sono in grado di riferire tali eventi. INDIVIDUARE RELAZIONI: RICERCHE CORRELAZIONALI, SPERIMENTALI E CROSS-CULTURALI una volta che i ricercatori abbiano deciso che cosa vogliono studiare, devono formulare un piano di ricerca o meglio dire disegno di ricerca, che permetta loro di identificare le relazioni tra gli eventi e i comportamenti e di specificare le cause di questo te relazioni. la ricerca correlazionale: in una ricerca correlazionale il ricercatore raccoglie informazioni per determinare se due o più variabili siano correlate tra loro. Egli dovrà controllare se queste variabili dunque sono collegate in quanto tale ricerca correlazionale viene proprio utilizzata per capire se due o più variabili di interesse sono collegate. La presenza o assenza di rapporti tra le variabili è rappresentato dal coefficiente di correlazione, che fornisce una stima numerica e della forza e della direzione tra le due variabili. Il valore del coefficiente di correlazione varia da -1,00 a + 1,00 e il segno di correlazione indica la direzione del rapporto. Se il segno è positivo questo indica che quando una variabile aumenta, anche l’altra aumenta (altezza e peso sono correlate positivamente e dunque man mano che il bambino cresce in altezza, aumenta anche il suo peso). Se il segno è negativo vuol dire che quando una variabile aumenta, l’altra diminuisce (problemi di attenzione da piccoli e capacità di pensiero adolescenti sono correlate negativamente, più i bambini da piccoli avevano problemi di attenzione minore e la loro capacità di pensiero d’adolescenti). Inoltre nella ricerca correlazionale non vi è manipolazione da parte del ricercatore e non è possibile stabilire rapporti di causa-effetto. La ricerca sperimentale: al contrario della ricerca correlazionale, la ricerca sperimentale consente una precisa valutazione dei rapporti di causa-effetto che possono esistere tra due variabili. È un tipo di ricerca in cui si introducono alcuni cambiamenti nell’ambiente e dunque di attua una manipolazione di una variabile indipendente del partecipante per verificare l’effetto sulla variabile dipendente, dunque sul comportamento: - La variabile indipendente è la caratteristica manipolata dallo sperimentatore - La variabile dipendente è la caratteristica di cui lo sperimentatore studia gli effetti che ha su di su di essa la manipolazione della variabile indipendente. L’esperimento sul campo: è un esperimento che ha luogo in un contesto naturale in condizioni controllate. Consiste nella manipolazione della variabile indipendente e se ne misura l’impatto sulla variabile dipendente in un setting naturale. L’esperimento naturale (o quasi-esperimento): è la raccolta di informazioni sul comportamento degli individui che fanno esperienza di una manipolazione reale (naturale) del loro ambiente di vita.tale esperimento consente l’indagine di fenomeni impossibili da replicare in laboratorio (o simulare in un esperimento), ma tra i suoi svantaggi abbiamo la mancanza di controllo preciso sull’entità degli eventi. La ricerca trasversale: consiste nel confronto di gruppi di età differente nello stesso momento temporale. Tra i vantaggi sappiamo che consente di identificare traiettorie evolutive, è veloce e replicabile e soprattutto poco costoso. Tra i limiti e gli svantaggi riconosciamo invece gli “effetti coorte”, ossia un gruppo di persone che formano un legame a causa di esperienze di vita comuni. Un esempio dell'effetto di coorte è un gruppo di dipendenti di un'azienda specifica che lavora a stretto contatto. Le coorti sono persone che hanno caratteristiche simili e hanno iniziato il lavoro all'incirca nello stesso periodo. Una coorte può anche descrivere un gruppo di persone che attraversano qualcosa di difficile, come il trattamento del cancro. Se un gruppo di persone, ad esempio, fa le sedute di chemioterapia alla stessa ora ogni settimana e inizia all'incirca nello stesso periodo, può stabilire un legame con il trattamento. Il disegno longitudinale: si tratta di osservazioni e valutazioni più o meno lunghe nel tempo sullo stesso gruppo di individui.può essere a breve termine (sei-12 mesi) e lungo termine (svariati anni). Tra i vantaggi sappiamo che consente di seguire lo sviluppo individuale nel tempo e consente di rispondere a domande circa la stabilità del comportamento indagato, oltreché di determinare gli effetti di esperienze o condizioni antecedenti sullo sviluppo successivo. Gli studi cross-culturali: sono quegli studi che mettono a confronto i comportamenti e/o lo sviluppo delle persone che provengono da background culturali o sottoculturali diversi e permettono di determinare se ci sono degli aspetti “universali” nello sviluppo umano. Molti ricercatori prediligono l’approccio cross-culturale per risalire alle differenze piuttosto che alle somiglianze. Essi riconoscono che gli esseri umani si sviluppano in società che hanno idee molto diverse su questioni come i tempi e le procedure appropriate per disciplinare i bambini (le attività che sono più adatte ai maschi o alle femmine, il momento in cui finisce l’infanzia e comincia l’età adulta, il trattamento degli anziani e così via). Essi hanno anche appreso che persone appartenenti a culture diverse percepiscono il mondo, esprimono emozioni e pensano in modo diverso. Perci a parte l’attenzione verso gli aspetti universali dello sviluppo, l’approccio cross-culturale illustra anche che lo sviluppo umano è fortemente influenzato dal contesto culturale nel quale avviene. TEMI NELLO STUDIO DELLO SVILUPPO UMANO > Natura ambiente: il tema natura-ambiente è un dibattito tra i teorici dello sviluppo sull’importanza relativa delle predisposizioni biologiche e delle influenze ambientali come fattori determinanti dello sviluppo umano.a proposito di questo Wiggam e Watson hanno due punti di vista: - Wiggam: sostiene che è l’eredità e non l’ambiente ciò che principalmente determina l’uomo e le differenze tra gli uomini sono dovute alle cellule germinali con le quali sono nati - Watson: sostiene che talento, capacità, temperamento, costituzione mentale e comportamenti non si ereditano. > Attivo passivo: il tema attivo-passivo è un dibattito tra teorici dello sviluppo sul fatto che i bambini contribuiscono attivamente al loro stesso sviluppo e siano piuttosto recipienti passivi di influenze ambientali. Ci si chiede quindi sì i bambini siano creature curiose e attive che determinano in gran parte come gli agenti della società li trattano o se siano delle anime passive sulle quali la società imprime il loro marchio. Questo tema va aldilà della semplice considerazione circa le scelte e comportamenti consapevoli del bambino. Gli studiosi dello sviluppo considerano un bambino attivo nello sviluppo tutte le volte che un qualsiasi aspetto dello stesso abbia un effetto sull’ambiente nel quale vive. > Continuità e discontinuità: il tema continuità-discontinuità è un dibattito tra i teorici relativo al se i cambiamenti evolutivi siano quantitativi e continui o qualitativi e discontinui: - qualitativi e continui: cambiamenti che avvengono gradualmente senza trasformazioni improvvise (esempio: i piccoli aumenti di altezza il peso dei bambini tra i 2 e gli 11 anni). qualitativi e discontinui: cambiamenti che rende l’individuo sostanzialmente diverso da com’era prima (esempio: trasformazione di un neonato che non parla, in un individuo che sa usare il linguaggio). I teorici della discontinuità sostengono che noi progrediamo attraverso precisi stadi di sviluppo, ognuno dei quali rappresenta una fase distinta della vita caratterizzata da abilità, emozioni e comportamenti. > Natura olistica dello sviluppo: in passato si tendeva ad un approccio segmentato e gli scienziati si limitavano ad un’area dello sviluppo studiandola separatamente da altre aree. Oggi la maggior parte degli scienziati dello sviluppo adotta una prospettiva olistica dato che ritiene che tutte le aree dello sviluppo siano interdipendenti e che non si possano capire realmente i cambiamenti evolutivi di un’aria senza una conoscenza basilare di ciò che accade negli altri ambiti della vita di un bambino. Assumere una prospettiva olistica può rappresentare una sfida perché rende necessario considerare molte variabili quando si affronta un problema dello sviluppo. Infatti, gli studiosi oggi sono considerati eclettici, in quanto contano su molte teorie riconoscendo che nessuna può spiegare tutti gli aspetti dello sviluppo ma che tutte danno un contributo alla nostra comprensione. CAPITOLO 3: SVILUPPO PRENATALE E NASCITA Lo sviluppo inizia nelle tube di Falloppio quando uno spermatozoo penetra attraverso la parete di un ovulo formando uno zigote. Dal momento del concepimento, occorreranno all’incirca 266 giorni affinché questo piccolo zigote unicellulare diventi un feto di circa duecento miliardi di cellule pronto per nascere. Lo sviluppo prenatale viene comunemente diviso in tre fasi principali: 1. Periodo dello zigote: dura dai 10 ai 14 giorni, precisamente inizia dal concepimento fino a che l’organismo in via di sviluppo si attacca alla parete dell’utero. 2. Periodo embrionale: dura dalla 3 all’8 settimana. È il periodo di più rapida crescita dell’intera vita umana, l’embrione diventa un feto e tutti gli organi principali si formano e il cuore comincia a battere. 3. Periodo fetale: dura dalla 9 settimana fino alla nascita del bambino e precisamente è il periodo in cui i sistemi organici importanti iniziano a funzionare, facendo sì che l’organismo in via di sviluppo cresca rapidamente. - 3 mese: I diversi sistemi dell'organismo sono formati e cominciano a funzionareAppunto una rete di controlli nervosi si sovrappone all'attività muscolare diffusa. - 4 mese: la madre può avvertire i movimenti del fetoChe raggiunge una lunghezza di 15 cm e un peso di 250 grammi. - 5 mese: i polmoni sono formati ma non ancora funzionanti e la pelle è completamente sviluppata, compaiono capelli e le unghie. - 6 mese: vengono alternati periodi di sonno e periodi di attività, gli occhi si aprono e si chiudono e distinguono la luminosità. POTENZIALI PROBLEMI NELLO SVILUPPO PRENATALE Durante il periodo prenatale si completa l’organizzazione di un individuo capace di sopravvivere nell’ambiente esterno. Nonostante la maggioranza dei neonati “segua” il normale schema di sviluppo prenatale, ci sono numerosi fattori che possono danneggiare lo sviluppo del feto e dell’embrione, parliamo quindi di principali agenti teratogeni. Il termine “teratogeno” si riferisce a qualunque malattia, droga o altro agente ambientale che può danneggiare l’embrione o il feto in via di sviluppo causando deformità fisiche, una crescita gravemente rallentata, cecità, danno celebrale e persino la morte. I principi sugli effetti teratogeni sono: Principio del periodo sensibile: è il periodo durante il quale un organismo è più suscettibile a certe influenze ambientali e al di fuori di questo periodo, le stesse influenze ambientali devono essere molto più forti per produrre effetti comparabili. Gli effetti di un teratogeno su una parte del corpo o su un sistema organico sono peggiori durante il periodo in cui la struttura si sta formando e sta crescendo più rapidamente. Principio delle differenze individuali: non tutti gli embrioni o i fichi sono ugualmente danneggiati da una teratogeno. la suscettibilità all’anno è influenzata da - profilo genetico dell’embrione-feto - Profilo genetico della donna incinta - Qualità dell’ambiente prenatale Principio del dosaggio: più lunga è l’esposizione o maggiore è la dose di un teratogeno, più è probabile che si verifichi un danno serio. Il principio dell'effetto latente: alcuni teratogeni causano “effetti latenti” che possono manifestarsi anche molto più tardi nella vita del bambino. Il periodo più cruciale per il verificarsi di evidenti difetti fisici alla testa e al sistema nervoso centrale è dalla terza settimana gestazionale alla quinta. Dalla metà della terza settimana alla metà sesta settimana di gestazione il cuore subisce un periodo vulnerabile. Il periodo più vulnerabile per la maggior parte degli organi o parti del corpo poi è il secondo mese prenatale. Una volta che un organo o una parte del corpo sono completamente formati diventano meno suscettibili al danno. Tuttavia alcuni sistemi organici possono essere danneggiati lungo tutto l’arco della gravidanza. I teratogeni possono avere effetti sottili sul comportamento del bambino che non sono ovvi alla nascita ma che influenzano il suo sviluppo psicologico. Ad esempio vedremo come i bambini le cui madri consumano solo circa 28 g di alcol al giorno durante la gravidanza normalmente non manifestano chiare deformità fisiche ma tuttavia essi sono spesso più lenti ad elaborare le informazioni e possono avere più bassi punteggi a test di intelligenza nel corso dell’infanzia, rispetto ai bambini le cui madri non assumevano alcol. Le malattie, droghe, sostanze chimiche e altri pericoli che possono influenzare negativamente lo sviluppo prenatale o avere altre conseguenze dannose sono: > MALATTIE DELLA DONNA INCINTA: alcuni agenti patogeni riescono a passare la barriera della placenta e a causare molti più danni all’embrione o al feto in via di sviluppo che alla donna incinta: - Rosalia: una malattia che a pochi effetti sulla donna incinta ma che può causare gravi difetti congeniti negli organismi in via di sviluppo che vi sono esposti nei primi tre o quattro mesi di gravidanza. Nel 1941 McAllister Gregg, un medico australiano, notò che molte madri affette da Rosalia nella prima fase di gravidanza davano poi alla luce i bambini ciechi. Questa patologia illustra il principio del periodo sensibile, ovvero il rischio di difetti agli occhi o al cuore è maggiore nelle prime otto settimane, mentre la sordità è più comune se la madre contrae la Rosalia dalla testa alla 13ª settimana. - Toxoplasmosi: una malattia causata da un parassita che si trova nella carne cruda e nelle feci del gatto che può causare difetti congeniti se è trasmessa all’embrione nel primo trimestre di gravidanza, mentre se trasmessa più avanti nella gravidanza può causare aborto spontaneo.le donne incinte possono proteggersi contro l’infezione cucinando la carne affinché sia ben cotta, lavando a fondo qualsiasi utensile di cucina che sia venuto a contatto con la carne cruda, evitando la cassetta dei rifiuti di un animale domestico o altri luoghi dove possono essere presenti le feci di un gatto. - Sifilide: una comune malattia sessualmente trasmessa che può oltrepassare la barriera placentare degli stadi intermedi e finali della gravidanza, causando aborto o gravi anomalie congenite.la sifilide è più pericolosa negli stadi centrali e finali della gravidanza perché lo spirochete sifilitico (organismo microscopico che trasmette la malattia) non può superare la barriera della placenta fino alla 18ª settimana di gestazione.questo è un bene perché la malattia è normalmente diagnosticata attraverso l’esame del sangue e viene trattata con antibiotici molto prima che possa danneggiare il feto. - Herpes genitale: una malattia trasmessa sessualmente che può infettare i bambini durante il parto causando siccità, danni celebrali o persino morte.non esiste cura per l’herpes genitale, pertanto le donne incinte non possono ricevere i trattamenti e le conseguenze dell’infezione da herpes genitale possono essere gravi.questa malattia incurabile uccide circa un terzo di tutti i bambini infetti e causa disabilità come cecità, danno celebrale o altri gravi disturbi neurologici. Per queste ragioni le donne incinte con un’infezione da herpes attiva hanno il consiglio di sottoporsi ad un parto cesareo, un parto chirurgico in cui il bambino viene fatto nascere attraverso un’incisione sull’addome e sull’utero della donna, per evitare di infettare i loro bambini. - AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita): una malattia virale che può essere trasmessa dalla madre al feto o al neonato e che causa l’indebolimento del sistema immunitario del corpo e infine la morte.essa è una malattia incurabile causata dal virus dell’immunodeficienza umana, il cosiddetto HIV, che attacca il sistema immunitario e rende le sue vittime vulnerabili a molte infezioni opportunistiche che alla fine uccidono.le madri infette possono trasmettere il virus prima della nascita attraverso la placenta, durante il parto quando ci può essere scambio di sangue tra la madre e il bambino mentre il cordone ombelicale si separa dalla placenta o dopo la nascita se il virus viene trasmesso attraverso il latte materno durante l’allattamento. FARMACI Da molto tempo le persone sospettano che i farmaci assunti dalla donna incinta possono danneggiare l’organismo non è ancora nato. Oggi sappiamo che questi sospetti erano spesso corretti e che anche i farmaci leggeri hanno pericolosità alta per un embrione in via di sviluppo. La tragedia della talidomine. Nel 1960 una casa farmaceutica della Germania inizio a mettere in commercio un tranquillante leggero, vendibile senza prescrizione medica, che poteva alleviare la nausea periodica e il vomito, comunemente conosciuta come “nausea mattutina“. Si pensava che il farmaco fosse completamente sicuro ma attraverso testa sulle femmine di ratto incinte si scoprì che potevano rilevarsi potenti teratogeni per gli esseri umani. infatti questo farmaco assunto all’inizio della gravidanza può causare malformazioni degli arti, degli occhi, delle orecchie e del cuore, causando spesso il parto di bambini con difetti congeniti.questi bambini spesso avevano occhi, naso, il cuore fortemente deformati e spesso presentavano focomelia ossia un’anomalia strutturale nella quale tutti gli arti o parte di essi sono mancanti e i piedi e le mani possono essere direttamente attaccati al torso. Alcuni dei farmaci più comunemente usati sono sospetti potenzialmente pericolosi e un pesante utilizzo di aspirina, di esempio, è stato associato ad un ritardo dell’accrescimento vitale, scarso controllo motorio e persino morte infantile. Ancora, l’utilizzo di ibuprofene aumenta anche il rischio di un parto prolungato ipertensione polmonare nei neonati se utilizzato durante il terzo trimestre. Alcuni studi hanno associato un pesante consumo di caffeina a complicazioni come aborto spontaneo e sottopeso alla nascita. Molti farmaci sottopongono gli embrioni in via di sviluppo a piccoli rischi, ad esempio gli antidepressivi a base di litio possono causare difetti cardiaci ed anche i medicinali che contengono gli ormoni sessuali possono influenzare allo stesso modo, con l’aggiunta anche di malformazioni minori. Ad esempio, la pillola contraccettiva contiene ormoni sessuali femminili e se la donna la prende senza sapere di essere incinta, il suo bambino avrà un rischio leggermente maggiore di implicazioni cardiache. Possiamo parlare anche del DES, ossia dietilstilbestrolo, un ormone sintetico prescritto per prevenire l’aborto che può causare il cancro cervicale e nelle figlie e anomalie nel tratto genitale dei figli. Nel 1971 i medici hanno dimostrato che le femmine dai 17 ai 24 anni di età qui madri avevano DES erano a rischio di sviluppare anomalie degli organi riproduttivi, compresa una rara forma di cancro alla cervice, mentre i maschi hanno sviluppato minori anomalie del tratto genitale pur rimanendo fertili. ALCOL L’alcol influisce sullo sviluppo del feto direttamente e indirettamente compromettendo la funzione della placenta. Nel 1973 Kenneth Jones e i suoi colleghi hanno descritto una sindrome alcolica fetale (FAS), ossia un insieme di gravi problemi congeniti comunemente osservati nei figli le cui madri abusano di alcol in gravidanza. Le caratteristiche più evidenti sono difetti come il microcefalo (testa piccola) e malformazione al cuore, agli arti, ai legamenti e al volto. È probabile che i bambini con tale sindrome manifestino eccessiva irritabilità, iperattività, crisi e tremori. Tuttavia, anche un moderato “bere sociale” (bicchiere di birra o vino) può portare ad una serie di sintomi meno gravi chiamati effetti feto-alcolici (FAE), un insieme di moderati problemi congeniti che si osservano dei bambini le cui madri bevono raramente e moderatamente durante la gravidanza. Questi effetti includono un ritardo nell’accrescimento e anomalie fisiche come le ridotte abilità motorie, difficoltà nell’attenzione e nelle abilità intellettive che risultano al di sotto della norma, oltreché 10 Feet di apprendimento verbale. Non esiste un periodo sensibile ben definito per gli effetti Fito-alcolici, in quanto bere durante la gravidanza inoltrata può essere rischioso quanto bere subito dopo il concepimento. FUMO Fumare durante il primo trimestre di gravidanza ha comportato nei bambini malformazioni come: Il labbro leporino: un disturbo congenito nel quale il labbro superiore ha un’apertura verticale Palatoschisi: un disturbo congenito in cui il palato della bocca non si chiude opportunamente durante lo sviluppo embrionale, causando un’apertura o scanalatura nel palato Fumare in gravidanza comporta anche un funzionamento polmonare anomalo e ipertensione, oltre che aumenta il rischio di aborto e morte subito dopo la nascita in bambini che altrimenti sarebbero normali. Durante la gravidanza il fumo introduce nicotina e monossido di carbonio nel flusso sanguigno sia della donna che del feto, che danneggia il funzionamento della placenta, specialmente lo scambio di ossigeno e di sostanze nutritive al feto. La nicotina si diffonde rapidamente attraverso la placenta e aumenta il rischio di aborto o di partorire un bambino con un peso troppo basso per cui deve combattere per sopravvivere. Anche i neonati di padri che fumano possono essere più piccoli della norma questo perché le donne che vivono con loro diventano “fumatrici passive” e la nicotina e il monossido di carbonio che inalano ostacolare la crescita del feto. CAPITOLO 4: LO SVILUPPO POSTNATALE LA PRONTEZZA DEL NEONATO ALLA VITA in passato, i neonati erano spesso considerati piccoli organismi fragili e indifesi, impreparati alla vita al di fuori dell’utero.in realtà io nati sono molto più preparate la vita di quanto molti medici, genitori, studiosi dello sviluppo, pensino e credino. Tutti i sensi del neonato funzionano bene ed egli vede e sente abbastanza da intuire che cosa sta succedendo attorno a lui, motivo per cui reagisce in modo adattivo a molte di queste sensazioni. Bambini molto piccoli sono inoltre piuttosto bravi nell’apprendere e possono anche ricordare alcune delle esperienze particolarmente vivide che hanno vissuto. Gli studiosi dello sviluppo sono molto attenti alla distinzione tra sensazione e percezione, due meccanismi che risaltano nel contatto con il mondo: Sensazione: è il processo attraverso il quale rileviamo gli stimoli mediante i recettori sensoriali e trasmettono le informazioni rilevate al cervello. Percezione: è il processo attraverso il quale interpretiamo l’input sensoriale, ossia riconosciamo, capiamo e categorizzaiamo gli stimoli sensoriali in entrata. I RIFLESSI DEL NEONATO Una delle forze più grandi del neonato è la gamma completa dei riflessi che ha a disposizione. Un riflesso è una risposta involontaria e automatica ad uno stimolo. la gamma completa dei riflessi neonatali ci dice che i neonati sono preparati a rispondere in modo adattivo ad una varietà di sfide della vita e la comparsa e la scomparsa di quest’ultimi al momento opportuno è un segnale importante del fatto che il sistema nervoso del bambino si stia sviluppando normalmente. Alcuni di questi sono chiamati: | Riflessi di sopravvivenza: perché hanno un chiaro valore adattivo. Ci riferiamo quindi a: - riflesso di respirazione: consiste in inspirazione ed espirazione ripetute, ha uno sviluppo permanente e fornisce ossigeno ed espelle l’anidride carbonica. - Riflesso di ammiccamento: consiste nell’aprire e chiudere rapidamente gli occhi, ha uno sviluppo permanente e protegge gli occhi la luce forte o da oggetti estranei. - Riflesso pupillare: consiste nel restringimento e nella dilatazione della pupilla, ha uno sviluppo permanente e adatta il sistema visivo all’illuminazione esterna. - Riflesso della rotazione del capo: consiste nel girare il capo in direzione di uno stimolo tattile sulla guancia, il suo sviluppo si interrompe in quanto scompare dopo le prime settimane per essere sostituito dalla rotazione volontaria del capo, è utile perché orienta il neonato verso la fonte di cibo (seno o biberon). - Riflesso di suzione e deglutizione: consiste nel succhiare e deglutire, il suo sviluppo è permanente e consente al neonato di introdurre sostanze nutritive. | Riflessi primitivi: r che scompaiono durante i primi mesi di vita perché sono controllati dalle aree subcorticali inferiori del cervello e vanno perduti una volta che i centri superiori della corteccia celebrale maturano. se questi riflessi non sono presenti alla nascita o se permangono troppo allungo nell’infanzia, abbiamo ragioni per credere che ci sia qualcosa che non va nel sistema nervoso del bambino. Ci riferiamo quindi a: - Riflesso di Babinski: consiste nel distendere e poi chiudere le dita quando viene accarezzata la pianta del piede al bambino, è importante perché la sua presenza alla nascita e la scomparsa più tardi indicano uno normale sviluppo neurologico. Tale riflesso scompare dopo 8-12 mesi. - Riflesso di prensione palmare: consiste nel bambino che afferra le dita che lo toccano, nel momento in cui gli si tocca il palmo della mano, è importante perché la sua presenza alla nascita e la sua scomparsa più tardi indicano un normale sviluppo neurologico. tale riflesso scompare dopo 3-4 mesi. - Riflesso di moro: consiste nella contrazione dei muscoli dorsali con abduzione delle braccia nel bambino a causa di un rumore forte o un cambiamento improvviso della posizione del capo, è importante perché i riflessi primitivi qui sono controllati dalle aree Sab corticali inferiori del cervello. Tale riflesso scompare 4-6 mesi. - Riflesso della marcia automatica: consiste nel fatto che i neonati in posizione eretta e con i piedi che toccano la superficie piatta, faranno un passo come si camminassero. Scompare dopo circa otto settimane, quando i centri superiori della corteccia celebrale maturano. - Riflesso natatorio: consiste nel movimento attivo delle braccia e delle gambe e sospensione volontaria della respirazione e quando un neonato è immerso in acqua, scompare circa dopo 4-6 mesi. STATI DEL NEONATO In una tipica giornata, un neonato passa attraverso 6 stati detti anche livelli di attivazione (Arousal). Nel corso del primo mese, un neonato può passare rapidamente da uno stato all’altro (come osservano le madri quando i loro neonati sono sveglissimi e improvvisamente si addormentavano nel bel mezzo di una poppata).dormire e piangere mostrano schemi regolari di cambiamento nel corso del primo anno e forniscono importanti informazioni sul progresso evolutivo che è un bambino sta compiendo. - Stato Regolare: il bambino è fermo, con gli occhi chiusi e immobili.il respiro è lento il regolare.la durata giornaliera in ore e circa tra le 8-9 ore. - Sonno Irregolare: il bambino può sobbalzare o fare una smorfia in risposta ad uno stimolo interno.è caratterizzato da una marcata attività R.E.M. e il respiro può essere irregolare.la durata giornaliera in ore e tre circa 8-9 ore. - Sonnolenza: il bambino si sta addormentando-svegliando. Gli occhi si aprono e chiudono e appaiono “vitrei“ quando sono aperti. Il respiro è regolare ma più rapido rispetto allo stato di sonno regolare.la durata giornaliera in ore è di circa ½ - 3 ore. - Veglia tranquilla: gli occhi del bambino sono spalancati e vivaci ed esplorano qualche aspetto dell’ambiente. Il respiro è regolare ed il bimbo è relativamente in attivo. La durata giornaliera in ore è tra le 2-3 ore. - Veglia Attiva: gli occhi del bimbo sono aperti e il respiro è irregolare. Può mostrare scatti di attenuata attività motoria. La durata giornaliera in ore e tra 1-3 ore. - Pianto: il pianto di un neonato è un segnale complesso che può variare da un debole piagnucolò Leo a urla laceranti accompagnate da lamenti. Il pianto è la risposta spontanea e involontaria a stati di malessere interni o esterni (fame, dolore, pannolino bagnato, stimoli sgradevoli come forte rumore o modificazione improvvisa del livello di illuminazione).i bambini piangono più spesso durante i primi tre mesi di vita e la durata giornaliera in ore è tra 1-3 ore. Ci sono diverse tipologie del pianto del neonato: > bassa intensità, forte e ritmico (fame) > intenso e prolungato oltreché silenzioso e caratterizzato da singhiozzi e inspirazioni (dolore) > simile a quello da fame ma con tonalità più bassa (frustrazione). le caratteristiche del pianto in relazione a problemi congeniti possono riferirsi alla prematurità, malnutrizione, lesioni celebrale o dipendenza da narcotici.i neonati e mettono grida acute non ritmiche e sensibilmente differenti, percepite come negative, rispetto a quelle di uno è nato sano. Le preoccupazioni insorgono nel caso in cui un bambino di solito tranquillo piange forte e allungo senza un motivo evidente e correggibile. In tali casi è consigliabile consultare il pediatra curante per individuare cause possibili di fastidio o dolore. CAMBIAMENTI NEL SONNO Ma mano che crescono, i neonati passano meno tempo a dormire e più tempo svegli, vigili intenti ad occuparsi di ciò che li circonda.dalle due settimane alle sei di età i neonati dormono solo dalle 14 alle 16 ore al giorno.ad un certo punto tra i tre e i sette mesi di età cominciano a dormire di notte i richiedono solo due o tre sonnellini più brevi durante il giorno. Da almeno due settimane prima di nascere e per tutto il primo e secondo mese di vita i neonati trascorrono almeno metà delle loro ore di sonno in fase R.E.M. (movimento rapido degli occhi), uno stato di sonno attivo e regolare caratterizzato da movimenti rapidi degli occhi sotto le palpebre chiuse e attività di onde cerebrali più tipiche della veglia che del sonno regolare (non-R.E.M.). La fase R.E.M. si accorcia stabilmente dopo la nascita fino a diventare solo del 25-30% del sonno totale per un bambino di sei mesi. Una delle principali cause della mortalità infantile è un disturbo molto inquietante legato al sonno chiamato “morte in culla” o “sindrome della morte infantile improvvisa” (SIDS). Ogni anno negli Stati Uniti dai 5000 ai 6000 bambini apparentemente sani smettono di respirare e muoiono nel sonno. Benché non si conosca la causa esatta della SIDS sappiamo che il sistema nervoso centrale in questi neonati soffre di ipossia cronica (non riceve abbastanza ossigeno). È anche probabile che le madri di vittime della SIDS siano fumatrici, che abbiano usato droghe illegali o che abbiano ricevuto poche cure prenatali. È più probabile che le vittime della SIDS dormano prone (a pancia in giù) e che spesso siano fasciate o avvolte in coperte al momento della morte. Di conseguenza si è pensato che i fattori che contribuiscono a surriscaldare il neonato possono aumentare il rischio SIDS. I rischi sono associati anche a dormire proni poiché implica più lavoro per il sistema cardiovascolare del bambino. Molte vittime della SIDS presentano anomalie nel nucleo arcuato, una sezione del cervello che permette al neonato di risvegliarsi qualora non sta inalando abbastanza ossigeno mentre dorme. Anomalie del nucleo arcuato possono insorgere in seguito all’esposizione a sostanze tossiche come droghe o tabacco. Ad oggi non esistono test per prevedere quali neonati corrono più alti rischi di SIDS. Tuttavia ci sono alcune strategie per ridurre l’incidenza che hanno favorito la diminuzione del numero di neonati SIDS, tra cui: Non far dormire proni i neonati Non fumare ne in presenza del neonato ne durante la gravidanza Esporlo ad una temperatura adeguata che non sia né troppo calda né troppo fredda METODI DI RICERCA USATI PER STUDIARE LE ESPERIENZE SENSORIALI E PERCETTIVE DEL NEONATO Fino ai primi anni del 900, avevano che i neonati umani erano funzionalmente ciechi, sordi e insensibile al dolore per parecchi giorni dopo la nascita. Nel corso degli anni i ricercatori hanno sviluppato dei metodi di ricerca più ingegnosi per comprendere che cosa i neonati non parlanti possono sentire e percepire. - Il metodo della preferenza: è un procedimento semplice nel quale si presentano almeno due stimoli simultaneamente per vedere se i neonati si dedicheranno più all’uno che all’altro. Questo approccio divenne popolare durante i primi anni del 1960 dopo che Robert Fantz lo so per stabilire se i bambini molto piccoli sapessero discriminare modelli visivi (facce, cerchi concentrici, macchie d’inchiostro e dischi non strutturati). I neonati venivano messi supini in una looking chamber e venivano loro mostrati due o più stimoli. Un osservatore posto sopra la macchina registrava la durata del tempo in cui il bambino osservava ciascuno schema visivo. Se un neonato guardava un bersaglio più a lungo di un altro, si presumeva che gli piacesse di più. I primi risultati di Fantz erano chiari. I neonati sapevano facilmente discriminare forme visive, e preferivano stimoli strutturati come facce o cerchi concentrici invece che i dischi non strutturati. Il metodo della preferenza ha un difetto sostanziale: se un neonato non mostra alcuna preferenza tra gli stimoli bersaglio, non è chiaro se non li sappia discriminare o se semplicemente li abbia trovati ugualmente interessanti. - Il metodo dell’abituazione: è la strategia più popolare per misurare le capacità sensoriali e percettive di un neonato. L’abituazione è il processo secondo il quale uno stimolo ripetuto diventa così familiare che le reazioni inizialmente associati ad esso (movimenti del capo o degli occhi, cambiamenti nel respiro o battito cardiaco) non si verificano più. L’abituazione, altre parole, è la diminuzione della risposta ad uno stimolo che è diventato familiare attraverso la ripetizione. Perciò l’abituazione è una forma semplice di apprendimento. Per verificare la capacità di un neonato di discriminare due stimoli in qualche modo diversi tra loro, e il ricercatore presenta uno degli stimoli fino a quando il bambino smette di occuparsene o di rispondere ad esso (si abitua). A quel punto si mostrerà il secondo stimolo. Se il neonato discrimina questo secondo stimolo dal primo, si disabituerà (disabituazione: aumento della responsività che si verifica quando cambia la stimolazione) e quindi riprenderà a reagire. Se il neonato non reagisce, significa che le differenze tra i due stimoli erano troppo sottili perché neonato le individuasse. Poiché i neonati si abituano i disabituano a così tanti diversi tipi di stimolazione, il metodo dell’abituazione è molto utile per valutare le loro capacità sensoriali e percettive. Tuttavia, può risultare ingannevole distinguere tra effetti di preferenza o di abituazione. I neonati mostrano una preferenza quando lo stimolo diventa loro familiare. Quando ai neonati si presentano due stimoli, all’inizio non mostrano alcuna preferenza. Se al neonato si presenta uno stimolo parzialmente familiare ed uno stimolo per nulla familiare, passerà più tempo a guardare quello parzialmente familiare. Una volta abituati completamente al primo stimolo passeranno meno tempo a guardare lo stimolo familiare di quanto ne trascorrono con l’altro non familiare. Per questo, i ricercatori per analizzare i comportamenti dei neonati devono prestare molta attenzione alla linea del tempo di familiarizzazione di ogni neonato che viene esaminato. - Il metodo dei potenziali evocati: è un altro modo per determinare ciò che i neonati sentono o percepiscono e di presentar loro uno stimolo e registrare le loro onde celebrale. Si pongono degli elettrodi sul cranio del neonato sopra quei centri cerebrali che elaborano il tipo di informazione sensoriale che il ricercatore sta presentando. Se il neonato sente lo stimolo particolare gli si è presentato, mostrerà un cambiamento nella struttura delle onde celebrali. Stimoli non individuati non produrranno alcun cambiamento nell’attività elettrica cerebrale. I potenziali evocati, cambiamenti negli schemi delle onde cerebrali che indica che una persona individua uno stimolo, possono anche dirci se i neonati sanno discriminare figure e suoni diversi, poiché due stimoli che sono sentiti “diversi” producono schemi diversi di attività elettrica. - Il metodo della suzione: è un metodo per valutare le capacità percettive dei neonati che fa tesoro della loro abilità nel far durare eventi interessanti variando la velocità con cui succhiano un ciuccio speciale. Il metodo consiste nel dare al bambino un ciuccio speciale dotato di circuito elettrico in grado di consentire di esercitare un certo controllo sull’ambiente sensoriale. Dopo che il ricercatore ha individuato il ritmo base di suzione del neonato, il procedimento inizia. Quando il neonato succhia più velocemente o più intensamente di quanto non abbia fatto durante l’osservazione di baseline, avvia il circuito elettrico nel ciuccio e attiva così un proiettore o registratore che introduce un certo tipo di stimolazione sensoriale. Se il neonato dovesse individuare lo stimolo e trovarlo interessante, lo pu far durare esibendo scatti di suzione più intensa. Una volta che l’interesse del bambino svanisce e la suzione e torna a livelli base, la simulazione si ferma. Il ricercatore, a questo punto, introduce un secondo stimolo che susciti un aumento della suzione, si può concludere che il neonato ha discriminato il secondo stimolo dal primo. Grazie a questo metodo è possibile verificare anche quale dei due stimoli il neonato preferisce adattando il circuito il ciuccio in modo che la soluzione attivi un certo stimolo e una suzione abbassa ampiezza attivi l’altro. LE CAPACITÀ SENSORIALI DEL NEONATO Questi metodi di ricerca hanno rivelato in che modo i neonati percepiscono i loro ambienti: - Udito | i suoni deboli che gli adulti sentono devono essere molto più forti di prima che un neonato li possa individuare. Nelle prime ore di vita, i neonati possono dire quasi quanto un adulto con un raffreddore. La loro insensibilità ai suoni più deboli potrebbe essere dovuta, in parte, ai fluidi che sono colati nell’orecchio interno durante il parto. Nonostante ci i neonati sono in grado di discriminare suoni che presentano diversità di volume, durata, direzione e frequenza. In verità sentono piuttosto bene e danno significato ai suoni abbastanza presto. o REAZIONE ALLE VOCI: i bambini molto piccoli sono particolarmente attenti alle voci soprattutto se sono voci femminili ad alta intensità. Anthony DeCasper e i suoi colleghi rivelano che i neonati succhiano più forte una tettarella (metodo di suzione) se sentono la registrazione della voce della loro mamma invece che la registrazione della voce di un’altra donna. Questa reattività speciale alla voce della mamma dopo la nascita pu essere estremamente adattiva se incoraggia una madre a parlare col suo bambino e a dare l’attenzione e l’affetto che promuovono un sano sviluppo sociale, emotivo e intellettivo. o REAZIONI AL LINGUAGGIO: i neonati non solo ascoltano attentamente le voci, ma sono anche capaci di discriminare i suoni elementari del discorso (fonemi, le unità più piccole di suoni significativi che formano il linguaggio parlato) nei primi mesi di vita. Peter Eimas dimostrò che i neonati di 2-3 mesi sapevano distinguere suoni consonantici molto simili (come ba e pa). In realtà, neonati di neanche una settimana di vita conoscono la differenza tra le vocali a e i e sanno anche dividere le parole in sillabe distinte. Questa capacità è stata dimostrata usando un paradigma di rinforzo. I neonati venivano messi su una seggiolina con una serie di giocattolini meccanici accanto a loro. Ascoltavano una registrazione di voci che dicevano “a” o “i” (o fonemi di lingue diverse da quella parlata in casa). Per metà dei neonati i giochi meccanici si attivavano quando veniva pronunciata una sillaba; per l’altra metà dei neonati, i giochi meccanici venivano attivati dopo che l’altra sillaba era pronunciata. Una volta apprese le contingenze di rinforzo, i neonati giravano la testa prima che i giochi meccanici venissero attivati quando udivano la sillaba o i fonemi corretti. Entro i 7 mesi e mezzo, i neonati sono in grado di generalizzare schemi linguistici appresi ad altri suoni, come i toni, i timbri degli strumenti e i versi degli animali. All’età di 4 mesi e mezzo i neonati girano il capo correttamente quando sentono il proprio nome, non perché associano quella parola al loro nome, ma perché sono capaci di riconoscere parole che sentono molto spesso. Il volume del nome pronunciato deve essere di circa 10 dB più alto delle altre voci in sottofondo. A circa un anno, i bambini si girano in risposta al loro nome quando i nomi sono solo 5 di più alti delle voci in sottofondo. - Gusto e olfatto | i bambini nascono con gusti ben definiti. Sia i bambini nati a termine che quelli prematuri sembra che preferiscano i sapori dolci perché succhiano più velocemente e più allungo liquidi dolci rispetto a soluzioni a mare, aspre, salate o neutre. Gusti diversi suscitano anche espressioni facciali diversi da parte dei neonati. I dolci calmano il pianto e producono sorrisi e schiocco delle labbra mentre le sostanze acide fanno arricciare il naso e contrarre le labbra. Le soluzioni amare spesso suscitano smorfia di disgusto, protrusione della lingua e persino sputi. Questo fa pensare che i neonati possano discriminare concentrazioni diverse di un particolare sapore. I neonati sono anche in grado di individuare una varietà di odori e reagiscono vigorosamente girandosi e sfoggiando espressioni di disgusto in risposta a odori sgradevoli. Nei primi quattro giorni dalla nascita i neonati preferiscono già l’odore del latte a quello del liquid amniotico (nel quale hanno vissuto per nove mesi). Un neonato di 1-2 settimane nutrito al seno, è già in grado di riconoscere sua madre. Macfarlane per dimostrare questa capacità di discriminare la madre attraverso l’odore, a chiesto alle madri nutrici di usare coppette protettive nei loro reggiseni tra una poppata e l’altra. Le coppette avevano la funzione di assorbire latte e odori che potevano essere emessi dalle mammelle tra una poppata e l’altra. Ponendo ai lati della testa del neonato di circa sei giorni due coppette di cui uno in bevuto del latte della propria madre, l’altro del latte di un’altra donna, il neonato si gira verso la coppetta di cotone impregnata del latte della propria madre. A differenza di un neonato di due giorni che non mostrava differenze nel girarsi verso una coppetta o l’altra. Questo dimostra che i neonati avevano preso l’odore inconfondibile della loro mamma nella prima settimana di vita e avevano anche una preferenza per il suo odore rispetto a quelli di altre madri. - Tatto, temperatura e dolore | i recettori nella pelle sono sensibile al tatto, la temperatura e a dolore. La sensibilità al tatto esalta la reattività dei neonati al loro ambiente. I bambini prematuri mostrano migliori progressi nello sviluppo quando sono periodicamente accarezzati e massaggiati nelle loro incubatrici. Il tocco e il contatto ravvicinato abbassano i livelli dello stress, calmano e promuovono l’attività neuronale dei neonati e promuovono progressi nel loro sviluppo. Più avanti nel corso del primo anno, i bambini iniziano a usare il senso del tatto per esplorare gli oggetti. Il tatto è un mezzo primario attraverso il quale i neonati acquisiscono conoscenza dell’ambiente e ci contribuisce in modo decisivo al loro primo sviluppo cognitivo. II neonati sono piuttosto sensibili l caldo, al freddo e ai cambiamenti di temperatura. Rifiutano di succhiare se il latte nel biberon è molto caldo e mantengono caldo il corpo muovendosi di più se la temperatura di una stanza dovesse scendere improvvisamente. Per quanto concerne il dolore, i neonati sin dall’istante in cui nascono piangono forte se li si punge con un ago per un esame del sangue. Infatti, i neonati molto piccoli soffrono di più per un’iniezione rispetto a bambini di 5-11 mesi. I neonati maschi, in particolare, soffrono molto per la circoncisione ed emettono gemiti ad alta intensità simili alle grida dei bambini prematuri o di quelli con un ritardo mentale. Il livello di cortisolo nel plasma, un indicatore fisiologico di stress, dopo la circoncisione è significativamente più alto rispetto al prima. - Vista | è la meno matura tra le capacità sensoriali del neonato. I cambiamenti id luminosità suscitano un riflesso pupillare subcorticale: il che indica che un neonato è sensibile alla luce. I neonati possono intercettare un movimento nel campo visivo e seguire uno stimolo visivo con gli occhi purché il bersaglio si muova lentamente. Johnson e i suoi colleghi dimostrarono che bambini nati da pochi minuti erano in grado di seguire uno stimolo visivo con gli occhi e con la testa e che mostravano una preferenza per il viso umano. Per dimostrare questa preferenza prepararono 3 ritagli a forma di testa con disegni: Su uno di essi vi era una faccia umana; Sull’altro un insieme casuale di parti del viso; L’ultimo era vuoto. Misero in movimento i 3 ritagli nel campo visivo di bambini nati da pochi minuti e a quello di neonati di 5 settimane. Scoprirono che era molto più probabile che i neonati seguissero il movimento del ritaglio con il viso umano piuttosto che gli altri due stimoli. I neonati vedono il mondo a colori sebbene abbiano qualche problema a discriminare il blu, i verdi e i gialli dai bianchi. Entro i 2-3 mesi di età, i neonati sanno distinguere tutti i colori base, entro i 4 mesi sanno raggruppare i colori con sfumature leggermente diverse nelle stesse categorie base come gli adulti. Nonostante queste capacità notevoli, i neonati molto piccoli non distinguono bene i dettagli. Studi sull’acuità visiva (capacità di una persona di vedere oggetti piccoli e dettagli fini) suggeriscono che un neonato vede ad una distanza di 6 metri ci che un adulto con un’ottima vista vede a 180 metri. Inoltre, gli oggetti ad una qualsiasi distanza sembrano offuscati ad un neonato troppo piccolo che fa fatica a metterli a fuoco. Un neonato ha bisogno di contrasti visivi (la quantità di cambiamento chiaro/scuro in uno stimolo visivo) più acuti per riuscire ad individuare alcuni pattern e forme. Tuttavia, l’acuità migliora rapidamente nel corso dei primi mesi, si deve attendere fino ai 6 anni perché vedano bene come gli adulti. Quindi il sistema visivo del bambino piccolo non opera in piena efficienza, ma senza dubbio funziona. PERCEZIONE VISIVA NELLA PRIMA INFANZIA: nostante i neonati vedano abbastanza bene da individuare e anche discriminare certi schemi, i ricercatori hanno sviluppato metodi di ricerca per determinare cosa vedono i neonati. PERCEZIONE DI CONFIGURAZIONI E FORME: le osservazioni di Robert Fantz sui bambini nella looking chamber riportarono che i bambini di 2 giorni riuscivano facilmente a discriminare configurazioni visive. Tra tutti gli stimoli presentati da Fantz, quello preferito era la faccia. LA PRIMA PERCEZIONE DI CONFIGURAZIONI (0-2 MESI): quando Fantz mostrava ai bambini piccoli una faccia, uno stimolo costituito da caratteristiche tipiche di un molto in disordine e uno stimolo più semplice che conteneva la stessa quantità di luce e di ombre del disegno della faccia e della faccia in disordine, i bambini erano interessati a quest’ultima tanto quanto alla faccia normale. Ricerche successive hanno mostrato che i bambini molto piccoli preferiscono guardare configurazioni ad alto contrasto, con molti confini netti tra le arie di luce e ombra, e configurazioni moderatamente complesse che hanno dettagli curvilinei. SVILUPPO DELLA PERCEZIONE DI PROFONDITÀ: Eleanor Gibson e Richard Walk hanno sviluppato una situazione chiamata precipizio visivo, una piattaforma elevata che crea l’illusione della profondità, utilizzata per studiare la percezione della prondità nei bambini piccoli, per determinare se i bambini possono percepire la profondità. Il precipizio visivo è costituito da una lastra di vetro trasparente sollevata da terra e divisa in due sezioni da una tavola centrale. Nella parte “superficiale”, un disegno di una scacchiera è posizionato direttamente sotto la lastra di vetro. Nel lato “profondo”, il disegno è posizionato ad una certa distanza sul pavimento, creando l’illusione di un punto preciso in cui ci si deve fermare, o di un “precipizio visivo”. Il ricercatore misura la percezione di profondità i un bambino posizionandolo al centro della tavola e chiedendo alla madre di convincere il figlio ad attraversare sia il lato “superficiale” sia quello “profondo”. Testando bambini di 6-6 mesi e mezzo e oltre, Gibson e Walk trovarono che il 90% dei bambini attraversava il lato superficiale e solo il 10% attraversava il lato profondo. Quindi la maggior parte dei bambini dell’età in cui si gattona percepisce la profondità ed ha paura dei dislivelli. Per i bambini che sono troppo piccoli per gattonare, Joseph Campos e colleghi hanno registrato delle variazioni della frequenza cardiaca dei bambini quando questi venivano abbassati a faccia all’ingiù sul lato “superficiale” e “profondo”. Bambini di 2 mesi dimostravano una diminuzione della frequenza cardiaca quando erano posti sul lato “profondo” e alcuna variazione quando erano sul lato “superficiale”. Una diminuzione della frequenza cardiaca dimostrava che i bambini di 2 mesi individuavano una differenza tra i due lati, ma ancora non avevano percepito il pericolo e quindi la paura. SVILUPPO MOTORIO E PERCEZIONE DI PROFONDITÀ. Joseph Campos e colleghi hanno trovato che i bambini che hanno gattonato per un paio di settimane hanno molta più paura dei precipizi rispetto ai bambini della loro stessa età che ancora non hanno iniziato a gattonare. Questo per spiegare che la paura dipendeva principalmente dalle esperienze che i bambini fanno strisciando, gattonando e ogni tanto cadendo. Movimenti auto-prodotti rendono un neonato sensibile alla continuità ottica, la sensazione che altri oggetti si muovano quando anch’egli si muove, che promuove lo sviluppo di nuove aree sensoriali e motorie del cervello che sono alla base di miglioramenti sia nelle abilità motorie che nella percezione spaziale. La maturazione del senso della vista consente ai bambini di vedere meglio e di individuare una maggior varietà di indizi di profondità, contribuendo allo stesso tempo alla crescita delle abilità motorie. PROCESSI DI APPRENDIMENTO DI BASE NELLA PRIMA INFANZIA L’apprendimento è uno di quei termini apparentemente semplici che è in realtà piuttosto complesso. La maggior parte degli psicologi considera l’apprendimento come un cambiamento nel comportamento che presenta i seguenti requisiti: L’individuo ora pensa, percepisce o reagisce all’ambiente in un nuovo modo; Il cambiamento è il risultato delle esprienze di una persona; Il cambiamento è relativamente permanente. Fatti, pensieri e comportamenti acquisiti e dimenticati non sono stati appresi realmente. I 4 MODI CON CUI I BAMBINI PICCOLI APPRENDONO SONO 4: ABITUAZIONE, CONDIZIONAMENTO CLASSICO, CONDIZIONAMENTO OPERANTE E APPRENDIMENTO OSSERVATIVO. 1) ABITUAZIONE: PRIMA EVIDENZA DI ELABORAZIONE DELLE INFORMAZIONI E MEMORIA Si può pensare all’abituazione come ad un apprendimento fino a diventare disinteressati agli stimoli che sono riconosciuti come familiari e non più interessanti. Pu aver luogo ancora prima che un bambino nasca: i feti di 27-36 settimane inizialmente diventano piuttosto attivi quando un vibratore viene posizionato sull’addome della madre, ma presto smettono di muoversi (si abituano), come se elaborassero queste vibrazioni come una sensazione familiare che non merita più attenzione. Quando un bambino è abituato ad uno stimolo, spesso si disabitua - presta attenzione o anche reagisce energicamente ad uno stimolo leggermente diverso. Disabituarsi, allora, indica che i recettori sensoriali del bambino non sono semplicemente stanchi e che il bambino pu discriminare ci che è familiare da ci che non lo è. TENDENZE EVOLUTIVE (leggere) L’abituazione migliora durante il primo anno: I bambini che non hanno ancora compiuto quattro mesi occorrono lunga esposizione ad uno stimolo prima che disabituano; Bambini dai 5 ai 12 mesi possono riconoscere lo stesso stimolo come familiare e dopo pochi secondi di attenzione sostenuta e sono in grado di mantenere questa acquisizione per giorni o addirittura settimane; Bambini tra i 10 e i 14 mesi non solo si abituano ad oggetti ma anche ad oggetti che sono in relazione con altri. Dopo aver visto giocattoli che sono posizionati su contenitori rivolti all’in giù, i bambini si abituano a questa relazione tra oggetti e scelgono di guardare più allungo gli stessi giocattoli che ora sono posizionati all’interno degli stessi contenitori, ora rivolti al lato giusto. DIFFERENZE INDIVIDUALI (leggere) I bambini differiscono nella velocità alla quale si abituano. Alcuni riconoscono rapidamente input sensoriali ripetitivi e sono molto lenti nel dimenticare ciò che hanno esperito. Altri necessitano di più lunghe esposizioni per marchiare uno stimolo come familiare e possono dimenticare presto ciò che hanno imparato. Queste differenze nell’apprendimento e nella memoria hanno delle implicazioni per lo sviluppo futuro: i bambini che si abituano rapidamente durante i primi 6-8 mesi di vita sono più rapidi a capire ed utilizzare il linguaggio durante il secondo anno ed ottengono punteggi più alti rispetto ai compagni della stessa età che sono più lenti ad abituarsi in test di intelligenza. 2) CONDIZIONAMENTO CLASSICO: una seconda modalità attraverso la quale i bambini imparano e quella del condizionamento classico, un tipo di apprendimento in cui uno stimolo inizialmente neutro viene abbinato ripetutamente ad uno stimolo non neutro significativo, cosicché lo stimolo neutro arrivi ad elicitare la risposta originariamente messa solo per lo stimolo non neutro. Nel condizionamento classico, uno stimolo neutro (stimolo condizionato, o SC) che inizialmente non ha alcun effetto sul bambino, alla fine eticita una risposta (la risposta condizionata, o RC) di un qualche tipo, grazie alla sua associazione con un secondo stimolo (lo stimolo incondizionato, o SI) che elicita sempre quella risposta. Lipsitt e Herbert Kaye condussero un esperimento in cui abbinavano un tono neutro (SC) alla presentazione di una tettarella (stimolo incondizionato che provoca risposta di suzione) a bambini di 2- 3 giorni di vita. Dopo molti trial di condizionamento, i bambini iniziavano a fare movimenti di suzione (RC) in corrispondenza del suono neutro, prima che la tettarella venisse presentata. È probabile che il condizionamento classico abbia successo solo per i riflessi biologicamente programmati, come la suzione, hanno un valore adattivo. 3) CONDIZIONAMENTO OPERANTE: nel condizionamento classico, le risposte apprese sono elicitate da uno stimolo condizionato. Il condizionamento operante è una forma di apprendimento in cui azioni liberamente emesse (operanti) diventano più o meno probabili in base alle conseguenze che producono: colui che apprende inizialmente emette una risposta di qualche tipo e poi associa quest’azione alle conseguenze piacevoli o spiacevoli che produce. Skinner arreso famosa questa forma di condizionamento, egli sosteneva che la maggior parte dei comportamenti umani sono quelli che mettiamo volontariamente e che diventano più o meno probabili in base alle loro conseguenze. > CONDIZIONAMENTO OPERANTE NELLA PRIMA INFANZIA: nei bambini molto piccoli perché riesca un condizionamento e necessario che si applichi i pochi comportamenti biologicamente significativi che i bambini possono controllare. I neonati imparano molto lentamente, pertanto, se si vuole insegnare ad un neonato di 2 giorni a girare la testa a destra gli si deve offrire una tettarella piena di latte ogni volta che lo fanno, occorreranno circa 200 prove per acquisire questa semplice abitudine. I bambini più grandi imparano molto più velocemente: ad un bambino di tre mesi servono circa 40 prove per mostrare la risposta condizionata di girare la testa, i bambini di cinque mesi imparano questa abitudine in meno di 30 prove. I bambini possono ricordare ciò che hanno imparato? Carolyn Rovee-Collier elabor un programma di ricerca la cui procedura era quella di posizionare un giochino semovente sulla culla di bambini di 2-3 mesi e di unire con un nastro il giochino alla caviglia del bambino. Nel giro di pochi minuti questi piccoli partecipanti hanno scoperto che potevano far muovere il giochino dando calci con la gamba. Ma si sarebbero ricordati come fare a muovere il giochino una settimana dopo? La procedura per testare la memoria di un bambino era quella di riposizionare il bambino nella culla per vedere se avrebbe dato i calci in vista del giochino. Rovee-Collier e i colleghi hanno trovato che i bambini di due mesi ricordavano come far muovere il giochino fino a 3 giorni dopo l’apprendimento iniziale, mentre i bambini di 3 mesi ricordavano questa risposta di calci per più di una settimana. In realtà, anche i bambini di 2 mesi possono conservare informazioni significative per settimane, per loro è difficile recuperare quanto appreso dalla memoria a meno che non ricevono aiuti espliciti. Ciò perché i primi ricordi di un bambino possono essere estremamente fragili. L’IMPORTANZA SOCIALE DELL’APPRENDIMENTO OPERANTE PRECOCE. Dal momento che anche i neonati sono capaci di associare i loro comportamenti alle conseguenze, dovrebbero imparare presto che possono elicitare risposte positive da parte di altre persone. Allo stesso tempo i caregiver imparano come elicitare reazioni positive dal proprio bambino, cosicché le interazioni sociali diventano gradualmente più facili e più soddisfacenti sia per il bambino che per i suoi cari. 4) IMITAZIONE O APPRENDIMENTO OSSERVATIVO L’apprendimento osservativo e quell’apprendimento che deriva dall’osservazione del comportamento di altri. Quasi tutto pu essere appreso guardando. Diversamente dal condizionamento classico e operante, le nuove risposte apprese attraverso l’osservazione non devono essere rinforzate o essere messe in pratica prima di essere apprese. - l’imitazione dei neonati: a partire dalla fine degli anni 70, alcuni studi hanno mostrato che i bambini più piccoli di sette giorni erano apparentemente in grado di imitare alcuni gesti facciali dell’adulto, tra cui tirar fuori la lingua, aprire chiudere la bocca, sporge in fuori il labbro inferiore ed anche manifestazioni di felicità. Queste manifestazioni di imitazioni diventano molto più difficili da elicitare durante i primi 3-4 mesi di vita. Alcuni hanno sostenuto che queste imitazioni potessero essere uno schema di riflessi involontario che scompare con l’età, per essere sostituito successivamente dalle risposte di imitazione volontarie. Altri hanno sostenuto che queste manifestazioni imitative riflettessero i primi tentativi del bambino di esplorare con la bocca ci che vede e trova particolarmente interessante. Altri ancora si sono chiesti se l’imitazione del neonato non possa riflettere l’attività dei neuroni specchio. - PROGRESSI NELL’IMITAZIONE E NELL’APPRENDIMENTO OSSERVATIVO: la capacità del neonato di imitare nuove risposte che non sono parte del proprio repertorio comportamentale diviene molto più evidente ed affidabile tra gli 8 e i 12 mesi. All’età di 9 mesi, alcuni bambini sanno imitare azioni molto semplici fino a 24 ore dopo la prima osservazione. Questa imitazione differita, ossia l’abilità di riprodurre un’attività che sia stata proposta da un modello e a cui si sia assistito in qualche momento passato, si sviluppa rapidamente durante il secondo anno. All’età di 14 mesi, quasi la metà dei bambini in uno studio imitava delle semplici azioni di un modello televisivo dopo un ritardo di 24 ore. Infatti, in un esperimento, quasi tutti i bambini di 14 mesi erano in grado di imitare almeno tre (the sei) nuovi comportamenti mostrati da un modello di persona dopo ritardo di una settimana. Durante il secondo anno i bambini sono in oltre in grado di adottare procedure più efficienti rispetto a quelli che osservano. Una settimana dopo aver visto un modello distaccato premere un pulsante con la testa per accendere la luce, i bambini di 14 mesi imitavano il modello premendo il pulsante per accendere la luce usando le loro mani. I bambini di due anni sono in grado di produrre il comportamento di modelli assenti, anche quando i materiali a loro disposizione differiscono per certi aspetti da quelli utilizzati dal modello. Thompson e Russell hanno dimostrato che i bambini nel loro secondo anno di vita riescono a riprodurre le azioni dinamiche di un evento quando il modello non è presente. Hanno creato una “condizione fantasma” durante la quale i bambini osservavano un giocattolo su un tappeto che si muoveva verso di loro. Il giocattolo veniva rimosso attraverso il sistema telecomandato ed il movimento del tappeto era contro intuitivo. Ovvero, al posto del tipico tirare, l’azione necessaria per muovere la combinazione giocattolo/tappeto era quello di spingere. I bambini dai 14 ai 26 mesi di età, in questa condizione fantasma, spingevano il tappeto con successo per avere accesso al giocattolo. Thompson e Russell propongono che l’apprendimento osservative o pu avvenire senza un modello. Chiamano questa particolare modalità di apprendimento osservative “emulazione” (contrapposta a “imitazione”, che richiede un modello). ESPERIMENTO BAMBOLA BOBO. L'esperimento della bambola Bobo è una famosa ricerca sperimentale sull'aggressività e l'apprendimento osservativo (o apprendimento sociale) condotta nel 1965 dallo psicologo Albert Bandura, con la quale fu dimostrato che il comportamento aggressivo dei bambini pu essere appreso per imitazione. Bandura sosteneva che i bambini possono apprendere semplicemente osservando il comportamento di un modello sociale anche senza mettere in pratica inizialmente le risposte da soli o ricevere alcun rinforzo per manifestarle. Questo apprendimento “senza prova” non è coerente con l teoria del condizionamento operante di Skinner, il quale sostiene che una persona debba mettere in pratica una risposta, poi ricevere un rinforzo per poterla apprendere. Le ricerche di Bandura sono state più volte utilizzate anche a sostegno della tesi, ancora attuale, secondo la quale le scene di violenza mostrate in televisione possono produrre comportamenti imitativi da parte dei ragazzi. Bandura forma tre gruppi di bambini in età prescolare che osservavano un breve filmato in cui un modello adulto svolgeva una sequenza di risposte aggressive inusuali nei confronti del pupazzo Bobo, colpendo con una mazza gridano “sakeroo”, lanciando palle di gomma e gridando “bang bang” e così via. Vi erano 3 condizioni sperimentali: Condizione modello-ricompensa, in cui i bambini vedevano un adulto che dava al modello aggressivo una caramella e una bevanda per una “prestazione da campione”; Condizione modello-punizione in cui i bambini vedevano un altro adulto rimproverare e sculacciare il modello per aver colpito Bobo. Condizione senza conseguenza in cui i bambini vedevano semplicemente il modello comportarsi in maniera aggressiva. Quando il film finiva, ogni bambino veniva lasciato da solo in una sala-giochi che conteneva il pupazzo Bobo e tutti gli altri oggetti che l’adulto aveva utilizzato per colpire Bobo. Gli osservatori (nascosti) registravano tutte le volte in cui il bambino imitava uno o più atteggiamenti aggressivi del modello. Dai risultati è emerso che i bambini nella condizione modello-ricompensa e senza conseguenza imitavano un maggior numero di atti aggressivi del modello rispetto a coloro che avevano assistito alla punizione del modello per il suo comportamento aggressivo. Ciò lasciava in sospeso un grande quesito: è possibile che i bambini della condizione modello- ricompensa e quelli della condizione senza conseguenza avevano imparato più comportamenti aggressivi rispetto ai bambini della condizione modello-punizione? Per questo, Bandura aveva ideato una prova per vedere quando avevano appreso (quanti comportamenti aggressivi aveva memorizzato). Ad ogni bambino venivano date delle ricompense per tutti i comportamenti del modello che erano in grado di rievocare. I risultati furono che i bambini in ognuna delle tre condizioni avevano appreso gli stessi comportamenti osservando il modello. Evidentemente, i bambini che si trovavano nella condizione modello-punizione avevano imitato meno atti aggressivi rispetto al primo test (test di prestazione) perché pensavano che anche loro sarebbero poi stati puniti. Ma quando veniva loro offerta una ricompensa, mostravano di aver imparato molto di più di quanto le loro prestazioni iniziali avessero mostrato. In sintesi, è importante distinguere ci che i bambini apprendono osservando da ci che decidono di mettere in atto. Quindi il rinforzo non è necessario per l’apprendimento. Tuttavia, le conseguenze di rinforzo o punizione possono influenzare la volontà di mettere in atto o meno ci che si è appreso. Skinner >> mettere in pratica la risposta e ricevere il rinforzo (negativo o positivo) è necessario per apprendere. Bandura >> il rinforzo non è necessario per l’apprendimento ma le sue conseguenze o punizioni determinano la scelta di mettere in atto ci che è stato imparato o meno. IN SINTESI, molti dei cambiamenti comportamentali che hanno luogo durante lo sviluppo di bambini sono il risultato dell’apprendimento e dell’esperienza con il mondo in generale. I bambini imparano a non soffermarsi troppo a lungo su stimoli con cui hanno già familiarità (abituazione). Possono arrivare a trovare i piacevoli, o meno, o ad avere paura di quasi tutto se loro incontri con questi oggetti ed eventi si sono verificati in circostanze positive o spiacevoli (condizionamento classico). Formano delle abitudini associando diverse azioni alle loro conseguenze di rinforzo di punizione (condizionamento operante). Acquisiscono nuove abitudini e nuovi comportamenti osservando i comportamenti di modelli sociali (apprendimento osservativo). Quindi l’apprendimento è un importante processo evolutivo che porta i bambini sia diventare come altre persone che a sviluppare le loro idiosincrasie (incompatibilità, avversione). CAPITOLO 6: SVILUPPO COGNITIVO: LA TEORIA DI PIAGET E IL PUNTO DI VISTA SOCIOCULTURALE DI VyGOTSky La cognizione è l’attività del conoscere e i processi attraverso i quali gli umani acquisiscono e utilizzano la conoscenza per risolvere i problemi. Lo sviluppo cognitivo sono i cambiamenti che avvengono. Lo studio dello sviluppo cognitivo sono i cambiamenti che avvengono nelle abilità mentali dei bambini nel corso della loro vita. LA TEORIA DELLO SVILUPPO COGNITIVO DI PIAGET Piaget unì i suoi primi interessi per la zoologia e l’epistemologia (la branca della filosofia che si occupa dell’origine delle conoscenze) per sviluppare una nuova scienza che chiam epistemologia genetica e che definì come lo studio sperimentale dell’origine della conoscenza. Piaget iniziò i suoi studi osservando i suoi tre figli nella prima infanzia e il loro modo di giocare, di risolvere piccoli problemi che preparava per loro e come arrivavano a capire se stessi e il mondo. Più tardi, studòo campioni più ampi di bambini di età diverse attraverso il metodo clinico per scoprire come questi risolvevano problemi e come la pensavano su questioni di vita quotidiana. Da queste osservazioni Piaget formul la sua teoria della crescita intellettiva. CHE COS’È L’INTELLIGENZA Piaget definisce l’intelligenza come una funzione vitale di base che consente all’organismo di adattarsi al suo ambiente. Egli sostiene che l’intelligenza è “una forma di equilibrio al quale tendono tutte le strutture cognitive”. Secondo lui l’attività intellettiva ha un solo obiettivo: produrre un’equilibrata e armoniosa relazione tra i processi del proprio pensiero e l’ambiente (equilibrio cognitivo). Piaget ritiene che i bambini siano esploratori attivi e curiosi messi alla prova da nuovi stimoli ed eventi che non riescono a comprendere immediatamente e che quindi avessero quello che lui definisce squilibri cognitivi tra il loro modo di pensare e gli eventi dell’ambiente. Questi squilibri spingono i bambini a compiere aggiustamenti mentali che gli consentono di affrontare nuove sfide e di ristabilire l’equilibrio cognitivo. Quello di Piaget è un modello “interazionista” che implica che le discrepanze tra i propri schemi mentali interni (conoscenze interne) e l’ambiente esterno stimolino l’attività cognitiva e la crescita intellettiva. Egli descrisse il bambino come un costruttivista, un individuo che agisce su nuovi oggetti ed eventi e perci acquisisce una certa comprensione delle loro caratteristiche. La costruzione della realtà dei bambini (la loro interpretazione degli oggetti ed eventi) dipende dalla conoscenza che hanno a disposizione: più il loro sistema cognitivo è immaturo, più sarà limitata la sua interpretazione di un evento. COME ACQUISIAMO CONOSCENZA: SCHEMI COGNITIVI E PROCESSI COGNITIVI Secondo Piaget, la cognizione si sviluppa per mezzo di un raffinamento e una trasformazione di strutture mentali o schemi, ossia delle strutture organizzate di pensiero o azioni che costruiamo per interpretare qualche aspetto della nostra esperienza (chiamata anche struttura cognitiva). Uno schema è quindi una strutturata di pensiero o azione, vista come una base di conoscenza attraverso la quale i bambini interpretano il mondo. I bambini conoscono il loro mondo attraverso i propri schemi. Per Piaget lo sviluppo cognitivo coincide con lo sviluppo degli schemi. Questi schemi sono creati attraverso il funzionamento di due processi intellettivi innati: L’organizzazione, il processo attraverso il quale i bambini combinano schemi esistenti in nuovi e più complessi schemi intellettivi. Esempio: un bambino che possiede i riflessi dell’”osservare”, “raggiungere” e “afferrare” organizza questi schemi, inizialmente non correlati, in una struttura più complessa che gli consente di raggiungere e scoprire le caratteristiche degli oggetti. Sebbene gli schemi cognitivi possano assumere forme diverse nelle diverse fasi dello sviluppo, il processo di organizzazione resta invariato. Piaget credeva che i bambini costantemente organizzassero qualunque schema possiedano in strutture più complesse e adattive. Lo scopo dell’organizzazione è promuovere l’adattamento; - L’adattamento, la tendenza innata ad adattarsi alle richieste dell’ambiente. Secondo Piaget l’adattamento avviene attraverso due attività complementari: - Assimilazione, il processo attraverso il quale i bambini tentano di interpretare le nuove esperienze secondo i loro modelli esistenti di mondo, gli schemi che già possiedono. Esempio: il bambino che vede un cavallo per la prima volta pu tentare di assimilarlo ad uno dei suoi schemi esistenti di animali a quattro zampe e quindi potrebbe pensare che quell’animale sia un cagnolino; - L’accomodamento (complementare all’assimilazione), il processo che consiste nel modificare strutture esistenti in modo da giustificare, adattarsi e incorporare le nuove esperienze. Esempio: il bambino che riconosce che un cavallo non è un cane potrebbe inventare un nome per questa creatura o adottare il termine utilizzato dai suoi familiari. Nel farlo ha modificato (adattato) il suo schema di animali a quattro zampe per includervi una nuova categoria di esperienza (cavalli). Per Piaget, accomodamento e adattamento funzionano insieme per promuovere la crescita cognitiva. GLI STADI DELLO SVILUPPO COGNITIVO DI PIAGET Piaget identifica quattro grandi periodi, o stadi di sviluppo cognitivo. Questi stadi di crescita intellettiva rappresentano qualitativamente livelli diversi di funzionamento e forma chi Piaget chiama sequenza invariante di sviluppo, una serie di sviluppi che avvengono in un particolare ordine dato che ogni singolo sviluppo all’interno della sequenza è un prerequisito per quelli che verranno successivamente. Tutti i bambini progrediscono negli stadi nello stesso ordine. Nonostante Piaget ritenesse che la sequenza degli stadi intellettuali fosse fissa o in variante, riconosceva che ci sono enormi differenze individuali nell’età in cui i bambini entrano o emergono dai vari stadi. Riteneva che i fattori culturali e altre influenze ambientali potessero accelerare o ritardare il ritmo della crescita intellettiva. Gli stadi che Piaget identifica sono 4: Stadio sensomotorio (dalla nascita ai 2 anni); Stadio pre-operatorio (dai 2 ai 7 anni); Stadio operatorio concreto (dai 7 agli 11 anni); Stadio operatorio formale (dagli 11 anni in poi). LO STADIO SENSOMOTORIO (DALLA NASCITA AI 2 ANNI) Il periodo sensomotorio è il primo stadio di sviluppo cognitivo piagetiano, che va dalla nascita ai 2 anni, in cui il piccolo fa affidamento su schemi comportamentali come modalità attraverso cui esplorare comprendere l’ambiente. ATTIVITÀ RIFLESSE (DALLA NASCITA A 1 MESE). Il primo mese è caratterizzato dalle attività riflesse, un periodo in cui le azioni di un neonato sono limitate ad esercitare i riflessi innati, ad similare nuovi oggetti in questi schemi riflessivi e ad adattare i loro riflessi ai nuovi oggetti. REAZIONI CIRCOLARI PRIMARIE (DA 1 A 4 MESI). Da 1 a 4 mesi compaiono i primi schemi non di riflesso. I neonati scoprono che le varie risposte che possono emettere e controllare sono soddisfacenti e, perciò, meritevoli di ripetizione. Questi atti ripetitivi, chiamati reazioni circolari primarie, sono sempre rivolti al corpo del neonato stesso. Queste reazioni sono “primarie” perché sono le prime abitudini motorie che appaiono e “circolari” perché sono ripetitive. REAZIONI CIRCOLARI SECONDARIE (DA 4 A 8 MESI). Tra i 4 e gli 8 mesi di età, i neonati scoprono che possono far accadere cose interessanti agli oggetti al di là del proprio corpo e ripetono le loro azioni per il piacere che procurano. Piaget ritiene che l’interesse improvviso nei bambini dai 4 agli 8 mesi per gli oggetti esterni, indica che hanno cominciato a differenziarsi dagli oggetti di cui hanno controllo nell’ambiente circostante. Esempio: un bambino strizza una paperella e scopre che questa starnazza. La cosa lo diverte e quindi continua a strizzarla. Inoltre, Piaget sostiene che la reazione circolare secondaria non è una risposta complementare intenzionale perché il risultato interessante che produce è stato scoperto per caso. COORDINAZIONE DI REAZIONI SECONDARIE (DAGLI 8 AI 12 MESI). Tra gli 8 e i 12 mesi appaiono per la prima volta risposte intenzionali, nel sottostadio della coordinazione di reazioni circolari secondarie, quando i bambini cominciano a coordinare due o più azioni per raggiungere semplici obiettivi. Esempio: se mettessimo sotto un cuscino un giocattolo, un bambino di 9 mesi con una mano alzerebbe il cuscino e con l’altra afferrerebbe il giocattolo. Piaget credeva che la semplice coordinazione di schemi secondari rappresentasse la primissima forma di un comportamento rivolto ad un obiettivo, e perci un vero problem solving. REAZIONI CIRCOLARI TERZIARIE (DAI 12 AI 18 MESI). Tra i 12 e i 18 mesi di età, i bambini cominciano a sperimentare attivamente sugli oggetti e tentano di inventare nuovi metodi per risolvere i problemi o per riprodurre risultati interessanti. Esempio: un bambino dopo aver scoperto che la papera starnazza se viene strizzata, prova a pestarla, schiacciarla con un cuscino per vedere se il giocattolo starnazza lo stesso. Le reazioni circolari terziarie sono il quinto sottostadio dello stadio sensomotorio di Piaget: uno schema esplorativo in cui il bambino inventa un nuovo metodo per agire sugli oggetti e riprodurre risultati interessanti. PROBLEM SOLVING SIMBOLICO o SPERIMENTAZIONE INTERIORE (DAI 18 AI 24 MESI). L’impresa che corona lo stadio sensomotorio avviene quando i bambini iniziano ad interiorizzare i loro schemi comportamentali per costruire simboli mentali o immagini che possono usare come guida per una futura condotta. Nel sesto sottostadio i bambini acquisiscono l’abilità di risolvere semplici problemi senza doversi affidare ad una sperimentazione per tentativi. Esempio: un bambino è seduto davanti ad un tavolo. Su questo tavolo ci sono una crosta di pane fuori dalla sua portata (posizionata in modo da non riuscire ad afferrarla con le mani) e un bastoncino di circa 25cm di lunghezza. Il bambino tenta di afferrare la crosta di pane ma non ci riesce, riesce ad intuire per che pu servirsi del bastoncino. Allora afferra il bastoncino come estensione del suo braccio, lo dirige verso il pane e lo attira a sè. La risoluzione del problema del bambino si è verificata ad un livello interno, simbolico nel momento in cui ha visualizzato il bastoncino come estensione del suo braccio per afferrare un oggetto lontano. SVILUPPO DELL’IMITAZIONE Piaget riconosce all’imitazione un significato molto importante nel corso dello sviluppo. Osservò che i bambini non sono in grado di imitare risposte nuove fornite da un modello fino agli 8-12 mesi (stessa età in cui danno qualche prova di intenzionalità nel loro comportamento). Gli schemi imitativi dei bambini così piccoli sono però imprecisi. Se volessimo insegnare ad un bambino a piegare e poi drizzare un dito, probabilmente potrebbe imitarci aprendo e chiudendo l’intera mano. Imitazioni perfette di risposte semplicissime potrebbero anche richiedere giorni o settimane prima che un bambino di 8-12 mesi capisca e le apprenda. L’imitazione volontaria diventa più precisa tra i 12 e i 18 mesi. Una bambina di 1 anno e 20 giorni scopre la sua fronte dopo aver visto un adulto toccarsi la sua. Prima si strofina un occhio, poi tastava la parte superiore della testa e infine portava la mano più in giù raggiungendo la fronte. Secondo Piaget dai 18 ai 24 mesi di età appare l’imitazione differita, l’abilità di riprodurre un comportamento proposto da un modello a cui si è assistito in qualche momento nel passato. Questo perché egli riteneva che i bambini più grandi sapessero costruire simboli mentali, o immagini, del comportamento di un modello che sono conservati nella memoria e ripresi più tardi per aiutare il bambino a ricreare la sequenza fornita come esempio. Alcuni ricercatori dissento da Piaget e sostengono che l’imitazione differita si manifesti molto prima. Alcune ricerche hanno mostrato che i bambini di 6 mesi sono in grado di imitare azione molto semplici anche dopo 24 ore e che i bambini di 1/2 anni sono capaci di imitare eventi memorabili persino un anno dopo averli visti per la prima volta. La capacità di imitazione differita è presente molto prima di quanto Piaget avesse pensato; questa scoperta solleva dubbi sulla descrizione di Piaget del bambino sensomotorio non simbolico. SVILUPPO DELLA PERMANENZA DELL’OGGETTO. Una delle conquiste più importanti del periodo sensomotorio e lo sviluppo della permanenza dell’oggetto, l’idea che gli oggetti continuano ad esistere anche quando non sono più visibili o individuabili attraverso altri sensi. Esempio: se spostiamo un orologio e lo copriamo con una tazza da caffè sapremmo che l’orologio continua ad esistere. Ma poiché i bambini piccoli dipendono da così tanto dei loro sensi e dalle loro abilità motoria per “capire” un oggetto, sembra che agiscano come se gli oggetti esistessero solo se possono essere immediatamente percepiti o su di essi si possa agire. Piaget ed altri hanno scoperto che i neonati da 1 a 4 mesi non cercano oggetti attraenti che siano nascosti alla vista. Se l’orologio viene coperto in poco tempo perdono interesse quasi come se credessero che l’orologio non esista più. Dai 4 agli 8 mesi, i bambini riescono a riprendere oggetti che sono stati parzialmente nascosti o posizionati sotto una copertura parzialmente trasparente; ma il fatto che continuano a non cercare oggetti completamente nascosti suggerì a Piaget l’idea che, dal punto di vista del neonato, gli oggetti che scompaiono non esistono più. Segnali più evidenti della comparsa del concetto di oggetto appaiono dagli otto ai 12 mesi di età. Tuttavia, la permanenza dell’oggetto è lungi dall’essere completa. Piaget osservò la figlia all’età di 10 mesi e not che prendendo un pappagallo giocattolo e dalle mani della bambina e nascondendolo due volte sotto il materassino alla sua sinistra, entrambe le volte la bambina cercò il giocattolo e lo afferrò. E prendendo poi il giocattolo dalle mani della bambina e spostandolo molto lentamente davanti ai suoi occhi ad un punto corrispondente alla sua destra, la bambina guarda il movimento ma nel momento in cui il pappagallo sparisce lei si gira a sinistra e lo cerca nel punto in cui era prima (sotto il materassino). La risposta della figlia di Piaget e tipica dei bambini di 8-12 mesi che cercheranno un oggetto nascosto dove l’hanno trovato precedentemente invece che dove l’hanno visto. Tra i 12 e i 18 mesi, il concetto dell’oggetto migliora. I bambini seguono la traiettoria visibile degli oggetti e ricercano dove gli hanno visti l’ultima volta. Ancora una volta la permanenza dell’oggetto non è completa perché se nascondiamo un giocattolo in mano e mettiamo una mano dietro una barriera, e poniamo un giocattolo, togliamo la mano e chiediamo al bambino di trovare il giocattolo, i bambini di 12-18 mesi lo cercheranno dove l’hanno visto l’ultima volta (nella nostra mano). Dai 18 ai 24 mesi di età i bambini sono capaci di rappresentare mentalmente queste dislocazioni invisibili e usare le inferenze mentali per guidare la loro ricerca degli oggetti che sono scomparsi. A questo punto, comprendono perfettamente che gli oggetti hanno una loro permanenza e sono molto orgogliosi di riuscire a trovare gli oggetti in sofisticate gare di nascondino. CRITICHE ALLA TEORIA DI PIAGET SULLO SVILUPPO SENSOMOTORIO: NEO-INNATISMO E TEORIE DELLA TEORIA Alcuni ricercatori oggi ritengono che siano necessarie nuove teorie per catturare completamente la ricchezza dell’intelligenza infantile poiché accusano Piaget di sottostimare le capacità cognitive dei bambini. Neo-innatismo. I sostenitori del neo-innatismo credevano che i bambini nascessero con una considerevole conoscenza innata del mondo fisico che richiede meno tempo ed esperienza per essere dimostrata di quanto Piaget ritenesse. Secondo alcune ricerche i bambini non dovevano “costruire” la conoscenza relativa alla permanenza dell’oggetto ma questa è parte dell’eredità genetica del bambino e che quindi il bambino è già preparato dall’evoluzione a dare un senso a certi aspetti del suo mondo fisico. Altri sostengono che i neonati sin dai primi mesi di vita sono esseri simbolici. TEORIA DELLA TEORIA. Ci sono altri teorici che riconoscono che i bambini vengono al mondo con più conoscenza di quanto sostenesse Piaget, ma che credono che oltre i primissimi stadi dello sviluppo sensomotorio, il resoconto costruttivista di Piaget sia generalmente vero. I teorici della teoria combinano aspetti del neo-innatismo con il costruttivismo di Piaget. L’idea di fondo della teoria della teoria è che i bambini sono preparati dalla nascita a capire il senso di alcune classi di informazioni (come sostengono i neo-innatisti), ma questa conoscenza è incompleta e richiede che i bambini facciano molta esperienza per costruire la realtà (come sosteneva Piaget). I bambini lo fanno costruendo “teorie” su come funziona il mondo e valutano e modificano le loro teorie, proprio come fanno gli scienziati, fino a quando i modelli nei loro cervelli assomigliano al mondo in cui è strutturato. LO STADIO PRE-OPERATORIO (DAI 2 AI 7 ANNI) E L’EMERGERE DEL PENSIERO SIMBOLICO Il periodo pre-operatorio è il secondo stadio di Piaget dello sviluppo cognitivo che va dai 2 ai 7 anni di età, quando i bambini pensano a livello simbolico ma non stanno ancora usando operazioni cognitive. Questo periodo, appunto, è contraddistinto dall’ apparire de

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