Ordinamento Giuridico Italiano PDF

Summary

This document provides an overview of the Italian legal system, outlining the distinction between public and private law, and the key components of public law. It defines the concept of 'State' and discusses the elements that constitute a state. Finally, the document touches upon political science topics like the concept of politics and the State.

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ORDINAMENTO GIURIDICO ITALIANO Le norme che compongono il nostro ordinamento sono suddivise in due grandi gruppi che chiamiamo diritto privato e diritto pubblico. diritto privato = comprende le norme che regolano i rapporti tra soggetti che si trovano, tra di loro, su un piano di parità giuridica. R...

ORDINAMENTO GIURIDICO ITALIANO Le norme che compongono il nostro ordinamento sono suddivise in due grandi gruppi che chiamiamo diritto privato e diritto pubblico. diritto privato = comprende le norme che regolano i rapporti tra soggetti che si trovano, tra di loro, su un piano di parità giuridica. Rientrano nel suo ambito il diritto civile e il diritto commerciale. diritto pubblico = è costituito dall'insieme di norme che regolano l'organizzazione dello Stato e degli altri enti pubblici, nonché i rapporti nei quali lo Stato o un altro ente pubblico si trova in una posizione di superiorità rispetto ad altri soggetti. RIPARTIZIONI DIRITTO PUBBLICO il diritto costituzionale = comprende le norme che pongono i principi fondamentali a cui tutto l'ordinamento giuridico deve ispirarsi, le norme che riconoscono i fondamentali diritti dei cittadini e stabiliscono i principali doveri e le norme che regolano l'organizzazione e l'attività dei massimi organi dello Stato. il diritto amministrativo = disciplina l'organizzazione e l'attività della Pubblica Amministrazione. (Ministeri, Regioni, Province, Comuni e altri enti pubblici) il diritto penale = contiene le norme che definiscono i reati (cioè fatti ritenuti dal legislatore di particolare gravità) e stabiliscono le pene da applicare a chi li commette. il diritto processuale = regola lo svolgimento dei processi. il diritto tributario = regola l'attività di imposizione e di riscossione dei tributi. il diritto ecclesiastico = regola i rapporti tra lo Stato e le diverse confessioni religiose. il diritto internazionale = regola i rapporti tra gli Stati e le grandi organizzazioni internazionali. (es. l'Onu o la Ue) DEFINIZIONE DI STATO Lo Stato = è costituito da un territorio delimitato da confini su cui vive stabilmente un popolo governato da un proprio apparato sovrano. Elementi costitutivi di uno Stato, indispensabili perché esso esista, sono: un territorio delimitato da confini. un popolo che vi risieda stabilmente. un apparato che eserciti la sovranità, cioè il potere di comando, su quel popolo e all'interno di quel territorio. Anche questo apparato viene chiamato Stato. Possiamo dire che la parola Stato assume nella nostra lingua 2 significati: quando parliamo di Stato comunità = ci riferiamo all'aspetto geografico-politico. (es. è questo il senso che assume la parola quando diciamo che l'Italia e la Francia sono due Stati confinanti) quando parliamo di Stato apparato = ci riferiamo invece al complesso di organi ed enti che concretamente esercitano il potere sovrano. (Parlamento, Governo, Presidente della Repubblica ecc.) COS'È LA POLITICA Polis = era il termine che, in greco antico, indicava la città-Stato. Invece politikos = era l'aggettivo con cui si indicavano le opere dedicate allo studio dell'attività statale. Con il passare del tempo il termine ha perduto il suo significato originario e viene ormai impiegato per indicare l'attività di governo dello Stato che si traduce prioritariamente in un'attività di scelta. Quando lo Stato pone certe regole invece che certe altre, di fatto sceglie come regolare la vita del Paese. E quindi, lo Stato detiene il monopolio della forza. Infatti chiamiamo potere politico = il potere di operare scelte che possono essere imposte ai cittadini anche con l'uso della forza. STATO APPARATO e ALTRI ENTI PUBBLICI Lo Stato apparato è considerato, nel nostro ordinamento, una persona giuridica. Oltre allo Stato esistono altri enti pubblici. Nel nostro paese, le funzioni pubbliche sono svolte in parte direttamente dallo Stato apparato per mezzo dei propri organi e in parte da altri enti pubblici attraverso i loro specifici organi. L'ordinamento statale = è chiamato l'insieme formato dallo Stato apparato e dagli altri enti pubblici. CARATTERI COMUNI AGLI STATI MODERNI Lo Stato è l'unico ente che riunisce in sé i caratteri di: 1) sovranità. 2) indipendenza. 3) originarietà. 4) generalità dei fini. 1. IL FONDAMENTO DELLA SOVRANITÀ Sovranità = significa superiorità. Lo Stato apparato = è sovrano in quanto si mette in una posizione di superiorità rispetto a qualsiasi altro soggetto operante sul suo territorio. Lo stato assume una posizione sovrana => perché il suo compito fondamentale è regolare i principali aspetti della vita sociale all'interno dei propri confini, mettendo norme generali e imponendo a tutti il rispetto. Questo compito è efficace solo assumendo e conservando una posizione di assoluta e indiscussa superiorità. 2. L'INDIPENDENZA Ogni Stato, per essere veramente tale, deve essere indipendente da poteri esterni. L'indipendenza = consiste nell'assenza di subordinazione giuridica nei confronti di soggetti esterni, siano essi altri Stati o organizzazioni sovranazionali. Se uno Stato potesse imporre le proprie norme sul territorio di un altro, quest'ultimo non sarebbe più sovrano ma subordinato. Per tale ragione tutti gli Stati si dichiarano sovrani e indipendenti e non riconoscono alcuna autorità, interna o esterna, superiore alla propria. 3. ORIGINALITÀ Il potere è stato conferito allo stato da "nessuno". Lo Stato è considerato un ente originario proprio perché il potere sovrano non gli deriva per concessione di un altro ente, ma nasce con lo Stato stesso. Se la sovranità non fosse originaria, ma derivasse da un altro ente, ne conseguirebbe che l'ente che concede la sovranità sarebbe superiore allo Stato, il quale, di conseguenza, non sarebbe più sovrano, ma subordinato. L'originarietà = è un carattere esclusivo dello Stato e non è estensibile ad altri enti pubblici presenti nel nostro ordinamento, come le Regioni e i Comuni. 4. GENERALITÀ DEI FINI Lo Stato = è un ente a fini generali. Entro i limiti posti dalla Costituzione => lo Stato non conosce vincoli al suo campo d'azione e determina esso stesso, nel corso della sua evoluzione, gli obiettivi specifici che ritiene suo dovere raggiungere nell'interesse (talvolta vero e talvolta supposto) della collettività. L'IMPERSONALITÀ Un altro attributo dell'apparato statale è = l'impersonalità. Impersonalità = significa che titolari del potere di comando sono gli organi dello Stato e non le persone fisiche che temporaneamente ricoprono ruoli all'interno di questi organi. (es. sappiamo che gli agenti della polizia stradale hanno il potere di trasmettere ordini agli automobilisti con gesti delle braccia o agitando una paletta. Ma se lo fanno dopo essere andati in pensione, commetterebbero un illecito, perché il potere di governare il traffico spetta all'organo vigile urbano e non alla persona fisica) PERCHÉ LO STATO HA IL MONOPOLIO DELLA FORZA Lo Stato ha il monopolio della forza => il che significa che solo esso può usare la forza fisica per imporre le sue decisioni. Questo monopolio è fondamentale per mantenere la pace sociale, impedendo a singoli o gruppi di imporre le proprie volontà con la violenza. L'unica situazione in cui questo monopolio è messo seriamente in discussione è la rivoluzione, che mira a sostituire lo Stato esistente con uno nuovo, imponendo una nuova forza. Alla fine di una rivoluzione, se fallisce, lo Stato riafferma il suo potere, invece se riesce, viene instaurato un nuovo Stato che riprende il monopolio della forza. Nelle democrazie moderne, gli organi statali sono soggetti alla legge, il che dovrebbe impedire abusi di potere. Tuttavia, il rischio di un uso improprio della forza esiste sempre. (es. in un colpo di Stato, quando un gruppo interno sovverte l'organizzazione legittima) Il monopolio della forza non esclude la presenza di guardie giurate armate in spazi pubblici, poiché queste agiscono su autorizzazione statale e possono usare la forza solo nei limiti previsti dalla legge. FORZE DI POLIZIA Alle forze di polizia è affidata la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica. Sono forze di polizia (stabilisce l'art. 16 della legge n. 121 del 1981): la Polizia di Stato. l'Arma dei Carabinieri. il Corpo della Guardia di Finanza. il Corpo degli agenti di custodia. L'uso dell'arma da parte del pubblico ufficiale: è legittimo = solo se è dettato dalla necessità di respingere una violenza o di vincere una resistenza. diventa illegittimo = se risulta sproporzionato al caso specifico e se il medesimo risultato sarebbe conseguibile con mezzi meno offensivi. LA LEGITTIMA DIFESA La legittima difesa = è giustificata quando una persona è costretta a difendere un proprio diritto o quello altrui contro un'offesa attuale e ingiusta, purché la reazione sia proporzionata all'offesa. (es. colpire uno scippatore mentre tenta di rubare una borsa è considerato legittima difesa, non punibile) Tuttavia, se la minaccia non è più presente, come quando l'aggressore lascia cadere la borsa, l'azione perde carattere difensivo e diventa vendicativa. Qui la legittima difesa non può essere invocata e l'aggressore può essere ritenuto responsabile delle lesioni inflitte. TERRITORIO Il territorio = è lo spazio, delimitato da confini, all'interno del quale lo Stato esercita il proprio potere sovrano. Il territorio dello Stato comprende: la terraferma. le acque territoriali (Stato rivierasco) = sono costituite da una fascia di mare, sulla quale si estende la sovranità dello Stato. lo spazio aereo sopra la terraferma e le acque territoriali = è soggetto alla sovranità dello Stato. Questa, tuttavia, si arresta al limite dell'atmosfera in modo che i satelliti possono orbitare liberamente intorno al globo. il sottosuolo (sia terrestre sia marino) = è soggetto alla sovranità dello Stato solo fin dove arriva la concreta possibilità di sfruttamento. GIURISDIZIONE SU NAVI e AEREI Navi e aerei = costituiscono un "territorio flottante" dello Stato di immatricolazione, il che significa che, pur trovandosi in acque internazionali o nello spazio aereo internazionale, restano soggetti alla giurisdizione dello Stato in cui sono registrati. (es. se una nave italiana si trova in acque internazionali, le leggi italiane regolano ciò che accade a bordo, come se la nave fosse una sorta di estensione del territorio italiano. Lo stesso vale per gli aerei) Tuttavia, ci sono differenze tra mezzi militari e civili per quanto riguarda la legge penale: navi e aerei militari = godono di un'immunità speciale, che impedisce l'intervento delle autorità locali anche se si trovano nelle acque o nello spazio aereo di un altro Stato. Solo le autorità di bordo sono competenti per i reati commessi a bordo. navi e aerei civili = hanno un'immunità più limitata. In caso di reati a bordo mentre si trovano in acque territoriali o spazio aereo di un altro Stato, le autorità locali possono intervenire, ma di solito si astengono, a meno che il reato non minacci l'ordine pubblico locale, coinvolga cittadini dello Stato ospitante o vi sia una richiesta del comandante di intervenire. LE SEDI DIPLOMATICHE Le sedi diplomatiche = sono luoghi in cui lavorano e risiedono i diplomatici, persone che rappresentano il proprio governo in uno Stato estero. Le figure principali sono: ambasciatore = rappresenta il governo di uno Stato presso il governo di un altro Paese. console = tutela e protegge gli interessi dei cittadini del proprio Paese in una città estera. I turisti in difficoltà all'estero devono rivolgersi al console del proprio paese, non all'ambasciatore. Le sedi diplomatiche sono protette dall'immunità territoriale, il che significa che non possono essere soggette al controllo delle autorità locali, senza autorizzazione dello Stato rappresentato. TRACCIAMENTO CONFINI I confini degli Stati possono essere di diversi tipi e stabiliti con metodi differenti: confini terrestri = sono solitamente stabiliti con accordi sottoscritti dagli Stati confinanti. (es. la regione dell'Alsazia-Lorena è stata contesa tra Francia e Germania, e gli abitanti hanno visto il confine spostarsi diverse volte nel corso dei secoli) confini marittimi = segnano il limite tra le acque territoriali e il mare libero, dove la navigazione è soggetta soltanto alle norme del diritto internazionale. Inoltre, esiste una "zona contigua" oltre le acque territoriali, dove lo Stato ha poteri di controllo per prevenire violazioni di leggi doganali, fiscali, sanitarie e di immigrazione. Però gli Stati cercano spesso di espandere le proprie acque territoriali per ottenere risorse ittiche o giacimenti di risorse sottomarine. IL DIRITTO DI PASSAGGIO INOFFENSIVO La Convenzione sul diritto del mare permette alle navi straniere di attraversare le acque territoriali di altri Stati senza bisogno di autorizzazione, purché il passaggio sia rapido e inoffensivo. Questo transito non include soste, salvo per cause di forza maggiore, necessità o per soccorrere altre imbarcazioni in pericolo. I sommergibili possono anch'essi attraversare le acque territoriali senza permesso, ma devono navigare in superficie e mostrare la propria bandiera nazionale. I CONFINI IN ITALIA I confini terrestri del nostro Paese sono stati stabiliti da dei trattati, tra i quali ricordiamo per importanza: il Trattato di Saint Germain-en-Laye (1919) e il Trattato di Rapallo (1920) => con i quali, dopo la prima guerra mondiale, l'Italia e l'Austria hanno definito gli attuali confini. Per effetto del primo il nostro Paese è entrato in possesso del Trentino e dell'Alto Adige, per effetto del secondo della Venezia Giulia. il Trattato del Laterano, sottoscritto l'11 febbraio 1929 (legge n. 810 del 27 maggio 1929) => con il quale sono stati definiti i confini tra l'Italia e la Città del Vaticano. il Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947 (ratificato con d.l. n. 1430 del 28 novembre 1947) con il quale, dopo la fine della seconda guerra mondiale, sono stati ridisegnati i confini tra l'Italia e la Francia e tra l'Italia e la ex Jugoslavia. il Trattato di Osimo (ratificato con legge n. 73 del 14 marzo 1977) => con il quale sono stati definitivamente regolati i confini tra l'Italia e la ex Jugo-slavia. I confini lacustri (l'Italia divide con la Svizzera il lago Maggiore e il lago di Lugano) => passano per la linea retta che, attraversando il lago, unisce i punti di confine terrestre dei 2 Stati interessati. Ricordiamo che i confini terrestri con la Svizzera furono fissati dal congresso di Vienna (1815). Il confine delle acque territoriali è di più elaborata definizione. La nostra costa, come sappiamo, è ricca di golfi, insenature, capi e se la linea del confine marittimo dovesse seguirne l'andamento frastagliato risulterebbe assai difficoltoso individuarla esattamente in mare aperto. Per tale ragione, la determinazione delle acque territoriali avviene tracciando una linea ideale che unisce i capi della nostra frastagliata costa e ingloba le insenature e le isole minori. COMPOSIZIONE DEL POPOLO DI STATO Il popolo di uno Stato = è composto dall'insieme dei suoi cittadini, cioè da quelle persone a cui la legge attribuisce la cittadinanza. La cittadinanza = giuridicamente è uno status, cioè una posizione che comporta l'attribuzione di una complessa serie di diritti e di obblighi che solo in parte possono estendersi agli stranieri e agli apolidi. Gli stranieri = sono i cittadini di altri Stati. Il termine proviene dal latino extraneum ("di fuori"), derivato da extra ("non incluso"). Lo straniero, quindi, è colui che non è incluso tra i cittadini di uno Stato. Gli apolidi = sono le persone che si trovano prive di ogni cittadinanza. Il termine apolide proviene dal greco apolis, composto da a (con valore privativo) e da polis (città-Stato). (es. chi, spesso per motivi politici, è stato privato della cittadinanza dalle autorità del proprio Paese e non ne ha ancora acquisita una nuova) DIFFERENZA TRA CITTADINANZA, ETNIA E NAZIONALITÀ La cittadinanza = indica l'appartenenza delle persone a uno Stato. La cittadinanza può essere chiesta e ottenuta anche da persone provenienti da altri Paesi per le quali è sicuramente difficile, anche volendo, identificarsi immediatamente con i caratteri nazionali del Paese ospitante. L'etnia = è un termine che viene dal greco éthnos, che significa "popolo". E le etnie sono gruppi sociali di antica formazione (popoli), i cui componenti hanno sviluppato e conservato fattori culturali comuni, come la lingua, la religione, le tradizioni, la memoria storica. Oggi all'interno degli Stati convivono generalmente più etnie. All'appartenenza etnica si è così sostituito il senso di appartenenza a un gruppo più vasto che coincide con il popolo dello Stato e che chiamiamo "nazione". TERMINE NAZIONE La nazione = indica un popolo che, superando le antiche divisioni etniche, ha saputo trovare una propria unità sviluppando, nel tempo, un patrimonio culturale comune. (es. si parlava di nazione europea, di nazione araba o di nazione cristiana per indicare semplicemente collettività più o meno ampie unite da qualche elemento comune) Il termine cominciò ad assumere un significato fortemente unificante solo a partire dalla Rivoluzione francese => quando venne impiegato per sollecitare tutto il popolo di Francia a unirsi nella difesa dei valori rivoluzionari. Il popolo e la nazione non sono la stessa cosa. Popolo si riferisce a tutte le persone che vivono sotto la giurisdizione di uno Stato e che godono di una cittadinanza comune, condividendo diritti e doveri legali. La nazione rappresenta un gruppo di persone unite da una storia, una lingua, tradizioni e valori condivisi, e che si riconoscono come parte di una comunità unitaria. Il nazionalismo invece indica un'ideologia che ha avuto grande seguito nella prima metà del 900 e che si fonda sulla pretesa superiorità della propria nazione sulle altre. COME SI DIVENTA CITTADINI ITALIANI Noi siamo cittadini italiani non per legge di natura, ma semplicemente perché ci troviamo in una delle condizioni che, secondo quanto dispone il nostro ordinamento, comportano l'attribuzione della cittadinanza italiana. In linea generale gli ordinamenti prevedono che la cittadinanza possa acquisirsi: per discendenza = ius sanguinis, cioè "per diritto di sangue". per diritto di suolo = ius soli. In base a questo secondo criterio => diventa cittadino di uno Stato chi nasce sul territorio di quello Stato, indipendentemente dal tipo di cittadinanza posseduta dai propri genitori. Il nostro ordinamento adotta principalmente il criterio della discendenza (o ius sanguinis). Tuttavia la nuova realtà dell'immigrazione e la presenza di tanti bambini nati in Italia da coppie straniere regolarmente residenti => sta consigliando di integrare la normativa e di introdurre anche nel nostro sistema lo ius soli, come del resto è già stato fatto in altri Paesi europei. La cittadinanza italiana si acquisisce: per discendenza = è italiano chi abbia uno o entrambi i genitori italiani anche se l'evento della nascita è avvenuto all'estero. La precedente normativa, risalente al 1912, non consentiva alla donna di trasmettere la propria cittadinanza al figlio concepito con uno straniero, se non in casi del tutto eccezionali. per nascita sul territorio = è italiano chi è nato sul territorio italiano se entrambi i genitori solo apolidi o ignoti. (es. casi di neonati abbandonati) per adozione = diventa italiano il cittadino straniero adottato da un cittadino italiano. per matrimonio = il coniuge, straniero o apolide, di cittadino italiano può acquistare la cittadinanza italiana quando, dopo il matrimonio, risieda da almeno 2 anni nel territorio della Repubblica, oppure dopo 3 anni dalla data del matrimonio se residente all'estero purché nel frattempo non sia intervenuto lo scioglimento, l'annullamento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio e non sussista la separazione personale dei coniugi. per prolungata residenza = può richiedere la cittadinanza italiana lo straniero che risieda legalmente nel territorio della Repubblica da almeno 10 anni (termine che potrebbe essere portato a 5) e anche chi, nato in Italia da genitori stranieri, abbia risieduto nel nostro Paese legalmente e senza interruzione fino al raggiungimento della maggiore età. per decreto del Capo dello Stato = quando si verificano le condizioni previste dalla legge. DOPPIA CITTADINANZA Siccome ogni Stato determina autonomamente i modi di acquisizione della propria cittadinanza, non è infrequente che, per effetto di leggi diverse, una stessa persona si trovi a essere cittadino di più Stati. Il nostro ordinamento, in linea generale, non ostacola il possesso della doppia cittadinanza. Solo nel caso in cui il soggetto voglia diventare cittadino italiano con decreto del Capo dello Stato (la cosiddetta naturalizzazione) deve rinunciare alla cittadinanza del Paese di origine. PRIVAZIONE DELLA CITTADINANZA ITALIANA In Italia, la cittadinanza non può essere revocata per motivi politici, come sancito dall'art. 22 della Costituzione. Tuttavia, la legge n. 91 del 1992 prevede 2 casi estremi, in cui la cittadinanza può essere persa: se un cittadino accetta un impiego pubblico o presta servizio militare per uno Stato straniero e non obbedisce all'intimazione italiana di rinunciare. se accetta un impiego pubblico o presta servizio militare per uno Stato in guerra con l'Italia. In ogni caso, nessun cittadino italiano può essere espulso dal territorio italiano. (art. 19) SI PUÒ RINUNCIARE ALLA CITTADINANZA? L'idea di diventare "cittadino del mondo", rinunciando alla cittadinanza, è romantica ma poco realizzabile. Non è possibile abbandonare liberamente la propria cittadinanza, poiché lo Stato non è un ente volontario come un'associazione o una religione. È un'entità necessaria, dalla quale ci si può separare solo secondo le leggi stabilite. In Italia, è possibile rinunciare alla cittadinanza italiana solo se si risiede in un altro Paese e si è acquisita la cittadinanza di quello Stato. Tuttavia, vivere come apolide (senza cittadinanza) non è vantaggioso. Sebbene la Convenzione di New York del 1954 (ratificata in Italia nel 1962) riconosca alcuni diritti agli apolidi, la loro condizione giuridica in Italia è simile a quella degli stranieri extracomunitari regolarmente residenti. DIRITTI RICONOSCIUTI AGLI STRANIERI NEL NOSTRO PAESE In Italia, gli stranieri sono tutti coloro che non possiedono la cittadinanza italiana. A questi, la legge riconosce i diritti fondamentali (come la protezione della vita, della libertà e dei diritti umani), che sono garantiti a tutti, indipendentemente dalla nazionalità. Tuttavia, oltre a questi diritti essenziali, gli stranieri possono avere trattamenti giuridici diversi, a seconda della loro provenienza: cittadini dell'Unione Europea (UE) = questi stranieri godono di diritti simili a quelli dei cittadini italiani, grazie alla libera circolazione e soggiorno all'interno dell'UE. stranieri extracomunitari (cioè non cittadini di Paesi UE) = questi stranieri sono soggetti a leggi più restrittive, in particolare per quanto riguarda a come e quanto possono soggiornare nel nostro Paese. LA GIURISDIZIONE SUGLI STRANIERI IN ITALIA In Italia, le leggi penali e le norme di polizia si applicano a tutte le persone presenti sul territorio, indipendentemente dalla loro cittadinanza. (cittadini italiani, stranieri o apolidi) Nel diritto privato = ci sono alcune deroghe. Ad esempio, i rapporti tra coniugi stranieri residenti in Italia possono essere regolati dalla legge del loro Paese di origine, così come i diritti di successione. Tuttavia, se una legge straniera è in contrasto con i principi fondamentali dell'ordinamento giuridico italiano, si applicherà la legge italiana. (es. una persona ammette la poligamia o permette metodi educativi contrari alla tutela dei minori) Il diritto internazionale privato italiano (legge n. 218 del 1995) = stabilisce quale legge deve essere applicata in situazioni che coinvolgono stranieri in Italia o italiani all'estero. L'ESTRADIZIONE L'estradizione = è un istituto per il quale lo straniero, imputato di un reato o sfuggito all'esecuzione della pena, viene consegnato alle autorità del proprio Paese su domanda di queste. Secondo la Costituzione italiana => la domanda di estradizione non può essere accolta se lo straniero è accusato di reati politici. (sono quelli commessi per combattere un regime autoritario, al fine di difendere i valori di libertà e democrazia riconosciuti dalla Costituzione italiana) Tuttavia, l'estradizione è consentita per reati di genocidio, anche se commessi per motivi politici, data la gravità del reato. Nell'Unione Europea, dal 2004 è in vigore il mandato d'arresto europeo (MAE), che ha semplificato il processo di estradizione tra i Paesi membri, rendendo valido un mandato di arresto in tutto il territorio europeo senza la necessità di una procedura complessa di estradizione. IL DIRITTO DI ASILO Nel nostro ordinamento il diritto di asilo è contemplato dall'art. 10 c. 3 della Costituzione e si concretizza soprattutto nel riconoscimento allo straniero non appartenente all'Unione europea del diritto alla protezione internazionale. In Italia, gli stranieri non appartenenti all'Unione Europea possono ottenere 2 tipi di protezione: status di rifugiato = viene riconosciuto a chi, nel proprio Paese di origine, teme di essere perseguitato per motivi legati a razza, religione, nazionalità, appartenenza a un gruppo sociale o opinione politica. In questo caso, la persona ha diritto a rimanere in Italia, poiché il suo ritorno potrebbe mettere a rischio la sua vita o libertà. protezione sussidiaria = se una persona non soddisfa i requisiti per lo status di rifugiato, ma dimostra che, se ritornasse nel proprio Paese, correrebbe un rischio concreto di tortura, pena di morte o trattamenti inumani o degradanti, può ottenere la protezione sussidiaria. In entrambi i casi, a chi riceve queste forme di protezione viene rilasciato un permesso di soggiorno per asilo della durata di 5 anni, che può essere rinnovato e, successivamente, convertito in permesso di soggiorno per lavoro. PROTEZIONE SPECIALE Il permesso di soggiorno per protezione speciale = può essere richiesto da un migrante che non rientra nei casi di rifugiato o protezione sussidiaria, ed è concessa per periodi più brevi. Viene concesso se c'è il fondato timore che, se rinviato nel suo Paese, possa essere sottoposto a tortura o trattamenti inumani o degradanti. La legge non specifica esattamente quali trattamenti siano inumani, lasciando alle Commissioni territoriali il compito di valutare i singoli casi. IMMIGRAZIONE REGOLARE In Italia, l'immigrazione regolare = è regolata dal Testo unico sull'immigrazione, che stabilisce le modalità di ingresso e soggiorno per gli stranieri. Ogni anno, il Presidente del Consiglio dei Ministri stabilisce il numero di stranieri che possono essere ammessi nel Paese per svolgere lavoro subordinato (anche stagionale) o lavoro autonomo ed è definito tramite un decreto annuale. Se la quota annuale è disponibile e non ci sono motivi che impediscono l'ingresso, lo straniero può fare richiesta di un visto d'ingresso, che verrà rilasciato dalle autorità diplomatiche o consolari italiane nel suo Paese di origine. In Italia, ogni anno viene determinato anche il numero massimo di atleti stranieri che possono svolgere attività sportiva professionistica nel Paese tramite un apposito decreto. Per soggiornare regolarmente in Italia, chi ottiene un visto d'ingresso per motivi di lavoro deve richiedere un permesso di soggiorno alla questura, presentando un contratto di lavoro. Questo contratto deve dimostrare che il datore di lavoro garantisce un alloggio per il lavoratore e si impegna a pagare le spese di viaggio per il suo ritorno nel Paese di origine. Lo straniero che ha soggiornato regolarmente in Italia per almeno 5 anni, ha un reddito sufficiente per sé e i propri familiari e dispone di un alloggio idoneo, può richiedere il permesso europeo per soggiornanti di lungo periodo. Questa concessione è anche subordinata al superamento di un test di conoscenza della lingua italiana. Se lo straniero ha soggiornato in Italia per almeno 10 anni, può chiedere la cittadinanza italiana. Lo straniero regolarmente soggiornante in Italia ha gli stessi diritti di un cittadino italiano in vari ambiti: rapporti di lavoro. (diritti salariali, orari, ferie, ecc.) tutela giuridica. accesso ai servizi pubblici. Se un cittadino straniero subisce discriminazioni per motivi razziali, etnici o religiosi, sia da privati che dalla Pubblica Amministrazione, può ricorrere al giudice e chiedere il risarcimento dei danni morali. IMMIGRAZIONE IRREGOLARE Sappiamo che in nessun Paese al mondo, salvo accordi particolari, è consentito entrare, transitare o risiedere senza un permesso dell'autorità nazionale. L'Italia, che si estende come una sorta di pontile sul Mediterraneo, è uno dei punti di approdo più frequentati dagli immigrati irregolari. Il Testo Unico sull'immigrazione prevede che essi siano immediatamente respinti se intercettati ai valichi di frontiera o nelle sue vicinanze, salvo che abbiano bisogno di soccorso. In nessun caso però può avvenire: il respingimento dello straniero verso uno Stato in cui egli possa essere oggetto di persecuzione, per motivi di razza, di sesso, di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali. l'espulsione dello straniero minore di 18 anni e delle donne in stato di gravidanza. A tutte le persone che in modo regolare o irregolare si trovino sul nostro territorio sono riconosciuti i diritti fondamentali della persona umana, previsti dalle norme del diritto interno, dalle convenzioni e dalle consuetudini internazionali. Tra questi diritti rientrano: il diritto alla salute = che comporta l'assistenza ospedaliera per qualsiasi essere umano a qualunque titolo si trovi sul nostro territorio. il diritto all'istruzione = che consente ai minori stranieri di frequentare la nostra scuola dell'obbligo indipendentemente dalla condizione giuridica dei loro genitori. IL RICONGIUNGIMENTO FAMIGLIARE Nell'ambito della tutela internazionale della famiglia, ricade la materia del ricongiungimento familiare. Il ricongiungimento = è la procedura attraverso cui il cittadino di un Paese non facente parte dell'Unione europea ma residente nel nostro Paese può chiedere che alcuni tra i propri familiari lo raggiungano e risiedano con lui in Italia. Lo scopo di questo istituto è garantire l'unità familiare anche agli stranieri. Può essere richiesto solo per ricongiungersi: al coniuge = se di età non inferiore ai 18 anni. ai figli minori. ai figli maggiorenni = non coniugati e a carico del richiedente, ossia privi di un proprio reddito. ai genitori = anche questi siano a carico e non abbiano altri figli nel loro Paese di provenienza. Il ricongiungimento è consentito se il richiedente dimostra di: essere in possesso di regolare permesso di soggiorno = ossia di un documento, rilasciato dallo Stato, con cui si attesta che egli ha diritto a risiedere in territorio italiano pur non essendo cittadino europeo. avere una dimora fissa = che soddisfi i minimi requisiti igienici e sanitari. avere un reddito minimo = che garantisca la sopravvivenza a lui e ai familiari di cui si chiede il ricongiungimento. avere realmente il rapporto di parentela con il familiare di cui chiede il ricongiungimento. L'assenza di anche solo uno di questi requisiti rende impossibile il ricongiungimento. Se la procedura va a buon fine, lo Stato rilascia i permessi di soggiorno per le persone per le quali il ricongiungimento è stato richiesto. FORME DI STATO Forma di Stato = è un'espressione che indica il rapporto che si stabilisce tra l'apparato statale che esercita la sovranità e i cittadini o i sudditi. Forma di governo = è un'espressione con la quale indichiamo il modo in cui il potere sovrano è ripartito tra i diversi organi che compongono l'apparato statale. (Parlamento, Governo ecc.) FORME DI STATO NEL TEMPO Lo Stato moderno in Europa è il risultato di un processo storico lungo e complesso che ha attraversato diverse fasi: 1) monarchia assoluta (tra il 400 e il 600) = si rafforzano le monarchie centralizzate, in cui il re ha potere assoluto. 2) stato liberale (fine 600 - prima metà 800) = l'assolutismo viene superato e si affermano sistemi di governo basati su principi liberali, con una divisione dei poteri e una maggiore partecipazione politica. 3) stato liberal-democratico (dal 900) = lo Stato liberale evolve in forme di governo democratiche, con una partecipazione più ampia dei cittadini. In questo percorso, alcuni Paesi hanno preso vie alternative: Russia e l'Est Europa => con la Rivoluzione del 1917, la Russia diventa uno Stato socialista, influenzando altri Paesi dell'Est fino alla dissoluzione dell'Urss nel 1990, quando iniziano a muoversi verso la democrazia liberale. Italia, Germania, Spagna e Portogallo => all'inizio del Novecento, in Italia nasce lo Stato fascista, modello seguito da altri Paesi europei. Anche questi, poi, hanno intrapreso la strada della democrazia liberale. MANCANZA DELLO STATO NELL'ORDINAMENTO FEUDALE Nel sistema feudale medievale in Europa, anche se formalmente la sovranità apparteneva a re o imperatori, in pratica ogni feudatario, principato, comune o signoria disponeva di una propria forza armata e amministrava il proprio territorio in autonomia. Il sovrano, quindi, non aveva il monopolio della forza e non riusciva a far rispettare le sue leggi su tutto il territorio, il che limitava la sua effettiva autorità. Allo stesso tempo, i feudatari non erano sovrani poiché dipendevano da un'autorità superiore a cui dovevano fedeltà. Questa situazione iniziò a cambiare con l'avvento delle monarchie assolute, che accentrarono progressivamente il potere. MONARCHIA ASSOLUTA e NASCITA DELLO STATO MODERNO La nascita dello Stato moderno e delle monarchie assolute fu favorita da vari fattori economici e politici. Nel XII secolo, il sistema economico passò da un'economia curtense, basata su scambi limitati di prodotti agricoli, a una economia mercantile più dinamica, centrata sulle attività commerciali, bancarie e, dal XV secolo, sui commerci verso le nuove terre. Di conseguenza, i nobili non riuscivano più a mantenere il loro potere economico solo con i latifondi e persero parte della loro autonomia. Inoltre, con l'espansione dei confini nazionali, le milizie feudali non erano più sufficienti per la difesa. Si rese necessario creare un esercito permanente sotto il controllo del re, conferendogli un potere militare dominante e permettendogli di eliminare gradualmente le vecchie milizie feudali. In questo contesto, gli Stati acquisirono 3 caratteristiche fondamentali: sovranità = il re ottenne il monopolio della forza e applicò le sue leggi in tutto il territorio. indipendenza = il re non era più soggetto all'autorità dell'imperatore o di poteri esterni. originarietà = il potere del re derivava dalla legittimazione dinastica, non da investiture esterne. CARATTERI DELLO STATO LIBERALE Lo Stato liberale ottocentesco nacque come reazione all'assolutismo monarchico e fu influenzato dalla crescente forza della borghesia, classe sociale che produceva ricchezza e voleva partecipare al potere politico. L'emarginazione della borghesia portò alla Rivoluzione Francese del 1789, che diffondeva ideali di uguaglianza e libertà in Europa, portando al crollo delle monarchie assolute. Lo Stato liberale ottocentesco = era uno Stato di diritto, nella maggior parte dei casi monarchico, organizzato secondo il principio della divisione dei poteri. Stato di diritto = significa che tutti, compreso il re, sono soggetti alla legge e che gli organi pubblici possono fare solo ciò che la legge esplicitamente consente loro di fare. Monarchico = significa che al vertice dell'organizzazione statale sta la figura del monarca, anche se a esso sono attribuiti poteri notevolmente inferiori rispetto a quelli di cui godeva precedentemente. Fondato sulla divisione dei poteri = significa che le funzioni fondamentali dello Stato sono ripartite tra organi diversi e tra loro indipendenti: il potere legislativo = che consiste nel discutere e approvare le leggi, è affidato in modo prevalente a un Parlamento. il potere esecutivo = che consiste nel governare lo Stato, è affidato a un Governo nominato dal re ma che di solito risponde dei suoi atti al Parlamento. il potere giudiziario = che consiste nel giudicare sull'inosservanza delle leggi, è affidato alla Magistratura. Tale suddivisione => già teorizzata dal filosofo Montesquieu (1689-1755), costituisce un momento di fondamentale importanza nel superamento dell'assolutismo monarchico. COSTITUZIONE L'organizzazione dello Stato e la suddivisione dei poteri sono generalmente stabilite nella Costituzione o Carta costituzionale. La costituzione = è la legge fondamentale dello Stato. È la legge cioè che contiene le regole e i principi posti a fondamento dell'intero ordinamento giuridico. Costituire = significa "fondare", "istituire" e la Costituzione fonda, istituisce un certo tipo di Stato. Il contenuto delle Costituzioni varia da Stato a Stato, poiché ciascuno è libero di stabilirlo autonomamente secondo le proprie priorità. Tuttavia, le moderne Costituzioni includono di solito norme che proteggono i diritti fondamentali dei cittadini e regolano il funzionamento dei principali organi dello Stato. MODIFICAZIONE COSTITUZIONE Le Costituzioni di uno Stato sono generalmente modificabili, ma con modalità diverse. Le costituzioni flessibili = possono essere modificate tramite una legge ordinaria del Parlamento. Le costituzioni rigide = richiedono una procedura complessa per essere cambiate, che va oltre una semplice legge parlamentare. Non tutti gli Stati moderni hanno una Costituzione scritta. (es. il Regno Unito si basa su consuetudini e testi normativi storici, senza una Costituzione scritta, al contrario, Paesi come Stati Uniti, Francia e Italia hanno adottato Costituzioni scritte dopo rivoluzioni politiche significative, per fissare in modo solenne le nuove strutture dello Stato e i diritti dei cittadini) CARATTERI DELLO STATO LIBERAL-DEMOCRATICO Lo Stato liberale ottocentesco, pur essendo uno Stato di diritto, era poco democratico. La borghesia, dopo aver sconfitto l'assolutismo monarchico, escludeva le masse popolari dalla gestione del potere, limitando fortemente il diritto di voto, riservandolo solo a chi possedeva un reddito elevato. Questo rifletteva la convinzione che solo i proprietari, considerati liberi, fossero capaci di fare scelte politiche giuste per il bene comune, escludendo le classi popolari dalla partecipazione politica. Lo Stato liberal-democratico è un modello di Stato: fondato sui principi di legalità, libertà e uguaglianza. nel quale trovano reale applicazione gli elementi fondamentali della democrazia => suffragio universale, pluralismo politico, libertà di associazione, di riunione, di manifestazione del pensiero, accettazione del metodo democratico. COS'È LA DEMOCRAZIA La democrazia = è un termine che deriva dal greco demos, che significa "popolo", e kratos, che significa "potere". La democrazia, pertanto, è un sistema nel quale il potere, cioè la sovranità, appartiene a tutto il popolo. La democrazia può essere indiretta o diretta: democrazia indiretta (o rappresentativa) = il popolo elegge rappresentanti che esercitano il potere secondo le funzioni stabilite dalla Costituzione. Questo sistema è il più comune oggi e, in Italia, è sancito dall'articolo 1 della Costituzione => la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. democrazia diretta = i cittadini si esprimono direttamente sulle decisioni principali. Utilizzata nelle antiche città greche e nella Roma repubblicana, oggi è impraticabile su larga scala per via del numero di votanti e della necessità di mediare tra posizioni diverse. L'uso della tecnologia potrebbe facilitare il processo, ma rimarrebbero comunque problemi di polarizzazione sociale, poiché il voto diretto non permette la mediazione e porta a divisioni nette su ogni questione. Compromesso in democrazia => in democrazia, il compromesso è positivo, poiché rappresenta un accordo in cui ogni parte cede su qualcosa, contribuendo a ridurre le divisioni sociali. Elezioni e vera democrazia => non basta che il popolo elegga i suoi rappresentanti per avere una democrazia. Anche nei regimi totalitari ci sono talvolta elezioni, ma senza pluralismo e opposizione reale, il popolo non ha una vera possibilità di scelta. ELEMENTI ESSENZIALI Perché uno Stato sia definito democratico, deve avere alcuni elementi essenziali: suffragio universale = tutti i cittadini devono poter votare e essere eletti, permettendo di cambiare periodicamente i governanti se non soddisfano le necessità del Paese. pluralismo politico = deve esserci una varietà di partiti, associazioni e movimenti che rappresentano le diverse richieste sociali. libertà di riunione, associazione ed espressione = queste libertà consentono un'ampia circolazione delle idee, necessaria per valutare l'azione politica e proporre alternative. metodo democratico = le decisioni politiche si prendono a maggioranza, ma la minoranza deve avere la libertà di esprimere dissenso e la possibilità di diventare futura maggioranza. CARATTERI STATO SOCIALE Lo Stato sociale o welfare state = è uno Stato liberal-democratico che promuove il benessere economico e sociale di tutti i cittadini, anche quelli più svantaggiati. Questo modello, sviluppatosi nella prima metà del 900, si basa su 4 interventi principali: servizi pubblici essenziali = lo Stato fornisce istruzione, sanità e trasporti a prezzi accessibili, beneficiando non solo i singoli ma l'intera collettività. assicurazioni sociali obbligatorie = ogni cittadino è tutelato contro rischi come vecchiaia, malattia o disabilità, indipendentemente dal reddito, assicurando l'universalità delle prestazioni. politiche redistributive del reddito = lo Stato eroga assegni a invalidi o a chi è senza reddito, in un intervento di assistenza non legato al sistema previdenziale. progressività e personalità fiscale = le imposte sono progressive (le aliquote diminuiscono con il reddito) e personali (chi ha condizioni disagiate, come familiari a carico, paga meno). Questo permette una redistribuzione indiretta del reddito, consentendo a chi ha meno risorse di accedere ai servizi dello Stato come chi ha maggiore reddito. L'affermazione dello Stato sociale ha prodotto effetti positivi, come una crescita economica regolare. L'erogazione di servizi pubblici a costi accessibili ha aumentato il reddito delle famiglie, stimolando consumi, risparmi, produzione e occupazione, e favorendo gli investimenti. Tuttavia, si sente parlare di riforma o riduzione dello Stato sociale perché esso comporta un alto costo. La crescente spesa pubblica per servizi e assistenza ha portato a un aumento delle imposte, che ha creato insoddisfazione tra diverse categorie => le imprese per la riduzione dei profitti, le classi agiate per l'elevata tassazione, e anche le classi meno agiate, che lamentano inefficienza nella gestione dei servizi pubblici. Questo ha generato una convergenza di malcontento tra diverse classi sociali contro lo Stato. STATO COMUNISTA Lo Stato comunista = si ispira alle teorie di Karl Marx e Friedrich Engels, che immaginavano una società senza sfruttamento, disuguaglianze o classi sociali. Secondo Marx => lo sfruttamento dei lavoratori da parte degli imprenditori privati sarebbe stato eliminato solo trasferendo le aziende allo Stato, che, non avendo fini speculativi, avrebbe potuto distribuire equamente i beni prodotti. Questo avrebbe creato una società giusta, senza ricchi né poveri, e senza conflitti tra le classi sociali. Marx ed Engels => ritenevano che, per realizzare il comunismo, sarebbe stato necessario un uso della forza rivoluzionaria per abbattere l'opposizione della borghesia. Il proletariato = avrebbe preso il controllo dello Stato, e solo una volta sconfitta la borghesia, sarebbe stato possibile costruire una società comunista, libera dal bisogno. Storicamente, l'ideale comunista ha portato alla creazione di Stati come l'URSS e la Repubblica Popolare Cinese, ma in entrambi i casi non si è mai arrivati alla realizzazione di una società completamente comunista. Dopo aver creato Stati totalitari, i partiti comunisti non hanno voluto o potuto costruire una società autogestita. L'URSS si è dissolta tra il 1989 e il 1992, mentre la Cina continua ad esistere, pur con una graduale riduzione dei poteri burocratici sulle imprese. STATO FASCISTA Il fascismo = è stato un singolare modello di dittatura, fondato non solo sull'imposizione autoritaria, come è tipico di ogni dittatura, ma anche su un consenso di massa attivamente cercato e in gran parte ottenuto. Dittatura = significa accentramento dei poteri in un solo organo. Poiché tale accentramento può non essere unanimemente condiviso, la dittatura, per conservare se stessa, tende a reprimere ogni forma di dissenso eliminando, innanzitutto, le libertà democratiche. In Italia la dittatura fascista si realizzò: concentrando la maggior parte del potere politico nella figura del Capo del Governo. ponendo fuori legge i partiti politici e i sindacati diversi dal partito e dal sindacato fascista. limitando la libertà di associazione e di manifestazione del pensiero. eliminando ogni forma di pluralismo culturale. POSSIBILI FORME DI GOVERNO Le forme di governo = descrivono il modo in cui il potere sovrano è distribuito tra i diversi organi che compongono l'apparato statale. Tra le possibili forme possiamo operare una prima distinzione tra forma monarchica e forma repubblicana: la forma monarchica = c'è al vertice dello Stato, la figura del re. la forma repubblicana = c'è, invece, un presidente. In linea generale possiamo individuarla nel fatto che: il presidente viene eletto (dal popolo o dal Parlamento) e rimane in carica solo per il tempo previsto dalla Costituzione. il re diventa tale per diritto dinastico e rimane sul trono per tutta la vita. (salvo che venga deposto o decida di abdicare, cioè di rinunciare alla corona) FORME DELLA MONARCHIA La monarchia ha evoluto diverse forme nel tempo: monarchia assoluta = tutti i poteri dello Stato (legislativo, esecutivo, giudiziario) sono concentrati nel re, che ha un potere totale. monarchia costituzionale pura = il Parlamento ha il potere legislativo, ma il re conserva il potere esecutivo e il diritto di veto sulle leggi. I ministri sono nominati dal re e rispondono solo a lui. monarchia parlamentare = rappresenta lo stadio più evoluto di questa forma di governo. Il potere legislativo spetta al Parlamento e il potere esecutivo al Governo. Quest'ultimo viene nominato dal re ma per governare deve avere la fiducia, cioè il voto favorevole, della maggioranza parlamentare. La repubblica può assumere la forma di parlamentare, presidenziale, semipresidenziale e cancellierato. REPUBBLICA PARLAMENTARE (in Italia) Il Parlamento ha un ruolo primario, esercita la funzione legislativa e elegge il Presidente della Repubblica. Il Governo può governare solo con la fiducia della maggioranza parlamentare e deve dimettersi se questa viene a mancare. Il Presidente della Repubblica ha un ruolo simbolico, simile a quello del re nelle monarchie parlamentari. REPUBBLICA PRESIDENZIALE (negli Stati Uniti) Il Presidente, eletto direttamente dal popolo, ricopre un ruolo centrale e unisce le cariche di Capo dello Stato e Capo del Governo. I ministri sono nominati dal Presidente. Il potere del presidente è limitato dalla Costituzione e dal Congresso, che può anche procedere alla sua rimozione in caso di violazioni. REPUBBLICA SEMIPRESIDENZIALE (in Francia) Introdotto in Francia nel 1958, prevede l'elezione diretta del Presidente, che ha poteri significativi in politica estera e difesa, ma non funge da Capo del Governo. Il Primo Ministro, nominato dal Presidente, governa senza la fiducia del Parlamento, ma quest'ultimo può votare una mozione di sfiducia che costringe il Governo alle dimissioni. CANCELLIERATO (in Germania) È il sistema di governo adottato in Germania, dove il Cancelliere è il Capo del Governo, con il potere di nominare e revocare i ministri. Il Cancelliere viene nominato dal Presidente federale, ma per governare deve avere la fiducia del Bundestag (la Camera dei deputati). Se il Bundestag respinge il nominativo del Cancelliere, può farlo solo se propone un candidato alternativo. Inoltre, il Bundestag può ritirare la fiducia al Cancelliere in carica, ma deve proporre un nuovo candidato per evitare vuoti di potere. Questo meccanismo è noto come = sfiducia costruttiva. CARATTERI STATO UNITARIO e STATO FEDERALE Uno Stato unitario = concentra il potere sovrano in un unico apparato centrale, che esercita l'autorità in modo centralizzato. In questo sistema, il governo centrale è responsabile delle principali decisioni politiche e amministrative. Uno Stato federale = invece prevede la coesistenza di più apparati, ognuno con una propria sovranità limitata. Lo Stato federale = è formato dall'unione di più Stati, ciascuno dei quali conserva il proprio territorio, il proprio popolo e la propria sovranità. Ma tutti, sottoscrivendo un'unica Costituzione, delegano una parte della sovranità a un apparato centrale, detto appunto Stato federale, il quale diventa anche l'unico soggetto di diritto internazionale. STATI FEDERALI Il sistema federale, come quello adottato dagli Stati Uniti, è caratterizzato da un'unione di diversi Stati sovrani che, pur mantenendo una certa autonomia, delegano alcune funzioni chiave a un governo centrale. In altre parole, ogni Stato federato ha una propria sovranità, ma rinuncia a gestire alcune questioni, come la politica estera, la difesa e l'economia nazionale, che vengono invece trattate da un apparato centrale. Questo apparato federale è l'unico a rappresentare l'insieme degli Stati nel diritto internazionale. I principali organi dell'apparato federale nel modello Usa sono: il Presidente = eletto direttamente dal popolo, al quale è affidato il potere esecutivo. il Parlamento (chiamato Congresso) = a cui è affidato il potere legislativo nelle materie di competenza federale. Il Congresso si compone di 2 assemblee: la Camera dei rappresentanti = simile alla nostra Camera dei deputati, i cui membri rappresentano l'intero Paese. il Senato = i cui membri rappresentano i diversi Stati della federazione. Altro organo di grande rilievo sono le corti federali, che hanno il compito di comporre le controversie tra soggetti appartenenti a Stati federati diversi. In sintesi, il sistema federale consente di bilanciare l'efficacia di un governo centrale in determinate materie con l'autonomia e la partecipazione dei singoli Stati alle decisioni che li riguardano più direttamente. Nel modello federale si combinano i vantaggi sia della "grande" dimensione, data dall'unione di più Stati, sia della "piccola" dimensione, che caratterizza ogni singolo Stato federato: la maggiore dimensione = l'unione di più Stati crea un mercato interno più vasto, favorendo lo sviluppo economico e dando al Paese un ruolo più forte a livello internazionale. (es. Stati come Oregon, Arkansas e Florida, se fossero indipendenti, avrebbero meno peso nel contesto mondiale rispetto a quando fanno parte degli Stati Uniti) la minore dimensione = ogni Stato federato conserva una certa autonomia, che consente agli organi locali di essere più vicini ai problemi specifici del territorio. Inoltre, i cittadini di ciascun Stato hanno un maggiore controllo sull'operato delle autorità locali, contribuendo a una governance più efficiente e rispondente alle esigenze locali. In sintesi, il modello federale bilancia i benefici di un grande apparato economico e politico con la capacità di ogni Stato di gestire e monitorare le proprie questioni in modo più diretto. STATO REGIONALE Lo Stato regionale = è una soluzione intermedia tra lo Stato unitario centralizzato e lo Stato federale. In Italia, inizialmente si pensò a un modello federale, ma la diversità tra i vari Stati italiani portò a optare per uno Stato fortemente centralizzato. Con la fine del fascismo, i costituenti scelsero di adottare uno Stato unitario regionale, che attribuisce funzioni sia all'apparato centrale dello Stato che agli enti locali (Regioni, Province, Comuni), come stabilito dall'articolo 5 della Costituzione. Le ragioni dietro questa scelta furono: lo Stato centralizzato non aveva dimostrato grande efficienza e aveva favorito l'autoritarismo durante il fascismo. Il federalismo fu escluso come soluzione, ma il modello regionale sembrò offrire un giusto equilibrio. Dal punto di vista teorico, lo Stato regionale: mantiene l'unità del Paese. assegna funzioni importanti ai governi locali, che conoscono meglio le esigenze locali. rafforza la democrazia, grazie a governi locali eletti dal popolo.

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