Processi Cognitivi - Teoria Giannini PDF

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These notes provide an introduction to cognitive processes and psychology. They explore the role of memory, discuss the complexity of cognitive processes, and detail the scientific method used in psychology. Key concepts including variables, hypotheses, and experimental designs are also covered.

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PROCESSI COGNITIVI TEORIA PROF. GIANNINI CAP 1 - INTRODUZIONE Forever Today è un documentario che racconta la storia di Clive Wearing e dell’infezione cerebrale che lo ha reso incapace di memorizzare qualsiasi nuova cosa o di ricordare episodi del passato. Questo documentario rappresenta u...

PROCESSI COGNITIVI TEORIA PROF. GIANNINI CAP 1 - INTRODUZIONE Forever Today è un documentario che racconta la storia di Clive Wearing e dell’infezione cerebrale che lo ha reso incapace di memorizzare qualsiasi nuova cosa o di ricordare episodi del passato. Questo documentario rappresenta una dimostrazione importante di quale sia il ruolo della memoria nella vita di ogni giorno e cosa può accadere nel momento in cui un’area cerebrale viene danneggiata. La storia vera di Clive Wearing ci permette di ragionare e riflettere su diversi aspetti: 1.Comportamento umano a. Cosa guida il nostro comportamento? b. Gli effetti di lesioni come quella di Clive Wearing, lo hanno reso una persona diversa? 2.Complessità dei processi cognitivi (linguaggio, decisione, memoria,...) a. Come sono legati fra loro questi processi? b. Il danno ad uno solo di questi processi può influenzare il funzionamento degli altri? Che cos’è la psicologia? Il termine psicologia deriva da due parole greche: Psyche (anima) e logos (parola, discorso). L’unione fra queste due parole nel significato moderno è traducibile con psiche = mente e logos = scienza e, di conseguenza, come studio della mente. La mente, però, non può essere osservata e, quindi, studiata. Ciò che possiamo fare è spostare la nostra attenzione al comportamento, chiaramente osservabile. La psicologia può essere quindi definita come lo studio scientifico del comportamento e dei processi mentali. Che cosa significa affermare che la psicologia è una scienza? Fare scienza consiste nel tentare di risolvere problemi rilevanti attraverso la raccolta e l’analisi sistematica dei dati. Ricorda: La psicologia può essere definita come lo studio scientifico del comportamento e dei processi mentali. Lo studio del comportamento Per poter studiare il comportamento s i utilizzano diverse fasi: 1. osservare → stare attenti quando si ascolta e avere un ascolto attivo e partecipativo 2. descrivere → ognuno dà delle descrizioni diverse su eventi avvenuti in base ai ricordi che (es marito e moglie, come vi siete conosciuti? tutti e due potrebbero dare due versioni diverse dei fatti) 3. classificazione → (es notare che un ragazzo è dsa, classificazione disturbo dell’apprendimento) 4. misurazione → se io devo assumere una persona su tanti candidati io devo capire chi è migliore fra questi 5. spiegazione delle cause→ quando noi abbiamo fatto questo percorso dobbiamo arrivare al punto di individuare le cause del comportamento che lo hanno generato (es un bambino non riesce a giocare, dobbiamo capire perché fa così, magari a un problema con i genitori o altre cause, noi dobbiamo individuare le cause) Possiamo dire di aver spiegato un comportamento osservato solo se riusciamo ad individuare le cause più probabili che lo hanno generato. Le cause del comportamento possono essere molteplici: Gli eventi casuali, ovvero che causano a loro volta altri eventi, tra i quali il comportamento, possono essere ricondotti a livelli di spiegazione diversi. Infatti, uno stesso comportamento può essere spiegato a livello fisiologico ma anche attraverso l'osservazione degli stati mentali (come rabbia, paura, curiosità) Le cause del comportamento possono essere molteplici: Gli eventi causali, ovvero che causano a loro volta altri eventi, tra i quali il comportamento, possono essere ricondotti a livelli di spiegazione diversi. Infatti, uno stesso comportamento può essere spiegato a livello fisiologico ma anche attraverso l’osservazione degli stati mentali (come rabbia, paura, curiosità). Fare scienza consiste nel tentare di risolvere problemi rilevanti attraverso la raccolta e l’analisi sistematica dei dati. - (domanda esame): la psicologia può essere definita come lo studio scientifico del comportamento e dei processi mentali. CAP 2 - METODI E PROCEDURE DELLA PSICOLOGIA Il metodo scientifico L’obiettivo globale della Psicologia come scienza è la spiegazione del comportamento. Come scienziati, numerosi psicologi sperimentali sono convinti che il comportamento, come altri fenomeni naturali, possa essere studiato oggettivamente. Ipotesi → affermazione generale da verificare riguardante la relazione causa effetto tra due o più eventi. L’ ipotesi è la fase preliminare della teoria. Elaborazione di una teoria che spieghi le relazioni sistematiche esistenti in un particolare campo (descrivere e predire). Teoria → ipotesi generale elaborata/asserzione riguardante le relazioni fra variabili → se è una singola relazione: legge. Le teorie che non hanno alla base un metodo scientifico sono definite teorie ingenue e si basano sull’esperienza personale. Metodi e procedure per arrivare alla formulazione di una teoria I metodi forniscono strumenti per tradurre le idee del ricercatore in azioni. Metodo scientifico → insieme di regole (basate su: logica e senso comune) e procedure da seguire durante la ricerca scientifica per rispondere ad una domanda/ verificare un’ipotesi. Tipi (livelli) di ricerca Descrittiva. Obiettivo: osservare e registrare la frequenza con cui si verifica un determinato evento (Metodo osservativo, inchieste demoscopiche, etc), (no intervento variabili) Correlazionale. Obiettivo: scoprire in che misura le variazioni in un certo comportamento (una certa variabile) sono sistematicamente collegate alle variazioni di altre variabili. Si cercano relazioni, (no intervento variabili) Sperimentale. Obiettivo: fornire informazione causale. Possiamo comprendere perché avvengono (causa) certi fenomeni agendo su alcuni aspetti dell’ambiente/alcune variabili (indipendenti) per studiare le variazioni in altre variabili (dipendenti) individuandone la causa, (si intervento variabili) Il ricercatore modifica deliberatamente alcuni aspetti dell'ambiente in cui avvengono: le variazioni in A provocano variazioni in B. Tipologie di disegno di ricerca Descrittivo → Visione televisione. Numero di ore trascorse davanti alla TV. Descrizione dell’esperienza. Osservazione del comportamento. Correlazionale → Più tempo i bambini passano davanti alla TV più sono presenti comportamenti violenti (correlazione positiva). Sperimentale → In laboratorio si suddividono a caso i bambini in tre gruppi. Ogni gruppo vede la TV per tempi diversi. Si riprendono con la videocamera mentre giocano. Analisi del filmato per quantificare i comportamenti violenti tra i tre gruppi. La psicologia come scienza La scienza psicologica si pone come obiettivo a) la definizione della relazione tra determinate variabili (e.g. comportamento di aiuto e situazioni di gruppo) b) sistematizzare tale relazione nel corpo di conoscenze proprie alla psicologia (e.g.: differenze di comportamento individuo vs gruppo) Psicologia scientifica e psicologia ingenua Scienza e senso comune Teoria ingenua: teoria fondata non su controlli scientifici ma sull'esperienza personale Esse possono essere: a. Confermate b. Respinte Differenza tra teoria scientifica dalla teoria ingenua: metodo di controllo sperimentale. Esempio Un bambino corre in una stanza perlustrando ogni pertugio e nascondiglio. Perché? Il senso comune interpreta con alta probabilità un comportamento di questo tipo (esplorazione) come dovuto alla perdita di un oggetto, trascurando altre possibili spiegazioni La teoria ingenua viene usata per spiegare il comportamento del bambino; osservando il comportamento del bambino la teoria ingenua può essere: 1. confermata se subito dopo avere scoperto il suo giocattolo preferito il bambino si rilassa e smette di cercare 2. respinta se entra un amico e vi rendete conto che stavano facendo un gioco La differenza tra una teoria ingenua e una teoria scientifica consiste fondamentalmente nel metodo di controllo delle spiegazioni; per le teorie scientifiche il metodo principale è il metodo sperimentale. Il metodo sperimentale Metodo sperimentale → si basa su osservazioni oggettive (dipende da valutazioni e esperienze personali). Una caratteristica fondamentale del metodo sperimentale è che il tentativo di acquisire conoscenze si deve basare su osservazioni oggettive, cioè su tutto ciò che non dipende da valutazioni e da esperienze personali. È oggettiva qualunque osservazione ottenuta attraverso uno strumento di misura. Se un’osservazione è oggettiva significa che è anche replicabile, nel senso che può essere ripetuta da altre persone, in altri luoghi ed in altri tempi, ottenendo risultati sostanzialmente identici. Il raggiungimento di questo obiettivo è ostacolato dalla: 1. impossibilità (frequente) di misurare direttamente le variabili di indagine 2. variabilità intra-individuale e inter-individuale Per superare questi ostacoli il metodo sperimentale si articola in 5 passaggi: 1. operazionalizzare le variabili di cui si vuole studiare la relazione, Identificazione problema e formulazione ipotesi sulle relazioni causa-effetto fra le variabili: osservazione e descrizione di fenomeni e sviluppo di ipotesi e teorie; 2. Progettazione esperimento: costruire situazioni controllate per lo studio di tale relazione, considerare variabili sperimentali (dipendenti e indipendenti) 3. Condurre l’esperimento: agire e manipolare le variabili indipendenti per rilevare cambiamenti nelle variabili dipendenti 4. analizzare la relazione di studio in maniera statistica 5. Comunicare i risultati alla comunità scientifica 1° Fase: identificazione del problema Durante la prima fase di una ricerca scientifica bisogna prendere in considerazione un problema da indagare. Tale indagine si caratterizza per: 1. Osservazione → l’osservazione consente di descrivere fenomeni e registrare informazioni permettendo di formulare ipotesi. L’osservazione può essere di due tipi: a. Osservazione non partecipante: caratteristica fondamentale: osservatore non interferisce con la situazione osservata; es: osservazione naturalistica; b. Osservazione partecipante: Caratteristica fondamentale: osservatore interviene nella situazione osservata (tipica della ricerca etnografica); es: osservazione clinica: analisi di caso: risultati osservazioni e descrizioni; Partecipazione per un periodo alle normali attività del gruppo da osservare (gruppo di lavoro, sportivo, etc.) 2. Ipotesi: è il punto di partenza di ogni studio. L’ipotesi risulta dall’accumulo di esperienze di studio e di ricerca poiché una buona ricerca svolge il compito di rispondere a delle domande e di generarne altre; 3. Teoria: è un’ipotesi elaborata. Una teoria scientifica genera nuove ipotesi VERIFICABILI: le ipotesi possono essere comprovate o falsificate. 2° fase: progettazione esperimento 3 elementi: rilevazione delle variabili, definizione operazionale e procedure di controllo: 1. rilevazione delle variabili → Le variabili: grandezze di valore o categorie in cui vengono classificati una serie di comportamenti. Le variabili si distinguono in: - Variabile indipendente → è la variabile che lo sperimentatore manipola/varia ed è supposta essere la causa del mutamento di un’altra variabile. - Variabile dipendente → è la variabile che viene misurata e operazionalizzata; dipende dalla v.i. di conseguenza risulta essere l’effetto del mutamento della v.i.Il valore della v.d. dipende dal valore della v.i.. Manipolare: stabilire i valori di una variabile per esaminare l’effetto che ha su un’altra variabile. Misurare: registrare le variazioni di una variabile. I risultati delle manipolazioni sperimentali e delle misurazioni delle variabili ci aiutano a verificare le ipotesi; 2. definizione operazionale → passaggio dal generale (teoria) al particolare (variabile): la definizione delle variabili indipendenti e dipendenti in termini di operazioni che un ricercatore mette in atto per stabilirne il valore o misurarle e quindi per verificare un’ipotesi/teoria. La definizione operazionale deve prendere in considerazione 3 elementi: - Variabile indipendente; - Variabile dipendente; - Contesto dell’esperimento. Caratteristica delle definizioni operazionali: - Validità: grado di adeguatezza delle def. op.li a verificare una ipotesi generale, ossia la validità misura quanto queste rappresentino valori delle variabili manipolate o misurate. 3. controllo delle variabili → durante l’esperimento bisogna: - Intervenire solamente sulle variabili indipendenti e evitare le influenze di altre variabili derivanti dal contesto; - Evitare la confusione delle variabili: evitare di introdurre variabili indipendenti non calcolate al fine di non generare un’impossibilità di distinzione degli effetti dalle rispettive cause → artefatto: effetto di variabili non calcolate 3° Fase: conduzione dell’esperimento 1. sviluppare misurazioni attendibili → una procedura descritta da una definizione operazionale che genera risultati coerenti in condizioni coerenti viene definita molto attendibile. Caratteristiche: - condizioni costanti; - attendibilità inter-osservatore: per diminuire l’influenza della soggettività degli sperimentatori si può: - precisare nel dettaglio i criteri per definire una variabile osservata - osservazione multipla e indipendente: più ricercatori forniscono valutazioni indipendenti senza essere a conoscenza delle valutazioni altrui 2. selezionare i partecipanti → i soggetti partecipanti ad un esperimento vengono divisi in due gruppi: - gruppo sperimentale: ai soggetti di questo gruppo subiscono un determinato trattamento → manipolazione variabile; - gruppo di controllo: ai soggetti di questo gruppo non viene somministrato nessun trattamento oppure gli viene somministrato un placebo → no manipolazione variabile. Variazioni: - tra i gruppi: a causa delle variabili indipendenti; - all’interno del gruppo. Assegnazione casuale: ciascun partecipante ha la stessa probabilità di venir assegnato a una delle due condizioni dell’esperimento. In questo modo si evita che le caratteristiche dei soggetti si confondano con i valori manipolati della v.i.. 3. effetti dell’aspettativa → effetto Hawthorne: l’osservazione può indurre un cambiamento in ciò che si osserva: i partecipanti di un esperimento che sanno di essere osservati saranno influenzati nel loro comportamento. Una spiegazione di questo effetto è che i soggetti consapevoli dell’ipotesi sviluppano una cooperazione con i ricercatori tale che tenderanno a comportarsi come se l’ipotesi fosse vera. Tecniche di sperimentazione → per: - evitare individuazione delle aspettative del ricercatore da parte dei soggetti; - evitare che gli sperimentatori siano influenzati nell’operazione di osservazione e conclusione. Esperimenti a singolo-cieco: solo i soggetti partecipanti non sono a conoscenza delle ipotesi e delle variabili; gruppo A: somministrazione della variabile; gruppo B: somministrazione del placebo; Esperimenti a doppio-cieco: ricercatori e partecipanti non sono a conoscenza delle ipotesi e delle variabili. 4° Fase: valutare le ipotesi esaminando i dati della ricerca Le teorie scientifiche devono prendere in considerazione caso e probabilità. Per verificare un’ipotesi di ricerca bisogna formulare un’ipotesi nulla di cui bisogna dimostrare la falsità. Ipotesi nulla: ipotesi di falsità dell’ipotesi di ricerca (falsificabilità). Regione critica: insieme dei risultati che ci permette di respingere l'ipotesi nulla. Una volta stabilita la regione critica, è possibile stabilire se il rapporto critico è significativo, se cioè non è dovuto al caso. 5° Fase: comunicare i risultati Comunicare i risultati Costruzione della situazione sperimentale Distinzione delle variabili: - indipendente: è la variabile che lo sperimentatore manipola/varia ed è supposta essere la causa es. Assunzione di tabacco+THC - dipendente: è la variabile che dipende da un’altra variabile (l’indipendente), è solitamente operazionalizzata, viene misurata ed è l’effetto es. Ansia: battito cardiaco, misuro la frequenza dei battiti Costruzione del piano sperimentale partecipanti → gr. 05 THC → misuro il battito cardiaco VI VD (ansia) risultati: il battito cardiaco è di 160 battiti/1min Il risultato è attendibile? Necessità di costruire un gruppo di controllo: gr 1 partecipanti → gr. 05 THC + tabacco → misuro il battito cardiaco gr 2 partecipanti → gr. 05 tabacco → misuro il battito cardiaco Esercizio L’esperimento precedente ci dimostra che per essere sicuri della relazione tra THC e ansia è necessario avere almeno due livelli di una VI (livello 1: THC + tabacco; livello 2: tabacco). *Esercizio: costruite un disegno sperimentale per verificare come l’assunzione di caffè alteri la vigilanza: 1. Operazionalizzo la vigilanza (VD) 2. Costruisco il disegno sperimentale (VI) Attendibile? Vigilanza: prontezza nel rispondere ad uno stimolo; presento uno spot luminoso e chiedo al PP di schiacciare un bottone. Il tempo impiegato per eseguire il compito (RT) è misurabile ed è un buon indicatore della vigilanza (variabile dipendente) Disegno sperimentale: partecipanti → 20 cl di caffè → RT partecipanti → 20 cl di H2O → RT Effetto ambiguo delle variabili indipendenti: al potenziale effetto delle VI (scelta dallo sperimentatore) si sovrappone un altro potenziale effetto di una VI confusa con quella precedente. Verifica: è l’assunzione di caffè vs. assunzione di H2O, oppure la somministrazione di qualcosa ai partecipanti aumenta di per sé la vigilanza? Disegno sperimentale: partecipanti → somministrazione: 20 cl di caffè → RT partecipanti → somministrazione 20 cl di H2O → RT partecipanti → no somministrazione → RT Esperimento = studio delle relazioni tra due (o più) variabili, cioè tra due entità che variano, al fine di individuare una relazione di causa-effetto. In un esperimento: - una variabile, detta indipendente, deve essere controllata (o manipolata) dallo sperimentatore; - dalla variazione di questa dipende la prestazione psicologica misurata, cioè la variabile dipendente Due fonti di variazione: - variazione tra i gruppi indotta dalla variabile indipendente - variazione entro ciascun gruppo Esempio: Secondo il senso comune (ipotesi ingenua) ricordiamo di più le cose che di ricordare (memoria intenzionale), quindi la memoria intenzionale dovrebbe sempre essere superiore alla memoria incidentale. Disegno sperimentale Quattro gruppi di soggetti sperimentali: leggere e memorizzare una lista di parole (memoria intenzionale) solo leggere (memoria incidentale) Due tipi di compiti ripetere le parole della lista raggruppare le parole di una stessa categoria Totale quattro gruppi a seconda del tipo di memorizzazione sollecitata (intenzionale oppure incidentale) e del tipo di istruzioni (ripeti oppure raggruppa in categorie) Si consideri l'esperimento di Mandler (1967): Tipo di Memoria Istruzioni Incidentale Intenzionale Ripeti Prestazione più bassa Prestazione più bassa Raggruppa Prestazione buona Prestazione buona Conclusione: il fattore rilevante non è l'intenzionalità (una teoria ingenua della memoria è quindi insufficiente) ma l'attivazione di processi volti a integrare le informazioni in arrivo. Esempio: Un santone cura 18 malati: 12 sono guariti e 6 no. Il santone sa che la sua cura non funziona sempre ma il fatto che ci riesca due volte su tre lo incoraggia. Il pubblico, nel giudicare l’efficacia, si basa su: Rapporto tra guariti e non guariti - I primi sono molti di più dei secondi e quindi è facile convincersi che la cura è la causa della guarigione - Ne consegue che le guarigioni vengono “spiegate” dalla somministrazione della cura. Cura del santone Si No Guariti Si A:12 B:6 No C:6 D:3 Bisognerebbe invece raccogliere informazioni relative a coloro che non fanno la cura del santone La cura è irrilevante. Infatti 6 persone, su un totale di 27 esaminate, che non hanno ricevuto la cura sono guarite. La percentuale di guariti è sempre di due terzi (6 su 9 equivale a 12 su 18, cioè due terzi). Il senso comune non si preoccupa dei valori contenuti nelle celle B e D. Rischi da evitare - Il rischio di controllare la propria teoria partendo dal presupposto che sia vera; - la focalizzazione, cioè la concentrazione su un aspetto parziale di un problema. Quindi: nel costruire la psicologia come scienza, bisogna liberarsi delle teorie ingenue Decidere su una teoria alla luce dei dati Caso e probabilità sono diventati ingredienti di ogni teoria scientifica: Esempio: lancio di una moneta (esempio più tipico di un processo generato dal caso) Possibili sequenze di otto lanci di una moneta: - sequenza 1→ testa-croce-testa-croce-testa-croce-testa- croce - sequenza 2 → testa-testa-testa-testa-croce-croce- croce- croce Quale delle due sequenze è più probabile? Per il punto di vista ingenuo la sequenza 1 è più probabile della 2; il caso viene visto come un processo di auto-correzione. Esempio: Vogliamo controllare se è vera o falsa l'ipotesi "la moneta non è truccata" Come ragiona lo scienziato? Per dimostrare l'ipotesi di ricerca (cioè che la moneta non è truccata) deve dimostrare che l'ipotesi nulla (e cioè che la moneta è truccata) è falsa Regione critica: insieme dei risultati che ci permette di respingere l'ipotesi nulla Una volta stabilita la regione critica, è possibile stabilire se il rapporto critico è significativo, se cioè non è dovuto al caso La ricerca in psicologia e nelle altre discipline sperimentali procede così: - si decide l'ipotesi da testare e la regione critica per un eventuale rifiuto - si allestisce il controllo sperimentale e si raccolgono i dati, si constata qual è la decisione teorica da prendere (accettare o rifiutare l'ipotesi) L'ipotesi nulla viene formulata se costituisce un plausibile punto di partenza Uno sperimentatore esperto divide i volontari a caso in due gruppi differenti: Gruppo sperimentale: - Ai soggetti di questo gruppo viene rilevato il punteggio di autovalutazione prima e dopo la somministrazione del farmaco Gruppo di controllo: - I soggetti di questo gruppo vengono trattati nello stesso modo, - ma invece del farmaco vengono somministrate loro delle sostanze inattive (placebo) Come mai i punteggi di autovalutazione salgono da 4.3 a 6.1 anche nel gruppo di controllo? farmaco placebo Prima 4,3 4,3 Dopo 6,1 6,1 Effetto placebo = le persone rispondono ai farmaci e alle terapie nel modo in cui pensano di "dover" rispondere Attenzione: anche il metodo sperimentale ha i suoi limiti. In psicologia vengono chiamati artefatti i risultati dovuti a qualcosa di diverso da quello che si credeva di manipolare attraverso la variabile indipendente. Ricerca non sperimentale La parola esperimento viene usata per riferirsi a qualsiasi studio scientifico. In realtà molti studi sono non-sperimentali (che non significa non-scientifico!). Quando la variabile indipendente NON viene manipolata dallo sperimentatore si parla di RICERCHE NON SPERIMENTALI. Ricerca non sperimentale: - Descrittiva - Correlazionale Il metodo osservativo Due tipi di tecniche osservative → partecipante → non partecipante - L’osservazione “non partecipante” o naturalistica: osservare dall’esterno cercando di non interferire in alcun modo con la situazione osservata (analogia con l’etologia). L’osservazione “partecipante”: Si entra come parte attiva della situazione che si vuole studiare (tipica della ricerca etnografica). Partecipazione per un periodo alle normali attività del gruppo da osservare (gruppo di lavoro, sportivo, etc.) Rispetto all’osservazione partecipante vi sono sia vantaggi che svantaggi: Possibilità di modificare il comportamento dei soggetti osservati (col tempo diviene normale). Mantenere il giusto distacco In che misura ci si può fidare delle osservazioni di un unico osservatore ? Occorre verificare il grado di accordo fra differenti giudici indipendenti e possibilmente ignari delle ipotesi del lavoro di ricerca (osservatori “blind” ovvero “ciechi”). Gli studi correlazionali Gli studi correlazionali hanno lo scopo di scoprire se esistono delle relazioni tra due o più variabili oggetto di studio. Se viene trovata una relazione tra due variabili si dice che sono correlate. Il ricercatore cerca una relazione fra due (o più) variabili che possono essere osservate e misurate ma che non possono essere controllate. Il concetto di correlazione indica che al crescere di una variabile si modifica anche il valore dell’altra. Se al crescere di una variabile cresce anche l’altra si ha una correlazione positiva. Se al crescere di una l’altra diminuisce si ha una correlazione negativa. Titolo di giornale: Il 95% dei tossicodipendenti ha fatto uso di droghe leggere Qual’è la causa e quale l’effetto? Correlazione e causalità non sono la stessa cosa !! Le ricerche correlazionali non permettono di fornire risposte certe circa i rapporti causali Limiti degli studi correlazionali - Non danno alcuna indicazione sull’esistenza di una relazione causale tra due variabili Vantaggi degli studi correlazionali - Possono essere usati come studi esplorativi o quando è impossibile realizzare un esperimento per ragioni pratiche o etiche Metodo clinico - Klìne = letto, giaciglio - Raccolta sistematica di informazioni rivolta al paziente (anamnesi) - Contro le ristrettezze dell’oggetto di studio della psicologia accademica - Metodo che consentiva di individuare e descrivere fenomeni patologici. Therapéia: servizio, cura. Inteso soprattutto come i servizi resi agli Dei nel culto, agli uomini col trattamento medico,alle piante con la loro coltivazione. Dal sostantivo therapon, servo scudiero. Terapia: insieme di provvedimenti impiegati o prescritti allo scopo di guarire o curare una malattia o di attenuarne la gravità Raccolta di informazioni sulla storia del soggetto, chiamata anamnesi: - Famiglia di origine - Eventi significativi - Vita affettiva - Relazioni sociali - Vita professionale - Tempo libero - Situazione economica - Rapporti nel proprio nucleo familiare Esempi di due metodi clinici Freud (1908) – PSICOANALISI → origine psichiatrica, posizione neutrale dell’analista, associazioni libere, lapsus, sogni, per arrivare ai conflitti inconsci Piaget (1926) – EPISTEMOLOGIA GENETICA → il clinico si pone problemi, formula ipotesi, osserva le reazioni provocate dalla conversazione. Joseph Breuer pubblicò nel 1895 delle osservazioni che sono state fondamentali per comprendere e trattare i disturbi nevrotici la paziente Anna O. soffriva di gravi sintomi isterici e Breuer scoprì che questi sintomi potevano essere alleviati quando la paziente riviveva sotto ipnosi certe esperienze traumatiche del suo passato le osservazioni di Breuer furono la scintilla del lavoro di Freud e condussero allo sviluppo della teoria e del metodo psicanalitico. Ricerche e studi di Freud → 1886 – Breuer – Charcot (interesse per l’ipnosi poi abbandonata, per il metodo catartico*, che a sua volta fu superato dal metodo delle libere associazioni) *il paziente parlando dei propri problemi esprime le proprie emozioni liberandosene Metodo psicoanalitico → la psicoanalisi nacque quando Freud rinunciò all’ipnosi come valida tecnica di trattamento. Altro importante passo fu il passaggio dal metodo catartico a quello delle libere associazioni. Psicoanalisi è il nome: - Di un procedimento per l’indagine dei processi psichici - Di un metodo terapeutico (basato su tale indagine) per il trattamento dei disturbi nevrotici - Di una serie di conoscenze psicologiche acquisite per questa disciplina Il codice etico La ricerca e le sue procedure sono vincolate al rispetto di un codice etico. Dal momento che gli psicologi studiano le persone, devono rispettare le regole che fanno parte del codice etico e non solo seguire le regole scientifiche. Il rispetto del codice etico è OBBLIGATORIO nella ricerca sugli uomini e sugli animali A – la principale cautela da applicare è relativa alla tutela del danno secondario che può derivare dalla ricerca, con lo scopo di evitare conseguenze negative ai soggetti che partecipano alla ricerca B – nei codici a cui le principali società scientifiche si riferiscono sono riportati valori ampiamente condivisi che regolano le relazioni quotidiane C – Es.: Codice etico dell’Associazione Italiana di Psicologia (AIP) - cfr. http://www.aipass.org/node/26 La premessa al codice etico della principale Associazione di ricerca italiana, l’AIP, sottolinea che il testo ha l’obiettivo di regolamentare gli aspetti etici dell’attività di ricerca e di insegnamento della Psicologia. Mentre le responsabilità di chi opera in Psicologia in altro ambito (ad esempio libero professionale o sanitario pubblico) sono regolamentate dall’Ordine Professionale degli Psicologi alla cui normativa si rimanda. La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti (art. 32 costituzione) Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. Anche in funzione del dettato costituzionale, i limiti dell’operare del medico – sanitario sono fissati da una parte dall’obbligo di tutela e salvaguardia della vita, della salute, dell’integrità psicofisica e della dignità personale del paziente e dall’altra dall’obbligo di rispettarne la volontà e di raccoglierne il consenso al trattamento. Anche in funzione del dettato costituzionale, i limiti dell’operare del medico-sanitario sono fissati da una parte dall’obbligo di tutela e di salvaguardia della vita, della salute, dell’integrità psicofisica e della dignità personale del paziente e dall’altra dall’obbligo di rispettarne la volontà e di raccoglierne il consenso al trattamento. Nell’ambito della psicologia: la struttura ordinistica Le attività sanitarie in ambito psicologico in Italia hanno ottenuto il riconoscimento e la strutturazione ordinistica con la Legge n° 56/89 “Ordinamento della professione di Psicologo”. Come per tutte le professioni riconosciute rilevanti per la difesa dei diritti fondamentali dei cittadini, ne è stato regolamentato l’accesso, previsto un codice deontologico e la funzione di controllo del buon operare degli iscritti da parte dell’Ordine, con potere di sanzione. Novità recenti La legge n° 163/2021 recante Disposizioni in materia di titoli universitari abilitanti ha reso la laurea in psicologia Laurea Abilitante rimuovendo, di fatto, la necessità di un esame di stato e prevedendo la formazione professionalizzante attraverso il tirocinio durante lo svolgimento del percorso di studi. Sono poi stati pubblicati i decreti attuativi per chi ha già effettuato il tirocinio o conseguito il titolo di dottore in Psicologia e per chi, invece, si iscrive ai corsi di laurea, in particolare il Decreto Interministeriale n° 654 del 5 luglio 2022, disposizioni in merito al nuovo tirocinio pratico – valutativo, alla successiva prova pratica e che adegua i corsi di laurea alla finalità nella norma. Perché è importante? → si tratta del primo approccio a tematiche etiche e legali che riguardano la professione ma anche gli studenti in prima persona già dal primo anno di corso universitario Nella ricerca i codici etici dispongono che il ricercatore si attenda a - Minimizzare i danni fisici o psicologici procurati ai partecipanti - Massimizzare i benefici che la ricerca può avere sui partecipanti e sulla società in generale - Informare i partecipanti della natura dello studio in cui sono coinvolti, inclusi i rischi e i benefici - Ottenere, in modo volontario, il consenso dei partecipanti al trattamento (consenso informato) - Non utilizzare l’inganno, anche se può essere tollerato in certe specifiche circostanze opportunamente motivate - Non interferire con le vite private dei partecipanti - ottenere l’autorizzazione al trattamento dei dati personali - garantire la riservatezza dei dati raccolti, ossia garantire ai partecipanti che le informazioni raccolte resteranno anonime o strettamente confidenziali - riservare alle categorie a rischio (bambini, anziani, malati gravi, persone con deficit cognitivi, ecc...) un’attenzione particolare nel condurre una ricerca scientifica ci si deve ispirare al rispetto dei valori quotidiani condivisi etica della ricerca = etica quotidiana occorre cioè che lo sperimentatore identifichi e utilizzi delle metodologie etiche e, allo stesso tempo, massimamente valide sul piano scientifico. Il ricercatore Il ricercatore, per poter svolgere il suo lavoro seguendo i corretti principi etici e con il giusto rigore metodologico deve avere alcune caratteristiche: - competenza → chi svolge ricerca in psicologia deve essere consapevole delle proprie competenze e dei loro limiti e usare solo quei metodi e tecniche per le quali abbia un’adeguata preparazione scientifica e una corrispondente esperienza pratica. Deve inoltre aggiornarsi sulle teorie e le tecniche inerenti al proprio ambito di ricerca - integrità → chi fa ricerca si deve qualificare per quanto riguarda i titoli di studio e professionali, la formazione culturale e le esperienze professionali precedenti e l’attuale attività scientifica, di insegnamento e professionale. Le competenze devono essere rese esplicite in modo corretto alle persone che collaborano alla ricerca o che vi partecipano, e in generale alle persone con cui si viene a contatto - responsabilità sociale → le responsabilità primarie di chi svolge attività di ricerca includono i seguenti aspetti: - impegnarsi a rispettare, e a fare rispettare, le norme di legge vigenti in materia di sicurezza, di sperimentazione e di ricerca con persone e animali - favorire la diffusione delle conoscenze allo scopo di aumentare il benessere della società e delle persone - fare il possibile perché sia evitato un cattivo uso delle ricerche, delle teorie su cui si basano e delle tecniche che utilizzano - preoccuparsi dell’immagine che si da della psicologia, sia in sedi scientifiche che attraverso i media - preoccuparsi del benessere psicologico di tutte le persone con cui si lavora, e con cui a vario titolo si entri in contatto nelle diverse fasi della ricerca Il problema delle informazioni sulla ricerca A volte dire tutta la verità sulla natura della ricerca ai partecipanti, prima dell’esperienza, potrebbe invalidare i risultati della ricerca stessa. Ipotesi: “il divertimento che si prova svolgendo l’attività preferita diminuisce se si viene pagati” rivelare prima l’ipotesi di ricerca potrebbe indurre inconsapevolmente i partecipanti a comportarsi come se l’ipotesi fosse vera. Questo inficerebbe i risultati dell’indagine scientifica che porterebbero ad ipotizzare che l’ipotesi sia vera, anche se potrebbe essere falsa Pertanto, il ricercatore può utilizzare l’inganno, ossia tenere nascosta l’ipotesi di ricerca solo se NON ci sono ipotizzabili danni ai partecipanti e se è possibile ripristinare in seguito il rapporto di fiducia. La fase di debriefing, che conclude l’esperimento, può essere utilizzata dal ricercatore e dal partecipante come momento in cui si possono rivelare alcuni aspetti dell’esperimento o dell’esperienza a cui si è preso parte, nonché chiarire i motivi per cui si sono scelte alcuni metodi e procedure. Ulteriori aspetti da tenere in considerazione Chi partecipa alla ricerca deve essere esplicitamente informato della libertà di ritirarsi in ogni momento, senza dover dare giustificazioni, inoltre deve essere in grado di fornire un libero consenso che, nel caso dei minori, va richiesto a chi ne ha la responsabilità (ad entrambi i genitori o a chi ne ha la tutela legale). Nel caso in cui vi sia una relazione esplicitamente asimmetrica fra chi partecipa e chi effettua l’indagine è necessario chiarire il rifiuto di partecipare non comporti esiti negativi L’esperimento dei seminaristi di Princeton 40 seminaristi di un seminario di Princeton furono coinvolti, a loro insaputa, in un famoso esperimento sull’altruismo, previamente valutato attraverso dei questionari. Fu detto loro che dovevano preparare un sermone su un argomento del nuovo o del vecchio testamento. A 20 furono assegnati argomenti biblici, ad altri 20 la parabola del buon samaritano. I 40 seminaristi aspettavano il loro turno in una sala comune e ogni 15 minuti ne veniva chiamato uno che doveva recarsi in un’altra ala del seminario per parlare davanti ad una commissione che avrebbe giudicato la qualità del sermone che ciascuno dei 40 di loro aveva preparato. Nel tragitto che dovevano percorrere incontravano una persona, appositamente ingaggiata per l’esperimento, che si trovava stesa per terra e che si lamentava e chiedeva aiuto solo 16 seminaristi si fermarono a soccorrere la persona e non vi fu differenza tra quelli avevano studiato la parabola del buon samaritano e quelli che avevano studiato altri brani. Il fattore che apparve più determinante rispetto al comportamento di aiuto non fu la caratteristica psicologica delle singole persone, ma il tempo a loro disposizione. Ad alcuni, infatti, fu detto che avevano poco tempo per raggiungere la sala della prova ad altri fu dato più tempo. Dei 10 che avevano poco tempo solo 1 si fermò a soccorrere la persona mentre tra i 10 cui fu detto che avevano più tempo se ne fermarono 6. Codice etico per la ricerca in psicologia Preambolo: Il Codice Etico per la ricerca in psicologia (d’ora in avanti Codice Etico), costituito da 11 articoli, definisce gli standard di comportamento che gli iscritti all’Associazione Italiana di Psicologia (AIP) condividono e osservano per garantire la corretta realizzazione delle attività di ricerca e diffusione della conoscenza, proteggere i diritti dei partecipanti e delle persone coinvolte, promuovere una riflessione critica sulle implicazioni etiche della ricerca in ambito psicologico. Chi svolge ricerca in psicologia è tenuto a conoscere e a far conoscere il presente Codice Etico, a ispirarsi ad esso nel proprio lavoro e a rispettarlo e farlo rispettare; la sua mancata conoscenza non può essere usata come giustificazione di una condotta eticamente inappropriata. Principi Generali Integrità: Chi svolge attività di ricerca in psicologia agisce con onestà, lealtà, trasparenza, autonomia ed equità, nel rispetto di tutte le persone coinvolte e nell’interesse di partecipanti, colleghi, studenti, istituzione di appartenenza, comunità scientifica, gruppi sociali di riferimento e opinione pubblica. Essere integri significa evitare comportamenti opportunistici o ambigui e non abusare del proprio ruolo istituzionale e delle situazioni di asimmetria informativa e decisionale; significa prevenire e rimuovere le situazioni di conflitto di interessi, oltreché resistere ad ogni forma di pressione che si prefigga di condizionare o alterare i progetti di ricerca e i loro risultati. Rispetto della dignità della persona: Chi svolge attività di ricerca in psicologia rispetta la dignità, la libertà e il benessere dei partecipanti, degli studenti, dei colleghi e dei collaboratori, e tutela i loro diritti all'autodeterminazione e alla riservatezza. Evita e contrasta ogni forma di discriminazione basata su genere, orientamento sessuale, età, livello di istruzione, nazionalità, etnia, religione, stato socio-economico, opinioni politiche e sindacali, condizioni psico-fisiche. Nell’interazione con i partecipanti, tiene conto della loro specificità linguistica e culturale, delle eventuali condizioni di vulnerabilità e delle capacità di comprendere e comunicare. Competenza: Chi svolge attività di ricerca in psicologia è consapevole dei limiti della propria competenza e utilizza solo metodi e tecniche per cui possiede un’adeguata preparazione scientifica e metodologica. Si impegna ad aggiornare continuamente le proprie competenze tecniche e professionali, dedicando particolare attenzione ai temi di natura etica e agli eventuali cambiamenti nella normativa nazionale e internazionale. Agisce affinché coloro che lavorano sotto la sua supervisione mantengano un adeguato livello di preparazione e operino riconoscendo i limiti delle loro competenze. Responsabilità sociale: Chi svolge attività di ricerca in psicologia è consapevole della responsabilità sociale che deriva dai propri indirizzi di ricerca, dalle scelte metodologiche e dalle modalità di diffusione dei risultati che possono essere diversamente interpretati e usati nei diversi contesti di applicazione. Agisce affinché la ricerca possa sempre incrementare la conoscenza, le possibilità di intervento, l’offerta di strumenti di comprensione e soluzione dei problemi. In nessun caso, presta la sua attività e la sua competenza per generare o giustificare sofferenza e oppressione. Tutela del benessere: Chi svolge attività di ricerca in psicologia si impegna a non compromettere il benessere psico-fisico dei partecipanti e a non alterare il loro grado di sicurezza e autostima. Garantisce che la partecipazione alle ricerche non determini un peggioramento delle condizioni attuali e non esponga a situazioni di rischio, disagio o sofferenza. Il codice deontologico degli psicologi italiani Il Codice deontologico degli Psicologi Italiani, approvato con Referendum dagli iscritti all’Ordine, é entrato in vigore il 16/02/1998 Un CODICE DEONTOLOGICO è un corpus di regole di autodisciplina predeterminate dalla professione, vincolanti per gli iscritti all’ordine, che a quelle norme devono quindi adeguare la loro condotta professionale. Il Codice deontologico degli Psicologi Italiani è costituito da 42 articoli così suddivisi: CAPO I “Principi generali” (artt. da 1 a 21) CAPO II “Rapporti con l’utenza e con la committenza” (artt. da 22 a 32) CAPO III “Rapporti con i colleghi” (artt. da 33 a 38) CAPO IV “Rapporti con la Società” (artt. 39 e 40) CAPO V “Norme di attuazione (artt. 41 e 42) Le quattro finalità del Codice deontologico degli Psicologi Italiani - Tutela del cliente (es.: artt.4 – 9 – 11 – 17 e 22) - Tutela del professionista nei confronti dei Colleghi (es.: artt. 35 – 36) - Tutela del gruppo professionale (es.: artt. 6 – 8) - Responsabilità nei confronti della Società (es.: artt. 3 –34) I sei principi fondamentali del Codice deontologico degli Psicologi Italiani 1. Rispetto della dignità, autonomia e autodeterminazione dell’individuo artt. 4, 9,10,14,16,17,18, 24, 31 e 32. 2. Promozione e tutela del benessere psicologico: artt. 3, 22, 29, 34 e 39 3. Competenza e responsabilità professionale: artt. 5, 7,19, 25, 26, 27, 28 e 37; 4. Integrità relazionale e professionale: artt. 6, 11,12,13, 15,20,21,23,30,35 e 36; 5. Identità professionale: artt. 1,2,8,33,38 e 40; 6. Responsabilità sociale: art. 41. CAP 5 - COMPORTAMENTO E APPRENDIMENTO Pavlov e gli studi sul condizionamento 1. apprendimento e relazioni con le condizioni che modificano il comportamento 2. come le esperienze modificano il comportamento Procedure per lo studio dei processi di apprendimento Pavlov e Thorndike cercarono di identificare i processi bio – comportamentali fondamentali utilizzando degli animali, perché consentivano un maggiore controllo sperimentale. Anche loro erano alla ricerca di un principio che descrivesse come l’ambiente individuale modifica il comportamento e i meccanismi neuronali responsabili del comportamento (come Darwin aveva cercato di spiegare come l’ambiente ancestrale avesse influenzato i meccanismi di ereditarietà) Riflessi → specifiche risposte che derivano dalla selezione naturale (es. salivazione) Osservazione → necessità di avere osservazioni controllate Il condizionamento classico // STIMOLO – RISPOSTA (Pavlov) Il comportamento appreso può essere un’indicazione del processo di apprendimento Ad esempio esperimento cane → cibo porta alla salivazione, suono no. Cibo + suono? Lo stimolo suono è uno STIMOLO CONDIZIONATO (SC)*, invece il cibo è uno stimolo elicitante e quindi INCONDIZIONATO (SI)** *SC → la capacità di evocare la risposta è condizionata, e quindi dipende, dall’associazione con lo stimolo elicitante (il cibo) **SI → la capacità di evocare la risposta non è condizionata e non dipende da nulla Durante l’esperimento → ripetuta serie di associazioni fra lo stimolo incondizionato (cibo) e lo stimolo condizionato (suono) che generano per lo stimolo condizionato una RISPOSTA CONDIZIONATA (RC) e per lo stimolo della salivazione una RISPOSTA INCONDIZIONATA (RI). Il condizionamento operante // STIMOLO – RISPOSTA – RINFORZO (Thorndike) L’introduzione di uno stimolo che evocava un comportamento aveva promosso l’apprendimento (strumentale) → la risposta opera sull’ambiente per produrre lo stimolo elicitante. Con entrambe le procedure, l’ambiente può essere considerato come una sequenza di stimoli (S) in costante cambiamento e il comportamento una serie di risposte anch’esse in continuo cambiamento (R). Pavlov → stimolo elicitante (cibo) a seguito di un altro stimolo (metronomo) Thorndike → stimolo elicitante (cibo) a seguito di una risposta (azionamento apertura) Apprendimento e comportamento Nella procedura di Thorndike qualunque risposta può essere potenzialmente rinforzata, mentre nella procedura di Pavlov, vengono rinforzate solo le risposte già elicitate da altri stimoli. Rinforzo e comportamento → quando uno stimolo elicitante rafforza il controllo dell’ambiente sul comportamento funziona da rinforzo (rinforzo e stimoli appetitivi). La relazione tra rinforzo e comportamento è più complessa di quanto non appaia dalle procedure del condizionamento classico e operante Condizioni necessarie all’apprendimento → contiguità temporale (effetto sul comportamento umano stimolo elicitante = rinforzo) Fobie → oggetto fobico e stimolo avversivo, influenzati anche dalla selezione naturale e dall’esperienza.Se analizziamo il comportamento dei soggetti fobici, spesso individuiamo delle esperienze in cui l’oggetto fobico si è associato a uno stimolo avversivo. L’associazione di un oggetto con uno stimolo che evoca dolore o paura fa sì che l’oggetto stesso venga temuto, anche quando la paura è irrazionale. Le ricerche dimostrano che alcuni oggetti fobici diventano Stimoli Condizionati più rapidamente di altri stimoli neutrali se accoppiati ad uno stimolo avversivo (es. disturbo da attacchi di panico stimolo + rinforzo + stimolo incondizionato avversivo) Cfr. anche le tossicodipendenze → riduzione dei neurotrasmettitori per presenza di sostanze assunte attraverso la droga. La produzione ridotta di neurotrasmettitori funge da Risposta Incondizionata o Stimolo Incondizionato nella dipendenza dalla droga e può diventare Stimolo Condizionato o Risposta Condizionata responsabile dell’astinenza quando la persona si trova in un ambiente in cui faceva uso di droghe La contiguità temporale tra una risposta e il rinforzo (condizionamento operante) è anche alla base della superstizione Discrepanza del comportamento Procedura del blocking: il condizionamento dello S1 ha bloccato la RC a seguito della pur contemporanea presentazione dello S2, non presentando nessuna RC (sia procedura classica che operante). SOLO UNO STIMOLO CHE EVOCA UN COMPORTAMENTO DISCREPANTE O UN CAMBIAMENTO NEL COMPORTAMENTO PUÒ FUNGERE DA RINFORZO. normale procedura → S1 + R = RC successivamente → S1 + S2 + R = RC tuttavia → S2 + R ≠ RC quando associamo uno stimolo (S1) ad un rinforzo, otteniamo una RC. Se dopo l’apprendimento presentiamo un altro stimolo (S2) non otteniamo la RC alla sola presenza dello S2. Acquisizione → L’apprendimento di una risposta, o acquisizione, si verifica quando una risposta viene seguita da un rinforzo e diventa più forte nell’ambiente in cui si è verificata. Nell’acquisizione i rinforzi modificano il modo in cui l’ambiente guida il comportamento Economia dell’apprendimento → il condizionamento si verifica solo se chi apprende non si sta già comportando in modo adatto a un dato ambiente. Inoltre, lo stesso stimolo elicitante funziona nuovamente come rinforzo se presentato in un altro ambiente in cui la risposta non si verifica già. L’apprendimento si verifica solo quando il rinforzo potenziale induce un cambiamento nel comportamento. Uno stimolo elicitante funziona da rinforzo SOLO se lo stimolo in quanto tale e il comportamento sorprendono chi apprende. Il meccanismo di apprendimento sembra innescarsi quando l’ambiente non conferma le aspettative. Apprendimento e effetto sorpresa → minore è la familiarità con lo stimolo, maggiore è l’importanza del comportamento evocato da quello stimolo e maggiore sarà l’efficacia dello stimolo come rinforzo Abituazione → forma semplice di apprendimento che si verifica quando gli stimoli ambientali evocano delle risposte che tendono a scomparire e non generano conseguenze precise. La condizione sperimentale assicura che la forza delle risposte di orientamento che potrebbero competere con l’apprendimento si abbassi Modellamento → nella vita reale prevalgono le contingenze naturali. Alcune tecniche, come la concatenazione delle risposte, favoriscono il modellamento Estinzione → una risposta, precedentemente rinforzata, cessa di essere seguita da un rinforzo con il risultato che il comportamento si indebolisce progressivamente Insight → fissità funzionale e pensiero produttivo Dunker si è interessato all’influenza esercitata dalle esperienze precedenti sui processi di soluzione dei problemi. Il modo più semplice per risolvere il problema è far ricorso alla memoria; spesso ci chiediamo come mi sono comportato in passato in una situazione simile? Attraverso questa analisi che Dunker ha chiamato analisi della situazione, si cerca di determinare quali siano le funzioni che gli oggetti possiedono in una data situazione e in che modo quegli oggetti possono essere usati per risolvere il problema. Definisce fissità funzionale quando ci capita di non renderci conto che uno specifico oggetto possa eseguire le funzioni necessarie per risolvere il problema. Per dunker quindi INSIGHT → scoperta di queste nuove relazioni, prodotto del processo che ci porta a scoprire quello che deriva necessariamente da ciò che già conosciamo. CAP 6 - LA SENSAZIONE Le azioni umane sono indotte, guidate e informate dagli eventi che avvengono nell'ambiente, quindi sono sempre contestualizzate. Importanza dell’input sensoriale: Senza input sensoriale, il cervello sarebbe inutile: non imparerebbe, non penserebbe e non farebbe esperienze. Gli stimoli esterni influenzano i movimenti del corpo attraverso i sistemi sensoriali. Esperienza sensoriale: La conoscenza del mondo deriva dall'accumulo di esperienze sensoriali e successivi apprendimenti. Tutte le esperienze sensoriali derivano dalla trasduzione dell’energia di un evento in attività di cellule recettoriali (neuroni specializzati). La trasduzione modifica l’attività degli assoni dei nervi sensoriali, fornendo informazioni al cervello sugli eventi ambientali. Sensazione: Processo di detezione (rilevamento) delle proprietà dello stimolo, come intensità e posizione. Gli organi sensoriali (vista, udito, gusto, olfatto, tatto) rilevano lo stimolo e trasmettono informazioni al cervello. Percezione: Uso dell’informazione sensoriale da parte del cervello per produrre una risposta. La funzione primaria degli organi sensoriali è fornire informazioni utili a guidare il comportamento. Trasduzione: Processo attraverso il quale gli organi sensoriali convertono l’energia degli eventi ambientali in attività neurale (impulsi nervosi o potenziali d’azione). ○ Gli organi di senso rispondono a specifiche forme di energia emesse dagli stimoli. ○ Le cellule recettoriali rilasciano sostanze chimiche che influenzano la frequenza di scarica degli assoni. Le informazioni sensoriali vengono codificate attraverso due principali sistemi neurali: 1. Codifica anatomica 2. Codifica temporale Codifica anatomica Il cervello interpreta la localizzazione e il tipo di stimolo attraverso l’attivazione di specifici neuroni. Gli organi di senso inviano informazioni al cervello tramite nervi specifici. Esempi: ○ Pelle: La corteccia somatosensoriale primaria contiene una mappa neurale della pelle; diverse aree della pelle inviano segnali a zone specifiche della corteccia. ○ Vista: La corteccia visiva primaria ha una mappa del campo visivo. Codifica temporale Rappresenta le informazioni sensoriali in termini di tempo (es. frequenza di scarica neurale). Funzione della frequenza di scarica: ○ Codice anatomico: Dove è avvenuto lo stimolo. ○ Codice temporale: Quanto è intenso lo stimolo. Tutti i sistemi sensoriali utilizzano la frequenza di scarica per codificare l’intensità degli stimoli. La psicofisica La psicofisica è lo studio sistematico della relazione tra le caratteristiche fisiche di uno stimolo e le risposte psicologiche (percezioni) che ne derivano. Viene definita anche “fisica della mente”. Obiettivo: Misurare in modo affidabile le risposte agli stimoli. Metodi principali: ○ Soglia differenziale ○ Teoria della detenzione del segnale Il principio della soglia differenziale Concetto: Introdotto da Weber e applicato da Fechner, si riferisce al cambiamento minimo percepibile nella grandezza di uno stimolo. ○ È proporzionale alla grandezza dello stimolo. Stimoli più intensi richiedono una maggiore variazione per essere percepiti. Applicazioni di Fechner: Ha usato la soglia differenziale per misurare l’esperienza percettiva, confermando che l’energia necessaria per percepire una differenza cresce con l’intensità dello stimolo. Teoria della detenzione del segnale Definizione: Metodo alternativo per misurare la sensibilità a uno stimolo, considerando: ○ Il segnale (lo stimolo da rilevare). ○ Il rumore (stimoli di sottofondo e attività casuale del sistema nervoso). Tipi di risposte: ○ Successi: Risposta “sì” alla presenza dello stimolo. ○ Falsi negativi: Risposta “no” alla presenza dello stimolo. ○ Rifiuti corretti: Risposta “no” all’assenza dello stimolo. ○ Falsi positivi: Risposta “sì” all’assenza dello stimolo. Influenza del bias di risposta: ○ Tendenza a dire “sì” o “no” quando incerti. ○ I ricercatori possono manipolare il bias per misurare la sensibilità reale di un individuo. Importanza: ○ Non considera una soglia fissa, ma valuta quanto lo stimolo sia identificabile. ○ L’esperienza percettiva dipende anche da fattori come motivazione ed esperienze passate. Percezione subliminale Definizione: Effetti comportamentali causati da uno stimolo sotto la soglia di detezione cosciente (sotto la soglia assoluta). ○ Anche se l’individuo nega di percepire lo stimolo, può influenzare il comportamento. ○ Gli effetti sono sottili e dimostrabili solo con procedure specifiche. Caratteristiche: ○ Stimoli deboli possono lasciare tracce nel cervello, influenzando la percezione successiva di altri stimoli. La visione La visione è resa possibile dall’interazione tra luce (stimolo visivo) e strutture specializzate nell’occhio, culminando nella percezione grazie all’elaborazione cerebrale. La luce La luce è una radiazione elettromagnetica percepita dall’occhio. L’intervallo visibile è chiamato spettro visibile, e le lunghezze d’onda diverse corrispondono a colori differenti. Lo spettro elettromagnetico comprende: Onde con lunghezza maggiore: infrarossi, radar, onde radio. Onde con lunghezza minore: ultravioletti, raggi X, raggi gamma. L’occhio e le sue funzioni L’occhio è protetto fisicamente da cavità ossee, palpebre, ciglia e sopracciglia. Riflessi come la chiusura delle palpebre o l’allontanamento della testa forniscono ulteriore protezione. Le principali strutture coinvolte nella visione sono: 1. Cornea: Parte trasparente frontale che permette l’ingresso della luce e ne focalizza i raggi. 2. Cristallino: Modifica la propria forma per mettere a fuoco oggetti vicini o lontani (accomodazione). 3. Iride e pupilla: Regolano la quantità di luce in ingresso. 4. Retina: Contiene i fotorecettori (coni e bastoncelli) e trasforma la luce in segnali neurali. Retina e fotorecettori La retina è composta da tre strati principali: 1. Le cellule gangliari (strato superiore). 2. Le cellule bipolari (strato intermedio). 3. I fotorecettori (strato inferiore). La luce attraversa i primi due strati per raggiungere i fotorecettori. I segnali generati da questi ultimi viaggiano attraverso le cellule gangliari, che formano il nervo ottico, il quale collega l’occhio al cervello. Esistono due tipi di fotorecettori: 1. Bastoncelli: ○ Circa 125 milioni. ○ Sensibili alla luce bassa (visione notturna). ○ Non distinguono i colori. 2. Coni: ○ Circa 6 milioni. ○ Attivi in condizioni di luce intensa (visione diurna e visione dei colori). ○ Concentrati nella fovea, responsabile della visione dettagliata. Funzionamento visivo La transduzione della luce avviene quando i fotopigmenti nei fotorecettori assorbono la luce e la convertono in segnali neurali. Gli occhi compiono movimenti involontari per evitare che le immagini svaniscano dalla retina e movimenti volontari per direzionare lo sguardo. La retina elabora i segnali attraverso una rete di sinapsi tra fotorecettori, cellule bipolari e gangliari. Le cellule gangliari raccolgono informazioni da più fotorecettori, migliorando la sensibilità in condizioni di bassa luce. Visione e colori La percezione del colore è possibile grazie ai coni, ciascuno sensibile a una diversa lunghezza d’onda (rosso, verde, blu). I deficit visivi derivano dall’assenza di uno di questi fotopigmenti. Nella visione notturna predominano i bastoncelli, che offrono una percezione meno dettagliata e priva di colore. La trasduzione della luce a cura dei fotorecettori La trasduzione della luce in attività neurale avviene grazie a una molecola derivata dalla vitamina A, che si combina con una proteina per formare un fotopigmento. Esistono quattro tipi di fotopigmenti nei fotorecettori umani: uno nei bastoncelli (rodopsina) e tre nei coni. Quando un fotone colpisce un fotopigmento, questo si scinde nelle due molecole costituenti, innescando reazioni chimiche che stimolano il fotorecettore. Questo processo porta all'invio di segnali neurali attraverso la catena: 1. Fotorecettore → Cellula bipolare → Cellula gangliare → Cervello Un fotopigmento intero ha un colore caratteristico (ad esempio, la rodopsina è rosa). Quando esposto alla luce, il fotopigmento perde colore ("sbianca"), fenomeno osservato da Boll e collegato alla trasduzione della luce. Adattamento alla luce e al buio Adattamento all’oscurità: Quando l'occhio si adatta al buio, avviene la rigenerazione della rodopsina nei bastoncelli, che aumenta la sensibilità alla luce. Adattamento alla luce: Il processo inverso, in cui la rodopsina si depigmenta per ridurre la sensibilità. I movimenti oculari Gli occhi compiono sia movimenti involontari che movimenti volontari per mantenere la visione stabile e chiara: 1. Movimenti involontari: ○ Anche quando fissiamo un punto, gli occhi compiono piccoli movimenti veloci e tremolanti per mantenere le immagini nitide sulla retina. Senza questi movimenti, la visione diventerebbe confusa con il tempo. 2. Movimenti volontari: ○ Movimenti coniugati: Entrambi gli occhi si muovono simultaneamente per mantenere l’immagine di un oggetto a fuoco su parti corrispondenti delle retine, facilitando la percezione della distanza. ○ Movimenti saccadici: Spostamenti rapidi dello sguardo da un punto all’altro. Sono fondamentali per esaminare gli oggetti nel campo visivo, comprendere le relazioni spaziali e cercare dettagli visivi specifici. ○ Movimenti di inseguimento: Permettono di seguire un oggetto in movimento, mantenendo la sua immagine sulla fovea per una visione nitida. La visione del colore Solo i primati tra i mammiferi hanno una visione completa del colore. La luce visibile, con lunghezze d’onda tra 380 e 760 nm, viene percepita come colori differenti. Nell’occhio umano, tre tipi di coni contengono fotopigmenti sensibili a specifiche lunghezze d’onda: Lunghezze d’onda corte (blu) Lunghezze d’onda medie (verde) Lunghezze d’onda lunghe (rosso) Quando la luce stimola un fotopigmento, questo si scinde e avvia il processo neurale. La combinazione dell’attività dei tre tipi di coni permette la percezione di un'ampia gamma di colori. Colori e lunghezze d’onda La lunghezza d’onda è associata al colore, ma non tutti i colori sono nello spettro visibile (ad esempio, marrone, rosa, argento, oro). Questo indica che fattori oltre alla lunghezza d’onda contribuiscono alla percezione del colore. Ecco una versione organizzata e semplificata del testo per una migliore chiarezza e leggibilità: Le dimensioni del colore Il colore può essere descritto attraverso tre dimensioni fisiche e le loro corrispondenti percezioni: 1. Lunghezza d’onda → Croma: La lunghezza d’onda determina il colore percepito. Ad esempio, una luce con lunghezza d’onda di 540 nm appare verde. 2. Intensità → Luminanza: La luminanza dipende dalla quantità di energia luminosa. Una luminanza elevata acceca, mentre una luminanza minima appare nera. 3. Purezza → Saturazione: La saturazione è legata alla purezza della luce. Colori molto saturati (es. rosso puro) sono composti da una sola lunghezza d’onda, mentre colori poco saturati appaiono pastellati o slavati. La luce bianca è completamente priva di saturazione. La mescolanza del colore Mescolanza additiva: Quando si combinano due o più luci di diverse lunghezze d’onda, si ottiene un colore più chiaro. Ad esempio, i monitor e le televisioni combinano punti di luce rossa, verde e blu per creare il bianco. Mescolanza sottrattiva: Quando si mescolano pigmenti o tinte, si sottraggono lunghezze d’onda dalla luce riflessa, producendo un colore più scuro. Un oggetto appare di un determinato colore perché i suoi pigmenti assorbono alcune lunghezze d’onda e ne riflettono altre. La codifica del colore nella retina La visione umana del colore è spiegata da due teorie principali: 1. Teoria tricromatica (Young e von Helmholtz): ○ I coni della retina contengono tre tipi di fotopigmenti, sensibili a lunghezze d’onda di 420 nm (blu), 530 nm (verde) e 560 nm (rosso). ○ Questo sistema permette di percepire una vasta gamma di colori combinando i segnali dei tre tipi di coni, in modo simile al principio dei display a colori. 2. Teoria dei processi opponenti: ○ Le cellule gangliari della retina codificano i colori tramite due coppie opponenti: rosso/verde e giallo/blu. ○ Queste cellule scaricano a una frequenza stabile quando non stimolate. La luce rossa o verde, e quella blu o gialla, influenzano in modo opposto la loro frequenza di scarica, permettendo al cervello di identificare i colori. Immagini postume negative Le immagini postume negative si verificano quando un'esposizione prolungata a un colore provoca un effetto opposto nella visione. Questo fenomeno è dovuto all’adattamento della frequenza di scarica delle cellule gangliari retiniche. Ad esempio, osservare un oggetto verde per molto tempo può generare un’immagine postuma rossa. Questo effetto è collegato al "rimbalzo" delle cellule gangliari dopo una stimolazione prolungata. Deficit nella visione del colore Circa 1 uomo su 20 presenta anomalie o deficit nella visione del colore, più comuni nei maschi per la localizzazione dei geni legati ai fotopigmenti sul cromosoma X. I principali tipi di daltonismo sono: 1. Protanopia: Assenza del fotopigmento rosso. Il rosso appare più scuro e viene percepito come verde. 2. Deuteranopia: Assenza del fotopigmento verde. I coni verdi contengono fotopigmenti rossi. 3. Tritanopia: Difetto molto raro che coinvolge il sistema giallo-blu. Le persone vedono il mondo in sfumature di rosso e verde. Le donne sono meno colpite perché possiedono due cromosomi X, che compensano eventuali difetti genetici. CAP 7 - LA PERCEZIONE Lo studio della percezione rappresenta uno dei più antichi temi di ricerca della psicologia sperimentale. La percezione è definita come un’organizzazione immediata, dinamica e significativa dei dati della realtà. Essa conduce a segmentare il flusso continuo dell’esperienza in unità distinte (singoli oggetti, frasi, parole, ecc) con le loro proprietà e relazioni immediatamente evidenti. Percezione e ambiente Evitare: - errore dello stimolo → attribuire al percetto ciò che si sa del corrispettivo fisico - errore dell’esperienza → attribuire alla realtà fisica certe proprietà che sono proprie del vissuto ingenuo - errore del processo → descrivere meccanismi fisiologici reali o presunti anziché i vissuti nella loro autenticità definizione → processo che ci consente di acquisire l’informazione sul mondo esterno catena psicofisica – l’esempio della vista trasmissione neurale → vie tra la retina e il cervello. L’informazione visiva si dirige verso la corteccia visiva (lobo occipitale) → incrocio nel chiasma ottico: la metà destra del campo visivo si proietta sulla metà sinistra di ogni retina → occhi frontali con una buona visione stereoscopica (profondità) Quando percepiamo è come se fotocopiassimo la realtà? → realismo ingenuo. Problema della dissociazione tra mondo percepito, fenomenico, e mondo reale. Secondo la psicologia del senso comune le immagini percettive (precetti) corrisponderebbero fedelmente alla realtà fisica, come una fotografia o una fotocopia. Quindi come se esistesse una perfetta corrispondenza tra realtà fisica e realtà percettiva → REALISMO INGENUO (il mondo percettivo NON È LA COPIA DIRETTA dell’ambiente, ma il risultato di una serie di MEDIAZIONI svolte dall’organismo). Kohler ha proposto una interessante analogia del rapporto tra oggetto – stimolo e oggetto – percepito. L’oggetto stimolo può essere paragonato al foro della canna del fucile, mentre l’oggetto percepito al foro che il proiettile fa nel bersaglio; l’uno e l’altro sono separati da una lunga catena di processi: l’uscita del proiettile, la traiettoria dello stesso, l’impatto tra il materiale del proiettile e quello di cui è costituito il bersaglio. Il foro nel bersaglio dipende non solo dal calibro del proiettile ma dal materiale del bersaglio stesso. Così l’oggetto percepito porta le tracce non solo dell’oggetto stimolo ma anche del soggetto percipiente. Questo esempio mostra come il rendimento di una percezione, ossia ciò che un soggetto cosciente vive percettivamente di fronte a una situazione fisica, sia il prodotto dell’azione concorrente di una molteplicità di fattori. Gli organi di senso rappresentano la base biologica della percezione. Nell’uomo concludono la loro maturazione entro i primi 4-5 mesi di vita. Le informazioni registrate dagli organi di senso che sono specie-specifiche, vengono integrate attraverso il processo percettivo, che a sua volta funziona in modo pre-programmato in base alle caratteristiche biologiche. Occhio Formazione delle immagini - cornea → pellicola esterna, dove entra la luce - cristallino → cambia forma per focalizzare oggetti vicini (sferico) o lontani (più piatto) - pupilla → diametro più largo con luce fioca - retina → dove le cellule sensibili alla luce trasformano le luci proiettate in attività neuronali - 2 tipi di recettori → bastoncelli (anche con luce bassa) e coni (nella fovea, al centro solo con buona luce, sensibili ai colori – 3 tipi: rosso, verde, blu) Le caratteristiche del sistema visivo La retina contiene i neuroni coinvolti nella foto-trasduzione e nell’elaborazione dell’informazione visiva. L’unica uscita dalla retina è costituita dagli assoni delle cellule gangliari retiniche che formano il nervo ottico. La retina è costituita da strati che contengono i 5 tipi di neuroni, all’interno stanno le cellule gangliari, all’esterno i fotorecettori; quindi, la luce attraversa gran parte della retina prima di arrivare ai fotorecettori. La fovea è una struttura specializzata per la massima risoluzione spaziale. Le vie visive Macula → Parte della retina in cui le fibre nervose vanno a formare il nervo ottico e in cui non ci sono recettori. Pertanto, se l’oggetto cade in quell’area non lo percepiamo Gli occhi sono posti a 6.5 cm di distanza l’uno dall’altro → la disparità binoculare è inversamente proporzionale al quadrato della distanza dell’oggetto dall’osservatore, divenendo pressoché nulla a grandi distanze. Possiamo cogliere il grado di lontananza di un oggetto attraverso l’accomodazione del cristallino, oppure dei muscoli esterni che regolano la convergenza, ossia la rotazione simmetrica dei globi oculari verso l’interno Problemi diretti e problemi inversi - 6 * 4 = ? è un problema diretto che ammette un’unica soluzione: 24 - 24 = x * y è un problema inverso - Nei problemi inversi (in senso matematico mal posti) la soluzione è parzialmente indeterminata Indeterminazione della grandezza Ottica inversa (dall’immagine retinica al percetto) → la grandezza visiva è parzialmente indeterminata / determinabile solo conoscendo la distanza Ottica inversa (dall’oggetto fisico all’immagine retinica) → l’immagine è univocamente determinata dall’ottica geometrica Dal realismo ingenuo al realismo critico Il passaggio da un atteggiamento di realismo ingenuo ad un atteggiamento di realismo critico può essere facilitato richiamando, a scopo dimostrativo, alcune situazioni 1. Situazioni di assenza fenomenica in presenza di oggetti fisici → situazioni in cui le realtà fisiche non hanno il loro corrispondente percettivo (assenza fenomenica), come nel caso della luce ultravioletta o delle radiazioni elettromagnetiche ASSENZA DI CORRISPONDENZA OGGETTO FENOMENICO – OGGETTO FISICO → non c’è corrispondenza tra oggetto fenomenico percepito e oggetto fisico // casi in cui si percepisce più di quanto ci sia nello stimolo fisico (es. triangolo di Kanizsa) 2. Situazioni di presenza fenomenica in assenza di oggetti fisici → situazioni in cui si hanno esperienze percettive nettissime in assenza di realtà fisiche corrispondenti, come nel caso del silenzio, buio, ecc ASSENZA DI CORRISPONDENZA OGGETTO FENOMENICO – OGGETTO FISICO → casi in cui vediamo meno di quanto c’è nello stimolo (es candelabro o volti umani) 3. Situazioni di discrepanza fra oggetto fenomenico e corrispondente oggetto fisico → è il caso delle illusioni che ci permettono di comprendere come all’atto percettivo siano collegate anche le attività autoctone dell’individuo ASSENZA DI CORRISPONDENZA OGGETTO FENOMENICO – OGGETTO FISICO → casi in cui vediamo in maniera distorta ciò che è fisicamente presente nello stimolo Le osservazioni in campo sperimentale e le soluzioni teoretiche proposte per il problema del costituirsi dell’oggetto sono state diverse (von Helmholtz, 1867; Wundt, 1874) ma il metodo fenomenologico ha offerto delle utili interpretazioni Indici che caratterizzano la visione Disparità binoculare (parallasse binoculare) → le informazioni sulla tridimensionalità e sulla vicinanza sono date dal grado di diversità dell’immagine ottenuta con l’occhio destro rispetto al sinistro (fusione). Se un oggetto è situato ad una distanza da noi non molto grande, esso apparirà diverso se visto con l’occhio destro o l’occhio sinistro Parallasse → termine astronomico che indica lo spostamento apparente di un astro legato ad uno spostamento dell’osservatore Disparità monoculare (parallasse monoculare o parallasse di movimento) → l’indice è dato dal grado di diversità dell’immagine che precede rispetto a quella che segue, quando l’osservatore o l’oggetto cambiano di posizione. L’osservatore in visione monoculare ha meno indicazioni relative alla profondità Prospettiva lineare → uno degli indici principali utilizzati per conferire il senso della profondità partendo da composizioni in realtà bidimensionali Prospettiva dimensionale → se due o più oggetti di ugual forma hanno dimensioni diverse, si determina il vissuto di oggetti identici ma dislocati a distanze differenti Prospettiva cromatica (o aerea) → gli oggetti maggiormente contrastanti con lo sfondo appaiono più vicini rispetto a quelli meno contrastanti (costanza di chiarezza e tonalità) mentre l’attenuazione è attribuita al mezzo interposto (nebbia, fumo, ecc) Chiaro – scuro e ombre → gli indici forniti dalle ombre proprie (che appaiono dipendere dalla posizione delle parti rispetto alla sorgente di luce, ossia il chiaroscuro) e dalle ombre portate (che sono o sembrano proiettate dall’intero oggetto sulle zone circostanti) danno luogo al calcolo inconsapevole di aspetti del volume e della posizione spaziale Interposizione → vengono coercitivamente situati in posizione anteriore gli oggetti che possono apparire completi mentre risultano retroposti o sottoposti gli oggetti che ottengono una regolarizzazione della loro forma grazie al completamento amodale (vs. incompletezza o frammentazione) Altezza del campo visivo → vengono percepite come più lontane le immagini che compaiono nelle zone superiori del campo visivo, rispetto a quelle collocate inferiormente (tendenza che rispetta la normale strutturazione del campo visivo) Tessitura degli oggetti → informa sugli aspetti del volume, dell’orientamento e della distanza in base alla forte tendenza a mantenere costante tale tessitura Tessitura ambientale → è un indice molto attivo in condizioni naturali ma ottenibile anche con l’impiego di trame grafiche, oggettivamente raffigurate sul piano fronto – parallelo, dà luogo al vissuto illusorio di profondità con orientamenti delle superfici risultanti che dipendono dai gradienti impartiti alle tessiture Significato → le sagome di oggetti noti cui viene attribuita una dimensione piuttosto fissa vengono collocate visivamente nella terza dimensione anche in funzione del loro significato Movimento → il moto di un oggetto sul piano fronto – parallelo può contribuire a fornire un maggior risalto oltre a consentire o potenziare l’intervento di altri indici come la disparità monoculare, l’altezza del campo visivo, l’interposizione, il significato Secondo la psicologia del senso comune le immagini percettive (precetti) corrisponderebbero fedelmente alla realtà fisica, come una fotografia o una fotocopia. Quindi come se esistesse una perfetta corrispondenza tra realtà fisica e realtà percettiva (REALISMO INGENUO). Ma in questo la psicologia scientifica ci aiuta a comprendere che il mondo percettivo non è la copia diretta dell’ambiente, ma il risultato di una serie di mediazioni svolte dall’organismo. Abbiamo già sottolineato come, nella percezione noi classifichiamo ciò che vediamo come figura e come sfondo → non dipende da qualcosa di intrinseco all’oggetto ma dal comportamento dell’osservatore Una delle caratteristiche che danno origine alla percezione degli oggetti è la presenza di un bordo che delinea la figura. Tuttavia, se il campo visivo presenta cambiamenti definiti nella luminosità, nel colore o nella tessitura, noi percepiamo la presenza di un bordo. Se il bordo è continuo, probabilmente tendiamo a scegliere lo spazio all’interno del bordo come figura e non come sfondo. Anche se la maggior parte delle figure vengono definite come tali in base alla presenza di un bordo, questo non è necessario per la percezione di un oggetto → i teorici della psicologia della Gestalt hanno sviluppato una teoria della percezione basata sulla tendenza ad organizzare gli elementi e gli spazi in modo coerente Teorie di Kohler, Koffka, Wertheimer → la percezione della forma è una proprietà innata del sistema visivo: un’immagine visiva viene automaticamente organizzata in una figura che rompe l’omogeneità del campo percettivo costituito dallo sfondo. La percezione di pattern Gli oggetti stimolo possono presentarsi simultaneamente o in tempi successivi e, come tali, formano dei pattern. Gli psicologi che studiano i pattern visivi appartengono alla corrente teorica del cognitivismo e sono interessati ai passaggi che si verificano fra il tempo in cui l’occhio è esposto ad uno stimolo e il tempo in cui si forma la percezione di un dato pattern, raccogliendo dati comportamentali e facendo inferenze sulla natura dei processi che si attivano. Le sagome sono un tipo di pattern visivo utilizzato per produrre una serie di oggetti simili. Quando il sistema visivo incontra un particolare pattern di stimoli visivi, ricerca le sagome disponibili e le confronta con il pattern. Questo viene riconosciuto come familiare se si trova una corrispondenza con le sagome note. Tuttavia anche una sagoma come quella della mano, dovrebbe prevedere diverse sagome per le diverse modalità in cui può essere vista una semplice mano (posizione frontale, dorsale, laterale, chiusa in un pugno, ecc). la memoria dovrebbe cioè contenere una grande quantità di sagome per lo stesso oggetto → pertanto un modello più flessibile e più semplice suggerisce che il sistema visivo proceda confrontando i pattern con prototipi, piuttosto che con sagome. I prototipi (modelli originali) sono definiti pattern ideali, nel senso che contengono un richiamo al modello, accettando un certo grado di diversità (come nel caso della mano vista da punti di osservazione differenti). Probabilmente molti oggetti debbono essere rappresentati da più do un prototipo e forse esistono anche prototipi generici (es albero) e prototipi specifici (es tipologia di albero). Infatti, la familiarità con alcuni tipi di oggetti porta allo sviluppo di specifici prototipi. Caratteristiche distintive → insieme di caratteristiche fisiche salienti specifiche degli oggetti. La nostra capacità di percepire il significato di stimoli visivi potrebbe basarsi sulla presenza di alcune caratteristiche → tale capacità deriva dal riutilizzo innovativo di sistemi cerebrali che originariamente servivano per il riconoscimento di oggetti nel mondo naturale, espressione del riciclaggio neurale di alcune capacità cognitive La percezione visiva 1. La luce che viene riflessa dall’oggetto arriva all’occhio dell’osservatore 2. Forma un’immagine sulla retina 3. Genera impulsi elettrici nei recettori 4. Gli impulsi nervosi viaggiano attraverso le fibre nervose 5. Raggiungono il cervello 6. Vengono elaborati 7. L’osservatore vede l’oggetto Elaborazione bottom – up → dal basso verso l’alto, ipotizza una modalità di elaborazione guidata dai dati sensoriali, ossia dalle singole parti dello stimolo Elaborazione top – down → ipotizza che la percezione sia guidata dalla conoscenza o dai concetti, cioè basata sulle rappresentazioni contenute in memoria es. possiamo riconoscere un’automobile a partire dalla proprietà fisica oppure partendo dal concetto di automobile l’informazione sensoriale è un concetto relazionale → l’informazione non deve essere considerata come una proprietà materiale indipendente da un osservatore in grado di utilizzarla. Le costanze percettive L’ambiente visivo si modifica sulla base dei movimenti che compiamo (con il corpo, con la testa e con gli occhi), come anche dalle diverse condizioni di luce Costanza di chiarezza → tendenza a riconoscere il grado di illuminazione, anche quando questo cambia. Un foglio bianco viene individuato come bianco, sia alla luce del sole che in penombra (anche se l’intensità del colore si modifica a livello retinico) Costanza di forma o grandezza → suggerisce che la grandezza relativa di un oggetto più vicino rimane costante e non varia quando questo oggetto è collocato più vicino all’osservatore; si deduce che l’oggetto ha forma e grandezza costante, ma risulta collocato più vicino all’osservatore pur in presenza di un’immagine retinica più grande. CAP 8 - LA MEMORIA Memoria → capacità di un organismo vivente di conservare tracce della propria esperienza passata e di servirsene per relazionarsi al mondo e agli eventi futuri. La funzione in cui si esprime la memoria è il ricordo* Esprimendosi tecnicamente è un termine molto generale, bisogna fare alcune specifiche per definire ciò a cui si riferisce. *quello che io apprendo viene riutilizzato in una circostanza analoga che riprenda quel tipo di apprendimento Alcune definizioni: - Reminiscenza → ricomparsa nella memoria di eventi che avevano resistito a tentativi di rievocazione - Oblio → diminuzione o scomparsa del ricordo - Interferenza retroattiva → di nuovo materiale su materiale già appreso - Interferenza proattiva → di vecchi materiali su materiale da apprendere -Transfer → facilitazione dell’apprendimento da parte di un apprendimento precedente Il modello di Atkinson e Shiffrin (1968) L’informazione entra attraverso il deposito sensoriale, dove scompare quasi subito a meno che non venga ripetuta; a questo punto può succedere che venga inviata nella memoria a breve termine e quindi a quella a lungo termine. I materiali recuperati dalla memoria a breve termine vengono elaborati, di ritorno, tramite la memoria a breve termine Il sistema di elaborazione delle informazioni acquisisce nuove informazioni, le trattiene e successivamente le recupera // ACQUISIZIONE – RITENZIONE -- RECUPERO - L’informazione passa dal deposito sensoriale al deposito a breve termine, che può contenere da 4 a 7 elementi per un periodo che varia da 15 a 20 secondi. Se viene ripetuta, elaborata e messa in funzione in maniera adeguata, si può passare al deposito a lungo termine, dove si può conservare indefinitivamente L’informazione entra a far parte del deposito a lungo termine solo in seguito ad una ripetizione di mantenimento o ad una ripetizione elaborativa. La ripetizione aumenta le probabilità che una nuova informazione entri a far parte del deposito a lungo termine. Nel primo caso è consentito il mantenimento nella memoria a breve termine per un tempo indefinito, ma non produce oil trasferimento di alcuna parte nel materiale del deposito a lungo termine Imparare a memoria serve ad esercitare le funzioni, soprattutto nei bambini // negli adulti invece non serve ad apprendere. Il secondo tipo di elaborazione, la ripetizione elaborativa, agisce sulla nuova informazione, creando un qualche tipo di elaborazione, facendo delle associazioni, cercando di immaginarla o tentando di metterla in relazione con altri elementi presenti nella memoria a lungo termine. Questo processo è stato studiato in passato sotto l’etichetta generale di ORGANIZZAZIONE (Bousfield, 1953) → metodo valido per imparare UNA nuova informazione consiste nell’organizzarla, nell’imporle una struttura e nel crearle dei riferimenti con le conoscenze preesistenti La memoria sensoriale Memoria iconica → memoria sensoriale visiva. Persistenza della traccia visiva: Sperling (1960) e presentazione di stimoli visivi attraverso il tachiscopio Memoria ecoica → memoria sensoriale uditiva. Particolarmente utile soprattutto in relazione alla comprensione e codifica dei segnali linguistici SPERLING → le lettere venivano mostrate per un tempo brevissimo (50 millisecondi) ed i ss ricordavano solo alcune delle lettere. Se immediatamente dopo la scomparsa delle lettere si metteva un segnale luminoso in corrispondenza di una lettera o un segnale sonoro con tonalità diverse (alto, medio, basso), i ss riuscivano sempre a ricordare quale fosse la lettera (segnale luminoso) o le lettere di ogni rigo (segnale sonoro) La memoria a breve termine Ha una capacità limitata e gran parte delle informazioni che vi entrano vengono in seguito dimenticate. Poiché la memoria a breve termine contenente informazioni richiamate dalla memoria a lungo termine, alcuni la definiscono memoria di lavoro // non ha esistenza autonoma, serve a qualcos’altro Memoria di lavoro (Baddeley e Hitch) Il termine memoria di lavoro implica un sistema per il mantenimento temporaneo e per la manipolazione dell’informazione durante l’esecuzione di differenti compiti cognitivi, come ad esempio la comprensione, l’apprendimento e il ragionamento. La memoria a breve termine non è semplicemente una stazione tra percezione e memoria a lungo termine. L’informazione può entrare nella STM (memoria a breve termine) dalla memoria sensoriale o dalla LTM (memoria a lungo termine). Per questo si parla di memoria di lavoro, perché essa opera sulle percezioni come una sorta di comportamento che ha luogo nella mente MODELLO DELLA WM → Esecutore centrale // una specie di meccanismo organizzatore che sincronizza vari processi: articolatorio (voce interna), informazioni visive e magazzino fonologico (suoni) CODIFICA DELL’INFORMAZIONE → integrazione con la memoria a lungo termine. - Ipotesi semplice → l’informazione passa dalla memoria sensoriale alla memoria a breve termine, dove viene immagazzinata per un breve periodo, poi il ripasso trattiene la traccia abbastanza a lungo perché venga trasferita nella memoria a lungo termine Tipologie di memoria di lavoro - FONOLOGICA → la maggior parte delle informazioni viene elaborata a livello verbale - VISIVA → la maggior parte delle informazioni che riceviamo dal sistema visivo non sono verbali Effetto primacy → tendenza a ricordare le parole iniziali e che vengono presentate per prime Effetto recency → tendenza a ricordare le parole che sono presentate per ultime L’apprendimento e la codifica nella LTM Passaggio attraverso il consolidamento → dalla STM alla LTM. Le prove a favore di ciò sono date ad esempio dall’amnesia retrograda // amnesia riguarda una caduta amnestica importante: tipicamente dopo l’incidente stradale una persona perde dei ricordi relativi a prima dell’incidente Dalla STM c’è un ripasso di mantenimento (dato dalla ripetizione) e un ripasso di elaborazione, tesi al consolidamento, perché costituiscono un’elaborazione sia superficiale che profonda. Com’è organizzata la LTM - MEMORIA DICHIARATIVA - MEMORIA PROCEDURALE → registro delle informazioni comportamentali (abitudini, schemi cognitivo – comportamentali) // indistruttibile, l’apprendimento viene ricordato anche senza esercizio - Conoscenze generali o semantiche // MEMORIA SEMANTICA → riguarda informazioni concettuali; magazzino a lungo termine di dati, fatti e informazioni, incluso il vocabolario - Aspetti episodici // MEMORIA EPISODICA → detta anche memoria autobiografica, registro delle nostre esperienze personali, ricordi di cose specifiche che abbiamo visto, fatto, sentito, ecc La memoria è un processo ricostruttivo e può essere fortemente indotta. Rischi: - Ipnosi e memoria → attraverso le pratiche ipnotiche noi possiamo indurre dei cosiddetti falsi ricordi (mind gap) - Testimonianza oculare → non indurre falsi ricordi Intervista cognitiva tecnica utilizzata per interrogare un testimone oculare e si basa sulle conoscenze e teorie della psicologia cognitiva, in particolare si concentra sui processi della memoria. È stata elaborata da Fisher e Geiselman per offrire agli ufficiali di polizia e professionisti in ambito legale uno strumento affidabile durante l’interrogatorio dei testimoni oculari. Viene utilizzata soltanto per quei testimoni che vogliono collaborare e fornire una dichiarazione veritiera, poiché essa risulta inefficace per chi invece si rifiuta di cooperare Le varie rassegne su questa tecnica dimostrano come essa sia superiore rispetto a quella standard, sia per la quantità di informazioni raccolte, sia per la loro qualità e attendibilità. Si basa su 4 tecniche cognitive fondamentali: 1. RICOSTRUZIONE AMBIENTALE del luogo in cui è stato commesso il reato e dello stato psicologico vissuto durante l’evento, ciò che il testimone stava facendo e pensando 2. FAR RIFERIRE QUALSIASI DETTAGLIO IL SOGGETTO RICORDI DELL’EVENTO, anche quello che può apparire più stupido e insignificante 3. RIEVOCAZIONE LIBERA DELL’EVENTO (iniziare a raccontare dalla fine, da un evento particolare, da metà, ecc), non utilizzando un ordine cronologico, poiché questo potrebbe scatenare la tendenza che gli individui hanno di compensare le lacune mnesiche con la ricostruzione delle inferenze compiute sugli eventi simili a lui familiari 4. CAMBIARE PROSPETTIVA, per esempio dal punto di vista di un altro testimone, per ampliare la quantità di dettagli, facendo però attenzione al possibile rischio di evocare ricordi fittizi Tecniche che l’intervistatore può utilizzare per migliorare lo stato emotivo del soggetto, senza scatenare ansia e stress: - Personalizzare l’intervista → sintonizzarsi con l’intervistato utilizzando il linguaggio che più si avvicina al suo modo di esprimersi e adattando il suo comportamento, mostrando empatia e chiamarlo per nome - Minimizzare l’ansia → l’intervistatore deve mostrarsi calmo e rilassato, parlare in maniera semplice e lentamente, per far si che l’intervistato si adatti emotivamente con il suo stato positivo e riduca al minimo il livello d’ansia - Trasferimento del controllo → dare la sensazione che sia il testimone a condurre l’intervista, ad essere il protagonista e a giocare il ruolo più attivo, per facilitare la comunicazione. L’intervistatore dovrà soltanto mostrarsi partecipe, ascoltare attivamente e porre le domande I 5 passaggi dell’intervista cognitiva: 1. Introduzione, si instaura una relazione con il testimone 2. Narrazione libera 3. Richiesta di ulteriori informazioni (attraverso la tecnica della ricostruzione ambientale) 4. Cambio di prospettiva 5. Chiusura Da cosa riconosciamo la memoria? → dal suo opposto, l’oblio. Perché dimentichiamo? → la perdita di informazioni permette al sistema mentale di agire più efficacemente, un uomo che ricordasse tutto avrebbe degli enormi problemi nella gestione delle informazioni. Trucchi per combattere l’oblio → MNEMOTECNICHE. Si dividono in due categorie: - Codifica → insegnano a trasformare le informazioni in entrata in modo da facilitarne il successivo recupero // mnemotecniche comuni sin dall’antichità classica. Tale tecnica tradizionale consente di trasformare sequenze di cifre in parole, a loro volta traducibili in immagini visive il fatto che parole associate ai numeri possano essere facilmente traducibili in immagini permette di ricordare la sequenza di parole e dei corrispondenti numeri. - Organizzazione → forniscono uno schema cognitivo in cui inserire le informazioni da apprendere. Metodo dei loci: associo una mappa mentale a me nota ad una serie di concetti Metodo delle immagini vivide: associo concetti ad immagini mentali forti e significative Organizzazione della memoria a lungo termine Memoria semantica → registro delle informazioni concettuali, magazzino a lungo termine di dati, fatti e informazioni, incluso il vocabolario Memoria episodica → registro delle nostre esperienze personali, ricordi di cose specifiche che abbiamo fatto, visto, sentito e assaporato, ecc Memoria esplicita (detta anche memoria dichiarativa) → memoria di cui siamo consapevoli, sappiamo di aver appreso una cosa e possiamo parlare di ciò che abbiamo appreso con gli altri Memoria implicita (detta anche memoria procedurale o non dichiarativa) → conoscenze acquisite inconsapevolmente che riguardano soprattutto il saper fare Fenomeno sulla punta della lingua → rievocazione attraverso recollection, favorita da variabili legate al contesto tra cui oggetti fisici, indicazioni o altri stimoli verbali La ricostruzione: il ricordo come processo creativo - Interferenza retroattiva → informazioni apprese più recentemente interferiscono con il ricordo - Interferenza proattiva → la capacità di ricordare nuove informazioni è ridotta a causa di informazioni apprese precedentemente l’organizzazione può cancellare alcune parti occultandole o mimetizzandole. TRANSFER → facilitazione dell’apprendimento da parte di un apprendimento precedente Il complesso di conoscenze che formano le nostre aspettative sono il contesto in cui viene inserito il messaggio da comprendere sono nozioni grazie alle quali acquistano unità spezzoni di discorsi, di immagini, di eventi Quali effetti produce il contesto cognitivo sul ricordo? Viene presentata una lista di parole: aspro, zucchero, amaro, buono, gusto, dente, carino, miele, soda, cioccolata, cuore, pasticcino, mangiare, torta. Nell’elenco precedente apparivano queste parole: Gusto, punto, dolce? nella maggior parte dei casi (80-90%) i soggetti che si sottopongono a questa prova non solo affermano che “dolce” era nella lista, ma ne sono pienamente convinti SUGGESTIONABILITÀ → prestazione di memoria inferiore dopo aver ricevuto una informazione errata. Si parla di misleading post information, ossia l’aggiunta di una informazione errata successiva all’evento che può portare a distorcere il ricordo CAP 9 - LA COSCIENZA Attenzione → mezzo attraverso il quale diventiamo coscienti delle nostre esperienze // mobilitare specificamente un processo cognitivo su un elemento che può essere sia interno che esterno. Guidata da alcuni aspetti connessi all’interesse della persona “Insieme delle attività che modulano l’efficienza dell’attività mentale mediante processi di amplificazione (benefici) o attenuazione (costi) del materiale da elaborare” Attenzione selettiva → Non siamo coscienti di tutti gli stimoli che i nostri sensi individuano. Il processo che controlla la nostra consapevolezza di particolari categorie di evento che accadono nell’ambiente, escludendone altre, viene chiamato attenzione selettiva. Attenzione divisa → processo grazie al quale poniamo la nostra attenzione su due o più compiti per portarli a termine simultaneamente. Essa è principalmente il risultato di un processo decisionale del cervello che si spiega come la nostra consapevolezza sarà suddivisa in diverse esperienze. Le risorse attentive sono limitate. Metafora del filtro → tanti stimoli che passano attraverso un filtro diminuendo. - Consente il bilanciamento di costi e benefici - riduce il materiale che supera la soglia della consapevolezza - agisce proprio come un filtro nell’attenzione divisa troviamo la spiegazione del perché alcune azioni sono compatibili e altre sono incompatibili // è compatibile scrivere e ascoltare, incompatibile guidare e usare il telefono, ambiguo studiare e ascoltare musica → variabilità individuale (alcune persone hanno necessità di azzeramento di stimoli da fuori, altri riescono ad operare ignorando gli stimoli esterni) il meccanismo del filtro sarebbe basato sull’elaborazione periferica: - coinvolto l’organo sensoriale (visivo / uditivo) - proprietà superficiale dello stimolo ascolto dicotico (diviso in due parti) Cherry fece un test di attenzione selettiva → due messaggi separati alle due orecchie. Il messaggio disatteso non passa il filtro (il soggetto non sa riferire il significato, talvolta nemmeno il timbro di voce, o il cambiamento di lingua) fenomeno del cocktail party Metafora dello spotlight → immaginare un campo buio con dentro una torcia spenta o accesa. Quando è spenta non risalta nulla, se viene accesa proietta uno spazio di luce che diventa evidente Il meccanismo di filtro sarebbe basato su meccanismi centrali per: - spostare l’attenzione verso un punto preciso - allocare risorse attentive in quel punto L’esperimento di Posner (1980) Questo studio mostra che l’attenzione selettiva può influenzare l’individuazione di stimoli visivi: se uno stimolo si presenta nel luogo in cui ce lo aspettiamo lo percepiamo più velocemente; se invece si verifica dove non ce lo aspettiamo lo percepiamo più lentamente due ipotesi sull’attenzione: - basata sulle collocazioni // dove si trovano nel campo visivo - basata sull’oggetto Attenzione e natura degli oggetti Cecità disattentiva → l’esperimento suggerisce che il sistema visivo sia incline a casi sorprendenti di cecità disattentiva, ossia la mancata percezione di un evento quando dirigiamo l’attenzione in un altro punto situazioni che generano cecità al cambiamento: - cambi di scena - interruzioni - cambiamenti graduali che cos’ è la coscienza? - Consapevolezza degli eventi ambientali e cognitivi come i ricordi, i pensieri, i sentimenti e le sensazioni corporee - Il concetto di capacità limitata vale anche per la coscienza – possiamo essere consapevoli di una cosa per volta - Molto legata al concetto di attenzione, ma non si identifica con essa, non sono la stessa cosa Elaborazione senza coscienza L’informazione può essere elaborata in assenza di consapevolezza elaborazione / apprendimento IMPLICITO È in favore di una selezione relativamente tardiva dell’informazione. Può essere elaborato senza coscienza: - Informazione percettiva - Azioni (guidare, lavarsi i denti, ecc.) - Pensiero e problem solving - Decision making (non c’è un access

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