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EruditeIrony9081

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Università degli Studi di Macerata (UNIMC)

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iconologia didattica storia dell'arte educazione all'immagine pedagogia

Summary

Questo documento fornisce un'introduzione all'iconologia didattica, analizzando il ruolo delle immagini nell'educazione e nell'istruzione, con un'analisi critica delle radici storiche e metodologiche di questo campo di studi, focalizzandosi anche sui contributi di autori come Comenio, mettendo in evidenza gli aspetti pedagogici e comunicativi delle immagini nell'apprendimento.

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Educazione all’immagine- parziale >ABBECEDARI E FIGURINE >Introduzione - “Iconologia Didattica” = studio delle immagini finalizzate all’educazione o all’istruzione - l’immagine vuole: -> comunicare informazioni e contenuti cu...

Educazione all’immagine- parziale >ABBECEDARI E FIGURINE >Introduzione - “Iconologia Didattica” = studio delle immagini finalizzate all’educazione o all’istruzione - l’immagine vuole: -> comunicare informazioni e contenuti culturali -> facilitare l’apprendimento di determinate conoscenze -> rendere più interessante un argomento -> far vedere e riconoscere qualcosa per nominarla e descriverla -termine “Iconologia” con 2 significati; = lo studio, l’interpretazione e i possibili significati delle opere figurative, utilizzando molteplici strumenti di analisi nel campo delle scienze umane = comprende le varie tipologie di immagini con l’intenzione di studiarne la specificità del tratto iconico, del linguaggio visivo e dei possibili significati rispetto alla comunicazione didattica -studi e ricerche in campo pedagogico si sono sviluppati soprattutto negli anni ’90 grazie ai lavori di Maria Teresa Gentile “Immagine e parola nella formazione dell’uomo” (1965) e di Antonio Faeti “Guardare le figure” (1972) -sul piano metodologico e dei contenuti, l’iconologia didattica si collega alla pedagogia dei media, alla letteratura per l’infanzia, alla psicologia, alla storia dell’illustrazione -sul piano storico punti che definiscono il profilo di questo campo di studi; 1) Affonda le radici nel Medioevo – si riferisce alla progressiva affermazione dell’uso delle immagini da parte della Chiesa, dopo il concilio di Nicea del 787, come strumento di catechesi rivolto al popolo analfabeta -esempio “Bibliae pauperum” -si diffonde il racconto per immagini -autentico dispositivo didattico per l’educazione popolare ai contenuti della fede 2) Le tecniche di stampa mettono in circolazione repertori iconografici di varia natura estetica e culturale -essi trovano nella diffusione delle conoscenze un grande campo di applicazione e un “pubblico” sempre più vasto e interessato 3) La “scoperta dell’infanzia” diventa il presupposto per un’autentica rivoluzione culturale in campo pedagogico, che sviluppa una nuova concezione educativa -bambini riconosciuti come soggetti sociali, al centro di attenzioni che portano a una produzione culturale dedicata all’educazione ->immagini principale oggetto di questa produzione 4) Riguarda la scuola – dal XVII secolo con la pubblicazione della “Didactica magna” (1657) e l’“Orbis sensualium pictus” (1658) di Comenio si può parlare della didattica sia come scienza dell’educazione sia come scienza della comunicazione -il processo di insegnamento/apprendimento si struttura come un setting comunicativo basato sull’uso razionale e intenzionale di linguaggi e media e dove diventa cruciale il legame parola-immagine -con la nascita della “scuola moderna” le immagini diventano dei catalizzatori didattici -anche parte negativa -> ci si rende conto che le immagini sono portatrici di suggestioni, cioè che “suggeriscono” più di quanto dovrebbero nel senso strettamente didattico -dal punto di vista didattico, le immagini scontano una sorta di “peccato originale” che ha una doppia connotazione: Principio del piacere – al fatto cioè che guardare le figure si costituisce innanzitutto come esperienza sensibile che attiva nel soggetto il piacere visivo, che sviluppano la fantasia e l’immaginazione -come ogni esperienza piacevole essa provoca una coazione a ripetere -la didattica tradizionale non ha dimestichezza col principio di piacere poiché opera sulla sfera del dovere o comunque sui dispositivi dell’insegnamento/apprendimento che sono esterni ai bisogni del soggetto Le immagini si pongono direttamente in rapporto col soggetto senza il bisogno di mediazioni -Christian Metz -> i linguaggi dell’immagine si basano inizialmente sulla percezione visiva che assicura un primo livello di intelligibilità che non ha bisogno di essere insegnato -le immagini entrano nella didattica sia perché sono strumenti efficaci nella trasmissione di informazioni e conoscenze, sia perché danno corpo alla didattica definita da Aldo Visalberghi “ludiforme” -usare le immagini per animare il processo di insegnamento/apprendimento significa arricchirlo di materiali significativi che rendono meno passiva la partecipazione del soggetto al proprio sforzo di imparare -la forza comunicativa delle immagini trova fuori dalla scuola il terreno migliore in cui esprimere le sue potenzialità didattiche nel registro della divulgazione culturale -nella nostra società la formazione del soggetto è ricca di immagini ->egli scopre e conosce il mondo attraverso due procedimenti 1) Esperienza diretta nei rapporti che ha con l’ambiente, le cose, le persone… 2) Esperienza mediata attraverso rappresentazioni di ambienti, cose, persone che non sono realmente accessibili -iconografia “quotidiana” contribuisce alla formazione culturale del soggetto, alla sua visione del mondo, facendo leva sul bisogno del bambino di conoscere cose nuove -l’iconologia didattica si propone di studiare; -> le immagini che hanno un rapporto diretto con i bambini nel tempo libero e nel gioco -> i repertori visivi la cui dimensione didattica si caratterizza per le mediazioni con cui vengono gestiti -termine “didattica” applicato a determinati repertori iconografici indica ambiti di produzione culturale orientati verso un particolare registro visivo e comunicativo, finalizzato alla divulgazione scientifica e culturale -in didattica le immagini vengono utilizzate come una sorta di materia prima, soggetta a essere declinata nei diversi media e manipolata sulla base di particolari registri didascalici o semantici -l’iconologia didattica studia il doppio livello di manipolazione delle immagini – quello di chi le produce e quello di chi le utilizza >Capitolo 1. L’iconografia scientifica e didattica 1. Comenio e la centralità del metodo -1657 viene pubblicata la prima parte dell’“Opera Didactica Omnia” di Comenio, che getta le basi del modello di scuola pubblica e dell’obbligo che si affermerà nella società occidentale -scopo di definire un metodo in grado di “insegnare tutto a tutti” -la didattica diventa l’asse portante di una pedagogia “scientifica” a partire dall’oggettività del suo apparato metodologico e tecnico -contesto europeo del XVII secolo caratterizzati da numerosi contributi scientifici grazie alla progressiva definizione di Metodo = insieme di tecniche e di scoperte, di strutture logiche ed epistemologiche, di concezioni del mondo e dell’uomo che avranno una funzione normativa e propulsiva nei diversi campi del sapere scientifico -> opere principali che sviluppano la scienza in modo sperimentale e logico “Novum Organum” di Francis Bacon (1620), “Dialogo sui massimi sistemi” di Galileo Galilei (1632), “Discorso sul metodo” di Cartesio (1637) -nuove scoperte contribuiscono a ridisegnare la concezione dell’uomo e del mondo sulla base di un inscindibile rapporto tra sapere e potere -cultura occidentale ha elaborato concetti come quello di progresso, sviluppo, civiltà… -il bisogno di progettare e controllare il futuro fa assumere all’educazione un valore fondamentale nell’epoca moderna -bambino riconosciuto come “soggetto sociale” ->Infanzia scoperta ed esaltata, oggetto di amore, di cura e di educazione, diventa una sorta di “materia prima” che la società ha il compito di valorizzare e di trasformare in un “prodotto finito” | -l’opera di Comenio detta i criteri per la fondazione e l’applicazione di un metodo scientifico (oggettivo e universale) su cui organizzare la scuola e gli apprendimenti -scuola diventa ambiente in cui si creano le condizioni per un apprendimento che parte dalla lingua madre e dall’esercizio dei nostri sensi nell’esperienza diretta con le cose -condizioni materiali e didattiche della scuola nel XVI–XVII secolo ->istruzione basata sulla ripetizione mnemonica di concetti, su un pedante verbalismo non supportato dall’esperienza diretta ma solo da alcuni testi del maestro, le cui lezioni venivano trascritte e imparate in modo passivo e ripetitivo -apprendimento rigidamente condizionato dal latino, ambienti malsani e degradati, numero elevato di bambini di diverse età, stile autoritario del maestro 1.2. Immagini materiali e immagini mentali -Comenio rimane ancorato all’idea di Aristotele che nel “De anima” descrive la mente come una tabula rasa -nel “Novissima Linguarum Methodus” (1648) Comenio definisce i sensi come il primo indispensabile livello su cui fondare la conoscenza -mente ha doppio ruolo -> passivo e ricettivo rispetto alle attività sensoriali -> attivo come ordinatore delle immagini mentali originate dall’esperienza -teoria sensista e associazionista in cui il processo cognitivo è inteso come una raccolta di esperienze e sensazioni che vengono trasformate in rappresentazioni mentali, e collocate e ordinate in un sistema di idee continuamente modificate sulla base delle esperienze nuove -le idee vengono strutturate in base a criteri come quelli di somiglianza, differenza, rapporto causa-effetto… -Immagine assume centralità sotto 2 aspetti; 1. Mentale – una volta rimosso l’oggetto dal campo sensoriale rimane impresso nella mente quello che viene definita “immagine” -memoria come una sorta di grande album delle “immagini mentali” in cui si raccolgono secondo un certo ordine tutte le nostre esperienze sensoriali 2. Materiale -perché usare il termine immagine? L’immagine, nel senso più comune, è una raffigurazione oggettiva di qualcosa -la vista ha un vantaggio rispetto agli altri sensi -lo sviluppo dell’apprendimento ha bisogno di una didattica in grado di oggettivare le esperienze per poterle programmare e gestire nel processo di insegnamento- apprendimento -il rapporto diretto con le cose attraverso i nostri sensi ha a che fare, non con la soggettività dell’esperienza, ma con l’oggettività della produzione di immagini mentali che sono uguali per tutti -definisce il modo con cui gli oggetti devono presentarsi ai sensi affinché abbia un’impressione duratura: Posto davanti agli occhi Non lontano ma a una giusta distanza Perpendicolare agli occhi (no laterale) Dritto (no al contrario) La vista deve prima vedere l’oggetto nel complesso Poi passare alle singole parti Seguendo un certo ordine Soffermandosi a lungo su ogni parte Per trovare le differenze tra le parti -Comenio definisce una teoria della percezione e dell’apprendimento fondata su una vera e propria gerarchia dei sensi, dove al primo posto c’è la vista ->concetto fondamentale è l’Autopsia applicata in ogni esperienza = sorta di fondamento su cui costruire la certezza del metodo 1.3 Insegnare per visione diretta: il metodo dell’Autopsia -nel “Prodromo della Pansofia” (1637) -necessario offrire tutte le cose per diretta visione rendendole presenti ai sensi -usa il termine autopsia come conoscenza diretta della realtà -la parola deriva dal greco autòs (stesso) e opìs (vista) e si riferisce solo alla vista ->Comenio usa lo stesso termine per riferirsi a tutta la gamma di esperienze che l’uomo può compiere utilizzando i sensi [p.19?] -l’autopsia diventa l’atteggiamento che permette una svolta radicale nel modo di fare e pensare la scienza -fino alla seconda metà del XVI secolo non si studiava la realtà con i propri occhi ma attraverso i testi della tradizione a cui si assegnava il valore di verità -vs “Scolastica” ->modello tradizionale di insegnamento in cui l’organizzazione dello spazio didattico è funzionale all’uso e all’ascolto della parola, e tutta l’attenzione converge sul maestro > 2.Gli strumenti della scienza didattica 2.1. La strutturazione dello spazio: l’esempio delle lezioni di anatomia -lezioni di anatomia fino al XVI secolo -sezionare i cadaveri a scopo di ricerca e studio fu a lungo vietato -idee sull’anatomia umana derivano da idee antiche difficili da distinguere tra magia e metafisica, osservazione e superstizione, e dove ogni parte del corpo doveva trovare una spiegazione teologica -anatomia di Galeno come pensiero più credibile -pratiche che avvenivano soprattutto sugli animali -normativa molto rigida che definiva i criteri cui attenersi per la dissezione dei cadaveri a scopo didattico nelle università ->scopo didattico era quello di dimostrare/affermare le verità acquisite per cui l’osservazione era del tutto funzionale e dipendente dalla lezione -spazio - tavolo in cui veniva steso il cadavere e intorno al quale si disponevano il gruppo di studenti -un “Demostrator” (chirurgo) sezionava il corpo mentre, collocato in una posizione più alta, il “Magister” svolgeva la lezione che consisteva nel lèggere o spiegare i testi di Galeno -la voce del maestro aveva un peso didattico maggiore all’esperienza diretta del toccare e del vedere da parte degli alunni | -Cambiamento sul piano didattico e scientifico si ha quando il maestro scende dalla cattedra per compiere lui stesso la dissezione del cadavere -> conoscenza del corpo diventa ricerca basata sull’osservazione diretta senza la mediazione di verità tramandate -Berengario da Capri -> “Commentaria super Anatomia Mundini” (1521) paragona l’anatomia alle lettere dell’alfabeto insegnate pe rimparare a leggere e scrivere -idea che il corpo umano sia una specie di testo -cambiamento rappresentato da 2 immagini: 1) Xilografia a colori che si trovava nel “Fasciculo de Medicina” di Johannes de Ketham pubblicata a Venezia alla fine del ‘400 2) Immagine di apertura del “De humani corporis fabrica” di Andrea Vesalio intento a mostrare il cadavere sezionato a una folla di studenti -lezione prende i caratteri dello spettacolo ->schema didattico innovativo e interessante – cambiamento del modello relazionale che da rigido, frontale e statico diventa più dinamico e aperto -prima attenzione degli studenti convergeva sull’insegnante mentre ora il docente sposta l’attenzione sull’oggetto che è il centro di interesse comune -il docente si pone come una figura che stimola, guida e aiuta gli studenti in un percorso di ricerca e di scoperta che ognuno deve fare per diretta autopsia -il Teatro Anatomico nel XVII secolo – aula in cui si forma la didattica funzionale a una determinata trasmissione del sapere -ma è anche teatro perché sul tavolo di dissezione si svolge una sorta di rappresentazione -Charles Estienne -professore di anatomia a Parigi nel trattato “De dissectione partium corporis humani” descrive le caratteristiche del teatro anatomico utilizzando termini e metafore che riducono l’esperienza didattica della dissezione anatomica a evento spettacolare 2.2. L’illustrazione scientifica -Martin Kemp – iconologo che nel 1543 individua nelle 2 scienze l’Anatomia e l’Astrologia, i punti di riferimento per capire come le rappresentazioni visuali, come quelle presenti sulla pagina, forniscano una via d’accesso ai modelli concettuali presenti nella mente degli scienziati - dalle opere di Vesalio e Copernico inizia una doppia articolazione nel campo nel campo delle immagini scientifiche Illustrazione anatomica che definisce una “retorica della realtà” sulla base di un codice visivo improntato a un naturalismo privo di compromessi per convincere chi guarda -realtà favorita da; corredo didascalico, esibizione degli strumenti utilizzati, meticolosa descrizione dei procedimenti e dettagli -Vesalio e Anatomia Rappresentazioni della realtà che non sono alla portata dello sguardo e necessitano quindi di una traduzione in forme visuali coerenti -Astronomia -Kemp chiama “retorica dell’irrefutabile precisione” basata su forme geometriche, diagrammi, schemi, il cui grado di verità nel riprodurre l’oggetto è dato (non dalla verosimiglianza) dalla precisione matematica con cui cerca di rappresentarlo -processo di dimostrazione della realtà -> la visualizzazione realistica e quella schematica si caratterizzano come le due fondamentali articolazioni del grande processo di rappresentazione del mondo che accompagna la conoscenza scientifica -tale processo avrà nella didattica il suo secondo livello di elaborazione e articolazione, assumendo le immagini come strumento in grado di liberare grandi potenzialità e modalità d’apprendimento -la comprensione e l’interpretazione del mondo della natura abbandonava la magia e il mito, la superstizione per diventare sempre di più una conoscenza oggettiva -L’illustrazione scientifica nasce nel XVI secolo come un settore innovativo dell’arte applicata -si tratta collaborazione di diversi “operatori” -dal punto di vista estetico tale opera non ha nulla a che fare con un genere pittorico come per esempio la natura morta, dove il disegno è un’interpretazione visiva dell’oggetto, in cui l’importante non è l’oggetto ma è la declinazione estetica fatta dall’autore -nell’illustrazione scientifica è l’oggetto rappresentato a suggerire le regole della rappresentazione, in modo tale che l’immagine colga l’esemplarità dell’oggetto -l’immagine ha la funzione di modello -la raffigurazione scientifica si pone come Immagine didattica perché coglie l’essenzialità dell’oggetto, i suoi caratteri più significativi, svolgendo un’importante funzione nell’economia degli apprendimenti -la rappresentazione determina una trasfigurazione grafica dell’oggetto che lo rende innaturale e spettacolare -moderno atteggiamento didattico ->mostrare/scoprire la realtà rendendola visibile al pubblico -da Galileo in poi la scienza moderna trova nelle rappresentazioni un supporto fondamentale -funzione illustrazione è di essere al servizio della scienza e della didattica -Berengario da Capri -apre la strada all’illustrazione anatomica -nel 1521-1522 fece incidere delle xilografie per i suoi “Commentaria” -fu il primo a cogliere l’esigenza didattica dello stretto rapporto tra osservazione diretta e supporto iconografico nello studio dell’anatomia -immagini avevano lo scopo di suggerire e supportare la visione diretta del corpo umano, non di sostituirla -illustrazioni di Jan Stephan von Calkar nel “De humani corporis fabrica” di Andrea Vesalio a segnare l’inizio di una competenza figurativa di altissimo livello grafico e innovativa -precisione e spettacolarità delle immagini sostituiscono la realtà che rappresenta -doppia concezione della sussidiarietà didattica dell’immagine ->suggerire i termini di una realtà che può essere conosciuta e appresa solo attraverso l’osservazione diretta ->come oggetto sostitutivo della realtà 2.3. Iconografie e tassonomie -fuori dall’Italia, soprattutto in Germania e dove c’era meno controllo della Chiesa, la pubblicazione di libri e immagini di zoologia, botanica, mineralogia ebbe uno sviluppo qualitativo e quantitativo sorprendente -tappa decisiva nella storia dell’incisione fu l’opera di Albrecht Durer -numerose opere tra xilografia e calcografia con soggetti fantastici, religiosi, animali esotici, fenomeni curiosi… -grande qualità grafica e figurativa delle incisioni -riproducibilità delle copie, costi bassi, facilità di trasporto e commercializzazione creano le condizioni favorevoli alla diffusione di un mercato delle immagini che influenzò soprattutto la cultura popolare -a scopo di erudizione, della meraviglia e con intenzioni scientifiche nascono i Musei e i gabinetti di storia naturale -nascono da una curiosità disimpegnata che ha stimolato e incrementato la curiosità scientifica e l’impulso alla ricerca (von Schlosser) -Ulisse Aldrovandi -> scienziato naturalista e collezionista più rappresentativo -creò un museo di storia naturale che poteva considerarsi “totale” rispetto alle conoscenze del suo tempo -2 concetti importanti dal punto di vista didattico; 1) Museo come luogo dove si può trovare tutto il materiale appartenenti a un certo campo del sapere -sorta di concentrazione nello spazio e nel tempo di un sapere che altrimenti richiederebbe molto tempo per essere studiato 2) Museo come “un compendio” degli oggetti o dei reperti che costituiscono la materia di una certa collezione -significato comune di compendio è riassunto ma il verbo latino compendere voleva dire risparmiare → su questi due concetti si forma una vera e propria economia degli apprendimenti -Aldrovandi realizza un progetto di storia naturale che doveva contenere e rappresentare tutto il sapere possibile -convinto della “vanità” di una pubblicazione scientifica priva di immagini -nel 1590 poteva contare su un archivio di circa 10mila disegni di animali e piante -tra questi ne sceglie 5.400 che vengono trasferiti in incisioni per la stampa e illustravano i 7 libri della sua “Historia naturalis” -crea una sorta di modello per la diffusione delle grandi enciclopedie illustrate e il ruolo fondamentale delle immagini nella moderna documentazione scientifica -questi spazi (musei, teatro anatomico…) rispondono all’esigenza di riorganizzare i saperi scientifici per i quali si richiede materiali e strumenti di osservazione, repertori di oggetti e teche -nel progetto di Comenio lo spazio-scuola si definisce come un “laboratorio-didattico” -le scuole per svolgere un ruolo didattico efficace devono disporre di esempi per le osservazioni, di strumenti per svolgere le attività pratiche e di informazioni sull’uso corretto di tutte le cose -Comenio afferma che ci sono aspetti della realtà (sapori, colori, dimensioni, consistenza delle cose) che non possono essere rese completamente nelle illustrazioni 2.4. La predisposizione ordinaria dei sussidi -è possibile che Comenio conoscesse, cogliendone il valore innovativo, alcuni strumenti che rendevano più preciso e funzionale lo studio e l’insegnamento delle diverse scienze ->costruzione di modelli plastici e dell’illustrazione scientifica - “se mancano le cose stesse, si possono usare mezzi sostitutivi, come modelli o immagini fatti apposta per l’insegnamento” -necessità che la scuola sia un luogo didatticamente attrezzato, le pareti delle aule devono essere riempite con immagini che fanno riferimento ai diversi capi di studio - nella “Scuola pansofica” Comenio afferma che tutto ciò che non è possibile conoscere per diretta autopsia è bene che sia presente nell’aula sotto forma di immagine -rendono più interessante e funzionale l’insegnamento e l’apprendimento -concezione pedagogica per cui l’azione dell’imparare avviene innanzitutto a partire dall’Imitazione di modelli proposti agli alunni ->solo passando attraverso esperienze di riproduzione un allievo sarà capace di darsi gli strumenti che gli permetteranno di esprimersi autonomamente -Comenio vede nella didattica una scienza empirica il cui oggetto è il processo di insegnamento/apprendimento e che deve mettere a punto il metodo e gli strumenti necessari -poiché l’autopsia non sempre può essere esercitata sulle cose reali è necessario ricorrere a copie della realtà su cui applicare lo studio e l’osservazione -più l’allievo si esercita su modelli veri e sicuri, ma anche facili da capire e imitare, più i saperi che acquisisce saranno sicuri 3.L’Orbis pictus 3.1. Un provetto editoriale e didattico -L’ “Orbis sensualium pictus” di Comenio esce a Norimberga nel 1658 -primo libro di testo scolastico dove le immagini hanno un’importante funzione di sussidio per l’apprendimento - le immagini, inserite all’interno di una progettazione didattica rigorosa, diventano uno straordinario strumento per lo sviluppo delle conoscenze -esse determinano il primato dell’autopsia nel processo didattico e nelle esperienze di apprendimento -nel “Didacta Magna”, tratta della scuola materna, Comenio si sofferma sul valore didattico dei “libri di figure” da proporre ai bambini che non sanno ancora leggere e scrivere > -Comenio prospetta un curriculo formativo specifico per la scuola materna e gli strumenti con cui attuarlo [p.38?] 3.2. Didattica di un mondo dipinto -l’Orbis si presenta come una sorta di piccola enciclopedia che presenta il sapere elementare, didatticamente organizzato sulla base di immagini e parole -nell’introduzione Comenio spiega il significato generale dell’opera composta da 3 elementi; 1. Figure – sono come tante rappresentazioni di tutto ciò che è visibile nel mondo 2. Nomenclature – sono iscrizioni o titoli posti su ogni figura, che esprime con una sola parola generale tutto il senso contenutovi 3. Descrizioni – sono spiegazioni delle singole parti della figura -partendo dalla naturale attenzione che i bambini dedicano alle immagini e al piacere che essi provano nel guardarle, Comenio ritiene con quest’opera di metterli a proprio agio, facendo dell’apprendimento un’esperienza interessante e piacevole -le immagini rendono meno astratta la conoscenza e aumentano la capacità di osservazione -comprende 150 argomenti – ognuno di essi presenta un tema attraverso un’immagine e un titolo a cui segue una didascalia tratta in genere dalla Bibbia - a tutti gli argomenti viene dedicato lo stesso spazio -libro costruito con un ordine grafico e tipografico che ha lo scopo di attirare la curiosità del bambino, stimolando lo sguardo nel passare da un’immagine all’altra -da questo piacere iniziale devono nascere le domande, gli interessi, il bisogno di scoprire i nomi e il perché delle cose, collegando la parola all’immagine e l’immagine alla realtà = primo libro concepito per dare agli allievi un compendio delle conoscenze del mondo e dell’uomo, organizzato in modo da costruire un aiuto all’apprendimento attivo -struttura; Prime 17 unità, iniziano con “Dio” e “Il Mondo”, si riferiscono agli elementi naturali e trattano i diversi aspetti del mondo vegetale Le successive 17 unità si riferiscono al mondo animale, iniziano con i diversi tipi di uccelli, poi gli insetti (vermicelli volanti), e infine serpenti e rettili 8 capitoli dedicati all’uomo e alla conoscenza del corpo, dall’esterno all’interno, e all’ “Anima”. Capitolo si chiude con parte dedicata a “Uomini deformi e mostruosi” 14 capitoli descrivono attività dell’uomo finalizzate alla prodizione di cibo e terminano con “il pasto” 13 capitoli trattano mestieri dedicati all’abbigliamento e alla costruzione 6 capitoli che riguardano le pari della casa e si chiude con i luoghi per la pulizia e l’igiene 3 capitoli riferiti alle tecniche e agli strumenti di rappresentazione del tempo e dello spazio (orologi, pittura, specchi, ottica) 9 unità relative al movimento e ai trasporti dell’uomo e delle merci 8 capitoli dedicati alla lettura e alla scrittura (carta, tipografia, libro…). Esse sono una specie di premessa alle diverse arti e scienze 6 capitoli dedicati all’astronomia 9 argomenti trattano delle virtù umane a cui segue tema della famiglia diviso in 4 capitoli 15 argomenti relativi alla città. Metà riguardano aspetti più civici, mentre l’altra metà illustra le diverse forme di spettacoli e di giochi che si svolgono in città 5 unità sul Regno e il Paese come entità nazionali 5 unità a tematiche di tipo militari 7 argomenti dedicati alla religione secondo un’ottica pedagogica che si apre alla conoscenza delle altre religioni (paganesimo, giudaismo, cristianesimo, maomettismo) 3.3. Iconografia dell’Orbis -segno xilografico caratterizza le immagini sulla base di un’essenzialità del tratto -l’impianto visivo concepisce ogni immagine come un microcosmo in cui si passa dal generale al particolare attraverso una lettura guidata -le immagini sono delle composizioni visive in cui si colgono elementi provenienti da differenti ambiti iconologici -primo elemento significativo è dato dalla visione geocentrica dell’universo [p.42?] -opera didattica metodologicamente innovativa ma ancora culturalmente legata alla tradizione -riflette temi e icone di un immaginario popolare -> Maria Teresa Gentile lo legge come “l’intenzione di Comenio di consegnare l’esempio di un linguaggio figurativo universale” -tale linguaggio, per essere accessibile all’infanzia, dovevano riflettere immagini e temi di una cultura popolare i cui legami con le forme tradizionali del sapere erano più forti rispetto alle nuove idee scientifiche -nelle scelte didattiche e visive coesistono la realtà e la finzione, la natura e l’artificio nel dare vita a una rappresentazione del mondo comprensibile dall’infanzia e dal suo modo di guardare e immaginare le cose -ricerca di una visività totale perseguita attraverso 4 diversi dispositivi grafici; 1) Uso di immagini simboliche o allegoriche -immagini caratterizzate da un tratto grafico ingenuo ed essenziale, riconducibile al modo di fare xilografia nelle stampe popolari 2) Raggruppamento per categorie – generalmente oggetti, animali e piante -colloca gli animali in contesti naturali, nell’ambiente in cui l’animale vive-no descrizione analitica del singolo animale, ma mette in evidenza una caratteristica dell’animale o del suo comportamento -istanza metodologica di separare, selezionare e ordinare nei diversi campi della realtà per educare la conoscenza sulla base di un criterio scientifico -nell’oggettività della rappresentazione si manifesta l’arbitrarietà della manipolazione 3) Scene di vita dell’uomo – rappresentanti ognuno con un “quadro” dove è visivamente sintetizzato tutto ciò che caratterizza quella situazione -dimensione sincronica della rappresentazione (si mostrano tutti i passaggi dell’attività) si contrappone quella diacronico della lettura del testo che descrive le diverse parti e azioni mostrate 4) Trasparenza – per mostrare l’interno di ambienti e edifici a cui viene resa trasparente una parete -immagini che illustrano determinate situazioni suddividono lo spazio in due parti; un ambiente interno visto in trasparenza e l’ambiente esterno contiguo, dove si svolgono fasi diverse della stessa attività -in realtà la valorizzazione delle immagini nell’Orbis non è tale da renderla autonoma come medium e la sua funzione è didatticamente rilevante solo in rapporto alla parola, al testo -sono dei catalizzatori di apprendimento perché sono un ancoraggio sicuro alla verbalizzazione e alla concettualizzazione -con l’Orbis Comenio termina la sua opera precedente -> “Janua linguarum” testo uscito nel 1631 innovativo per l’insegnamento del latino -le immagini sono la porta che apre a una conoscenza sicura, attiva e stimolante della lingua, che è il primo e fondamentale strumento che l’uomo riceve attraverso l’educazione -le immagini acquistano senso solo se vengono nominate, cioè collocate all’interno di contesti descrittivi 3.4. L’alfabeto figurato -apprendimento lettura e scrittura è da sempre la prima e fondamentale esperienza didattica per ogni bambino -Comenio propone all’inizio dell’Orbis un alfabeto figurato, che definisce “simbolico” -contiene i caratteri di ogni lettera con aggiunta la figura di quell’animale di cui quella lettera imita il verso -principio di sostituire i nomi delle lettere come iniziale di parola, con la sonorità delle lettere sulla base di un metodo fonico -scelta che risponde a 2 criteri: -> parte dall’osservazione dei bambini che spontaneamente si divertono a imitare suoni e rumori -> il passaggio dalla cosa reale, al suono, al segno, si prefigura come un percorso educativo “naturale”, facilmente comprensibile dal bambino -l’idea di un abbecedario fonico illustrato andava incontro alla compresenza della lingua latina e volgare e, in seguito, di più lingue volgari affiancate -> richiamo alla sonorità fungeva da comune denominatore con cui associare una figura a una corrispondente lettera dell’alfabeto, indipendentemente dalla lingua parlata -Duilio Gasparini – evidenzia come la proposta di Comenio sia la sintesi di un processo che durava da almeno un secolo e aveva prodotto diversi tentativi -Valentin Ickelsamer pubblicò nel 1527 “Die Rechte Weis” un volumetto in cui spiegava il metodo fonico che lui aveva sperimentato, sottolineando l’importanza di accompagnarlo con l’osservazione diretta di animali e oggetti o utilizzando delle figure -Jakob Grussbeutel – primo a corredare di immagini un abbecedario con il metodo fonico nel 1534 -> non ebbe successo perché i suoi tempi non erano pronti per questa innovazione → importante sottolineare il tentativo di costruire un metodo oggettivo per l’apprendimento della lettura, di cui l’immagine diventi elemento strutturale, favorendo la memorizzazione dei caratteri dell’alfabeto -merito di Comenio è stato quello di aver aperto la strada alla ricerca didattica nel campo dell’alfabetizzazione, da sempre primo fondamentale compito della scuola -In passato le lettere dell’alfabeto erano incise su semplici tavolette di legno accompagnati al Salterio = libro di lettura che conteneva l’alfabeto, le sillabe, alcune preghiere, salmi, e testi religiosi -si imparò a leggere sul salterio attraverso preghiere in latino imparate a memoria -didattica basata su un processo formato da 4 elementi: ascolto, lettura, memorizzazione e interrogazione -ascolto della parola del maestro come verità che ha poi nell’interrogazione orale la verifica del grado di assorbimento -asse lettura-memorizzazione su cui tradizionalmente ha sempre fatto leva l’apprendimento dello scolaro attraverso il libro >Capitolo 2 – Nuovi orizzonti visivi 1.L’autoeducazione fra progetto e utopia 1.1. L’antididattica di Rousseau -per circa un secolo convivono modalità diverse che avevano come obiettivo quello di rendere più raffinate le tecniche di apprendimento delle lettere dell’alfabeto e delle loro combinazioni > nel 1693 viene pubblicato “Pensieri sull’educazione” di John Locke -capitolo dedicato alla lettura in cui non si fa riferimento agli abbecedari illustrati -per rendere più piacevole la lettura sviluppa un metodo basato sull’uso di dadi o di palle sfaccettate dove, in ogni faccia è impressa una lettera dell’alfabeto -si possono così realizzare dei giochi con i bambini basati sul riconoscimento delle lettere, sul loro abbinamento a formare sillabe e poi parole -non ignora l’importanza delle immagini e dei libri illustrati ma ritiene che il bambino possa utilizzarle positivamente solo quando ha imparato a leggere > nel 1730 l’abate Louis du Mas sviluppa un metodo di apprendimento della lettura che sostituiva gli abbecedari con un dispositivo che stimolava l’attività dei bambini -realizzò una sorta di laboratorio didattico chiamato “Bureau Typografique” dove, collocati in tanti cassetti, si trovano delle “carte da gioco” con impresse lettere dell’alfabeto -non ci sono immagini ma solo parole che i bambini si divertono e imparano a comporre su un tavolo o sul pavimento accostando le lettere > nel 1762 viene pubblicato l’”Emilio” di Rousseau contro queste tecniche assumendo una posizione antididattica -Rousseau sposta l’attenzione dagli strumenti alla capacità di suscitare il desiderio per l’apprendimento -rappresenta una rottura epistemologica per la pedagogia -l’educazione negativa teorizzata da Rousseau, per cui non servono sussidi didattici, esalta il bambino con il suo corpo e i suoi giochi contro ogni soggezione pedagogica e rigidità scolastica -non sono i sussidi didattici elaborati dall’adulto a dare senso a ciò che il bambino impara, ma è lui stesso che costruisce il senso dei propri apprendimenti mettendosi in relazione con il mondo che lo circonda, l’educatore può aiutarlo offrendogli un campo d’esperienza e sarà il bambino stesso ad attivarsi con la sua voglia di fare, scoprire e imparare -il bambino non ha bisogno di materiali didattici precostruiti ma di Intenzionalità Didattica = cioè di capacità da parte dell’adulto di leggere didatticamente l’ambiente che lo circonda e di presentare al bambino le cose stesse che egli osserva e manipola con interesse, come occasione di nuove conoscenze -con i sussidi didattici l’adulto conosce in partenza le difficoltà del bambino e intende prevenirle, agevolando il suo apprendimento in modo programmato -vs per Rousseau deve essere il bambino stesso a far intendere i modi e i tempi del proprio apprendimento, e l’educatore ha il compito di conoscerli e assecondarli -pone al centro del sistema educativo il bambino -idea di educazione negativa basata su un’intenzionale sottrazione di intervento diretto dell’adulto per dare più spazio e tempo all’attività del bambino e alla naturalità dei suoi processi cognitivi -idea che porterà a 2 differenti progettualità educative: 1. esalta l’Autoapprendimento – autonomia e diritto del soggetto di accedere liberamente alle conoscenze - “Encyclopédie” 2. Ricerca dei processi naturali di apprendimento, come reazione ai modelli astratti, meccanici e mnemonici di un’istruzione scolastica imposta al bambino -Pestalozzi e Frobel 1.2. Una paideia per immagini - “Encyclopédie” – progetto curato da Denis Diderot, D’Alembert e Codillac (1751) -incarna il nuovo clima intellettuale e educativo dell’epoca, derivante dalla convinzione che la conoscenza riflettesse un’unità -intento era di organizzare la conoscenza entro una struttura ordinata di rapporti “adeguati” -ogni conoscenza occupa un posto preciso all’interno di una struttura ramificata, dove esistono dei percorsi ordinati -al centro della ricerca della verità c’è l’uomo con i suoi sensi e la sua ragione – in tale ricerca egli si muove totalmente libero e indipendente da poteri e ideologie a cui non deve rendere conto -Diderot può considerarsi un precursore delle moderne tecniche di comunicazione didattica e di divulgazione culturale per: ->aver raccolto intorno all’opera alcuni dei migliori intellettuali dell’epoca ->l’uso delle immagini -gli 11 volumi che contengono le tavole sono un’enciclopedia visiva che rappresenta e descrive, con una grande qualità grafica, le molteplici attività umane e i prodotti del suo lavoro -nelle pagine successive ci sono diverse tavole che illustrano in modo dettagliato attrezzi, macchine, tecniche di lavorazione inerenti al tema trattato -lavoro talmente lungo che si può parlare di 2 enciclopedie, una dedicata alle voci e l’altra alle immagini -l’impianto didattico si basava sulla doppia articolazione di testo e immagine, con la consapevolezza della sinergia comunicativa tra i due linguaggi -senso ->vero e proprio programma iconografico -la mancanza di abitudine a scrivere e a leggere le arti rende difficile spiegare le cose in modo comprensibile ->da qui la necessità delle figure -l’accurato apparato didascalico che correda le illustrazioni costruisce il completamento testuale delle immagini, che godono così di una propria autonomia informativa -Louis-Jacques Goussier -> realizza le iconografie -iconografie basate su una ricerca di chiarezza in cui all’immagine è affidato il compito di documentare con razionalità e precisione un tema, ottenendo dalla figura il massimo delle informazioni -questa “razionalità e precisione” da una parte costituisce il criterio iconografico con cui rappresentare l’universo. Dall’altra genera una deformazione della realtà, omologandola tutta in un canone estetico -le immagini dell’enciclopedia ci mostrano un mondo laborioso e pacifico -l’Encyclopédie rappresenta, per la qualità e quantità delle immagini e per la vastità degli argomenti trattati, una sorta di somma dell’illustrazione didattica e documentaria -criteri su cui si fonda il linguaggio dell’immagine sono: Suddivisione dell’immagine in due parti sulla base del rapporto Sintesi/Analisi -quella superiore mostra l’ambiente in cui si svolge una determinata attività, in quella inferire vengono mostrati una serie di attrezzi usati per quell’attività oppure gli oggetti che vengono prodotti La Sezione di un ambiente o si un oggetto di cui si mostra la parte esterna d’insieme, quella interna che rileva le pari L’Ingrandimento utilizzato per dare visibilità a ciò che normalmente è di dimensioni molto piccole La Schematizzazione usata per mostrare l’articolazione e le parti essenziali di un meccanismo o di una struttura complessa La tavola suddivisa in Riquadri dove, in forma sinottica, si ha la composizione di più immagini che illustrano aspetti diversi della stessa attività Il Dettaglio che consente l’osservazione analitica di un elemento particolare o di un’azione che viene come bloccata e isolata -sono rappresentazioni dell’ordine, inteso come principio e metodo al tempo stesso epistemologico e didattico -enciclopedia come massimo tentativo di costruire una visione ordinata del mondo, come presupposto per la sua conoscenza [p.65?] -principio secondo cui c’è uno stretto rapporto fra razionalità e verità con la conseguenza di non lasciare spazio al dubbio e alla critica 2. Tre importanti realizzazioni didattiche 2.1. Il sussidiario di Basedow -fra il 1770 e il 1778 a Dessau si sviluppa uno degli esperimenti pedagogici più interessanti nel tentativo di conciliare le idee progressive di Rousseau con le innovazioni didattiche di Comenio -Johann Bernhard Basedow ->fondò l’Istituto Filantropico famoso con il nome di Philanthropinum -scuola innovata per la laicità del suo orientamento ma anche per la didattica -basata su laboratori per lo studio delle scienze naturali e per attività artigianali, su frequenti uscite per l’osservazione diretta dell’ambiente ed escursioni che mettevano in contatto con la natura, in un clima di socialità, di gioco e di apprendimento -immagini erano sussidio didattico fondamentale – come spunto per discutere con i ragazzi di argomenti che stimolavano riflessioni, interpretazioni personali e giudizi morali - “Il libro elementare per la gioventù” -Elementarwerk ->risultato più importante e innovativo di costruzione di un libro di testo scolastico -pubblicato nel 1770 si presenta come una vera e propria enciclopedia pensata per i ragazzi ad uso scolastico -considerato come il primo sussidiario scolastico nel senso moderno, dove i contenuti delle diverse discipline sono esposti in modo aggiornato e funzionale all’apprendimento e con un corredo iconografico che è il suo punto di forza - “Relazione ai filantropi e ai potenti” -del 1768 in cui Basedow espone le sue idee-guida sull’educazione e sulla scuola -dedica un capitolo all’esposizione del progetto intitolato “Del libro elementare della conoscenza umana” deve rappresentare il punto di partenza per la costruzione di una biblioteca scolastica -organizza il lavoro ponendosi come coordinatore di 3 livelli distinti ad ognuno dei quali corrispondono competenze diverse: 1) necessario numero elevato di scritti in cui trovare argomenti coerenti con il suo scopo 2) necessario comunicare per lettera e parlare con gli esperti dell’argomento 3) nella ricerca delle stampe ha bisogno di chiedere molti consigli -il “Libro elementare” ha lo scopo di: Selezionare e organizzare i saperi in funzione dell’apprendimento scolastico Strutturarne le modalità espositive, i linguaggi e i media adatti a renderli comunicabili ai bambini -i contenuti, ordinate nelle diverse discipline scolastiche, sono trattati sia sul linguaggio visivo che scritto, che si rinviano reciprocamente con lo scopo di rinforzare l’apprendimento, rendendolo più interessante -Daniel Nikolaus Chodowiecki – incisore tedesco -produce le tavole illustrative due opere; “Fisiognomica” di Lavater e “il libro elementare per la gioventù” volume di quasi 100 pagine illustrate -volume iconografico preceduto dalle didascalie dettagliate di ogni immagine -il gusto per la teatralità e la cura nel descrivere l’ambiente sia naturale che umano, rendono le immagini interessanti sul piano documentario e visibilmente piacevoli -immagini che rappresentano i vari mestieri sono particolarmente accurate e invitano all’analisi del contenuto e, dall’altra, alla narrazione di eventi che l’immagine suggerisce -parte dedicata alla geografia è impeccabile nel suo impianto didattico -per la storia le immagini rendono suggestivo il tema dell’intolleranza, assunto da Basedow come criterio per una lettura degli eventi che si pone come obiettivo essenziale l’affermazione dei diritti umani -scopo di Basedow è di riconoscere e valorizzare le potenzialità didattiche proprie delle immagini all’interno di un grande progetto di educazione/istruzione -medium che diventa un formidabile supporto ideologico all’insegnamento ->l’illustrazione ha lo scopo di mostrare ciò a cui si riferisce, essa compie delle scelte precise dove non è dato il beneficio del dubbio -tali immagini svelano l’impossibile neutralità della didattica -non usa le immagini solo come supporto al testo ma come strumenti di “animazione didattica” da usare in modo interattivo con i ragazzi, sollevando curiosità e interessi, analisi e discussioni -l’immagine non è solo l’illustrazione visiva di un oggetto che non ci è dato cogliere nella realtà, ma parla un proprio linguaggio che va oltre l’oggetto stesso della rappresentazione 2.2 Il “Bilderbuch fur kinder”: l’impianto dell’opera -Solo alla fine del 18 secolo viene riconosciuto uno spazio culturale e editoriale specifico dell’infanzia, basato su esperienze concrete e significative -sensibilità pedagogica verso l’infanzia caratterizza la cultura della nascente borghesia imprenditoriale, disposta a investire sull’educazione, come fattore importante dello sviluppo -nasce primo grande progetto editoriale non scolastico per l’infanzia ->Bilderbuch fur kinder -opera in 12 volumi pubblicata tra il 1792 e il 1830 realizzata dall’editore Friederich Justin Bertuch -per anni era stato precettore di una famiglia e conosceva gli esperimenti di Basedow -letteralmente “libro illustrato per bambini” è una piacevole raccolta di disegni originali, incise e accompagnate da una breve spiegazione alla portata della comprensione di un bambino -prefazione rivolta agli adulti dove spiega la struttura dell’opera dà indicazioni sul suo uso nel contesto di un discorso didattico -la sua opera si colloca nella tradizione che raccomanda di accompagnare l’istruzione del bambino, fin dalla prima infanzia, con l’uso delle immagini -impianto metodologico, didattico e iconologico in 8 punti: 1) Di carattere estetico-pedagogico ->importanza di offrire ai bambini immagini della migliore qualità possibile, necessaria per la corretta comprensione di ciò che rappresenta, sia per l’educazione al buon gusto figurativo 2) Ogni tavola deve avere un solo soggetto, per non disperdere l’attenzione del bambino ->il bambino osserva diversamente dall’adulto perché non opera astrazioni o selezioni 3) Importante che le figure non presentino oggetti troppo piccoli, difficilmente distinguibili e che siano rispettate il più possibile le proporzioni reali 4) Principio ludico del piacere che il bambino deve provare con questo libro, che non è finalizzato alla lettura per lo studio -i testi di accompagnamento devono essere brevi e chiari 5) I contenuti fanno soprattutto riferimento alla realtà lontane ed esotiche, a una natura affascinante da scoprire, a cose rare e misteriose che catturano l’attenzione del bambino e il suo bisogno di conoscere 6) La buona qualità non deve farne un oggetto costoso e riservato a pochi, ma accessibile anche dai genitori non facoltosi 7) Il bambino deve poter ritagliare le figure – attività che i bambini amano fare per gioco, ma che ha anche una finalità didattica -l’immagine è separata dalla spiegazione scritta in modo che il bambino può ritagliare la figura e incollarla su un altro supporto 8) Impianto grafico funzionale anche a facilitare il più possibile il rapporto immagine/testo nella lettura del bambino →tutta l’opera è basata sulla sinergia didattica tra immagine e testo, sulla rigorosa complementarità informativa, dove il bambino vede ciò che è scritto e può descrivere ciò che vede -strategia editoriale basata su 2 caratteristiche: pubblicazione periodica in fascicoli, ognuno dei quali aveva l’illustrazione e la descrizione di alcuni soggetti -questo creava nel bambino un’attesa costante nel tempo e il ripetersi del piacere apparente disordine con cui si succedono gli argomenti dei fascicoli che va incontro alla multiforme curiosità dei bambini -importante che il bambino non sappia gli argomenti successivi, perché questo terrà alta la sua aspettativa e la sua curiosità -pensando all’uso che l’insegnante può fare con tale opera numera i fogli con le incisioni con un ordine sequenziale che consente di aggregarli sulla base dei diversi temi trattati -doppia articolazione didattica -> da una parte si rivolge ai bambini come diretto fruitore di un prodotto editoriale che fa leva sul piacere di guardare le figure e manipolarle come un giocattolo ->dall’altra vuole provocare la scuola con un’opera che si caratterizza come eccezionale sussidio estetico e cognitivo, non prescrittivo, ma affidando all’insegnante la possibile declinazione didattica 2.3.Il “Bilderbuch fur kinder”: l’apparato didattico-illustrativo -Walter Benjamin colloca il Bilderbuch accanto all’Orbis pictus e all’Elementarwerk come una delle tre opere fondamentali che hanno aperto la strada a una nuova visione verso i libri educativi -modernità espressa nei contenuti e nell’impostazione editoriale dell’opera che si caratterizza per 2 scelte:  rifiuto del carattere gotico nella scrittura dei testi che accompagnano le immagini che deve essere sostituita con i caratteri latini  edizione del Bilderbuch, oltre che in tedesco, anche in inglese, francese e italiano, con l’intenzione di collocare l’opera in un mercato europeo dell’educazione e della cultura per l’infanzia -è la prima opera per l’infanzia nata a partire dall’idea di spettacolarità visiva che funziona come dispositivo didattico -per questo si cerca di cogliere alcuni aspetti psicologici che guidano l’interesse e l’attenzione dei bambini e che funzionano come criteri selettivi per gestire la trattazione visiva e scritta dei soggetti; la capacità di svelare aspetti strani e curiosi il riferimento a elementi concreti che il bambino può sempre riconoscere la rappresentazione del meraviglioso e del diverso come elementi di scoperta che colpiscono la fantasia e provocano domande -l’opera è costruita su un’architettura tassonomica i cui contenuti sono raggruppamenti tematici, all’interno dei quali si collocano i vari argomenti proposti in ordine sparso, componibili in base a determinati percorsi cognitivi -temi; flora, fauna, uomo, paesaggi e monumenti, fenomeni naturali, di opere della tecnologia, infine ci sono una serie di soggetti che rappresentano curiosità e aspetti suggestivi della vita riferiti a paesi e popoli lontani, o immagini sospese tra realtà e fantasia -offre visione del mondo totalmente laica e moderna, basata su una dimensione materialista della realtà e dell’uomo, dove la storia è esclusivamente storia naturale e la cultura si esprime attraverso le scoperte scientifiche e tecnologiche, geografiche e antropologiche -il corredo iconografico si basa su fonti diverse -> diversi stili e impianto grafico tra alcuni repertori di immagini, e dei differenti registri didattici -storia naturale si avvale di tavole il cui linguaggio visivo si esprime con l’esaltazione grafica e cromatica delle forme, la cura dei dettagli, il rigore compositivo della pagina -un’altra modalità illustrativa si trova nelle tavole dove lo stesso oggetto viene rappresentato su differenti registri iconografici -l’articolazione didattica si modula sulla complessità di una visione dove l’oggetto viene replicato con diverse modalità illustrative 2.4. I cartelloni aportiani -intorno al 1830 nascono in Italia le prime “scuole infantili”, destinati ad accogliere i bambini da 2 a 6 anni, a educarli e istruirli sulla base di un metodo didatticamente strutturato -realizzate da Ferrante Aporti, sacerdote e pedagogista che vuole trasformare in senso educativo le “sale di custodia” (luoghi malsani destinate ad accogliere con scopo assistenziale i bambini mentre i genitori sono al lavoro) -una pedagogia dell’infanzia fa da sfondo all’impianto didattico basata su 3 assi fondamentali dell’educazione intellettuale, morale e fisica -attenzione all’apprendimento corretto della lingua italiana -Aporti definisce “dimostrativo” il suo metodo che consiste nell’insegnare ai bambini delle serie di nomenclature, ordinate per generi, mostrando loro gli oggetti a cui si riferiscono o le loro immagini -Tavole mnemoniche o sinottiche originariamente non erano illustrate ma si presentano come elenchi ordinati di nomenclature -si trattava di cartelloni appesi alle pareti dell’aula o collocati su apposti piedistalli -definì i temi e le nomenclature che dovevano essere contenuti in una serie di tavole fondamentali – queste avrebbero costituito un primo curriculo per introdurre i bambini a una conoscenza ordinata delle parole e delle cose  le prime tavole riguardavano il corpo umano suddiviso in testa, busto e gambe -ogni parte era descritta dalla nomenclatura dettagliata dei particolari -si passa poi a un’altra tavola che illustrava l’abbigliamento  la seconda unità si riferiva al mondo naturale e comprendeva le tavole degli animali, vegetali e minerali tutti suddivisi nelle rispettive specie -si passa poi alle tavole che rappresentano la vita dell’uomo; il cibo; diverse origini e tipologie, e la casa, parti interne ed esterne -poi argomenti legati al tema dell’uomo (mestieri) o a quello del mondo naturale -il motivo di interesse didattico è legato alla costruzione di un sussidio visivo implicitamente contenuto da queste tavole mnemoniche o sinottiche -> Cartelloni di nomenclature illustrate -Criticato per; rigido scolasticismo metodo aveva indubbio pregio didattico-> suggeriva un uso delle immagini come sussidi per una conoscenza sistematica della realtà, finalizzata all’arricchimento del vocabolario del bambino secondo il corretto uso dell’italiano -metodo che ribadisce la centralità per i bambini dell’esperienza sensibile, nel rapporto con le cose, dell’uso di immagini per mezzo di disegni e stampe -un esempio di sussidio didattico significativo è il Metodo pratico e progressivo per l’insegnamento della lingua italiana, con proposta di una poliantea universale illustrata ->elaborata da Agostino Fecia -evidente riferimento al metodo di Aporti per l’insegnamento della lingua italiana che Fecia lo porta nella scuola elementare -Agostino è un insegnante elementare si pone il problema di elaborare delle risposte concrete per migliorare il metodo di insegnamento e la possibilità di apprendimento [p.84?] -le tavole illustrate si pongono come una razionalizzazione didattica dell’esperienza diretta -l’osservazione diretta ha dei limiti per l’eccesso di stimoli e la difficoltà a dirigere l’attenzione degli alunni in modo selettivo -il libro che egli predispone è insieme una guida metodologica per l’insegnante e un sussidio di apprendimento da usare con l’alunno attraverso la Poliantea illustrata -26 tavole ognuno con un titolo che è l’oggetto della rappresentazione e crea una sorta di “unità didattica” -intenzione di conciliare l’estrema sintesi degli argomenti essenziali, dall’altra di una grande cura del particolare -nell’apparato illustrativo si coglie un criterio ordinatore; ->prime 12 immagini rappresentano ambienti esterni ed interni senza la presenza umana, attenzione verso oggetti, paesaggi, natura, animali… ->13° tavola rappresenta la figura umana ->13 immagini dedicate alle azioni dell’uomo -disposizione che risponde a un criterio didattico ->suddividere nomi e verbi in due ambienti distinti, in modo che le azioni della seconda parte riprendano i nomi degli oggetti appresi nella prima parte -nomenclatura e parole scritte direttamente sull’immagine -immagini firmate da Giovanni Gallo ->eccellente abilità descrittiva e compositiva, originale qualità tecnica nei tratteggi e nel chiaroscuro -nella seconda metà dell’800 si arriva alla produzione di cartelloni di ispirazione aportiana, litografie a colori, con una qualità grafica e tipografica pregevole -Quadri murali per l’insegnamento della nomenclatura figurata nelle scuole elementari e negli asili per l’infanzia pubblicati nel vocabolario di Carena, uno dei contributi più significativi -cartelloni stampati in litografia a colori -una decina di tavole che rappresentano “arti e mestieri” -intorno nel tabellone troviamo le figure di numerosi oggetti presenti nell’immagine centrale e contrassegnati con un numero che rimanda alla nomenclatura nella parte bassa della tela -questi cartelloni invitavano i bambini a un vero e proprio esercizio visivo = ricercare nell’immagine centrale l’oggetto rappresentato da solo -attività spontanea del bambino, sorta di “gioco di figure” che costituiva un vero esercizio di educazione visiva 3.DA PESTALOZZI A FROBEL 3.1. L’ABC dell’intuizione -Johann Heinrich Pestalozzi -> no continuità con Comenio -la frattura epistemologica in campo educativo operata da Rousseau determina la svolta metodologica di Pestalozzi -elabora una concezione della didattica la cui scientificità nasce da un processo di sperimentazione e di osservazione diretta -i libri hanno preso posto delle esperienze basate sulla visione e sul rapporto diretto con le cose e con l’ambiente-> tali esperienze, e i processi che attivano, vengono prima di qualunque tecnica o metodo di istruzione, perché nascono dal naturale interesse del bambino di conoscere la realtà e di conoscersi -la ricerca didattica procede in 2 direzioni parallele: 1) basato sul concetto di ordine naturale dell’istruzione e sulla ricerca delle sue leggi 2) basato sulla ricerca dei metodi e delle tecniche che aiutano il soggetto a sviluppare in modo rigoroso la formazione di abilità e conoscenze -riconsidera l’idea di natura che, se è vero che predispone il soggetto all’educazione e contiene tutti gli elementi su cui costruire i processi basilari di apprendimento, è anche vero che non educa per sé stessa -l’apprendimento esige criteri di selezione e di ordine che aiutano il soggetto a costruire le categorie di analisi e di lettura, sul piano logico e linguistico, che lo aiutano a conoscere il mondo che gli sta intorno -la scientificità dell’educazione deve partire dalla conoscenza diretta del bambino come soggetto attivo del proprio apprendimento, in modo che la didattica accompagni coerentemente le sue capacità, mettendolo nelle condizioni migliori per svilupparle -metafora pedagogica della pianta e del giardiniere -> sono le cure del giardiniere a creare le condizioni migliori affinché la pianta nasca rigogliosa -principio guida del metodo di insegnamento elementare si basa su un processo di riduzione didattica, non di accumulazione-> va alla ricerca delle categorie psicologiche cognitive originale che stanno alla base dei processi naturali di sviluppo dell’apprendimento del bambino -partendo dal principio dell’Intuizione (Anschauug) = “l’esser presente degli oggetti esterni ai nostri sensi e il risveglio della conoscenza delle loro impressioni” ->Pestalozzi si riferisce a un insieme di esperienze e di processi mentali basati sulla visione e sul rapporto diretto con le cose -l’intuizione rappresenta il fondamento su cui imposta il processo didattico – prima di diventare tale l’intuizione è un’Esperienza naturale che coinvolge il bambino nella scoperta del mondo che lo circonda -è nell’intuizione come forma originaria di conoscenza che Pestalozzi coglie le 3 categorie fondamentali con cui il soggetto costruisce le forme elementari della conoscenza e su cui la didattica può costruire i suoi percorsi graduali; Numero, Forma e Linguaggio -la dimensione visiva assume un ruolo fondamentale, a partire dal concetto stesso d’intuizione, che è guidato dalle esperienze sensoriali del bambino -richiamo alla concretezza -> “le descrizioni devono precedere le definizioni”, il concreto precede l’astratto -le immagini, per la loro capacità di ampliare gli orizzonti visivi del bambino, provocano interessi e domande sulla conoscenza della realtà -opera “Come Gertrude istruisce i suoi figli” [p.92?] -dimensione didattica in cui le immagini si affiancano alle cose come repertori di stimoli per l’attenzione e l’intuizione dei bambini -altra dimensione visiva che riguarda una delle 3 categorie fondamentali del metodo: la Forma -il piacere naturale che il bambino prova nel tracciare dei segni su diverse superfici e con diversi strumenti precede l’apprendimento della scrittura -l’impulso a disegnare deve quindi costruire il campo d’esperienza originario in cui far nascere la scrittura -costruire un metodo che comprenda sia il disegno che la scrittura con l’obiettivo di guidare il bambino allo sviluppo di una capacità che sia insieme manuale e concettuale, basata sul riconoscimento e sulla riproduzione di segni grafici elementari che possono dar vita a forme iconiche o verbali - “questo ABC dell’intuizione consiste nella divisione del quadrato in parti uguali, dove risulta la determinazione di forme precise che servono di base alla misurazione” -idea che il disegno possa essere insegnato a tutti come la matematica e la lingua -l’ABC dell’intuizione costituisce un metodo di traduzione visiva dell’osservazione, attraverso un impianto grafico definito che diventa funzionale per l’apprendimento della scrittura e della misura -Disegno = abilità di rappresentare e di riprodurre fedelmente, per mezzo di linee simili, la struttura, il contorno e i caratteri strutturali di un oggetto dato all’intuizione -il disegno deve precedere l’insegnamento della scrittura perché esso facilita l’esatta formazione delle lettere -intenzione di Pestalozzi è quella di costruire un percorso agevole e naturale che porti i bambini al raggiungimento delle competenze elementari nell’alfabetizzazione -l’ABC dell’intuizione si presenta come una tecnica indirizzata a facilitare determinati apprendimenti, ma anche a definire i caratteri di un’iconografia scolastica basata su un rigoroso ordine visivo e sulla quale i bambini, attraverso sequenze di forme grafiche, educavano la mano e lo sguardo -tecnica che ha subìto un degrado didattico da parte degli insegnanti diventando insignificante per i bambini -metodo rivalutato in 2 ambiti educativi; ->logica e matematica- in cui le pagine a quadretti ospitano figure e forme ->educazione all’immagine – il gioco delle forme diventa un dispositivo di codifica col quale “leggere” una molteplicità di segni e figure della cultura visiva 3.2. Iconologia dei “doni” -Friederich Frobel è stato il più importante continuatore della teoria di Pestalozzi - a Yverdon andavano per conoscere direttamente Pestalozzi e il suo metodo, e Frobel ci rimase come educatore dal 1808 al 1810 -percorso che lo ha portato a pubblicare nel 1826 il libro “L’educazione dell’uomo” e a progettare e realizzare i Kindergarten -per la prima volta si ha lo spostamento dell’attenzione educativa sull’infanzia prima della scolarizzazione (3-6 anni), come periodo in cui avviene la formazione delle categorie e delle competenze fondamentali su cui si sviluppa il percorso educativo negli anni successivi -con Frobel si ha una vera e propria progettazione pedagogica e didattica di un modello di scuola dedicato a quest’età -riprende l’idea dell’ABC dell’intuizione unendola con il gioco, che si carica di valore educativo, connotandosi come attività naturale e autentica del bambino in cui avviene quella globalità dell’esperienza a cui deve modellarsi il progetto educativo -i “Doni” (cioè i materiali ideati per i bambini del kindergarten) rappresentano il primo tentativo di coniugare l’esperienza concreta della manipolazione ludica con una dimensione visiva orientata alla concettualizzazione astratta 1°. dono la Palla ->esprime emblematicamente l’idea di un “tutto completo in sé e un’immagine dell’unità e dell’universo” 2°. dono Sfera, Cilindro e Cubo -> rappresentano una sintesi della relazione fra movimento e staticità 3°. 4 doni successivi sono costituiti da blocchi di materiali componibili che nascono sezionando un cubo e ottenendo cubi più piccoli e parallelepipedi di varie grandezze -emerge tema della relazione fra l’unità e il molteplice, della metamorfosi delle forme 4°. Serie di doni per passare alle figure piane -> Cartoncini o tavolette a forma di quadrato, triangolo, rettangolo, cerchio, semicerchio… -combinati insieme definiscono l’immagine di oggetti riconoscibili o possono creare figure astratte sulla base della libertà espressiva 5°. Bastoncini, anelli e semianelli che i bambini collegano tra loro appoggiandoli su un piano su cui può esserci tracciato un percorso ->passano dalle figure piene a quelle vuote -altro passaggio importante è il progressivo passaggio verso la creazione di oggetti/immagini sempre meno riferiti al mondo reale e sempre più orientati all’astrazione o al puro gioco visivo -produrre figure il cui valore estetico e educativo sta nel processo manuale e razionale che creava il prodotto -alla fine si ha ritorno alla tridimensionalità con 2 tipi di materiali che danno al bambino il senso del vuoto e del pieno come due categorie con cui elaborare forme e volumi nello spazio: 1) costruire figure utilizzando dei punti di snodo (di sughero, di cera…) in cui piantare le estremità di bastoncini sottili in legno che creano strutture leggere che sembrano disegnate nello spazio 2) solidità piena dei volumi basata sulla creazione di forme attraverso la manipolazione della creta -metodo frobeliano non è sganciato dal contesto naturale e originario dell’espressività infantile, ma rappresenta il suo sviluppo all’interno di un coerente indirizzo educativo in cui il bambino inizia a esercitare il suo bisogno ludico-espressivo utilizzando oggetti e materiali più semplici che può avere a disposizione -i doni, e le attività che ne conseguono, si collocano sul piano dell’educazione estetica in un percorso che indirizza il bambino verso l’assunzione di categorie e di abilità orientata a un ordine che è insieme logico e visivo, e che si costituisce come un metodo e un linguaggio con cui conoscere, manipolare e rappresentare la realtà -Norman Brosterman ipotizza che i modelli visivi e plastici prodotti nei Kindergarten siano stati i primi elementi dell’Astrattismo che inizia a diffondersi alla fine del XIX secolo come forma artistica -sostiene l’idea che nella formazione di alcuni tra i più importanti pittori, architetti dell’arte contemporanea siano stati importanti l’esperienza e la cultura visiva dei kindergarten, condizionando i modelli estetici della loro produzione ->Frank Lloyd Wright – nella sua autobiografia fa riferimento al metodo frobeliano che conobbe attraverso sua madre -nel 1876 all’esposizione Universale di Filadelfia era stato allestito uno stand intitolato “the Frobel system of kindergarten” in cui gli adulti potevano fermarsi a vedere il funzionamento di questa scuola -nel paragrafo intitolato “I doni” di Lloyd Wright rievoca l’esperienza e le sensazioni tattili e visive legate a quei materiali -Brosterman -conduce la sua ricerca evidenziando che a incontrare nell’infanzia il metodo frobeliano sono stati alcuni tra i più significativi artisti del ‘900 ->First Kindergarten Generation -dimensione estetica dei doni diventa il segno anticipatore di una rottura culturale che si esprimerà 30 anni dopo nell’arte → centralità dell’astrazione come forma e linguaggio autentici con cui il bambino costruisce le proprie rappresentazioni grafico-pittoriche e manipolative -Walter Gropius nel 1924 disegnò il progetto per una Friedrich Frobelhaus (bauham) -concepita come un insieme di elementi architettonici in cui si collegano ambienti scolastici e laboratori Capitolo 3 – FIGURE E LETTERE 1.Il gioco visivo delle lettere -alla fine del XVIII secolo si sviluppa una stampa specializzata nella produzione di abbecedari e sillabari che riflettono le idee innovative -obiettivo = migliorare la qualità dell’apprendimento diminuendo la fatica, attraverso un’impostazione didattica che facesse leva su aspetti piacevoli dell’imparare -immagini semplici e in ordine alfabetico, e le lettere scritte con diversi caratteri poste ai margini di ogni figura -a differenza dei sillabari e abbecedari scolastici, poveri e austeri, è nell’ambito di una produzione riservata ai bambini delle classi sociali più elevate che troviamo gli albi più belli e interessanti -divennero un vero e proprio “genere editoriale” -la sequenza delle lettere scandiva il ritmo delle pagine animando giochi di figure, brevi filastrocche, sequenze di immagini legate tra loro da un tema conduttore -stile didattico ricco di implicazioni affettive e narrative -cercavano di attivare l’interesse e il piacere del bambino su un mondo di figure spesso bizzarro e fantasioso -l’alfabeto figurato diventa un dispositivo didattico che emblematicamente quel principio dell’educazione piacevole -questo procedimento di “animazione visiva” delle lettere è un capitolo del lungo processo in cui si è cercato di guardare le lettere dell’alfabeto come elementi figurativi autonomi -Roland Barthes- scrive che le lettere servono a fare non solo le parole ma anche altre cose; gli abbecedari ->l’alfabeto è un sistema autonomo, provvisto di predicati sufficienti che ne garantiscono l’individualità -libri che hanno costituito un formidabile supporto extrascolastico all’apprendimento della lettura -questi primi libri costituiscono un settore specifico dell’iconografia didattica che ha segnato l’editoria per bambini; una sorta di “libri di passaggio” che introducono il bambino in modo piacevole nel mondo dei “libri veri” -si sviluppa un’infinità di variazioni - “Alphabet des bons exemples” -> disegni vittoriani che costruivano una sorta di abbecedario per l’educazione alle buone maniere - “Alphabet illustrè des jeux de l’enfance” in cui vengono presentati anche i giochi dei bambini illustrati -inventario ludico rivolto a un’infanzia in cui non doveva mancare il tempo dell’istruzione come per il gioco -alfabeti illustrati usciti dall’ “Imagerie” di Epinal -> con illustrazioni popolari, uno dei più interessanti dal punto di vista illustrativo e didattico -abbecedari su diversi temi dove l’attenzione del bambino è catturata dalle immagini, dove le lettere dell’alfabeto fungevano da elementi per la memorizzazione - “Alphabet de Bécassine” del 1921 – personaggio del fumetto francese che anima una storia illustrata dove ogni immagine è contrassegnata da una lettera dell’alfabeto, ripresa nella didascalia come iniziale di una serie di oggetti che compaiono nel riquadro - “Grand Alphabet instructif et amusant” del 1880 è illustrato con 24 vignette corrispondenti alle lettere -la lettera non è esterna all’immagine, ma interna ad essa e la domina come un grande oggetto scenografico -ogni pagina contiene 4 immagini e ha, nella pagina a fronte, le parole raggruppate in base all’iniziale e scandite in sillabe 1.2. La critica di Benjamin -Walter Benjamin -analisi di questi primi libri di lettura -unisce alle categorie di una critica severa il recupero di una suggestiva memoria infantile -osserva il percorso che da Comenio in poi, ha portato il sillabario a diventare il testo illustrato per bambini più ricco di elaborazioni grafiche -conclusione -> tutto questo risponde di più a un piacere e a una ricerca figurativa dell’adulto, che alle esigenze di una chiarezza didattica funzionale all’apprendimento del bambino -il sillabario diventa un campo di ricerca e di sperimentazione figurativa e didattica finalizzate a ricercare idee che mettano il bambino nella condizione di iniziare in modo attivo il proprio percorso di lettore -problema di natura pedagogica e didattica-> tendenza a mettere nella didattica della lettura sempre più esperienze e materiali riferite all’ambito del piacere e del gioco, più che a quello dello sforzo -l’esercizio inconscio attraverso il gioco ha nei processi di apprendimento un successo superiore a quello cosciente e su comando -questo procedimento ha una sua applicazione e dimostrazione scientifica solo da quando si è affermata la dottrina freudiana dell’inconscio e quella klagesiana della volontà -lo sviluppo dei modelli educativi e delle tecniche didattiche centrate sulla valorizzazione di esperienze positive, appartengono alla crisi dell’autorità in campo pedagogico, cioè all’incapacità di continuare a essere credibile davanti alle nuove e complesse esigenze della società moderna -sull’efficacia di questo processo Benjamin è scettico, affermando che “organizzare l’ammaestramento collettivo senza autorità non avrà mai successo” -la predisposizione di un ambiente e di materiali che favoriscono l’interesse naturale del bambino e un approccio ludico all’apprendimento, non determinano la fine dell’autorità ma, al contrario, la sua ridefinizione -ciò che decade è l’esercizio diretto del potere -al suo posto l’adulto esercita la propria autorevolezza educativa in modo indiretto, meno pesante -efficacia sta; ->nell’uso di accurate modalità psicologiche con cui impostare una conoscenza e una relazione affettiva con il bambino ->nell’uso di media idonei a sviluppare forme e contenuti di apprendimento, attivando l’interesse e la partecipazione -i libri di immagini, come i giochi didattici, diventano funzionali a un Trasformismo pedagogico del ruolo dell’autorità che si rafforza 1.3. Alfabetizzazione e sperimentazione -la ricerca didattica ha riguardato anche campi più difficili-> insegnare a leggere e scrivere ai sordomuti -immagine supporto indispensabile ed esige procedimenti didattici originali -Auguste Bebian nel 1828 pubblica “Nouvelle méthode pour apprendre à lire sans épler” -sviluppare la memorizzazione del segno-suono delle lettere attraverso delle immagini che sono una rappresentazione grafica della lettera (es. S era serpente) -tentativo di ricondurre i segni alfabetici a forme originarie di animali o cose da cui scaturirebbero in certi casi come lettera iniziale per un gioco di evidenziazione visiva e mnemonica -sillabario realizzato in Senegal articolato in 5 riquadri per ogni lettera dell’alfabeto, più un sesto in cui è scritta per intero la parola dell’oggetto rappresentato -tra la prima immagine che mostra l’oggetto e la quinta in cui è scritta la lettera ci sono 3 passaggi che mostrano una sorta di dissolvenza in cui il disegno dell’oggetto si essenzializza e fa emergere la lettera da memorizzare -Ambroise C. Sicard -pubblica nel 1803 “Cours d’instruction d’un sourd-muet de naissance” -associazione visiva tra un’immagine e la parola che la descrive facendo attenzione che immagini e parole corrispondenti appartenessero al campo d’esperienza e di conoscenza del soggetto -l’esercizio e la familiarità con queste associazioni rende possibile il riconoscimento (lettura) della parola senza la figura corrispondente | -2 testimonianze di questo metodo 1) Jean Itard -> utilizzò tale metodo per educare Victor, “ragazzo selvaggio” trovato nei boschi dell’Aveyron e diagnosticato come sordomuto -ma le sue condizioni psico-fisiche rendevano inefficace questo metodo 2) Raffaello Lambruschini – impegnato nell’elaborazione di una pedagogia attenta ai problemi sociali e educativi delle classi popolari -sperimenta il metodo con ragazzi normali, figli di contadini -afferma che si tratta di un metodo valido per l’alfabetizzazione dei bambini delle classi popolari -idea di generalizzare l’uso del metodo di Sicard -> se un metodo elaborato e sperimentato per soggetti “difficili” si mostra valido, allora tale validità sarà potenziata usando quel metodo con bambini normali -predispone un elenco di 18 parole brevi di oggetti noti e facili da rappresentarli in un disegno, e una tavola con 18 immagini corrispondenti -così si agevola l’apprendimento rendendolo più vicino alle conoscenze quotidiane dei bambini -esperienza significativa condotta negli anni ’60 in Brasile, in Cile e in Africa per l’alfabetizzazione degli adulti delle classi sociali povere -> “Pedagogia degli oppressi” -sviluppata da Paulo Freire (1973) -obiettivo – elaborazione di un metodo che unisse il momento dell’alfabetizzazione con la presa di coscienza sulla propria condizione umana e sociale, in un unico e coerente processo didattico -prevede elaborazione di una serie di immagini che rappresentano situazioni esistenziali tipiche del gruppo con cui si vuole lavorare -queste immagini rappresentano situazioni-problema codificate e contengono elementi che i gruppi dovranno decodificare con l’aiuto del coordinatore -dall’analisi delle immagini emergono le “parole generatrici” cioè vocaboli scelti per il significato che viene attribuito dai soggetti in rapporto alla situazione analizzata -tali parole vengono scomposte in sillabe che generano altre parole -in questo metodo le immagini da cui partire non sono date a priori ma nascono da una conoscenza della realtà dei soggetti coinvolti nell’esperienza educativa -insieme a loro vengono scelti i temi che definiscono l’ambiente e la cultura in cui vivono, e su questi vengono realizzate delle immagini che sono strumenti di animazione culturale finalizzate ad attivare un percorso di alfabetizzazione -le figure sono materiali sottoposti a un processo didattico di semantizzazione in cui ogni parola si carica di significato esperienziale dove apprendere è prendere coscienza 2. Le immagini per l’infanzia come campo di ricerca 2.1 Identità di un orizzonte visivo -nell’iconologia didattica sono essenziali 2 ambiti di ricerca: 1) Studio delle immagini riferite all’infanzia 2) Osservazione e analisi empirica sulle interazioni linguistiche, cognitive ed emotive fra bambini e immagini in contesti educativi | 1) → Antonio Faeti – indaga con rigore pedagogico l’iconografia per l’infanzia -analisi basate sul presupposto pedagogico che sposta l’attenzione dal linguaggio astratto della critica a quello concreto dell’esperienza educativa, in cui quelle immagini sono naturalmente collocate -le immagini non sono “altro” rispetto alla letteratura – costituiscono una lettura parallela a quella del testo -in molti casi sono le figure, più che le parole, a rimanere nella memoria del bambino - “Guardale le figure” – incrocia le analisi iconologiche con la problematicità dal punto di vista pedagogico, che tiene conto del valore e del senso che il bambino attribuisce alle immagini -per seguire i percorsi dell’immaginario infantile, le sue analisi si allargano cogliendo le complesse analogie fra messaggio e media diversi → Paola Pallottino – comparazione e lettura di materiali iconografici appartenenti a diversi ambiti dell’illustrazione -indaga le connessioni fra autori e culture figurative popolari e colte, senza tralasciare gli aspetti materiali di una produzione illustrativa →Marcella Terrusi – Picturebooks (albi illustrati) e i Silentbooks (libri di immagini senza parole) -ricerche che analizzano l’evoluzione storica di un’iconografia per l’infanzia che ha costruito nel tempo repertori visivi/narrativi -straordinaria ricchezza di suggestioni rivolte all’infanzia -importante questione pedagogica – bambino come “lector in fabula”, le sue capacità di cogliere e di dare senso a questi testi visivi in base alla sua condizione → ricerca delle categorie iconologiche e pedagogiche che hanno definito la specificità figurativa dei libri per bambini -> Marion Durand e Gerard Bertrand -fino al XIX secolo omogeneità figurativa nell’editoria per bambini - gli stessi procedimenti tecnici e formali erano usati per illustrare la letteratura destinata sia ai bambini che agli adulti -> differenza solo nei contenuti -per parlare di una produzione iconografica specifica per i bambini, bisogna aspettare lo sviluppo di una conoscenza scientifica dell’infanzia (dal XX secolo) 2)Valorizzazione dell’espressività grafica infantile svolta con intenzionalità estetica da parte di alcuni artisti (come Picasso, Miro, Klee) -il disegno dei bambini tradizionalmente disprezzato, diventa oggetto significativo di una specifica originalità e diversità morfologica e logica, estetica e comunicativa con cui rappresentare la realtà -illustrazione per l’infanzia diventa campo specifico di produzione iconografica, dove la creatività dell’illustratore sta nel declinare la suggestione dell’immagine con la percezione della specificità del pubblico a cui è diretta -bambino come “lettore” di immagini che siano esse stesse testo e che, nel guardare le figure, il bambino metta in gioco il proprio mondo interno e il proprio bisogno di osservare e conoscere ->illustrazione per l’infanzia uno dei campi più complessi e significativi dell’educazione 2.2. Primi libri -l’alfabetizzazione del bambino non avviene solo attraverso la lettura guidata di immagini che illustrano o supportano un testo scritto -una delle più importanti innovazioni è la diffusione dei libri di immagini concepiti apposta per i bambini in età prescolare -cambiamento e progresso della cultura pedagogica dell’ultimo secolo dall’idea di libri solo per la lettura delle immagini e di bambini che “non sanno leggere” che possono essere trattati come autentici lettori -rapporto che il bambino riesce a instaurare con un libro di figure si colloca pienamente nella prospettiva di un’autentica educazione alla lettura ->Susanna Mantovani -la lettura ha i presupposti, non nella decodifica delle singole lettere, ma nell’abitudine a trarre un senso dalle immagini, dai segni, a ricostruire una storia -sullo sviluppo di questa competenza influiscono 2 fattori; -> disponibilità dei libri per stimolare l’interesse del bambino e la sua curiosità visiva ->competenza educativa dell’adulto, capace di aiutare il bambino verso l’acquisizione di una capacità di lettura delle immagini che richiede i percorsi didattici di una specifica “alfabetizzazione” -processo gestito con un’estrema attenzione al valore ludico e relazionale che assume l’immagine nell’interazione fra adulto e bambino, e con l’obiettivo di portare gradualmente il bambino a familiarizzare con le figure e con le parole che esse sollecitano -contributo scientifico più importante sviluppato a Reggio Emilia da Loris Malaguzzi -negli anni ’80 le mostre “L’occhio se salta il muro” e “I cento linguaggi dei bambini” testimoniano le potenzialità espressive e comunicative dei bambini partendo da un approccio didattico che ridefiniva 3 aspetti fondamentali; ambiente, esperienze, relazione educativa -alla naturale propensione del bambino verso il disegno si affianca l’educazione visiva declinabile su 2 obiettivi: 1) educare i bambini alla comprensione del testo iconico nelle forme del racconto per immagini 2) sviluppare le capacità di decodifica delle immagini, ricavando informazioni dalla rappresentazione visiva e passando dal riconoscimento dei significati all’interpretazione dei significati -la presenza della pagina disegnata facilita l’espressione verbale pur vincolandola ai contenuti rappresentati 2.3. Capire le figure -la figura non si pone come un testo immediatamente leggibile per il fatto che è immediatamente riconoscibile l’oggetto della sua rappresentazione -per i bambini più svantaggiati sul piano socioculturale la difficoltà nella comprensione linguistica dei contenuti concettuali e della descrizione di eventi si accompagna alla difficoltà di cogliere i significati della rappresentazione visiva in modo corretto ->considerazione della ricerca di Lucia Lumbelli e Margherita Salvadori sull’uso e sulla comprensione dei racconti illustrati -l’immagine non compensa lo svantaggio di un bambino nella comprensione del linguaggio – al contrario può confermarlo così come può potenziare la qualità e quantità di informazioni per un bambino con buone capacità linguistiche -evidenziano una ricerca generalizzata da parte dei bambini che li spinge a trovare nelle immagini il riscontro realistico dei contenuti della storia -contraddizione didattica -> da una parte la ricerca di una semplificazione linguistica del testo che metta i bambini in condizione di capire il racconto attraverso le parole. Dall’altra la ricerca grafica che complica la lettura visiva portando l’immagine verso astrazioni o deformazioni che disorientano il bambino, ostacolandone la comprensione -nelle illustrazioni dei racconti per bambini il distacco dalla raffigurazione naturalistica è inutile e controproducente -l’aderenza realistica dell’immagine non va considerata come ostacolo alla creatività dell’illustratore, ma come una condizione in cui è chiamato a esercitare la propria creatività -l’immagine svolge una precisa funzione didattica – di essere l’evidenziatore di fatti, personaggi, ambienti che si distaccano dallo sfondo e acquistano una particolare rilevanza visiva e cognitiva -la ricerca evidenzia il ruolo attivo che i bambini hanno verso l’immagine – non li rendono passivi rispetto alla comprensione del testo ma li stimolano verso una ricerca di significato che si caratterizza come un procedimento di “lettura” -i processi mentali e i meccanismi percettivi richiesti per cogliere le informazioni e i nessi significativi contenuti in un’illustrazione non sono spontanei, ma richiedono capacità di decodifica sulla cui padronanza incidono le variabili educative e culturali -una buona educazione all’immagine consente al bambino di “guardare le figure” dedicando tempo e attenzione alle immagini in cui trova connessioni e significati col proprio mondo interno ed esterno -dal punto di vista didattico i due modelli di lettura, verbale e iconico, se usati intenzionalmente, determinano una forte sinergia cognitiva nei bambini 3.L’educazione alla lettura fra immagini e parole 3.1. Compresenza e complementarietà dei linguaggi -dagli anni ’50 Mario Valeri critica come innaturale la pratica didattica che accusa le figure di togliere valore alla lettura, quando il bambino impara a leggere -errore pensare che il bambino passi automaticamente dall’interesse per le figure a quello per la lettura, solo perché ha imparato a leggere -la familiarità col libro si ottiene elaborando strategie di “educazione alla lettura” mirate sulla valorizzazione dei libri -i fumetti sono quindi un passaggio naturale per il bambino -l’esperienza di lettura va considerata nella sua globalità come esperienza di rapporto del bambino con i media, dove le differenze sono date dalla specificità e complessità dei codici usati e nelle competenze che essi richiedono per la decodifica - “legere” significa raccogliere, cogliere attraverso lo sguardo -leggere è fondamentalmente percorrere e penetrare con gli occhi per decodificare un insieme di segni-figure posti di fronte al nostro sguardo -uno degli aspetti rilevabili nelle esperienze di lettura è la facilità con cui la parola e l’immagine interferiscono e dialogano fra loro -le immagini non sono mai mute (titoli, didascalie…) e la lettura di un testo non è mai aniconica, perché evoca immagini nella mente del lettore -le parole e la narrazione sviluppano la capacità di immaginare nel senso di “generare immagini” -le illustrazioni nei libri per bambini non son un elemento accessorio ma parte integrante del testo stesso -Giuseppe Flores D’Arcais pubblica nel 1965 un saggio sul rapporto tra letteratura e illustrazione dove evidenzia le sinergie linguistiche fra la parola e l’immagine che si possono realizzare nella scuola attraverso l’uso intenzionale dei repertori figurativi -contributo essenziale che le immagini offrono allo sviluppo cognitivo del bambino -fine pedagogico – ribadire la posizione di sussidiarietà didattica che le immagini hanno nei confronti della parola -l’intervento dell’adulto, definito “il competente della parola”, ha un ruolo di rilievo perché diventa il traduttore delle immagini -non riconosce valore educativo all’esperienza autonoma del bambino, nel rapportarsi alle immagini, senza la mediazione dell’adulto -non afferma che le immagini possano essere i materiali per un’educazione visiva e quindi godano di un loro autonomia linguistica e culturale -cultura pedagogica di quegli anni ignorava che Bruno Munari progettava i suoi libri illeggibili, le cui pagine erano formate da materiali di diversa consistenza tattile e visiva per facilitare la lettura sensoriale, scommettendo sul valore comunicativo del gioco e dell’ambiguità [p.133?] 3.2. Libri come giochi -dal XVIII secolo la cultura per l’infanzia si definisce su 2 ambiti fondamentali; il gioco e i libri -nascono insieme le industrie per la produzione di giocattoli e libri per l’infanzia -in entrambi i settori si distinguono 2 indirizzi: -> quello orientato alla didattica secondo il principio di “educare divertendo” -educazione per lo più extrascolastica -> quello destinato al puro piacere ludico e fantastico, tratto fondamentale per relazionarsi con il mondo -interazione di parole e immagini costituisce un potente dispositivo di apprendimento su cui si sviluppano le emozioni che accompagnano l’esperienza -massimo risultato delle interazioni tra libro e gioco è dato dai libri animati (movable book o pop-up books) -idea del libro come oggetto piacevole e ludico, sia per i contenuti sia come oggetto nella sua fisicità -Gianfranco Crupi e Mara Sarlatto -studi sulla ricchezza del libro attraverso lo sviluppo di repertori cartotecnici in grado di “animare” la forma e il contenuto del libro -categorie che configurano il libro come ludico sono 3; 1. Movimento – perché il gioco è movimento -lettura implica una serie di azioni che animano le pagine, le muovono facendo emergere immagini e testi nascosti, o che emergono in forme tridimensionali 2. Estetica – con significato originario di “sensazione” riferito alle esperienze sensoriali che portano alla conoscenza -vengono sollecitate la dimensione visiva e tattile 3. Divergenza – volgersi altrove, cambiare direzione -divertimento è sinonimo di gioco perché il gioco ci porta a vivere un’esperienza diversa dalla vita quotidiana -i libri animati mettono in gioco il libro nella sua forma, cambiano i connotati fisici, ne stressano l’impianto testuale -i libri animati ci dicono che la semplice immagine non basta, ma è necessario entrarci dentro -naturale curiosità di sapere ciò che si nasconde dentro o sotto qualcosa -> curiosità didatticamente giocata nei libri animati dove i bambini vengono indotti a cercare dettagli e scoprire connessioni agendo sui meccanismi di animazione delle pagine 3.3. Il primato della parola: la pedagogia aniconica di Bettelheim -Don Lorenzo Milani – una delle esperienze più innovative della pedagogia popolare, basata sulla padronanza della lingua -convinto che “la parola è la chiave fatata che apre ogni porta” -solo attraverso una forte competenza linguistica, che nasce dal bisogno di comunicare e dalla scoperta della propria identità, i ragazzi delle classi e culture subalterne possono uscire dall’emarginazione -Bruno Bettelheim ->sostenitore di un’educazione alla lettura aniconica -nel libro “Imparare a leggere” (1982) evidenzia tutta l’inconsistenza pedagogica del sostenere il processo di alfabetizzazione del bambino con libri in cui il rapporto fra l’immagine e il testo viene stravolto a vantaggio delle immagini, cosicché il primo messaggio è quello della totale dipendenza del testo dalle immagini -critica dell’impianto didattico con cui si introduce l’alfabetizzazione, semplificata nei libri illustrati il cui repertorio linguistico è più povero di quello che i bambini già hanno -attenzione all’analisi dei difetti di molti libri di lettura, e nel riportare i dati di alcune ricerche che dimostrano come le illustrazioni siano un ostacolo che ritarda l’apprendimento della lettura -preoccupazione dell’insegnante di rendere facile tale apprendimento attraverso dispositivi ludici e illustrativi, risolve apparentemente l’aspetto pratico della lettura privandola del suo aspetto magico -solo nel ritorno a una pedagogia della lettura in grado di ridare alla parola la sua originaria dimensione mitica e religiosa, si possono trovare le motivazioni autentiche dell’imparare a leggere per un bambino -il bambino deve attribuire alla lettura un significato magico, solo allora diventa piena di fascino -riferimento per l’apprendimento aniconico ->appartenenza alla comunità ebraica e la fede nella centralità della parola come unico elemento rilevatore della presenza di Dio -scopo ->smascherare l’imbroglio didattico di una diffusa pratica di educazione alla lettura -se l’apprendimento della lettura è il primo compito difficile, che richiede fatica e applicazione, non ha alcun senso farlo apparire come una cosa divertente attraverso giochi e illustrazioni -idea dell’educazione alla lettura basata sulla purezza e potenza del testo riguarda i libri scolastici, ma anche la dimensione letteraria e narrativa dell’infanzia con la fiaba - “Il mondo incantato” (1978) indagine sulle fiabe -nega che l’illustrazione delle favole sia un linguaggio che si metta al servizio dell’immaginario del bambino -irrigidimento nel concepire la narrazione all’interno di un setting che si prefigura come educativo/terapeutico, centrato solo sulla parola e sull’ascolto -la comunicazione orale si configura come un dispositivo che caratterizza sia la narrazione fiabesca, sia il trattamento analitico, e la magia della fiaba produce i suoi effetti sull’ascoltatore grazie alla magia o al potere della parola -coglie nella fiaba lo strumento che, attraverso la parola, opera sul bambino un’influenza pedagogica e psicologica liberatoria -le immagini risultano estranee alla funzione originaria di questi racconti, la cui efficacia risiede nel contatto diretto e nello scambio di parole fra narratore e ascoltatore -fiaba è l’esperienza propedeutica all’apprendimento della lettura 3.4. L’illustrazione e la narrazione -fino ai 6-7 anni la fiaba può essere considerata come un “materiale didattico” che produce importanti esperienze di educazione emotiva, linguistica ed espressiva -quindi non ci sono controindicazioni nell’uso delle immagini, ma al contrario hanno un ruolo importante nel condurre i bambini verso la miglior comprensione del testo -Marco Dallari – attraverso l’illustrazione della fiaba, il bambino può problematizzare il contenuto, personalizzarlo e introiettarlo -i due livelli, psicologico e didattico, agiscono insieme -la lettura è un’esperienza didattica, fatta di attenzione e comprensione di un racconto, delle sue parole e figure -a scuola un’attività di drammatizzazione o di disegno dopo la storia, può rivelare le valenze emotive della fiaba -Mario Lodi – le illustrazioni sono molto importanti perché aiutano il lettore a “vedere” i fatti che egli si configura nella fantasia -le immagini hanno un forte potere suggestivo sulla fantasia personale del lettore che finirebbe per adattarsi a quella dell’illustratore -necessaria attenzione sulla qualità delle immagini e sulla loro articolazione all’interno del testo, in modo da provocare la fantasia del bambino, di arricchirla di informazioni -il bambino che esercita la sua lettura e il bisogno di informazioni e immaginazione su testi e figure adatte alla sua età e ai suoi interessi, impara a formare un proprio gusto e a scegliere in base a parametri estetici elevati -fino ai 6 anni i bambini vivono un rapporto di immersione totale con le immagini -illustrazione per l’infanzia si è storicamente definita all’interno di 2 grandi repertori: 1) fa riferimento ai cataloghi di immagini, agli album di figure che hanno caratterizzato l’editoria educativa -organizzati su criteri ordinatori hanno un importante valore didattico per la capacità di dare al bambino la conoscenza sistemica di una realtà codificata attraverso delle immagini, ma anche perché lo hanno educato a una rappresentazione visiva di quella realtà -dominio dell’Intemporalità e dell’Immobilità ->le immagini non vogliono suggerire narrazioni ma identificare una certa realtà e darla al bambino perché se ne appropri concettualmente e linguisticamente 2) immagini che si caratterizzano per lo spessore narrativo -non rappresentano solo qualcosa di oggettivamente dato, ma chiedono al bambino di essere interpretate e riconosciute all’interno di una lettura di senso -passaggio dall’album al racconto illustrato prefigura il passaggio da un livello in cui la lettura dell’immagine è il suo riconoscimento e la sua descrizione, a un livello in cui l’immagine è una rappresentazione di eventi in cui cogliere relazioni e significati -Jaqueline Danset-Leger ->ricerca sul rapporto tra bambini e immagini -evoca la famosa prova della lettura delle immagini attraverso 3 livelli dell’Enumerazione, Descrizione e Interpretazione -limiti scientifici -aspetto che Binet e Simon avevano sottovalutato è che la lettura delle immagini non dipende solo dal livello di intelligenza o di competenza linguistica del soggetto, ma anche dalla tipologia di immagine che viene proposta -terzo fattore psicologico da evidenziare – forte caric

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