Manuale di Sociologia Smelser (PDF)
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This textbook provides an introduction to sociology, including its origins and key theories. It covers topics such as microsociology, macrosociology, functionalism, and conflict theory. The textbook is integrated with notes.
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CAPITOLO 1 SOCIOLOGIA 1 COS’E’ LA SOCIOLOGIA? La sociologia è una scienza sociale nata nella seconda metà dell’800, si riferisce allo studio scientifico della società con le sue istituzioni e rapporti sociali Cos’è lo studio scientifico? Un esempio che prendiamo in considerazione è quello di una ric...
CAPITOLO 1 SOCIOLOGIA 1 COS’E’ LA SOCIOLOGIA? La sociologia è una scienza sociale nata nella seconda metà dell’800, si riferisce allo studio scientifico della società con le sue istituzioni e rapporti sociali Cos’è lo studio scientifico? Un esempio che prendiamo in considerazione è quello di una ricerca per capire l’atteggiamento degli studenti universitari nei confronti delle frodi, venne registrata la loro età, il loro reddito e l’occupazione e livello di istruzione dei genitori: gli studenti più ricchi con genitori più istruiti ritenevano più grave la frode esistenziale; quelli più poveri con genitori non istruiti ritenevano più grave l’evasione fiscale. la differenza di atteggiamento era spiegabile attraverso relazioni delle loro classi di appartenenza. Questo è un esempio di ricerca sociologica. La sociologia è quindi un discorso sul sociale che si fonda sulle relazioni fra gli individui, offre diversi punti di analisi e prospettive dei problemi. Ripercorre questioni di cui abbiamo già un’idea che può derivare da esperienze dirette, tramite un racconto biografico o dai Mass media, che portano molto spesso a generalizzare i particolari e ricadendo nella formazione di stereotipi che influenzano il nostro agire. 1.1 Origine della sociologia I fondatori europei della disciplina cercano di capire la sociologia e di spiegare i cambiamenti prodotti dalle rivoluzioni industriali, delle idee e delle istituzioni democratiche. Verso gli anni 20 del 900 i sociologi della scuola di Chicago cominciarono a intraprendere ricerche sul campo, e questo approccio non fece altro che migliorare l’attendibilità della materia. L’origine e l’esigenza di questa nuova disciplina si può ricondurre alle tre rivoluzioni del mondo moderno: rivoluzione scientifica, industriale e francese. Rivoluzione scientifica verso la fine del 700 cominciò a diffondersi l’idea di estendere il metodo scientifico allo studio dell’uomo e della società. La sociologia comincia a distaccarsi quindi dalle scienze naturali e dal pensiero filosofico acquisendo una loro autonomia e un proprio metodo sperimentale basato sull’osservazione empirica. Rivoluzione industriale le scienze sociali sono inoltre anche un prodotto della rivoluzione industriale, e tra queste la prima ad acquisire una certa autonomia fu l’economia politica, dove il fondatore Adam Smith insieme ad altri sociologi riflettevano sulle trasformazioni sociali che stavano avvenendo sotto i loro occhi interpretandole in modo tale da trovare interdipendenze tra vari gruppi sociali del processo economico (terra=proprietari terrieri, capitale=imprenditori capitalisti). Se da una parte queste rivoluzioni erano definite fondamentali per il progresso e l’emancipazione, dall’altra parte erano viste come una minaccia per l’ordine sociale, politico e morale. Rivoluzione francese anche la rivoluzione francese comportò un ruolo fondamentale per la nascita della sociologia. In questo periodo furono sanciti i diritti umani e la loro uguaglianza spingendo ad uno studio più approfondito della realtà. Il mondo può essere suddiviso in tre diversi gruppi di fatti: -fatti biologici come la respirazione, la nutrizione e il sonno -fatti psicologici percezioni, motivazioni, emozioni -fatti sociologici rapporti sociali e la società. Ciascuna disciplina non si occupa solo del proprio oggetto di studio, ma un fatto può interessare materie diverse contemporaneamente. Per spiegare i diversi tipi di fatti i sociologi ricorrono a 5 diverse prospettive: 1 prospettiva demografica la democrazia è lo studio delle popolazioni, del tasso di morte, nascita, matrimoni e altro 2 prospettiva psicosociale spiega i comportamenti in base al significato che hanno per le persone, secondo credenze, atteggiamenti, motivazioni. 3 prospettiva delle strutture collettive studia i gruppi, le organizzazioni, comunità 4 prospettiva delle relazioni emerge quando i rapporti tra le persone sono considerati sulla base dei rispettivi ruoli i ruoli costituiscono le aspettative sociali su un individuo che occupa una posizione all’interno del gruppo. 5 prospettiva culturale analizza i comportamenti in base ai valori (religiosi, culturali) e le norme (formali o informali). I valori indicano obiettivi auspicabili. Le norme invece sono delle regole, le formali stabiliscono il modo in cui gli individui devono comportarsi e se non rispettate stabiliscono una sanzione, le informali regolano i gruppi sociali (non aiutarsi in un compito in classe) che non permettono sanzioni formali (no multa, ma rancore da parte della persona offesa). 2 MICROSOCIOLOGIA E MACROSOCIOLOGIA La sociologia studia i fenomeni sociali secondo due livelli: macrosociologia e microsociologia Microsociologia si occupa delle interazioni quotidiane tra gli individui, e si sofferma sui singoli soggetti, i comportamenti individuali, le motivazioni. Le teorie microsociologiche sono teorie per le quali gli individui attuano singolarmente delle strategie per adeguarsi alla massa nonostante siano sovradeterminati da una certa cultura. Macrosociologia Tramite l’approccio macrosociologico i ricercatori studiano i rapporti tra diverse strutture sociali. Le teorie macro tendono a spiegare i fenomeni sociali considerando le dinamiche che si generano nel sociale sulla base di alcuni fattori che sovra determinano l’individuo, ciò significa che il comportamento del soggetto è condizionato e determinato da fattori superiori ad esso che lo rendono vincolato e non autonomo. Il suo atteggiamento dipende quindi dal sistema culturale 2.1 Teorie microsociologiche (VAI PAG 20) I sociologi hanno formulato diverse teorie per spiegare l’interazione Teoria dello scambio Etnometodologia Modello drammaturgico Interazionismo simbolico 2.2 Teorie macrosociologiche Per l’approccio macrosociologico le teorie fondamentali sono 2: funzionalismo e la teoria del conflitto Il funzionalismo Inizialmente la teoria funzionalista fu elaborata da Spencer che paragonò la società ad un organismo vivente in cui ogni parte svolge una funzione specifica nel mantenimento della vita (sfera economica, politica, religiosa). Successivamente Durkheim analizzò per bene il concetto di questa nuova teoria: per spiegare un fatto sociale è necessario mostrarne la funzione all’interno della società, il sociologo include anche fenomeni sociali che sembrano non avere all’apparenza una funzione come per esempio la devianza, ma secondo Durkheim il comportamento deviante quale l’omicidio presenta una funzione positiva: afferma le regole contro il crimine. Successivamente i sociologi moderni delinearono alcuni presupposti del funzionalismo contemporaneo: -una società è un sistema di parti interrelate -i sistemi sociali sono stabili grazie ai meccanismi di controllo (polizia, tribunali) -i sistemi posseggono disfunzioni fisiologiche che si integrano nella comunità -la società è interessata al mutamento globale e non rivoluzionario -l’integrazione sociale è ottenuta attraverso il consenso dalla maggior parte dei membri di una società. La teoria del conflitto La teoria del conflitto deriva da Karl Marx che afferma che il conflitto tra classi sociali è alla base della società. La lotta tra classi si concentra tra i capitalisti (proprietari dei mezzi di produzione) e i proletari (i lavoratori), queste due classi si scontrano continuamente, non hanno valore comune ed è presente tra loro un sistema di sfruttamento. Secondo Marx la classe sfruttata avrebbe finito col ribellarsi portando ad una rivoluzione che avrebbe così cambiato la società. Conflitto tra classi=forza motrice della storia. Successivamente vari studiosi elaborarono varie versioni di questa teoria come fece Dahrendorf che rifiutò l’idea che le classi economicamente fossero le principali cause di conflitto nella società affermando invece che queste cause risiedessero nell’autorità la lotta è tra chi detiene il potere e chi no. Gli elementi essenziali di questa teoria secondo il sociologo sono: -la struttura sociale si basa sul dominio di alcuni gruppi sugli altri (capo-impiegato) -ciascun gruppo ha interessi comuni che si oppongono a quelli di altri gruppi -una volta acquisita coscienza da parte degli individui sui propri interessi comuni, si passa a diventare una classe sociale -l’intensità di conflitto all’interno delle classi dipende da 1 grado di potere di alcuni 2 possibilità di acquisire il potere da chi ne è escluso 3 libertà di formare gruppi politici Confronto fra funzionalismo e teoria del conflitto Potere Altro punto distintivo è la definizione del potere, il potere è la capacità di imporre la propria volontà, nei funzionalisti il potere è un aspetto secondario, per i teorici del conflitto è il nucleo centrale poichè è una risorsa rara, lo si trova nelle mani di pochi che cercano di conservarlo e in mani di molti che cercano di acquisirlo (economico, sociale, politico). Nella teoria Marxista il conflitto può essere eliminato, per weber rimane invece un elemento centrale e non è eliminabile. Valori e ideologia La concezione di valori e ideologie delle due teorie è diverso, i valori per i funzionalisti sono un punto di riferimento, per i teorici del conflitto i valori appartengono a gruppi, categorie e il discorso ideologico è lo strumento nelle mani di alcuni contro altri, hanno quindi un carattere meno estensivo ma sono di carattere divisivo. Nella logica di Marx l’ideologia appartiene alla sovrastruttura mentre per Weber è autonomo. I teorici del conflitto non credono nell’oggettività delle scienze sociali, secondo il loro pensiero il ricercatore è sempre facente parte di un gruppo e questo fa sì che egli riproponga gli interessi della propria classe di appartenenza, ha sempre una valenza di natura politica e con la sua opera deve inserire il suo lavoro all’interno della classe di appartenenza: è quindi impossibile la distinzione tra giudizi di fatto e valore -giudizi di fatto sono giudizi empirici fondati sul discorso empirico ed è sempre verificabile se siano veri o falsi. Es: Il tasso di suicidio nelle comunità protestanti è più elevato rispetto a quelle nelle comunità cattoliche, e nella logica del pensiero scientifico è un giudizio di fatto poichè è verificabile, cioè emerge dai dati -giudizi di valore sono giudizi di valore che posseggono valore etico senza però un riscontro di natura empirica quindi non è mai possibile qualificarli come veri o falsi perché non esistono mezzi per farlo; essi possono solo essere accettati o rifiutati. Es: Se sono cattolico posso essere contrario all’aborto, suicidio e quindi do una valenza negativa in quanto cozzano con gli orientamenti di valore e ideologici personali ma non ha un costrutto metodologico TEORIA FUNZIONALISTA TEORIA DEL CONFLITTO Società stabile e integrata Società in mutamento e soggetta a scontri Risaltano il consenso sui valori tra tutti i membri Sottolineano il dominio di alcuni gruppi a danno di della società altri Non tiene conto che nelle società non esiste un Non si spiegano come le società siano unite accordo sui valori nonostante il mutamento Entrambe le teorie non sono contraddittorie poiché non esiste una società che non abbia un minimo di integrazione ma allo stesso tempo vi sono dei conflitti e mutamenti. Suicidio secondo Durkheim Come diceva Durkheim (quantitativi), un fatto sociale si spiega attraverso un altro fatto sociale SUICIDIO: In generale il suicidio è considerato il gesto più estremo di autodeterminazione, ma per il sociologo è un fatto sociale che non riguarda tratti individuali o psicologici. Durkheim individua due tipi diversi di suicidio: - egoistico -altruistico. Il suicidio egoistico è quel fatto sociale che avviene quando il soggetto non è integrato nella società, il suicidio altruistico invece deriva dalla troppa integrazione sociale poiché l’individuo pone dinnanzi alla sua figura quella della sua famiglia e del proprio gruppo Es: kamikaze. Secondo Durkheim la società moderna ha fatto sì che nascesse un nuovo tipo di suicidio, quello anomico: il soggetto si sente sradicato dalla società tradizionale e subisce quindi una situazione di sbandamento e passa in una realtà anonima. In questa realtà anomica il gruppo che è più sofferente sono per esempio i protestanti poiché rispetto ai cattolici che trovano appiglio nella religione, questi ultimi risultano essere più isolati. 3 LA RICERCA SOCIALE La scienza si divide in Scienze naturale e Scienza sociale. In quanto scienza, essa produce degli enunciati generalizzati per questo motivo individua delle relazioni, regolarità e un nesso casuale fra due o più fattori. ES: in autunno= nesso. cadono le foglie= regolarità. La ricerca sociologica parte inoltre dall’osservazione della realtà formulando delle 1 ipotesi 2 sperimentazione 3 metodi 3.1 Ipotesi e teorie La ricerca parte solitamente dalla causa che determina un comportamento o un evento, la correlazione tra due fenomeni è suggerito da un enunciato che sono le ipotesi, che provano la sua veridicità o falsità. Queste ipotesi sono contenute in teorie, enunciati che contengono un insieme di ipotesi interrelate. Abbiamo poi i metodi, cioè procedure che seguono le teorie e le ipotesi per essere validate o non. 3.2 Le variabili I rapporti di causa ed effetto sono stabiliti tramite il collegamento tra due variabili un fenomeno che può assumere diversi valori (età). Il primo fenomeno è la variabile dipendente (effetto) e il secondo è la variabile indipendente (causa). Quando i sociologi avanzano delle idee sul rapporto tra due variabili stanno formulando delle ipotesi. 3.3 Metodi di ricerca Per individuare i rapporti tra variabili i sociologi si servono di alcuni metodi: Metodi quantitativi: I metodi quantitativi permettono di effettuare una ricerca su larga scala portando ad una generalizzabilità dei risultati, si inizia con una analisi dei dati per poi procedere a ipotesi teoriche da verificare. Il rapporto tra ricercatore e soggetto (passivo) è neutrale e non c’è alcuna interazione. Questi metodi possono riferirsi a dati primari o secondari. I dati primari sono generati da una ricerca autonoma come ad esempio questionari o sondaggi. I dati secondari sono già esistenti e fanno riferimento a documenti e testi. È presente inoltre una tecnica statistica utile al raggruppamento dei dati, il campionamento Metodi qualitativi: I metodi qualitativi permettono la comprensione dei fenomeni effettuando una ricerca condotta su pochi casi di studio ma in modo più approfondito giungendo così a una minore generalizzabilità dei risultati. La ricerca parte sul campo per comprendere al meglio il punto di vista del soggetto studiato procedendo insieme all’elaborazione teorica. Il rapporto tra ricercatore e soggetto studiato (attivo) diviene empatico e interattivo. Questi metodi si ottengono tramite strumenti come le interviste o le osservazioni OSSERVAZIONE PARTECIPANTE -Indagine campionaria: l’indagine campionaria è un metodo sistematico per acquisire dati sul comportamento, gli atteggiamenti o le opinioni degli individui. È lo strumento più diffuso nelle scienze sociali e il più affidabile il ricercatore delinea la popolazione (raggruppati da caratteristiche comuni) che intende studiare, siccome la popolazione è ampia il ricercatore seleziona un campione (gruppo rappresentativo della popolazione), in modo tale da raggiungere conclusioni valide a tutti. Alla popolazione poi vengono sottoposte domande formulate precedentemente. -La ricerca sul campo: o chiamato anche etnografia, venne introdotto negli anni 20 dalla Scuola di Chicago, e consiste da parte del ricercatore di essere presente in prima persona nella situazione studiata, le informazioni saranno più attendibili e più articolati rispetto ad un semplice questionario, ma allo stesso tempo è circoscritto a una situazione in particolare e presenta quindi un problema di generalizzazione. -La ricerca storica: la ricerca storica fu individuata per la prima volta da Weber e consiste nell’analizzare dei documenti storici per dimostrare un’ipotesi. Es Weber utilizzò documenti storici tra cui grandi sermoni per dimostrare di quanto il successo economico fosse importante nelle religioni protestanti d’Europa che nelle religioni cinesi o indiane. -La ricerca sperimentale: la ricerca sperimentale sulla sociologia fu elaborata alla fine del XIX secolo, essa utilizza gruppi di persone equivalenti, di cui uno viene sottoposto a uno stimolo che l’altro invece non riceve. Confrontando i risultati ottenuti, i sociologi possono valutare scientificamente gli effetti dello stimolo. Es Un gruppo di ricercatori vuole scoprire il giudizio di alcuni alunni su un insegnante variabile dipendente, perciò sceglie due gruppi molto simili di studenti, al gruppo sperimentale viene sottoposta la variabile indipendente cioè l’ipotetico giudizio sull’insegnante l’anno precedente per vedere se sono influenzati, mentre al gruppo di controllo no. 3.4 I controlli Il ricercatore durante la ricerca prende uso dei controlli, cioè cerca di prendere in considerazione gruppi di persone più simili tra loro per età ed etnia, poiché se le classi fossero diverse potrebbero influire sull’esperimento. Ma cosa consiste il controllo da parte del ricercatore? Ridurre, isolare e definire gli effetti delle variabili 4 SOCIOLOGIA E SOCIETA’ Il compito dei sociologi è quello di aumentare il nostro bagaglio di conoscenza, e per farlo la sociologia necessita di un particolare clima politico per svilupparsi, poiché in un ambiente in cui non è presente la libertà di indagare la disciplina è ostacolata dalla censura e della repressione. Per questo motivo il percorso della sociologia è influenzato dai problemi sociali e dalle crisi della società. Uno degli obiettivi della ricerca è sempre stato quello di riflettere e far emergere i problemi sociali, importante esempio che possiamo fare è la ricerca di Myrdal indagò sulle relazioni etniche degli Stati Uniti, mettendo in luce le condizioni di degrado in cui vivevano i neri e la differenza tra realtà e l’ideale di uguaglianza americano. 4.1 Applicazioni sociologia Per quanto riguarda l’impiego dei sociologi, la loro conoscenza sociologica può essere impiegata nella pubblica amministrazione e organizzazioni private che si occupano di povertà, alcolismo, emarginazione. Le loro tecniche di ricerca possono essere applicate in ricerche di mercato o sondaggi di opinione, fornisce informazioni al processo di politiche sociali e valutarne l’impatto ricerca valutativa. CAPITOLO 2 LA CULTURA Per le scienze sociali la cultura è un fenomeno universale, un insieme di valori, definizioni della realtà e codici di comportamento condivisi da persone che hanno in comune uno specifico modo di vita. Deriva dal latino e significa coltivare, nel medioevo si riferiva al miglioramento dei raccolti, ma successivamente venne applicata anche all’educazione delle persone persona ‘colta’. Gli esseri umani a differenza degli animali che presentano conoscenze tramite il loro patrimonio genetico, acquisiscono la cultura grazie all’apprendimento. Nonostante l’individuo abbia dei riflessi (movimenti istintivi) e dei bisogni biologici (mangiare, bere), il comportamento umano è esente dal controllo genetico e per soddisfare i propri bisogni (come mangiare o bere) deve effettuare una serie complessa di azioni (prendere soldi, andare al supermercato, comprare cibo), tutti comportamenti appresi nel tempo. La cultura quindi possiede la stessa funzione che il comportamento programmato geneticamente possiede negli animali. Rapporto cultura-società Cultura e società presentano un rapporto bidirezionale, è possibile prendere in considerazione o una o l’altra a patto che non si consideri però un rapporto unidirezionale. In passato vi sono state teorie che pretendevano di stabilire rapporti univoci tra cultura e società. Il rapporto tra le due si può sintetizzare così: LA SOCIETA’ INFLUENZA LA CULTURA SI NO Influenza reciproca Determinismo culturale o LA CULTURA SI culturalismo INFLUENZA LA SOCIETA’ Determinismo sociale o Autonomia NO sociologismo Sottosistemi della cultura Fanno parte della cultura diversi sottosistemi: -ideologico è un sistema di idee, opinioni, valori che caratterizzano una cultura (anni 60 sistema ideologico patriarcale). -sociale regola le interazioni tra i ruoli nella società. -tecnologico regola la dotazione tecnica di ogni sistema culturale, cioè la base produttiva della società. 1.1 Cultura, socializzazione e controllo Lo storico tedesco Kluckhohn attribuisce il nome di socializzazione al processo per cui la cultura viene elaborata e insegnata, e siccome non viene acquisita biologicamente deve essere trasmessa di generazione in generazione. La cultura inoltre esercita una sorta di controllo sul comportamento delle persone arrivando addirittura a modellare la personalità degli individui. L’antropologo Geertz definisce la cultura come una serie di schemi e regole per governare il comportamento, senza la quale l’uomo sarebbe disorientato e ingovernabile. Poiché la cultura controlla il comportamento umano, è legittimo definirla come istanza repressiva? Questo quesito è stato oggetto di studi di Freud, la cultura molto spesso reprime sì le pulsioni (come quelle aggressive), ma definisce tempi, luoghi e mezzi per la soddisfazione dei bisogni umani Es: la cultura non vieta situazioni di conflitto, ma la delimita non bisogna quindi considerare il controllo della cultura come assoluto, infatti è limitata da alcuni fattori: -Limiti biologici una cultura non può esercitare controllo su una determinata cosa se esistono dei limiti biologici che la rendono impossibile. Es: un ragazzo non potrebbe scavalcare un grattacielo. -Ambiente fisico i fattori ambientali possono rendere impossibile o limitata l’influenza della cultura. Es: la siccità ostacola la sussistenza di un sistema agricolo. -Ordinamento sociale l’esigenza di un ordinamento sociale stabile rende impossibile la sopravvivenza di una cultura che attribuiscono per esempio valore al furto o ad un omicidio. 1.2 Selezione culturale e gli universali culturali Selezione culturale La cultura inoltre seleziona solo certi aspetti del comportamento e dell’esperienza, perciò le culture passati e presenti possono essere completamente diverse tra loro. Es esistono suoni illimitati che si possono creare, ma ogni lingua deve fare la sua scelta e rimanere fedele ad essa. Universali culturali Nonostante le differenze che caratterizzano ogni cultura, ogni sistema culturale presenta degli universali culturali, standard normativi uguali per tutte le culture (tratti comuni) tipo incesto (ogni cultura vieta i rapporti consanguinei). Nonostante ciò gli universali culturali si differenziano tra loro in base alla forma che può variare da cultura a cultura e quindi è sempre graduato all’interno di esse Es:ogni sistema normativo vieta l’omicidio, ma se subentra la legittima difesa il gesto dell’omicidio è attenuato nella sua gravità a seconda della situazione il sistema normativo cambia. Es: l’omicidio è punibile, in situazione di guerra è tollerato. Per alcuni critici i bisogni fondamentali non esistono, poiché le persone svolgono le regolari attività non solo per soddisfare alcuni bisogni ma per altre ragioni il soddisfacimento dei bisogni fondativi è influenzato da valori e norme culturali. 1.3 Etnocentrismo e Relativismo culturale Etnocentrismo Le culture sono tutte etnocentriche: consideriamo giusti e superiori i nostri usi e costumi mentre giudichiamo e consideriamo diverse le culture altrui. È una tendenza presente in ogni sistema culturale. Questo atteggiamento osserva quindi le altre culture e le parametra alle proprie. Es: consideriamo la normalità mangiare con le posate, consideriamo strani i cinesi che mangiano con le bacchette. Esso è un portato naturale, ma se estremizzato può portare alle discriminazioni, al razzismo e agli stereotipi xenofobia (paura e odio nei confronti di persone estranee). I soggetti devono quindi dotarsi del relativismo culturale. Relativismo culturale Con il relativismo culturale il soggetto mette da parte i propri usi e costumi, e osserva le tradizioni delle altre culture spogliandosi dai pregiudizi derivanti dalla propria cultura di appartenenza. A questo punto il soggetto scopre che un determinato uso e costume che può sembrare strano, all’interno di un diverso sistema culturale può avere un significato Es: la vacca in India è sacra, in altri Paesi no. -L’osservatore deve alla fine bilanciare fra i due aspetti dell’etnocentrismo e del relativismo, in modo tale da non ricadere in comportamenti estremi e di riconoscere anche le culture altrui. 1.4 Identità di gruppo e cultura Viviamo in un’epoca in cui non esiste una cultura omogenea ma una società multiculturale. Essa svolge un ruolo fondamentale nel campo dell’integrazione e dell’identità. La cultura infatti dona il senso di appartenenza al gruppo, che provano tra loro fiducia, simpatia e solidarietà. Nonostante questi sentimenti positivi, la cultura genera anche conflitto Es: se da un lato il linguaggio permette la coesione di gruppo, tra persone con diversa padronanza linguistica può creare disagi. 2 GLI ELEMENTI DELLA CULTURA 2.1 Elementi di base Secondo l’antropologo Goodenough la cultura è composta da quattro elementi: concetti, relazioni, valori e regole. Concetti i concetti sono strumenti con cui le persone organizzano la propria esperienza, ogni cultura però le organizza in modo diverso. Es: i tedeschi distinguono il modo di mangiare degli umani ‘essen’ dagli animali ‘fressen’, mentre in altre lingue si usa un solo termine. Relazioni le culture contengono inoltre delle credenze riguardo al modo in cui le parti risultanti dalla catalogazione sono in relazione le une con le altre nello spazio, tempo, significato e nesso casuale. Valori i valori sono opinioni condivise riguardo obiettivi che gli individui dovrebbero raggiungere. Tutti questi valori ci indicano ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Regole le regole (norme sociali) indicano come bisogna comportarsi per rispettare i valori della propria cultura dominante. Le regole possono essere di tipo formale cioè regolati dalla legge (multe) o informale cioè quelle che regolano i gruppi sociali (non aiutarsi in un compito in classe) che non permettono sanzioni formali (no multa, ma rancore da parte della persona offesa). L’aderenza alle regole è promossa da punizioni e ricompense sociali che sono definite come sanzioni (negative o positive). Sanzioni negative: sono sanzioni che scoraggiano la trasgressione delle norme (punizioni fisiche, carcerazione). Sanzioni positive: sono sanzioni che incoraggiano l’osservanza delle norme (denaro, potere) 2.2 Il linguaggio Il linguaggio è un altro elemento costituente che garantisce la trasmissione della cultura. È definito come un sistema di comunicazione che usa suoni o simboli condivisi all’interno del gruppo e che permette l’adattamento e l’interazione, è un fenomeno sociale e non lo si può apprendere fuori dall’interazione sociale. Inoltre esso comporta anche regole di comportamento e serve all’organizzazione dell’esperienza concetti che ci sembrano naturali poiché sono incorporati nel linguaggio. Il linguaggio si può diversificare dall’altro e per questo motivo la comunicazione dipende dalla condivisione di significati compresi dai soggetti che comunicano. Infine aiuta anche a creare il senso dell’identità di gruppo: infatti il linguaggio condiviso implica un grado di coesione sociale 2.3 I simboli I simboli evocano una relazione tra un oggetto concreto e un’idea astratta Es: il semaforo è un simbolo indicativo e fornisce informazioni, il simbolo della bilancia al tribunale non è un semplice oggetto ma rievoca al tema della giustizia 2.4 L’ideologia L’ideologia è un insieme di assunti e di valori molto più complessa di quanto crediamo: infatti nelle democrazie occidentali l’ideologia più diffusa è quella dell’uguaglianza delle opportunità per cui tutti gli individui hanno il diritto di arrivare fin dove può, allo stesso tempo però uno studio dimostrò che chi appoggiava questa ideologia, appoggiava anche i valori razzisti, ed è possibile se si pensa che i neri al tempo non venivano considerati completamente umani. L’ideologia può avere tante funzioni: -Ideologia come riduttore della tensione sociale l’ideologia allenta la tensione sociale che potrebbe svilupparsi se gli individui fossero completamente consapevoli del divario tra valori e condizioni reali. -Ideologia come espressione di interessi le ideologie possono anche difendere gli interessi di gruppo. In situazione di forte conflitto spesso si attivano sistemi ideologici contrapposti: uno che difende e l’altro che mette in discussione lo status quo. Se dovesse risultare vincitore quello che si contrappone allo status quo esistente, la sua ideologia verrà usata per difendere un nuovo assetto dei rapporti sociali (la rivoluzione del 1917 trasformò il bolscevismo da ideologia distruttrice del vecchio regime a ideologia leggittimatrice del nuovo). -Ideologia come fonte di significato in base a una determinata ideologia gli individui tendono adattribuire specifici significati agli eventi. 3 INTEGRAZIONE E DIVERSITA’ CULTURALE Alcuni antropologi del 19 secolo consideravano le varie culture senza relazione tra loro, altri invece affermavano che le culture sono modelli caratterizzati da principi unificanti. La verità probabilmente è a metà strada: esistono nelle culture principi organizzatori dominanti, ma nessuna cultura è da essi completamente unificata. Inoltre vi sono diversità e conflitti culturali 3.1 Il conflitto culturale I conflitti culturali e la disgregazione dell’unità culturale comportano fenomeni come l’aumento dei crimini o divorzi. In questo tipo di società disgregata Durkheim parlava di anomia, cioè la disgregazione dell’unità culturale causata dalla mancanza di chiare e condivise norme sociali, provocata dalla religione e vecchio ordine politico. In questo periodo Ogburn parlò di RITARDO CULTURALE che non è definito come un ritardo tra le varie culture ma è una linea di evoluzione del singolo sistema culturale non omogeneo in tutti i sottosistemi (sottosistema tecnologico evoluto, sottosistema sociale non evoluto), quindi certi aspetti della cultura non materiale (tradizione, credenze, filosofia, religione, ecc) non mutano con la stessa rapidità di quelli della cultura materiale, e quindi subentra il ritardo Es: le nuove tecniche industriali hanno comportato un aumento degli incidenti sul lavoro, ma solo dopo molto tempo sono state fatte leggi per tutelare i lavoratori. Secondo il sociologo Bourdieu la cultura è uno dei mezzi con cui viene mantenuto il dominio di una classe sociale sull'altra. Le usanze costituiscono un capitale culturale che consente ad un gruppo di proteggere la propria posizione sociale escludendone gli altri 3.2 La diversità intraculturale (classificazione culture) Fino al XX secolo in tutte le società tradizionali europee la cultura veniva definita alta e popolare. La cultura alta era prodotta e consumata da un’élite (arte, letteratura, musica), e cultura popolare prodotta invece da popolo più poveri (racconti, canzoni, miti). Con il passare degli anni e l’avanzare dei mezzi di comunicazione la divisione tra le due cominciò ad essere indefinita poiché la cultura di massa tende a eliminare molte differenze affinché una cultura diventi di massa è necessario che essa sia standardizzata e diffusa ad un pubblico vasto e per molti studiosi ciò comporta una limitazione all’autenticità e creatività. Dando uno sguardo all’interno della cultura, troviamo vari concetti: -Cultura dominante: La cultura di una società è di carattere multiplo e riconosciamo all’interno una cultura dominante in cui si riconosce la maggioranza degli individui. -Subculture: la subcultura è un insieme di valori, norme e stili di vita che distinguono un gruppo da una società più ampia, e fattori come classe sociale, religione, provenienza etnica possono portare a questo tipo di fenomeno. Es: il giovane utilizza un linguaggio/subcultura a seconda del tipo di ambiente e gruppo sociale in cui si trova, non rifiuta però la sua cultura nazionale. -Donne e linguaggio: per molto tempo il linguaggio utilizzato da gli uomini si considerava diverso rispetto a quello che dovevano utilizzare le donne, caratterizzato dal parlare in modo ‘femminile’ anziché come ‘maschiacci’. Inoltre da tempo le donne vengono descritte con termini meno lusinghieri di quelli usati per gli uomini. Anche se molti stereotipi e comportamenti maschilisti si stanno ormai attenuando, è difficile che scompaiano e per questo motivo che le donne tutt’oggi lottano per ottenere una posizione anche negli usi linguistici rispetto ai loro ruoli tradizionali. -Controculture e conflitto: La subcultura diventa controcultura nel momento in cui non si limita a differenziarsi alla cultura dominante, ma ci si contrappone e cerca di divenire essa cultura dominante Es: un vegano che non si limita a non mangiare carne, ma vieta addirittura la produzione di pellicce o della carne imponendo la propria ideologia. I valori di una contro cultura possono divenire la base di conflitti sociali permanenti e irrisolti. -Inculturazione: L’inculturazione è un processo di assimilazione della cultura del gruppo di appartenenza durante il processo di socializzazione dell’individuo. Che acquisisce norme sociali, valori, comportamenti, linguaggio. Es: il bambino impara tutte queste norme grazie alla socializzazione in famiglia e a scuola. CAPITOLO 3 LA STRUTTURA SOCIALE 1 I RUOLI E STATUS Status: Connesso al concetto di ruolo è presente il concetto di Status Sociale, è una posizione che si occupa ed è l’insieme di diritti e doveri connessi ad una posizione sociale. Lo Status sociale lo individuiamo secondo tre parametri: il prestigio sociale, il potere politico (la capacità di incidere nella vita pubblica) e la ricchezza economica. Un’ulteriore distinzione nota è fra stati ascritti e acquisitivi. Stati Ascritti Derivano dalla nascita (la famiglia o il genere). Presenti nelle società premoderne Stati acquisiti Si possono acquisire nel corso dell’esistenza (posizioni lavorative). Presenti nelle società moderne. Incongruenza di status L’incongruenza di status avviene quando i tre parametri prestigio, ricchezza e potere politico non vanno di pari passi e ciò quindi comporta una situazione di non equilibrio. Es: Se io sono laureato in un ambito specifico posso trovarmi in una posizione lavorativa non consona alle mie qualifiche incongruenza Ogni individuo ricopre una molteplicità di ruoli sociali, alcuni di essi li ricopre nello stesso momento. Es: un soggetto ricopre una posizione lavorativa, in famiglia etc. Ruoli: I ruoli sono il frutto del processo di socializzazione, rappresentano le aspettative di comportamento attinenti al compito societario all’interno del sistema sociale (i ruoli nel gioco come portiere o attaccante). Nella società esiste una differenziazione dei ruoli sociali, i compiti saranno più specifici se si arriva alla specializzazione dei ruoli (diversi tipi di medici come oculista o otorino). Un’altra differenza fondamentale che bisogna fare è tra ruolo ideale e ruolo reale. Ruolo ideale riguarda le aspettative connesse a quel ruolo (un tipo di aspettativa può essere quella di essere un bravo studente). Ruolo reale è quello che riscontriamo empiricamente. Ad ogni status corrispondono diversi ruoli complesso di ruoli. Nelle aspettative inerenti ad un ruolo è bene distinguere tra i vari tipi di aspettative: -Aspettative di tipo discrezionale: che si pongono a discrezione del singolo Es: A mia discrezione posso non seguire un corso all’università poiché la frequenza non è obbligatoria. -Aspettative di tipo opzionale: (difficilmente vengono tenute in conto) -Aspettative di controllo sociale esse possono essere di tipo formale: dedite alle norme. Es: se firmo un contratto per comprare casa, l’aspettativa è che io la compri altrimenti si può essere citati a giudizio, informale: non sono regolati da leggi ma possono condizionare la nostra condotta. Es: modo di comportarsi a tavola. Questi comportamenti sono importanti per definire il concetto di CONFLITTO DI RUOLO. Anche il mancato rispetto delle aspettative possiamo classificarlo come informale o formale -Mancato rispetto formale comporta una sanzione formale. Es: se aggredisco una persona posso essere incarcerato -Mancato rispetto informale comporta una sanzione formale. Es: se insulto una persona non finirò in prigione, ma otterrò il disprezzo dalla parte offesa. Le aspettative possono definire ricompense sociali o punizioni sanzioni. Le ricompense sono sanzioni positive, le punizioni sono sanzioni negative. Entrambe rafforzano le regole di un comportamento appropriato di una determinata situazione 1.3 Caratteristiche dei ruoli Nella società esistono un’infinità di ruoli sociali, il sociologo Parsons li ha classificati in base a 5 coppie di variabili strutturali -Affettività/neutralità affettiva: alcuni ruoli richiedono un’aspettativa di affettività (affettività verso un parente), mentre altri ruoli aspettative di neutralità in forti situazioni di tensione (medico verso il paziente). -Ascrizione/acquisizione: alcune aspettative di ruolo come adolescente, bambino, sono connesse a status ascritti (età anagrafica) mentre altri sono acquisiti (amministratore delegato), basati sulla prestazione -Specificità/diffusione: alcuni ruoli sono più definiti e specifici mentre altri più indefiniti il ruolo damedico si occupano solo di salute, il ruolo da padre abbraccia invece molteplici aspetti. -Universalismo/particolarismo: ad alcuni ruoli vengono attribuite aspettative universali (ci aspettiamo da un bibliotecario che metta a disposizione un libro per un determinato periodo di tempo e se non viene rispettato ci aspettiamo che esiga il pagamento della multa), mentre ad altri ruoli con cui abbiamo una certa relazione vengono attribuite trattamenti di tipo particolaristico (non facciamo pagare ad un nostro parente un lavoro svolto per lui. -Orientamento verso l’io/orientamento verso la collettività: ogni ruolo richiede diversi tipi di motivazione da un commerciante ci aspettiamo che sia orientato verso l’io, cioè sia motivato dai propri interessi personali, mentre da un impiegato pubblico ci aspettiamo che sia orientato verso la collettività rispetto ad agire secondo il vantaggio personale. 1.2 Negoziazione dei ruoli Le persone non reagiscono in modo automatico alle aspettative di ruolo, ma le assumono attivamente: il comportamento è il prodotto del modo con cui una persona interpreta le aspettative di ruolo. Ciò significa che tra l'individuo e le aspettative sussiste una relazione negoziata e aperta piuttosto che fissa e prevedibile. 1.3 Sistemi di ruoli, Conflitti di ruoli e tensione di ruolo Siccome un individuo svolge una molteplicità di ruoli in ambiti diversi ricorre molto spesso a situazioni di conflitto costanti. Il conflitto di ruoli avviene quando l’individuo si trova dinnanzi ad aspettative di carattere divergente. Esso può essere: Intraruolo è un problema che si verifica quando le aspettative sono associate allo stesso ruolo sociale. Es assistente sociale che è in conflitto tra l’essere comprensivo e autoritario. Interuolo è un problema che si verifica quando le aspettative sono associate a due ruoli differenti. ES se una madre punisce il figlio, il marito in quanto tale dovrebbe approvare la scelta della moglie, in quanto padre dovrebbe appoggiare il figlio. Queste situazioni di conflitto di ruolo si possono attenuare tramite diverse modalità tra le quali: Priorità di ruolo l’attribuzione di un’importanza prevalente a uno o più ruoli rispetto ad altri. Es: si tende maggiormente a dar più importanza al lavoro e alla famiglia. Separazione dei ruoli avviene quando vengono separate aspettative di ruoli differenti. Es: se un genitore usa cattive maniere al lavoro, in famiglia questo aspetto non emergerà. Sdrammatizzazione un ulteriore modo per ridurre il conflitto è la sdrammatizzazione attraverso glischerzi, si mostra così ostilità in modo amichevole, conciliando antagonismo e cordialità. Delega del ruolo innanzitutto è bene sapere che il ruolo è definito come un copione e ogni individuo si adatta all’esecuzione di esso e lo esegue in maniera differente. La delega del ruolo serve per evitare l’esecuzione momentanea di determinati compiti connessi al proprio ruolo. Es: se sono un docente delego un altro insegnante per esaminare uno studente che è un mio parente in modo da evitare coinvolgimenti. Trasferimento del ruolo il trasferimento del ruolo non riguarda solo le situazioni conflittuali ma anche il processo con il quale formiamo la nostra identità e modalità di comportamento. Esso indica il processo che avviene quando una persona trasferisce alcune caratteristiche del proprio ruolo dominante in ruoli secondari. Es: normalmente un militare è una figura autoritaria nel campo lavorativo, al momento del trasferimento del ruolo l’uomo assume lo stesso comportamento autoritario anche a casa, in ambiente in cui non è richiesto Segmentazione del ruolo la segmentazione del ruolo avviene quando non facciamo evidenziare alcuni aspetti di ruoli secondari in un determinato contesto. Es: se lavoro in un posto in cui sono tutti cattolici e io sono ateo, non faccio emergere la mia posizione per non creare disagio. Distanza dal ruolo La distanza dal ruolo avviene quando l’individuo si allontana dal proprio ruolo. Es: se io ho una formazione brillante e mi trovo a svolgere un lavoro non proporzionato alle mie qualità, sarò più distaccato rispetto alla mia mansione lavorativa. 2 Le istituzioni Un’istituzione è un insieme di status e ruoli che hanno lo scopo di soddisfare determinati bisogni sociali, in effetti noi viviamo in una società altamente istituzionalizzata. Tra gli esempi di istituzioni troviamo la scuola che presenta status e ruoli tra i quali l’insegnante, gli studenti, etc. 2.1 Bisogni sociali e istituzioni Gli esseri umani hanno da sempre la continua necessità di aggregarsi in gruppi, questa necessità di creare degli aggregati segue una serie di bisogni o funzioni sociali che devono essere soddisfatti. Secondo Marx la società cesserebbe di esistere se i soggetti non si organizzassero per soddisfare il bisogno di sopravvivenza materiale. I bisogni sociali fondamentali non sono automatici ma c’è bisogno di un impegno collettivo, secondo Lenski sono: A. Comunicazione tra i membri. B. Produzione di beni e servizi necessari alla sopravvivenza dei membri C. Distribuzione di tali beni e servizi D. Protezione dei membri dai pericoli fisici da altri organismi o nemici E. Ricambio dei membri attraverso la riproduzione naturale sia attraverso la socializzazione degli individui. F. Controllo dei membri sia per garantire che il lavoro sociale venga eseguito sia per regolare i conflitti. 2.2 Risorse e istituzioni Le istituzioni devono utilizzare le risorse al fine di soddisfare i bisogni sociali. Ad esempio le istituzioni economiche devono ricorrere a 4 tipi di risorse: La terra ossia le risorse naturali Il lavoro ossia le motivazioni e le capacità degli esseri umani Il capitale ossia la ricchezza investita nei mezzi di produzione L’organizzazione ossia i mezzi per combinare e coordinare le prime tre risorse Le istituzioni inoltre non sono stabili nel tempo poiché le condizioni che le influenzano sono in continuo cambiamento. 3 Le società Marsh tentò di attribuire delle condizioni per identificare una società. Territorio delimitato da confini Il reclutamento di nuovi membri attraverso la riproduzione sessuale Una cultura coesa per provvedere alla soddisfazione dei bisogni sociali L’indipendenza politica Questo modello istituito dallo studioso riscontra vari problemi siccome anche le stesse società non rispecchiano tutte le condizioni Il concetto di cultura non implica in effetti per forza dei confini territoriali o l’indipendenza economica, mentre il concetto di stato-nazione implica un apparto di governo formale e una specifica identità nazionale 3.2 Tipi di società Lenski e Lenski hanno individuato vari tipi di società basate sui mezzi di sussistenza: Società di caccia e raccolta i membri di questa società si spostano per cacciare e raccogliere cibo, essi inoltre dispongono di utensili primitivi per farlo. Il sistema di parentela è il più importante principio organizzativo della vita sociale, mentre il sistema politico è inesistente, il tutto guidato da un capo tribù Società orticole Le società orticole nacquero nel Medio Oriente e poi si diffusero in altri Paesi. Nelle società orticole più semplici gli orti vengono coltivati senza utensili o aratri, mentre in quelle più avanzate si utilizzano utensili in metallo. Esse sono società di sussistenza: chi dipende dalla propria forza fisica non può contare su una produttività molto alta. Le strutture politiche sono articolate in due o più livelli di autorità e il sistema di parentela è importante, articolato in clan Società agricole Le società agricole nacquero in Egitto in seguito in seguito all’introduzione dell’aratro. Grazie al surplus agricolo (cibo in eccedenza) sorsero città e si svilupparono l’artigianato e il commercio. Con la nascita dello stato, l’invenzione della scrittura e la circolazione della moneta si formò una struttura di potere complessa che intaccò la dominanza del sistema di parentela come principio base. Società industriali Le società industriali si son diffuse nell’età moderna grazie alle rivoluzioni industriali, il loro sviluppo è dovuto alla tecnologia. La maggior parte delle società industriali possiede sistemi di governo altamente sviluppati, con burocrazie e apparati militari complessi, la famiglia ha perso molte delle sue funzioni acquisite successivamente da altre istituzioni 3.3 Gemeinschaft e Gesellschaft Tonnies tentò di delineare le differenze tra società tradizionali e società moderne tramite una sua analisi in cui coniò i rispettivi due termini Gemeinschaft e Gesellschaft traducibili in comunità (agricola) e società (urbana). La comunità viene intesa come una convivenza confidenziale e intima, mentre la società è il pubblico. Le principali differenze tra le due sono: MOTIVAZIONI CONTROLLO DIVISIONE DEL CULTURA ISTITUZIONI INDIVIDUALI SOCIALE LAVORO DOMINANTI GEMEINSCHAFT Obblighi Usi e lealtà Specializzazione Valori religiosi Famiglia, (COMUNITA’) collettivi tradizionali limitata, basata vicinato, su parentela comunità GESELLSCHAFT Interesse Leggi formali Autonomia dei Valori scolari Organizzazioni (SOCIETA’) personale ruoli formali su professionali dai grande scala ruoli familiari CAPITOLO 4 LA SOCIALIZZAZIONE La cultura quindi è un elemento preesistente agli individui che si trasforma continuamente ma che loro interiorizzano grazie al processo della socializzazione che riguarda la riproduzione e trasmissione di norme, valori, regole da parte di un agente di socializzazione (scuola, famiglia) a un soggetto che è il socializzando. Attraverso questo processo quindi l’individuo interiorizza i propri standard culturali e le prescrizioni di comportamento. La socializzazione è un processo continuo nel corso dell’esistenza dell’uomo poiché è continuamente sottoposto ad esso. Essa assicura la continuità sociale: trasmettendo questi valori ai nuovi membri, la socializzazione consente la riproduzione della società Esistono due tipi di socializzazione: -Primaria: avviene durante la fase di crescita del bambino e nel quale il socializzando è totalmente dipendente dall’agente socializzante (famiglia). In questa fase le relazioni sono di carattere affettivo, nella quale si forma l’entità personale e la personalità dell’individuo. -Secondaria: avviene durante tutto il resto dell’esistenza dell’individuo, i rapporti diventano di natura neutrale (eccetto in famiglia che rimane di carattere affettivo), gradualmente aumenta il livello di indipendenza del soggetto poiché il bambino è totalmente dipendente dalla famiglia e man mano che cresce si rende partecipe di più gruppi sociali e la capacità di giudizio è più decisa e orientata mentre il livello di dipendenza si indebolisce. La socializzazione percorre quindi tutte le fasi della nostra esistenza e durante la vecchiaia subisce un cambiamento, ciò significa che quando l’anziano comincerà ad avere patologie invalidanti ricadrà nuovamente in una situazione di dipendenza verso la sua famiglia. Importante concetto è quello della socializzazione anticipatoria Socializzazione anticipatoria La socializzazione anticipatoria è un concetto fondamentale in cui l’individuo interiorizza le norme, gli ideali, i comportamenti non dei gruppi di appartenenza ma di gruppi di riferimento (aspirazione). ES: lo studente liceale, tramite i Mass Media comincia a conoscere gli standard dello studente universitario e interiorizza i comportamenti ancor prima di entrar a far parte del mondo dell’Università. Questo comportamento comporta però dei rischi: se un individuo assume questi comportamenti in maniera fissa può arrivare a rinnegare il proprio gruppo di appartenenza, e dal gruppo d’aspirazione puoi essere definito come un soggetto ‘arrivista’. 1 Come avviene la socializzazione? Affinché il processo possa riuscire abbiamo bisogno di tre fattori: 1 Aspettative di ruolo 2 Propensione alla conformità 3 Modifica del comportamento Un esempio di socializzazione efficace è quella che avviene nel gruppo pari (coetanei) in cui i ragazzi popolari definiscono le regole a cui tutti si adeguano. La socializzazione quindi non è un processo univoco, ma quella che possiamo definire una negoziazione continua in cui a volte colui che deve essere il socializzando per ribellione si rifiuta di cambiare atteggiamento trasformando così il processo di socializzazione. Inoltre questo processo contiene dei limiti biologici (non si può volare senza ali) e limiti culturali (atti non ammessi dalla propria cultura) sia il contesto biologico che quello culturale possono influenzare la socializzazione: 1.1 Contesto biologico Gli esseri umani sono nati con una scarsa dotazione di comportamenti innati, per cui per loro sarà difficile comprendere da subito i comportamenti complessi che non siano afferrare o battere le palpebre, per questo motivo già da bambini saranno completamente dipendenti dagli adulti 1.2 Contesto culturale Ogni società possiede dei specifici valori culturali che le differenziano dalle altre, questi valori vengono trasmessi da subito ai bambini attraverso la socializzazione che cambia a seconda del tipo di cultura (in America idealizzano l’uomo d’affari, in India l’uomo religioso). Su questi valori si poggiano poi le norme culturali che regolano le interazioni, e possono essere tradotte in leggi oppure no ES: cedere posto agli anziani. 1.3 La sociobiologia Alcuni studiosi della sociobiologia sostengono che il comportamento umano dipenda da fattori biologici e genetici NATURA UMANA. Wilson ha sostenuto che questi fattori biologici innescano si ma limitano anche il comportamento e l’esistenza dei fattori genetici sono il risultato di anni di evoluzione ES: l’altruismo per i sociobiologhi è un fattore biologico in quanto è utile per la conservazione della specie. Questa nuova scienza inoltre è stata per molto tempo criticata in quanto rifiuta le capacità dell’uomo (ragionamento) ed è definita priva di prove. Molti dei studiosi che si sono interrogati sull’argomento hanno dato una propria versione, ma quella che è la verità si trova probabilmente nel mezzo: la biologia definisce i bisogni e limiti della natura umana mentre l’uomo apprende i comportamenti e trova soluzioni che assecondano e negano i fattori biologici. 2 Teorie dello sviluppo della personalità Il concetto di socializzazione presenta alcune teorie fondamentali sullo sviluppo della personalità che spiegano come una serie di fattori la formano. La personalità prende forma durante l’interazione con gli altri che è influenzata da caratteri fisici, ambiente, esperienze e cultura. Teoria funzionalista: la socializzazione svolge una funzione fondamentale poiché è un processo secondo il quale i valori della società sono interiorizzati dai suoi membri, egli interiorizza le norme sociali e si adegua ai ruoli sociali attesi, ciò comporterà una integrazione sociale e ci sarà una situazione di equilibrio. 2.1 Cooley e Mead: TEORIA DEL SE’ Secondo Cooley la personalità emerge dall’interazione nel corso della quale l’individuo crea un io riflesso costituito da tre elementi: La nostra percezione di come gli altri ci vedono (credo si sia accorta del taglio di capelli) La nostra percezione della loro reazione a come ci vedono (credo che pensi che mi stia bene) La nostra reazione a quella che percepiamo negli altri (credo che continuerò a portare i capelli così) Secondo Mead la personalità è un prodotto sociale che emerge dal rapporto con gli altri, e il processo di questa personalità si svolge in tre fasi in cui lo studioso evidenzia attraverso la metafora del gioco, le fasi di vita di un bambino: 1) Fase dell’imitazione il bambino imita l’adulto senza avere piena consapevolezza di cosa stia facendo. 2) Fase del gioco libero si passa a questa fase quando il bambino acquisisce maggiore consapevolezza e passa ad uno sviluppo cognitivo, il linguaggio viene calibrato e l’individuo inizia ad avere interazione con l’altro nel momento in cui fa il suo ingresso in società e comincia a formare la propria personalità Il Sé (personalità) è composto da: l’Io e il Me. L’Io è la parte più spontanea e naturale della propria personalità e rappresenta il modo in cui mi pongo dinnanzi agli altri, il Me è la parte socializzata che ha interiorizzato le norme sociali e le regole di comportamento ed è l’idea di come gli altri ci vedono. Mead inoltre si rifà alla teoria dell’Io riflesso in cui la nostra percezione di noi stessi è ricavata dai giudizi di coloro con cui interagiamo. Assumendo dei ruoli diversi nei giochi i bambini costruiscono un Me. 3) Fase del gioco organizzato fase in cui il bambino comincia a rendersi conto dell’esistenza di più ruoli sociali e le aspettative annesse l’insieme delle aspettative si risolve nell’altro generalizzato e il bambino si comporta secondo gli standard che attribuisce all’altro generalizzato. A questo punto il bambino ha acquisito un’identità sociale. 2.2 Freud: TEORIE PSICOANALITICHE La teoria di Freud è opposta a quella di Mead: si basa sull’uomo in continuo conflitto con la società. Secondo lo studioso le pulsioni biologiche (sessuali) contrastano con le norme sociali: il processo di socializzazione consiste nell’addomesticare queste pulsioni Le tre componenti della personalità La personalità si compone di tre elementi: ES, IO e SUPER- IO. L’ES è una sorgente di energia che funziona grazie al principio del piacere: quando l’energia viene scaricata, la tensione si riduce e si genera una sensazione di piacere (espulsione feci, orgasmo). L’IO è l’agente esecutivo della personalità che media tra questa e il mondo esterno. L’agente è guidato dal principio di realtà, cioè dall’esigenza di attendere condizioni adeguate prima di scaricare la tensione dell’ES l’IO adulto informato dall’ES che il corpo ha fame blocca i tentativi di mangiare cose non commestibili fino a quando non sarà disponibile qualcosa che può mangiare. Il SUPER-IO rappresenta il principio morale ed esercita la funzione di giudizio morale incarna l’idealizzazione del genitore ed esige un comportamento conforme agli standard di quest’ultimo e della società. IO soddisfa le esigenze dell’ES che obbedisce a istanze morali del SUPER-IO che premia o punisce l’IO con vari sentimenti tra cui colpa o orgoglio Fasi dello sviluppo psicosessuale Secondo Freud la personalità si forma in 4 fasi ognuna legata ad una zona erogena del corpo. In ogni fase la gratificazione si scontra con i limiti imposti dalla società attraverso i genitori e il Super-Io. 1) Nella fase orale dalla nascita fino a 18 mesi la zona erogena è la bocca in cui tutte le attività del bambino vengono soddisfatte (piacere di succhiare in sé) 2) Nella fase anale dai 18 mesi ai 3 anni la zona erogena è l’ano, la gratificazione deriva dall’espellere le feci lotta per autonomia 3) Nella fase fallica dai 3 ai 6 anni la zona erogena è il pene o il clitoride, in cui maschi e femmine cominciano a svilupparsi in direzioni diverse entrambi però con l’interesse verso il pene e desiderio sessuale verso il genitore di sesso opposto (complesso di Edipo). Il bambino vede il padre come un rivale che si oppone con la forza al desiderio per la madre (minaccia di evirazione) mentre le bambine si accorgono di non avere il pene e cominciano a sentirsi inferiori ai maschi (invidia del pene), da qui quindi deriva la loro compensazione di avere un figlio con il padre. 4) Dopo un periodo di latenza dai 6 anni fino alla pubertà in cui i maschi e le femmine reprimono i loro impulsi sessuali, si arriva alla Fase genitale in cui la gratificazione deriva dal rapporto sessuale genitale 2.3-4 Piaget e Kohlberg: TEORIE COGNITIVE Piaget ha invece sviluppato una teoria basata sullo sviluppo cognitivo secondo cui ciascuno stadio implica nuove capacità che definiscono i limiti di quanto si riesce ad apprendere i bambini attraversano questi stadi secondo una sequenza definita: 1) Stadio senso-motorio dalla nascita fino ai 2 anni in cui i bambini si esprimono secondo risposte sensoriale e motorie in quanto non hanno scopi, progetti o schemi mentali 2) Stadio preoperatorio dai 2 ai 7 anni in cui c’è la conquista della rappresentazione: il bambino diventa capace ad usare simboli, immagini e parole linguaggio e disegno 3) Stadio operatorio formale 12 anni in poi in cui il bambino ragiona in termini logici Kohlberg invece individua 6 fasi di sviluppo morale che si susseguono tramite una sequenza fissa (senza divisione dell’età), mentre il passaggio alla fase successiva dipende sia dalle abilità cognitive sia dalla capacità di stabilire un rapporto di empatia con gli altri: nelle prime 2 fasi il bambino non ha ancora sviluppato il senso del giusto e dello sbagliato, infatti il castigo (1 fase) e il premio (2 fase) guidano il suo comportamento. Nella 3 fase dell’approvazione il bambino comincia a comprendere l’opinione altrui e si comporterà per ottenere l’approvazione di tutti. Comincia e delineare il giusto e lo sbagliato. Nella 4 fase della consapevolezza morale il comportamento è regolato da quest’ultima (far sedere un’anziana), nella 5 fase dei giudizi autonomi, questi ultimi vengono formulati su cosa sia bene o male in relazione ai potenziali conflitti tra diverse convinzioni morali. La 6 fase dei principi etici universali e coerenti sono elaborati dal singolo che arriva alla fine del processo le persone prendono decisioni morali vincolate dalla preoccupazione del proprio interesse (Gesù, Gandhi hanno raggiunto la sesta fase) 3 La socializzazione continua Orville Brim descrisse la socializzazione come un processo che dura tutta la vita, e quella adulta si differenzia da quella infantile per vari aspetti: La socializzazione infantile è incentrata sulle motivazioni mentre quella adulta è finalizzata a sviluppare capacità specifiche ai bambini viene insegnato a seguire le regole, agli adulti a diventare soldato, manager o altro Quella infantile forma valori stabili, quella adulta riguarda comportamenti modificabili Ai bambini è consentita solo l’adesione passiva alle regole, agli adulti la socializzazione porta alla valutazione critica delle regole La socializzazione infantile si sofferma sull’obbedienza all’autorità, mentre la socializzazione adulta consente di conoscere il conflitto di ruoli 3.1 La socializzazione come adattamento alle crisi Alcuni studiosi ritengono che la socializzazione cambia dall’infanzia all’età adulta soprattutto a causa della differenza di sfide e crisi: questi autori raffigurano l’età adulta come una sequenza di crisi previste o meno (morte improvvisa, perdita vigore fisico nella vecchiaia) alle quali si debbono trovare risposte attraverso degli adattamenti 3.2 Lo sviluppo umano come socializzazione continua Erikson-TEORIE PSICOANALITICHE Erikson fu uno dei pochi studiosi che affermò che lo sviluppo continua per tutta la vita. Egli identifica 8 fasi di cui 5 ricadono nell’infanzia mentre le restanti 3 a momenti della vita adulta. In ogni fase il soggetto affronta una crisi o una sfida e il passaggio alla fase successiva si ha quando la crisi viene risolta 1) Fiducia/sfiducia (prima infanzia): grazie alle cure che riceve, il bambino impara a sentirsi sufficientemente sicuro del fatto che i suoi bisogni verranno soddisfatti e non prova più ansia e disperazione quando l’adulto si allontana, se invece viene trascurato la crisi non verrà mai superata 2) Autonomia/vergogna e dubbio (1-2 anni): il bambino prende coscienza di sé e impara le regole di convivenza. Troppe aspettative verso di lui possono incutere nel bambino un senso di vergogna e indebolire la conquista di autonomia 3) Iniziativa/senso di colpa (3 a 5 anni): periodo in cui c’è lo sviluppo del linguaggio e locomozione. Comincia a intraprendere delle attività che trasgrediscono le regole degli adulti, se questi son troppo rigidi previene in loro il senso di colpa, se sono equilibrati acquisiscono spirito di iniziativa 4) Intraprendenza/senso di inferiorità (primi anni di scuola): Con l’ingresso a scuola il bambino possiede le prime responsabilità, se riesce a completare i compiti assegnati si sentirà felice, se non ci riesce proverà un senso di inferiorità 5) Identità/confusione (adolescenza): il bambino diventa un adolescente con le sue prime esperienze, si ritrova a prendere delle decisioni circa il lavoro, gli studi etc. Se non riesce ad affrontare queste sfide la sua identità rimane incerta. 6) Intimità/isolamento (inizio età adulta): l’inizio dell’età adulta è contornata dal matrimonio, intimità etc. La persona stabilisce una relazione sulla fiducia che se fallisce può portare al divorzio, se il conflitto tra intimità e isolamento non si risolve tutte le relazioni a venire saranno destinate a fallire 7) Generatività/stagnazione (età adulta matura): l’adulto affronta i temi di responsabilità e affronta le sfide nel campo professionale e familiare. Se queste non vengono affrontate positivamente può insorgere il sentimento di impoverimento personale e mancanza di mete. 8) Integrità/disperazione (tarda età adulta): la persona fa un bilancio della sua vita che sta giungendo alla conclusione se la valuta positivamente proverà una situazione di integrità, se negativamente proverà disperazione 3.3 La risocializzazione I tratti della personalità dei primi anni di vita non sono immutabili il processo di risocializzazione fa si che l’individuo riapprenda valori, ruoli e comportamenti che si sostituiscono a quelli appresi precedentemente in modo non adatto. Un processo di questo tipo può essere l’addestramento professionale per coloro che hanno perso il lavoro dopo l’introduzione della tecnologia 3.4 La socializzazione alla vecchiaia I sociologi hanno studiato anche la socializzazione alla vecchia in cui lo sviluppo può arrestarsi o diminuire a causa della salute precaria un anziano può venir meno ai suoi ruoli sociali causando quindi molte perdite contrassegnando l’anziano negativamente. Mentre le altre fasi di socializzazione sono scandite dai riti di passaggio, quelli attribuiti alla vecchiaia non esistono 4 Gli agenti della socializzazione Tre tipi di agenti socializzanti Input agenti socializzanti che impongono le norme Es: professore, giudice Processo persona che interiorizza le norme Output comportamenti di ruolo conformi alle norme (risultato finale della socializzazione Tutti i gruppi, le istituzioni, persone che contribuiscono alla socializzazione sono definiti agenti di socializzazione. Analizziamo ora i principali agenti di socializzazione in alcune fasi di vita: 4.1 La prima infanzia Nella fase della prima infanzia il bambino dipende completamente dall’adulto ma per svilupparsi in modo adeguato i bambini hanno bisogno di rapporti affettivi stabili. Privazione Se queste attenzioni da parte dell’adulto verso il bambino vengono a mancare si verificano situazioni di privazione della capacità di relazione e apprendimento Istituzionalizzazione con il termine istituzionalizzazione facciamo quindi riferimento agli effetti dannosi all’interno delle istituzioni che negano l’interazione affettiva. Nei primi anni di vita l’agente socializzante principale è la famiglia che dedica cure e assistenza al bimbo e la sua funzione è quella di immettere al bambino fiducia e obbedienza 4.2 Infanzia e adolescenza Fra i 3 e gli 8 anni il bambino incontra nuovi agenti di s.: gli insegnanti e i mezzi di comunicazione, ed è in questa fase che si ripone più attenzione alle nuove capacità cognitive, percettive e di apprendimento delle regole. Il gruppo dei pari diventa poi essenziale per il bambino La scuola In questa fase la scuola ha la funzione di infondere nel bambino non solo nozioni, ma anche il rispetto per i valori punendo quelli non conformi trasformandosi così in un agente di controllo sociale. Le differenze tra casa e scuola (regole + disciplinate) consentono al bambino di abituarsi al mondo degli adulti Mezzi di comunicazione I mezzi di comunicazione tra cui televisione, giornale e altro sono agenti di socializzazione potenti che trasmettono informazioni, intrattenimento e evasione. I mass media sono inoltre anche portatori di persuasione occulta ES: i bambini che vedono collegato il volto di un calciatore a una certa bibita saranno portati a volerla a tutti i costi, ma anche portatori di aggressività 5 I meccanismi psicologici della socializzazione 5.1 I rapporti con gli adulti La socializzazione dei bambini avviene attraverso 4 meccanismi: L’Imitazione il bambino imita consapevolmente i comportamenti di un adulto che ricopre cariche di prestigio e con cui ha stabilito un forte legame affettivo L’Identificazione il bambino adotta inconsapevolmente i comportamenti degli agenti di socializzazione con cui ha un legame affettivo adulto che abusa di un bambino molto spesso perché da piccolo succedeva lo stesso La vergogna è di che si prova quando si viene colti con le mani nel sacco e ci si sente umiliati Il senso di colpa simile alla vergogna ma è una punizione che ci si affligge da soli 5.2 Condizioni sociali e personalità individuale Peter Lowenberg ha cercato di scoprire un legame tra le esperienze infantili dei sostenitori di Hitler e l'attrazione esercitata dal movimento nazista. Secondo la sua ipotesi, la generazione cresciuta all'ombra della sconfitta tedesca nella prima guerra mondiale visse nel corso dell'infanzia esperienza che la predisposero a sostenere un leader autoritario. Lowenberg fa notare che i bambini cresciuti in circostanze di privazione affettiva spesso fantasticano su un "genitore ideale" per riempire il vuoto. Infine, egli studiò l'ambiente sociale dei bambini tedeschi dopo la guerra La Germania era stata messa in ginocchio, indebolita e impoverita mentre i bambini vivevano ora in un periodo di depressione economica che durò diversi anni. Secondo il ragionamento dello studioso, le circostanze in cui questi bambini erano cresciuti, li resero vittime di un leader autoritario che prometteva di restituire orgoglio e potere alla nazione. Le conclusioni sulla psicologia degli individui derivano da dati riguardanti la società nel suo insieme: questo tipo di inferenza, fallacia ecologica, presuppone che la comprensione dell'ambiente implichi la comprensione della persona. I tratti della personalità di coloro che furono attratti dal nazismo non si possono dedurre queste informazioni di dati generali raccolti da Lowenberg, se si vogliono indagare le cause di un determinato comportamento, si deve disporre di dati personali relativi ai soggetti dell'indagine. 6 Socializzazione: processo unico o molteplice? Le differenze di classe, culturali influiscono sulla socializzazione? 6.1 Differenze di classe In un'indagine condotta su famiglie americane e italiane, Melvin Kohn ha rilevato importanti differenze di classe nel processo di socializzazione dei bambini. I genitori della classe media avevano un atteggiamento flessibile nei confronti dell'autorità e cercavano di promuovere l'autonomia dei figli. Le famiglie operaie, invece, insegnavano il conformismo verso le autorità e attribuivano maggior valore all'obbedienza. La classe operaia attribuiva al padre un'importante funzione disciplinare, mentre la classe media vedeva il padre più come figura di supporto. Nel tentativo di spiegare queste differenze, Kohn prese in esame l'occupazione dei genitori e scopri che i padri professionalmente impegnati in attività meno strutturali, tendevano a incoraggiare i figli all'iniziativa e all'autonomia, mentre i padri con un lavoro soggetto a rigorosa supervisione, incoraggiavano i figli al conformismo. I bambini cresciuti in famiglie prive di mezzi risultavano più motivati a raggiungere rapidamente l'indipendenza economica. Inoltre, quando il padre era disoccupato per lunghi periodi, la madre tendeva ad assumere un maggior peso come figura d'autorità e il tradizionale schema di socializzazione ai diversi ruoli di genere si rafforzava: i ragazzi mandati a lavorare fuori casa, le ragazze ad occuparsi delle faccende domestiche arrivò alla conclusione che le differenze di classe sono più determinanti rispetto ai fattori culturali nel processo di socializzazione. 6.2 Differenze etniche Kohn ha osservato differenze dei modelli di socializzazione anche in funzione della religione e dell'appartenenza etnica. Il conformismo, ad esempio, era valutato positivamente più dalle madri cattoliche, che da quelle protestanti, più dai padri di colore che da quelli bianchi. I bambini di colore dimostravano in genere una precoce indipendenza, rafforzata da una pronunciata mancanza di fiducia negli adulti. Essi dipendevano scarsamente dagli adulti, i quali incoraggiavano spesso i figli a cavarsela da soli, in modo da poter affidare loro compiti vari. 6.3 Differenze culturali Culture diverse adottano modelli di socializzazione diversi. Durante la seconda guerra mondiale Ruth Benedict intraprese una ricerca sul modo in cui venivano allevati i bambini negli Stati Uniti e in Giappone. Negli Stati Uniti il bambino era sottoposto ad una disciplina più o meno rigida dalla nascita, al contrario, in Giappone era molto meno rigido. Anche la socializzazione ai ruoli di genere è influenzata dalla cultura. Quasi sempre le ragazze vengono incoraggiate all'obbedienza e alla cura degli altri, mentre per i ragazzi contano il successo e l'indipendenza. Anche la divisione del lavoro tra maschi e femmine segue rigidamente le linee tradizionali: per tradizione un uomo può avere diverse mogli, il lavoro di una moglie assente o malata può essere prontamente assunto da un'altra donna. In una cultura come la nostra, in cui le famiglie di piccole dimensioni sono la norma, le differenze tra competenze maschili e femminili sono invece più sfumate 7 Quando la socializzazione fallisce Numerosi sociologi sostengono l'esistenza di un rapporto tra socializzazione inefficace e malattia mentale. Quando la socializzazione fallisce, può comportare disturbi della personalità, ribellione e ostilità verso le norme sociali. Osservando che la schizofrenia è più comune nelle classi inferiori, Kohn ipotizza che ciò sia in relazione con i modelli di socializzazione. A ulteriore conferma della sua teoria, sostiene che alcuni sintomi della schizofrenia (visione semplicistica e rigida della realtà, paura e mancanza di empatia) non siano altro che un'esasperazione dei tratti caratteristici della personalità conformista. Il fallimento o la riuscita della socializzazione possono dipendere dalle sue specifiche modalità. A seconda che i genitori vengano percepiti come soggetti di controllo o di supporto, gli adolescenti tendono a ribellarsi o a entrare nell'establishment. CAPITOLO 5 L’INTERAZIONE SOCIALE Le interazioni sociali tra individui si collocano a livello micro, mentre a livello macro si collocano le istituzioni (famiglia, religione, economia) 1 Teorie dell’interazione Vi sono alcune teorie che spiegano l’interazione tra persone: 1.1 Interazione come scambio: Homans ES Quando qualcuno ci chiede come va, noi rispondiamo bene anche se abbiamo un po’ di raffreddore: l’interazione procede lungo binari abituali, comportarsi così è d’obbligo per mantenere l’interazione stabile. Secondo la teoria dello scambio di Homans, l’interazione (accennato in pag. 3) e il comportamento con l’altra persona è influenzato dal modo in cui è stato compensato in passato, sulla base di 4 principi: Quanto più spesso un comportamento è stato ricompensato, tanto più è probabile che venga ripetuto ES: se qualcuno va a pescare e prende molti pesci è probabile che ci ritorni, se non li prende mai è possibile che invece non ci ritorni. Quanto più un determinato ambiente risulta collegato a un comportamento ricompensato, tanto è più probabile che quell’ambiente venga ricercato ES: se il pescatore ha preso più pesci in un determinato luogo rispetto ad un altro è più probabile che ci ritorni Quanto più è preziosa la ricompensa per un dato comportamento, tanto è più probabile che venga ripetuto ES: il pescatore sarebbe risposto a varcare un sentiero pericoloso per arrivare ad un fiume che sa che gli gioverebbe in termini di pesca Quanto più spesso esigenze o desideri vengono soddisfatti, tanto meno si dà valore a ogni ulteriore ricompensa ES: se il pescatore prende tre pesci di seguito per molti giorni di fila, il quarto giorno sarà meno entusiasta Homans vede quindi l’interazione sociale come una rete di scambi che si fonda su rapporti di costi-benefici: questa teoria si basa sul comportamentismo le persone tendono a evitare i comportamenti che in passato son stati puniti, ripetendo quelli che invece hanno comportato qualche forma di ricompensa come denaro o elogi alcuni studi hanno dimostrato di quanto il comportamento degli uomini sia complesso, alcuni individui dopo i rispettivi premi diventano meno produttivi, nonostante Homans ammetta che una ricompensa stimoli maggiore produttività 1.2 L’interazionismo simbolico: Mead e Blumer Un’altra importante teoria sull’interazione sociale fu proposta da Mead egli pensa che il comportamento umano non sia solo un insieme di premi e punizioni, ma che tutte le azioni umane si basino sulla comunicazione, noi infatti non reagiamo solo alle azioni degli altri, ma anche alle loro intenzioni se una persona ci strizza l’occhio ci chiediamo se ci stia provando con noi, o se è solamente un tic nervoso le azioni degli altri quindi le interpretiamo sulla base della nostra esperienza. Mead definì 2 tipi di atti sociali: Gesto non significativo riflesso automatico (sbattere le palpebre) ES in una litigata una persona può scansarsi dal pugno dell’altro Gesto significativo gli individui non reagiscono automaticamente, tra lo stimolo e la risposta c’è un intervallo durante il quale lo stimolo viene interpretato e per far ciò secondo Mead bisogna assumere il ruolo dell’altro ES: un pugile non può scansare un pugno dell’altro perché interpreta il gesto come una finta e può approfittarne per tirare un colpo a sua volta La teoria afferma quindi che il comportamento umano non è una reazione immediata allo stimolo esterno, ma al contrario l’individuo attribuisce allo stimolo un significato espresso dai simboli (una mano alzata può rispondere ad un saluto o un’aggressione) e risponde più ad esso che allo stimolo stesso solo quando colleghiamo un certo significato a un certo gesto, questo diventa qualcosa a cui possiamo reagire (stringere la mano in segno di saluto L’interazionismo simbolico trova la sua concretezza nell’opera di Blumer, che afferma che questa teoria si basa sull’assunto che l’interazione umana è un dialogo continuo nel corso del quale le persone accertano le intenzioni degli altri le interpretano e reagiscono ad esse. I significati dei simboli, in quanto frutto dell’interazione, sono comprensibili a tutti e rendono le reazioni prevedibili da parte di tutti consentendo la comunicazione (se qualcuno sorride sappiamo che esprime gioia) L’interazione è facile quando la conoscenza del significato dei simboli è condivisa, è difficile invece quando il significato non è condiviso poiché non permette di conoscere il comportamento degli altri individui. 1.3 Etnometodologia: Garfinkel Un’altra teoria è l’etnometodologia di Garfinkel. È lo studio delle regole di base che disciplinano le interazioni quotidiane tra le persone: quella conoscenza del senso comune che suggerisce quando parlare o tacere, quando scherzare e essere seria etc. Il linguaggio e il significato della comunicazione devono essere analizzati in base al contesto specifico diversi contesti o gruppi attribuiscono significati differenti a identiche affermazioni ES: una classica conversazione tra marito e moglie può essere compresa in modo semplice dai due in quanto condividono loro esperienze, mentre per chi ‘guarda da fuori’, la conversazione può essere difficile da capire L’interazione dipende quindi da presupposti impliciti e significati sottointesi Se cambiamo questi significati possiamo ricevere dei risultati sorprendenti e sconcertanti ES: se abbracciamo un estraneo per strada, può portare l’individuo a reagire male. 1.4 Il modello drammaturgico: Goffman L’interazione di Goffman sottolinea l’importanza del controllo o gestione delle impressioni. Egli elabora un suo modello drammaturgico in cui usa il teatro come metafora per descrivere l’interazione: le persone sono attori su un palcoscenico fatto da una ribalta (ruoli formalizzati) e retroscena (modi informali). Secondo questo modello drammaturgico attraverso la gestione delle impressioni gli attori si preparano per influenzare l’opinione che gli altri hanno su di loro. L’obiettivo di ogni individuo è la gestione dell’impressione che gli altri hanno su di noi e viceversa poiché viviamo in un mondo di aspettative combinato Es: il professore spiega e risponde alle nostre aspettative sulla materia, noi ascoltiamo e rispondiamo alle sue aspettative. Secondo Goffman le persone utilizzano diverse tecniche per salvare la faccia quando hanno trasmesso un’impressione involontaria ES: se una persona rutta durante una cena, può giustificarsi dicendo che in Medio oriente questo è apprezzato per alcuni individui è invece difficile manipolare le impressioni a proprio vantaggio in quanto sono portatori di stigma (colore pelle, omosessualità, deformità) e possono essere isolati dalla gente ‘normale’, in questo modo sono portati o a nascondersi o al contrario farsi valere. 1.5 La teoria psicoanalitica: Freud Secondo Freud il comportamento interpersonale è influenzato dalle esperienze infantili: forti sentimenti verso l’autorità possono derivare dal rapporto tra il bambino e il genitore. Secondo lo studioso, la propensione a formare dei gruppi sociali e farne parte sono risultati di sentimenti di obbedienza e sottomissione ai capi questo meccanismo di ritorno è definito Regressione ed è più probabili in casi di interazione informali 2 I ruoli informali (ruoli a pag. 9) Se l’intesa tra due persone durante l’interazione perdura nel tempo si parla di sviluppo di ruoli complesso di aspettative riguardanti il modo in cui una persona dovrebbe comportarsi abbiamo i ruoli informali (sacerdote, uomo d’affari) su cui si basa la struttura sociale e ruoli informali (animatore feste, pagliaccio). A volte vengono assegnati agli individui dei ruoli in base a come interagiscono con gli altri ES: se una signora ci fa passare per primi alla cassa la etichettiamo come ‘Gentile’ mentre se ci evita la etichettiamo come ‘Odiosa’ e difficilmente farà qualcosa di gentile che possa farci cambiare idea. 3 I gruppi I ruoli sociali si occupiamo nei gruppi sociali essi consistono in un numero di persone tra le quali si determinano relazioni regolari per la realizzazione di un obiettivo comune. 3.1 Che cos’è un gruppo? Secondo Merton un gruppo è un insieme di individui che interagiscono secondo determinati modelli, provano sentimenti di appartenenza al gruppo, vengono considerati parte del gruppo dagli altri membri. La 1 caratteristica è l’interazione strutturata da modelli ciò implica lo stare insieme programmando attività da fare in comune. La 2 caratteristica è il senso di appartenenza implica un forte sentimento di lealtà verso il gruppo. La 3 caratteristica è l’identità del gruppo cioè il riconoscimento reciproco dei suoi membri. In base a questi tre parametri individuiamo 2 tipi di gruppi sociali: primari e secondari: Gruppo primario Nei gruppi primari (famiglia, amici, coppia) il numero è ridotto per questo le interazioni sono di tipo diretto, face to face. Le relazioni si fondano su basi affettive, sono di carattere informale e c’è un forte sentimento del Noi (i soggetti si identificano rispetto al proprio ruolo). La comunanza di obiettivo e i ruoli sono indefiniti e non specializzati. Gruppo secondario Nei gruppi secondari che sono più allargati, i rapporti e la comunicazione sono di carattere indiretto (tramite sms o chiamate), quindi la differenza tra i due gruppi sta nel tipo di interazione. Le relazioni sono formali e si fondano su basi neutrali o strumentali e non sono possibili le interazioni dirette tra tutti i componenti (impiegato-capoufficio). C’è una minore identificazione personale che si basa sulla funzione svolta e il sentimento del Noi è più affievolito. 3.3 I gruppi primari nella società contemporanea Gli scienziati sociali hanno denunciato il declino dei gruppi primari l’urbanizzazione, le rivoluzioni industriali hanno portato alla creazione di burocrazie impersonali questa tendenza viene descritta come ‘società di massa’. Gli studi condotti sui gruppi primari, nonostante ciò, hanno rilevato di come essi siano influenti nella sfera tra la persona e aree più formali della società, ne individuiamo diverse sezioni tra cui: I gruppi primari nell’industria Alcuni studi però, tramite alcune sperimentazioni, si sono accorti che anche nei gruppi secondari si tendono a formare gruppi più ristretti ES: alcune industrie volevano sperimentare quali condizioni favorissero una maggiore produttività, selezionarono un gruppo ristretto di persone e modificarono alcune condizioni di lavoro (più pause, modificarono l’illuminazione delle stanze rendendo il luogo di lavoro più favorevole), e notarono che a qualsiasi tipo di modifica la produttività del gruppo aumentava sempre di più, da questo aspetto evidenziarono quindi che l’aumento non dipendeva dalle modifiche in sé, ma dal fatto che il gruppo ristretto avevano instaurato un rapporto più solido e ciò garantiva maggiore produttività. ciò si verificò poiché il gruppo dei lavoratori volle soddisfare le aspettative dei ricercatori effetto Hawthorne. Riconoscere quindi ad un dipendente un certo tipo di ruolo, e apprezzamento, fa crescere in lui un aumento della produttività. I gruppi primari nelle catastrofi Alcuni studi condotti sulle catastrofi naturali (inondazioni, terremoti) hanno dimostrato di come la prima reazione delle persone sia quella di ricongiungersi con le proprie famiglie e amici, i doveri e le abitudini vengono abbandonati mentre la sicurezza viene posta al di sopra di tutto questo genera però conflitti di lealtà ES: molto spesso chi si trova nel posto di lavoro, lo abbandona per raggiungere la famiglia, se il lavoro è pericoloso questo non accade Gruppi primari e controllo sociale I gruppi primari vengono inoltre usati dai governi per rafforzare il controllo sociale e mobilitare la popolazione ES: una compagnia sportiva avrà maggior possibilità di vittoria se si comporta come una famiglia (prestazione collettiva, cooperazione) anziché come un insieme di singoli giocatori. I gruppi primari quindi non solo non sono spariti, ma hanno acquisito un ruolo di rilievo nel funzionamento delle grandi organizzazioni. Evidenziamo poi vari tipi di gruppi: Categoria sociale La categoria sociale è un insieme di individui accomunati da una caratteristica sociale. Es: alti e bassi, vecchi e giovani Aggregato sociale L’aggregato sociale è dato da un insieme di persone che condividono lo stesso spazio sociale nello stesso momento, ma non necessariamente sono accumunati da una caratteristica. Es: la gente che aspetta il bus forma un aggregato sociale. I gruppi sociali inoltre presentano dei parametri che li caratterizzano: numero dei membri, frequenza dell’interazione e comunanza degli obiettivi. Il numero dei membri: Simmel riteneva che la coppia non fosse definita come un gruppo sociale poiché in questo tipo di relazione il singolo ha il potere di far cadere quella relazione. Il gruppo infatti, per essere definito tale, deve essere composto da un numero minimo di tre persone. A questo punto si creeranno meccanismi di maggioranza e minoranza in cui il terzo farà da mediatore tra i due. La frequenza di interazione: la differenza dei gruppi sociali sta anche nel tipo di interazione tra i membri. La comunanza obiettivo: il tipo di obiettivo che accomuna gli individui nel gruppo. Evidenziamo poi vari tipi di gruppi: Categoria sociale La categoria sociale è un insieme di individui accomunati da una caratteristica sociale. Es: alti e bassi, vecchi e giovani Aggregato sociale L’aggregato sociale è dato da un insieme di persone che condividono lo stesso spazio sociale nello stesso momento, ma non necessariamente sono accumunati da una caratteristica. Es: la gente che aspetta il bus forma un aggregato sociale. Gruppo di riferimento Il gruppo di riferimento è un gruppo di non appartenenza verso il quale l’individuo si orienta nella valutazione dei propri comportamenti. Es: il giovane assistente che si ispira al suo professore. Gruppo di appartenenza Individuo che nasce da un gruppo da cui impara regole di comportamento tipiche di quel gruppo I gruppi sociali inoltre presentano dei parametri che li caratterizzano: numero dei membri, frequenza dell’interazione e comunanza degli obiettivi. Il numero dei membri: Simmel riteneva che la coppia non fosse definita come un gruppo sociale poiché in questo tipo di relazione il singolo ha il potere di far cadere quella relazione. Il gruppo infatti, per essere definito tale, deve essere composto da un numero minimo di tre persone. A questo punto si creeranno meccanismi di maggioranza e minoranza in cui il terzo farà da mediatore tra i due. La frequenza di interazione: la differenza dei gruppi sociali sta anche nel tipo di interazione tra i membri. La comunanza obiettivo: il tipo di obiettivo che accomuna gli individui nel gruppo. 4 Perché si formano i gruppi? Per gli individui la vita di gruppo è essenziale. All’interno dei gruppi ci sono degli obiettivi comuni che devono essere raggiunti e per farlo vanno prese delle decisioni, si formano così delle leadership che indirizzano il gruppo. Riconosciamo quindi 4 tipi di leadership/funzioni: Leadership strumentale : la leadership strumentale è un tipo di leadership che indirizza il gruppo verso un lavoro specifico impossibili da raggiungere per il solo individuo (equipe medica, squadra di calcio) Leadership espressiva oltre al tipo di leadership strumentale, un gruppo per rimanere coeso deve tener conto delle relazioni all’interno e dello stato emotivo, questo tipo di clima è quindi diretto dalla leadership espressiva. Es: nella famiglia il padre può essere un leader strumentale, mentre la madre una leader espressiva se abbiamo sconforti emotivi. Questi due tipi di leadership non hanno confini ben definiti in quanto anche i gruppi strumentali svolgono funzioni espressive (militari che intrecciano una relazione affettiva) e viceversa (vicini di casa che istituiscono un’associazione). Leadership di supporto le persone si riuniscono i gruppi non solo per ragioni strumentali ed espressive, ma anche per dar sollievo a sentimenti negativi un esperimento dimostrò di come un gruppo sperimentale di studenti a cui erano state date informazioni preoccupanti circa la natura dell’esperimento e a cui veniva chiesto di attendere, preferivano aspettare insieme ad un altro gruppo di controllo a cui non erano state date informazioni. Leadership autoritaria che ha il potere decisionale (presente nella maggioranza in gruppi formali) Leadership democratica che comanda ma che ascolta anche gli altri. A seconda dei problemi che affrontiamo, utilizziamo delle leadership apposite: Problema di natura chiusa il problema di natura chiusa presenta una soluzione, e attraverso la cooperazione le difficoltà di risolvono prima. Si assume quindi un comportamento democratico in modo tale da raggiungere l’obiettivo facilmente ES: se abbiamo un problema di matematica e ne siamo in 100 è più facile che si arrivi alla soluzione. Problema di natura aperta il problema di natura aperta presenta più soluzioni e lo stile democratico può rallentare il raggiungimento della soluzione. Si utilizza una leadership di tipo autoritario che permette di raggiungere una soluzione nel minor tempo possibile ES: Se in 100 decidiamo di fare una vacanza e abbiamo tutte idee diverse, è utile che ci sia un leader autoritario che prenda la situazione in mano e ci dica cosa fare. Connesso al tema di leadership bisogna fare una distinzione tra potere e autorità. Potere il potere è la capacità di imporre le proprie decisioni agli altri. Questo tipo di potere può essere legittimo o illegittimo (abuso di potere) es: il prof ha il potere di dire di comprare i libri (legittimo), ma non ha il potere di dire di comprare 20 copie perché è illegittimo. Quando il potere è legittimo e riconosciuto dall’altro si parla di Autorità es: una professoressa ha il diritto di chiedere i libri, un ladro NON ha il diritto di rubare. Un altro tipo di autorità che riconosciamo è quella carismatica: il carisma è un tipo di qualità che caratterizza le persone che sono coinvolgenti con l’altro, e questo tipo di autorità carismatica è un aspetto fondante nello stato nascente di un gruppo. Es: all’interno del cristianesimo Gesù era una figura carismatica. I tipi di legittimazione possono essere di natura differente come la legittimazione tradizionale o la legittimazione legale e razionale. Legittimazione tradizionale si fonda sugli usi e costumi di una cultura tipica delle società premoderne. Es: dopo la morte delle Regina Elisabetta, è stato proclamato al trono suo figlio Carlo come da tradizione. Legittimazione razionale è tipica della società moderna e si fonda non sulla tradizione ma sulla legalità. Es: il sindaco è stato eletto non tramite la tradizione ma tramite il voto. 5 La struttura dei gruppi Nel momento in cui un insieme di persone diventano un gruppo, emergono modelli di comportamento che regolano i rapporti. I sociologi hanno individuato alcuni fattori che influiscono sulla loro formazione, tra i più importanti troviamo la dimensione del gruppo Dimensioni dei gruppi Un gruppo composto solo da due persone è definito DIADE, esso è un gruppo molto fragile in quanto può essere distrutto a causa dell’allontanamento di un solo membro, mentre un gruppo più grande continuerà ad esistere. La fragilità della diade causa una maggior richiesta di interazione all’interno del gruppo, regolare e positiva. Secondo Simmel l’aggiunta di un terzo membro, e quindi il passaggio d diade a TRIADE, porterà due di loro a legarsi maggiormente mentre il terzo verrà escluso e svolgerà uno dei tre ruoli: - Mediatore neutrale - Opportunista che approfitta di altri - Tattico che divide e domina gli altri ES un neonato può essere la causa di conflitti tra genitori, oppure può rafforzare il legame tra i due. Rispetto alle triadi e diadi i gruppi più estesi sono più produttivi, all’interno vi è meno consenso e meno tensione, grazie a ciò avranno di conseguenza una maggiore esigenza di organizzarsi: si rendono conto che per raggiungere un obiettivo devono mettere insieme le proprie forze. Questo tipo di gruppo esercita sul singolo una maggiore pressione al conformismo, e non tutti hanno la stessa influenza sulle decisioni. È inoltre provato che un gruppo pari avrà più divergenze rispetto ad un gruppo dispari che sfociano spesso in situazioni di stallo il numero perfetto per un gruppo è 5, in quanto non sono a rischio stallo e non sono soggetti a tensioni e fragilità 5.2 Comunicazione e potere nei gruppi Man mano che la dimensione di un gruppo aumenta i membri tendono a comunicare sempre meno tra loro, mentre il leader tende a parlare al gruppo escludendo l’individualità del singolo. Come fa un gruppo a sviluppare un efficiente flusso di idee e informazioni? Leavitt constatò che alcuni modelli di comunicazione sono più efficaci di altri: tramite un esperimento posizionò i gruppi in modo da rendere possibili 4 modelli di comunicazione: Il CERCHIO La CATENA La RUOTA La YPSILON Ruota Ypsilon Catena Cerchio La ruota, con il leader al centro, si verificò essere il modo più efficace per risolvere il problema, seguito dallo ypsilon, catena e cerchio. Leavitt inoltre notò di come i membri posti al centro della rete di comunicazione fossero più soddisfatti rispetto a quelli che si trovavano ai margini. Il modello di comunicazione più efficiente varia in base al compito 6 Dinamiche di gruppo Nei gruppi esistono sequenze di eventi che vengono definite dinamiche e tendono a ripetersi, tra queste ricordiamo pressione al conformismo, rifiuto di gruppo e distribuzione ruoli di leadership Pressione al conformismo Basta una modesta maggioranza, di circa tre persone, per produrre una PRESSIONE AL CONFORMISMO. Se un gruppo subisce molte pressioni o critiche dall’esterno può essere spinto a serrare i propri ranghi, quando ciò accade il gruppo può sviluppare una visione del mondo che resiste alle idee e alle influenze esterne tendenza che definiamo pensiero di gruppo Il rifiuto di gruppo Se c'è rifiuto da parte del gruppo rispetto un individuo, quest'ultimo avrà una carenza di autostima. Contrariamente se c'è accettazione da parte del gruppo l'autostima rimane invariata La distribuzione dei ruoli di leadership Ci sono due tipi di leader, quello strumentale, che si dà da fare per proporre soluzioni e orientare il gruppo e il leader espressivo, cioè la persona valutata più positivamente dagli altri membri CAPITOLO 6 LE ORGANIZZAZIONI Per la maggior parte di noi la vita inizia all’interno delle organizzazioni: gli ospedali in cui nasciamo e poi continua attraverso gli asili, le scuole etc. Le organizzazioni quindi hanno cominciato man mano a dominare la vita sociale. 3 Gruppi e organizzazioni Un esempio di gruppo secondario è l’organizzazione (di lavoro, in fabbrica, istituzioni pubbliche, sindacati). Le relazioni sono di tipo strumentale e non affettivo, riguardano il raggiungimento di un obiettivo specifico e i ruoli sono definiti. Nella nostra vita le organizzazioni svolgono un ruolo fondamentale (organiz. di luce o gas). 2.1 I gruppi carismatici Il confine tra gruppi primari e organizzazioni non è sempre netto un tipo di gruppo ad esempio che presenta un obiettivo specifico ma ha una struttura che ricorda i