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**Indice** 1. [NATURA DEL PROGRESSO SCIENTIFICO 3](#natura-del-progresso-scientifico) 2. [PARADIGMI E PSICOLOGIA 6](#paradigmi-e-psicologia) 3. [LIMITI DELLA SCIENZA 8](#limiti-della-scienza) [BIBLIOGRAFIA 10](#bibliografia) Natura del progresso scientifico ==============================...

**Indice** 1. [NATURA DEL PROGRESSO SCIENTIFICO 3](#natura-del-progresso-scientifico) 2. [PARADIGMI E PSICOLOGIA 6](#paradigmi-e-psicologia) 3. [LIMITI DELLA SCIENZA 8](#limiti-della-scienza) [BIBLIOGRAFIA 10](#bibliografia) Natura del progresso scientifico ================================ Spesso si ritiene che [la scienza sia un fenomeno che progredisce in modo lineare accumulando conoscenze sempre più corrette.] Questa visione semplicistica è stata **messa in discussione da Kuhn (1962), uno dei più noti epistemologi post-popperiani, che ha sviluppato una teoria della scienza basata sui concetti di "paradigma" e "rivoluzione scientifica"** (il modello è sinteticamente illustrato nella Figura 1). ![](media/image3.png) **Il termine "paradigma" si riferisce al modo di pensare che pervade tutta una branca della scienza in un determinato periodo e che include tutti gli assunti e tutte le teorie accettate come vere da un gruppo di scienziati. Come scrive Kuhn nell'opera *La struttura delle rivoluzioni scientifiche* (1962): "Con tale termine -- dice Kuhn -- voglio indicare conquiste scientifiche universalmente riconosciute, le quali, per un certo periodo, forniscono un modello di problemi e soluzioni accettabili a coloro che praticano un certo campo di ricerca".** In pratica, si tratta di un complesso di principi, concezioni culturali e scientifiche universalmente riconosciute, procedimenti metodologici, modalità di comunicazione e trasmissione delle teorie, a cui si ispira il lavoro della "comunità scientifica" di una data epoca. È l'accettazione di un paradigma, dunque, a costituire e a definire la comunità scientifica, la quale, all'interno degli assunti paradigmatici, effettuerà quella che Kuhn chiama ***scienza normale*: «una ricerca stabilmente fondata su uno o più risultati raggiunti dalla scienza del passato, ai quali una particolare comunità scientifica, per un certo periodo di tempo, riconosce la capacità di costituire il fondamento della sua prassi ulteriore».** Nei periodi di scienza normale, [i ricercatori mirano a realizzare le promesse del paradigma, confrontando i fatti con la teoria, e articolando la teoria stessa]. Questo procedimento è finalizzato a risolvere una massa crescente **di "rompicapo**", ossia problemi teorici irrisolti, [per formulare leggi quantitative che articolano ulteriormente il paradigma. L'attività di ricerca è essenzialmente cumulativa, si svolge mediante una raccolta di dati e una loro catalogazione entro schemi prefissati. La scienza normale è dunque **un'impresa conservatrice.**] Questa fase di relativa stabilità deve però scontrarsi con il fatto che la ricerca scientifica mette continuamente in luce fenomeni nuovi ed insospettati, i quali possono essere difficilmente compatibili con il paradigma corrente. [La crisi avviene quando sorgono "anomalie" nei fatti e nella teoria; ovvero, quando le aspettative sul mondo indotte dal paradigma vengono violate.] Inizialmente, anche se l'anomalia minaccia il paradigma, si manifesta una resistenza al cambiamento. Tuttavia, di fronte alla crescente massa di rompicapo che non riescono a risolvere con l'applicazione di quel paradigma, gli scienziati cominciano a mettere in dubbio i principi fino a quel momento seguiti e accettati come "dogmi", e vanno alla **ricerca di un paradigma nuovo**. questa fase viene chiamata da **Kuhn "*rivoluzione scientifica*".** I tempi di una rivoluzione possono anche essere lunghissimi. Ma quando essa avviene è come se si entrasse in una nuova fase. **È il paradigma, il punto di vista, il quadro concettuale, il "mondo", a risultare mutato. Occorre quindi ripensare tutto: concetti-base, metodi, problemi**. Il nuovo paradigma affermatosi viene progressivamente esteso a ogni disciplina e ad ogni campo del sapere, determinando un nuovo periodo di "scienza normale". Sebbene **la visione di Kuhn sia stata largamente adottata,** non sono mancate le critiche e le voci di dissenso. In particolare**, Laudan (1977)** ha proposto una teoria alternativa che considera la scienza come una soluzione di problemi. **Secondo la sua ipotesi, le teorie vengono elaborate per risolvere problemi empirici e/o concettuali, e la preferenza per una determinata teoria dipende dal numero di problemi che essa riesce a risolvere.** [Laudan sottolinea il fatto che spesso i problemi concettuali considerati importanti dagli scienziati per valutare un determinato paradigma fanno riferimento a questioni sociali, etiche e teologiche apparentemente lontane dal mondo scientifico. Questo approccio è molto differente da quello proposto da Kuhn, per il quale soltanto i dati empirici possono essere utilizzati per sostenere o falsificare un paradigma.] [Un approccio ancora più radicale è stato adottato dai fautori della scienza come costruzione sociale della realtà. Questi studiosi sostengono che non vi sia alcun procedimento che permetta di conoscere con certezza la natura della realtà. In tal senso, la conoscenza non riflette una realtà oggettiva che esiste indipendentemente dal conoscitore; piuttosto, la conoscenza è una costruzione che dipende dai contesti sociali nei quali essa viene creata]. Paradigmi e psicologia ====================== Come tutte le scienze, anche la psicologia ha avuto un andamento ciclico ed è stata dominata da una serie di paradigmi che si sono alternati nel corso del tempo. Alla fine del diciottesimo secolo, la psicologia era considerata come una scienza mentale, che si doveva interessare di eventi soggettivi che avvengono all'interno della testa degli individui e sono di natura diversa dai fenomeni esterni direttamente osservabili. **In particolare, W. M. Wundt (1832-1920), iniziatore della "psicologia fisiologica" e fondatore a Lipsia, nel 1879 (considerato l\'anno di nascita della psicologia), del primo laboratorio di psicologia sperimentale, decise di studiare le esperienze soggettive o personali dei suoi collaboratori come risposta a stimoli fisici (suoni, colori, energie fisiche, calore\...) in condizioni controllate**. Questa tecnica di analisi dell\'esperienza immediata prese il nome **di *introspezione***. [Attraverso l\'impiego sistematico di questa metodologia di indagine Wundt e la scuola si proponevano di indagare i processi riscontrabili nei soggetti nel momento in cui essi sperimentano una qualche percezione della realtà. In questo modo essi arrivavano idealmente alla scomposizione di complessi processi psicologici negli elementi che li costituiscono. Tuttavia, anche se utile, l'introspezione risultò gravemente limitata come fonte di conoscenza, in quanto osservatori diversi che applicavano il metodo allo stesso modo potevano arrivare a conclusioni anche molto diverse tra loro.] Agli inizi del novecento, questo approccio fu sostituito dal **"comportamentismo" (Watson, 1913)**, il quale si proponeva di studiare il comportamento umano in termini di **\"comportamenti osservabili\"**, secondo un paradigma **\"stimolo-risposta\";** le esperienze soggettive come i sentimenti, le emozioni, le aspettative, le motivazioni sia coscienti sia inconsce venivano invece programmaticamente escluse dal paradigma di ricerca comportamentista, che riteneva scientifico solo lo studio del comportamento manifesto (unità elementare di analisi del comportamentismo). In sostanza, [il comportamentismo rifiuta di occuparsi dei \"processi mentali\",] che divengono una sorta di scatola nera di cui è poco importante e forse impossibile comprendere il funzionamento interno, e di cui ci dovrebbero interessare solo gli input (stimoli) e gli output (risposte). Questo metodo fu portato alle sue estreme conseguenze **nella teoria del condizionamento operante di Skinner.** Il comportamentismo è stato il paradigma dominante in psicologia per molto tempo. Tuttavia, alla fine gli psicologi sono tornati ad interessarsi della coscienza e dei processi mentali ad essa collegati. Ciò ha condotto all'affermazione della ***psicologia cognitivista* (Neisser, 1967),** la quale tenta di spiegare il comportamento sulla base di processi mentali non direttamente osservabili quali la memoria di lavoro o l'esecutivo centrale. Secondo questo approccio, gli stimoli ambientali sono paragonabili ad input informativi che, entrando nei processi mentali, vengono elaborati (attenzione, percezione, memoria, ecc. sono tutti processi elaborativi dell\'informazione, a questo punto) e trasformati in comandi che presiedono alla messa in atto del comportamento. In realtà, [ la psicologia cognitivista rappresenta una elaborazione del comportamentismo, in quanto presuppone che i processi mentali possano essere inferiti dal comportamento oggettivo del soggetto] (ad esempio, i tempi di reazione in un compito di scelta). Infine, in anni più recenti si è affermata la cosiddetta ***psicologia umanistica* (Shaffer, 1978),** la quale presenta alcune caratteristiche peculiari: - **[la critica verso l'eccessiva importanza posta sull'analisi del comportamento osservabile;]** - **[l'enfasi sull'analisi dell'esperienza cosciente dell'uomo;]** - **[l'affermazione della sostanziale libertà e autonomia dell'azione umana;]** - **[e uno spiccato interesse verso lo studio dei valori umani.]** Nonostante la sua ambiziosità, il programma scientifico proposto dalla psicologia umanistico presenta numerose difficoltà, e la maggior parte degli scienziati continua a ritenere che la scienza in generale, e la psicologia in particolare, possano raggiungere risultati straordinari soltanto se limitano il proprio interesse verso fenomeni oggettivi direttamente osservabili da chiunque. Limiti della scienza ==================== Sebbene la scienza abbia portato l'uomo a scoperte e progressi di straordinaria importanza in tutti i campi, è chiaro che questo mezzo di conoscenza del mondo non è esente da limiti, i quali possono essere *intrinseci* o *pratici*. Tra i **limiti intrinseci**, va ricordato il fatto che la scienza è e rimane agnostica rispetto a quesiti che riguardano la morale e i valori dell'uomo. Più in generale, [la scienza deve essere agnostica rispetto a tutti i quesiti che riguardano fenomeni non direttamente osservabili]. Così, la scienza non può dire nulla circa l'esistenza di entità divine invisibili. Analogamente, la scienza può dimostrare che la povertà è una causa importante di disagio psicologico, ma non può essere di alcun aiuto nel decidere se sia giusto o meno operare sulle tasse in modo da ridurre la disuguaglianza tra ricchi e poveri. Questi sono problemi che riguardano la morale e i valori della società, e pertanto ricadono al di fuori dell'area di competenza della scienza. [Un secondo limite intrinseco riguarda il fatto che la validità della scienza dipende in maniera molto stretta dalla cultura nella quale essa si sviluppa.] Ad esempio, non molto tempo fa gli studiosi interessati alla relazione tra mascolinità/femminilità e adattamento psicosociale ritenevano che i maschi ben adattati dovessero presentare caratteristiche chiaramente mascoline (così come le femmine dovevano presentare tratti chiaramente femminili). Oggi, le più recenti scoperte scientifiche conducono a ritenere che ogni persona abbia delle caratteristiche sia mascoline che femminili, e che il loro equilibrio sia fondamentale per un buon funzionamento psichico. Infine, **[la scienza è per sua natura incompleta. La questione della completezza della scienza riguarda l'idea infondata che la scienza possa raggiungere una totale perfezione, almeno entro i suoi "limiti" teorici.]** Ovviamente, questo è soltanto un ideale irraggiungibile. Mai sarà possibile dare una descrizione esaustiva del reale, anche per la stessa natura "linguistica" (o discorsiva) della scienza. **La ragione fondamentale la si trova nel cosiddetto "Principio della propagazione dei problemi", secondo cui "le risposte ai problemi aprono sempre la via ad altri** **problemi ancora irrisolti". ciò implica, come si è detto, che la psicologia è correggibile: i manuali vengono continuamente sottoposti a revisione man mano che si acquisiscono nuovi dati e nuove conoscenze.** **Dal punto di vista pratico, occorre ricordare che la scienza è opportunistica: ovvero, essa progredisce laddove i problemi sono più facili, dove sono disponibili tecniche di studio ampiamente validate, e dove abbondano le risorse economiche.** Un esempio recente è dato dall'enorme sviluppo delle neuroscienze cognitive, il quale è stato possibile grazie alla disponibilità di tecniche di neuroimaging consolidate e di ingenti finanziamenti (a causa dell'impatto, potenzialmente elevato, che queste conoscenze potrebbero avere in vari campi, incluso il trattamento dei disturbi mentali). **Un secondo limite della scienza è rappresentato dai costi della ricerca**. Si pensi alla fisica: le conoscenze in questo campo sono talmente evolute che qualsiasi altro progresso richiede l'impiego di attrezzature estremamente costose quali gli acceleratori di particelle. **Questo problema è strettamente legato al terzo limite pratico della scienza, che riguarda la relativa complessità di molti problemi.** Gli psicologi, in genere, si limitano a studiare l'effetto di due (o, al massimo, tre) variabili sul comportamento umano. Tuttavia, è chiaro che qualsiasi azioni e/o decisione è determinata da una molteplicità di fattori che interagiscono in modi estremamente complessi. Questo è il motivo per cui, ancora oggi, la psicologia continua ad esaminare i processi mentali e il comportamento umano con teorie ipersemplificate e spesso inadeguate. Bibliografia ============ - Kuhn, T. S. (1962). *The structure of scientific revolutions*. Chicago, University of Chicago Press. - Laudan, L. (1977). *Progress and its problems: Towards a theory of scientific growth*. Berkeley. University of California Press*.* - Neisser, U. (1967). *Cognitive Psychology*. New York: Appleton-Century-Crofts. - Shaffer, J. B. (1978). *Humanistic psychology*. Englewood Cliffs, NJ: Prentice Hall. - Watson, J. B. (1913). Psychology as the behaviorist views it. *Psychological review*, *20*(2), 158.

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